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Socrates

Alen Boksic

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Juve1897 on Twitter: "On this day in 1996, Juventus vs Manchester United  1-0. Alen Bokšić with the decisive goal. One of my favourite goals, after a  monstrous counter attack 🔥 Peruzzi, Porrini,
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1808194690_juve1989.png.5a1594bdf54db65e3fe4b6cb20b7fa73.png ALEN BOKSIC   

 

Scouts' motto 'to be prepared' serves modern-day football

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Alen_Bokšić

 

 

Nazione: Croazia Croazia
Luogo di nascita: Macarsca
Data di nascita: 21.01.1970
Ruolo: Attaccante
Altezza: 187 cm
Peso: 80 kg
Nazionale Croato e Jugoslavo Under-21
Soprannome: L'Airone

 

 

Alla Juventus dal 1996 al 1997

Esordio: 28.08.1996 - Coppa Italia - Fidelis Andria-Juventus 0-2

Ultima partita: 28.05.1997 - Champions League - Borussia Dortmund-Juventus 3-1

 

33 presenze - 7 reti

 

1 scudetto

1 supercoppa UEFA

1 coppa Intercontinentale

 

 

Alen Bokšić (Macarsca, 21 gennaio 1970) è un ex calciatore croato, di ruolo attaccante.

 

Alen Bokšić
211px-Alen_Boksic_-_Lazio_1994.JPG Bokšić alla Lazio nel 1994
     
Nazionalità Jugoslavia Jugoslavia
Croazia Croazia (dal 1991)
Altezza 187 cm
Peso 80 kg
Calcio 25px-Football_pictogram.svg.png
Ruolo Attaccante
Termine carriera 2003
Carriera
Giovanili
19??-19??   Zmaj Makarska
19??-19??   Hajduk Spalato
Squadre di club
1987-1991   Hajduk Spalato 96 (27)
1991-1992   Cannes 1 (0)
1992-1993   Olympique Marsiglia 49 (26)
1993-1996   Lazio 67 (17)
1996-1997   Juventus 33 (7)
1997-2000   Lazio 48 (14)
2000-2003   Middlesbrough 68 (22)
Nazionale
1988-1991 Jugoslavia Jugoslavia U-21 11 (3)
1990 Jugoslavia Jugoslavia 0 (0)
1993-2002 Croazia Croazia 40 (10)
Carriera da allenatore
2012-2013 Croazia Croazia Assistente
Palmarès
 
1px-Transparent.png Europei di calcio Under-21
Argento 1990

 

Biografia

Nel 1999 acquistò l'isola di Mariaska, situata in Dalmazia, dove vive da allora.

Caratteristiche tecniche

220px-Alen_Bok%C5%A1i%C4%87_-_1993_-_SS_Lazio.jpg Bokšić in azione in maglia laziale nel 1993

Definito dall'allora preparatore atletico della Juventus, Gian Piero Ventrone, «un quattrocentista rubato all'atletica», Bokšić era un attaccante dal repertorio completo, dotato di tecnica, velocità, resistenza e dinamismo; pregi che facevano da contraltare a una vena realizzativa altalenante, anche per via di una certa propensione agli infortuni che ne ha spesso frenato la carriera.

Carriera

Giocatore

Club

Hajduk Spalato, Cannes, Marsiglia

Esordisce come professionista nel 1987 nell'Hajduk Spalato con cui conquista una coppa dell'ex Jugoslavia nel 1991. Nello stesso anno passa al Cannes, in Francia, dove colleziona una sola presenza.

La stagione successiva (1992-1993) approda al Olympique Marsiglia con cui segna 23 reti in 37 presenze, laureandosi capocannoniere e campione di Francia (titolo poi revocato) nonché campione d'Europa, battendo nella finale di Monaco di Baviera il Milan. Le eccellenti prestazioni gli valgono una seria candidatura al Pallone d'oro 1993: nella classifica finale è preceduto solo da Roberto Baggio, Dennis Bergkamp ed Éric Cantona.

Lazio, Juventus

Nel novembre 1993 si trasferisce in Italia alla Lazio, acquistato per 15 miliardi di lire; esordisce contro il Napoli il 7 novembre. A Roma, pur esprimendosi su buoni livelli, mal digerisce i metodi di allenamento del tecnico Zdeněk Zeman – non ritenendoli adatti alle proprie caratteristiche – e non conferma il senso del gol mostrato in Francia, realizzando 19 reti in tre anni.

220px-Alen_Bok%C5%A1i%C4%87_-_Juventus_FC_1996-97.jpg Bokšić alla Juventus nel 1996

Nel 1996 passa alla Juventus per 14 miliardi di lire. Nella sua unica stagione a Torino vince la Coppa Intercontinentale, la Supercoppa UEFA e lo scudetto, raggiungendo inoltre la finale di Champions League persa contro il Borussia Dortmund. Poco lucido sotto porta, il croato segna 7 gol complessivi, 4 dei quali in Champions League, non convincendo appieno l'ambiente bianconero anche per via di numerosi guai fisici; contribuisce comunque alla vittoria del campionato con la rete che, alla 28ª giornata, consente alla Juventus di sconfiggere il Bologna e incrementare i punti di vantaggio sul Parma (secondo in classifica e contestualmente sconfitto dall'Udinese).

Ritorno alla Lazio, Middlesbrough

Nel 1997 viene quindi riacquistato dalla Lazio per 25 miliardi. Nell'annata del ritorno a Roma centra il suo record di realizzazioni in Serie A (10), ma sul finire della stagione subisce un serio infortunio al ginocchio che lo costringe a saltare l'imminente campionato del mondo 1998 con la propria nazionale. Sempre a causa di problemi fisici, è assente per buona parte del campionato 1998-1999. Nel suo secondo triennio in maglia biancoceleste vince due Coppe Italia, una Supercoppa italiana, una Supercoppa europea, una Coppa delle Coppe e uno scudetto. In totale le sue reti con la Lazio saranno 43.

Nel 2000 si accasa al Middlesbrough, in Inghilterra, dove trascorre tre stagioni prima di concludere la sua carriera. Si ritira nel 2003, con un totale di 433 partite giocate e 134 reti.

Nazionale

Prima dell'indipendenza croata fu cittadino jugoslavo, venendo convocato diverse volte nella Jugoslavia e facendo parte della rosa che partecipò al Mondiale 1990. Tuttavia, nonostante le convocazioni ricevute, non giocò neanche una partita con la maglia della nazionale maggiore jugoslava, ma disputò diverse partite con la Jugoslavia Under-21.

Con la Croazia prese parte all'Europeo 1996 e al Mondiale 2002; fu costretto a saltare il Mondiale 1998, chiuso dalla nazionale al terzo posto, a causa di un infortunio patito poco prima dell'inizio della competizione.

Partecipò anche a un'amichevole che la Selezione Europea giocò nel 1997 contro il Resto del Mondo.

Dopo il ritiro

Nel luglio 2012, Bokšić viene nominato dal presidente della Federcalcio, l'ex calciatore e collega Davor Šuker, come assistente della Croazia, affiancando il commissario tecnico Igor Štimac.

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

Individuale

 

 

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1808194690_juve1989.png.5a1594bdf54db65e3fe4b6cb20b7fa73.png ALEN BOKSIC   

 

boksic.juventus.1996.97.1080x648.jpg

 

 

Da Makarska, classe 1970, poco più che ventenne, approda in Francia nell’Olympique Marsiglia, dove vince una Coppa dei Campioni, strappandola al Milan di Capello. «In quella stagione, segnai 22 goal in 37 partite, ma giocavo in una posizione centrale e avanzata e non era un problema andare in rete. Ma che soddisfazione vincere la Champions, contro quella che era considerata la squadra più forte del mondo!».
Il calcio italiano lo accoglie nel 1993, a braccia spalancate, facendo di Alen un protagonista nella Lazio che insegue, con grande dispiego di risorse, lo scudetto.
Alen ha una forza fisica dirompente e una progressione da mezzofondista di classe, si presenta come una specie di Boniek, sicuramente più tecnico; insomma ha tutte le caratteristiche per diventare un bomber di razza e, invece, non sfrutta mai a dovere queste sue qualità, divorandosi spesso caterve di goal clamorosi. Nonostante ciò, approda alla Juventus, nell’estate del 1996.
〰.〰.〰.〰
Spesso Alen Boksic è stato dipinto come tipo difficile – scrive Silvia Grosso su “Hurrà Juventus” dell’ottobre 1996 – con il quale non è agevole instaurare un dialogo, ma si tratta di un ritratto impreciso, frutto di troppi equivoci e che non gli rende assolutamente giustizia. Per lui è importante chiarire subito gli eventuali malintesi e presentarsi al suo nuovo pubblico nel migliore dei modi. Noi quindi gli cediamo volentieri la parola.
«Sono un ragazzo tranquillo, che non ama i contrasti e le polemiche. In passato ci sono stati dei problemi e sono stato ingiustamente accusato di essere uno che crea dissidi all’interno della squadra. Tutto questo è accaduto per via di alcune divergenze che ho avuto con il tecnico Zeman, episodi isolati dal quali si sono tratte conclusioni sbagliate sul mio conto. Io ero felicissimo di venire a giocare nella Juventus, a mio parere tra le più forti squadre al mondo, ma non volevo apparire ingrato nei confronti dei tifosi laziali, che mi erano stati vicini per molti anni e che era giusto sapessero la verità. Avrò dei difetti, ma non sono uno che sputa nel piatto in cui ha mangiato».
– Cosa ti ha colpito della Juventus?
«Tutto, e senza esagerare. L’accoglienza è stata molto calorosa, i dirigenti e i compagni mi hanno subito messo a mio agio e i metodi di allenamento e di gioco sono molto congeniali alle mie caratteristiche personali. Per non parlare poi dei prestigiosi traguardi che vedo finalmente a portata di mano e che, con una squadra così competitiva, sarà possibile raggiungere. Mi piace poi molto la tranquillità che si respira a Torino, una città che vive con la giusta misura gli eventi calcistici, a differenza di Roma dove invece le tensioni erano all’ordine del giorno. Finalmente posso passeggiare in tutta tranquillità, firmando al massimo qualche autografo e godendomi un po’ di anonimato».
– Italia sì, ma anche molta Croazia nella tua testa e, soprattutto, nel tuo cuore.
«In Italia mi trovo benissimo e non potrebbe essere altrimenti. Questo è un paese che offre un’ottima qualità di vita e il miglior calcio del mondo. Certo che il mio paese mi manca e appena posso ci ritorno per qualche giorno; quando ero a Roma era più semplice, perché bastavano quarantacinque minuti di volo, ma anche da qui non mancheranno le mie rimpatriate. Comunque vengono spesso dei miei amici a trovarmi, che mi aiutano a combattere la nostalgia e mi fanno sentire un po’ come a casa. Il periodo della guerra è stato ovviamente brutto, fortunatamente la mia zona non è stata direttamente interessata dal conflitto, ma questo non significa che io abbia vissuto con meno intensità l’evolversi della situazione. Noi calciatori, la nazionale di basket, il tennista Ivanisevic e gli altri sportivi famosi abbiamo fatto il possibile per aiutare la Croazia e per attirare l’attenzione dei media sulla crisi nell’ex Jugoslavia. Con i nostri successi siamo inoltre riusciti a trasmettere un’immagine positiva del nostro paese altrimenti noto solo per i fatti di guerra».
– A chi devi il tuo successo?
«La svolta della mia carriera ha coinciso con l’arrivo all’Olympique Marsiglia e l’allora presidente Bernard Tapie mi ha aiutato davvero molto. Il primo anno non potevo giocare per problemi di tesseramento e lui mi è stato vicino e mi ha incoraggiato in modo davvero speciale. So che questo può sembrare strano, perché Tapie è un uomo molto criticato, in Italia come in Francia, ma ha sicuramente delle doti fuori dal normale, è uno che ha successo in tutto quello che fa, come dimostra la sua recente affermazione nelle vesti di attore. Mi aveva anche invitato lo scorso mese alla prima del suo film, ma non sono potuto intervenire perché ero impegnato con la squadra. A lui, che si è dimostrato un amico, devo un grazie particolare».
– C’è qualche calciatore al quale, nel corso della tua carriera, ti sei ispirato, che hai considerato un modello?
«Quando ho incominciato a giocare, da piccolo, stravedevo per Vujovic, attaccante e capitano dell’Hajduk Spalato, un vero idolo per tutti i giovani del mio paese. Successivamente il mio modello è stato Marco Van Basten, uno straordinario fuoriclasse, mentre ora... Spererei di essere io il modello di qualche ragazzo».
– Concludiamo con una curiosità. Cosa fai nel tempo libero?
«Quale tempo libero? A parte gli scherzi, non ho davvero molto tempo a disposizione e lo dedico tutto ai miei figli, Stella di tre anni e mezzo e Antonio di due e mezzo, e a mia moglie Aida. Soprattutto in questo periodo, dopo che sono stati due mesi in Croazia a trascorrere le vacanze con i nonni, sono i bambini il mio passatempo preferito».
〰.〰.〰.〰
L’avvio è incoraggiante, dei tanti bomber di cui la Juventus quell’anno dispone (Vieri, Amoruso, Padovano, Del Piero) Alen è il primo a convincere e a catturare l’attenzione dei tifosi. All’esordio in Champions League, l’11 settembre 1996, annienta il Manchester United con azione da manuale del perfetto sfondatore e si ripete a Istanbul contro il Fenerbahçe e contro il Rapid Vienna, addirittura con doppietta, nel 5-0 del 30 ottobre dello stesso anno.
In campionato, stessa solfa: un goal al Cagliari alla seconda, un altro all’Udinese alla decima. Poi, qualche malanno muscolare e la pesante concorrenza interna non gli permettono di giocare con continuità. Fino a sabato 19 aprile, un Bologna-Juventus decisivo per lo scudetto. Boksic segna un goal strepitoso al termine di uno slalom alla Sivori, alla Platini, insomma da grandissimo campione, quale avrebbe potuto essere.
Ma il suo rendimento è troppo discontinuo e la stagione successiva ritorna alla Lazio, dopo aver vestito la maglia bianconera per 33 partite, con solamente 7 realizzazioni. Troppo poche, per poter indossare la maglia numero 9 della Juventus.
 

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