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gaba

Tifoso Juventus
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  1. la butto lì... andranno tutti a prescrizione signor moggi compreso tranne conte..
  2. buongiorno buona afa e naturalmente buon ai pochi tutti beh io credo che i soldi dalla figc il presidente se li scorderà e aspettiamo fine il prossimo processo perso quello del nostro allenatore
  3. in: Repubblica Napoli / Sport / Gianello era spiato e pedinato da un … L'INDAGINE Gianello era spiato e pedinato da un poliziotto infiltrato Un investigatore della squadra mobile si fingeva amico dell'ex portiere azzurro ma aveva il compito di seguirlo e mandare relazioni segrete ai suoi superiori. Oggi mezzo Napoli davanti al procuratore federale Palazzi. Il mistero della seconda assenza dell'ex giocatore azzurro: chiede di essere ascoltato dai pm ma poi manda un certificato medico di ANTONIO CORBO VEDI ANCHE articolo Mille telefonate e 41 contatti Così il clan Ilievski controllava la A È l’ora del Napoli. Con un grosso punto interrogativo entra alle 9 nella sede federale di via Po a Roma e nel processo sportivo. È coinvolto, senza sapere come e perché, nelle inchieste sul calcio scommesse. Il mistero si chiama Matteo Gianello, ex terzo portiere, una comparsa diventata protagonista nell’indagine. Si presenterà? Il dubbio è fondato. Ancora una volta si è distinto per la sua volubilità. Ha sollecitato lui un interrogatorio in Procura, l’ha ottenuto ma non si è presentato. In sede penale lo assiste un celebre penalista, Vincenzo Maria Siniscalchi, esperto di cinema ed amico di De Laurentiis oltre che difensore di Tinto Brass. Lo aspettavano tre pm: Antonello Ardituro, che indaga da anni sui Casalesi ma anche calcio e malavita, con i colleghi Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri. Alle sedici, ecco un certificato medico. Gianello si scusa ma non viene. Se stava male ieri, oggi come sta? In Procura nessun commento né reazione: Gianello è indagato, la chiusura dell’inchiesta è stata ormai notificata, l’interrogatorio prelude solo al possibile rinvio a giudizio. Il legale potrà anche mandare una memoria difensiva. Non cambia la sua posizione. Ma che voleva dire di nuovo ieri? La sua versione è rilevante in sede di giustizia sportiva. Dove il Napoli è chiamato dall’inquirente Stefano Palazzi a spiegare meglio alcune partite. NapoliParma (10 aprile 2010), LecceNapoli (8 maggio 2011) e BresciaCatania stessa data, NapoliInter (15 maggio 2011) e Palermo Chievo (22 maggio 2011). Il pool del procuratore aggiunto Giovanni Melillo ha però rilevato profili di reato (frode sportiva) solo nella settima: NapoliSamp, 16 maggio 2010. È la prima di cui parlerà Palazzi con Gianello, se si presenta, con Cannavaro, Grava e Mascara ceduto dal Napoli a gannaio. Gianello avrebbe proposto a Grava e Cannavaro di perdere l’incontro. Ricevendo un netto rifiuto. Capitolo chiuso? No, il portiere è intercettato. Riferisce ai due presunti complici, ex compagni del Chievo, Silvio Giusti e Federico Cossato, che «i due non ci stanno». I due difensori negano dinanzi ai pm. Mai sentita quella proposta, per carità. Nega anche Gianello, la memoria lo soccorre in Procura quando gli fanno sentire la registrazione. «Scusatemi, ora ricordo di aver ingenuamente detto...». Gianello chiedeva di essere interrogato entro il 6 luglio, ieri. Per modificare la versione ancora una volta? Per negare tutto e salvare i due compagni (rischiano per omessa denuncia) e il Napoli? Il club rischia per “responsabilità oggettiva”: il portiere all’epoca era suo tesserato. In sede sportiva Gianello ha un avvocato esperto, Eduardo Chiacchio, il Perry Mason dei tribunali sportivi. Rileggendo le carte, è emerso un dettaglio: c’è un rapporto segreto della Squadra Mobile. Gianello era intercettato, ma anche pedinato. Un finto amico. Un infiltrato. Il poliziotto G.V. che in una relazione, alcuni mesi prima, aveva riferito ai pm le confidenze di Gianello. Che ora è ad un bivio. Confermare la versione alla Procura a Napoli, patteggiare una squalifica breve quale premio della collaborazione. Smentire di nuovo tutto. Linea a più alto rischio: una condanna più severa gli impedirà la carriera di allenatore dei portieri. Conclude Mazzarri. Risulta dubbio un fumoso discorso sul pareggio che aprì a Napoli e Inter le porte della Champions. In sintesi. «È una di quelle leggi non scritte del calcio». Questo non vuol dire illecito. Le squadre non erano mica d’accordo. Mazzarri crede di conosce la giustizia, e parla molto. In buona fede. Oggi avrà tutto il tempo per chiarire. (06 luglio 2012)
  4. dimentichi il sentimento popolare.. e che tutti i media vogliono conte condannato
  5. buon pomeriggio e buon a tutti.... beh i fiumi non mi piacciono tanto magari una riserva
  6. Repubblica > Mille telefonate e 41 contatti ... Calcioscommesse Mille telefonate e 41 contatti Così il clan Ilievski controllava la A Lecce-Lazio 2010-2011, una delle partita nel mirino degli investigatori L'inchiesta della procura di Cremona non è finita: dai colloqui con Singapore al patto con gli ungheresi, ecco le mosse del latitante macedone, considerato il boss dei cosiddetti 'zingari'. Truccate due stagioni, dal massimo campionato italiano alla seconda serie svizzera. E a Bari continua a essere al centro dell'indagine il ruolo della criminalità organizzata di MARCO MENSURATI e GIULIANO FOSCHINI Tutto su Calcioscommesse ROMA - Quarantuno numeri di telefono, da Roma all'Ungheria, dalla Serie A italiana alla seconda serie svizzera, una ragnatela di contatti, un mondo di informazioni, un grande business. Un migliaio di telefonate, il centro dello scandalo. L'inchiesta della procura di Cremona sul calcioscommesse italiano non è finita. E per ripartire punta proprio dal centro internazionale del suo scandalo: Hrystian Ilievski, il latitante macedone, il capo degli Zingari che nel 2010 e nel 2011 ha girato per i ritiri e per gli stadi della A e della B a comprare informazioni, minacciare giocatori, appattare partite. Quella ragnatela è stata ricostruita ora, anche graficamente, dagli uomini del Servizio centrale operativo della Polizia, i migliori investigatori italiani che da due anni stanno indagando sul giro di scommesse attorno al nostro calcio. Ci sono le telefonate con Zamperini, l'uomo che secondo gli investigatori è stato il passepartout di Ilievski per la Serie A. Ci sono le chiamate con Carobbio, oggi pentito, ieri uomo del gruppo in Serie B. A interessare molto gli investigatori sono poi i contatti con gli altri gruppi internazionali di scommettitori, a partire dagli asiatici. Ilievski (la sua utenza era intestata a un fantomatico Viktor Kondic) era in contatto diretto con il gruppo di Singapore, guidato da Tan Seet Eng, ma nello stesso tempo aveva stretto un patto con gli ungheresi: soci d'affari tanto da stringere, in tribuna d'onore a San Siro durante Inter-Barcellona di Champions League, un patto, una sorta di joint venture internazionale per lavorare insieme, senza farsi troppa concorrenza, sulle partite dei campionati italiani. Per esempio Lecce-Lazio, ultima giornata della stagione 2010-2011, che secondo gli investigatori fu gestita da Zingari, asiatici e ungheresi. E proprio nell'ambito della transnazionalità dell'inchiesta, lungo l'asse Zingari-Bulgaria-Italia, nelle carte di Cremona sono finiti anche alcuni fatti di cronaca. Nera. "Vi informiamo - scrive l'Interpol alla Polizia italiana - che le autorità di Sofia stanno indagando su un omicidio collegato alle scommesse illegali nel mondo del calcio (...) il 4 aprile scorso a Sofia è stato ucciso il cittadino bulgaro Yordan Petrov Dinov, nato il 24.08.1972, titolare e legale rappresentante di due agenzie di gioco d'azzardo in Internet: scommesse su eventi sportivi (incontri di calcio, eccetera). Secondo le informazioni disponibili - continua - Dinov ha inviato un rapporto alla sede della Uefa in Svizzera nel quale indicava che a causa della corruzione nella lega calcio bulgara alcuni incontri del campionato bulgaro erano stati predeterminati". In particolare Dinov, che lavorava per l'agenzia di scommesse Skysport 365, la stessa che collabora con le procure di Bari e Cremona, aveva denunciato la combine tra Cherno More e Lokomotiv Sofia, terminata 3-0, lo scorso primo aprile. Tre giorni dopo è stato ammazzato. Il ruolo della criminalità organizzata continua a essere al centro anche dell'indagine della procura di Bari che ha in piedi un fascicolo per 416 bis (associazione mafiosa): gli investigatori - che stanno per chiudere il filone che riguarda le partite truccate dal Bari nel campionato 2010-2011, filone nel quale sono coinvolti giocatori di Serie A e i vecchi dirigenti del Lecce - sono convinti che la criminalità organizzata abbia avuto un ruolo diretto nella raccolta delle scommesse e nello svolgimento di alcuni incontri. Per questo il procuratore Antonio Laudati e il pm Ciro Angelillis, oltre che per frode sportiva, indagano per riciclaggio. (06 luglio 2012)
  7. sawadee e naturalmente buon a tutti beh.. conte è spacciato... vedremo..per quanto pepe un pochetto bonucci pagherà anche per crisicito buffon ha sbagliato tabaccaio doveva andare da quello giusto..nucini poi magari ci capita anche lucio se verrà tesserato..
  8. sawadee ma cioè le buone maniere non si usano più
  9. : Il Fatto Quotidiano > Giustizia & impunità L’ultima soddisfazione di Petrini: da morto, ha vinto la causa contro Moggi L'ex direttore generale della Juventus aveva querelato il "grande accusatore" per gli attacchi contenuti all'interno dei suoi libri. Il Tribunale di Milano ha però dato ragione all'ex giocatore, morto il 16 aprile scorso dopo una lunga malattia di Matteo Lunardini | 27 giugno 2012 Commenti (9) Più informazioni su: Arthur Koestler, calcioscommesse, carlo petrini, Kaos edizioni, luciano moggi, Raffaele Guariniello, tribunale di Milano. Share on printShare on emailMore Sharing Services87 Carlo Petrini fu implicato nel calcio scommesse 1980 e poi divenne il fustigatore del “dio pallone” attraverso parecchi libri editi dalla Kaos Edizioni. E’ morto il 16 aprile di quest’anno in seguito a una lunga malattia. Nel suo ultimo libro (Lucianone da Monticiano), dedicato ancora una volta al suo acerrimo nemico Luciano Moggi, aveva scritto: “A differenza del mio compaesano Lucianone, io non sono il tipo che infierisce sulla gente in difficoltà, e oggi il signor Moggi è in disgrazia: radiato dal calcio, e con una raffica di condanne sul gobbo (per la Gea, per minacce, per Calciopoli), sia pur non ancora definitive. Però l’assurdità della querela che mi ha mandato, il potere che ancora mantiene a livello mediatico, la faccia di bronzo che continua a esibire in giro, e la capacità dell’opinione pubblica di dimenticare, mi hanno convinto della necessità di dedicargli in queste pagine”. Ebbene, pochi giorni fa il tribunale di Milano ha emesso la sentenza per la causa civile intentata a lui e alla Kaos Edizioni da Luciano Moggi. Troppo tardi però, perché Carlo Petrini potesse godersi questa vittoria che, come lui stesso scriveva, era prima di tutto storica: “Voglio che fra trenta e quarant’anni la generazione dei miei nipoti possa […] leggere le gesta – quelle vere e senza censura, cioè quelle delinquenziali accertate dai carabinieri a proposito della sua associazione a delinquere – del mio celebre compaesano”. Si dà il caso infatti che Petrini fosse di Monticiano, Siena, e abitasse a pochi metri da Moggi. Calcisticamente parlando, invece, la sua fu una carriera romanzesca sempre vissuta ai limiti. Dopo aver fatto largo uso di doping e aver taroccato le partite, divenne il capro espiatorio dello scandalo del 1980 e pagò oltremisura. Scappò all’estero braccato dalla malavita. Una volta rientrato fu colpito da una brutta malattia che per prima cosa lo rese cieco. A quel punto decise di dedicare il poco tempo che gli restava per denunciare ciò che i media non mostrano: il marcio del calcio. Scrisse molti libri, mischiando a ricordi personali notizie cui i giornali davano poco spazio, o su cui stendevano il velo dell’omertà. Ma non lo fece per togliersi il solito sassolino dalla scarpa, né per sostenere la retorica del “così fan tutti”. Lo fece per spiegare quei meccanismi, psicologici e non, che portano uno sportivo a doparsi o truccare le partite. Ossia quella forza del male che ti può trascinare nel fango del Dio pallone. Per questa sua crociata fu anche convocato dal procuratore Guarniello quando indagava sul doping. Naturalmente “Big Luciano” era uno dei protagonisti delle sue storie e dei suoi libri. Ma stranamente, invece di pensare a difendersi dai processi che intanto lo travolgevano, l’ex “grande burattinaio” del calcio italiano se la prese con Petrini. In particolare non gli perdonò alcune frasi inserite nel libro Calcio nei co*****i. Frasi del tipo: “Ci sono voluti i carabinieri per fermare il boss Luciano Moggi”, “il potere delinquenziale dell’amico Lucianone ha permesso al caro Marcello… (Lippi, ndr)”, “la banda Moggi”. Dunque la querela non entrava solo nel merito delle accuse e dei contenuti, ma era anche per i termini usati. Comunque sia il tribunale ha deciso che queste frasi non sono diffamatorie. Erano semplicemente desumibili dal rapporto steso dai Carabinieri durante l’indagine Off-Side del 2005, tra l’altro ampiamente riportato dai giornali. Dal quale si evinceva pure “l’influenza di Luciano Moggi sulla gestione della Nazionale italiana di calcio”. Ma non solo. “Boss”, “banda” e “delinquenziale” sono la “mera trasposizione dei gravi fatti-reato descritti nella denuncia di polizia”. Nulla di più e nulla di meno, insomma. E per di più Luciano Moggi dovrà pagare le spese processuali. Purtroppo Petrini non riceverà mai quei soldi. Né avrà la soddisfazione di aver ottenuto giustizia. Vengono in mente le parole di Arthur Koestler, che in Buio a mezzogiorno scriveva: “Chi risulterà di avere avuto ragione? Lo si saprà solo più tardi. In attesa egli è tenuto ad agire a credito e a vendere la sua anima al diavolo, nella speranza dell’assoluzione della storia”. Certo, si obietterà che Carlo Petrini non ambiva all’assoluzione della storia (leggi l’intervista di Malcom Pagani e Andrea Scanzi). E l’anima al diavolo l’aveva venduta tempo fa. Però la sentenza del tribunale di Milano gli avrebbe dato una soddisfazione immensa. Per la verità storica, ovviamente. E non per infierire.
  10. repubblica.it fulvio bianchi spycalcio La mano dura di Palazzi E adesso tocca ai big... Lo leggo dopo Stefano Palazzi (agf) VEDI ANCHE articolo Scommesse, ecco i verdetti -2 al Pescara, sconto al Novara Ecco le sentenze-bis di uno scandalo che ha proporzioni enormi e che ha inquinato il tessuto del calcio, dalla serie A alla Lega Pro. C'è stato qualche sconto, non molto però. La procura Figc aveva chiesto 27 punti di penalizzazione per l'AlbinoLeffe, la Disciplinare ne ha inflitti "solo" 15. Taglio anche al Novara, 4 punti anziché sei (da scontare un B), 11 al Piacenza (fallito) anziché 19, 4 invece di 6 alla Reggina. Ha tenuto la linea del procuratore federale: consistenti sconti (secondo alcuni eccessivi) per chi collabora e mano dura per gli altri. Secondo noi bisognava evitare questo processo, e farne uno unico: perché ad esempio giudidicare due volte Siena e Grosseto? Ma ora lo staff di Stefano Palazzi dovrà volare perché c'è da sentire ancora un centinaio di persone e mettere a punto il processo-ter (poi ci sarà un quater, eccetera eccetera). Le audizioni sono già iniziate ma il materiale arrivato dalle procure di Cremona, Napoli e Bari è più che consistente e i tempi della giustizia sportiva lasciano a desiderare. Di fronte ad una situazione del genere ci vorrebbe una struttura imponente, una Superprocura che possa lavorare a tempo pieno: invece ci si affida ancora a investigatori che lo fanno per passione, quasi gratis (40 euro a missione) quando i funzionari della Covisoc, per fare un esempio, ne prendono 200. Ma non è meno delicato il lavoro che devono svolgere Palazzi e c. Non è affatto semplice interrogare calciatori o ex che si affidano a stuoli di avvocati e che hanno poca voglia di farsi interrogare e cercare di sfuggire, rimandando gli appuntamenti (ora poi molti calciatori sono in vacanza a Formentera,,,). Ma bisogna fare in fretta perché qui potrebbero entrare in ballo-anche se non è ancora certo-molte società di serie A (Genoa, Torino, Lazio, Sampdoria, Napoli, Siena, ecc.) e di serie B (Bari, Lecce, Grosseto, ecc.), oltre a calciatori e tecnici illustri. La giustizia ordinaria ha i suoi tempi lunghi, lunghissimi, si sa. Basta pensare che l'inchiesta di Cremona non è ancora chiusa. Ma è giusto che Carobbio il 29 febbraio abbia lanciato, davanti a Palazzi, delle accuse nei confronti del suo ex tecnico (quando erano al Siena) Antonio Conte e che l'allenatore campione d'Italia non abbia avuto ancora la possibilità di difendersi? Che aspettano a chiamarlo? Non si può tenere la gente "appesa" per mesi e mesi, siano essi illustri o meno illustri: la presunzione d'innocenza vale per tutti ma bisognerebbe procedere con maggiore celerità ad interrogatori, confronti, eccetera. Per il rispetto delle persone e per consentire a chi non c'entra nulla di poter uscire da questa palude. Ci sono inoltre problemi di urgenza: il 2 agosto l'Inter deve scendere in campo per i preliminari di Europa League. Intorno al 10 agosto vanno fatti i calendari, perché il 26 inizia il campionato e la Figc, giustamente, non ha alcuna intenzione di farlo slittare (tra l'altro c'è ancora da risolvere la grana del contratto dei calciatori....). Palazzi quindi dovrà correre: gli interrogatori potrebbero finire intorno a metà luglio, subito dopo i processi-lampo che si concluderebbero intorno alla prima decina di agosto. L'Uefa può anche sanzionare i club a stagione in corso. Ma una cosa è certa, ormai: Giancarlo Abete ora dovrà mettere mano alla macchina della giustizia sportiva. Massima autonomia (ci mancherebbe), ma anche massima celerità e trasparenza. Ripeto: lo scandalo di Marassi, Genoa-Siena, è del 22 aprile, sono passati quasi due mesi. Quando Palazzi ci farà sapere cosa ha deciso? (18 giugno 2012
  11. — Sport Le partite truccate in Cina Due ex dirigenti della federazione calcistica sono stati condannati per corruzione, insieme all'ex capitano della nazionale e decine di giocatori, arbitri e allenatori 13 giugno 2012 Nan Yong e Xie Yalong, ex capi della Federazione calcistica cinese, sono stati condannati a dieci anni di carcere per aver preso tangenti rispettivamente per 235 mila e 273 mila dollari. Wei Shaohui, ex capitano della Nazionale di calcio, ha ricevuto la stessa condanna ed è stato multato di 31 mila dollari, sempre per corruzione. Li Dongsheng, un altro funzionario calcistico di alto livello, è stato condannato a nove anni per tangenti e appropriazione indebita. Quattro ex giocatori della nazionale – Shen Si, Qi Hong, Jiang Jin and Li Ming – sono stati condannati a sei anni di carcere per aver truccato alcune partite. Nan Yong e Xie Yalong sono i più alti dirigenti calcistici condannati per corruzione in Cina da quando, due anni fa, il governo ha lanciato una campagna per combattere il fenomeno nel calcio, dov’è particolarmente diffuso. Non hanno ancora fatto sapere se faranno appello. Decine di calciatori, allenatori e arbitri sono stati arrestati e condannati per aver truccato le partite. Lo scorso febbraio Lu Jun, che arbitrò due partite ai Mondiali del 2002, è stato condannato per aver ricevuto più di 128 mila dollari in tangenti per truccare i risultati di sette partite di campionato. Nel frattempo la nazionale cinese non si è riuscita a qualificare per i Mondiali del 2014. L’unica volta in cui è riuscita a qualificarsi è stato nel 2002, quando è stata eliminata al primo turno
  12. e va bene hai ragione te su tutto basta che la pianti ah un saluto alla tua squadra del c..
  13. La scelta - Da settembre il quotidiano «Pubblico» Telese: addio «Fatto», fondo il mio giornale «È cambiato tutto ma Travaglio vuole solo demolire. E Grillo è trattato come Gesù» La scelta - Da settembre il quotidiano «Pubblico» Telese: addio «Fatto», fondo il mio giornale «È cambiato tutto ma Travaglio vuole solo demolire. E Grillo è trattato come Gesù» Luca Telese (LaPresse) MILANO - La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un titolo. Che a Luca Telese, però, è sembrato «un rutto: "Parmacotti". Campeggiava sulla prima pagina de il Fatto il giorno dopo la vittoria del grillino Pizzarotti. Io tornavo dalla Francia, dalla festa per Hollande. L'ho letto e ho detto basta». Il giorno della rottura ufficiale con il suo (oramai ex) giornale, Luca Telese, 42 anni compiuti ad aprile, sembra frastornato. Ma non impaurito. Va via, dopo aver contribuito a fondarlo («esperienza indimenticabile»), dal quotidiano diretto da Antonio Padellaro. E lo fa per un motivo: «La mission di quel giornale si è esaurita. Non è passato dalla protesta alla proposta. Quando il governo Berlusconi è caduto, ci siamo chiesti: ora cosa dobbiamo cambiare? Travaglio ha detto: nulla. Io ho risposto: tutto. Ecco perché vado via. Perché non puoi continuare, a guerra finita, a mozzare le teste di cadaveri sul campo. Non puoi solo demolire. È il momento di costruire». Telese lascia il Fatto e fonda un nuovo quotidiano, che lui definisce «piccolo "centro studi" del cambiamento e della costruzione delle idee». Si chiamerà Pubblico : 20 pagine in edicola dal 18 settembre, a 1,50 euro («Il coraggio si paga, ma per questo chiediamo a tutti di abbonarsi»). Età media dei redattori: 35 anni. Con lui andranno una squadra di sette giornalisti del suo ex giornale, tra cui Federico Mello e Manolo Fucecchi. Ma anche Francesca Fornario ( l'Unità ), Tommaso Labate (già al Riformista ) e Stefania Podda ( Liberazione ). E poi firme come Ritanna Armeni, Corrado Formigli, Mario Adinolfi, Marco Berlinguer e Carlo Freccero. Ma «darei volentieri la rubrica del cuore alla mia ex collega di conduzione Luisella Costamagna». Tra gli azionisti, Lorenzo Mieli e Fiorella Mannoia. Oltre allo stesso Telese. Un «divorzio» che ha fatto scalpore, frutto soprattutto di dissidi interni con Travaglio. Che Telese ammette tutti: «Diciamo che al Fatto eravamo divisi tra Bosnia-Erzegovina e Croazia. E che politicamente, a un certo punto, hanno preso il potere i croati. Così dopo il primo turno delle amministrative Beppe Grillo è diventato Gesù. Casaleggio un guru. Ma il povero Tavolazzi non lo si poteva intervistare... Troppo per me». Ci ha provato, dice, a cambiare la linea «nichilista-gesuitica» di Travaglio, «giovane vecchio che vive nei miti della sua infanzia. Due culture diverse avrebbero potuto convivere. Ma con Marco non si parla. In una discussione ha due reazioni: se è arrabbiato gira il collo a 37 gradi da un lato, tace e gli si gonfia una vena. Se non è d'accordo sorride. Non è interessato al dibattito democratico». Tanti i punti di scontro tra i due. Telese ricorda «la destituzione di Roberto Corradi, ideatore dell'inserto satirico Il Misfatto ». E l'uscita dell'ex ad del Fatto Giorgio Poidomani, «un galantuomo costretto a dimettersi e che non collaborerà, purtroppo, con noi». In entrambi i casi «Marco ha applicato la tecnica del capo tribù. A Corradi ha preferito Disegni. Mentre nel nuovo cda ha messo suoi fiduciari. Come il produttore Carlo Degli Esposti. O la "musa" Cinzia Monteverdi. Ragazza simpatica, però da qui a farla diventare amministratore delegato... Diciamo che rientra tra i giovani cooptati». Ma come sarà Pubblico ? «Costruito sul modello di un garage della Silicon Valley. Voce ai giovani contro la casta dei 60enni. Cambiare l'agenda di sinistra. E finalmente non sarò più vittima dell'ossessione di Travaglio, e di tutti i mafiologi, del "papello" di Spatuzza. D'altronde Marco ammetteva: il 75% di quello che scrivete non mi interessa. Per dire, la frase di Stracquadanio sul "metodo Boffo" nasce da un'intervista al nemico che piace a Padellaro ma al quale Travaglio era contrario perché "a quelli non bisogna dare manco una riga". Ecco, nel nostro nuovo giornale si farà il contrario». Angela Frenda
  14. beh si chiama così dal 2006 e si che ormai dovremmo esserci abituati :interxxx:
  15. sawadee e naturalmente buon a tutti che ne pensate quest'estate,se arriverà,piove sempre sarà tutta dedeicata al nostro allenatore??
  16. beh domenica non è stata una gran giornata svegliato dal terremoto con scosse pomeridian e serali pioggia a volontà e coppa persa beh chissà che oroscopo avevo naturalmente
  17. Portieri: Buffon (Juventus), De Sanctis (Napoli), Sirigu (Paris St. Germain), Viviano (Palermo); Difensori: Abate (Milan), Astori (Cagliari), Balzaretti (Palermo), Barzagli (Juventus), Bocchetti (Rubin Kazan), Bonucci (Juventus), Chiellini (Juventus), Criscito (Zenit San Pietroburgo), Maggio (Napoli), Ogbonna (Torino), Ranocchia (Inter); Centrocampisti: Cigarini (Atalanta), De Rossi (Roma), Diamanti (Bologna), Giaccherini (Juventus), Marchisio (Juventus), Montolivo (Fiorentina), Thiago Motta (Paris St. Germain), Nocerino (Milan), Pirlo (Juventus),Schelotto (Atalanta), Verratti (Pescara); Attaccanti: Balotelli (Manchester City), Borini (Roma), Cassano (Milan), Destro (Siena), Di Natale (Udinese), Giovinco (Parma). chissà chi saranno quelli nel giro della nazionale
  18. beh magari proveranno a fare qualcosa contro insieme a palazzi il nostro allenatore bonucci e pepe
  19. .primi .primi .primi sawadee abbiamo vinto e sempre
  20. beh ti dico la mia il signor moggi ormai è andato ilsignor giraudo pure la figc e il siur palazzi ci hanno fregato forse il presidente riuscirà a tirare su qualche soldo però fiat sponzorizza coni e figc ah mi ero dimenticato
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