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Socrates

Ezio Sclavi

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Pes Miti del Calcio - View topic - Ezio SCLAVI 1926-1932

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Ezio_Sclavi

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Montú Beccaria (Pavia)
Data di nascita: 23.03.1903

Luogo di morte: Taggia (Imperia)

Data di morte: 31.08.1968
Ruolo: Portiere
Altezza: -
Peso: -

Nazionale Italiano
Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 1925 al 1926 e dal 1930 al 1932

Esordio: 27.06.1926 - Prima Divisione - Reggiana-Juventus 2-0

Ultima partita: 02.09.1931 - Coppa Europa Centrale - Sparta Praga-Juventus 3-2

 

4 presenze - 5 reti subite

 

1 scudetto

 

 

Ezio Sclavi (Montù Beccaria, 23 marzo 1903  Taggia, 31 agosto 1968) è stato un calciatore, allenatore di calcio e pittore italiano.

 

 

Ezio Sclavi
Sclavi.jpg
     
Nazionalità   Italia
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex portiere, centrocampista)
Termine carriera 1935 - giocatore
1948 - allenatore
Carriera
Squadre di club
1922-1923   Stradellina ? (-?)
1923-1925   Lazio 32 (-?)
1925-1926   Juventus 4 (-5)
1926-1934   Lazio 220 (-?)
1934-1935   Messina 18 (-?)
Nazionale
1932   Italia 2 (-2)
Carriera da allenatore
1935   Messina  
1947   Viterbo  
1947-1948   Viterbo Giovanili

 

Carriera

Club

Originario di Stradella, esordì come portiere nella locale squadra di calcio, prima di essere chiamato a Roma per svolgere il servizio militare: durante un torneo estivo fu notato da osservatori della Lazio, che lo tesserarono e, nel settembre del 1923, lo fecero esordire in prima squadra senza che in precedenza avesse mai giocato una vera partita.

 

220px-Ezio_Sclavi.jpg
 
Ezio Sclavi.

 

Nel 1925 lasciò per un breve periodo la squadra biancoceleste, divisa in una fazione fautrice del professionismo, guidata da Olindo Bitetti, e in una che aspirava a salvaguardare lo spirito dilettantistico, facente capo dagli eredi del grande presidente laziale Ballerini, per accasarsi alla Juventus, squadra in cui trovò poco spazio per la leadership di Gianpiero Combi, tanto da dover essere schierato nella linea mediana durante la gara giocata a Reggio Emilia il 27 giugno 1926. Malgrado la squadra neo-campione d'Italia gli proponesse il rinnovo del contratto ed un posto come centromediano fece dunque ritorno alla Lazio, dove diventò presto uno dei giocatori biancocelesti più amati, per l'abnegazione e l'attaccamento alla maglia; su di lui sono ricordati diversi episodi. In una gara disputata ad Alessandria, il 10 maggio 1931, nel corso di un'azione Sclavi si scontrò con un avversario e svenne; rientrato in campo fasciato per una ferita all'orecchio, ricevette un calcio sul volto e, ricondotto fuori dal terreno di gioco, rientrò con la testa fasciata, non volendo lasciare con un uomo in meno la sua squadra. La Lazio vinse la gara e i soci gli regalano una medaglia d'oro per il suo coraggio. Personaggio d'altri tempi, una volta ricevette una sfida a duello da un giornalista, Eugenio Danese, per un insulto; i due diventarono poi amici.

Durante il campionato 1933-34 fu operato per due volte al menisco e fu sostituito da Giacomo Blason, che mantenne la maglia da titolare anche dopo la riabilitazione di Sclavi; la Lazio lo svincolò e, dopo un breve periodo in Serie B al Messina, scelse di partire volontario per la Guerra d'Etiopia, dove allenò varie squadre etiopiche, vincendo anche 3 campionati consecutivi come allenatore-giocatore (in campo come centravanti).

Nazionale

Il 13 dicembre 1931 esordì in Nazionale in una gara di Coppa Internazionale disputata a Torino contro l'Ungheria.

Dopo il ritiro

Reduce dalla Guerra d'Etiopia, durante la quale fu fatto prigioniero e detenuto in un campo di prigionia vicino al lago Tanganica, ritornò in Italia dopo tredici anni di assenza e si stabilì in Liguria, dove riscosse un discreto successo come pittore e dove rimase fino alla morte, che lo colpì nel 1968, a 65 anni. A lui è dedicato lo stadio comunale di Arma di Taggia, e una targa commemorativa a fianco della Chiesa parrocchiale di San Siro a Canneto Pavese inaugurata nel luglio 2017.

 

Palmarès

Club

 

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sclavi.jpg

 

 

 

DANTE PEPI, “HURRÀ JUVENTUS” DEL MAGGIO 1972
Un portiere che gioca stopper. Amici lettori, non spaventatevi di questo titolo piuttosto anacronistico poiché sono pochi coloro che ancora ricordano il povero Ezio Sclavi, ex portiere laziale degli anni trenta e per una stagione, quella del 1925-26 alla Juventus quale riserva di Gian Piero Combi. Sclavi era dotato di una classe eccezionale per cui era considerato un portiere formidabile, specialmente nelle palle alte, e spesso, anche in quelle a terra, era da considerarsi imbattibile. Però nonostante che fornisse in continuazione prove su prove degne dei migliori guardiani dell’epoca, alla nazionale ci arrivò solamente tre volte e sempre in sostituzione di Combi che allora nel suo ruolo non aveva rivali.
Ma procediamo con ordine.
Dunque, come abbiamo accennato sopra, nella stagione 1925-26 avvenne un fatto assai strano che mise a rumore l’ambiente calcistico nazionale. Eravamo nel periodo pieno della campagna acquisti e vendite, e come di consueto, come del resto avviene oggi ai nostri tempi, successe che senza fare tanto chiasso, e strombazzamenti, l’allora presidente della Juventus avv. Edoardo Agnelli, dalla Lazio si accaparrò il portiere Sclavi e la mezz’ala Vojak Antonio. L’acquisto di questi due grossi giocatori fece clamore anche perché prima non se ne era sentito parlare per niente. La bomba esplose quando era già stato fatto tutto.
Ecco come realmente si svolsero i fatti.
Le grandi società del nord avuto sentore che in seno alla Lazio le cose non andavano propriamente bene, si misero subito sul «chi-va-là» spiando da lontano la crisi della società romana. Soltanto al termine di questa si venne a sapere che la Juventus era stata la più svelta ad assicurarsi i due giocatori laziali. Però durante le trattative le cose non filarono abbastanza lisce come può sembrare a prima vista, anche per il fatto che non tutti i dirigenti romani erano d’accordo sulla cessione, e all’inizio chiesero tempo per decidere, mentre l’alternativa raggiunse toni molto drammatici, e infine Bitetti, il Presidente della Lazio, e la sua corrente furono costretti a capitolare. E così nonostante che i due migliori pezzi della squadra azzurra fossero stati dispostissimi a restare a Roma anche per poco, non ci fu possibilità alcuna di trovare un accordo fra le due parti.
Più volte Sclavi che si era talmente innamorato della sua società da non volerla assolutamente abbandonare, spesso andava ripetendo ai suoi dirigenti: «Datemi solo da mangiare e resto con voi». Ma non ci fu niente da fare e fu così che due giocatori del calibro di Sclavi e Vojak passarono a rinforzare i ranghi bianconeri. Ma il bello, fatto sensazionale nella storia del calcio italiano, fu che due elementi di classe come i due laziali appunto per le beghe scoppiate in consiglio, furono lasciati liberi gratuitamente.
Vojak parti da Roma senza rimpianti, ma Sclavi se ne andò in lacrime. Troppo forte era stato il distacco da casa, ormai la Lazio e Roma, erano diventate la sua seconda patria. Specialmente gli inizi per il nostro portiere non furono confortanti, la nostalgia di Roma e dei suoi colli fioriti gli rodeva il cuore, le nebbie e le nevicate del Piemonte non gli andavano a genio. Fu col passare del tempo che le cose andarono sensibilmente migliorando, e piano piano riuscì ad acclimatarsi nel nuovo ambiente, ed anche le nebbie e le nevicate non gli facevano più paura nonostante che in cuor suo continuasse a sognare Roma. Anche la forma subì un tangibile miglioramento tanto da competere da pari a pari col titolare Combi senza però mai riuscire a scalzarlo, anche solo una volta, dal suo posto di titolare. Poiché Combi, oltre alla sua altissima classe, era una vera istituzione per i bianconeri, perciò a meno di un caso di forza maggiore il posto in prima squadra era suo. Infatti di Sclavi si racconta che un giorno a un giornalista che lo interrogò sulle qualità e le possibilità del grande portiere juventino, Sclavi dichiarò apertamente: portare via il posto a quello, indicando Combi che stava allenandosi in disparte, è una cosa tremenda e inverosimile.
Però Sclavi non era un tipo che si abbatteva tanto facilmente. Perseverava sempre negli allenamenti non dandosi mai per vinto, e oltretutto bisogna sapere che egli era un ecclettico, cioè non era solamente un ottimo portiere, ma anche un ottimo attaccante e un ottimo mediano. Un fenomeno si dirà. Quasi. Di sicuro però che giocatori come Sclavi, difficile trovarne un altro anche al giorno d’oggi, era un vero calciatore di classe. Comunque attese sempre con pazienza, anche questa era una dote che faceva parte del suo bagaglio tecnico e di classe, e l’occasione di dimostrare quello che valeva si presentò anche a lui, e fu verso la fine del campionato 1925-26.
A quei tempi il campionato di Serie A si articolava in due leghe; Nord e Sud. Quello del Nord era costituito da due gironi, A e B. La Juventus venne assegnata nel girone B. Alla penultima giornata del girone di ritorno viaggiava in testa con punti 35 contro i 28 del Genoa. Doveva recarsi a Reggio Emilia, era una gara come suol dirsi di ordinaria amministrazione, come infatti risultò sul campo poiché la Juventus aveva trascurato assai l’esito di questa partita, e ben quattro uomini vennero sostituiti. Fu appunto in questa gara che Sclavi venne incluso in formazione nel ruolo di centro mediano in sostituzione del titolare Viola, altro grande giocatore bianconero, con risultati più che eccellenti da fare invidia a molti altri. Incredibile a dirsi, ma stando alle cronache di allora, Sclavi se la cavò così bene che nessuno si accorse che questo poderoso centro mediano non era altro che il portiere di riserva a Combi. E non c’è che dire, egli era in buona compagnia, basta scorrere la formazione di quella famosa partita: Combi; Rosetta, Gianfardoni; Barale, Sclavi, Rasetto; Gariglio, Vojak, Pastore, Caudera, Torriani. Vinse la Reggiana per due reti a zero, ma la grande impresa del nostro Sclavi restò sempre fulgida e lampante.
Un altro fatto simile gli successe quando ritornò in seno alla Lazio. Questa volta a Napoli ma nel ruolo di interno sinistro. Vinse la Lazio per due a uno e una rete per i laziali la segnò proprio lui mediante un tiro dal limite dell’area di rigore.
Con la sconfitta di Reggio Emilia la Juventus non compromise affatto la sua posizione di leader, si rifece subito la domenica dopo andando a vincere a Genova contro lo squadrone rossoblu per tre a uno. Dopo di che ebbero inizio le finali contro il Bologna, vincitore del Girone A, e la conseguente vittoria assoluta per il titolo italiano, il secondo per la luminosa storia della Juventus.
 

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