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Socrates

Roger Magnusson

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Juventus Football Club 1967-1968 - Wikipedia
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File:European Cup 1967-68 - Juventus v Eintracht Braunschweig - Roger  Magnusson.jpg - Wikimedia Commons
 
File:Juventus Football Club 1967-1968.jpg - Wikipedia
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Piccola aggiunta....i tifosi dell'OM l'avevano soprannominato "Le Sorcier", "Lo Stregone" appunto per quei suoi dribbling...come dire...magici!

Lui scartava gli avversari e "L'Aigle Dalmate" (Skoblar) insaccava...

Sicuramente uno dei grandi acquisti di Marcel Leclerc che comperò l'OM per un tozzo di pane (infatti nel 1965 il club vegetava nella serie B francese) e lo portò ai massimi livelli...e tra i protagonisti Magnusson merita la posizione di Leggenda che ha!

A Marseille domandate di lui ai più anziani, e vedrete che gli occhi brilleranno!

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1889124427_Juventus1931.jpg.648363b6f366dee8b095df0ab2a9a016.jpg ROGER MAGNUSSON 

 

File:Juventus v Dynamo Kyiv, 16 June 1967 - Roger Magnusson.jpg - Wikimedia  Commons

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Roger_Magnusson

 

 

Nazione: Svezia Svezia
Luogo di nascita: Mönsteras
Data di nascita: 20.03.1945

Ruolo: Attaccante
Altezza: 181 cm
Peso: -

Nazionale Svedese
Soprannome: Il Garrincha Svedese -
 Le Sorcier (Lo Stregone)

 

 

Alla Juventus dal 1967 al 1968

Esordio: 29.11.1967 - Coppa dei campioni - Juventus-Rapid Bucarest 1-0

Ultima partita: 15.05.1968 - Coppa dei campioni - Juventus-Benfica 0-1

 

6 presenze - 2 reti

 

 

Roger Magnusson (Mönsterås, 20 marzo 1945) è un ex calciatore svedese, di ruolo ala.

 

 

Roger Magnusson
Roger Magnusson 1971.jpg
Magnusson nel 1971 all'OM
     
Nazionalità Svezia Svezia
Altezza 181 cm
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Ala
Termine carriera 1979
Carriera
Squadre di club
1961-1966   Åtvidaberg 97 (40)
1966-1967   Colonia 20 (4)
1967-1968   Juventus 6 (2)
1968-1974   Olympique Marsiglia 157 (23)
1974-1976   Red Star 26 (2)
1976   Helsingborg 6 (1)
1977-1979 non conosciuta Vilans BoIF 41 (3)
Nazionale
1964-1970 Svezia Svezia 14 (3)

 

Carriera

Cresciuto nell'Åtvidabergs FF, Magnusson giocò in Germania Ovest (tra le file del Colonia) e in Francia nel Red Star e nell'Olympique Marsiglia. Durante il periodo di militanza in quest'ultimo club, Magnusson fu soprannominato dal pubblico il Garrincha svedese per la sua abilità nel dribbling e partecipò alla vittoria di due campionati consecutivi (1970-1971 e 1971-1972) e due edizioni della Coppa di Francia (1968-1969 e 1971-1972).

 

Durante la sua carriera Magnusson ebbe inoltre una fugace esperienza in Italia: dopo essere stato invitato a sostenere un provino con l'Inter, giocò tra le file della Juventus (nella stagione 1967-1968), con cui disputò solo le partite di Coppa dei Campioni (6 in tutto), segnando 2 gol.

 

220px-Juventus_v_Dynamo_Kyiv%2C_16_June_
 
Magnusson (a sinistra) in azione per Juventus nel 1967 in un'amichevole contro la Dinamo Kiev

 

Nel 1967 la Juventus aveva vinto lo scudetto e dovendo disputare la Coppa dei Campioni, con le frontiere chiuse e con un mercato che ha pochi pezzi pregiati, praticamente irraggiungibili il rinforzo per l’attacco in extremis, e solo per la Coppa, venne individuato in Roger Magnusson. In coppa, dopo aver eliminato l'Olympiakos Pireo senza problemi (0-0 ad Atene e 2-0 a Torino, firmato da Zigoni e Menichelli) la Juventus dovette affrontare il Rapid Bucarest e Magnusson si mise in mostra, dimostrando di essere un buon giocatore. Il suo goal a Torino decise il doppio confronto spianando la strada verso i quarti di finale nei quali alla Juventus toccò l'Eintracht Braunschweig campione di Germania. Dopo aver perso l'incontro di andata in Germania con il risultato di 3-2 a Torino, nel ritorno, un rigore trasformato da Bercellino portò le due squadre allo spareggio, non essendoci all'epoca la regola dei gol in trasferta. Nella gara di spareggio, giocata allo stadio Wankdorf di Berna, Magnusson mettendosi in tasca mezza difesa tedesca segnò il gol che permise alla Juventus di raggiungere la semifinale in cui la Juventus venne eliminata dal Benfica scrivendo la parola fine all'avventura bianconera di Roger Magnusson che si trasferì all'Olympique Marsiglia dove non ci mise molto a impressionare il difficile pubblico dello Stade Velodrome con i suoi dribbling diabolici con i quali riesciva ad avere la meglio sui difensori avversari, contribuendo non poco a risolvere le situazioni più difficili.

 

Il primo anno con l'Olympique Marsiglia coincise con la vittoria della Coppa di Francia che pose fine a ventun anni di magra vissuti dal club provenzale. Magnusson fu tra i protagonisti di un esaltante Rennes-Olympique Marsiglia al Parc des Princes, dove la squadra marsigliese si impose ai tempi supplementari per 3-2, proseguendo il suo cammino in Coppa, fino alla vittoria finale contro il Bordeaux.

 

L'anno successivo segnò l'arrivo dell'attaccante Josip Skoblar, con il quale Magnusson trovò una splendida intesa, il duo Skoblar-Magnusson fu l'autentico protagonista delle vittorie marsigliesi fino al 1972, con la doppia vittoria campionato e Coppa di Francia con le prime partecipazioni dell’Olympique Marsiglia in Coppa Campioni, tra cui un famoso Olympique Marsiglia-Ajax giocato il 20 ottobre 1971, con Cruijff autentico mattatore, in uno Stade Velodrome pieno fino all’inverosimile.

 

L'arrivo della stella del Saint-Étienne, Salif Keita, lo ricacciò nell’ombra e nel 1974 Magnusson lasciava Marsiglia con ventitré goal all’attivo trasferendosi al Red Star; il duo Skoblar-Magnusson avrebbe avuto i suoi discendenti ufficiali nell'Olympique Marsiglia negli anni novanta, nel duo Papin-Waddle.

 

Magnusson concluse la sua carriera nel 1979, dopo aver militato in squadre di secondo piano del campionato svedese. Conta 14 presenze e 3 gol nella Nazionale svedese, in cui militò dal 1964 al 1970.

Palmarès

Club

 

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1889124427_Juventus1931.jpg.648363b6f366dee8b095df0ab2a9a016.jpg ROGER MAGNUSSON 

 

magnusson%2B%25282%2529.png

 

 

 

1967: scudetto vinto significa Coppa dei Campioni da onorare – scrive Gianni Giacone – se possibile agganciare, comunque sognare. Sarà molto dura, con le frontiere chiuse e con un mercato che ha pochi pezzi pregiati, praticamente irraggiungibili. Il sogno è il giovane Gigi Riva, che non si muove da Cagliari. Anche il granata Meroni farebbe felice l’Avvocato, ma con il Torino non si può, i tifosi granata farebbero la rivoluzione. I rinforzi veri sono Volpi a centrocampo e Simoni a dare una mano all’attacco. In extremis, e solo per la Coppa, arriva uno svedese spilungone di nome Magnusson.
In campionato, è subito durissima. Dopo due vittorie e due pareggi, arriva il derby del dolore e della rabbia granata: Meroni, travolto da un’auto, è morto sei giorni prima; la Juventus, quella domenica, ammaina bandiera quasi senza combattere. E il riscatto arriverà solo a dicembre, con prove convincenti e vittorie che non impediscono comunque al Milan, del ragazzino terribile Pierino Prati, di andare in fuga.
La Coppa, invece, regala emozioni e soddisfazioni. L’Olympiakos Pireo è eliminato senza problemi (0-0 ad Atene e 2-0 a Torino, firmato da Zigoni e Menichelli). Poi tocca al Rapid di Bucarest e Magnusson si mette in mostra, dimostrando di essere un buon giocatore. Il suo goal a Torino decide il doppio confronto e spiana la strada verso i quarti di finale. Ci tocca l’Eintracht Braunshweig campione di Germania, un osso duro. In Germania è un’altalena di emozioni: la Juventus in vantaggio è raggiunta e sembra travolta dal gioco ripetitivo ma instancabile dei tedeschi, che si portano sul 3-1. Un goal di Sacco, nel finale, riporta la sconfitta in termini rimediabili. A Torino, nel ritorno, il 28 febbraio 1968, ci vuole comunque un rigore provocato da Del Sol e trasformato con una cannonata da Bercellino per conquistare il diritto allo spareggio. È la gara della verità, a Berna, il 20 marzo. La miglior partita della storia europea della Juventus, fino ad allora. Un grande Magnusson si mette in tasca mezza difesa tedesca e segna un goal di estasiante bellezza. La semifinale è raggiunta.
«Un favoloso goal di Roger Magnusson – commenta Giglio Panza sulle colonne di “Tuttosport” – e le autentiche prodezze di una difesa tornata invalicabile, hanno permesso ai bianconeri, per la prima volta nella loro storia, di entrare nelle semifinali della Coppa Europa dei Campioni. E di entrarvi a testa alta, con pieno diritto. È stato un combattimento che ha toccato vertici altissimi di passionalità, una grande, emozionante ma leale battaglia. Nei frangenti più delicati, tre uomini non persero la testa, strinsero i denti, si buttarono coraggiosamente nella mischia e ressero la baracca: Castano, Bercellino e Salvadore, con Anzolin bravo ed energico in ogni intervento».
E Renato Morino si lascia trascinare dall’entusiasmo nel raccontare il goal di Magnusson: «Ecco il miracolo, al dodicesimo minuto: Roger Magnusson, su invito di Cinesinho, conquista la palla a metà campo, dà inizio a qualcosa di favoloso, di irreale, quasi di surreale. Mi sembra di vedere i guizzi di Felice Borel quando in linea retta partiva deciso, slalomando i difensori come fossero pali telegrafici. Lo svedese parte dunque in dribbling, e dribblando e correndo scarta uno, due, tre, quattro avversari, entra in area, è solo, spara rasoterra rasente il palo: è goal! Un’impresa da campionissimo. Come il danese Præst. Certo anche Mumo Orsi, ma di Mumo non ho ricordi diretti. Ripeto, è la creazione di un artista».
Semifinale, dunque, ma qui, il compito si fa proibitivo. Il Benfica di Eusébio, Torres, Simoes e Coluna ci mette un’ora scarsa, nella gara di andata a Lisbona, per venire a capo di una Juventus che più che difendersi non può. Segnano Torres ed Eusébio, è un 2-0 non umiliante, ma praticamente irrecuperabile. Non basta una grande folla, con il record degli incassi di tutti i tempi, 144 milioni tondi. Non bastano gli scatti di Magnusson, che i portoghesi peraltro marcano stretto. Il Benfica è più forte, contiene la Juventus e nel finale vince anche la partita con una punizione di Eusébio. Finisce l’avventura bianconera e, con essa, anche la favola di Roger Magnusson.
Magnusson si trasferisce all’Olympique Marsiglia e non ci mette molto a impressionare il difficile pubblico dello Stade Velodrome. I suoi dribbling sono diabolici e riesce ad avere la meglio sui difensori avversari, contribuendo non poco a risolvere le situazioni più difficili. Il primo anno coincide con la vittoria della Coppa di Francia che pone fine a ventun anni di magra vissuti dal club provenzale. Magnusson è tra i protagonisti di un esaltante Rennes-Olympique Marsiglia al Parc des Princes, dove la squadra marsigliese si impone ai tempi supplementari per 3-2, proseguendo il suo cammino in Coppa, fino alla vittoria finale contro il Bordeaux.
Ma il meglio deve ancora arrivare; la splendida intesa di Magnusson con il forte attaccante Josip Skoblar, arrivato un anno dopo grazie all’attivissimo presidente Leclerc, vero uomo forte del club, dà i frutti sperati. Molti dei goal straordinari dell’Aquila Dalmata sono merito di Roger che, liberatosi dell’avversario, serve il compagno di gioco, pronto a mettere in rete il pallone. Il duo Skoblar-Magnusson è l’autentico protagonista delle vittorie marsigliesi fino al 1972, con la doppia vittoria campionato e Coppa di Francia. Non si devono dimenticare, però, le prime partecipazioni dell’Olympique Marsiglia in Coppa Campioni, con il famoso Olympique Marsiglia-Ajax giocato il 20 ottobre 1971, con lo scatenato Cruijff autentico mattatore, in uno Stade Velodrome pieno fino all’inverosimile.
Un regolamento molto rigido aveva permesso il suo arrivo all’Olympique Marsiglia, un altro regolamento duro lo costrinse a lasciare la squadra: in effetti, nel 1974, l’arrivo della stella del Saint-Étienne, Salif Keita, lo ricacciò nell’ombra, poiché il regolamento dell’epoca non permetteva la possibilità di far giocare contemporaneamente due stranieri. Comunque sia, il momento d’oro del club marsigliese era già alle spalle. Magnusson lasciava Marsiglia con ventitré goal all’attivo; il duo Skoblar-Magnusson avrebbe avuto i suoi discendenti ufficiali negli anni Novanta, con Jean-Pierre Papin e Chris Waddle.

 

https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2008/03/blog-post.html

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