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Socrates

Tifoso Juventus
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  1. The evidence that shows Moggi is the victim of a witch-hunt in yet another example of the farce that is Calciopoli. The ex-Juventus general manager finally got what he deserved...so the uninformed say. Goal.com unveils the shady truths behind the Calciopoli scandal that led to this decision. Jun 17, 2011 By Carlo Garganese On June 15, 2011 the Italian Football Federation (FIGC) announced that former Juventus directors Luciano Moggi and Antonio Giraudo would be banned for life from any football-related roles in Italy. Within cyber seconds the hysterical frenzy of online websites, blogs, forums and fan pages registered huge increases of confused and ill-informed posts from followers who have yet to truly understand what really happened and what it means. This is not a new decision based on a new proceeding, nor is it the confirmation of previous charges. To fully comprehend the current situation and dispel many of the misconceptions, it is necessary to take a step back and do a little Calciopoli review. In the summer of 2006, after three weeks in a sporting tribunal, it was determined that Moggi and Giraudo would be suspended for five years with an option to extend the ban to life at any point within these five years. The sentence itself was attached with an explanation that can still be downloaded from the FIGC website in their archive section. It stated perfectly clearly that no Article 6 violations (match-fixing/attempted match-fixing breaks the sixth article of the sporting code) were found within the intercepted calls and the season was fair and legitimate, but that the ex-Juventus directors nonetheless demonstrated they could potentially benefit from their exclusive relationship with referee designators Gianluigi Pairetto and Paolo Bergamo. There were, however, no requests for specific referees, no demands for favours and no conversations between Juventus directors and referees themselves. It is important to stress at this point that so ignorant are many sections of the world media that 'Moggiopoli' is still referred to by so-called journalists as a "match-fixing scandal" when even the original sentence ruled that Moggi neither fixed nor attempted to fix games. In the wake of this sentence, two other accusations surfaced against Moggi. It was alleged that the Siena-native controlled the GEA player agency (a consortium of football agents and managers) and could therefore dictate who played where, and that he also maintained a secret web of communication for him and his cohorts utilising foreign SIM cards. Juventus
  2. In Holland there's not much about Moggi on the newspapers and on line. Generally they write something like this: if the italian sport justice is punishing Moggi, it means he has done something wrong. Nothing about what persons of other clubs have done too.
  3. Luciano Moggi given lifetime ban from football by FIGC disciplinary commission Italian FA hand Moggi, Antonio Giraudo and Innocenzo Mazzini maximum punishment as all three receive permanent suspensions from Calcio. Jun 16, 2011 Former Juventus general director Luciano Moggi has been handed a lifetime ban from Italian football. Based on their own investigation into the 2006 Calciopoli scandal, the Italian FA's (FIGC) disciplinary commission has decided to expel Moggi alongside former Juve director Antonio Giraudo, and ex-FIGC vice-president Innocenzo Mazzini from all football-related activity. The commission, presided by Sergio Artico, announced "the permanent expulsion from any rank or category from the FIGC. "The seriousness of the facts in relation to Moggi's behaviour was ascertained, founded, and, in our opinion, the decision of the disciplinary commission is important and serves to highlight the facts against Moggi are of extreme severity." It means the trio will not be able to hold any role within Italian football for life. All three received five-year bans following the rulings in 2006, which included the proposal to suspend them for life for their part in the Calciopoli scandal. The FIGC took those proposals into consideration two years ago and reached its decision following a six-hour hearing last week after federal prosecutor Stefano Palazzi asked for the maximum punishment. The results of that hearing were announced on Wednesday evening. But reports suggest Moggi will appeal. He is currently fighting the Calciopoli 2 trial in the Tribunal of Naples where prosecutors have asked for a five-year jail term for alleged criminal conspiracy.
  4. PIETRO ANASTASI UN GRANDE CENTRAVANTI Nel Varese diventa fortissimo e con un suo gol l'Italia conquista la Coppa Europa; poi con la Juventus vince tre scudetti. Passa all'Inter dove delude chiudendo la carriera nell'Ascoli . Un calciatore non altissimo dalla pelle olivastra con un pronunciato ciuffo nero sulla fronte e due occhi svelti e lucidi, che sembrano conoscere già tutte le malizie del calcio. Così si presenta sui campi della piccola squadra della sua città Catania, la Massiminiana, un giocatore leggendario ed importante per il nostro calcio, Pietro Anastasi. Nato nel 1948 a soli diciassette anni diventa protagonista giocando nel Varese, in serie B. Con le sue reti, questo giovane “emigrato” del calcio regala subito la massima divisione alla squadra lombarda. Continua il suo grande periodo segnando ben undici reti nella stagione 1967-68 e portando il Varese ad occupare il settimo posto in campionato. E’ una bella squadra questo Varese che si toglie anche lo sfizio di battere in casa le grandi del nostro campionato come Inter, Milan e Juventus che viene superata per cinque a zero con Anastasi che firma una tripletta! I tifosi lo ribattezzano subito “Pietruzzo”, facendo rivivere il suo sangue siciliano, e diventa l’uomo nuovo del nostro calcio al punto che Valcareggi lo convoca in azzurro. Il suo debutto è leggendario. Infatti gioca nella finale per la Coppa Europa contro la Jugoslavia. Sarà presente nelle due partite ed è suo il mitico gol al volo del 2 a 0 che spiana l’Italia alla storica conquista del titolo continentale. Ormai Pietro è giustamente l’uomo del momento e la Juventus di Boniperti, alla ricerca di nuovi protagonisti per ritornare grande, non si lascia sfuggire l’occasione per acquistarlo. Il prezzo è esorbitante, ben seicento milioni e Anastasi a solo venti anni diventa anche il simbolo di tutti quei suoi conterranei che sono andati a lavorare a Torino in cerca di una vita migliore. Il pubblico e tifosi non solo bianconeri gli dimostrano subito grande affetto che contraccambia diventando subito protagonista; prima stagione in bianconero con quattordici reti ma la Juventus non decolla. L'anno successivo diventa allenatore Armando Picchi, suo compagno di squadra nel Varese, ed Anastasi è sempre a grande livello realizzando quindici reti ma la sua verve non è sufficiente a raddrizzare un attacco di non altissimo livello con Vieri e Zigoni. Intanto i mondiali messicani sono alle porte e lo aspettano come protagonista insieme a Gigi Riva. Un destino strano fermerà la grande avventura del centravanti catanese. Uno scherzo pesante del suo massaggiatore lo porta ad un travaso di sangue nella zona genitale. La notizia non viene diffusa per la sua delicatezza alla stampa alla quale viene comunicato che il calciatore è stato vittima di una violento attacco di appendicite. Inizia un momento delicato nella vita del cannoniere che nella stagione 1970-71 sembra aver perso il fiuto del gol, giocando senza quella forza e vigoria che lo aveva caratterizzato. Picchi non ne fa un dramma conoscendo bene la stoffa di Pietro, intanto la Juventus conclude ad un modesto quarto posto. L’anno dopo arriva Roberto Bettega ma Anastasi entra subito in sintonia con il giocane attaccante e sembra ritornare ai livelli degli anni passati. Lo scudetto é cosa fatta e incomincia un periodo positivo sia per il calciatore che per il club bianconero. Anastasi diventa il giocatore dei gol impossibili, tuffandosi di testa o spiazzando con invisibili tocchi i portieri avversari proprio all’ultimo momento. Due titoli, una finale persa di Coppa Campioni e Anastasi titolare nella nazionale grazie anche ai sedici gol segnati nella vittoriosa stagione 1973-74. Ai mondiali del 1974 però il ruolo di centravanti viene dato a Chinaglia, ma Anastasi entrerà nel secondo tempo del match d’esordio con Haiti, “festeggiato” dal giocatore laziale che manderà a quel paese l’intera panchina azzurra. Sarà una crisi superata al punto che nell’ultimo incontro con la Polonia giocheranno entrambi, creando però una sterile coppia di attacco. Il mondiale tedesco sarà la sua ultima grande manifestazione; Bernardini lo richiamerà per giocare solo due partite in nazionale che ormai lo considera un "protagonista del passato" dopo aver collezionato 25 presenze con otto reti. Nel 1975 la Juventus guidata da Parola vince ancora il campionato ma ormai i leaders dell’attacco bianconero sono Bettega e Causio e il suo gioco sta dimostrando quasi una involuzione. Pietruzzo non sembra più il brillante attaccante degli anni passati al punto che i ”vecchietti” Altafini e Gori mettono in discussione il suo posto da titolare. Anche se il pubblico del Comunale lo osanna in continuazione sottolineando ogni sua azione con valanghe di applausi, la dirigenza bianconera lo accantona in panchina, presagio di una imminente cessione. Il suo destino è all’Inter che lo scambia con il più anziano Boninsegna e i bianconeri chiedono cento milioni in più per compensare il “divario” di età fra i due bomber. Saranno due destini diversi. Da una parte “Bonimba” che vince due scudetti ed una coppa UEFA, dall’altra Anastasi aspettato come salvatore della patria che non riesce più a fare una rete. Ogni domenica per il pubblico di S.Siro è una domenica di attesa, e l’esame per Pietro diventa sembra più crudele. Anastasi segna pochissimo e l'Inter senza i suoi goal attesi diventa solo spettatrice per la lotta al titolo. Sono solo due gli anni con la maglia nerazzurra, due anni di continue delusioni e di soli sette reti in ben 46 partite! Unico piccolo risultato una Coppa Italia che però non allontana le amarezze. A trenta anni viene ceduto all’Ascoli provinciale di belle speranze dove riveste la maglia di titolare ma le reti continuano a mancare. Ormai “Pietruzzo” è solo la leggenda conclusa di se stesso e due baffoni neri sembrano testimoniare il tempo che è passato, cercando di rinverdire, anche se a solo trenta anni, i successi della sua gioventù. Terminerà la sua carriera, sicuramente gloriosa, giocando nel Lugano in Svizzera nel 1981 la sua ultima stagione rimanendo il simbolo di una generazione di calciatori e di tifosi. GolCalcio.it
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