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O' Rei David

Tifoso Juventus
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  1. ------------------------Buffon Lichsteiner------Bonucci------Barzagli-----Peluso --------Marchisio----Pirlo----Vidal Isla--------------------------------------------Vucinic -----------------Quagliarella--------------------
  2. Penso anche io che tocchi a Matri. E' un giocatore da recuperare. I suoi gol potrebbero rivelarsi fondamentali. Forza Ale, io ci spero!
  3. Partita complicata. Serve probabilmente partire forte, ma potrebbe anche essere utile fare una partita senza sbilanciarsi (tipo con il napoli per intenderci), rischiando pochissimo in attesa che prima o dopo il gol venga fuori. Sicuramente non una partita da giocare alla garibaldina. Vedremo. Sono fiducioso. Mi dispiace solamente non avere il miglior Vucinic
  4. Domani per me può segnare anche Padoin al 97', mi va bene tutto
  5. Ho rivisto con piacere Pepe, che potrebbe essere un'arma importante a partita in corso
  6. Anche a me il 4-3-3 piaceva molto di più come modulo, si vedeva un gioco migliore. Però da quando siamo passati ai 3 dietro abbiamo blindato la difesa e questo è un dettaglio mica da ridere... Vedremo, anche io sono convinto che se gli attaccanti sono in serata la possiamo vincere
  7. No, non perchè non possa essere una possibilità, ma semplicemente perchè non credo che Conte vada a riproporre un modulo mai utilizzato quest'anno (e quindi per certi versi "dimenticato" dalla squadra) nella partita più importante dell'anno. Forse durante la partita se si rendesse necessario, ma non dall'inizio imho
  8. Penso che tu abbia ragione sul discorso dell'incapacità di tenere palla spalle alla porta da parte di entrambe, cosa che viene esaltata soprattutto in Champions, dove fisicamente si incontrano squadre superiori. Vucinic, comunque, anche se non avesse i 90' nelle gambe, è capace di essere decisivo anche in mezz'ora. Non mi stupirei che partisse dalla panchina se non è in condizioni perfette. Però c'è anche la possibilità che l'influenza di ieri sia diplomatica. Penso che comunque Conte sia consapevole dell'importanza di Mirko per questa squadra
  9. Giovinco-Quagliarella insieme, esclusa la partita di Pescara, in cui segnava anche mio nonno, vista la differenza fra le due squadre, hanno sempre fatto abbastanza schifo. I casi emblematici sono la partita di Firenze e la partita contro il Napoli. Diciamo che non c'è una grande intesa fra i due. Anche fisicamente, non reggono granchè. Secondo me si deve andare, specie in Champions, verso coppie fisicamente più prestanti. Fermo restando che prescindere da Vucinic (se sta bene) per questa squadra è veramente complicato
  10. Cioè, nessuno sta lì con la pistola puntata alla tempia (speriamo almeno...), è una libera decisione di Conte. Che io non condivido affatto, ma tant'è. Speriamo che abbia ragione lui. Comunque se è in serata potrebbe anche mettere in difficoltà i difensori del Chelsea, considerando che sono forti fisicamente ma statici. Considera anche che la partita sarà differente da Londra e gli attaccanti saranno molto più aiutati dalla squadra e meno abbandonati alla difesa avversaria...
  11. Speriamo che giochino, innanzitutto, cosa tutt'altra che scontata. Poi sì, sono d'accordo, siamo molto legati agli estri di questi due giocatori, specialmente del montenegrino
  12. Formazione logica: ---------------Buffon ---Barzagli ---- Bonucci ----Chiellini Litchsteiner---Marchisio---Pirlo--Vidal---Asamoah ------Vucinic-----Quagliarella Formazione che scenderà in campo ---------------Buffon ---Barzagli ---- Bonucci ----Chiellini Litchsteiner---Marchisio---Pirlo--Vidal---Asamoah ------Vucinic-----Giovinco
  13. Quagliarella e Vucinic ad oltranza. E sostituirli solo in caso di decesso
  14. No, fa così ridere vedere scritto che gioca Vucinic solo se Giovinco non ce la fa
  15. Davanti Vucinic - Quagliarella e cambiare solo se uno dei due muore
  16. Basta con Giovinco, basta!!! Piuttosto inventiamoci moduli alternativi con un'unica punta, ma basta con Giovinco, si abbia il coraggio di metterlo in tribuna!
  17. Non è vero che Alessandro Del Piero se la tira. Non è vero che è troppo serio. Non è vero che è timido. È vero che è circospetto e magnetico: uno Scorpione doc. Ha ritenuto opportuno trincerare il suo mondo interiore dietro al filo spinato; ma se avverte vibrazioni positive, come è generoso di partite (800 presenze: 705 Juve, 91 nazionale, 4 Sydney Fc) e gol (289-27-3), è generoso di sé. Del Piero è un uomo misterioso per sua stessa ammissione. Ciò che cela, fa parte integrante del suo fascino sottile. Intervistarlo non è facile. Ma se abbracci la sua naturale discrezione, anziché giudicarla, dentro la miniera trovi le pepite d'oro. Del Piero, in questo calcio che brucia tutto velocemente, incluse le bandiere, si sente mai un panda che andrebbe protetto dal Wwf? (ride) «Ma no, a me importa essere me stesso, fare le mie scelte lucidamente. Quello che conta è il bilancio fin qui, e io sono felice della mia carriera alla Juve e del mio presente a Sydney». Ma ha coscienza della sua «diversità»? «Ho coscienza che quello che è successo a Torino nella mia ultima partita in bianconero (Juve-Atalanta, 13 maggio) è uscito da tutte le regole del calcio». Cioè la partita interrotta da un'ovazione. «Mi ha toccato nel profondo. Ho cercato di restare distaccato. So di aver fatto cose importanti, di aver realizzato i miei sogni. Se ti rendi conto della fortuna che hai, puoi goderti meglio le conquiste». «Ho lavorato molto sul mio autocontrollo», ha detto. Non è che ci ha lavorato troppo? Quell'ovazione non avrebbe forse meritato un piccolo gesto di follia? «Tolta la maschera pubblica, sono diverso. Ma sento la responsabilità di essere un modello per i giovani, come lo furono i miei idoli per me. Credo sia giusto dare segnali positivi. Non vuol dire essere finti: vuol dire essere coscienti, responsabili». «Vincere è un'ossessione, quando perdo il dolore è insopportabile». Quali sono le radici di questo feroce giudice interiore? «Quel pensiero è stato il motore, e il perno, della mia vita. Da bambino stavo male se perdevo a calciobalilla: non potevo fare a meno di misurare il mio valore con le vittorie. È qualcosa che ho dentro dal giorno in cui sono nato». Oggi, a 38 anni (li compirà venerdì 9), non ha cambiato punto di vista? «Oggi mi rendo conto che l'ambiente che ho frequentato, cioè quello molto competitivo del calcio in Italia, mi ha condizionato. E vivere in Australia mi fa assaporare cose diverse. Però anche a Sydney la gente viene allo stadio per vedermi vincere e segnare...». Cosa è rimasto di lei a Saccon, frazione di San Vendemiano, di materiale e spirituale? «Moltissimo. Mia madre Bruna vive ancora nella casa dove sono cresciuto. Mio fratello e la sua famiglia sono lì, come i miei vecchi amici. Altri ne ho a Torino, la città di mia moglie. Altri me ne farò qui, e non è detto che non ci possa rimanere». Con l'età ha imparato a dire qualche «ti voglio bene» in più, per non avere rimpianti come dopo la morte di suo padre Gino? (sorride commosso) «Eh, ci sto lavorando... Sono passato da una volta al mese a tre: in famiglia c'è gente sconvolta! Di sicuro la morte di mio padre è stato uno spartiacque importante». Perché sua moglie Sonia dice che a Sydney la vede diverso? «Arrivo da anni molto impegnativi e di grande stress. Soprattutto l'ultimo, a Torino, è stato tosto. La lontananza, il clima, l'ambiente australiano mi hanno reso più libero, sì». Con i suoi tre bimbi fa il padre come lo faceva il suo con lei o si concede un'interpretazione personale del ruolo? «Spesso mi chiedo cosa farebbe mio padre al mio posto. È un riferimento molto presente: mi ha lasciato tanto anche se parlava pochissimo». Il pallone, in fondo, è stato un surrogato? «Non lo so... So che dai 5 anni in poi per me è esistito solo il calcio. Con i miei figli cerco di essere più presente: uno dei miei sogni è che un giorno pensino di me quello che io penso di mio padre. Sarebbe un trionfo». Il miglior allenatore che ha mai avuto: quello che l'ha fatta giocare sempre? «Questa sarebbe un'ottima risposta... In realtà c'è Lippi, con cui ho avuto una storia di 7 anni. E poi gli altri, per periodi più brevi. Ho cercato di prendere il meglio di ciascuno». Il compagno più illuminato. «Zidane e Baggio, due geni. In nazionale mi ha sempre impressionato Paolo Maldini». Un gol. Uno solo. «Assist di Zidane in un Juve-Brescia al Delle Alpi: gran palla da centrocampo, di piatto, a tagliare la difesa. Mi trovai da solo davanti al portiere. Spettacolo». Un amico vero nel calcio. «Angelo Di Livio. Abbiamo una storia comune, cominciata a Padova e proseguita alla Juve. Mi ha vissuto da vicino come pochi altri. Non è vero che non c'è amicizia nel calcio, anche se gli amici del cuore sono quelli del paese». Cosa la fa ridere? «Le cose buffe. Una smorfia di Tobias, una parola storpiata da Dorotea, una reazione imprevista di Sasha. Ma i bimbi sono fuori classifica: mi rendono la vita talmente più bella...». Cosa la fa piangere? «Certi film, anche da ridere! Sonia ormai lo sa: quando le scoppia la risata, si gira e magari mi vede con gli occhi lucidi». Cosa la fa indignare? «Le violenze sui bambini». La persona più carismatica che ha mai incontrato? «Quando arrivai a Torino, l'Avvocato mi colpì molto. Ero in soggezione: lui era davvero di un'altra categoria». Confessi: il soprannome Pinturicchio le è mai piaciuto? «Diciamo che non ho mai fatto a botte per farmici chiamare!». Si chiede quale mondo lascerà ai suoi figli? «Ogni giorno. Anche se sono preoccupato, mi sforzo di pensare al futuro con ottimismo. Vedo i miei bimbi come tre cuccioli, vorrei proteggerli e prepararli al domani con libertà mentale». Tornerà in Italia per votare? «Sarà dura». Ha sempre votato? «Noooo... Alcune volte ero impegnato». Se fosse americano, rivoterebbe Obama? «A me piace. Mi trasmette carisma, mi sembra un uomo giusto. E avere fiducia in un uomo giusto mi fa sentire bene». Beppe Grillo la fa più ridere come comico o come tentativo di uomo politico? «Come comico mi faceva impazzire. Come politico, da qui, non saprei giudicare». Andrea Agnelli dopo 19 anni ha messo fine alla sua storia alla Juve. Che sentimento prevale in lei, pensando al presidente della Juve? «L'ho detto alla giornalaccio rosa (indifferenza, ndr ) e non desidero altre polemiche. La verità? Sono felice di tutto quello che ho fatto, zero rimpianti. Le decisioni vanno anche rispettate. E poi conta il presente, non il passato». Da grande si vede più dirigente o allenatore? «Ho sempre pensato che, una volta smesso, avrei preso le distanze dal calcio: sono quasi 40 anni che gioco... Però mi rendo conto che il legame con questo sport è viscerale. Non sono più disposto a giurare che non farò mai l'allenatore: magari qui a Sydney, dove tutto è così diverso». Tra cento anni, come le piacerebbe essere ricordato nel suo ambiente? «Come il migliore». Soltanto? Auguri. «È quello che sognavo da piccolo. Essere un giocatore unico, uguale a nessun altro». Crede nel destino? «Eccome. Ma credo anche di avere tutto in mano per poterlo determinare». Dopo tanti anni, cosa non abbiamo ancora capito di Alessandro Del Piero? «Che conduco più vite parallele. Non sono finto ma ho la capacità di sdoppiarmi. Ci sono tanti aspetti di me poco conosciuti, anche se ho lasciato in giro indizi, come i templari. Dicono: Del Piero non fa mai polemiche. Ma io ho tirato legnate a destra e manca di cui non vi siete mai accorti! In campo sono un figlio di buona donna: la furbata, il colpetto, faccio di tutto per vincere. Poi vado a casa e mi sciolgo con i miei figli. Ho protetto la mia vita privata per poter esprimere il lato più vero di me pienamente. Di quella sono molto geloso. Per me è importante. Anzi, vitale». Lei ha l'aria pacificata di chi nella vita fa esattamente ciò che è venuto a fare. «La mia più grande fortuna non sono i soldi: è aver trasformato in lavoro la mia passione. Ci sono volte in cui sono dilaniato dai dubbi, ho avuti infortuni che avrebbero potuto stroncarmi la carriera. Sono un essere umano. È nella semplicità che, spesso, trovo conforto. Ci sono arrivato col tempo e la maturità: leggendo, studiando...». Parliamone. «A Torino c'era una persona con cui mi confidavo. Ho letto le prime 50 pagine di Gustav Jung ma mi manca dimestichezza con la psicoanalisi: non devo far passare troppo tempo tra una pagina e l'altra, sennò mi perdo. Anche nei tarocchi c'è profondità: basta avere la curiosità di spingersi oltre in questo mondo in cui vogliamo tutto e subito». Quando è partito alla ricerca di sé? «Nel 2001, quando morì mio padre. Arrivavo da un momento difficile: mi tormentavo per la forma fisica e i gol. Poi mi cade in testa la tegola: ho tutti i soldi del mondo e non posso fare niente. Malattia incurabile. Una botta terrificante. Ecco, permettermi di rimettere tutto in prospettiva è stato un altro dei grandi insegnamenti, muti, di mio padre». (Gaia Picardi - Corriere della Sera)
  18. Fanno paura solo davanti, per il resto siamo superiori. Grande attenzione ai contropiedi. Cassano-Milito o Palacio-Milito in ripartenza sono micidiali. Attaccare senza scoprirsi. Penso che verrà fuori una partita tipo Juve-Napoli
  19. C'è Bendtner insieme a Vucinic, finalmente... @@
  20. Chi gioca davanti? Mi confermate Vucinic Bendtner? Magara... @@
  21. Partitaccia ragazzi, vedo troppo ottimismo, non sarà facile. Riguardo a De Ceglie, mi ricordo una grandissima partita del ragazzo l'anno scorso allo Stadium contro i romanari
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