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Socrates

Zlatan Ibrahimović

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Ibrahimovic: 'I became a machine at Juventus' -Juvefc.com
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I became a machine' at Juventus, reveals Ibrahimovic
 
Juventus 2004-2005 - 3 Maglia
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Evolution of Ibrahimovic | Juventus to Inter | Part 2 - YouTube

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg  ZLATAN IBRAHIMOVIĆ 

 

Ibrahimovic was meant to go to Roma, Mido reveals | Goal.com

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Zlatan_Ibrahimović

 

 

 

Nazione: Svezia Svezia
Luogo di nascita: Malmö
Data di nascita: 03.10.1981
Ruolo: Attaccante
Altezza: 195 cm
Peso: 95 kg
Nazionale Svedese
Soprannome: Ibra - Ibracadabra

 

Alla Juventus dal 2004 al 2006

Esordio: 12.09.2004 - Serie A - Brescia-Juventus 0-3

Ultima partita: 14.05.2006 - Serie A - Reggina-Juventus 0-2

 

92 presenze - 26 reti

 

2 scudetti

 

Zlatan Ibrahimović (Malmö, 3 ottobre 1981) è un ex calciatore svedese, di ruolo attaccante.

 

Considerato uno dei calciatori più forti e completi della sua generazione nonché come uno degli attaccanti più forti della storia del calcio, è uno dei marcatori più prolifici di tutti i tempi. È stato inserito per undici volte tra i candidati alla vittoria del Pallone d'oro (dal 2003 al 2005, dal 2007 al 2009 e dal 2012 al 2016) arrivando a ricoprire nel 2013 la quarta posizione alle spalle di Franck Ribéry, Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. A livello individuale è stato inoltre candidato per sei volte al FIFA World Player of the Year/The Best FIFA Men's Player e per due volte all'UEFA Best Player in Europe Award. Vincitore del Golden Foot nel 2012 e del FIFA Puskás Award nel 2013 (grazie all'ultima delle quattro reti segnate contro l'Inghilterra il 14 novembre 2012), è stato nominato calciatore svedese dell'anno in 12 occasioni (record) e per quattro volte sportivo svedese dell'anno (2008, 2010, 2013 e 2015).

 

Nel suo palmares si annoverano due campionati olandesi (2001-2002 e 2003-2004), una Coppa dei Paesi Bassi (2001-2002) e una Supercoppa olandese (2002) con l'Ajax, tre campionati italiani consecutivi (dal 2006-2007 al 2008-2009) con l'Inter e due (2010-2011 e 2021-2022) con il Milan, due Supercoppe italiane (2006 e 2008) con l'Inter e una (2011) con il Milan, un campionato spagnolo (2009-2010), due Supercoppe spagnole (2009 e 2010), una Supercoppa UEFA (2009) e una Coppa del mondo per club (2009) con il Barcellona, quattro campionati francesi consecutivi (dal 2012-2013 al 2015-2016), tre Coppe di Lega francesi consecutive (dal 2013-2014 al 2015-2016), due Coppe di Francia (2014-2015 e 2015-2016) e tre Supercoppe francesi consecutive (dal 2013 al 2015) con il Paris Saint-Germain, una Community Shield (2016), una Coppa di Lega inglese (2016-2017) e una Europa League (2016-2017) con il Manchester Utd.

 

Con la nazionale svedese, di cui è primatista di reti, ha preso parte a due campionati del mondo (2002 e 2006) e a quattro campionati d'Europa (2004, 2008, 2012 e 2016).

 

Zlatan Ibrahimović

207px-Zlatan_Ibrahimovi%C4%87_June_2018.jpg

Ibrahimović nel 2018

     
Nazionalità Bandiera della Svezia Svezia
Altezza 195 cm
Peso 95 kg
Calcio 25px-Football_pictogram.svg.png
Ruolo Attaccante
Termine carriera 1º luglio 2023
Carriera
Giovanili
1989-1991   Malmö BI
1991-1995 20px-600px_HEX-1372AC_White.svg.png FBK Balkan
1995-1999   Malmö FF
Squadre di club
1999-2001   Malmö FF 40 (16)
2001-2004   Ajax 74 (35)
2004-2006   Juventus 92 (26)
2006-2009   Inter 88 (57)
2009-2010   Barcellona 29 (16)
2010-2012   Milan 61 (42)
2012-2016   Paris Saint-Germain 122 (113)
2016-2018   Manchester Utd 33 (17)
2018-2019   LA Galaxy 56 (52)
2020-2023   Milan 64 (34)
Nazionale
1999 20px-Flag_of_Sweden.svg.png Svezia U-18 4 (1)
2001 Bandiera della Svezia Svezia U-21 7 (6)
2001-2023 Bandiera della Svezia Svezia 122 (62)

 

Biografia

180px-Zlatan_and_Persbrandt_Unicef.jpg
 
Ibrahimović con l'attore svedese Persbrandt nel 2005

 

Ibrahimović nasce a Malmö, nella Svezia meridionale, il 3 ottobre 1981, figlio di immigrati jugoslavi: il padre, Šefik Ibrahimović, è un bosniaco originario di Bijeljina (nell'allora repubblica federata di Bosnia ed Erzegovina), mentre la madre, Jurka Gravić, è una croata di religione cattolica originaria di Prkos, frazione del comune di Škabrnja (nell'allora repubblica federata di Croazia). Dopo la separazione tra i genitori, avvenuta quando Zlatan ha due anni, il tribunale decide per l'affidamento separato della prole, con il futuro calciatore affidato al padre. Vive un'infanzia difficile, caratterizzata da povertà, risse, furti e bullismo.

 

Cresce a Rosengård, sobborgo di Malmö in un quartiere densamente popolato da immigrati. Aveva un fratello di otto anni più grande, Sapko, morto nel 2014 a seguito di una malattia. È sposato dal 2001 con l'ex modella svedese Helena Seger, dalla quale ha avuto due figli.

 

La sua autobiografia, dal titolo Io, Ibra (in svedese Jag är Zlatan Ibrahimović), ha venduto mezzo milione di copie in Svezia e 200.000 in Italia (alla data di Natale 2011), diventando un grande successo commerciale e venendo nominata nel 2012 al Premio August.

 

Ai tempi dell'Inter, con un ingaggio da 12 milioni di euro a stagione, è stato il calciatore più pagato al mondo; secondo quanto riportato dalla rivista France Football, al 2016 risultava al 4º posto, con 28,5 milioni incassati tra stipendio da calciatore e vari sponsor.

 

Nel febbraio 2015 ha aderito con il Paris Saint-Germain a una campagna del Programma alimentare mondiale (World Food Program) finalizzata a sensibilizzare i tifosi sul problema della fame nel mondo, che affligge circa 805 milioni di persone, e, per dare evidenza al progetto, si è riempito tutto il corpo con cinquanta tatuaggi temporanei rappresentanti i nomi di altrettante persone assistite dall'Agenzia della Nazioni Unite. Nell'ottobre dello stesso anno la sua interpretazione dell'inno svedese, in una versione realizzata per uno spot della casa automobilistica Volvo, gli è valso il disco d'oro, ottenendo un gran numero di visualizzazioni su YouTube; inoltre, sempre in ottobre, ha lanciato una sua marca di profumi, chiamata Zlatan Ibrahimović Parfums.

 

Nel novembre 2016 è stata eretta una sua statua presso lo stadio Friends Arena di Stoccolma. Nel novembre 2018 esce il suo secondo libro Io sono il calcio, con testimonianze e racconti di giocatori e allenatori avuti in carriera, da Andrea Pirlo a José Mourinho. Nel novembre 2019 annuncia di aver acquistato una parte delle quote societarie dell'Hammarby, club di Stoccolma che milita nella massima serie svedese.

 

Nel 2021 è ospite da Amadeus per tutte e 5 le serate del 71º Festival di Sanremo. Sempre nel 2021 viene annunciata sul profilo Instagram di Ibra l'uscita di un film su di lui, I am Zlatan (o semplicemente Zlatan), diretto da Jens Sjögren.

Caratteristiche tecniche

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Ibrahimović, contrastato dal difensore francese Clichy, difende il pallone sfruttando la sua prestanza fisica

 

Soprannominato Ibracadabra, è un attaccante completo, di talento e fantasia. Molto potente fisicamente (dote che gli permette una perfetta protezione della palla e facilità nel gioco di sponda), è abile con entrambi i piedi, resistente, agile e dotato di un'eccellente tecnica individuale. Paragonato a Marco van Basten nella prima parte della sua carriera, per l'analoga eleganza nei movimenti, i suoi punti di forza sono il dribbling, lo scatto e la grande potenza e precisione nel tiro: ciò lo rende un pericoloso finalizzatore sia su azione sia su punizione, e un buon rigorista, con 84 rigori realizzati su 100 calciati (84%) al 30 gennaio 2021. Grazie a queste qualità, alla visione di gioco, alla sua abilità nel fraseggio e nel servire assist ai compagni, ha giocato da seconda punta nella prima metà della carriera e successivamente da centravanti, ricoprendo spesso il ruolo di regista offensivo; giocando come prima punta ha inoltre mostrato una buona capacità nel gioco aereo.

 

Avendo praticato da giovane il taekwondo (arte marziale di cui è cintura nera), è particolarmente dotato nel gioco acrobatico, e alcuni suoi movimenti nel colpire il pallone sono stati paragonati alle tecniche proprie delle arti marziali.

Carriera

Club

Inizi e Malmö FF

Da giovanissimo entra a far parte della squadra del Balkan, aggregato alla formazione dei ragazzi di due anni più grandi di lui. Tra le sue prestazioni da bambino spicca quella nella partita contro il Vellinge quando, entrato nella ripresa sul risultato di 4-0 per la squadra avversaria, capovolge le sorti dell'incontro segnando gli 8 gol che fissano il risultato finale sull'8-5 per la sua squadra.

 

Nel 1995, all'età di 13 anni, viene acquistato dalla squadra della sua città, il Malmö FF. Il 19 settembre 1999 fa il suo esordio nella Allsvenskan, subentrando contro l'Halmstad, e il 30 ottobre dello stesso anno segna il primo gol contro il Västra Frölunda. Nella stagione successiva, dopo la retrocessione in Superettan, diventa titolare della squadra con cui conquista la promozione in Allsvenskan e di cui risulta il miglior marcatore stagionale con 12 reti in 26 partite. Nella prima partita dell'Allsvenskan 2001, il 9 aprile 2001 contro l'AIK, segna una doppietta, la prima nella massima serie svedese. Fino al 2001 colleziona complessivamente 40 partite e 16 gol tra Allsvenskan e Superettan con il Malmö FF; nel corso dello stesso anno viene inserito nella lista dei 100 migliori giovani calciatori stilata da Don Balón.

Ajax

Su indicazione dell'osservatore John Steen Olsen, nel 2001 viene acquistato dall'Ajax di Beenhakker per 19,2 milioni di fiorini (7,8 milioni di euro), diventando l'acquisto più costoso nella storia del club. Tuttavia l'affermazione del calciatore avviene sotto la guida tecnica di Koeman. Con l'Ajax debutta nelle competizioni UEFA per club l'8 agosto 2001 nell'andata del terzo turno preliminare di Champions League contro il Celtic (1-3), che elimina l'Ajax relegandolo in Coppa UEFA. Nel corso della stagione, Ibrahimović gioca 33 partite e segna 8 gol, tra cui il golden goal contro l'Utrecht che vale la vittoria della KNVB beker 2001-2002.

 

Nella stagione successiva disputa per la prima volta la fase a gironi della Champions League 2002-2003, segnando una doppietta nella prima giornata contro l'Olympique Lione. Nella competizione europea realizza complessivamente cinque gol, trascinando l'Ajax fino alla qualificazione ai quarti di finale. Il 22 agosto 2004, durante una partita contro il NAC Breda, realizza quella che è stato definito come "il gol più bello della storia dell'Ajax", recuperando la palla da 25-30 metri e dribblando cinque giocatori prima di realizzare la rete. In totale nei Paesi Bassi gioca 106 partite segnando 46 gol e con l'Ajax vince due campionati olandesi (2002 e 2004), la Coppa e la Supercoppa dei Paesi Bassi nel 2002.

Juventus

Nell'estate 2004 è la Juventus ad acquistare il giocatore per 16 milioni di euro. Nel primo anno in bianconero è decisivo per la conquista del 28º scudetto (titolo poi revocato in seguito a Farsopoli). Diventa ben presto insostituibile, segnando all'esordio in campionato in Brescia-Juventus 0-3, e ripetendosi con marcature importanti, come la doppietta alla Fiorentina o la tripletta al Lecce. L'annata è, però, segnata da alcune intemperanze, come il pestone a Córdoba e la testata a Mihajlović in Juventus-Inter 0-1 del 20 aprile 2005. In campionato colleziona 35 presenze e in totale segna 16 gol, ma non realizza nemmeno una rete in Champions League.

 

Il suo secondo anno alla Juventus è meno brillante. Segna 10 gol (7 in campionato e 3 nella prima fase a gironi della Champions League). La squadra torinese esce contro l'Arsenal nei quarti di finale della manifestazione. Vince una seconda volta il campionato italiano, poi posto sub iudice e assegnato all'Inter a causa di Farsopoli.

Inter

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Ibrahimović e Balotelli durante la gara con il Palermo dell'aprile 2009

 

Il 10 agosto 2006, in seguito alle vicende dello scandalo del calcio italiano, lascia la Juventus e approda all'Inter, che si aggiudica l'attaccante per 24,8 milioni di euro. Esordisce con i nerazzurri il 26 agosto, nella finale di Supercoppa italiana vinta contro la Roma ai tempi supplementari. Il 9 settembre disputa la sua prima partita in Serie A con l'Inter nella vittoria per 3-2 contro la Fiorentina allo Stadio Artemio Franchi, gara nella quale sigla anche la sua prima segnatura con i meneghini. Tre giorni dopo, invece, arriva l'esordio con l'Inter in Champions League nella partita persa per 1-0 in casa dello Sporting Lisbona. Titolare del reparto avanzato di Mancini, continua a segnare con una certa regolarità – anche nei due derby di Milano. Nell'aprile 2007, a campionato vinto, si fa operare a Rotterdam per un'infiammazione all'adduttore destro. Grazie ai suoi 15 gol in 27 partite, si rivela essere uno dei protagonisti della stagione 2006-2007, conclusasi con la vittoria dello scudetto con cinque giornate di anticipo e i 97 punti finali. È incluso nella squadra ideale del 2007 dalla UEFA, tramite un sondaggio indetto sul proprio sito.

 

Anche nella stagione successiva si conferma punto di forza dei nerazzurri. Il 16 settembre 2007, nella gara casalinga contro il Catania, taglia il traguardo delle 100 partite in Serie A. Oltre a segnare con regolarità in campionato, si sblocca e realizza il primo gol in Champions League con i colori nerazzurri nella partita col PSV, contro cui è autore di una doppietta. Dopo un'assenza di un mese e mezzo (dal 29 marzo 2008), torna a giocare nel secondo tempo della gara dell'ultima giornata di campionato con il Parma, contro cui realizza i due gol decisivi per la vittoria dell'ultima giornata di campionato (ottava doppietta stagionale, record in carriera fino a quel momento), che sancisce la vittoria del sedicesimo scudetto interista e la retrocessione in Serie B dei ducali. Complessivamente ha realizzato 17 reti in 26 partite di Serie A, 22 in 34 se si includono tutte le competizioni.

 

Inizia la sua terza stagione all'Inter vincendo la sua seconda Supercoppa italiana, dopo quella del 2006, sempre ai danni della Roma; la Beneamata trionfa ai calci di rigore, durante i quali Ibrahimović realizza il suo tiro dal dischetto. Riceve l'Oscar del calcio AIC come miglior giocatore e miglior straniero del campionato precedente e anche il premio per il miglior gol dell'anno 2008 (un pregevole colpo di tacco contro il Bologna). I giornalisti de L'Équipe lo inseriscono nella squadra ideale del 2008. A fine stagione coglie un altro scudetto, laureandosi capocannoniere del torneo grazie alle 25 reti messe a segno in 35 partite (record personale da quando milita nel campionato italiano) e venendo premiato dall'AIC come miglior calciatore (straniero e assoluto) della Serie A 2008-2009.

Barcellona

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Ibrahimović in azione contro lo Sporting Gijón in una partita dell'agosto 2009

 

Il 27 luglio 2009 passa a titolo definitivo al Barcellona in cambio di 49 milioni di euro più il cartellino di Samuel Eto'o (valutato 20 milioni). Debutta il 23 agosto seguente nella partita di Supercoppa di Spagna vinta per 3-0 sull'Athletic Bilbao. Segna la sua prima rete in maglia Blaugrana il 31 agosto, nella vittoriosa partita casalinga contro lo Sporting Gijón (3-0). Con la rete siglata contro il Malaga, nella gara disputata il 29 settembre e vinta per 2-0 dal Barcellona, diventa il primo giocatore nella storia del club catalano ad aver segnato consecutivamente nei primi cinque match di Primera División. Il 20 ottobre segna la sua prima rete in Champions League con i catalani nella sconfitta interna contro il Rubin Kazan (1-2), gara valida per la terza giornata della fase a gironi del torneo. Il 20 gennaio 2010 viene inserito nella Squadra dell'anno UEFA del 2009. Al termine di una stagione altalenante dal punto di vista personale, segnata da divergenze con l'allenatore Pep Guardiola, vince campionato, Supercoppa di Spagna, Supercoppa UEFA e Mondiale per club 2009, uscendo dalla Champions League in semifinale contro l'Inter. Il 14 agosto disputa la sua ultima partita con il Barcellona nella finale di Supercoppa di Spagna 2010 persa 3-1 contro il Siviglia, gara nella quale sigla il gol del momentaneo vantaggio dei catalani. Con i Blaugrana totalizza 22 reti in 46 presenze in tutte le competizioni.

Milan

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Ibrahimović durante una sfida contro il Real Madrid al Santiago Bernabéu

 

Il 28 agosto 2010 Ibrahimović è ceduto al Milan in prestito dal Barcellona, con l'opzione di acquisto a 24 milioni di euro alla fine della stagione. L'attaccante, che sceglie di indossare la maglia numero 11, firma un contratto quadriennale, diventando inoltre uno dei pochi calciatori nella storia della Serie A ad aver giocato sia con la Juventus, che con l'Inter e che con il Milan. Esordisce con la maglia rossonera l'11 settembre in occasione della seconda giornata di campionato nella partita persa per 2-0 in casa del neopromosso Cesena, fallendo un rigore. Il 15 settembre 2010, alla sua prima partita con il Milan in Champions League contro l'Auxerre (2-0), segna le sue prime reti in maglia rossonera. Il primo gol in campionato arriva una settimana dopo, il 22 settembre, nella partita pareggiata 1-1 contro la Lazio all'Olimpico. Il 14 novembre, al primo derby di Milano che gioca a maglie invertite, si rivela subito decisivo siglando su rigore l'1-0 finale contro l'Inter. Nel corso della stagione dimostra un ottimo affiatamento con i compagni di reparto Kevin Prince Boateng e Robinho, insieme ai quali va in gol in due gare consecutive contro il Brescia e il Bologna (entrambe partite terminate 3-0 per il Milan). Sigla la sua prima rete in Coppa Italia con i rossoneri il 20 gennaio 2011, nella vittoria casalinga per 3-0 contro il Bari. In campionato si segnala anche per alcuni comportamenti scorretti, come quando, nell'incontro casalingo del 13 marzo contro il Bari terminato 1-1, viene espulso – e susseguentemente squalificato per tre turni, poi ridotti a due – dopo un colpo allo stomaco ai danni del difensore Marco Rossi. Un'ulteriore squalifica di tre partite gli è stata comminata l'11 aprile a seguito di alcuni insulti rivolti al guardalinee durante l'incontro vinto con la Fiorentina per 2-1. La sua presenza si rivelerà fondamentale per le ambizioni del Milan che, nella gara del 7 maggio che i rossoneri pareggiano 0-0 all'Olimpico contro la Roma, vincerà lo scudetto a due giornate dal termine del campionato. Per lo svedese si tratta dell'ottavo titolo nazionale consecutivo. Conclude la prima stagione in rossonero con un totale di 41 presenze e 21 gol, risultando il miglior marcatore stagionale della squadra.

 

Nel giugno 2011 il Milan lo riscatta dal Barça a titolo definitivo per 24 milioni. Inizia la stagione successiva vincendo la Supercoppa italiana – la sua terza in Italia – il 6 agosto 2011, dopo aver battuto l'Inter per 2-1 e aver segnato anche la rete del momentaneo pareggio rossonero. Sigla la sua prima doppietta in Serie A con i meneghini il 29 ottobre, nella vittoriosa trasferta contro la Roma (2-3). Il 27 novembre, nella gara casalinga vinta contro il Chievo (4-0), raggiunge quota 100 reti nel massimo campionato italiano. Con i suoi gol trascina il Milan al secondo posto in classifica al termine del girone d'andata, a meno uno dalla Juventus campione d'inverno, e, inoltre, si rivela determinante anche per l'esplosione del centrocampista Antonio Nocerino, autore di 11 reti in campionato, con il quale raggiunge un'ottima intesa. Al Gran Galà del calcio del 2011, svoltosi il 23 gennaio 2012, viene insignito del premio come miglior calciatore assoluto della stagione 2010-2011 e inserito nella squadra dell'anno. Il 6 febbraio, in seguito ad uno schiaffo a Salvatore Aronica nella partita contro il Napoli, viene squalificato per tre giornate. Il 15 febbraio sigla su rigore la rete del definitivo 4-0 nell'andata degli ottavi di finale di Champions League contro l'Arsenal, realizzando il suo primo gol nella fase ad eliminazione diretta con una squadra italiana ed eguagliando il suo record di reti nel torneo in una singola stagione (5, come nel 2002-2003 con l'Ajax e nel 2007-2008 con l'Inter). Realizza la sua prima tripletta in maglia rossonera il 3 marzo 2012, giorno del rientro in campo dopo lo stop forzato di tre partite, nella vittoriosa trasferta dei rossoneri contro il Palermo (4-0). A fine stagione è per la seconda volta di fila il miglior marcatore stagionale dei rossoneri con 35 reti in 44 partite di cui 28 in campionato (record personale da quando milita in Italia), che gli valgono il titolo di capocannoniere della Serie A, secondo personale dopo quello del 2009 con l'Inter; diventa inoltre il primo giocatore a vincere la classifica marcatori del massimo campionato italiano con due squadre diverse, nonché della stessa città. Nonostante la stagione sia stato un successo dal punto di vista personale, per la prima volta da quando è in Italia non riesce a festeggiare la conquista del titolo nazionale. Due mesi dopo si conclude bruscamente il rapporto con il club, in quanto, per ragioni di bilancio, la società si vede costretta a vendere il giocatore. Termina, quindi, la sua esperienza con i rossoneri dopo aver collezionato 85 presenze e 56 reti in tutte le competizioni in due stagioni, nelle quali ha vinto uno scudetto e una Supercoppa italiana.

Paris Saint-Germain

2012-2014: i titoli di capocannoniere e le vittorie in Ligue 1

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Ibrahimović durante la presentazione come nuovo acquisto del Paris Saint Germain

 

Il 18 luglio 2012, a 30 anni, si trasferisce ai francesi del Paris Saint-Germain. Firmando un contratto triennale a circa 14 milioni di euro a stagione, diventa il calciatore più pagato della Ligue 1 e, in quella stagione, il secondo giocatore più pagato al mondo, alle spalle di Eto'o (20,5 milioni di euro annui). I 21 milioni di euro versati dalla squadra francese al Milan per acquistarlo lo hanno inoltre fatto diventare il giocatore complessivamente più costoso considerando tutti i suoi trasferimenti (record detenuto in precedenza da Anelka): dal Malmö al Paris Saint-Germain, passando per Ajax, Juventus, Inter, Barcellona e Milan, il cartellino dell'attaccante svedese è costato complessivamente circa 163 milioni di euro. Essendo la maglia numero 10 già assegnata al brasiliano Nenê, sceglie di indossare la 18. Fa il suo esordio con la squadra francese l'11 agosto seguente, in occasione della partita pareggiata per 2-2 al Parco dei Principi contro il Lorient: in questo match mette a segno due gol. Il 18 settembre 2012, all'esordio in Champions League con la maglia dei parigini, mette a segno la prima delle quattro reti con cui i francesi battono la Dinamo Kiev, nel 4-1 finale. Con questo gol lo svedese diventa il primo giocatore nella storia della competizione ad avere segnato con sei squadre diverse (in ordine cronologico: Ajax, Juventus, Inter, Barcellona, Milan e Paris Saint-Germain). Termina la stagione con 35 gol segnati di cui 30 in campionato, vinto dal Paris Saint-Germain, che gli valgono il titolo di capocannoniere della Ligue 1. Risulta inoltre anche il miglior assist-man della Champions League con 7 assist e ottiene il premio come miglior giocatore della Ligue 1 nell'ambito dei Trophées UNFP du football.

 

Inizia la stagione 2013-2014 vincendo la Supercoppa di Francia grazie al 2-1 ottenuto il 3 agosto 2013 a Libreville contro il Bordeaux; in questa partita Ibrahimović è autore dell'assist per il gol del pareggio di Ongenda. Il 23 ottobre 2013, nella partita della terza giornata della fase a gironi di Champions League vinta dal Paris Saint-Germain per 5-0 in casa dell'Anderlecht, realizza una quaterna, diventando così il decimo giocatore a segnare 4 gol in una sola partita di Champions League. Il 27 novembre seguente, scendendo in campo contro l'Olympiakos, diventa il diciottesimo calciatore a raggiungere le 100 presenze in Champions League. Conclude la stagione vincendo la Coupe de la Ligue (decisivo il suo contributo), non disputandone però la finale per infortunio, e bissando la vittoria della Ligue 1. A livello personale chiude con 41 reti in 46 partite (massimo personale in carriera), delle quali 26 in campionato che gli valgono il secondo titolo di capocannoniere. Inoltre, ai Trophées UNFP du football, ottiene il titolo di miglior giocatore della Ligue 1 per la seconda volta e il premio per il gol più bello, grazie alla rete realizzata di tacco nella decima giornata contro il Bastia.

2014-2016: i record di gol e i nuovi trionfi domestici

Comincia la stagione 2014-2015 con la vittoria della Supercoppa di Francia, risultando decisivo con una doppietta nel 2-0 ai danni del Guingamp. L'8 aprile 2015, grazie a una tripletta nella semifinale di Coppa di Francia vinta per 4-1 sul Saint-Étienne, raggiunge e supera il prestigioso traguardo dei 100 gol segnati in gare ufficiali col Paris Saint-Germain, attestandosi a quota 102 marcature in 124 partite. L'11 aprile segna una doppietta nella finale di Coupe de la Ligue vinta per 4-0 ai danni del Bastia, conquistando così il suo secondo trofeo consecutivo. Il 16 maggio il Paris Saint-Germain vince il terzo campionato di fila, grazie alla vittoria esterna per 2-1 sul Montpellier. Il 30 dello stesso mese arriva anche la conquista della Coppa di Francia, grazie alla vittoria per 0-1 in finale contro l'Auxerre.

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Ibrahimović esulta dopo un suo gol allo Šachtar nella Champions League 2015-2016

 

La quarta stagione a Parigi si apre con la vittoria, terza consecutiva, della Supercoppa di Francia grazie al 2-0 ai danni del Lione. Il 4 ottobre seguente, grazie alla doppietta realizzata contro l'Olympique Marsiglia, arriva a quota 110 reti con il Paris Saint-Germain superando il portoghese Pauleta (fermo a 109) e diventando momentaneamente il miglior marcatore della storia del club. Il 4 dicembre successivo, grazie alla prima delle due reti messe a segno nello 0-3 esterno ai danni del Nizza, diventa il miglior marcatore di sempre in campionato con la maglia dei parigini, attestandosi, dopo la seconda realizzazione, a 87 gol e superando il precedente record di Dahleb, fermo a 85. Quattro giorni più tardi, grazie al gol messo a segno nella vittoria di Champions League contro lo Šachtar per 2-0, diviene il miglior marcatore del PSG anche in ambito europeo con 17 reti, superando di una lunghezza il precedente primato di Weah. Il 9 marzo 2016, a seguito del gol realizzato durante il ritorno degli ottavi di finale contro il Chelsea, con cui contribuisce al passaggio del turno della propria squadra, diventa il quattordicesimo calciatore a tagliare il traguardo delle 50 reti in competizioni europee. Quattro giorni più tardi, la vittoria di campionato per 0-9 ai danni del Troyes, nella quale mette peraltro a segno una quaterna, assegna matematicamente con otto giornate di anticipo il titolo al PSG (nuovo record dei cinque principali campionati europei), il quarto consecutivo sia per la squadra sia per lo svedese. Riesce inoltre, grazie alla seconda rete, a conseguire il traguardo dei 100 gol in Ligue 1; la terza marcatura gli permette invece di realizzare, con nove minuti, la tripletta più veloce nella storia del massimo campionato francese. Il 23 aprile si aggiudica la terza Coupe de la Ligue consecutiva, grazie alla vittoria per 2-1 in finale sul Lilla. Il 13 maggio annuncia il suo addio alla società transalpina al termine della stagione. Nell'ultima partita di campionato segna una doppietta al Nantes, chiudendo in testa alla classifica marcatori per la terza volta e fissando con 38 gol il nuovo record di segnature con la maglia del PSG nel massimo campionato francese in una singola stagione, superando di una lunghezza l'allora primato di Bianchi stabilito nel 1977-1978. Il 21 maggio si aggiudica la Coupe de France, ultimo trofeo in maglia parigina, contribuendo con una doppietta al 4-2 ai danni dell'Olympique Marsiglia.

Manchester Utd

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Ibrahimović durante il match dell'Europa League 2016-2017 contro il Rostov

 

Il 1º luglio 2016, a 34 anni, viene ingaggiato a costo zero dal Manchester Utd di Mourinho, firmando un contratto per una singola stagione da 15 milioni di euro. Il 7 agosto gioca la sua prima partita ufficiale con la maglia dei Red Devils nella Community Shield, risultando decisivo siglando la rete del definitivo 2-1 ai danni del Leicester City. L'attaccante svedese va a segno anche all'esordio in campionato del 14 agosto, mettendo a referto la terza rete degli ospiti nella vittoria per 3-1 contro il Bournemouth. Il 29 settembre è sua l'unica rete dell'incontro di Europa League che assegna allo United la vittoria contro lo Zorja: questa marcatura porta Ibrahimović ad aver segnato in campo europeo con ben sette maglie diverse, record condiviso con Mutu e Carew. Il 6 novembre successivo sigla una doppietta nell'1-3 esterno sullo Swansea City: la prima rete risulta essere la numero 25.000 nella storia della Premier League, mentre la seconda la quattrocentesima in carriera con maglie di club.

 

Il 26 febbraio 2017 mette in bacheca il secondo trofeo stagionale, la Coppa di Lega: nella finale col Southampton sigla una doppietta, compresa la rete del decisivo 3-2. Il 20 aprile, durante la sfida di ritorno dei quarti di finale di Europa League, vinta 2-1 sull'Anderlecht, riporta la rottura del legamento crociato anteriore e posteriore del ginocchio destro, che lo costringe a terminare anzitempo la stagione. Nonostante l'infortunio gli impedisca quindi di prendere parte alla successiva finale, il 24 maggio seguente vince il trofeo grazie al successo per 2-0 ottenuto dallo United contro l'Ajax. Al termine della stagione il club inglese non esercita l'opzione per il rinnovo del giocatore, che si svincola il 30 giugno.

 

Il 24 agosto si riaccasa tuttavia ai Red Devils per un'ulteriore annata. Lontano dai campi per sette mesi, Ibrahimović torna a giocare il 18 novembre, subentrando a Martial nei minuti finali della sfida di campionato contro il Newcastle Utd, battuto 4-1. Ritrova il gol nella sconfitta 2-1 di English Football League Cup del 20 dicembre contro il Bristol City, 255 giorni dopo l'ultima realizzazione.

Los Angeles Galaxy

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Ibrahimović con i LA Galaxy nel 2019

 

Il 23 marzo 2018, rescisso anticipatamente il contratto con il Manchester Utd, approda ai LA Galaxy, club militante nella Major League Soccer. Fa il suo esordio in campionato il 31 marzo successivo contro il Los Angeles FC nel derby di Los Angeles, subentrando al 71' sul risultato di 1-3 e contribuendo con una doppietta alla vittoria in rimonta per 4-3. Il 29 luglio seguente mette a segno la sua prima tripletta con la maglia dei Galaxy, risultando decisivo nella vittoria in rimonta per 4-3 contro Orlando City. La stagione, segnata sul piano personale da un ottimo bottino di 22 reti in 27 partite, vede tuttavia la squadra terminare in settima posizione la Western Conference, non abbastanza per accedere ai play-off per l'assegnazione del titolo: decisiva è la sconfitta interna 2-3 del 28 ottobre contro gli Houston Dynamo.

 

A fine dicembre, Ibrahimović firma con i Galaxy un nuovo contratto da giocatore designato, oltre a diventare capitano della squadra. Nella seconda stagione a Los Angeles totalizza 30 gol in 29 presenze in regular season, contribuendo al raggiungimento del quinto posto in Western Conference e alla conseguente qualificazione ai play-off per il titolo. Dopo aver superato il primo turno contro il Minnesota Utd (2-1), i Galaxy vengono eliminati in semifinale dal Los Angeles FC, nonostante un gol di Ibrahimović nel 3-5 finale. Il 13 novembre 2019 il club e lo svedese comunicano la volontà di separarsi.

Ritorno al Milan

2020-2021: il ritorno ad alti livelli

Il 27 dicembre 2019 il Milan annuncia di aver trovato un accordo con Ibrahimović per un contratto di sei mesi, con opzione di rinnovo per un ulteriore anno; l'intesa viene formalizzata il 2 gennaio 2020. Lo svedese, tornato a vestire i colori rossoneri quasi otto anni dopo l'ultima volta, sceglie di indossare la maglia numero 21. Debutta – per la seconda volta – in Serie A con il Milan il 6 gennaio 2020 nel pareggio per 0-0 in casa contro la Sampdoria, subentrando a Piątek nel secondo tempo. Cinque giorni dopo realizza il primo gol nel successo esterno contro il Cagliari: con il gol agli isolani, Ibrahimović riesce ad andare a segno in quattro decenni diversi (1990, 2000, 2010 e 2020). L'impatto dello svedese in maglia rossonera è determinante per la risalita in classifica del Milan, che si porta a ridosso dei piazzamenti europei dopo un inizio di stagione deludente. Il 28 gennaio, nella partita vinta 4-2 contro il Torino, realizza la sua prima rete a San Siro e in Coppa Italia da quando è tornato a vestire i colori rossoneri. Il 9 febbraio, con la rete siglata nella gara persa contro l'Inter per 4-2, diventa il marcatore più vecchio di sempre nel derby di Milano all'età di 38 anni e 129 giorni, battendo il precedente record stabilito dal connazionale Nils Liedholm che risaliva al 26 marzo 1961, quando segnò all'Inter all'età di 38 anni e 43 giorni. Il 15 luglio, nella gara casalinga vinta per 3-1 contro il Parma, raggiunge quota 100 partite con il Milan in tutte le competizioni. Sei giorni dopo, nella trasferta vinta contro il Sassuolo (1-2), realizza la sua prima doppietta da quando ha fatto ritorno al Milan. Il 29 luglio sigla due gol nella gara vinta per 4-1 contro la Sampdoria alla penultima giornata, diventando il primo giocatore a segnare 50 reti sia con il Milan che con l'Inter nella storia della Serie A a girone unico. Il 1º agosto, con la rete siglata ai danni del Cagliari nell'ultima partita di campionato, diventa il giocatore più vecchio ad aver segnato almeno 10 gol in una stagione di Serie A, sorpassando Silvio Piola in questa speciale graduatoria. I rossoneri concludono il campionato al 6º posto, con Ibrahimović autore di 11 gol in 20 partite in tutte le competizioni.

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Murale nei pressi di San Siro raffigurante uno scontro tra Ibrahimović e Romelu Lukaku nel derby del gennaio 2021

 

Dopo settimane di trattative, il 31 agosto 2020 rinnova ufficialmente il suo contratto con il Milan fino al 30 giugno 2021; lo stesso giorno annuncia anche il cambio di numero della maglia per la stagione 2020-2021, tornando ad indossare la numero 11, la stessa da lui avuta nella prima esperienza in maglia rossonera. Il debutto stagionale avviene in Europa League (prima volta con i rossoneri), nella gara vinta per 2-0 contro gli irlandesi dello Shamrock Rovers, che lo vede mettere a segno una delle due reti che hanno permesso al Milan di passare al terzo turno preliminare. Il 17 ottobre 2020, grazie ad una doppietta messa a segno in meno di cinque minuti, decide il derby della Madonnina, issandosi a 9 reti complessive nella stracittadina milanese e migliorando ulteriormente il proprio record di marcatore più anziano della storia del derby, portandolo a 39 anni e 14 giorni. Con la rete siglata contro il Verona l'8 novembre, diventa l'unico calciatore nella storia del Milan ad aver segnato per sette partite consecutive in Serie A. Il 22 novembre seguente, realizzando una doppietta nella vittoria per 3-1 in casa del Napoli, sale a 10 gol segnati nelle prime 6 presenze stagionali in campionato e diviene il giocatore più anziano a segnare almeno 10 gol nelle prime 8 giornate di Serie A, battendo il precedente primato stabilito da Silvio Piola nel 1942-1943. Durante la partita casalinga contro il Crotone del 7 febbraio 2021, valida per la ventunesima giornata di campionato, segna il 500° e il 501° gol in carriera con le maglie dei club, divenendo il terzo calciatore di questo millennio a raggiungere tale traguardo. Con la rete segnata contro la Fiorentina, nella partita vinta 3-2 dai rossoneri il 21 marzo, diventa il calciatore più anziano ad aver realizzato 15 gol in una stagione di Serie A (39 anni e 169 giorni). Il 22 aprile estende il contratto con i rossoneri fino al giugno 2022. Nonostante la stagione sia stata tribolata dal punto di vista personale, tra svariati infortuni, con 15 reti in 19 presenze di campionato contribuisce significativamente a riportare il Milan in Champions League.

2021-2023: lo scudetto e gli ultimi record

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Ibrahimović (al centro) al termine di una partita contro il Torino nel 2021

 

Inizia la stagione 2021-2022 siglando, alla prima presenza, la rete del definitivo 2-0 contro la Lazio: con questa marcatura diventa lo straniero più anziano ad aver segnato in Serie A (39 anni e 344 giorni), superando il portoghese Bruno Alves. Il 16 ottobre 2021, subentrando nel secondo tempo della sfida casalinga contro l'Hellas Verona (3-2), raggiunge le 100 presenze in Serie A con i rossoneri. In seguito alla rete realizzata al termine dell'incontro contro il Bologna disputatosi il 23 ottobre 2021, lo svedese raggiunge un ulteriore, significativo traguardo: è diventato il quarto calciatore nella storia della Serie A a realizzare una marcatura dopo aver raggiunto la soglia dei 40 anni (40 anni e 20 giorni), unendosi al ristretto gruppo formato da Costacurta, Piola e Vierchowod. Poco più di una settimana dopo, il 31 ottobre, con il gol siglato contro la Roma su calcio di punizione taglia il traguardo delle 400 segnature nei campionati nazionali, di cui 150 in Serie A. Al rientro dalla sosta della Serie A dovuta alle partite delle nazionali, realizza due reti nella gara del 20 novembre 2021 contro la Fiorentina, divenendo il calciatore più anziano a realizzare una doppietta nel massimo campionato italiano, record precedentemente detenuto da Francesco Totti. L'11 dicembre seguente, in occasione di Udinese-Milan 1-1, raggiunge quota 300 gol nei primi 5 campionati europei, diventando il terzo a riuscirci negli anni 2000. Dopo una prima parte di stagione in cui gioca con continuità e si rivela ancora decisivo, agli inizi del girone di ritorno perde progressivamente il posto da titolare in favore di Olivier Giroud, suo compagno di reparto, a causa di problemi fisici che lo costringono a saltare diverse partite e a ridurre il suo minutaggio in campo. Il 24 aprile 2022, nella partita vinta dal Milan per 2-1 in casa della Lazio, diventa il giocatore più anziano ad aver mai realizzato un assist in Serie A (a 40 anni 6 mesi e 21 giorni), battendo il precedente record di Totti risalente al 19 febbraio 2017. A seguito della vittoria a Reggio Emilia contro il Sassuolo per 3-0, il 22 maggio vince il suo secondo scudetto con il Milan, undici anni dopo il primo trionfo con i rossoneri. Nonostante il suo apporto per la vittoria del campionato sia stato limitato (8 reti in 27 partite in tutte le competizioni), in questa stagione assurge al ruolo di uomo spogliatoio, rivelandosi fondamentale per la crescita della squadra e dei giocatori più giovani. Tre giorni dopo la vittoria del campionato si sottopone a un intervento chirurgico al crociato anteriore del ginocchio sinistro, che lo costringe a restare fuori dal campo per 7-8 mesi.

 

Il 18 luglio 2022 rinnova per un altro anno il contratto con il Milan, fino al 30 giugno 2023. Dopo aver recuperato dal lungo infortunio, esordisce nella nuova stagione il 26 febbraio 2023 nella vittoria casalinga contro l’Atalanta (2-0), gara nella quale diventa il giocatore di movimento più anziano del Milan ad aver giocato in Serie A (41 anni e 146 giorni) nell’era dei tre punti a vittoria, superando l'ex difensore Costacurta. Il 18 marzo diventa il realizzatore più vecchio nella storia del campionato italiano segnando un gol su rigore coro l'Udinese all'età di 41 anni e 166 giorni e battendo in tal modo il precedente record di Costacurta, andato in rete su calcio di rigore all'età di 41 anni e 25 giorni in Udinese-Milan (2-3) del 19 maggio 2007. Inoltre, nella partita contro i friulani, indossa per la prima volta la fascia di capitano con il Milan, diventando il giocatore rossonero più anziano a portarla al braccio. In seguito a un infortunio al polpaccio destro rimediato il 23 aprile prima di entrare in campo nella gara casalinga contro il Lecce (2-0), termina anzitempo la stagione con un bilancio di una rete in 143 minuti giocati. Il 4 giugno, dopo l'ultima partita di campionato vinta per 3-1 dal Milan in casa contro il Verona, viene accolto dai compagni e dai tifosi sul campo, dove annuncia il ritiro dall'attività agonistica. In totale con i rossoneri ha giocato 163 partite andando a segno 93 volte.

Nazionale

Dopo aver disputato 4 partite con la Svezia Under-19, esordisce con la nazionale maggiore il 31 gennaio 2001 contro le Fær Øer. Nel corso del 2001 con la Svezia Under-21 prende parte alle qualificazioni all'Europeo di categoria dell'anno seguente, durante le quali disputa 7 partite segnando 6 gol.

2002-2009

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Ibrahimović con la maglia della nazionale svedese al campionato del mondo 2006

 

A 20 anni viene convocato per la fase finale del campionato del mondo 2002 dove disputa 2 gare, una nella fase a gironi contro l'Argentina e l'altra negli ottavi di finale contro il Senegal, che elimina la Svezia ai supplementari con un golden goal di Camara.

 

Si guadagna un posto da titolare accanto a Larsson in vista del campionato d'Europa 2004, dando un fondamentale apporto alla qualificazione della Svezia ai quarti di finale con un gol alla Bulgaria e uno (di tacco) all'Italia. Nei quarti di finale sbaglia uno dei tiri di rigore che condannano la Svezia all'eliminazione in favore dei Paesi Bassi.

 

Più negativo per lui risulta il campionato del mondo 2006, pur avendo contribuito alla qualificazione. La Svezia verrà eliminata per 2-0 dalla Germania agli ottavi, dove Ibrahimović esce acciaccato prima del termine, e il Mondiale si chiuderà per lui senza gol.

 

Il suo rapporto con la nazionale si incrina a fine 2006 quando, dopo essere stato allontanato dal ritiro dal commissario tecnico Lagerbäck nel mese di settembre a causa di una "evasione" notturna assieme ad altri due giocatori per festeggiare il compleanno del compagno Mellberg, decide di rinunciare temporaneamente alle convocazioni.

 

Fa ritorno in rosa solo a fine marzo 2007, per la partita contro l'Irlanda del Nord a Belfast valida per le qualificazioni al campionato d'Europa 2008. Nelle successive dodici partite di qualificazione non riesce a segnare e tornerà al gol con la maglia della nazionale soltanto il 10 giugno 2008 in Svezia-Grecia 2-0, primo turno del gruppo D; la sua ultima marcatura con la Svezia risaliva all'ottobre 2005. Nella successiva partita contro la Spagna, persa per 2-1, segna il gol del momentaneo pareggio.

 

L'11 ottobre 2008 indossa per la prima volta la fascia di capitano della nazionale svedese, sostituendo l'infortunato Larsson in occasione della gara di qualificazioni ai Mondiali 2010 contro il Portogallo. Torna al gol durante le qualificazioni ai Mondiali 2010 contro Malta, nel match finito 4-0 per la Svezia e anche nella partita successiva contro l'Ungheria regalando alla Svezia la vittoria al 94º, successo che però non porterà la qualificazione ai Mondiali agli scandinavi, che si classificano terzi nel loro girone.

2009-2016

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Ibrahimović, capitano della nazionale, entra in campo per la sfida contro

la Francia nell'ultima partita della fase a gironi del campionato d'Europa 2012

 

Dopo la mancata qualificazione al campionato del mondo 2010 Ibrahimović annuncia il ritiro dalla nazionale, salvo poi ripensarci nel luglio successivo facendo il suo ritorno e venendo anche nominato capitano. Torna a indossare nuovamente la maglia della Svezia l'11 agosto 2010 in occasione dell'amichevole contro la Scozia, andando tra l'altro in rete.

 

Nel corso delle qualificazioni all'Europeo 2012 Ibrahimović è il miglior marcatore della squadra con 5 gol in 8 partite. Il 14 maggio 2012 viene convocato dal CT Hamrén per la fase finale del campionato d'Europa 2012 in Polonia e Ucraina. Nella gara d'esordio dell'11 giugno successivo, persa per 2-1 contro l'Ucraina, Ibrahimović segna la rete del momentaneo vantaggio della propria squadra. Il 15 giugno 2012, causa la sconfitta per 3-2 contro l'Inghilterra, la Svezia è aritmeticamente eliminata al primo turno. Il 19 giugno seguente, durante l'ultima partita della fase a gironi giocata contro la Francia e vinta per 2-0, Ibrahimović segna il gol del momentaneo 1-0 con una sforbiciata al volo dal limite dell'area.

 

Nel corso di un'amichevole contro l'Inghilterra svoltasi a Solna il 14 novembre 2012 per inaugurare la Friends Arena e terminata 4-2 per la Svezia, Ibrahimović segna tutte e 4 le reti della propria squadra, l'ultima delle quali con una rovesciata da 30 metri di distanza dalla porta, rimasta sguarnita a seguito dell'uscita del portiere inglese Hart. Per questo gol, nell'ambito delle premiazioni del Pallone d'oro FIFA 2013, vince il FIFA Puskás Award per il gol più bello dell'anno.

 

Il 4 settembre 2014, grazie alla doppietta messa a segno contro l'Estonia, diventa con 50 reti il bomber più prolifico della storia della nazionale svedese, mentre l'8 seguente in occasione del pareggio per 1-1 contro l'Austria, valido per le qualificazioni all'Europeo 2016, raggiunge il traguardo delle 100 presenze in nazionale. Il 14 novembre 2015 sigla una rete nel 2-1 interno contro la Danimarca, valido per l'andata dei play-off, ripetendosi anche tre giorni più tardi con una doppietta nel 2-2 esterno. Grazie alle undici reti messe a segno durante le qualificazioni la Svezia approda agli Europei, risultando inoltre essere il secondo miglior realizzatore, dietro al polacco Lewandowski, primo con tredici gol.

 

Al campionato d'Europa 2016 la Svezia raccoglie un solo punto nelle tre partite del girone: un pareggio per 1-1 contro l'Irlanda e due sconfitte contro Italia e Belgio, entrambe per 1-0, con quest'ultima che gli preclude la qualificazione. Al termine dell'incontro con il Belgio, Ibrahimović, a secco di reti nel torneo, annuncia il proprio ritiro dalla nazionale.

2021-2023

Il 16 marzo 2021 viene reso ufficiale il proprio ritorno in nazionale maggiore a distanza di quasi cinque anni, venendo inserito dal CT Janne Andersson nella lista dei convocati per le partite valide per le qualificazioni al campionato mondiale di calcio 2022. Disputa il suo primo incontro in maglia gialloblu il 24 marzo seguente, in occasione del successo casalingo per 1-0 sulla Georgia, in cui peraltro fornisce a Viktor Claesson l'assist per il gol vittoria della sua squadra. Tuttavia, a causa di un infortunio subito nel finale di stagione con il Milan, si vede costretto a saltare il Campionato d'Europa 2020.

 

Un anno dopo, il 29 marzo 2022, perde la possibilità di disputare anche il campionato del mondo 2022 a causa della mancata qualificazione della sua nazionale allo spareggio contro la Polonia, gara che ha giocato da subentrato e che ha visto la Svezia sconfitta per 2-0.

 

Il 15 marzo 2023, dopo un anno di assenza, viene convocato per le gare di qualificazione agli europei del 2024 contro Belgio e Azerbaigian. Nove giorni dopo gioca contro i Diavoli rossi, entrando a partita in corso ma non riuscendo ad evitare la sconfitta per 3-0, quella che è stata − a posteriori − la sua ultima partita in nazionale e da professionista. Conclude, quindi, la sua esperienza con la Svezia con 122 e 62 reti, che ne fanno di lui il miglior marcatore di sempre e il sesto giocatore con più presenze.

Record

Statistiche aggiornate al 20 novembre 2021.

  • Primo calciatore, e unico straniero, ad aver vinto la classifica marcatori della Serie A con due diverse squadre, peraltro della stessa città: Inter (2008-09) e Milan (2011-12). Attualmente divide il primato con Luca Toni e Ciro Immobile.
  • Unico giocatore del Barcellona ad aver segnato consecutivamente nei primi cinque match di Primera División.
  • Unico calciatore svedese ad avere segnato in tre edizioni consecutive degli Europei (Portogallo 2004, Austria-Svizzera 2008, Polonia-Ucraina 2012).
  • Unico svedese ad aver vinto il Guldbollen per dodici volte, di cui dieci consecutive.
  • Calciatore ad aver realizzato più gol con la Nazionale svedese (62).
  • Miglior serie di segnature consecutive in Ligue 1 (9 giornate nel 2015-16, a pari merito con Vahid Halilhodžić).
  • Calciatore ad aver realizzato la tripletta più veloce in Ligue 1 (9 minuti).
  • Calciatore ad aver segnato più gol con la maglia del Paris Saint-Germain in un'unica stagione di Ligue 1 (38, nel 2015-16).
  • Calciatore ad aver segnato più gol con la maglia del Paris Saint-Germain in un'unica stagione (50, nel 2015-16).
  • Uno dei tre calciatori, insieme a Edgar Davids e Sergio Ramos, ad aver totalizzato più espulsioni in Champions League (4).
  • Unico calciatore ad aver vinto 11 campionati in 4 leghe differenti (Eredivisie, Serie A, Primera División e Ligue 1).
  • Unico calciatore ad aver giocato, vinto e realizzato almeno un gol nelle Supercoppe di Italia, Spagna, Francia e Inghilterra.
  • Unico calciatore ad aver segnato al debutto in campionato (Serie A, Primera División, Ligue 1 e Premier League) e in Champions League in 4 leghe differenti.
  • Unico calciatore ad aver segnato almeno un gol nei derby De Klassieker (Olanda), di Milano e d'Italia (Italia), El Clásico e Barceloní (Spagna), Le Classique (Francia) e di Manchester (Inghilterra).
  • Uno dei tre calciatori ed unico in attività, insieme a Mutu e Carew, ad aver segnato con sette squadre diverse in competizioni UEFA per club (Ajax, Juventus, Inter, Barcellona, Milan, Paris Saint-Germain e Manchester Utd).
  • Unico calciatore ad aver giocato in Champions League con sette squadre diverse (in ordine cronologico: Ajax, Juventus, Inter, Barcellona, Milan, Paris Saint-Germain e Manchester Utd).
  • Calciatore ad aver segnato più gol con la maglia del Los Angeles Galaxy in un'unica stagione (30, nel 2019).
  • Unico calciatore ad aver segnato 50 gol con le maglie delle due squadre di Milano, Milan e Inter.
  • Calciatore più anziano ad aver realizzato 15 gol in una stagione di Premier League (35 anni e 125 giorni, nel 2016-17).
  • Calciatore più anziano ad aver segnato 10 gol in una stagione di Serie A (38 anni e 302 giorni, nel 2019-20).
  • Calciatore più anziano ad aver segnato nel derby di Milano (39 anni e 115 giorni, il 26 gennaio 2021).
  • Calciatore più anziano ad aver segnato 10 gol nelle prime 8 giornate in Serie A (nel 2020-21).
  • Unico calciatore nella storia del Milan ad aver segnato per sette partite consecutive in Serie A.
  • Calciatore più anziano ad aver realizzato 15 gol in una stagione di Serie A (39 anni e 169 giorni, nel 2020-21).
  • Calciatore straniero più anziano ad aver realizzato un gol in serie A (39 anni e 344 giorni, nel 2021-22).
  • Calciatore più anziano ad aver realizzato una doppietta in Serie A (40 anni e 48 giorni, nel 2021-22).

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2005, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016, 2020
Miglior calciatore straniero: 2005, 2008, 2009
Calciatore più amato dai tifosi: 2005
Miglior calciatore assoluto: 2008, 2009, 2011
Miglior gol: 2008
Squadra dell'anno: 2011, 2012
Miglior giocatore: 2012-2013, 2013-2014, 2015-2016
Squadra ideale: 2012-2013, 2013-2014, 2014-2015, 2015-2016
Gol più bello: 2013-2014
  • Sportivo svedese dell'anno: 4 - 2008, 2010, 2013, 2015
  • Eliason Merit Award: 1 - 2018
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  • MLS Newcomer of the Year: 1 - 2018
  • MLS Goal of the Year: 1 - 2018 (L.A. Galaxy-Los Angeles FC, 31 marzo 2018)

 

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg  ZLATAN IBRAHIMOVIC 

 

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«Mia madre ha lavorato come donna delle pulizie; tanto e duro, come può fare solo una che ha una personalità molto forte. Mio padre fa il manutentore di uno stabile ed ha un orgoglio smisurato; non puoi aiutarlo in niente, non te lo permette. Deve essere per questo che un sacco di volte, anche da ragazzo, mi sono sentito dire “Zlatan Ibrahimović, tu non ascolti”. È vero; mi piace fare le cose da solo. Ma il tempo mi sta aiutando a capire che a volte si ha bisogno anche degli altri. Anche in campo. Il campo dove sono diventato calciatore è stato quello di un parco di Rosengard, il ghetto di Malmö. Pochi svedesi, molti stranieri: neri, arabi, musulmani, orientali. Ci si conosceva tutti, ci si aiutava tutti e soprattutto si giocava tutti i giorni, ma proprio tutti; i ragazzi arrivavano anche dagli altri parchi lì intorno e ognuno portava una cosa nuova, inventata oppure vista alla televisione. Un colpo, un tiro particolare, una finta. I miei maestri di strada sono stati due: Goran, un macedone, e Gagge, un bulgaro che toccava la palla come un brasiliano, aveva un anno più di me e giocò assieme a me nella Primavera del Malmö. Mi hanno spiegato un sacco di trucchi, mi hanno insegnato il piacere di far fare certe cose al pallone, di toccarlo in un certo modo».
 
ENRICA TARCHI, “HURRÀ JUVENTUS” DELL’OTTOBRE 2004
«Sono un vincente e sono qui per vincere!». Niente male come presentazione. Dietro a quel viso da ragazzino, Zlatan Ibrahimović nasconde la grinta di un leone e la voglia di salire sempre più in alto.
A 22 anni è già un idolo nazionale nella sua Svezia, ma si sente ancora a metà del cammino, sicuro che niente e nessuno potrà fermare questa sua rapida e inesorabile scalata. È un ragazzo semplice, Zlatan, anche se il suo nome, che si traduce con “oro”, è in realtà parecchio impegnativo.
Quando i tifosi italiani lo vedono arrivare al campo di allenamento per la prima volta, vestito con una maglietta e un paio di jeans, non subiscono certo il fascino quasi mistico che lo accompagna in Svezia e in Olanda, dove addirittura lo chiamano “son of god”, senza cadere nel blasfemo, visto che con god gli olandesi intendono il dio del pallone, ovvero Maradona. E questo suo apparire un “ragazzo normale”, se vogliamo, è un aspetto assolutamente positivo e incoraggiante, perché significa che Zlatan non è un “personaggio” come lo può intendere la massa e che, se suscita questa incredibile passione, vuol dire che è proprio bravo, che fa qualcosa di eccezionale.
Raccontano addirittura che i suoi ex compagni durante l’allenamento a volte gli chiedevano di smettere di trattare il pallone come se fosse il prolungamento del suo piede, un qualcosa di personale, che giostra come vuole, facendo sfigurare chi gli sta a fianco.
Dalla leggenda alla realtà: «È vero che mi piace molto giocare la palla – racconta – però e anche vero che lavoro per la squadra, che mi alleno duramente perché so che ho ancora da migliorare e lo posso fare, soprattutto qui in Italia, soprattutto alla Juventus, il top dei top, soprattutto con un allenatore come Fabio Capello, un vincente in assoluto, che ha saputo portare a casa vittorie ovunque sia andato».
Le dichiarazioni di Zlatan non sono banali. Se lette attentamente, lasciano trasparire qualcosa di particolare, sono un mix di quello che normalmente dice il ragazzino che arriva alla Juventus e quello che dichiara un campione affermato alla sua prima volta in bianconero. È significativo tutto ciò, perché in Zlatan c’è contemporaneamente la consapevolezza dei mezzi e la voglia di crescere. Si rende conto che lui può dare tanto alla Juventus e la Juventus può dare tanto a lui, è l’incontro di due entità vincenti, una miscela esplosiva che, come si augurano i tifosi, ha tutte le caratteristiche per portare vittorie.
«Lo scudetto, la Champions League, voglio vincere tutto con questa squadra – spiega Zlatan – So che il campionato italiano è molto difficile, ma io credo di avere alle spalle una buona esperienza, maturata nei club in cui ho giocato e in Nazionale, quindi non mi spavento di fronte a nulla. Sono pronto».
Eccolo, Ibrahimović, fiero e sicuro di sé. D’altronde non poteva essere diversamente, visto che è riuscito a emergere, fin da piccino, grazie a queste sue doti che lo hanno trasportato dai campetti di quartiere di Rosengard fino all’Amsterdam Arena.
Zlatan, figlio di madre croata, la signora Jurka, e di padre bosniaco, il signor Sefik, nasce a Malmö in Svezia il 3 ottobre del l98l. Vive la sua infanzia in un quartiere periferico, popolato per la maggior parte da immigrati dai Balcani. Quando ha 10 anni, e da almeno la metà calca i campetti di periferia, gioca nel Balkan, squadra di immigrati slavi, più grandi di lui. Simpatico e soprattutto significativo quanto accade un giorno, durante una partita tra dodicenni. Zlatan è in panchina e la sua squadra perde 4-0. Nella ripresa entra in campo e segna 8 gol. Finisce 8-5, tra le proteste degli avversari che si chiedono chi sia questo “marziano”, sicuri che come minimo abbia un paio di anni in più di loro. In effetti gli anni di differenza sono due, ma in meno!
Qualche tempo dopo il ragazzo prodigio viene notato dal Malmö, che lo inserisce nelle sue giovanili. Il salto in prima squadra avviene nella stagione 1998/99. Dopo tre campionati giocati con la maglia del Malmö e l’ingresso, a 19 anni, nel giro della nazionale svedese, Zlatan viene acquistato dall’Ajax, che lo aveva seguito con attenzione notandone le straordinarie potenzialità. «Con i lancieri ho vinto due campionati, una coppa e una supercoppa d’Olanda. Ringrazio questo club e l’allenatore Ronald Koeman che mi hanno aiutato a crescere e migliorare giorno dopo giorno».
Proprio l’Ajax è stato il suo primo avversario europeo con i bianconeri «ma – spiega – questo non mi ha creato nessun tipo di problema, anzi. La Juventus è il presente e il futuro, in ogni caso è stato bello incontrare la mia ex squadra».
Ajax e Juventus, forse era destino, visto che quando gli si chiede se gli era capitato di vedere in tv la sua nuova squadra risponde subito: «Ricordo la finale dei bianconeri contro l’Ajax del 1996». Guarda caso... Poi prosegue, raccontando qualcosa di sé: «In generale mi piace guardare lo sport in tv, ho seguito le Olimpiadi. Pratico invece un po’ di tennis nel tempo libero. Amo la musica, di tutti i tipi, e il cinema, in particolare i film d’azione. Tra le pellicole che preferisco c’è “Scarface”. Per il resto mi piace tutto quello che può piacere a un ragazzo di 22 anni, compresa la playstation».
Zlatan parla poco di sé, sia come persona sia come giocatore: «Cosa posso dire? Ho rispetto per le persone ed esigo che gli altri facciano altrettanto. Sono molto legato alla famiglia, sono una persona decisa, che ama vivere la vita. In campo posso solo dire che do il massimo, mi alleno con impegno e adoro giocare».
Bando alle parole, dunque. Ibra è un ragazzo da capire attraverso quello che fa e quello che fa con il pallone è davvero eccezionale. I paragoni, da Van Basten a Maradona si sprecano. E proprio il “pibe de oro” è il suo grande modello: «È stato un campione straordinario, chiunque ama il calcio ama Maradona, una vera leggenda».
Come si diceva, la sua popolarità è incredibile, anche sulla rete, dove spuntano in ogni dove siti di appassionati e tifosi, mentre lui in realtà ancora non possiede una pagina Web ufficiale. Tutto questo Zlatan riesce a gestirlo con estrema semplicità. Sentite cosa risponde quando gli si chiede quanto peso abbia questa sua fama nella vita quotidiana: «Io cerco sempre di essere me stesso e di ricavarmi una certa libertà nella mia vita privata, perché voglio tentare di vivere il più possibile come un ragazzo qualunque di 22 anni. È vero che si sente la pressione dei tifosi, ma a me fa piacere, ci ho fatto l’abitudine e quindi ci convivo benissimo. Dicono che Torino è una città tranquilla, sia come fans sia come vita: credo che sia l’ambiente ideale per giocare bene a calcio. La stampa? Innanzi tutto il fatto di non leggere molto i giornali forse mi agevola, comunque l’unica cosa che spero non venga mai a mancare da parte della critica è il rispetto».
Dopo un corso accelerato di italiano, lingua che non conosce ma che presto andrà ad aggiungersi a svedese, olandese, croato e inglese nel suo personale vocabolario, Ibra avrà modo di fare il suo primo approccio con la stampa italiana, alla quale ha voluto chiarire una curiosità legata al nome che porta sulla maglia numero 9, da sempre indossata ed ereditata in bianconero da Fabrizio Miccoli: «Il nome che porto da sempre sulla casacca da gioco è Ibrahimović. Un giorno, però, quando ero all’Ajax, decisi di cambiare. Visto che il mio compagno Mido, che ora è andato alla Roma, utilizzava questo nome, decisi di mettere Zlatan perché era altrettanto corto, ma fu solo per gioco. Sulla mia maglia vedrete sempre Ibrahimović, per rispetto nei confronti della mia famiglia, dei miei genitori».
Che di Zlatan sono i primi tifosi.
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Nonostante porti il 47 di scarpe e la poderosa stazza è capace di giocate di grande agilità e di grande classe, che valgono, da sole, il prezzo del biglietto. In possesso di un ottimo tiro, agisce sovente da punta di movimento per consentire ai compagni di squadra di inserirsi in fase offensiva.
Non è fortissimo di testa e, spesso, eccede in intemperanze, dovuto al carattere abbastanza focoso, che gli costano parecchi cartellini gialli; ma, tutto sommato, si rivela uno dei più forti attaccanti del mondo: «Per me provare un colpo di tacco è una cosa naturale. Dipende dalle situazioni, certo; ma se posso farlo, perché non farlo? Io non gioco per prendere in giro chi mi sta di fronte; semplicemente, a volte è la soluzione più rapida, più comoda. Prendete quel gol che feci all’Italia, nell’Europeo del 2004; se avessi dovuto fermare la palla, girarmi e tirare, Buffon l’avrebbe parata e anche facilmente. Così, usando il tacco, ho messo tutte quelle cose in un colpo solo e Buffon non l’ha parato. Mi fa ridere chi ancora oggi dice che quel gol mi era venuto così, per caso, che non l’avevo fatto apposta; sapevo cosa facevo, certo che lo sapevo».
La prima stagione in bianconero è strabiliante. Segna subito, alla prima giornata, contro il Brescia; è un errore clamoroso del portiere bresciano, ma fare gol all’esordio non è da tutti. Realizza anche nella partita successiva, contro il Palermo; si ripete contro il Chievo, la Reggina, l’Inter, la Lazio, il Parma, il Livorno e l’Udinese. Sembra che non riesca a smettere di segnare; realizza una doppietta a Firenze e una tripletta contro il Lecce di Zeman.
Purtroppo, il suo pessimo carattere gli gioca, spesso, dei cattivi scherzi. Nella partita casalinga contro l’Inter, è scoperto dalle telecamere mentre colpisce Cordoba a palla lontana; la prova TV è inflessibile e Ibra è squalificato per tre giornate, l’ultima delle quali nello scontro scudetto contro il Milan. Termina il vittorioso campionato con una rete di testa, contro il Parma, nella partita che, praticamente, consegna il titolo alla Juventus. Incredibilmente, in Coppa dei Campioni non realizza nemmeno una rete, nonostante le 10 presenze. Comunque sia, totalizza 46 presenze e 16 realizzazioni.
Nel campionato italiano è sempre difficile confermarsi e Ibra non sfugge a questa regola: le presenze saranno 40, mentre le reti solamente 10. Ma è tutta la Juventus a non brillare, nonostante arrivi lo scudetto numero 29; nella partita casalinga contro l’Arsenal, che costa l’eliminazione dalla Coppa Campioni, la squadra è contestata furiosamente e nemmeno Zlatan è risparmiato. Anzi, è messo sul banco degli imputati, accusato di scarso impegno; Ibra non la prende bene e, nell’ultima partita casalinga contro il Palermo, dopo aver realizzato la rete del 2-0, mostra le orecchie al pubblico, in atto di sfida.
Nell’estate del 2006, decide di non seguire la Juventus in Serie B e si trasferisce all’Inter, insieme a Patrick Vieira. Termina così, in modo poco glorioso, l’avventura di Zlatan con la maglia bianconera.
«Per vincere il Pallone d’Oro, un giorno, dovrò lavorare ancora tanto. Non dico che non mi piacerebbe, perché un premio così è una prova, vuol dire che sei forte. Dico che non ci penso troppo e, soprattutto, che non ne voglio parlare troppo. Il mio idolo è sempre stato Muhammad Ali, perché era perfetto nel suo saper fare quello che prometteva; se diceva che avrebbe buttato giù un avversario in quattro riprese, dopo quattro riprese quello era per terra. Nessuno ha mai potuto dire che Mohammed Ali era uno che parlava e basta. Ecco, un giorno vorrei che si potesse dire la stessa cosa di Zlatan Ibrahimović. E per questo prometto quello che posso; al massimo, come succedeva a volte con Cannavaro, di fare due tunnel ai difensori avversari e un gol. E di giocare sempre il mio calcio: perché se non giocassi così, non sarei Ibrahimović».
 
STEFANO CORSI, DAL LIBRO “I NOSTRI CAMPIONI”
Tecnicamente non lo si discute. Chi lo ha paragonato a un jazzista ha visto giusto, perché davvero è l’improvvisazione la sua cifra distintiva. Mentre i compagni svolgono il compitino suggerito dallo spartito, lui può, in qualsiasi istante, inventare l’assolo decisivo, sia esso un assist che smarca il compagno davanti alla porta, sia il colpo di tacco imprevedibile che sorprende il portiere avversario e sigla una rete da antologia, sia il tiro squassante da fuori. Tutte cose che gli abbiamo visto fare con una certa frequenza e una facilità impressionante. Del resto, non fosse un campione di primissimo lignaggio, difficilmente avrebbe vinto tutti quanti i campionati disputati nel nostro paese, alcuni quasi da solo.
 
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