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Socrates

Antonio Conte - Calciatore E Allenatore

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Joined: 04-Apr-2006
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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png    ANTONIO CONTE

 

AS USA on Twitter: "@PhilBallTweets @Millar_Colin The camera never lies  Phil 😉 https://t.co/MWG882VWyF" / Twitter

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Conte

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Lecce
Data di nascita: 31.07.1969
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 178 cm
Peso: 73 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: Capitano - Martello

 

 

Alla Juventus dal 1991 al 2004

Esordio: 17.11.1991 - Serie A - Juventus-Torino 1-0

Ultima partita: 04.04.2004 - Serie A - Inter-Juventus 3-2

 

419 presenze - 44 reti

 

5 scudetti

1 coppa Italia

4 supercoppe italiane

1 champions league

1 coppa Uefa

1 trofeo intertoto

 

Allenatore della Juventus dal 2011 al 2014

 

151 panchine - 102 vittorie

 

3 scudetti

2 supercoppe italiane

 

 

 

Antonio Conte (Lecce, 31 luglio 1969) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista, tecnico del Tottenham.

Giocatore combattivo e molto versatile tatticamente, è cresciuto nel settore giovanile del Lecce, con cui ha esordito in Serie A e in cui ha militato per nove annate, per poi assurgere ad alti livelli nella Juventus, club di cui ha vestito la maglia per tredici stagioni, a cavallo degli anni 1990 e 2000, diventandone capitano e simbolo in virtù della propria dedizione, tenacia e grinta. In bianconero ha vinto cinque campionati italiani di Serie A, oltre a trofei internazionali quali la Coppa UEFA 1992-1993, la UEFA Champions League 1995-1996 e la Coppa Intertoto UEFA 1999. Con la nazionale italiana è stato vicecampione del mondo nel 1994 e vicecampione d'Europa nel 2000.

Considerato tra gli allenatori più capaci della sua generazione, ha iniziato la sua attività in panchina segnalandosi per le promozioni in Serie A con Bari (2008-2009) e Siena (2010-2011). Tornato alla Juventus, questa volta in veste tecnica, tra il 2011 e il 2014 si è confermato campione d'Italia per tre stagioni consecutive (una striscia in precedenza riuscita ai soli Carcano, Capello e Mancini e successivamente migliorata dal solo Allegri), oltre ad avere vinto due Supercoppe italiane (2012 e 2013). Tra il 2014 e il 2016 è stato commissario tecnico della nazionale italiana, che ha guidato nella fase finale del campionato d'Europa 2016, quindi tra il 2016 e il 2018 ha allenato il Chelsea, con cui ha trionfato nella Premier League 2016-2017 e nella FA Cup 2017-2018. Dal 2019 al 2021 ha guidato l'Inter, con cui ha raggiunto la finale della UEFA Europa League 2019-2020 e si è laureato campione d'Italia (quarto successo personale) nell'edizione 2020-2021.

A livello individuale è stato eletto una volta Panchina d'argento (2009), quattro volte Panchina d'oro (2012, 2013, 2014 e 2021) e quattro volte migliore allenatore AIC (2012, 2013, 2014 e 2021), nonché miglior allenatore ai Globe Soccer Awards (2013). Nel 2022 è stato introdotto nella Hall of Fame del calcio italiano.

 

Antonio Conte
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Conte nel 2015
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 178 cm
Peso 73 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Squadra   Tottenham
Termine carriera 2004 - giocatore
Carriera
Giovanili
1982-1985   Lecce
Squadre di club
1985-1991   Lecce 89 (1)
1991-2004   Juventus 419 (44)
Nazionale
1994-2000 Italia Italia 20 (2)
Carriera da allenatore
2005-2006   Siena Vice
2006   Arezzo  
2007   Arezzo  
2007-2009   Bari  
2009-2010   Atalanta  
2010-2011   Siena  
2011-2014   Juventus  
2014-2016 Italia Italia  
2016-2018   Chelsea  
2019-2021   Inter  
2021-   Tottenham  
Palmarès
 
Coppa mondiale.svg Mondiali di calcio
Argento Stati Uniti 1994
UEFA European Cup.svg Europei di calcio
Argento Belgio-Paesi Bassi 2000

 

Biografia

Sposato dal 2013 con Elisabetta, dalla loro unione è nata una figlia. Ha una laurea in scienze motorie, conseguita all'Università di Foggia nel 2008 con il voto di 110 e lode.

Ha un fratello minore, Gianluca, che lo accompagna nello staff come match analyst e assistente tecnico.

Caratteristiche tecniche

Giocatore

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Conte in azione con la Juventus nella stagione 1992-1993.

 

«Era duttile e intelligente. Una forza della natura nella fase difensiva e in quella offensiva: non è un caso che sia diventato allenatore. Giocando in mezzo capisci meglio le dinamiche di tutti i reparti.»

(Giovanni Trapattoni, 2014)

 

Conte era un giocatore combattivo e forte fisicamente, abile nell'inserirsi a sorpresa in area di rigore per concludere a rete, caratteristica che lo rendeva sovente decisivo in campo: centrocampista discretamente prolifico, si segnalò per marcature d'istinto e, talvolta, acrobatiche e spettacolari; pur non eccellendo sotto l'aspetto tecnico, col passare degli anni migliorò anche sul piano del palleggio. Il suo ruolo originale era quello di centrale di centrocampo, ma sotto la guida di Marcello Lippi ha ricoperto vari ruoli del reparto, come quello più difensivo di mediano; in virtù della sua duttilità, all'occorrenza è stato impiegato anche come esterno destro da vari allenatori.

Allenatore

Tecnico dotato di forte carisma e personalità, tra i cardini della sua metodologia di lavoro c'è un «senso di competitività esasperato» financo a livelli «instancabili e ossessivi». Proprio questa sua indole — che gli ha valso il soprannome di Martello — si è rivelata un'arma a doppio taglio nel corso della carriera in panchina: da una parte l'ha fatto salire alla ribalta per la capacità di ottenere risultati immediati, spesso ribaltando i pronostici della vigilia; dall'altra, gli strascichi di una condotta così totalizzante — «quando parli di calcio con Antonio Conte, o quando lo segui in televisione, lo vedi che è provato fisicamente, soprattutto quando perde», ha detto di lui il collega Slaven Bilić — l'hanno portato a logorare invariabilmente, repentinamente e bruscamente i rapporti con l'ambiente di turno.

 

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Conte (in primo piano) e il collega Arsène Wenger seguono da bordocampo l'evolversi della finale di FA Cup 2016-2017

 

Per quanto concerne i suoi principi di gioco, si era fatto notare agli esordi per l'avere abbracciato stabilmente un modulo spregiudicato come il 4-2-4, scelta che gli aveva fatto guadagnare l'iniziale fama di «integralista» tattico. Negli anni seguenti, in particolare nelle esperienze di Torino, Londra e Milano, ha parzialmente smentito tale nomea plasmando la sua idea di calcio in funzione degli elementi a disposizione in rosa, quindi optando anche per schieramenti similmente offensivi come il 4-3-3 e il 3-4-3, più bilanciati come il 3-4-1-2 o più coperti come il 3-5-1-1.

A conti fatti, tuttavia, è il 3-5-2 che ha finito per assurgere a «marchio di fabbrica» della sua seconda parte di carriera. Un approccio a sua volta integralista, e tutt'altro che esente da critiche, nei confronti di uno schieramento in cui Conte riversa gran parte dei suoi dettami di gioco: un ampio possesso palla e una costruzione dell'azione che passa da un playmaker difensivo e da un regista di centrocampo, con la presenza di esterni chiamati ad agire lungo tutta la fascia, sia in ripiegamento sia in proiezione offensiva. In particolare, con il passare degli anni ha palesato una crescente e quasi dogmatica propensione per la difesa a tre, di cui è riconosciuto tra i massimi teorici della sua generazione.

Carriera

Giocatore

Club

Lecce
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Un giovane Conte con la maglia del Lecce

 

Iniziato al calcio dal padre Cosimo, ex calciatore dilettante, titolare di un autonoleggio e presidente nonché factotum della Juventina Lecce, società calcistica del capoluogo salentino, Conte è ceduto al Lecce all'età di 13 anni in cambio di 200 000 lire e una fornitura di 8 palloni. Da piccolo è chierichetto e gioca a calcio al campo dell'oratorio della parrocchia di "Sant'Antonio a Fulgenzio", poi frequenta l'istituto tecnico commerciale "Francesco Calasso" di Lecce.

Cresce calcisticamente nella principale squadra della propria città, il Lecce, con cui debutta in Serie A il 6 aprile 1986, a 16 anni e 8 mesi, mandato in campo da Eugenio Fascetti nei minuti finali di Lecce-Pisa (1-1). L'arrivo di Carlo Mazzone sulla panchina giallorossa è decisivo per la maturazione mentale e fisica di Conte, il quale, nonostante la giovane età, in breve tempo diventa un elemento imprescindibile per la squadra.

Nel 1987 si frattura la tibia della gamba destra, infortunio che mette in pericolo la sua carriera agonistica e gli fa saltare quasi tutto il campionato 1987-1988, che vede i salentini ottenere la promozione in Serie A: le presenze stagionali di Conte in serie cadetta saranno solo 3. Tornato in campo nell'annata 1988-1989, segna il suo primo gol in Serie A, oltreché l'unico con la maglia leccese, in casa del Napoli, nella partita vinta al San Paolo per 3-2 dai partenopei, il 5 novembre 1989. Rimane l'unica rete nelle sue sette stagioni trascorse coi giallorossi, collezionando in totale 99 presenze, di cui 89 in campionato.

Juventus
1991-1996: i primi successi

Durante la carriera a Lecce, Conte attira le attenzioni di Giovanni Trapattoni, tecnico della Juventus; nella sessione di calciomercato dell'autunno 1991, dopo 9 presenze in Serie B con i salentini, è quindi acquistato dal club torinese per 7 miliardi di lire. Il 17 novembre, alla decima giornata di campionato, debutta con la nuova squadra nella vittoria per 1-0 nel derby di Torino, subentrando nel finale a Salvatore Schillaci.

 

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Il neoacquisto Conte accolto alla Juventus dall'allenatore Giovanni Trapattoni nell'autunno del 1991

 

Per la stagione 1992-1993 diventa una pedina inamovibile della squadra bianconera. Il 16 settembre 1992 bagna con una rete il proprio esordio in Coppa UEFA, nella vittoria per 6-1 dei bianconeri contro l'Anorthōsis. Il 10 aprile decide con una doppietta (primi gol in Serie A con la maglia bianconera) il derby di Torino, vinto dalla Juventus per 2-1; questa sarà la sua prima e unica doppietta in carriera. Conte conclude la sua seconda stagione alla Juve con 3 reti (2 in campionato e una in Coppa UEFA) e contribuendo alla vittoria della Coppa UEFA. Nella finale di andata contro il Borussia Dortmund gioca da titolare, mentre rimane in panchina nella decisiva finale di ritorno.

Nella stagione 1993-1994 Conte si conferma sui livelli della precedente, mostrandosi inoltre più prolifico sottorete. Realizza 4 gol in campionato e due in Coppa UEFA e, al termine della stagione, convince il CT Arrigo Sacchi a convocarlo per il campionato del mondo 1994.

Con l'arrivo di Marcello Lippi sulla panchina della Juve, Conte si trova a essere impiegato in più ruoli a centrocampo, molti di questi non sempre graditi dal giocatore. Gioca ottime partite e risulta decisivo in molte gare di Coppa UEFA. Conte conclude la sua stagione mettendo a segno 3 reti (una in campionato alla Sampdoria e due in Coppa UEFA) e contribuendo alla vittoria dello scudetto e della Coppa Italia da parte dei bianconeri.

 

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Conte (a destra) e il suo capitano Roberto Baggio in maglia bianconera nella stagione 1991-1992

 

Il 13 settembre 1995 realizza una rete nella gara d'esordio in UEFA Champions League, quella vinta per 1-3 dai bianconeri in casa del Borussia Dortmund; qualche settimana più tardi, il 18 ottobre, sigla la propria seconda rete in Champions nella vittoria per 4-1 dei bianconeri sui Rangers. Le fatiche europee si riverberano sul cammino in campionato, dove la Juventus non riesce a difendere il titolo, ma sul piano personale Conte è ormai tra i senatori della squadra bianconera: il 20 aprile 1996 scende in campo a San Siro nel derby d'Italia indossando per la prima volta la fascia di capitano, trovando nell'occasione anche la seconda e decisiva rete che vale il successo 2-1 dei suoi.

Il successivo 22 maggio scende in campo da titolare nella finale di UEFA Champions League all'Olimpico di Roma contro l'Ajax, ma è costretto a uscire anzitempo al 44' per problemi fisici, sostituito da Vladimir Jugović; i torinesi vinceranno la competizione ai tiri di rigore mentre negli spogliatoi Conte scoprirà che l'infortunio è più grave del previsto, impedendogli di prendere parte con la nazionale al successivo campionato d'Europa 1996.

1996-2001: gli anni da capitano

Nell'estate 1996, stante la partenza di Gianluca Vialli, Conte succede a quest'ultimo come nuovo capitano della squadra. La sua prima stagione con la fascia al braccio si rivela, tuttavia, molto sfortunata. Dopo avere recuperato dal problema fisico occorsogli nella finale contro l'Ajax, a novembre si infortuna nuovamente, stavolta in maniera ancora più grave, durante Italia-Georgia, riportando una rottura del legamento crociato anteriore sinistro. L'infortunio lo costringe all'operazione e a chiudere anzitempo l'annata, non consentendogli quindi di fregiarsi delle vittorie bianconere in Coppa Intercontinentale e Supercoppa UEFA e relegandolo a comprimario nel cammino verso il tricolore dei suoi compagni di squadra.

 

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Conte alla Juventus nella stagione 1996-1997, in cui divenne il capitano della plurivittoriosa squadra di Marcello Lippi.

 

Torna a pieno regime per la stagione 1997-1998, che si apre con la vittoria della sua seconda Supercoppa nazionale, giocando la finale del 23 agosto 1997 vinta dalla Juventus per 3-0 sul Vicenza: nell'occasione Conte sigla la rete che fissa il risultato e che, a livello personale, pone simbolicamente fine all'annus horribilis da cui è reduce. Il successivo 31 agosto, alla prima di campionato, segna la rete del definitivo 2-0 in casa contro il Lecce, sua ex squadra; a fine stagione, con 44 presenze e 6 gol, Conte contribuisce alla vittoria dello scudetto, il suo terzo in carriera.

La stagione 1998-1999 si apre in maniera negativa sia sul piano sportivo, con la sconfitta in Supercoppa italiana contro la Lazio, sia su quello personale; perde temporaneamente i gradi di capitano per scelta dello spogliatoio — che li affida a un convalescente Alessandro Del Piero — e soprattutto entra in rotta con il tecnico Lippi, uscendo per questo dal novero dei titolari. Nella seconda parte dell'annata, con le sopravvenute dimissioni dell'allenatore viareggino e l'arrivo sulla panchina juventina di Carlo Ancelotti, Conte ritrova immediatamente centralità nell'undici bianconero: il tecnico reggiolese lo riposiziona nel ruolo di centrocampista centrale, rendendolo un intoccabile nel suo 3-5-2.

Rinfrancato e motivato dalla rinnovata leadership, Conte approfitta del nuovo modulo per cercare con più frequenza la porta. La sua verve sottorete si palesa in particolar modo nella fase a eliminazione diretta di UEFA Champions League, dove il capitano juventino è grande protagonista, ripagando la fiducia di Ancelotti siglando ben 3 gol: il 3 marzo 1999 realizza la seconda marcatura bianconera nell'andata dei quarti di finale contro l'Olympiakos; va in gol anche nella gara di ritorno, il 17 dello stesso mese, trovando nei minuti finali l'1-1 che permette ai suoi di superare il turno; infine il successivo 7 aprile porta in vantaggio la Juventus nella semifinale di andata pareggiata 1-1 in casa del Manchester Utd. Sarà proprio questa squadra, nella sfida di ritorno, a eliminare i torinesi con il risultato finale di 2-3. A fine anno, Conte eguaglia il suo record di marcature stagionali (7) stabilito l'annata precedente.

 

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Conte in azione in maglia juventina nel campionato 1999-2000: al braccio la fascia personalizzata donatagli dagli ultras bianconeri dell'epoca, e del quale il numero otto era uno dei massimi idoli.

 

Nella stagione 1999-2000, nonostante l'arrivo di nuovi giocatori come Sunday Oliseh e Gianluca Zambrotta, Conte rimane titolare nel centrocampo juventino. Il 24 agosto 1999 realizza il suo primo gol stagionale nella finale di ritorno della Coppa Intertoto, conclusa con un pareggio 2-2 sul campo del Rennes e con la conseguente vittoria del trofeo da parte bianconera. A fine stagione segna in totale 6 gol in 38 presenze complessive tra campionato e coppe e, complice la positiva annata, riceve la convocazione del commissario tecnico Dino Zoff per il campionato d'Europa 2000. Nella stagione 2000-2001, chiusa al secondo posto, totalizza 28 presenze e 3 gol.

2001-2004: l'epilogo

A partire dall'annata 2001-2002, ormai trentaduenne e alle prese con un fisico falcidiato da vari acciacchi, Conte entra nella fase calante della carriera agonistica. Il ritorno sulla panchina juventina di Lippi lo priva definitivamente dei gradi di capitano a vantaggio di Del Piero e, conseguentemente, di un posto tra i titolari. Pur scivolato tra le seconde linee, in questa stagione riuscirà comunque a dare ancora un importante contributo alla causa bianconera: ricucito man mano il rapporto col tecnico viareggino e, anche senza fascia, rimasto tra le voci più autorevoli dello spogliatoio, il centrocampista colleziona 28 presenze e 1 gol in un campionato che si conclude con la vittoria dello scudetto, quello del «5 maggio», passato agli annali per l'impronosticabile sorpasso all'ultima giornata sui rivali dell'Inter.

Sarà questa, a posteriori, l'ultima stagione di Conte ad alti livelli. Nel campionato 2002-2003 è impiegato sporadicamente, pur potendosi fregiare nuovamente del titolo italiano; ha inoltre modo di giocare la finale di UEFA Champions League persa ai rigori contro il Milan dove, subentrato nel secondo tempo, colpisce di testa una clamorosa traversa della porta di Dida. Al termine della stagione 2003-2004 decide di ritirarsi dal calcio giocato, rifiutando un ulteriore rinnovo propostogli dalla società, sia per i sopraggiunti 35 anni d'età sia per l'ideale fine di un ciclo a Torino, con il contemporaneo e definitivo addio di Lippi alla panchina bianconera. Conte gioca la sua ultima partita in Serie A a San Siro il 4 aprile 2004, un derby d'Italia contro l'Inter (3-2), mentre l'ultima in Europa era stata il precedente 25 febbraio al Riazor di A Coruña, contro il Deportivo La Coruña (1-0). In 13 stagioni con la Juventus, ha collezionato in campionato 295 presenze e 29 gol, in totale 419 presenze e 44 gol.

Nazionale

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Conte al suo esordio in nazionale, nel 1994, contro la Finlandia.

 

Il suo esordio nella nazionale maggiore avviene sotto la guida di Arrigo Sacchi a 24 anni, il 27 maggio 1994, nell'amichevole premondiale contro la Finlandia; viene quindi convocato dallo stesso commissario tecnico per il campionato del mondo 1994 negli Stati Uniti d'America. Nel corso della manifestazione gioca titolare la sfida dei quarti di finale contro la Spagna e subentra nel secondo tempo nella semifinale contro la Bulgaria. Rimane in panchina nella decisiva sfida in finale contro il Brasile, persa ai tiri di rigore.

Non partecipa al campionato d'Europa 1996 in Inghilterra, a causa di un infortunio patito poche settimane prima con la Juventus nella finale di UEFA Champions League.

Convocato solo in due occasioni da Cesare Maldini, peraltro senza scendere in campo, non prende parte al campionato del mondo 1998 in Francia. Torna a giocare in nazionale il 27 marzo 1999, durante la gestione del nuovo CT Dino Zoff, nella trasferta contro la Danimarca valevole per le qualificazioni al campionato d'Europa 2000: nell'occasione realizza di testa il suo primo gol in azzurro, fissando il risultato sul definitivo 1-2 per l'Italia.

 

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Conte (accosciato, secondo da sinistra) in azzurro a Bologna nel 1999, per la gara contro il Galles valevole per le qualificazioni al campionato d'Europa 2000.

 

Viene scelto da Zoff per la fase finale dell'Europeo in Belgio e nei Paesi Bassi. L'11 giugno, nella prima gara della fase a gironi contro la Turchia, Conte realizza in rovesciata il primo gol degli azzurri nel torneo, contribuendo alla vittoria dell'Italia per 2-1. Disputa anche l'altra partita della fase a gironi contro il Belgio e quella dei quarti di finale contro la Romania, dove, a causa di un fallo di Gheorghe Hagi che gli procura una lesione ai legamenti della caviglia destra, conclude in anticipo l'Europeo, poi perso dall'Italia in finale, al golden goal, contro la Francia.

In maglia azzurra ha totalizzato 20 presenze e 2 reti.

Allenatore

Gli inizi con Siena e Arezzo

Già sul finire della carriera agonistica, Conte aveva palesato l'intenzione di rimanere nel mondo del calcio come allenatore. Il desiderio di intraprendere questa nuova professione in seno allo staff juventino è, tuttavia, osteggiato dal neotecnico della prima squadra, Fabio Capello, così l'ex centrocampista comincia dalla panchina di un altro club bianconero, il Siena, dove nel campionato 2005-2006 va a ricoprire il ruolo di vice per Luigi De Canio.

Della stagione successiva è la sua prima esperienza da capo allenatore, venendo chiamato a guidare l'Arezzo, che va a iniziare il campionato di Serie B con una penalizzazione di 6 punti in classifica, conseguenza di Calciopoli. Dopo un pessimo avvio che vede la formazione amaranto stagnare sul fondo della graduatoria, Conte viene esonerato il 31 ottobre 2006 e sostituito da Maurizio Sarri; viene richiamato il 13 marzo 2007, subentrando allo stesso Sarri e ritrovando la squadra ancora all'ultimo posto. Questa volta l'avvicendamento sortisce effetti e, con 24 punti nelle ultime 10 partite, Conte trascina gli aretini a sfiorare una salvezza che appariva insperata fino a poche settimane prima, ma infine sfuggita all'ultima giornata. Senza la succitata penalizzazione, l'Arezzo si sarebbe classificato undicesimo, evitando agevolmente il declassamento in Serie C1.

Bari

Il 28 dicembre 2007 diventa il nuovo allenatore del Bari, subentrando al dimissionario Giuseppe Materazzi; quella con i galletti pugliesi è per lui la seconda esperienza sulla panchina di una squadra di Serie B. Ottiene la salvezza anticipatamente piazzandosi a metà classifica, segnalandosi inoltre per la vittoria del derby pugliese contro il Lecce, fatto che porta a forti attriti con i suoi conterranei salentini.

Per la stagione 2008-2009, conferma l'impegno con il Bari nella serie cadetta. In Puglia schiera un modulo che ha nelle fasce offensive il suo punto di forza, ispirato al modulo adottato da Gian Piero Ventura al Pisa nella stagione precedente; il Bari di Conte si proietta da solo in testa alla classifica e ottiene infine, dopo otto anni, la promozione in Serie A, matematicamente giunta l'8 maggio 2009, con quattro giornate di anticipo, a seguito della sconfitta del rivale Livorno con la Triestina. Il 2 giugno Conte accetta inizialmente il rinnovo del contratto con il club pugliese, tuttavia, dopo tre settimane, risolve consensualmente l'accordo con la società biancorossa.

Atalanta, ritorno a Siena

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Conte nel 2009, durante la sua breve esperienza da tecnico dell'Atalanta.

 

Dopo quasi tre mesi dall'addio al Bari, il 21 settembre 2009 è ingaggiato in Serie A dall'Atalanta, subentrando all'esonerato Angelo Gregucci. Alla prima panchina in massima categoria, in casa col Catania (0-0), Conte è espulso per proteste. La prima vittoria in A è il 18 ottobre, sul campo dell'Udinese. Dopo aver ottenuto 13 punti in 13 partite (3 vittorie, 4 pareggi, 6 sconfitte), si dimette il 7 gennaio 2010, in seguito alla sconfitta rimediata in casa col Napoli. Il successivo 1º febbraio, vince il premio Panchina d'argento della stagione 2008-2009 per avere riportato il Bari nella massima divisione; il premio è istituito dal settore tecnico della Federcalcio e riservato agli allenatori della Serie B che si siano particolarmente distinti durante il campionato.

Il 23 maggio 2010 diventa allenatore del neoretrocesso Siena, ritornando sulla panchina dove, da vice di Luigi De Canio, aveva iniziato il percorso da tecnico. Con i toscani ottiene il secondo posto finale in campionato, che vale la promozione diretta in Serie A (seconda della sua carriera dopo quella con il Bari) con tre giornate di anticipo.

Juventus

Ormai considerato tra i migliori tecnici emergenti della sua generazione, il 31 maggio 2011 Conte ritorna dopo sette anni in seno alla squadra di cui era stato bandiera e capitano da calciatore, la Juventus: il presidente Andrea Agnelli gli affida il difficile compito di riportare la squadra bianconera, ancora a secco di successi nel post-Calciopoli e in uno dei momenti sportivamente più difficili della sua storia, ai vertici del calcio italiano.

L'11 settembre ottiene la sua prima vittoria in campionato con la Juventus battendo 4-1 il Parma, inaugurando lo Juventus Stadium. Il successivo 25 ottobre, alla nona giornata del campionato, la squadra si impone per 2-1 contro la Fiorentina, portando la Juventus in solitaria alla testa della classifica, evento che non accadeva da cinque anni, dalla stagione calcistica 2005-2006. Con la vittoria esterna a Lecce dell'8 gennaio 2012, Conte entra nella storia della Juventus eguagliando il record della stagione 1949-1950 con 17 risultati utili consecutivi dalla prima di campionato. La settimana dopo supera il record stabilendone uno nuovo di 18 risultati utili consecutivi da inizio campionato, col pareggio interno col Cagliari (1-1). Una settimana dopo la Juve ottiene il titolo d'inverno dopo avere battuto 0-2 l'Atalanta. Chiude imbattuto il girone d'andata con 11 vittorie, 8 pareggi, 0 sconfitte.

 

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Conte nel 2012 alla guida della Juventus

 

Il 12 marzo una giuria di esperti, giornalisti e dirigenti sportivi decreta Conte vincitore del Premio Maestrelli per la stagione in corso, precedendo Guidolin e Mazzarri. Il 6 maggio vince il suo primo campionato da allenatore battendo 2-0 il Cagliari a Trieste (campo neutro) alla 37ª giornata, grazie anche alla contemporanea sconfitta del rivale Milan nel derby milanese, portando il distacco a 4 punti. Conclude il campionato raccogliendo 23 vittorie e 15 pareggi, mantenendo l'imbattibilità. La striscia di risultati utili consecutivi termina il 20 maggio, quando la Juventus perde 2-0 col Napoli, finale di Coppa Italia.

L'11 agosto 2012, a Pechino, vince la prima Supercoppa italiana da allenatore, battendo ancora il Napoli 4-2. Il 5 maggio 2013 vince il secondo scudetto consecutivo alla guida della Juventus con 3 giornate d'anticipo, diventando il quinto allenatore alla guida della squadra capace di vincere due scudetti nei primi due anni dopo Carcano (1930-1931 e 1931-1932), Parola (1959-1960 e 1960-1961), Vycpálek (1971-1972 e 1972-1973) e Trapattoni (1976-1977 e 1977-1978).

Il 18 agosto 2013 vince la sua seconda Supercoppa italiana battendo 4-0 la Lazio all'Olimpico di Roma. Il 12 gennaio 2014 ottiene il record di 11 vittorie consecutive, superando il precedente primato del Quinquennio d'oro di Carcano. Il 4 maggio è campione d'Italia per il terzo anno di fila, in virtù della sconfitta della rivale Roma a Catania. Oltre a ciò, sul piano personale, il tecnico, al suo terzo scudetto in panchina, entra nel novero dei colleghi più titolati nel campionato italiano di calcio, appaiando colleghi quali Garbutt, Herrera, Mancini e Weisz. A fine torneo la Vecchia Signora taglia due traguardi storici: 102 punti in campionato (record europeo) e totale imbattibilità casalinga con 57 punti ottenuti su altrettanti disponibili.

Nella stessa stagione porta la Juventus in semifinale di UEFA Europa League, dov'è estromessa dal Benfica: un'eliminazione cocente per i tifosi bianconeri che, per la prima volta in questo ciclo, non risparmiano critiche a Conte nella gestione del doppio confronto coi lusitani e, in generale, del doppio impegno campionato-coppa; fatto che a posteriori comincia a incrinare il fin lì saldo rapporto tra il tecnico e l'ambiente torinese. La situazione pare appianarsi nelle settimane seguenti, quando la società conferma il tecnico in panchina anche per la stagione seguente; tuttavia il 15 luglio 2014, a ritiro estivo iniziato, a sorpresa Conte, entrato definitivamente in rotta con la dirigenza juventina circa i piani futuri della squadra, si dimette risolvendo il proprio contratto.

Nazionale italiana

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Conte (al centro) dà indicazioni ai suoi dalla panchina azzurra, durante la trasferta di Baku contro l'Azerbaigian valevole per le qualificazioni al campionato d'Europa 2016.

 

Il 14 agosto 2014 si accorda con la FIGC per ricoprire, fino al campionato d'Europa 2016, il doppio incarico di commissario tecnico della nazionale italiana e di coordinatore delle squadre giovanili azzurre. Il 4 settembre esordisce sulla panchina dell'Italia con una vittoria, sconfiggendo 2-0 in amichevole i Paesi Bassi. Il 10 ottobre 2015, con la vittoria per 3-1 a Baku contro l'Azerbaigian, raggiunge la qualificazione all'Europeo.

Alla fase finale in Francia, l'Italia vince il proprio girone con due vittorie contro il Belgio per 2-0 e contro la Svezia per 1-0 e subendo una sconfitta contro l'Irlanda per 1-0, qualificandosi per gli ottavi di finale, dove gli azzurri battono 2-0 i campioni in carica della Spagna. Nei quarti di finale l'Italia cede il passo alla Germania dopo i tiri di rigore, in una gara che mette la parola fine all'esperienza di Conte in azzurro: il club inglese del Chelsea aveva infatti ufficializzato, tre mesi prima, l'ingaggio di Conte come proprio allenatore a partire dalla stagione di Premier League 2016-2017.

Chelsea

Il 14 luglio 2016 s'insedia quale nuovo tecnico del Chelsea. Il 15 agosto ottiene la sua prima vittoria sulla panchina dei Blues durante il derby londinese contro il West Ham Utd, per 2-1. Il 12 maggio 2017, vincendo per 1-0 sul campo del West Bromwich, il tecnico si laurea campione d'Inghilterra alla stagione d'esordio e con due turni di anticipo; è il quarto allenatore italiano ad aggiudicarsi il titolo inglese dopo Carlo Ancelotti, Roberto Mancini e Claudio Ranieri. Arriva inoltre in finale di FA Cup, venendo però sconfitto dai concittadini dell'Arsenal.

 

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Conte (in primo piano) al Chelsea nel precampionato della stagione 2016-2017

 

Alla positiva annata d'esordio, tuttavia, fa seguito una più negativa sul piano sportivo e, ancor più, ambientale. Sconfitto ancora dai Gunners nella sfida di Community Shield, nel corso dell'annata il Chelsea, dopo aver superato come secondo classificato un difficile girone di UEFA Champions League comprendente Roma, Atlético Madrid e Qarabağ, viene eliminato agli ottavi di finale dal Barcellona; in campionato non riesce a difendere il titolo, chiudendo la classifica al quinto posto e fallendo l'obiettivo minimo della qualificazione in Champions. La vittoria a fine stagione dell'ottava FA Cup della storia Blues, raggiunta battendo in finale il Manchester Utd per 1-0, non riesce a ricucire i rapporti tra Conte e la società londinese, che il 13 luglio 2018 annuncia l'esonero dell'allenatore leccese.

Inter

Dopo un anno sabbatico e a distanza di cinque anni dalla sua precedente esperienza in Serie A, il 31 maggio 2019 diventa il nuovo allenatore dell'Inter, in sostituzione dell'esonerato Luciano Spalletti. Il debutto in nerazzurro è del 26 agosto seguente, in campionato, battendo per 4-0 a San Siro la squadra dei suoi esordi, il Lecce. L'arrivo sulla panchina interista di una storica ex bandiera juventina rinfocola immediatamente la più grande rivalità del calcio italiano e, nello specifico, divide nettamente gli animi della tifoseria nerazzurra; ciò nonostante, a Milano il tecnico è protagonista di un positivo avvio, rigenerando repentinamente un ambiente che, negli anni precedenti, raramente aveva saputo essere protagonista: vince le prime sei gare di campionato, stracittadina compresa, un filotto che in casa nerazzurra aveva l'unico precedente nella stagione 1966-1967 con Helenio Herrera in panchina.

Il 6 gennaio 2020, con la vittoria per 3-1 al San Paolo sul Napoli, Conte raggiunge le 100 vittorie in Serie A da allenatore, il più veloce a tagliare questo traguardo nella storia del campionato italiano. Il successivo 9 febbraio, vincendo anche il derby di ritorno, diventa il primo tecnico interista a fare sue entrambe le stracittadine alla sua stagione di esordio, dopo Carlo Carcano nell'annata 1945-1946. Proprio dopo il derby, che aveva proiettato la squadra in testa alla classifica, questa accusa una flessione di risultati, lasciando definitivamente la vetta; il tecnico salentino porta comunque i lombardi al secondo posto finale — piazzamento che mancava dall'edizione 2010-2011 —, dietro alla sola Juventus campione con due turni di anticipo. Di rilievo anche il cammino stagionale nelle coppe europee, seppur a due facce: smaltita la delusione per la precoce eliminazione nella fase a gironi di UEFA Champions League, in UEFA Europa League gli uomini di Conte raggiungono l'atto conclusivo del torneo — a ventidue anni dall'ultima volta nella manifestazione e a dieci dall'ultima finale europea assoluta per i nerazzurri —, dove tuttavia non riescono a sollevare il trofeo, venendo sconfitti dal Siviglia.

L'inizio del campionato successivo è contrassegnato da risultati altalenanti nei primi due mesi, che tuttavia tengono la squadra a contatto con le posizioni di vertice; al ritorno dalla sosta di novembre, l'Inter inanella una striscia di otto vittorie consecutive che la proietta al secondo posto, a ridosso del Milan poi campione d'inverno. Dopo qualche passo falso sul finire del girone di andata, chiuso alle spalle dei concittadini, all'inizio della tornata conclusiva i nerazzurri ottengono undici successi consecutivi e ipotecano il tricolore. Il 2 maggio 2021, grazie alla vittoria sul Crotone e complice il pareggio della rivale Atalanta con il Sassuolo, l'Inter si laurea campione d'Italia con quattro giornate d'anticipo: per Conte, che riporta il titolo ai meneghini dopo undici anni, si tratta del quarto campionato italiano vinto da allenatore e del quinto in assoluto, contando anche quello con il Chelsea. Nuovamente deludenti, invece, sono i percorsi nelle coppe: in UEFA Champions League l'Inter viene eliminata già nella fase a gironi, mentre in Coppa Italia esce in semifinale. Nonostante il successo tricolore, il 26 maggio 2021 arriva la repentina risoluzione contrattuale tra l'allenatore e il club milanese, alla luce delle divergenze d'intenti sul futuro della squadra.

Tottenham

Il 2 novembre 2021 subentra a stagione in corso alla guida del Tottenham, in sostituzione dell'esonerato Nuno Espírito Santo. Due giorni dopo debutta sulla panchina dei londinesi, vincendo per 3-2 la gara interna a New White Hart Lane contro il Vitesse valevole per la fase a gironi di Europa Conference League. In Premier League, dopo lo 0-0 al debutto a Goodison Park con l'Everton, la prima vittoria arriva il 21 novembre grazie al 2-1 casalingo sul Leeds Utd. Il 29 dicembre seguente, a seguito del pareggio sul campo del Southampton diventa il primo allenatore degli Spurs ad essere imbattuto in campionato nelle prime sette gare disputate (4 vittorie e 3 pareggi), superando Jacques Santini e Tim Sherwood, entrambi fermi a sei con rispettivamente due vittorie e quattro pareggi il primo e cinque vittorie e un pareggio il secondo.

Controversie

Il 26 luglio 2012, Conte viene deferito dalla Procura Federale nell'ambito del terzo filone dell'inchiesta sportiva sul calcioscommesse, con l'accusa di omessa denuncia in relazione alle partite Novara-Siena 2-2 e AlbinoLeffe-Siena 1-0 del campionato di Serie B 2010-2011, quando sedeva sulla panchina senese. Il successivo 1º agosto la Commissione Disciplinare definisce «non congrua» l'istanza di patteggiamento a 3 mesi e 200 000 euro concordata tra il procuratore Palazzi e i legali del tecnico; caduta ogni possibilità di un nuovo accordo tra le parti, il giorno seguente viene resa nota la richiesta di 15 mesi di squalifica da parte della Procura Federale.

Il 10 agosto 2012, l'allenatore viene squalificato per 10 mesi dalla Commissione Disciplinare della Federcalcio. Il 22 dello stesso mese, lo stop viene confermato dalla Corte Federale che riformula parzialmente la decisione della Disciplinare, prosciogliendo allenatore per Novara-Siena, ma ribadendo la squalifica di 10 mesi per l'omessa denuncia di Albinoleffe-Siena. Il 29 agosto il tecnico presenta ricorso al Tribunale Nazionale d'Arbitrato per lo Sport (TNAS) del CONI per ottenere la procedura d'urgenza e la sospensione cautelare della squalifica; il presidente del TNAS accoglie l'istanza di urgenza del ricorso, respingendo invece quella cautelare per neutralizzare la squalifica, con un rimando su questa decisione ai giudici dell'arbitrato competenti. Il 5 ottobre 2012, il TNAS riduce la squalifica inflitta in secondo grado a 4 mesi, consentendo al tecnico di tornare in panchina a partire dal successivo 8 dicembre.

Sul fronte della giustizia ordinaria, il 7 luglio 2015 la Procura di Cremona chiede il rinvio a giudizio per Conte e altri 103 indagati con l'accusa di frode sportiva in relazione alla partita AlbinoLeffe-Siena, mentre per Novara-Siena il PM Di Martino chiede l'archiviazione così come per l'originaria accusa di associazione a delinquere. Il 5 aprile 2016 la procura cremonese chiede per Conte 6 mesi di reclusione con pena sospesa e 8 000 euro di multa, anziché 8 mesi, considerando lo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato: il 16 maggio seguente Conte viene assolto dal giudice dell'udienza preliminare «per non aver commesso il fatto».

 

Palmarès

Giocatore

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Conte solleva la Champions League 1995-1996 vinta in maglia juventina

Club

Competizioni nazionali
Competizioni internazionali

Allenatore

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Conte premiato nel 2013 ai Globe Soccer Awards quale migliore allenatore dell'anno

Club

Individuale

  • Panchina d'oro speciale: 1 - 2016-2017

Onorificenze

Cavaliere Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere Ordine al merito della Repubblica italiana
  — Roma, 12 luglio 2000

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png    ANTONIO CONTE

 

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NICOLA CALZARETTA, “HURRÀ JUVENTUS” DELL’AGOSTO 2011
Antonio Conte il capitano, adesso mister, suo padre, Cosimino, lo ha sempre detto: «Diventerà un grande allenatore». Più che una profezia, una certezza. Il modo indicativo è lì a certificarlo. Non sogni di babbo, pur consentiti, ci mancherebbe. Ma previsioni fondate di chi è del mestiere. Di chi al pallone ha dedicato una vita intera, presidente-allenatore-segretario della Juventina di Lecce per oltre trent’anni.
Lì (e poteva essere diversamente?) ha mosso i primi passi Antonio. A tre anni già seduto in panchina accanto al babbo, a nove ufficialmente tesserato nel settore giovanile della Juventina. Maglia bianconera, pantaloncini e calzettoni bianchi: la perfetta copia della Juventus vera, la squadra del cuore del biondissimo Antonio. Un amore senza se e senza ma. La riprova quando un giornale lancia un concorso, chiedendo ai partecipanti di inviare il disegno del proprio calciatore preferito: il piccolo Conte manda quello di Roberto Bettega, il suo idolo. Anno Domini 1979.
Non è dato conoscere se e quanti poster bianconeri abbia nella sua camera. Di certo si sa che cresce bene e che gioca ancora meglio. Inevitabile e meritato, arriva il passaggio al Lecce. La testa rimane saldata al collo e i piedi alla terra. Unica concessione, a quattordici anni, una Vespa usata. Ma a correre in campo è lui. Due anni dopo arriva addirittura il debutto in A.
È il 6 aprile 1986, Antonio non ha ancora 17 anni. Scommette su di lui mister Fascetti, uno che vede lontano. Gioca gli ultimi dieci minuti al posto di Vanoli. La gioia per il debutto, però, non dura molto. La sfortuna, che con lui sarà particolarmente accanita, si presenta subito sotto forma di una tibia rotta dopo uno scontro con un compagno. Stop forzato ai box. Tempra e carattere che si rafforzano ulteriormente. Torna più forte e sicuro di prima. Impressiona la sua grinta e la voglia di arrivare. Nel mezzo ecco pure il diploma di ragioniere, dopo cinque anni di superiori senza mai andare a settembre. Accidenti che tipo!
Gli anni ‘80 stanno per chiudersi. Per Conte si aprono sempre di più le porte della Prima Squadra. È Carlo Mazzone che gli mette le ali. Lui prende al volo l’occasione e non molla più la maglia da titolare. È una bella squadra quel Lecce: Pasculli, Virdis, Barbas, Giacomo Ferri. C’è anche Checco Moriero, anche lui classe 1969, quello che da piccoli lo batteva nelle gare di atletica, ma poi Antonio si rifaceva con le ragazze, confidando sul gentile aspetto e sull’azzurro dei suoi occhi. La consacrazione arriva con il campionato 1989-90: 28 presenze e un gol, il primo in A, contro il Napoli, davanti a Maradona. Compimenti e successi. I primi soldi veri. Una parte destinati all’acquisto della Golf usata che gli vende Giuliano Terraneo, il portiere-poeta che chiude la sua lunga carriera proprio a Lecce nel 1990.
Il nome di Conte inizia a circolare. Debutta anche con l’Under 21, si fa un altro buon campionato con i giallorossi fino all’improvvisa chiamata della Juventus. Novembre 1991. A dire il vero il suo arrivo a Torino passa un po’ sottotraccia. È il mercato d’autunno, quello di “riparazione”; ultimo appello. In quei primi anni ‘90 è ancora così. Le sessioni di mercato sono due e molto contenute. Estate e autunno, per gli ultimi e definitivi ritocchi.
È Giovanni Trapattoni, alla sua seconda tornata sulla panchina bianconera, che chiede l’acquisto di Conte. Al Trap, si sa, i mediani tutto cuore e grinta piacciono da matti, forse perché ci si specchia un po’ dentro. Boniperti lo accontenta. E chiama casa Conte. Dall’altro capo del telefono mamma Ada: «Immagino quanto le costerà rinunciare a un figlio che si trasferisce a 1.000 chilometri – sono le parole del presidente –. Ma voglio tranquillizzarla, alla Juve troverà un’altra famiglia che saprà crescerlo e aiutarlo nei momenti difficili».
Sarà così. Intanto l’acquisto è concluso facilmente. Antonio arriva a Torino. La nebbia gli mette un po’ di ansia. Le labbra sono cucite dall’emozione. Il cuore è in tumulto. Boniperti gli mostra le scarpette con cui ha giocato a Wembley e i trofei della Juve. «Ricordo bene il giorno che arrivai a Torino. Per l’emozione non spiaccicai una parola. C’erano campioni come Roberto Baggio, mi venne istintivo dare del “lei” a tutti. Anzi, del “voi”, perché sono leccese e dalle mie parti si usa così. Pensai: “Qui non duro a lungo, sono di passaggio, non posso permettermi un salto così lungo, dalla B in Puglia alla squadra più forte d’Italia”».
Ma per fortuna il vento che scaccia la nebbia, si porta via anche i timori del giovanotto pugliese. Le foto, la figurina Panini stampata in extremis per inserirla nell’album e Antonio Conte si trova in mezzo a Schillaci e Baggio, Tacconi e Marocchi, Julio Cesar e Kohler. Inutile dire che lui è felicissimo, bianconero nel sangue com’è. L’inizio è in salita. Nella prima amichevole che gioca, con un maldestro passaggio indietro al portiere, favorisce il gol avversario. Lui ci rimane malissimo, ma sono peccati veniali. Trapattoni lo tiene sulla corda e gli offre supplementi di lezioni tecniche e tattiche. Lui risponde presente e alla fine gioca 14 partite e cosa più importante, si conquista un posto da titolare per l’anno successivo.
È già maturato tantissimo, dopo soltanto pochi mesi di cura Trap. Di lui si parla come il mediano del futuro, erede di Furino e Bonini. Antonio ci sta, non si spaventa. Brillano sul suo viso gli occhi azzurri chiarissimi.
La stagione ‘92-93 è trionfale per la Juve e per lui. Arriva la Coppa Uefa. Conte si tiene ben stretto il posto in squadra, né il Trap è intenzionato a dare la sua maglia ad altri. È cresciuto ancora. Non solo mediano. Centrocampista globale, perno della manovra, cacciatore di palloni ed anche goleador. E che goleador. Reti spesso spettacolari, gol frutto dell’istinto e di una tecnica di base che Conte migliora giorno dopo giorno. Il popolo juventino, che già l’ha in simpatia, lo eleva agli onori della canonizzazione bianconera il 10 aprile 1993. È domenica di derby, la partita che mette i brividi. Il Torino e il suo furore, con quel tremendismo granata che alla Juventus temono. Ci pensa Antonio Conte a dare la giusta misura alle cose e, dunque, alla superiorità ancestrale dei bianconeri. A nove minuti dall’inizio porta in vantaggio la Juventus. A nove minuti dalla fine realizza il gol del definitivo 2-1, dopo il pareggio granata di Aguilera. La sua corsa, folle e gioiosa, dopo la marcatura decisiva, è la corsa, folle e gioiosa, di ogni tifoso vero della Juve.
In soli due anni, Conte è una delle colonne della Juventus e uno dei nomi nuovi su cui punta Arrigo Sacchi per la sua Nazionale che nel 1994 arriva seconda dietro il Brasile. Antonio c’è, uno dei pochi bianconeri stimati e voluti dal Commissario Tecnico Sacchi. E non è cosa da poco. Anzi. Umile e generoso, educato e colto, quando arriva Marcello Lippi ha l’intelligenza di mettersi a disposizione, senza reclamare nulla. Conte è juventino. Aspetta il suo turno, con pazienza e dedizione. Che arriva, impreziosito da gol stupendi, come il colpo di testa in tuffo contro il Borussia Dortmund nella prima di Champions League.
La fascia di capitano ben presto gli circonda il braccio sinistro. Gliela consegna Vialli, l’avallo Io appone mister Lippi. «È un grande onore, oltre che una responsabilità di cui vado fiero. Questa fascia è anche simbolica, in squadra ci sono, infatti, più capitani!». I tifosi, poi, gliene regaleranno una personalizzata: “Senza di te non andremo lontano. Antonio Conte è il nostro capitano”. «Penso che i tifosi apprezzino il mio modo di essere dentro e fuori dal campo. Con me sono sempre stati davvero fantastici. Nei momenti più difficili mi sono stati vicini, dimostrandomi calore e simpatia».
Conte capitano e la Juve va lontanissimo. Champions, Intercontinentale e un’altra dozzina di trofei tra scudetti, coppe e supercoppe assortite, alla fine saranno 15 in totale. Lui c’è, anche quando la malasorte si diverte a rendergli più dura la giornata. Tre le stazioni della sua personale via crucis. La prima durante la finale dell’Olimpico il 22 maggio 1996, dopo uno scontro con Davids. La coscia gli si gonfia come un cocomero. Addio Europei. «Quella sera, provai la soddisfazione più grande e l’amarezza più intensa. Pochi giorni dopo, i miei compagni partivano per gli Europei ed io ero in un letto di ospedale con una coscia gonfia e dolorante».
La seconda il 9 ottobre dello stesso anno, con la maglia della Nazionale. Salta il legamento crociato del ginocchio sinistro. Lungo stop e addio Tokyo. Terza stazione, il 24 giugno 2000, durante gli Europei che lui ha bagnato con una rovesciata-gol (sua specialità) di rara bellezza. Contro la Romania, un’entrata da codice penale di Hagi gli frantuma una caviglia e il torneo per lui finisce lì. Dolorose cadute e resurrezioni miracolose. Anzi no: resurrezioni figlie legittime della volontà di ferro e della tenacia di un ragazzino che con la maglia della Juve è diventato uomo.
Dice di lui il Trap: «Era duttile e intelligente. Una forza della natura nella fase difensiva e in quella offensiva: non è un caso che sia diventato allenatore. Giocando in mezzo capisci meglio le dinamiche di tutti i reparti».
“Voglio arrivare alla Juve”, lo dichiara subito, appena seduto sulla panchina dell’Arezzo, nel 2006: «L’idea di approdare alla Juventus prima o poi non è stata un’ossessione, semmai un pensiero piacevole e soprattutto inevitabile. Perché appena ho smesso di fare il calciatore e ho intrapreso un nuovo mestiere ho pensato subito che mi sarebbe piaciuto arrivare alla Juventus. Il motivo è molto semplice: questa è casa mia. Non si può stare lontani troppo a lungo».
Tredici stagioni in bianconero. Dal 1991 al 2004. Prima capitano, adesso mister. Antonio Conte, il terzo leccese juventino in ordine di tempo, dopo Causio e Brio. Anche lui, come i suoi concittadini, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Grande Juventus da calciatore. Ora, siamo sicuri, saprà farlo anche da mister.
 
STEFANO DISCRETI, DAL LIBRO “I NOSTRI CAMPIONI”
In una testimonianza scritta rivelata al sottoscritto, mi raccontò questo episodio: «Era un periodo in cui mister Lippi mi faceva giocare mediano sulla destra, ruolo che non gradivo troppo. Fui intervistato proprio in quei giorni ed evidentemente il giornalista fu bravo a estrapolare questo mio leggero malumore. Sai come fanno poi i giornali. Il giorno dopo il titolo fu: “Conte: vinco ma non mi diverto”. Successivamente, al mio ingresso negli spogliatoi trovai, attaccato al mio armadietto, questo messaggio: “Se vuoi divertirti, vai all’Una Park”. All apostrofo una! Ti rendi conto che cosa provocò in me quella frase scritta da quell’ignorantone di Angelo? (scrivi pure ignorantone, tanto è in senso affettuoso). Ancor oggi, quando rincontro Di Livio, lo prendo in giro».
 
IL FRATELLO, DA “TUTTOSPORT” DEL 25 NOVEMBRE 2011
Antonio è un vincente, ha chiamato la figlia Vittoria perché non sa parlare di altro, sua moglie è una santa: prima o poi parlerà di tattica anche lei, Siamo una famiglia bianconera, papà fondò una squadra a Lecce e la chiamò Juventina. Antonio al tempo era già determinato, per lui non esistono ostacoli impossibili ma solo sfide da vincere e ora pensa a far vincere la Juve 24 ore al giorno. Cosa temiamo in famiglia? La prima sconfitta. Quando è capitato in passato da giocatore e da allenatore si nota il cambiamento di umore, diventa intrattabile, non esce di casa. Pensa e ripensa agli errori. Io reagii male quando nel 1991 Antonio andò alla Juve, A dieci anni mi veniva a mancare in casa il fratello maggiore. Mia madre? All’inizio era preoccupata ma poi ci pensò Boniperti che parlo anche con lei per velocizzare la trattativa visto che c’era anche la Roma su Antonio. Mio padre invece fu orgoglioso del passaggio in bianconero ma non se ne vantò mai, è sempre stato schivo.
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Comincia l’avventura di Antonio sulla panchina bianconera. Questa volta il mercato è basato sulla “qualità”: arrivano Pirlo, Vucinić, Lichtsteiner e un semisconosciuto cileno, Arturo Vidal. E proprio il dover utilizzare il cileno e mettere Pirlo in condizione di esprimersi al meglio, “costringe” Conte ad abbandonare il suo amato 4-2-4 per un più produttivo 3-5-2. «Abbiamo lavorato due mesi su quel sistema di gioco, secondo me il più difficili da adottare. Poi, col passare dei giorni e degli allenamenti, mi sono convinto sempre di più che sarebbe stato un delitto non utilizzare insieme Pirlo, Vidal e Marchisio. Da qui ho studiato nuove soluzioni, senza abbandonare mai la nostra proposta di gioco».
Il trio difensivo è composto da Chiellini, Bonucci e Barzagli, la famosa BBC. Una specie di linea Maginot, quasi impossibile da superare. Gli attaccanti non segnano molto, ma ci pensano i centrocampisti (Marchisio in primis) e i difensori (lancio di Pirlo e gol di Lichtsteiner, vero leitmotiv della stagione) a riempire il tabellino delle realizzazioni. Ottimo anche il rendimento della panchina: Giaccherini, Padoin e il redivivo Cáceres non deludono mai quando chiamati in causa.
La Zebra non perde mai, anche se i pareggi sono tanti. «L’imbattibilità è qualcosa di straordinario, di impensabile. Adesso sappiamo che al massimo ci potranno raggiungere, mai superare».
Ma si batte due volte l’Inter, i campioni in carica del Milan allo Stadium e si rimonta in modo clamoroso la partita a Fuorigrotta. L’inseguimento al Diavolo è serrato ma i rossoneri cedono sul finale. E quando a Trieste, vincendo contro il Cagliari per 2-0, lo scudetto è cosa matematica, il pensiero dei tifosi non può non andare a chi ha provato ad affossare la Juve, all’anno in serie B e ai due settimi posti. «Ho avuto la fortuna di veder subito accettata la mia idea di calcio e la mia gestione del gruppo. Si trattava di tornare a giocare da grande squadra, non da provinciale. Dissi che, se proprio dovevamo perdere, era meglio che succedesse trafitti da un contropiede mentre attaccavamo, piuttosto che aspettare la fine difendendoci nella propria area. Ebbi la sensazione che i calciatori non aspettassero altro che sentire queste parole. La vittoria più importante è stata quella di Palermo, quando abbiamo sorpassato il Milan. Ho capito che potevamo arrivare fino alla fine, che avevamo rimesso l’osso in bocca. E che togliercelo sarebbe stata dura».
Si arriva anche in finale di Coppa Italia contro il Napoli, ma gli azzurri sono molto più motivati dei bianconeri e la partita non ha storia.
Conte, il condottiero, il martello, va all’assalto del bis e della Coppa dei Campioni. Per la prima volta, dopo 18 anni, in ritiro non c’è Ale Del Piero. Il capitano, infatti, non rientrando nei piani dell’allenatore leccese, emigra in Australia. Ritorna Giovinco dal prestito, arrivano dall’Udinese Isla e Asamoah. Ma il colpo grosso è costituito da un giovinotto francese, detto il Polpo. Paul Pogba è il suo nome e sarà lo spacca campionato. Si parte con la conquista della Supercoppa italiana a spese del Napoli, coi partenopei che non si presentano per la cerimonia di premiazione. Lo scudetto viene vinto in carrozza, mentre in Europa le cose non andranno così bene. Si battono i Blues allo Stadium, ma il Bayern elimina la Vecchia Signora con una doppia vittoria per 2-0. «Qualche problema all’inizio c’è stato. Anche se facevamo buoni risultati la squadra non esprimeva sempre i nostri concetti di gioco e abbiamo avuto anche fortuna in certi casi. Ma appena siamo rientrati nella giusta dimensione, abbiamo vinto uno scudetto a ritmi da record. In Champions abbiamo avuto la sfortuna di incontrare il Bayern nei quarti. In Europa è difficilissimo e alla vittoria finale devi arrivare per gradi, con pazienza, attraverso un progetto vincente e il nostro lo è».
Estate 2013: con l’arrivo di Fernando Llorente e Carlos Tevez, Conte cambia nuovamente volto alla squadra. La BBC è sempre sugli scudi, ma questa volta c’è un attaccante di razza in mezzo all’area. Ma è Carlitos che farà la differenza con una stagione strepitosa condita da 21 reti. Continua la crescita di Vidal che metterà insieme ben 18 realizzazioni, le stesse di Fernando. Ancora una Supercoppa italiana, con un roboante 4-0 in casa della Lazio. Ancora uno scudetto vinto, con tanto di record di punti (102) per il campionato a 20 squadre. «Il nostro obiettivo era vincere lo scudetto, ma dopo la certezza matematica abbiamo fatto di tutto per raggiungere questo incredibile traguardo», dice un raggiante Conte.
Purtroppo, le note dolenti arrivano dalla Coppa Campioni. La Juve non supera ai gironi anche a causa della sconfitta contro il Galatasaray, su un vergognoso campo arato dalle ruspe turche. Retrocessi in Europa League e sconfitti in semifinali contro il Benfica. L’impressione generale è che, per inseguire un effimero record, Conte abbia snobbato la competizione che avrebbe visto disputare la finale proprio allo Stadium.
E si arriva al triste epilogo. Dopo due giorni di ritiro Conte abbandona il ritiro e la Vecchia Signora. «Non si può mangiare in un ristorante da 100 euro con soli 10 euro i tasca», solo le rabbiose parole di commiato, in netto contrasto con la società, rea (a suo parere) di non mettergli a disposizione una squadra competitiva. Peccato che Allegri, il suo successore, con la stessa squadra sfiorerà la vittoria in Coppa Campioni, perdendo immeritatamente la finale contro il Barcellona.
Ma questa è tutta un’altra storia.
 

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