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Tiger Jack

Tifoso Juventus
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Tutti i contenuti di Tiger Jack

  1. Quando si parla di Juventus-Avellino però non si può non ricordare un famigerato 3-3 del 1979. Ultima giornata; la Juve sta vincendo 3-0 a metà del secondo tempo il Trap sostituisce Zoff con Alessandrelli che prende 3 gol in 20 minuti.. L'Avellino con quel punto si salvò e noi dopo un paio d'anni gli comprammo in blocco Tacconi, Favero, Vignola e Limido
  2. Quelli de "IL TEMPO" sono impazziti! Calciopoli è un autogol Nel processo d’appello a Napoli emergono sviste e contraddizioni. Oltre a Moggi molti chiamavano Bergamo: soprattutto Milan e Inter 16.12.2013 IL TEMPO.IT Non basterebbe la mitica moviola di Bruno Longhi per fare chiarezza sui mille fuorigioco che arbitri e guardalinee in toga non hanno fischiato nell’inchiesta Calciopoli. Intercettazioni e rogatorie fantasma, fughe di notizie sui telefoni sotto controllo, informative scopiazzate dalla giornalaccio rosa dello Sport , rilievi tecnici complicatissimi fatti con carta e penna, atti d’indagine che si smentiscono l’un l’altro, testimonianze autogol, contraddizioni e via discorrendo. Tutta roba che sta venendo a galla, un po’ alla volta, nel processo d’appello di Napoli, quello ai vertici della Cupola pallonara e a Luciano Moggi, il grande untore del pallone infetto. Fatti che, messi in fila, illuminano un safari giudiziario dove i cacciatori hanno sparato soltanto alla zebra bianconera, lasciando indenni serpenti nerazzurri e altri diavoli. Per big Luciano, il procuratore generale ha chiesto tre anni e un mese per associazione per delinquere perché le frodi sportive collegate, che in primo grado avevano fatto lievitare la pena fino a cinque anni e quattro mesi, sono ormai andate prescritte. È l’ex dg il capo della Banda, per l’accusa. Le prove? Le intercettazioni telefoniche e l’uso delle sim svizzere attivate, secondo gli investigatori, per parlare in segreto coi vertici federali, i designatori e i giornalisti. Già, ma come arrivano nelle mani del manager juventino queste schede straniere? A comprarle in un negozio di Chiasso, in Svizzera, non è un faccendiere o un agente segreto prezzolato, ma un dipendente della Juventus. Che paga coi soldi della Juventus, regolarmente contabilizzati. Non proprio una cosa da sottobosco criminale.L’ultimo acquisto è addirittura Moggi in persona a farlo. E il rivenditore, in aula, conferma: «Loro (Moggi e i suoi collaboratori, ndr) sono stati fermati in dogana e qualche finanziere ha fatto delle foto, perché voleva fare delle foto con Moggi… ne è apparsa anche una sul giornale di Como». Alla faccia della riservatezza. Punto importante: le schede sim non sono mai state intercettate, ma ascoltate di rimbalzo con le ambientali. Quindi, non si sa che cosa viaggiasse su quelle frequenze d’onda. Ma il solo fatto di possederle è, automaticamente, una prova di colpevolezza. «Mi servivano per il calciomercato», ha sempre sostenuto Moggi. Una precauzione necessaria perché temeva intercettazioni abusive durante le trattative (e il processo agli spioni di Telecom, dov’è coinvolta l’Inter, e dov’è parte lesa, gli dà pienamente ragione). Questa paura la spiega pure ai carabinieri, quando lo interrogano, ma nel verbale il riferimento allo spionaggio nerazzurro, magicamente, sparisce. Ancor più interessanti sono le modalità con cui i carabinieri del maggiore Attilio Auricchio (oggi capo di Gabinetto del sindaco di Napoli Luigi de Magistris di cui è stato assessore, fino a qualche mese fa, proprio il pm di Calciopoli, Giuseppe Narducci) acquisiscono i dati relativi alle sim direttamente presso l’esercizio commerciale svizzero. In aula i militari offrono due contrastanti versioni che vedono entrare e uscire velocemente di scena fantomatici Centri di cooperazione delle polizie doganali e ignoti ufficiali di collegamento italo-svizzero. Alla fine, è il maresciallo Nardone ad ammettere: «Siamo andati al suo negozio e abbiamo acquisito la documentazione che ci serviva». Così, senza nemmeno uno straccio di rogatoria. Alla fine, quel che è importante per l’accusa, però, è che quelle schede fossero nelle mani dei capi della Cupola. Già, ma come fanno a dirlo con sicurezza? Con compasso e righello. Ovvero, mettendo in collegamento sulle mappe stradali le celle agganciate dalle utenze straniere con le zone di residenza degli indagati. Non proprio un sistema infallibile, tant’è che lo stesso maresciallo Di Laroni, addetto alla raccolta dati, oltre a confermare che l’elaborazione delle informazioni veniva fatta «a mano» e non al pc, si è tolto d’impaccio dicendo due cose. La prima sulla qualità del materiale investigativo: «I gestori ci danno la loro "schifezza", quella che loro immagazzinano, poi vedetevela voi». E la seconda sull’affidabilità dei risultati: «Ognuno i dati li legge come vuole». Un po’ poco, onestamente, per imbastire il processo del secolo. Anche e soprattutto alla luce di un dettaglio che non torna proprio: al papà dell’arbitro Gianluca Paparesta, Moggi consegnò una scheda svizzera. Lui non venne indagato e il figlio è stato poi archiviato. Strano, no? Ecco. Se avrete la bontà di seguirci attentamente in questa contro inchiesta de Il Tempo , e se per una volta ragionate senza i preconcetti e i paraocchi del tifo, vedrete che Calciopoli è un’inchiesta costruita coi mattoncini Lego delle intercettazioni: ce ne sono in tutto 170mila. Ma chissà perché solo 3mila sono state però trascritte dai carabinieri di Auricchio (anche se alcuni avvocati dicono siano appena novecento in realtà). Curioso, no? I periti della difesa di Luciano Moggi ne hanno ascoltate altre 30mila, arrivando così alla cifra-monstre di 33mila conversazioni riversate su carta. Un diluvio di parole che però rappresenta appena un quinto del volume probatorio complessivo. Per ascoltarle tutte e poter godere così di un pieno diritto alla difesa, considerando una media di tre minuti e mezzo a chiamata, gli avvocati impiegherebbero diciotto mesi ininterrotti. Giorno e notte, festivi e Natale compresi. Impossibile. Inizialmente, le conversazioni tra gli indagati erano state classificate dai carabinieri secondo uno schema che prevedeva tre gradi di importanza. Baffo verde, innocua. Baffo giallo, da approfondire. Baffo rosso, allarme. Solo che, nelle informative alla Procura di Napoli, chissà perché, sono finite quasi sempre le intercettazioni che riguardano esclusivamente Luciano Moggi e soci. Le trascrizioni con baffi gialli e rossi, riguardanti altri club, non sono state mica approfondite. Ed è un punto. In udienza, il pm Giuseppe Narducci aveva addirittura assicurato che, «piaccia o non piaccia», intercettazioni bollenti che coinvolgevano società diverse dalla Juventus non esistevano. La realtà emersa sia in primo che secondo grado, è un’altra. Di cui nessuno parla: molti, tantissimi club di prima e seconda fascia si rivolgevano ai designatori per informarsi sulle griglie e per mantenere aperto un canale di dialogo col mondo arbitrale (Inter, Milan, Reggina, Cagliari). Così fa(ceva)n tutti e non solo la Juve. Prendiamo il caso più sfacciato, quello dei nerazzurri. Il compianto presidente Giacinto Facchetti è risultato spesso in contatto con il designatore Paolo Bergamo, uno che secondo i pm dovrebbe essere lo scudiero di Moggi. I due parlavano addirittura di «regalini» e di «situazioni» da «raddrizzare». Andavano a cena assieme. In occasione del big match Inter-Juventus del 28 novembre 2004 (1-1), Bergamo viene intercettato al cellulare con l’arbitro Rodomonti mentre gli dice: «Mi raccomando Pasquale, hai faticato tanto per arrivare lì, per ritornarci e quindi io mi aspetto, credimi, che tu non sbagli niente... oltretutto c’è una differenza di 15 punti (a favore della Juventus, ndr) tra le due squadre, capito? Quindi anche psicologicamente preparatici bene... e se ti dico proprio la mia, in questo momento, se hai un dubbio, pensa più a chi è dietro piuttosto che chi è davanti, dammi retta». Bell’amico, Bergamo. Altre telefonate con Massimo Moratti e con l’addetto stampa dell’Inter chissà come sono riuscite a sfuggire al «grande fratello». A Bergamo si rivolgeva anche Leonardo Meani, responsabile del settore arbitrale del Milan. E lo faceva con toni tutt’altro che soft: «A Trefoloni (arbitro della serie A, ndr) gli fa un bel discorsetto... perché se no gli tagliamo la testa noi». Non si sottraeva al rito delle chiamate al designatore nemmeno Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan che in un’occasione lo invita a seguire una trasferta in Champions al seguito (e a spese) della squadra. Circostanze, tutte, che stridono con l’immagine di Bergamo complice del solo Moggi come vuole la Procura. Un’altra intercettazione fantasma è pure quella tra Bergamo e l’arbitro «juventino» De Santis, di cui il maggiore Auricchio aveva assicurato l’inesistenza. L’ha trovata, invece, il consulente difensivo Nicola Penta scavando tra milioni di byte. È la vigilia di Fiorentina-Bologna, finita 1-0. Gli investigatori si interessano a questa gara perché due giocatori emiliani, Nastase e Petruzzi, vengono ammoniti (dolosamente, secondo l’accusa) così da renderli indisponibili nella successiva gara con la Vecchia Signora. Eppure, Bergamo e De Santis non solo non parlano in alcun modo dei diffidati, ma il designatore invita il giudice di gara a fare bene. Addirittura, De Santis, in un’altra conversazione monitorata dai carabinieri, stavolta con il dirigente addetto agli arbitri del Milan Leonardo Meani, si compiace di aver fatto arrabbiare i bianconeri. «Ho fatto fare il silenzio stampa alla Juve, ma ti rendi conto? Non c’era mai riuscito nessuno nella storia del calcio», ride l’arbitro. E Meani di controbalzo: «E ci sei riuscito te, i corsi e ricorsi... poi mi dicono che sei juventino». De Santis: «Ma ti rendi conto?». Lui è l’unico arbitro intercettato nell’inchiesta ed è quello su cui maggiormente si concentrano gli sforzi investigativi perché sarebbe la cerniera tra Moggi e la "combriccola romana" delle giacchette nere. Su De Santis indagano, illegalmente, anche gli spioni Telecom, ed è agli atti dell’inchiesta milanese un dossier, ribattezzato «Ladroni», dedicato ai bianconeri e agli amici arbitri. Gli controllano tabulati telefonici, lo intercettano e lo pedinano. La sua vita viene rivoltata come un calzino perché il suo nome finisce nelle confidenze che l’arbitro Nucini di Bergamo fa a Facchetti, che di nascosto le registra. Avviando il più grande mistero dell’inchiesta Calciopoli: il fascicolo fantasma del pm Ilda Boccassini. Un procedimento penale avviato un po’ prima dell’indagine napoletana. (1.continua) Simone Di Meo Ci sarà pure una 2a parte Cioè, questo Di Meo ha riportato, nero su bianco, in un articolo di un giornale (di Roma peraltro...) quello che noi "rancorosi" andiamo sostenendo e dicendo da 7 anni...un pazzo!
  3. Eh...si, anche per "danni biologici"...Moggi lo "terrorizzava"
  4. Cazzara Fregnoni che dice? Non lo hanno ancora intervistato?
  5. Calciopoli, Moggi: «Mai illeciti, solo atteggiamenti criticabili» L'ex dirigente della Juve si difende davanti alla Corte d'Appello di Napoli dove è in corso il secondo grado del giudizio su Calciopoli NAPOLI - "Da parte mia ci possono essere stati atteggiamenti criticabili sotto il profilo etico ma che non hanno mai sconfinato nell'illecito". Così l'ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, si è difeso dinanzi alla Corte d'Appello di Napoli dove è in corso il secondo grado del giudizio su Calciopoli. Moggi - che ha reso dichiarazioni spontanee in apertura dell'udienza di oggi - ha contestato le accusecriticando l'operato degli investigatori parlando di "intercettazioni monche tagliate ad uso dell'accusa" e negando ogni vicinanza ai designatori arbitrali dell'epoca Pairetto e Bergamo. "Non mi sono mai intromesso nelle designazioni, né alterato arbitraggi".LE SCHEDE SVIZZERE - Moggi si è soffermato inoltre sul capitolo delle schede svizzere distribuite agli arbitri ribadendo che nell'ambito di uno spionaggio industriale messo in atto da Telecom per conto dell'Inter nei confronti della Juve queste ultime servivano per non essere intercettati con riferimento in particolare alle operazioni di mercato: "Avevamo preso il calciatore Stankovic - ha ricordato - due mesi dopo il suo procuratore è sparito e ce lo siamo ritrovato all'Inter". Moggi ne ha avuto anche per Pierluigi Collina "che passava per essere un arbitro sopra le parti, salvo poi allenarsi sul campo del Milan ed essere sponsorizzato a fine carriera dalla stessa azienda automobilistica sponsor del Milan". "Sul mio conto - ha concluso Moggi, che si è scusato con la Corte per quello che lui stesso ha definito uno sfogo - sono state raccontate tante favole come quella del sequestro all'arbitro Paparesta che non c'è mai stato e che è stato costruito solo su una battuta". (corsport)
  6. Il 3 dicembre è il mio compleanno, sarei ben felice di festeggiare con una buona notiza...ma ci credo poco
  7. Fa il capo-cesso al comune di Napoli, ce l'ha messo il suo amico sindaco Giggino
  8. Quindi se funziona così, mi aspetto anche che la Figc non dia il permesso alla Rioma di schierare De Rossi con il Cagliari, visto che non giocato neanche lui per "infortunio".. A no...l'Italia ha giocato lunedì
  9. L'avranno coniata appositamente per noi...
  10. Ci mancava solo la regola del “5-day rule”
  11. E il PM Dio disse pure: "Piaccia o non piaccia non ci sono intercettazioni che riguardano le me*de"
  12. E meno male....pensa se trovavano pure riscontri positivi...gli davano l'ergastolo al povero Luciano
  13. Bardi con noi farà sicuramente il fenomeno
  14. Calciopoli: slitta la sentenza d'Appello Fissata un'altra udienza per dare spazio alla difesa (ANSA) - ROMA, 19 NOV - Slitta almeno di una settimana la sentenza d'Appello al processo su Calciopoli in corso a Napoli, inizialmente prevista per il 27 novembre. La Corte infatti, visto il numero dei difensori che devono ancora prendere la parola (9 tra cui quelli degli imputati Moggi, Pairetto, De Santis e Bertini), ha ravvisato la necessità di mettere in calendario un'altra udienza che sarà fissata, con ogni probabilità, per il 3 dicembre. La decisione è arrivata al termine dell'udienza odierna dedicata alle difese.
  15. Vorrei che fosse come dici tu e che poi, anche i giudici, agissero di conseguenza più sereni. Però non credo sarà così. Ecco, credo che più o meno, faranno questo ragionamento. Poi se penso, da cittadino, che la procura di Napoli ha sprecato ingenti risorse umane ed economiche per mettere in piedi questa farsa, mentre hanno di fatto ignorato e tenute segrete per anni le denuncie di Schiavone sui rifiuti tossici in Campania...senza fare nulla, senza cercare di individuare i colpevoli e processarli, senza avvertire la popolazione, ecc...mi viene da vomitare.
  16. Penso che non ci credono più neanche Moggi e i suoi avvocati visto il silenzio mediatico che, in primis loro stessi, hanno posto sul processo d'appello.
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