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Socrates

Tifoso Juventus
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  1. Juventus Primavera 1986-1987 Jacolino ne é l'allenatore (seduto, terzo da sinistra)
  2. STEFAN REUTER http://it.wikipedia.org/wiki/Stefan_Reuter Stefan Reuter, classe 1966 come Häßler, è un terzino come se ne sono visti pochi nel nostro campionato. Velocissimo, fluidificante destro in un campionato in cui, per tradizione, chi fluidifica occupa la corsia di sinistra, da Facchetti a Cabrini a Paolo Maldini, giusto per citare i maggiori interpreti. Ma Reuter è un tipo tosto, il Trap vorrebbe usarlo anche come mediano. Peccato che Stefan sia un giocatore dal rendimento incostante e che, spesso, è bloccato da infortuni che gli fanno perdere i momenti chiave della stagione, tutto il contrario dellinossidabile Kohler, arrivato insieme a lui dal Bayern Monaco. Appena arrivato a Torino, si deve operare al menisco. «È stato facile tornare in campo dopo appena diciannove giorni», racconta, «loperazione, effettuata dal professore Pizzetti, è andata benissimo e la rieducazione altrettanto. Del resto, il centro Sisport di Orbassano è attrezzatissimo e dispone dei macchinari più moderni. Volevo operarmi in Germania, ma mi sono fidato dei consigli del dottor Bergamo, il medico della Juventus. Mi ha garantito che in Italia avrei trovato il meglio ed ha avuto ragione». Purtroppo, alla Juventus serve un centrocampista e Reuter è un terzino destro velocissimo. Siccome Stefan proveniva dal Bayern ed aveva vinto il Campionato Mondiale nel 1990 con la sua Nazionale (non stiamo parlando, quindi, di uno sconosciuto proveniente da un campionato alieno), quellerrore è stato semplicemente imperdonabile. È vero che gli infortuni contribuirono a complicargli la vita, ma Stefan non aveva il passo, la visione di gioco, la lucidità e la continuità dazione del centrocampista. Viceversa, come esterno, preferibilmente di una difesa a cinque, avrebbe potuto esibirsi nei suoi numeri migliori: forza, velocità, recupero. In Germania giocò anche qualche partita come difensore centrale, proprio per la sua capacità di andare a prendere lavversario. «Ho cominciato la carriera da libero, nel Norimberga, per essere poi trasformato in mediano nel Bayern. Ma, nella squadra bavarese, ho agito spesso da laterale destro, posizione nella quale posso esprimermi meglio. In Germania, cerano meno obblighi e per questo mi sganciavo di più, allattacco. Qui in Italia, esistono precisi doveri di marcatura e contenimento». Il bilancio finale conta 34 presenze ed una costante incertezza di collocazione tattica che non gli vale la riconferma. Reuter troverà gloria tornando in patria e nel 1997, nel Borussia Dortmund degli ex bianconeri, si vendicherà della Juventus nella finale di Champions League. RACCONTATO DA FILIPPO GRASSIA, SU HURRÀ JUVENTUS DEL GENNAIO 1992: La notizia risale alla primavera del 1990. Reuter divenne juventino quasi contemporaneamente ad Hassler, ma problemi di bilancio (?) e di scelta (?) fecero slittare il suo arrivo di dodici mesi. Quanto bastò alla Juve per soffiarlo al Bayern a prezzo di parametro Uefa, con un risparmio di almeno 4 miliardi sulle richieste del club bavarese. Un grosso colpo. In Italia non labbiamo capito né apprezzato. Portare via un giovane campione alla società più blasonata (anche se attualmente in ribasso) del calcio tedesco è impresa da segnare sullagenda: una cosa è acquistare Rummenigge a prezzo di affezione, a carriera quasi conclusa e muscoli incidentati, unaltra è giocare danticipo con un giocatore alla Reuter ed invogliarlo a prendere la strada del calcio italiano. È quanto i dirigenti juventini sono riusciti a fare. Oggi Reuter è una pedina essenziale della Juve di Trapattoni, che abbisogna di calciatori eclettici. Uno come lui è difficile trovarlo, forse impossibile. Come laterale destro è formidabile. La sua progressione è degna di un centometrista: in unoccasione ha fermato i cronometri sui 10 secondi ed 8 decimi dopo una volata di 100 metri. In corsa diventa incontenibile per via di una statura (181 centimetri) che non è facile riscontrare in un lavoratore del pallone. A vederlo correre su quella fascia viene facile porsi la domanda: ma questo tedesco ce la farà ad andare avanti ed indietro ancora una volta? Statene certi: ce la farà. Il medico del Bayern, dal cognome lunghissimo che ci e vi risparmiamo, si sorprese di fronte alla capacità polmonare di Reuter, capace di trattenere oltre 7 litri daria. Come Coppi o come Merckx, tanto per fare due nomi. Nel calcio si tratta di un piccolo record che garantisce circa la sua forza organica. Chiamarlo Rambo non è poi eccessivo. Chiudiamo la parentesi sulle sue capacità fisico-atletiche e torniamo alleclettismo. Che sia un laterale destro di indubbie doti, abbiamo detto. Qui aggiungiamo che Reuter può giocare stopper oppure libero oppure mediano in mezzo al campo. Mettetelo dove volete, il tedesco dal volto arcigno e dal sorriso mica tanto facile non deluderà. Dimenticavamo che la sua capacità di concentrazione è enorme. Di lui non scriveremo tanto spesso che ha compiuto errori di disattenzione. Guardatelo in campo: la fronte corrugata, la grinta dipinta sul volto scavato, la muscolatura in rilievo, lincapacità di recepire stimoli che non provengano dalla partita. Poi lo guardi fuori dal campo e ti accorgi che Reuter non è un mostro ma dimostra in tutto e per tutto i venticinque anni compiuti lo scorso 16 ottobre. Nel suo curriculum figura la vittoria al Mondiale disputato nel nostro paese. Un segno del destino, che aveva già avuto un prologo nellaprile del 1987, quando il nostro esordì in Nazionale proprio contro lItalia a Colonia. E adesso è pronto a sfondare anche da noi, o meglio a confermarsi. Con il Bayern ha conquistato due titoli. Come dire che è un vincente. Nel suo futuro cè un sogno, quello di vestire i panni del libero: ne ha certamente le qualità che gli derivano da quella forza atletica e morale di cui abbiamo scritto. Chissà che Trapattoni non lo accontenti, affidandogli le mansioni che attualmente sono del brasiliano Julio Cesar. In questo caso lo vedremo alle spalle di Kholer anche in Nazionale. Una coppia eccezionale, non pensiamo ne esista una più affidabile al mondo. Una garanzia in fase divensiva (chi mai sfuggirebbe a Reuter?), ma anche un punto di riferimento per il centrocampo, che potrebbe avvalersi, alternativamente, di uno dei due tedeschi. Per lennesima volta, quindi, Boniperti ha visto giusto. Ed è probabile che, se fosse rimasto alla Juventus, Reuter sarebbe arrivato un anno prima alla società bianconera. E pensare che Stefan, poco prima di essere bloccato dalla Juve, aveva confessato di aspirare a due squadre: una era il Real e laltra era lInter. Invece è finito nella Juve, dove potrebbe rimanere a vita. E non solo per ragioni economiche. Un bel rischio, che ne dite?
  3. RAÚL BANFI https://it.wikipedia.org/wiki/Raúl_Banfi Nazione: Uruguay Luogo di nascita: Montevideo Data di nascita: 14.11.1914 Luogo di morte: Salto Data di morte: 10.12.1982 Ruolo: Attaccante Altezza: - Peso: - Soprannome: - Alla Juventus dal 1941 al 1942 Esordio: 02.11.1941 - Serie A - Juventus-Genoa 1-1 Ultima partita: 22.03.1942 - Serie A - Venezia-Juventus 2-0 13 presenze - 9 reti 1 coppa Italia Raúl Banfi (Montevideo, 14 novembre 1914 – Salto, 10 dicembre 1982) è stato un calciatore uruguaiano con cittadinanza italiana, di ruolo attaccante. Raúl Banfi Banfi alla Juventus nella stagione 1941-1942 Nazionalità Uruguay Calcio Ruolo Attaccante Termine carriera 1947 Carriera Squadre di club 1937-1939 Racing (M) ? (?) 1939-1941 Modena 40 (31) 1941-1942 Juventus 13 (5) 1942-1944 Modena 34 (17) 1945-1946 Mantova 9 (4) 1946-1947 Prato 14 (1) Carriera Era figlio di genitori italiani. È arrivato al Modena proveniente dal Racing (M). Al debutto in Serie A, nel campionato 1939-1940, ha segnato nove reti in sedici partite, ma la sua squadra è retrocessa comunque in Serie B. Qui ha migliorato notevolmente il suo score, con ventidue reti in ventiquattro partite. Queste prestazioni lo hanno fatto entrare nel mirino di diverse squadre, ma ad aggiudicarselo fu la Juventus; Banfi divenne così il primo uruguaiano a giocare per la Vecchia Signora. A Torino, però, non è riuscito a ripetersi, chiuso anche dal più prolifico Riza Lushta, segnando soltanto cinque reti in tredici gare, di cui tre in una sola settimana: ha infatti siglato un gol al Milano il 16 novembre 1941, mentre il 23 novembre ha realizzato una doppietta all'Atalanta. L'ultima rete è arrivata nel febbraio seguente, contro la Fiorentina. Al termine della stagione ha fatto ritorno a Modena dove è tornato ad avere medie reti in linea con quelle del passato. Si è poi accasato al Mantova dove è diventato, anche qui, il primo uruguaiano a giocare per il club virgiliano. Ha chiuso la carriera con il Prato, in Serie B. Palmarès Coppa Italia: 1 - Juventus: 1941-1942 Campionato italiano di Serie B: 1 - Modena: 1942-1943
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