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Socrates

Eraldo Monzeglio - Allenatore

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Eraldo Monzeglio, l'elegante terzino due volte campione del mondo | Guerin  Sportivo
 
Eraldo Monzeglio, o bicampeão mundial esquecido pelos estreitos laços com o  fascismo - Calciopédia
 
Juventus Football Club 1963-1964 - Wikipedia
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1940-1971.png.84f52bfd048f929affe404cdbfd270d3.png ERALDO MONZEGLIO   

 

Profile Manager Eraldo Monzeglio

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Eraldo_Monzeglio

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Vignale Monferrato (Alessandria)
Data di nascita: 05.06.1906

Luogo di morte: Torino

Data di morte: 03.11.1981
Ruolo: Allenatore

Nazionale Italiano
Soprannome: -

 

 

Allenatore della Juventus dal 1963 al 1964

 

36 panchine - 14 vittorie - 11 pareggi - 11 sconfitte

 

 

Eraldo Monzeglio (Vignale Monferrato, 5 giugno 1906  Torino, 3 novembre 1981) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano, di ruolo difensore. Campione del mondo con la nazionale italiana nel 1934 e nel 1938.

 

È morto a Torino all'età di 75 anni il 3 novembre 1981; è stato sepolto nel cimitero di Casale Monferrato, vicino alla tomba di Umberto Caligaris.

 

Eraldo Monzeglio
Eraldo Monzeglio.jpg
Monzeglio con la maglia della Nazionale italiana
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 172 cm
Peso 67 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Difensore
Termine carriera 1939 - giocatore
1973 - allenatore
Carriera
Giovanili
191?-1923   Casale
Squadre di club
1923-1926   Casale 26 (1)
1926-1935   Bologna 252 (4)
1935-1939   Roma 108 (0)
Nazionale
1930-1938 Italia Italia 35 (0)
Carriera da allenatore
1946-1947   Como  
1947-1949   Pro Sesto  
1949-1956   Napoli  
1956-1957   Simmenthal-Monza  
1958-1962   Sampdoria  
1962-1963   Napoli D.T.
1963-1964   Juventus  
1966   Chiasso  
?   Lecco  
1973   Chiasso  
Palmarès
 
Julesrimet.gif Mondiali di calcio
Oro Italia 1934
Oro Francia 1938
Transparent.png Coppa Internazionale
Oro 1927-30
Argento 1931-32
Oro 1933-35

 

Caratteristiche tecniche

Fu un elegante terzino che si seppe adattare nel modulo WM che si era imposto agli inizi degli anni trenta.

Carriera

Giocatore

Club

220px-Bologna_Sezione_Calcio_1928-1929.j
 
Monzeglio (in basso, primo da sinistra) nel Bologna campione d'Italia della stagione 1928-1929

 

Monzeglio esordì nella Divisione Nazionale del campionato italiano (non ancora Serie A) con la maglia del Casale, nel 1924, in una gara contro l'Inter in cui si fece notare dagli osservatori. Nel 1926 passò per motivi di bilancio al Bologna (9 stagioni, 252 incontri e 4 goal in campionato più 10 presenze nella Coppa dell'Europa Centrale), e nel 1935 alla Roma, dove chiuse la carriera nel 1939.

Nazionale

Giocò 35 partite in nazionale laureandosi campione del mondo nel 1934 (giocando 4 partite su 5) e 1938 (torneo in cui giocò solo la gara di esordio). In occasione del mondiale in Italia, conobbe e divenne amico di Benito Mussolini, diventandone anche allenatore personale dei figli. Giocò inoltre 6 gare con la Nazionale B, con la quale debuttò il 7 aprile 1929 nella vittoria in trasferta contro la Grecia per 4-1. Riportò inoltre le vittorie del 1930 e 1935 e un secondo posto nel 1932, nella Coppa Internazionale.

Allenatore

Nel 1941-1942 fu assunto come direttore tecnico della Roma (che avrebbe vinto quell'anno il suo primo scudetto), per poi partire per la campagna di Russia. Dopo la Seconda guerra mondiale allenò varie squadre; iniziò con il Como, che portò all'ottavo posto in Serie B, per poi passare alla Pro Sesto, sempre tra i cadetti, che per due anni concluse al settimo posto.

 

Nel 1949-50 andò al Napoli, che guidò fino al 1955-56, diventandone l'allenatore che è rimasto per più tempo e consecutivamente alla guida della squadra partenopea, primato che tuttora resiste. Dal 1958-59 al 1961-62 fu tecnico della Sampdoria, nel 1962 tornò al Napoli affiancando Bruno Pesaola in qualità di direttore tecnico, quindi nel 1963-64 subentrò a Paulo Amaral sulla panchina della Juventus. Nel 1966 e nel 1973 ha infine allenato il Chiasso, con un breve intermezzo nel Lecco.

 

Palmarès

Giocatore

Società

Competizioni nazionali
Competizioni internazionali

Nazionale

Individuale

 

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1940-1971.png.84f52bfd048f929affe404cdbfd270d3.png ERALDO MONZEGLIO   

 

monzeglio.jpg

 

 

 

È uno dei tre vincitori di entrambi i Mondiali degli anni ‘30, insieme a Ferrari e Meazza. Ottimo difensore dopo gli inizi nel Casale, punto di partenza quasi obbligato per lui, nato nel Monferrato, la svolta della carriera arriva con il passaggio al Bologna nel 1926. Diventa perno della difesa di una delle squadre migliori del campionato, vincitrice del suo primo scudetto solo l’anno prima e poi vicina al bis in altre due occasioni prima di centrarlo, con Monzeglio in campo, nell’ultima edizione del torneo senza girone unico, quella che si conclude nel 1929.

Con il club felsineo, fino al 1935, vincerà due Mitropa Cup, ma se ne andrà alle soglie dei 30 anni prima del periodo d’oro dei 4 scudetti in 6 anni, per chiudere la carriera dopo altre 4 stagioni alla Roma.

Proprio durante il primo Mondiale vinto, nel 1934, Monzeglio conosce Benito Mussolini e ne diviene amico, tanto che, durante la sua esperienza da calciatore in giallorosso, diverrà istruttore di tennis (altro sport praticato abilmente) e allenatore personale dello stesso Duce. Un rapporto che dopo la guerra gli creerà qualche grattacapo, presto scongiurato, perché a un calciatore si perdona tutto, soprattutto se ha vinto due Mondiali.
Con il ripristino dell’attività agonistica, nel 1946, inizia dunque una carriera di allenatore che durerà per un quarto di secolo. I buoni inizi con Como e Pro Sesto gli valgono la panchina dell’ambizioso Napoli di Achille Lauro. Con il Comandante i rapporti sono spesso burrascosi ma Monzeglio riesce a restare in sella per ben 7 stagioni. Dopo Monza e Sampdoria, e un ritorno a Napoli senza compiti di allenatore, affidati a Pesaola, la gioia di diventare tecnico della Juventus, presto dimenticata per colpa di uno spogliatoio difficile e di tifosi impazienti di tornare a vincere dopo un paio d’anni complicati. Proprio a Torino si ritirerà a vivere gli ultimi anni, fino alla morte, arrivata nel 1981, pochi mesi prima di poter vedere i suoi successori azzurri sul trono mondiale.
 
 
“TRE RE PER UNA SIGNORA” DI BERNARDI & NOVELLI
Esonerato Amaral, che avrebbe in seguito guidato il Genoa, sbarca a Torino il bicampione del mondo Monzeglio Un piemontese monferrino di Casale, una delle culle e delle glorie del calcio nazionale. Ma pure il vecchio grande Eraldo venne licenziato.
«E Sivori ha riconosciuto la sua colpevolezza, insieme a tanti suoi compagni, per la brutta stagione di Monzeglio E dice che Eraldo non ebbe colpe specifiche, se non quella di un’estrema labilità di carattere, sovente vicina alla debolezza. Ancora una volta, dobbiamo riconoscere l’onesta del Cabezon».
Diamo al Cabezon ciò che giustamente gli spetta. Facciamolo analogamente per Eraldo Monzeglio, possente difensore del Bologna, della Roma e degli azzurri del sommo Vittorio Pozzo. Compagno d’armi pedatorie, per così dire, di Combi, Rosetta, Foni, Rava, Monti, Bertolini, Borel e Orsi.
«Monzeglio, innanzitutto, era un gentiluomo, che disse a Sivori, al suo primo allenamento da tecnico bianconero “Alleni lei”. Lo responsabilizzò, volle dargli importanza. E Omar tirò il gruppo. Quando arrivò alla Juve, sostituendo Amaral praticamente all’inizio del torneo 1963-64, era felice come un bambino: era stato sempre il suo sogno quello di allenare la Juve. Non era più giovane, è vero, tuttavia aveva un fisico straordinario questo casalese che, alla Liberazione, se l’era vista brutta. Non ha mai messo il cappotto in pieno inverno, figurati che qualche volta seguiva addirittura il giocatore che doveva battere un calcio d’angolo, si accovacciava e restava a vedere come lo batteva. E questo succedeva nelle partite di campionato. Allora, sai, l’allenatore poteva muoversi, non per nulla Oronzo Pugliese fece quel famoso numero in cui insegui un’ala avversaria lungo la linea del campo, per poi entrare nel tunnel degli spogliatoi di Foggia e riemergere dall’altra parte. Straordinario personaggio anche don Oronzo».
Eppure Eraldo da Casale, nonostante il suo passato lucente di grande uomo di calcio, alla Juventus colse soltanto amarezza e coltivò tristezza.
«Arrivarono persino i tifosi a murare il Campo Combi! Tanto, dicevano loro provocatoriamente, non serviva per allenarsi visti i risultati. Quindi presero dei mattoni e li appoggiarono all’ingresso del Combi, scrivendoci sopra “Non serve”. Non usarono la calce, almeno questo. Si limitarono a mettere assieme i mattoni».
La Juve di Monzeglio, tuttavia, arrivo quarta nel 1963-64, a pari merito con la Fiorentina. Non era il massimo, ma neanche l’abisso. Inoltre Eraldo aveva fatto bene come allenatore al Napoli.
«Forse arrivò troppo tardi alla Juventus, come tecnico aveva probabilmente già dato tutto o quasi tutto. Ricordo che, quando seppe dell’esonero, mi disse delle cose sulla società bianconera che non si addicevano a un gentiluomo del pari suo. Se la prese. Si sfogò con me, si sentiva veramente deluso e, se non tradito, molto ferito. Bisogna capirlo».
 
 
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