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bidescu

Rui Barros

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Joined: 17-Aug-2006
150 messaggi

Almeno un portoghese davvero in gamba, come Paulo Sousa

Modificato da CaP.Scirea.N6

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Joined: 28-Jan-2007
3200 messaggi

Un grande! E pure fu molto sottovalutato all'inizio...Diciamo che per molti versi ricorda molto Diego,forse meno potente del brasiliano.

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Joined: 04-Apr-2006
130805 messaggi
.
Modificato da Socrates

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Joined: 13-May-2009
3 messaggi

Piccolo Grande Rui...

Ieri sera nella catastrofe dell'olimpico (0-3 e il Milan che ci ha resi ridicoli) per un attimo ti ho pensato...

Pensavo: mi piacerebbe far vedere a tutti quelli che stanno in campo e sembrano non avere per nulla voglia di lottare 10 minuti di filmato di questo campione troppo presto scaricato...

Dice bene chi ha scritto l'articolo di presentazione:

Questo campione tascabile che lotta su ogni palla come se fosse quella della vita.

Forse sono cambiati i tempi, sar

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Joined: 01-Dec-2006
87 messaggi

Non ricordavo fosse la formica atomica... :|

Modificato da ANTO69

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Joined: 06-Apr-2006
751 messaggi

Oooooh Rui Barros, Rui Rui Rui Rui Barros gol! :sventola:

Grande Rui, cio

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Joined: 07-Oct-2007
900 messaggi

Gil Rui Barros,uno dei giocatori che pi

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Joined: 04-Apr-2006
130805 messaggi

1123573793_juve1982.png.6858e4da9cda948e976569b1e6e07910.png   RUI BARROS 158294740_juve1989.png.42800fa7d31171c343725403ab83d426.png

 

Many happy returns, Rui Barros! - Juventus TV

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Rui_Barros

 

 

Nazione: Portogallo Portogallo
Luogo di nascita: Lordelo
Data di nascita: 24.11.1965

Ruolo: Centrocampista
Altezza: 158 cm
Peso: 60 kg

Nazionale Portoghese
Soprannome: La Formica Atomica

 

 

Alla Juventus dal 1988 al 1990

Esordio: 21.08.1988 - Coppa Italia - Cosenza-Juventus 0-0

Ultima partita: 16.05.1990 - Coppa Uefa - Fiorentina-Juventus 0-0

 

95 presenze - 19 reti

 

1 coppa Italia

1 coppa Uefa

 

 

Rui Gil Soares de Barros (Lordelo, 24 novembre 1965) è un allenatore di calcio ed ex calciatore portoghese, di ruolo centrocampista.

 

 

Rui Barros
Rui Barros - Juventus FC 1989-90.jpg
Rui Barros alla Juventus nel 1989
     
Nazionalità Portogallo Portogallo
Altezza 158 cm
Peso 60 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Termine carriera 2000 - giocatore
Carriera
Squadre di club
1984-1985   Covilhã 25 (5)
1985-1987   Varzim 30 (8)
1987-1988   Porto 34 (12)
1988-1990   Juventus 95 (19)
1990-1993   Monaco 81 (14)
1993-1994   Olympique Marsiglia 17 (4)
1994-2000   Porto 134 (25)
Nazionale
1987-1996 Portogallo Portogallo 36 (4)
Carriera da allenatore
2005-2010   Porto Vice
2006   Porto Interim
2014-2016   Porto Vice
2016   Porto Interim
2018-2021   Porto B

 

Carriera

Giocatore

All'inizio della sua carriera viene mandato dal Porto in vari club per giocare e fare esperienza. Di prestito in prestito arriva a disputare il campionato di seconda divisione portoghese con la maglia del Covilhã. In seguito passa al Varzim e nel 1987 il Porto lo riporta alla base per sostituire Paulo Futre, passato all'Atlético Madrid. Nell'anno d'oro del Porto disputa 34 partite segnando 12 gol, contribuendo in maniera determinante ai successi della squadra che si aggiudicherà campionato, coppa nazionale, Coppa Intercontinentale e Supercoppa UEFA; in quest'ultima, nella finale di andata segna la rete decisiva all'Ajax. Viene quindi eletto calciatore portoghese dell'anno.

 

220px-Coppa_delle_Coppe_1991-92_-_Roma_v
 
Rui Barros (a destra) in azione al Monaco, alle prese con un avversario romanista nel corso della Coppa delle Coppe 1991-1992

 

Le prestazioni con la maglia del Porto e della nazionale portoghese fanno sì che Rui venga notato dalla Juventus, che lo acquista nel luglio 1988 per 7,5 miliardi di lire. Nella prima stagione in maglia bianconera segna 15 reti, mentre nella successiva il giocatore portoghese, seppur meno efficace sottorete, è tra i protagonisti del double continentale Coppa Italia-Coppa UEFA; al termine della suddetta stagione, dopo 19 gol in oltre 90 partite durante il suo biennio a Torino, a seguito del repulisti che porterà Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Maifredi al timone della Juventus, verrà ceduto al Monaco.

Resterà alle dipendenze del club monegasco per un triennio. Nella stagione 1990-1991, sotto la guida di Arsène Wenger e con George Weah come compagno di reparto, guida il Monaco alla vittoria della Coppa di Francia e al secondo posto in campionato. Nella seguente stagione, con quattro reti realizzate, contribuisce al raggiungimento della finale di Coppa delle Coppe, persa a Lisbona contro il Werder Brema. Concluderà la sua avventura nel Principato nell'estate 1993 con la squadra qualificata per la Champions League, nonostante il terzo posto in campionato, a seguito dell'affaire VA-OM.

 

220px-Italia_vs_Portogallo_%28Milano%2C_
 
Rui Barros (a destra) in nazionale nel 1993, all'inseguimento dell'italiano Benarrivo

 

La stagione alle dipendenze dell'Olympique Marsiglia fu complicata. La squadra, infatti, nonostante il secondo posto in campionato fu retrocessa d'ufficio in seconda divisione a seguito del procedimento giudiziario che individuò le responsabilità di Bernard Tapie nel succitato illecito VA-OM. Rui terminerà la stagione con 17 presenze a 4 reti.

Nell'estate 1994 tornerà per la terza volta al Porto dove disputerà le ultime stagioni della sua carriera. Giocherà in maniera regolare con la maglia dei Dragões che vinsero cinque scudetti di fila dal 1995 al 1999. Al termine della stagione successiva, disputata sempre con la casacca del Porto, alla soglia dei 35 anni appenderà ufficialmente gli scarpini al chiodo.

Con la maglia della nazionale disputerà in totale, dal 1987 al 1996, 36 partite realizzando 4 reti.

Allenatore

Il 2 giugno 2005 viene assunto dal Porto come assistente del tecnico olandese Co Adriaanse. Il 9 agosto 2006 prese il posto dello stesso Adriaanse dimissionario; guidò la squadra in due partite amichevoli disputate in Inghilterra e vinte contro Portsmouth e Manchester City. Il 19 agosto guida il Porto alla vittoria della Supercoppa portoghese contro il Vitória Setúbal, conquistando così il suo primo trofeo da allenatore.

Il 21 agosto lascia il posto di allenatore a Jesualdo Ferreira, tornando a occupare quello di assistente; rimane nel ruolo di vice fino al 2 giugno 2010, per poi passare due giorni dopo a capo dei osservatori. L'8 gennaio 2016 viene nominato tecnico ad interim dei Dragões al posto dell'esonerato Julen Lopetegui; un paio di giorni dopo lascia la panchina a Sérgio Conceição.

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali
Competizioni internazionali

Individuale

Allenatore

Club

 

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Joined: 04-Apr-2006
130805 messaggi

1123573793_juve1982.png.6858e4da9cda948e976569b1e6e07910.png   RUI BARROS 158294740_juve1989.png.42800fa7d31171c343725403ab83d426.png

 

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È stato il Porto, squadra dall’andatura ubriacante, di bassotti rapaci, a incrementare in Italia la conoscenza del calcio portoghese – afferma Vladimiro Caminiti su “Hurrà Juventus” del settembre 1988 –. Personalmente ricordo certe grandi prestazioni della Nazionale lusitana contro tedeschi e francesi, i suoi scatenatissimi puffi hanno sempre riscosso la mia simpatia. In verità, in Portogallo i giocatori non vengono misurati in altezza, nemmeno i portieri, come succede ahimè in Italia, tranne che da parte di addetti ai lavori coscienti e preparati. E la storia della Juventus è qui ad ammonirci, coi vari Sernagiotto, Bo, Muccinelli, per non citare il solito ruggente Furino, che la statura nulla ha da dividere e condividere con la vera classe. E poi c’è quel tal proverbio, in botte piccola con quel che segue...
Rui Gil Soares de Barros ha appena ventitré anni, da compiere a novembre peraltro, e costituisce un grande investimento di Madama. Ha detto Boniperti, anche con i piccoli missili si abbattono le corazzate. Anche le portaerei per questo. Tutta la storia del nostro calcio celebra impestati piccoletti capaci di ogni impresa. E ora la Juve si è preso il più serio, il più professionale, il più dotato di questi piccoletti capeggiati dall’iracondo Maradona.
Prima operazione riuscita di Rui Barros; è corso a tagliarsi i capelli per ordine di Boniperti. I giornali ci hanno ironizzato. Ormai pare che senza fiumi di capelli non si possa concepire una squadra di calcio. Trecce, orecchini e via di seguito. Rui Barros no, lui accenna ad amare un braccialetto come portafortuna. E questo ci sta tutto. Anche la Juve di Combi era superstiziosa. Ricordate la narrazione che me ne fece un giorno, pateticamente nostalgica, Varglien il maggiore?
É nato a Lordelo, una manciata di chilometri da Oporto, il 24 novembre 1965, con una nidiata di fratellini, da un papà falegname. Tre fratelli e cinque sorelle hanno reso difficile e impegnativa la vita di mamma Barros. Ma lui, che cresceva poco, salvo attaccarsi subito maledettamente a una palla di stracci prima di mettersi sotto il cuscino la prima palletta di gomma, di studiare non ne aveva proprio voglia, così il padre se lo portò molto presto in bottega.
Per Gil Soares una manna, perché così tutto il tempo libero lo passava a giocare a calcio, facendosi notare per la sua velocità di piede e il suo accanimento, pur così piccolo, a quindici anni si stabilizzava sul metro e sessanta attuale, ma era già famoso e il Lordelo lo cedeva alla famosa squadra nazionale del Porto.
È il 1986. In casa Barros c’è sempre bisogno di soldi e il Porto è disposto soltanto a pagargli la nota spese, e insomma il piccoletto viene ceduto in prestito al Varzim che assegnerà al ragazzo il primo stipendio della sua vita. Che festeggia invitando al ristorante tutta la sacra famiglia.
Ragazzo bravo, Rui Barros, di sentimenti cattolicissimi, serissimo, si allena con immensa passione, e nel Varzim va come un fulmine e questo determina la risoluzione del Porto di richiamarlo e ingaggiarlo da professionista. Ora il Porto ha un allenatore dall’occhio fine, Ivic, lo stesso che quel bravuomo di Graziano non aveva capito ad Avellino. E Barros fa presto a conquistare il posto di titolare, Ivic non ha dubbi nell’affidargli le incombenze del più celebre Futre, di cui tutti parlano. Ma parleranno presto anche di Rui Barros, col suo metro e sessanta e la sua elettricità, il fosforo nei suoi piedi scatenati, gioca all’attacco e risulta inafferrabile come un folletto, con un gol splendido di volo affonda la corazza dell’Ajax nella Supercoppa, il mondo lo scopre, anche gli osservatori mandati da Boniperti. In campionato con dodici gol partecipa al trionfo del Porto. Nello stesso anno vince scudetto, Coppa portoghese, supercoppa, tutto. Chi l’aveva scartato si deve mangiare mani e il resto. E insomma, arriva pure in Nazionale, tre partite tra i moschettieri e tre tra gli olimpici. Zoff lo scopre alla guida della sua Olimpica, il terribile piccoletto fa venire il mal di testa a Galia.
Ora Rui Barros che possono chiamare quanto vogliono Rui Bassos è nella Juventus, un piccolo bruciante talento con tutte le caratteristiche del più fascinoso calcio portoghese. Non avendo molte idee, ma piuttosto tanti pregiudizi, ecco che i soliti nemici di Madama si sono scatenati con le solite frasi fatte, Il giocatore ha fatto presto a tacitare le cassandre, fin dalle prime uscite, giocando a grossi livelli ogni partita, un fulmine, una saetta.
Diciamocelo tra noi, a calcio tatticamente tanto cambiato sembrerebbe più ardua la vita dei piccoletti. Invece Ermes Muccinelli oggi si divertirebbe un mondo tra tanti armadi. E risaputo che il grande Pierone Rava tra tutti soffriva solo il piccolo pestifero Edmondino Fabbri. Intendiamoci. È un problema di classe. Il gioco del calcio è il più provvido proprio per consentire gloria a ogni soldo di cacio. Il pollicino della Juventus è pronto a scatenarsi in campionato e in Coppa. Quante corazzate affonderà?
〰.〰.〰
Quando Dinomito diventa allenatore della Juventus, fa il suo nome come primo rinforzo per la squadra bianconera e venerdì 22 luglio ‘88, con una mossa che prende in contropiede un po’ tutti, la Juventus presenta Rui Barros.
Rui non ha molto tempo a disposizione per ambientarsi; dopo essere stato costretto a fare una visita dal barbiere, è già tempo di raduno. Via Filadelfia è bloccata dai tifosi, che riservano al piccolo portoghese, il saluto più caldo; sono bastate 24 ore per prenderlo in simpatia, sentimento che non lo abbandonerà mai più: «Sì, è vero, sono stato molto fortunato, potevo finire a tagliare legna, invece faccio i gol nel campionato più bello del mondo e nel mio paese sono un idolo. Io, però, non perdo mai la misura della realtà, per questo continuo a stare con i piedi per terra, ad allenarmi con umiltà e serietà. Il calcio è un mondo fantastico ma ricco di insidie».
L’avventura in bianconero comincia alla grande, in Coppa Italia; la Juventus travolge il Vicenza, 5-1, e Barros è subito protagonista, con gli assist che mandano Altobelli a segnare una tripletta. I tifosi imparano ad amare questo campione tascabile che lotta su ogni palla come se fosse quella della vita. Tanto più che in campionato Rui si fa valere con prestazioni che non ammettono repliche. Come a Bologna, partita con un risultato d’altri tempi; la Juventus schioda lo 0-0 con una giocata del portoghese e costruisce sulle sue invenzioni, una vittoria (4-3) che la rilancia dopo anni ai vertici della classifica.
Le conferme arrivano subito dopo: Barros risolve in zona gol (alla fine della stagione saranno 15 su 45 partite) e ispira i compagni, da Laudrup ad Altobelli. Una sua doppietta a Cesena, consente alla Juventus di tornare a vincere dopo mesi fuori casa. Un’altra doppietta sancisce l’ultima vittoria stagionale della Juventus a spese del Verona, con quarto posto finale.
Barros è confermato e, nella stagione successiva contribuisce in modo determinante alla doppia vittoria in Coppa Italia e in Coppa Uefa; suo, a coronamento di uno splendido contropiede, il primo dei tre gol con cui i bianconeri superano il Colonia del futuro juventino Hässler e conquistano la finale.
In campionato, una partita su tutte: 11 marzo 1990, la Juventus surclassa il Milan capolista e riapre il campionato. È un 3-0 firmato da Schillaci, autore del primo gol, e, soprattutto, dal piccolo portoghese, che segna due reti: la seconda, in contropiede, dopo una volata palla al piede di 50 metri, vanamente braccato da mezza difesa rossonera.
Alla fine, saranno 94 partite con 19 gol: «Devo ringraziare Dino Zoff; ha sempre avuto delle belle parole nei miei confronti. Ed io sono orgoglioso di avere, come tecnico, un uomo della sua statura morale e con un passato, forse, irripetibile».
Sarà ceduto a fine anno, sacrificato a un radicale quanto improvvido rinnovamento, voluto da Montezemolo e da Maifredi. Lo rimpiangeranno in molti.
 

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