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Socrates

Claudio Marchisio

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Afbeeldingsresultaat voor claudio marchisio juventus 2017

 

 

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CORRIERE DELLA SERA

STYLE MAGAZINE

GENNAIO-FEBBRAIO 2013 NUMERO 1-2

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OFFICIALLY OFFICIAL: Claudio Marchisio leaves Juventus - Black & White &  Read All Over
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Juventus Confirm Claudio Marchisio Has Left the Club by Mutual Consent |  News, Scores, Highlights, Stats, and Rumors | Bleacher Report

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Claudio_Marchisio

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Torino
Data di nascita: 19.01.1986
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 180 cm
Peso: 74 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: Principino - Piccolo Lord

 

 

Alla Juventus dal 2006 al 2007 e dal 2008 al 2018

Esordio: 19.08.2006 - Coppa Italia - Martina Franca-Juventus 0-3

Ultima partita: 19.05.2018 - Serie A - Juventus-Verona 2-1

 

389 presenze - 37 reti

 

7 scudetti

4 coppe Italia

3 supercoppe italiane

1 campionato di serie B

 

 

Claudio Marchisio (Torino, 19 gennaio 1986) è un ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista.

 

Ha legato gran parte della carriera alla Juventus, club con cui ha vinto sette campionati di Serie A consecutivi (dal 2011-12 al 2017-18), uno di Serie B (2006-07), tre Supercoppe italiane (2012, 2013 e 2015) e quattro Coppe Italia consecutive (dal 2014-15 al 2017-18). Vanta inoltre la vittoria di un campionato di Prem'er-Liga con lo Zenit San Pietroburgo (2018-19).

 

Ha fatto parte della nazionale olimpica, con cui nel 2008 ha dapprima vinto il Torneo di Tolone e poi partecipato ai Giochi di Pechino 2008. In azzurro è stato semifinalista all'Europeo Under-21 di Svezia 2009, finalista all'Europeo di Polonia-Ucraina 2012 e terzo classificato alla Confederations Cup di Brasile 2013; con la nazionale maggiore ha inoltre partecipato a due Mondiali (Sudafrica 2010 e Brasile 2014).

 

È stato inoltre inserito per due anni consecutivi (nel 2011 e nel 2012) nella squadra dell'anno AIC e nella squadra della stagione della UEFA Champions League nel 2014-15.

 

Claudio Marchisio
FC Zenit Saint Petersburg vs. Juventus, 20 October 2021 32 - Claudio Marchisio (cropped).jpg
Claudio Marchisio nel 2021
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 180 cm
Peso 74 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Centrocampista
Termine carriera 3 ottobre 2019
Carriera
Giovanili
1993-2006   Juventus
Squadre di club
2006-2007   Juventus 26 (0)
2007-2008    Empoli 26 (0)
2008-2018   Juventus 363 (37)
2018-2019   Zenit San Pietroburgo 9 (2)
Nazionale
2002-2003 Italia Italia U-16 7 (3)
2003-2004 Italia Italia U-17 7 (1)
2004-2005 Italia Italia U-18 4 (0)
2005-2006 Italia Italia U-19 1 (1)
2006-2007 Italia Italia U-20 3 (0)
2007-2009 Italia Italia U-21 14 (1)
2008 Italia Italia olimpica 4 (1)
2009-2017 Italia Italia 55 (5)
Palmarès
 
UEFA European Cup.svg Europei di calcio
Argento Polonia-Ucraina 2012
Transparent.png Confederations Cup
Bronzo Brasile 2013
Transparent.png Torneo di Tolone
Oro Tolone 2008
Transparent.png Europei di calcio Under-21
Bronzo Svezia 2009

 

Biografia

Nato e cresciuto a Torino, si è sposato con Roberta l'8 giugno 2008; la coppia ha due figli, nati rispettivamente nel 2009 e nel 2012.

 

Inizialmente detto Piccolo Lord dal compagno di squadra Federico Balzaretti, è stato successivamente soprannominato Principino per il suo modo di vestire e il comportamento in campo. Nel 2012 è stato scelto come testimonial del videogioco FIFA 13, comparendo nella copertina dell'edizione italiana insieme a Lionel Messi.

 

Nel 2016 ha pubblicato l'autobiografia Nero su bianco. Dopo il ritiro dall'attività agonistica si interessa al giornalismo e al commento sportivo: dal novembre 2019 scrive per l'edizione torinese del Corriere della Sera, dal settembre 2020 al luglio 2021 è stato opinionista per Rai Sport in occasione delle gare della nazionale italiana, mentre dall'agosto seguente riveste lo stesso ruolo per Amazon Prime Video in occasione delle gare di UEFA Champions League.

 

Dal 2020 è socio della L84, squadra di calcio a 5 di Volpiano. Al di fuori dell'ambito sportivo, ha investito nel campo della ristorazione divenendo proprietario di alcuni esercizi lungo la penisola italiana.

Caratteristiche tecniche

«Claudio è uno dei centrocampisti italiani più forti in assoluto. Ha tutto: forza fisica, inserimento, tiro da fuori, tocco sotto, grande intelligenza dentro e fuori dal campo.»

(Luigi Cagni, 2011)

 

Nato inizialmente come attaccante, ruolo che ha ricoperto fino all'età di sedici anni, in seguito ha arretrato il proprio raggio d'azione al centrocampo per via della sua struttura fisica, poco adatta al reparto avanzato. Per larga parte della carriera è stato considerato tra i centrocampisti centrali più forti del panorama europeo nonché uno dei migliori calciatori italiani della sua generazione.

 

Era una mezzala forte fisicamente, dotato di visione di gioco e personalità che lo rendevano sovente decisivo in campo. I suoi punti di forza erano il tiro dalla lunga distanza, la capacità di ricoprire tutti i ruoli del centrocampo, il recupero e la successiva distribuzione del pallone, oltre a un'ottima tecnica individuale unita a un buon dribbling negli spazi stretti.

 

È stato spesso paragonato a Marco Tardelli per la sua capacità di inserirsi e di andare a rete, retaggio dei suoi trascorsi giovanili da attaccante.  Sfruttando le sue diverse qualità tecniche, è stato utilizzato con buoni risultati anche in diverse posizioni del campo, sia più avanzate come trequartista, esterno e seconda punta, sia più arretrate come mediano o regista basso davanti alla difesa.

Carriera

Club

Juventus

Gli inizi

Nel 1993, all'età di 7 anni, Marchisio comincia a praticare sport nella polisportiva torinese Sisport; qui, dopo pochi allenamenti viene notato dagli osservatori della Juventus. Nel vivaio bianconero compie tutta la trafila delle squadre giovanili, indossando la fascia di capitano e sollevando numerosi trofei: «...quando ci sono arrivato non c'era assolutamente l'idea di arrivare in prima squadra e fare il calciatore. Era solo un bel modo di giocare, per giunta con il privilegio di poterlo fare con la maglia della squadra del cuore. Man mano che passavano gli anni il gioco si è trasformato in passione e poi in professione». In questa fase della sua carriera viene allenato da tecnici come Domenico Maggiora e Maurizio Schincaglia, i quali lo trasformano stabilmente da attaccante a centrocampista.

 

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Un giovane Marchisio nel 2005, capitano della formazione Primavera della Juventus, alla Wojtyła Cup.

 

Tra gli altri, con la formazione Primavera arriva per due volte consecutive alla finale del Torneo di Viareggio, vincendo l'edizione del 2005 contro i pari età del Genoa, mentre nella stagione successiva, l'ultima trascorsa tra le giovanili bianconere, conquista il campionato di categoria; nel corso della stessa viene inoltre spesso aggregato alla prima squadra dall'allenatore Fabio Capello, senza però mai scendere in campo.

L'esordio tra i professionisti

Nell'estate 2006, la retrocessione d'ufficio della Juventus in Serie B porta vari giocatori di primo piano a lasciare la Vecchia Signora. L'opera di ricostruzione della società nel post-Farsopoli apre le porte della prima squadra a una nuova generazione di bianconeri; assieme ad altri suoi compagni delle giovanili quali De Ceglie e Giovinco, anche Marchisio viene inserito, nell'annata 2006-07, nella rosa a disposizione del tecnico Didier Deschamps: «la possibilità di mettersi in mostra è stata decisiva per noi [giovani]. C'era la possibilità di arrivare in alto in poco tempo».

 

Il 19 agosto, a 20 anni, il centrocampista debutta tra i professionisti subentrando sul finire della sfida di Coppa Italia tra Martina e Juventus (0-3), per poi giocare in campionato, il 1º novembre successivo contro il Brescia, la sua prima gara da titolare. In precedenza, in settembre aveva fatto un'ultima apparizione con la formazione Primavera, superando i pari età dell'Inter nella supercoppa di categoria. Le sue buone prestazioni inducono l'allenatore francese a utilizzarlo con continuità; diventa così una delle prime scelte per il centrocampo bianconero, e nelle ultime partite della stagione viene spesso schierato in campo dal 1'. Con 25 presenze totali, contribuisce alla vittoria del torneo cadetto e al ritorno della Juventus in Serie A.

Empoli: i debutti in Serie A e in Europa

Conclusa la vittoriosa annata tra i cadetti con la Juventus, Marchisio ha subito modo di calcare quella massima serie conquistata sul campo, ma con una diversa maglia: «ho fatto solo un anno fuori, ad Empoli nel 2007-08; non lo rimpiango perché mi ha fatto crescere tantissimo come uomo». Il 24 luglio 2007 passa infatti in prestito, assieme all'altro bianconero Giovinco, alla società toscana dove entrambi giocano il primo campionato di Serie A della loro carriera.

 

Con l'Empoli debutta in massima categoria il 26 agosto successivo, all'età di 21 anni, nella sconfitta contro la Fiorentina (3-1) all'Artemio Franchi di Firenze. Il 20 settembre dello stesso anno esordisce anche in Coppa UEFA, nel debutto europeo del club toscano contro lo Zurigo. Termina la stagione a Empoli con 26 presenze in campionato, una in Coppa Italia e 2 in Coppa UEFA, per un totale di 29 partite stagionali; il contributo di Marchisio non riesce tuttavia a evitare alla provinciale toscana la retrocessione in Serie B.

Ritorno alla Juventus

«La Juventus è il massimo. È sempre stato il mio sogno [...] Si parla di bandiere che non ci sono più, di calcio globale che cambia, di valori che si sarebbero persi. Io ho solo in mente di fare il numero più alto di presenze con questa maglia. Sarebbe il massimo per me: diventare una bandiera della Juve. Vorrei poter non andare più via.»

(Claudio Marchisio, 2013)
Anni di ricostruzione

 

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Marchisio calcia dalla distanza nella gara d'andata contro il Bari, nel corso del campionato 2009-10.

 

Nel luglio 2008 fa ritorno alla Juventus con cui disputa la prima gara ufficiale della stagione 2008-09, da titolare, il 26 agosto nel ritorno del terzo turno preliminare della Champions League, giocata a Bratislava contro l'Artmedia Petržalka e pareggiata 1-1. Il 24 gennaio 2009 segna il suo primo gol in Serie A con la maglia della Juventus, decisivo ai fini della vittoria sulla Fiorentina (1-0), su assist di Alessandro Del Piero. Grazie alle prestazioni offerte in quest'annata, il sito web dell'UEFA lo inserisce tra i dieci giovani che si stanno mettendo in luce alla loro prima esperienza nella massima competizione continentale, mentre il sito del quotidiano inglese The Times, in gennaio, lo inserisce al decimo posto, e miglior italiano, nella lista dei 50 «astri nascenti» del calcio internazionale.

 

Il 10 ottobre 2009 è costretto a operarsi al menisco: ritorna a calcare ufficialmente i terreni di gioco il 25 novembre successivo, in Champions League, giocando gli ultimi minuti della sconfitta bianconera (0-2) sul campo del Bordeaux, mentre torna da titolare quattro giorni dopo, in campionato, sul campo del Cagliari (2-0). L'11 marzo 2010, all'età di 24 anni, indossa per la prima volta la fascia di capitano del club, dopo l'uscita dal campo di David Trezeguet, nella sfida d'andata degli ottavi di Europa League vinta 3-1 contro il Fulham.

 

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Marchisio nel 2010, nella trasferta di Europa League contro il Lech Poznań.

 

Nel corso della stagione seguente, 2010-11, il 19 settembre bagna con un gol nel successo esterno sull'Udinese (4-0) il raggiungimento delle 100 presenze in maglia bianconera, mentre il 3 aprile, in occasione della vittoriosa trasferta (2-0) contro la Roma, per la prima volta scende in campo dal 1' come capitano bianconero. La definitiva affermazione del centrocampista ai massimi livelli coincide tuttavia con uno tra i periodi più difficili nella storia della società torinese, che per la seconda stagione consecutiva chiude il campionato a un anonimo settimo posto, lontano da qualsivoglia obiettivo minino; tutto ciò, nonostante un Marchisio il quale è ormai tra i punti fermi dell'undici titolare piemontese.

Eptacampione d'Italia
2011-2014

La stagione 2011-12 vede una Juventus foriera di novità, con l'arrivo in panchina di Antonio Conte, oltreché di Pirlo e del cileno Arturo Vidal quali nuovi compagni di reparto di Marchisio. Il 2 ottobre 2011 il centrocampista realizza la sua prima doppietta in maglia bianconera, che vale il 2-0 ai rivali alla corsa-scudetto del Milan; a riprova di un inizio di stagione che lo vede mattatore assoluto dei torinesi, nelle settimane seguenti risulta prima decisivo nella trasferta contro l'Inter del 29 ottobre, dove sigla il 2-1 che regala ai bianconeri la vittoria del derby d'Italia, mentre l'8 dicembre nei supplementari di Juventus-Bologna di Coppa Italia firma il 2-1 che permette ai piemontesi di qualificarsi ai quarti di finale. Il 6 maggio 2012, grazie al 2-0 al Cagliari nella partita giocata sul campo neutro di Trieste, con una giornata d'anticipo conquista il suo primo scudetto, emergendo tra i maggiori protagonisti di una formazione bianconera che si lascia definitivamente alle spalle gli anni bui post-Calciopoli. Dopo la sconfitta nella finale di Coppa Italia del 20 maggio contro il Napoli, conclude la sua miglior annata sottoporta con 10 gol in 39 presenze stagionali.

 

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Marchisio alla Juventus nell'estate 2011.

 

La stagione 2012-13 inizia l'11 agosto a Pechino con la vittoria della Supercoppa italiana, la prima per il centrocampista, grazie 4-2 sul Napoli maturato ai supplementari. Sul finire del 2012, il 7 novembre realizza la sua prima rete in Champions League, nella sfida vinta 4-0 contro il Nordsjælland, mentre il 1º dicembre mette a segno una doppietta nel 3-0 del derby di Torino. Il 5 maggio 2013, grazie alla vittoria casalinga per 1-0 sul Palermo, vince con tre giornate d'anticipo il secondo campionato italiano consecutivo.

 

Il 18 agosto 2013, al primo incontro ufficiale dell'annata 2013-14, s'infortuna nel corso della finale di Supercoppa italiana contro la Lazio, vinta 4-0: la lesione al legamento del ginocchio destro lo costringe a saltare l'inizio di stagione. Una volta ristabilitosi, incontra difficoltà nel ritrovare un posto da titolare in squadra, anche a fronte della crescita mostrata dal giovane compagno di reparto Paul Pogba (il quale già nella seconda parte del precedente torneo aveva iniziato a togliere spazio al centrocampista italiano). Con il nuovo anno, sfruttando i vari impegni della Juventus tra campionato e coppe, torna ad avere un buon minutaggio in maglia bianconera, facendo di necessità virtù e ben comportandosi anche quando schierato in ruoli differenti da quelli ricoperti fin qui in carriera, come trequartista dietro alle punte o regista basso davanti alla difesa. Il 4 maggio 2014, grazie alla sconfitta dei rivali della Roma sul campo del Catania, arriva la conquista del terzo scudetto consecutivo per Marchisio.

2014-2018
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Marchisio entra in campo a Doha per la sfida di Supercoppa italiana 2014 contro il Napoli.

 

Nell'annata 2014-15 vince il suo quarto campionato di Serie A consecutivo con la maglia della Juventus, un successo arrivato il 2 maggio, con quattro giornate d'anticipo, dopo la vittoria 1-0 sul campo della Sampdoria. In un finale di stagione ricco di appuntamenti per la squadra bianconera, il 20 dello stesso mese, pur non potendo prendere parte (causa squalifica) alla vittoriosa finale sulla Lazio, Marchisio mette in bacheca anche la sua prima Coppa Italia, mentre il 6 giugno gioca la sua prima finale di Champions League, persa 1-3 a Berlino contro il Barcellona. Sul piano personale, è questa la stagione in cui il nuovo allenatore juventino Massimiliano Allegri impiega il giocatore sempre più spesso nella posizione di regista basso, in luogo di un Pirlo ormai al crepuscolo della carriera; un ruolo che lo consegna, secondo gli addetti ai lavori, alla migliore stagione della sua carriera. A corollario, il 29 aprile 2015, in occasione del successo interno (3-2) sulla Fiorentina, Marchisio entra nel novero dei calciatori juventini più presenti di sempre raggiungendo le 300 gare in maglia bianconera.

 

Nella stagione 2015-16 Marchisio è ormai stabilmente trasformato in un regista arretrato davanti alla difesa, formando una solida coppia di centrocampo assieme al tedesco Sami Khedira. L'annata, iniziata l'8 agosto con la conquista della terza Supercoppa nazionale della carriera, superando per 2-0 la Lazio sul campo di Shanghai, vede la Juventus, reduce da un corposo rinnovamento dei ranghi, alle prese con un avvio di campionato decisamente al di sotto delle aspettative; ciò nonostante Marchisio emerge presto tra i punti di forza della formazione bianconera che, al termine di una rimonta-record, permette al calciatore di fregiarsi del suo quinto scudetto consecutivo, cui si andrà ad aggiungere anche la seconda Coppa Italia consecutiva, vinta il 21 maggio a Roma contro un Milan superato 1-0 ai supplementari. Tuttavia il 17 aprile 2016, nel corso della sfida interna contro il Palermo (4-0), in un contrasto di gioco con il rosanero Franco Vázquez riporta la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro: l'infortunio lo costringe a finire sotto ai ferri e a chiudere anzitempo l'annata, peraltro conclusa (cosa insolita nella sua carriera) senza mai trovare la rete.

 

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Marchisio nell'estate 2018, agli sgoccioli della sua esperienza juventina; qui in contrasto sul madrileno Asensio (a sinistra), sotto lo sguardo del compagno di squadra Benatia (a destra), durante l'International Champions Cup.

 

Costretto a rimanere lontano dai campi per sei mesi, Marchisio torna a giocare solo all'inizio della stagione seguente, 2016-17, scendendo in campo dal 1' in occasione della vittoriosa sfida di campionato del 26 ottobre a Torino contro la Sampdoria, battuta 4-1. Il successivo 22 novembre ritrova il gol dopo oltre un anno e mezzo, realizzando dal dischetto in casa del Siviglia il momentaneo pareggio nella sfida di Champions League poi vinta 3-1 dalla Juventus. Torna al gol in campionato il 17 febbraio 2017, aprendo le marcature nella vittoria interna per 4-1 sul Palermo. Il 17 maggio mette in bacheca la Coppa Italia, primo trofeo stagionale nonché terzo consecutivo per la formazione torinese, in seguito alla vittoria per 2-0 sulla Lazio nella finale di Roma; quattro giorni dopo, con il successo 3-0 allo Stadium sul Crotone, arriva anche il sesto titolo italiano di fila, che permette a Marchisio e alla Juventus d'inanellare anche il terzo double nazionale consecutivo, e soprattutto di battere dopo 82 anni il record della Juve del Quinquennio. Il 3 giugno a Cardiff gioca da subentrante la sua seconda finale di Champions League, che vede i bianconeri nuovamente sconfitti 1-4 dal Real Madrid.

I successi si ripetono nell'annata 2017-18, l'ultima alla Juventus, in cui fa suo il settimo scudetto consecutivo — record assoluto nella storia della Serie A e dei maggiori campionati nazionali d'Europa —, dopo un lungo testa a testa contro il Napoli, e annesso quarto double domestico di fila — altro nuovo primato nel calcio italiano —, grazie al 4-0 al Milan nella finale di Coppa Italia del 9 maggio. Insieme ai compagni di squadra Barzagli, Buffon, Chiellini e Lichtsteiner, Marchisio è tra i 5 eptacampioni d'Italia di questo ciclo bianconero; Il centrocampista va però incontro a una stagione in negativo sul versante personale, causa annosi guai fisici da una parte e una sopravvenuta concorrenza nel centrocampo torinese dall'altra, che non gli permettono più di rientrare nelle dinamiche della squadra titolare. Anche in ragione di ciò, dopo 25 anni di militanza in maglia bianconera, il 17 agosto 2018 rescinde consensualmente il contratto che lo legava al club.

Zenit San Pietroburgo e ritiro

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Marchisio esultante dopo un gol per lo Zenit nel 2018.

 

Il 3 settembre 2018 si trasferisce da svincolato allo Zenit San Pietroburgo, in Russia. Debutta con il club pietroburghese il 16 settembre seguente, subentrando a Paredes nel corso del secondo tempo della vittoriosa trasferta di campionato contro l'Orenburg (1-2); alla prima da titolare, il 30 dello stesso mese, segna invece il primo gol con la nuova maglia, che tuttavia non evita la sconfitta per 2-1 con l'Anži.

 

Nel corso della stagione a San Pietroburgo si fregia del titolo russo, che tuttavia non può festeggiare in campo poiché, nell'aprile 2019, è vittima di un nuovo infortunio al menisco del ginocchio destro, con conseguente operazione e termine anticipato dell'annata. Pochi mesi dopo, rescinde il contratto che lo legava al club pietroburghese.

 

Rimasto svincolato, nel corso dell'estate 2019 tenta l'ennesima riabilitazione fisica, ma, ben presto, preso atto di un corpo ormai martoriato dagli infortuni nonché della sopraggiunta mancanza di ulteriori stimoli, declina le offerte di altri club e inizia a meditare sul definitivo ritiro dall'attività agonistica, una decisione ufficializzata il successivo 3 ottobre all'età di 33 anni.

Nazionale

Nazionali giovanili

Il 1º giugno 2007 esordisce nella nazionale Under-21 di Pierluigi Casiraghi, con la quale è un titolare a centrocampo nel biennio 2007-2009. Nel 2008 partecipa con la nazionale olimpica al Torneo di Tolone, manifestazione amichevole durante la quale, in Italia-Turchia (2-1) del 23 maggio, realizza il suo primo gol con gli azzurrini, e ai Giochi di Pechino 2008; durante la rassegna a cinque cerchi gioca nel secondo tempo della prima partita contro l'Honduras, ma un infortunio muscolare lo costringe ad abbandonare il torneo dopo il secondo incontro del girone e a essere sostituito da Andrea Russotto.

 

È poi tra i convocati per l'Europeo Under-21 2009 in Svezia, ma deve saltare per squalifica la semifinale nella quale l'Italia viene eliminata dalla Germania.

Nazionale maggiore

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Marchisio in nazionale, in scivolata sullo spagnolo Iniesta nella finale del campionato d'Europa 2012.

 

Il 12 agosto 2009, all'età di 23 anni, esordisce in nazionale maggiore con il commissario tecnico Marcello Lippi, giocando titolare nella partita amichevole Svizzera-Italia (0-0). Viene convocato per il campionato del mondo 2010 in Sudafrica, dove l'Italia viene eliminata al primo turno; Marchisio disputa da titolare le prime due partite del girone contro il Paraguay e la Nuova Zelanda, venendo sostituito in entrambe le occasioni.

Realizza il suo primo gol in nazionale il 7 ottobre 2011, nella partita Serbia-Italia (1-1) valevole per le qualificazioni a Euro 2012.

 

Diventato titolare nella gestione del CT Cesare Prandelli, prende parte al campionato d'Europa 2012 in Polonia e Ucraina in cui la nazionale italiana riesce ad arrivare all'atto conclusivo della manifestazione, dopo aver battuto in semifinale la Germania, perdendo tuttavia per 4-0 la finale del 1º luglio contro la Spagna; insieme a Gianluigi Buffon e ad Andrea Pirlo, Marchisio è sempre stato titolare senza mai venire sostituito.

 

Il piazzamento all'Europeo vale agli uomini di Prandelli la qualificazione alla FIFA Confederations Cup 2013 in Brasile, competizione nella quale Marchisio, confermato nella rosa azzurra, contribuisce al terzo posto finale conquistato dopo la vittoria ai rigori sull'Uruguay.

 

Ormai tra i punti fermi, assieme ai compagni di squadra Barzagli, Bonucci, Buffon, Chiellini e Pirlo, della cosiddetta Ital-Juve dei primi anni 2010, Marchisio viene quindi selezionato per partecipare al campionato del mondo 2014 in terra brasiliana. Il 14 giugno, nella gara d'esordio vinta 2-1 contro l'Inghilterra, segna la prima rete azzurra del torneo sbloccando il risultato; nonostante il positivo avvio, l'Italia viene eliminata nella fase a gironi dopo la sconfitta contro l'Uruguay, nella quale proprio Marchisio è punito con un controverso cartellino rosso, giudicato abbastanza severo dagli addetti ai lavori, per un pur irruento fallo su Egidio Arévalo.

 

Dopo il mondiale sudamericano, sotto la gestione del nuovo CT Antonio Conte partecipa alle qualificazioni a Euro 2016; tuttavia il grave infortunio occorsogli in campionato il 17 aprile 2016 lo costringe a saltare la fase finale della manifestazione continentale.

 

Fa un'ultima apparizione in maglia azzurra il 7 giugno 2017 con il selezionatore Gian Piero Ventura, in una vittoriosa amichevole a Nizza contro l'Uruguay (3-0), in cui è peraltro costretto ad abbandonare il campo dopo poco per un nuovo problema fisico. Chiude l'esperienza in nazionale maggiore con 55 presenze e 5 gol.

Palmarès

Club

Competizioni giovanili

Competizioni nazionali

 

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«Mille pensieri e mille immagini mi hanno accompagnato per tutta la notte. Non riesco a smettere di guardare questa fotografia e queste strisce su cui ho scritto la mia vita di uomo e di calciatore. Amo questa maglia al punto che, nonostante tutto, sono convinto che il bene della squadra venga prima. Sempre. In una giornata dura come questa, mi aggrappo forte a questo principio. Siete la parte più bella di questa meravigliosa storia, per questo motivo tra qualche giorno ci saluteremo in modo speciale. D’altronde l’8 non è altro che un infinito che ha alzato lo sguardo».
 
FABIO ELLENA, DA “HURRÀ JUVENTUS” DEL DICEMBRE-GENNAIO 2007
Ha appena mosso i primi (splendidi) passi nel calcio che conta. Eppure Claudio Marchisio ha già fatto 13! Sì, 13 anni di militanza nella Juventus. Un dato straordinario, se si pensa che il giovane centrocampista di Andezeno (a due passi da Chieri, sulla collina torinese) non spegnerà le 21 candeline prima del prossimo gennaio. Eppure, la sua, sembra la storia di un predestinato. Basta farsela raccontare.
«La mia famiglia è sempre stata juventina ed io lo sono in pratica da quando sono nato. Quando a 7 anni sono entrato nella Scuola Calcio e ho potuto indossare la maglia bianconera è già stato il coronamento di un piccolo sogno. Ricordo ancora la prima volta che sono andato allo stadio Delle Alpi, nel 1994, era il famoso Juventus-Fiorentina vinto 3-2 grazie al fantastico gol al volo di Del Piero, il mio idolo da sempre. Figurarsi cosa vuol dire per me, oggi, dividere con lui lo stesso spogliatoio e aver esordito in prima squadra nel giorno della sua festa per il 200° gol!».
La macchina dei ricordi torna in fretta al presente. Ai tempi nostri. Al 28 ottobre, per la precisione. Giorno in cui per Marchisio arriva il debutto. All’Olimpico sale il Frosinone. È un incontro che passerà alla storia, proprio per il 200° sigillo bianconero di Alessandro Del Piero. Claudio è a bordo campo quando il capitano mette dentro il gol partita e pochi minuti dopo arriva il suo turno. In campo al posto di un altro mostro sacro juventino: David Trezeguet.
«Devo ammettere che ero molto emozionato prima di scendere in campo. Al contrario della sfida con il Brescia, benché fosse un’altra giornata speciale per tutti considerata la grande festa per i 109 anni della Juventus e per la caratura degli ospiti presenti in tribuna. Eppure ero tranquillo, forse perché ero preparato al fatto di giocare fin dall’inizio. Il mister è stato molto bravo a tranquillizzarmi e così anche i miei compagni che mi hanno aiutato durante tutto l’incontro. In particolare Matteo Paro, per me è stato un po’ come un fratello maggiore».
E l’autorità con la quale il ragazzo ha affrontato il match contro i lombardi è stata una delle note liete. Autorità e personalità bissate poi anche nella grande sfida del San Paolo con il Napoli: 70mila persone e non accorgersene. Doti che gli esperti della Primavera juventina conoscevano bene e che ben presto sono diventate di dominio pubblico.
«Non è da molto che gioco nel ruolo di centrocampista centrale. Nei miei primi anni nelle Giovanili, giocavo come seconda punta. Poi, nell’annata con i Giovanissimi Regionali, mister Maurizio Schincaglia tentò di arretrarmi durante un’amichevole di metà settimana. L’esperimento riuscì e da allora non ho più cambiato. Anzi, credo che sia stata la mia fortuna».
Una fortuna, vero. Ma in sostanza l’occasione sfruttata al meglio. E adesso per Claudio Marchisio si stanno spalancando le porte del futuro. Un futuro che significa stagione 2006/07, quella in corso, ma anche quelle prossime. Una cosa è certa: il giovanotto ha le idee chiare.
«Per quest’anno l’obiettivo è quello di crescere, soprattutto fisicamente, e di imparare il più possibile. Gioco a fianco di gente molto esperta come Giannichedda e Zanetti che mi riempiono di consigli. Senza dimenticare che come allenatore ho Didier Deschamps, uno dei centrocampisti più forti di tutti i tempi. Dovrò essere bravo a farmi trovare sempre pronto e sfruttare tutte le occasioni che mi verranno concesse. Cosa accadrà alla fine di questa stagione? Il mio sogno è quello di restare qui alla Juventus. Indosso questa maglia da 13 anni, ormai è una seconda pelle».
 
CATERINA BAFFONI, DA TUTTOJUVE DEL 18 AGOSTO 2018
Dopo 25 anni, entrato nel vivaio bianconero a sette. Il ragazzo che ha incarnato l’essenza di essere juventino realizzando il sogno di un bambino: giocare e vincere con la propria squadra del suo cuore. 
“Tutto ciò che sono, tutto ciò che voglio.”
Dovessi racchiudere in una frase quel che rappresenti e abbia rappresentato la Juventus per Marchisio e viceversa, probabilmente userei questa sua stessa dichiarazione.
Due colori. Una vita calcistica. Un cuore sotto un’unica maglia. Ed è per quella maglia, e per tutto ciò che ne ha simboleggiato, che l’otto bianconero ha deciso di battersi e lottare dimostrando al mondo cosa voglia dire essere parte della Juventus. È difficile, terribilmente difficile scandire e trovare le giuste parole per descrivere la fine di un rapporto calcistico intriso di amore e vivida passione tra una bandiera e la propria squadra. A maggior ragione, se del “cuore”. 
Una favola lunga 25 anni e che lo ha visto entrare di diritto nel vivaio bianconero a soli sette primavere. Il ragazzo che ha incarnato l’essenza dell’essere juventino realizzando il suo personalissimo sogno: giocare e vincere con la propria squadra del cuore. 
Dopo Buffon, l’ultimo baluardo di un calcio romantico, ormai in via d’estinzione.
Alcuni dicono che sia un limite il fatto di non aver mai cambiato squadra. In realtà si tratta di un pregio che pochi al mondo si possono permettere o quanto meno comprendere. Si tratta di una scelta di vita. Una scelta d’amore.
Sì, perché anche quella di lasciare è stata una sua “scelta”, condivisibile o criticabile, palesemente dettata dal suo amore viscerale, che lo ha sempre legato a Madama e alla quale ne riconosce il bene primario. Sopra tutto e tutti. Successi conquistati sul campo da tifoso che non possono essere paragonabili ad altri calciatori. È questa la sua più grande vittoria, che può sembrare misera agli occhi di chi è abituato a veder cambiare maglia abitudinariamente; ma per chi ama il calcio, sa perfettamente che non è così.
Cosa diremo del Marchisio in bianconero, “c’era una volta”? Beh, no. Con lui c’è stato e si è rinnovato quel senso di appartenenza a due colori, quello della “bandiera” nel variopinto mondo del calcio. Il giocatore che ha scelto di legare la propria carriera, la propria essenza e la propria immagine a una sola squadra. Riuscendovi alla perfezione.
Claudio Marchisio, un simbolo che ha saputo resistere al richiamo del denaro e della gloria esercitata nel recente passato da club prestigiosi.
Esempio di fedeltà, ma di quella fedeltà che va premiata e portata a mo’ d’esempio, da illustrare e tramandare alle varie generazioni. Quella di chi è stato capace di resiste alle tentazioni e di prosegue il cammino intrapreso sin da bambino, a partire dal settore giovanile bianconero, con chi l’ha fatto crescere e diventare un campione. Dentro e fuori dal campo.
Nei contorni della nostra vita si sa, il calcio rappresenta un orlo pazzesco perché sa cucire ricordi, emozioni e affinare i pensieri. E il Principino, tutto questo, ha saputo descriverlo in modo pazzesco racchiudendo in ogni suo singolo gesto cosa e chi sia stato l’uomo, quindi il calciatore juventino. Ha dato tutto, per questa maglia. L’ha amata, tanto. Ha pianto e gioito per lei. L’ha onorata, sempre. Ma soprattutto l’ha sognata da bambino, un po’ come tutti. Eppure, la differenza è che Claudio, quella fantasia, ha saputo sostituirla con un pezzo importante di esistenza e tramutarla così in realtà.
25 anni, come condensarli in poche righe? Come racchiuderli in una notte, la notte più lunga di Claudio Marchisio, la notte prima dell’addio alla Juventus. E il comportamento dentro e fuori dal campo, lo stile non soltanto di gioco, gli attestati di stima e la sua storia...
25 anni di amore, di una maglia diventata una prima pelle e non una seconda: Marchisio e la Juventus, una delle ultime storie romantiche del calcio. Un amor cortese che ricorda le liriche e i romanzi cavallereschi e medievali, laddove la donna era messa al di sopra di tutto: un po’ come Madama e quindi la “sua” maglia bianconera.
“Il bene della maglia”, un concetto sempre più desueto di cui Marchisio si fa baluardo, rendendosi conto che in questa Juventus che viaggia veloce proiettata verso il futuro, posto per lui non ce ne sarebbe più stato. Colpa, probabilmente, di quel maledetto infortunio al ginocchio che ha deviato e indirizzato da un’altra parte la sua carriera e dal quale non si è più del tutto ripreso. E questo conta, perché la Juventus ha conosciuto il miglior Marchisio e il miglior Marchisio, oggi, non può essere aspettato da una Juventus proiettata in un’altra epoca, già nel futuro.
Ed è proprio lui a dettare legge, il tempo, oggi tiranno, freddo sovrano, ma per 25 anni dolce, favoloso e custode di un romanzo, quello tra il numero 8 e la sua Signora, giunto alla fine. Una fine probabilmente (si spera) provvisoria, perché certe strade sono destinate sempre a ricongiungersi: fianco a fianco per tutte queste stagioni, dai primi calci al pallone di quel bimbo biondo dagli occhi di ghiaccio e smilzo che quasi si perdeva dentro la larga maglia col colletto e a maniche lunghe della Vecchia Signora. Fino agli anni e alle vittorie con la Primavera e il debutto in prima squadra in una stagione che non può essere considerata normale, quella della Serie B, da cui paradossalmente tutto ebbe iniziato.
Sì, perché Marchisio ha saputo reinventarsi, costruirsi, rinnovarsi e resistere alla selezione naturale, conquistandosi un posto negli anni non indimenticabili post risalita in A, dei quali ne ha rappresentato una rara nota lieta: il primo gol su assist di Del Piero, con il 19 ancora sulle spalle, è un primo segno del destino. Ne arriveranno altri, splendidi ma non legati a delle vittorie, come quelli contro l’Inter o l’Udinese, con il numero 8, invece. Con quell’infinito che ha alzato lo sguardo.
Poi l’inizio di una nuova era e Marchisio ne è uno degli attori decisamente protagonisti. Gli anni di Conte, che coincidono con prestazioni esaltanti e prolifiche: adesso i gol contano e portano trofei, e lui è lì pronto a formare con Pirlo, Vidal e Pogba uno dei centrocampi più forti della storia bianconera: lui è quella mezzala scheggiata, che si inserisce e copre gli spazi. Imprescindibile per il futuro CT, anche negli anni di Allegri Marchisio conserva la sua importanza: complice l’addio di Pirlo, arretra il suo raggio d’azione e mette al servizio dei compagni non più l’esplosività dei primi anni, ma una sapienza tattica e un’intelligenza superiore rispetto agli altri. E nel frattempo, si erge sempre più a simbolo della Juventus: dentro e fuori dal campo, senza mai un comportamento fuori dalle righe o una parola inopportuna fuori posto. Lui, che ha rappresentato a pieno il DNA bianconero. Colui il quale i tifosi ne hanno sempre identificato lo stile Juventus, perfettamente rappresentato dal Principino italiano, piemontese e soprattutto juventino.
Poi il crack, di quel fatidico pomeriggio in un insolito Aprile del 2016: nel mentre di un risultato acquisito contro il Palermo, non si rompe solo il ginocchio di Claudio, ma probabilmente anche un equilibrio fin lì perfetto. La Juventus lo aspetta, lo ritiene ancora importante, ma il ruolo (in campo) di Marchisio è destinato a perdere di grado e centralità per una Juve che non può aspettare e sempre più proiettata nel futuro. Il percorso di ripresa infatti è lento e le ricadute non mancano. Ciononostante Marchisio resta lì, a lottare anche dalle retrovie e a sfruttare le poche occasioni che gli vengono concesse. È lui l’uomo spogliatoio. Il collante fisso tra passato, presente e futuro.
Eppure, tra lacrime, i sorrisi e le esultanze in un palcoscenico che sia stato l’Allianz Stadium in una notte di Champions o un polveroso campo di provincia, dopo una sfrenata corsa tra bambini, per Marchisio e i suoi tifosi poco importa. L’amore ha varie sfumature e questo è stato capace di racchiudersi in un abbraccio indissolubile tra lui e il suo popolo bianconero.
La fascia di capitano l’ha indossata poche volte, quando i mostri sacri davanti a lui riposavano o non erano a disposizione. Ma Marchisio capitano della Juventus lo è stato da sempre, non ha avuto la necessità di simboleggiarlo con un pezzo di stoffa al braccio. Lo è stato da dentro. Sì, perché discende dagli Scirea e dai Del Piero, da chi ha cucito nella pelle il senso della Juventinità.
E posso assicurarvi che Marchisio è stato molto di più di un semplice calciatore con la fascia sul braccio. Probabilmente il suo numero, da egli stesso definito come “un otto sdraiato che guarda l’infinito” più si avvicina all’esaustività. A quell’ideale di perfezione che non esiste ma a cui ne viene data la testimonianza. Perché il pallone, e soprattutto la passione che muove i suoi tifosi, contempla dinamiche ben lontane dall’essere definitivamente esplorate. “Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”, chiosava Pier Paolo Pasolini. Ecco, si badi bene, è proprio la parte sacra che qui si vuol prendere in considerazione, ché di eventi profani  le cronache calcistiche ne sono fin troppo piene. 
Marchisio ha saputo dunque creare qualcosa di più col suo popolo, qualcosa capace di andare oltre il semplice “tifo” e rapporto passionale. Ha saputo creare quel qualcosa che si scorge solo se sei con gli occhi chiusi, seduto sugli spalti dello stadio della tua squadra del cuore, in cui non puoi soltanto osservare le magie dei tuoi beniamini, ma può “sentirle”. “Non si vede bene che col cuore”: ha spiegato così il suo segreto, il Piccolo Principe. Perché nel calcio l’essenziale è invisibile agli occhi. E chiamiamolo “caso”, o “destino” come volete, ma lui, proprio lui, nominato da sempre e per sempre “il Principino” ha saputo creare e trasmettere tutto questo.
Strano a dirsi in un’epoca in cui l’immagine e la spettacolarizzazione la fanno da padrone. Ma sono le emozioni quelle che contano. E quelle che restano. Nonostante tutto.  
E dunque siamo “noi”, tifosi e narratori di calcio che dobbiamo unirci magari proprio così “a occhi chiusi” in un doveroso “grazie” a Claudio Marchisio per averci saputo regalare questa sensazione, questa emozione. Eterna e di rara contemplazione. Per questo legame indissolubile e viscerale che ha saputo coltivare e donare a un intero popolo.
La parte vera, quella pura e nobile. Quella che si sente a occhi chiusi. Quella senza tempo. Senza addii. 
Quella intramontabile: come la storia tra la Juventus e Claudio Marchisio.
GRAZIE, PRINCIPINO.
 
ALEX CAMPANELLI, DA JUVENTIBUS DEL 17 AGOSTO 2018
Ci eravamo abituati a vederlo fuori dall’11 titolare, avevamo iniziato a escluderlo dai campetti estivi e dalle probabili formazioni prima dei big match, praticamente nessuno di noi pensava fino in fondo che sarebbe tornato a essere un uomo importante per la Juventus. Eppure, la notizia dell’addio di Claudio Marchisio non può lasciare indifferente neanche il più pragmatico e realista degli juventini. Marchisio risveglia la nostra parte più vulnerabile e irrazionale, più umana e bambina insieme, Claudio è quella ragazza che pensavi che ormai ti fosse indifferente ma di colpo, quando sai che non la rivedrai più, ti rigetta spietatamente in un passato che non hai mai dimenticato.
C’era Marchisio nell’annus horribilis della Serie B, unico dei giovani saliti alla ribalta nel campionato cadetto ad aver resistito nella rosa bianconera fino ad oggi, e unico, con buona pace di De Ceglie e Giovinco, a essersi dimostrato un calciatore da Juventus a qualsiasi livello, dai settimi posti agli scudetti e alle finali di Champions League.
C’era Marchisio in quel preliminare con l’Artmedia Bratislava, in quel Juventus-Fiorentina che lo vide segnare il primo gol in Serie A su geniale palla del Capitano, un Marchisio giovanissimo con un anonimo numero 19 sulle spalle, il cui sorriso rivive in video pieni di pixel che sembrano appartenere alla preistoria.
C’era Marchisio negli anni di Ferrara, Zaccheroni e Delneri, c’era un Marchisio già pronto a sacrificarsi per i compagni, da falso esterno di centrocampo per permettere a Krasic (...) di sprigionare la sua corsa sul versante opposto.
C’era Marchisio a cercare di strapparci un sorriso in quegli anni nerissimi, con la sua voglia di spaccare il mondo e con colpi mai dimenticati come la rovesciata all’Udinese, unico lampo nell’ennesima serata da dimenticare.
C’era Marchisio alla guida della prima Juventus di Conte, anche qui messo in dubbio dagli arrivi di Pirlo e Vidal, anche qui decisivo dall’inizio alla fine, killer implacabile delle milanesi, uomo simbolo della rinascita bianconera, volto nuovo di una Juve costruita a immagine e somiglianza del tecnico, su quei principi cardine di sacrificio, unità e senso di appartenenza che Claudio, ora con uno scintillante numero 8 sulla schiena, incarnava meglio di chiunque altro.
C’era Marchisio anche nei trionfi degli anni seguenti: nonostante gli infortuni, l’esplosione di Pogba, le difficoltà nel recuperare la condizione e un’asticella sempre più alta, lì in mezzo al campo c’era sempre lui, slittando pian piano da mezzala a regista, intelligente e fondamentale nel rendere indolore il lento tramontare di Pirlo. C’era Marchisio sempre in campo, e a volte ce ne scordiamo, nella Juve finalista di Champions contro il Barcellona, vero tassello imprescindibile e multiuso del rombo della nuova Juve di Allegri.
Poi pian piano Marchisio c’è stato sempre meno; l’infortunio dell’aprile 2016 ne ha di fatto consegnato anzitempo agli archivi la carriera in bianconero, alle ricadute sono seguiti ritorni sempre applauditissimi e colmi di speranza, ma settimana dopo settimana sempre un po’ meno convinti. Nonostante le esclusioni sempre più frequenti ne preannunciassero di fatto l’addio, la notizia della rescissione resta un fulmine a ciel sereno.
Dopo 389 presenze e 37 reti da professionista, da sommare a tutte le gare giocate nel settore giovanile, dopo 25 anni complessivi in bianconero, Marchisio lascia la Juventus; con lui se ne va la piccola parte di noi che non vuol smettere di credere alle bandiere, che nonostante tutta la retorica spicciola e stucchevole legata all’amore per la maglia e ai giocatori simbolo, esiste e resiste ancora.
L’addio di Marchisio è l’addio dell’ultimo erede di una dinastia di Uomini, sommariamente riuniti in quello che una volta eravamo soliti chiamare “Stile Juve”, ora divenuto poco più di un cliché, di campioni veramente pronti a mettere prima il collettivo, la squadra e la società rispetto all’interesse personale, di individui capaci di prendersi in carico responsabilità altrui, di fungere da parafulmine, di abbassare i toni e spegnere le polemiche anche quando avrebbero avuto tutto il diritto di alzare la voce. L’ultimo erede di una dinastia che inizia chissà dove e termina con Del Piero e con lui, con buona pace degli altri grandissimi che hanno vestito la maglia bianconera ma che, per un motivo o per l’altro, non possiamo riunire in tale categoria.
In bocca al lupo Claudio, qualsiasi strada tu scelga di intraprendere.
 
«Ho passato gli ultimi 25 anni della mia vita ad immaginare quello che sarei voluto diventare e i sogni che avrei voluto realizzare insieme alla Juventus, ma non c’è stato un solo attimo durante il quale ho pensato che avrei dovuto vivere un momento come questo. A prescindere da quello che saranno le prossime tappe della mia vita, professionale e non, sarebbe inutile e scorretto nascondere che il mio cuore e il mio DNA hanno e avranno sempre e solo due colori. Ho indossato per la prima volta la maglia della Juventus all’età di 7 anni e da quel momento non l’ho mai tolta, neanche per un istante. Sono cresciuto con la sua filosofia e ho cercato prima di assorbirla e poi di esserne ambasciatore, sia sul campo che nella vita di tutti i giorni.
Si dice che alla Juventus: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Dietro questa frase, all’apparenza così semplice ma così amata da noi tifosi (sì perché anche se continua a sembrarmi impossibile, oggi io sono questo), detto dal Presidente Giampiero Boniperti, si cela il significato più profondo del nostro modo di vivere.
Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.
Quando un bambino con un sogno, un bambino fra tanti. Sai che per quella maglia dovrai essere il migliore. Sempre. 
Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.
Quando cresci, quando il tuo sogno dietro la collina è quasi realtà, ma non ti monti la testa e lavori duro all’ombra dei tuoi idoli di sempre. E dai il meglio di te ogni giorno, per quella maglia, perché quelle strisce una volta cucite addosso sono orgoglio, gioia e responsabilità.
Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.
Quando quegli idoli diventano finalmente i tuoi compagni e devi essere più forte delle gambe che tremano all’idea di entrare in campo in fila indiana, come uno di loro, in mezzo a loro. Del Piero, Nedved, Buffon, Trezeguet, Camoranesi e tutti gli altri. Perché ognuno sa che, per onorare questa maglia, deve fare la propria parte. E questo discorso non vale solo per noi calciatori ma anche per ogni singolo tifoso. La Juventus vince perché è più forte in campo e fuori.
Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.
Quando tieni fede al patto con te stesso di fare tutto il possibile per non deludere mai quei tifosi, i più fedeli, i più sinceri, i migliori che ci possano essere al mondo».
 

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