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di ROBERTO BECCANTINI dal blog Beck is back 12-08-2012
Cominciamo bene. Con il Napoli che «cancella» la premiazione della Juventus. Tira aria di complotto anche a Pechino. Tecnicamente, per quello che può valere il calcio d’agosto (molto poco), la partita è stata equilibrata ed è finita due a due. L’ha cambiata l’ingresso di Vucinic e firmata Mazzoleni. Il rosso a Pandev, per un vaffa all’assistente Stefani, è una botta di integralismo in un mare di smaccata tolleranza (soprattutto con gli speroni di Cannavaro e Inler, all’inizio). Le espulsioni di Zuniga (doppio giallo) e Mazzarri (proteste) appartengono alle storie tese dei romanzi diversamente olimpici. Piaccia o non piaccia alla Rai, il rigore su Vucinic, scovato da Rizzoli, c’era.
Non uno del Napoli, naturalmente, che abbia ricordato il penalty che, nella finale di Coppa Italia, venne sfilato a Marchisio, sullo zero a zero. Lungi dall’attenuare le responsabilità globali di Mazzoleni, voto 2, racconta della memoria a orologeria degli italiani. Era il battesimo dei giudici di porta: mamma mia.
E adesso? La Cina è lontana, ma non ho colto tracce di «sistema dittatoriale». Il Napoli ha giocato all’italiana, trincee fragili e contropiede ficcante. La Juventus, come le ha insegnato Conte e rinfrescato Carrera: sequestrando il territorio. I ritmi e il pressing, però, erano vaghi; e la difesa, troppo alta e larga. Il gol di Cavani conduce all’eresia zemaniana (tutti nella metà campo sbagliata); il gioiello di Pandev, a una leggerezza di Bonucci (non sarà la sola).
Bello l’esterno sinistro di Asamoah, già a suo agio. La sfida ha riassunto, a grandi linee, le tendenze dell’ultimo campionato: al Napoli, perso Lavezzi, il concetto di profondità fa aggio sull’idea di possesso-palla; nella Juventus, c’è la torta ma non ancora (o non sempre) la «ciliegina», a meno di non considerare tale il Vucinic di Pechino, inno allo stretto necessario. Calma.
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L'analisi
SIAMO RISSOSI E VITTIME DI NOI STESSI
di MARIO SCONCERTI (CorSera 12-08-2012)
Si ricomincia da dove avevamo finito, stesse proteste, stessi calci, stessa necessità di considerare l'avversario un nemico. La Juve ha passato l'estate a litigare con la Federazione, ora viene implicitamente accusata di riceverne i favori. Il Napoli compie una scorrettezza formale grave non presentandosi alla premiazione confermando che nel calcio hanno sempre ragione solo quelli che la pensano come noi. La scorrettezza rasenta poi la maleducazione se si pensa che tutti gli italiani ieri a Pechino erano ospiti dei cinesi ed erano stati pagati lautamente per recitare intera la loro parte, non scegliere da soli quando andarsene di scena. Decine di migliaia di spettatori pechinesi hanno assistito alla gara con indosso maglie bianconere e azzurre, una specie di immedesimazione profonda quasi incomprensibile e infatti alla fine non capita e rifiutata. Non discuto il risultato, né le decisioni arbitrali. La partita è stata a tratti anche bella. Qualcosa di strano, di anomalo c'era, come un'inconsuetudine spinta che abbassa le resistenze e porta tutto sopra le righe. Ma il troppo lo abbiamo messo noi col nostro calcio isterico dove non è prevista la possibilità di perdere. Se accade è colpa dell'arbitro, dell'erba, del destino, perché perdere da noi è un tabù inviolabile, un disonore. Così la partita è una lotta, il clima sempre quello di una guerra. Chissà cosa avranno pensato i milioni di cinesi che hanno visto la partita vedendo i nostri eroi schizzare sul campo rissosi e frenetici come pupi siciliani, straziati dalla paura che un arbitro decidesse per loro. Non è colpa di tutti, è vero, c'è stato anche nella Juve e nel Napoli, chi ha fatto semplicemente il suo, chi ha cercato di giocare. Ma spaventa quest'immagine impulsiva di un calcio sempre scontento, sempre polemico, che eternamente ritorna. Questa fotocopia da italiani rissosi, sempre dediti a vincere, mai a costruire uno spettacolo. Poi ci meravigliamo se nel mondo preferiscono vedere il calcio inglese e portano nella grande isola i mille milioni di diritti tv che quello spettacolo vale. Gli inglesi non sanno nemmeno cosa sia il senso di un arbitro, non ne conoscono i nomi. Sono esseri casuali che svolgono un compito non fondamentale, solo necessario perché esista il gioco. Mettiamo che siano loro troppo inglesi e che un po' di malafede italiana a volte serva. Ma c'è un limite che anno dopo anno continuiamo a spostare. E che ci allontana dagli altri e dalle loro classifiche. Non si vince se non si sa accettare. A forza di pensarci tutti vittime di qualcosa, lo stiamo diventando davvero. Di noi stessi.
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Corriere dello Sport 12-08-2012
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Dopo quel che abbiamo visto a Pechino il campionato che comincia fra due sabati promette bene, nel senso che promette tutto il brutto possibile.
di GIAN PAOLO ORMEZZANO (FamigliaCristiana.it 12-08-2012)
Sembrava che il calcio italiano avesse sfogato le sue perversioni periodiche con Scommessopoli, contorni e dintorni compresi, ma a Pechino, dove si è organizzata la finale della Supercoppa italiana fra Juventus campione e Napoli primo in Coppa Italia proprio sulla Juventus, pensando ad un mercato di un miliardo e mezzo di persone da affascinare con il grande spettacolo, è andata in scena un’altra penosa recita, tutta nostra, senza nessun aiutino locale, ambientale: il che è stato un bene considerando la competenza dei cinesi che sul 2 a 2 dopo i 90’ regolamentari hanno lasciato in maggioranza lo stadio, quello dei Giochi olimpici 2008, convinti che tutto fosse finito, e che soltanto un appello dello speaker ha riportato sugli spalti per assistere ai supplementari ed applaudire il 4 a 2 della Juventus (i tifosi di Pechino erano in maggioranza bianconeri, grazie a misteriose vie mediatiche).
Il presidente del Napoli, l’armatore De Laurentiis che ogni tanto dice e fa cose buone, magari proprio perché felicemente inesperto dell’ambiente e dunque della sua corrotta presupponenza, ogni tanto sembra muoversi nel calcio con l’albagia di un tecnico della Silicon Valley fra i selvaggi del Borneo, ha comandato ai suoi, speriamo sconcertati, di non andare alla premiazione, ritenendo la sua squadra penalizzata da un discusso rigore pro Juve e da due espulsioni. Mancare la cerimonia che doveva mostrare al mondo, cinese e non solo, la faccia aperta, comunque sportiva del nostro calcio è colpa gravissima, e nessun errore eventuale dell’arbitro e dei suoi collaboratori la giustifica. Per i cinesi pensare al grande sport olimpico di quattro anni prima, proprio ospitato lì, per tutti pensare ai Giochi di Londra che, davvero gonfi di sportività, assegnavano le penultime medaglie (compresa quella del football, al povero Messico sul ricco e tronfio Brasile che mica rifiutava di partecipare alla premiazione), mentre il calcio offriva ed infliggeva questo controshow sempre in Mondovisione, è automatico.
Il tutto a prescindere da buone ragioni eventuali del Napoli per quel che riguarda la partita, messa presto sul piano della lotta dura, delle scorrettezze, e sfuggita di mano all’arbitro e ai suoi collaboratori, tutti - toh - italiani. Insomma, peggio non si poteva fare. Il nostro calcio non solo è sempre eguale a se stesso, ma spesso si inventa nuove occasioni di peggioramento. Il campionato che comincia fra due sabati promette bene, nel senso che promette tutto il brutto possibile ai noi viziosi. Le premesse sono pessime ed abbondanti. La Juventus farà pesare psicologicamente la squalifica di Conte come persecuzione, continuando a offrire la massima solidarietà ad una persona senz’altro valida ma che la giustizia sportiva ha detto pur sempre colpevole di doppia omessa denuncia di un illecito (il quale Conte, intanto, provvisoriamente ma anche formalmente sostituito da Carrera suo discepolo, finalmente dalla tribuna potrà vedere bene le partite, come non è possibile dalla panchina a nessun allenatore). Gli altri club leggeranno (e non è escluso che cominci il Napoli, in queste ore) ogni presunto favore alla Juventus come coda di paglia della giustizia sportiva stessa. Inter e Milan, non appena avranno trovato una inquadratura decente, magari spendendo forte sul mercato ultimo - i nerazzurri hanno rischiato l’eliminazione ad opera di una squadretta di Spalato nei preliminari della non eccelsa Europa Cup, i rossoneri hanno preso cinque gol a uno dal Real Madrid in un’amichevole molto seria -, oltre che ai casi propri penseranno ad un patto antiJuve, ad un asse Milano-Napoli.
Passando per Roma, per la Roma di Zeman più che per la Lazio di Petkovic, allenatore croato che è arrivato qui come un Mourinho bis però a basso costo e ha subito quattro sconfitte nelle prime quattro partite di preparazione. Zeman, sia detto, per inciso, non tradisce la nota passione anti-juventina con la frase detta in conferenza stampa: "Sentenza lunga? Non è possibile allenare", alludendo a Conte. Ci sono insomma tutti gli ingredienti non per la solita minestra, ma per la solita brodaglia. Manca poco e poi, turandoci il naso, potremo andare a tavola, per la crapula chiamata campionato.
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CON LA SUPERCOPPA
LA CINA SCOPRE
IL CINEPANETTONE DEL CALCIO
La finale Juventus-Napoli tra zuffe e cartellini rossi sembra un brutto film
Il team di De Laurentiis, sconfitto 4-2, non si presenta alla premiazione
Tre espulsi tra gli azzurri, l’allenatore Mazzarri incluso; prima partita dei bianconeri dopo i 10 mesi a Conte
di MALCOM PAGANI (il Fatto Quotidiano 12-08-2012)
Più risoluto del Galliani di Marsiglia: “Fuori tutti dal campo, subito”. Più efficace dell’indignato emiro del Kuwait, precipitato dalla tribuna al campo, in Spagna, nell’82, per ritirare i sudditi suonati dall’arbitro ċornuto e dalla Francia. Più di chiunque altro perché De Laurentiis Aurelio, nato nello stesso giorno di maggio in cui il Piave mormorò, è competitivo e alla guerra di trincea preferisce il bombardamento. Spegne la luce, segrega la squadra obbligandola a disertare la premiazione della Supercoppa, irradia in mondovisione la nuova frontiera di un non inedito, ma affinato trailer di purissimo calcio panettone. Accade a Pechino, dove un Napoli isterico, ridotto in 9 e senza guida tecnica (espulsi Zuniga, Pandev e anche Mazzarri) perde per 4-2 ai supplementari con una Juve che tra un pugno e l’altro, trova il tempo di festeggiare dedicando il trionfo commerciale, in coro polifonico, all’allenatore Conte, appena squalificato (10 mesi) per calcio scommesse.
SPETTACOLO lunare, visto da decine di milioni di spettatori, commentato all’estero, utile (sulla carta) a stipulare affari e proiettare l’immagine del nostro calcio nella mecca dei paesi che oggi comandano il gioco. All’ultimo stadio del dichiarazionismo, negli ultimi 15 giorni, Aurelio aveva esternato sull’intero scibile. Prima la grottesca tiritera Pechino sì, Pechino no, Pechino più tardi, con annessi preventivi di penale ipotetica in caso di contratto stracciato, telefonate compulsive con Agnelli, crisette istituzionali con la Lega, fuoco amico della curva: “Pechino? Spediteci una cartolina. Noi Ultras non made in China!” e innocenti bugie: “Io non vado”. Poi, perso per perso, mentre prenotava il volo, l’antico pragmatismo. La monetizzazione trasversale.
Ubiquo e umile sul San Marzano: “Mi piacerebbe poter investire in colture biologiche in Cina, importando la cultura contadina italiana. Sono un eccellente tecnico della distribuzione del prodotto, mi sarebbe facile organizzare la distribuzione del pomodoro anche per un miliardo e mezzo di persone”. Collaborativo sul cinema: “Un team di professionisti cinesi arriverà a Roma per realizzare un film scritto e pensato per il mercato della Cina”. Tutto naufragato adesso, in uno specchio rovesciato che riflette il profilo delle future vittime di lazzi e barzellette. Una rivoluzione che archivia decenni di cinesi in coma, la pur immortale imitazione lotitesca: "Semo scesi a Pechino, ahò, ce stavano 3.000 cinesi, devi vede’ che tifo ‘folza Lazio, folza Lazio’” e accende il faro sul solo De Laurentiis. Meno di una settimana fa, in una delle tante conferenze stampa trasformate in avanspettacolo, Aurelio aveva scelto la nota elegiaca: “Ho prodotto un film sul rugby, si chiama terzo tempo”. A tappe forzate ne ha mostrato la summa al pianeta, promuovendo il De Coubertin che è in lui. Maurizio Beretta (dimostrazione di impotenza assoluta) avrebbe cercato invano di convincerlo, mentre l’agente di Pandev, Pallavicino accarezzava l’uomo nero munito di fischietto, Mazzoleni su Twitter “Ancora tu” e sullo stesso network (contagio?) il Napoli con una nota avara, sintetizzava in rete senso e nucleo di una figura che sul web, in nutrita schiera, definivano “di ɱerda”: “Al termine della partita di Supercoppa il Napoli ha deciso di non presenziare alla cerimonia di premiazione e non rilasciare dichiarazioni”. Un bel clima, a 15 giorni dal campionato e in coda a un’estate che tra pentiti, patteggiamenti, sit-in minacciosi e quotidiani dileggi della giustizia sportiva (“dittatori”, copyright Agnelli), aveva già mostrato un pozzo.
Si riteneva fosse senza fondo e ci si sbagliava per difetto. Il fondo è stato toccato. Non era mai successo. Merito di un signore che dicono dorma male e si risvegli peggio. Il Napoli in silenzio stampa (con De Laurentiis che una volta alla settimana tracima su doppi paginoni dei quotidiani specializzati) sarebbe la battuta migliore del mese. Se non precedesse la successiva. Basterà aspettare. Se i giornalisti sportivi sono “cafoni”, le mani addosso un espediente a cui ricorrere e le croniste impertinenti (tema l’addio a Lavezzi) come riferisce il Corriere, si trovano arruolate loro malgrado: “Te ce metto a te nuda in mezzo al campo”, si può essere ottimisti.
MEGLIO di tutti l’ha capito il collega Zamparini: “De Laurentiis deve fare i film, di calcio non capisce nulla. De Laurentiis recita”. A volte a soggetto, altre d’impulso. Un giorno forse se ne andrà, come delicatamente, irritato dai risultati in altalena, aveva paventato ad aprile: “L’obiettivo reale? Voglio sta’ nei primi 5. . . Non debbo fare karakiri (sic) o dire, come molti pontificano ‘è una stagione buttata nel cesso’”. Pausa: “Ma che ċazzo avete vinto a Napoli? Perché io poi me ne posso pure anda’ perché poi uno si rompe i ċoglioni e se ne va. . . se io devo stare qui bisogna che tutti quanti armonizziamo. . . Stiamo con i piedi per terra, perché qui a Napoli (urlando, ndr) non funziona un ċazzo. A Napoli c’è solo il calcio”. Sospensione da Re Sole. “E allora, ringraziatemi”.
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il commento
BENTORNATI NELLA DISCARICA CALCISTICA ITALIANA
di TONY DAMASCELLI (il Giornale 12-08-2012)
Ci siamo fatti riconoscere anche a Pechino. Il Napoli le busca dalla Juventus nella sfida della supercoppa e per ripicca, infantile e cafona contro l'arbitro, al fischio finale si infila nello spogliatoio e non si presenta alla premiazione da cerimoniale. Lo spirito olimpico non riguarda il football nostrano, De Coubertin era un barone un po' pirla, non aveva capito che, come hanno scritto anche sulla maglietta gli juventini, non è importante vincere ma è l'unica cosa che conta (roba del football americano degli anni Cinquanta, mica di Boniperti, ne riparlerò). Dunque si torna nella discarica calcistica italiana, proteste, insulti, baruffe da Bronx, gioco sporco più che falloso, arbitro e collaboratori contestati, espulsioni, rigori. Totale: due ore di calci e di calcio, con quella coda che ribadisce l'assoluta immaturità, direi anche ignoranza, del nostro sistema ad accettare il verdetto, del campo, del giudice, del vigile urbano. Anche certe voci dei commentatori Rai si sono aggiunte al corteo di manifestanti, la colpa dello spettacolo indecente era dell'arbitro Mazzoleni mentre non c'è stata una sola parola di censura nei confronti dei gentiluomini scarpari, meglio tenerseli buoni per le interviste. Lo stesso gesto maleducato del Napoli, al momento della cerimonia, è andato in cavalleria come semplice dato di cronaca. Che cosa saprà e potrà mai dire sull'argomento il presidente De Laurentiis che si distingue, di solito, per il fair play di parole e di concetti?
Ci risiamo: se la Cina è vicina vorrei che quest'Italia si allontanasse il più possibile.
E invece rieccola, puntuale e screanzata, come l'aumento del prezzo della benzina a Ferragosto.
E, tra un processo e l'altro, tra due settimane si riparte con il campionato, stessi clienti, stessa educazione. Siamo soltanto all'aperitivo.
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QUATTORDICI SUL CAMPO
Se dopo Zeman ritorna
pure la Juve di Moggi
di LUCA PELOSI (IL ROMANISTA 12-08-2012)
Avremmo voluto aprire il giornale con l’ottava vittoria su 8 partite in precampionato della Roma, i 3 gol di Destro che va in Nazionale e il lavoro di Zeman che continua a far crescere la squadra. Però il sospetto che sia tutto inutile è troppo forte per far finta di niente. E’ come se al ritorno di Zeman e di tutto ciò che rappresenta, la Juve avesse risposto col ritorno di Moggi e di tutto ciò che rappres...aglia. Già, perché ciò che è successo ieri a Pechino, dove un arbitraggio del genere non lo vedevano dalle gare di ginnastica, boxe e altri sport con giudici e atleti o squadre cinesi nei Giochi olimpici del 2008, sembra quasi una rappresaglia "moggiana", arrogante e quindi juventina a quello che ritengono un torto, e cioè la squalifica di Conte.
La loro sindrome d’accerchiamento, d’altronde, non consente obiettività. Si arrabbiano per la fuga di notizie sulle sentenze, ma neanche le leggono. Se lo facessero, capirebbero perché Carobbio viene considerato credibile. Usando il loro stesso criterio, gli si potrebbe facilmente rispondere: perché l’assistente Stefani è credibile e Pandev no?
Le sentenze vanno rispettate. Quindi, in attesa dell’appello, Antonio Conte è colpevole di omessa denuncia. Poteva andargli peggio. Gli juventini però insultano Palazzi, che ha risparmiato al tecnico l’accusa di illecito sportivo ed era pronto al patteggiamento. Sono in confusione, perché si trovano di fronte a qualcosa che non amano, cioè le regole. Infatti hanno 28 scudetti (o forse meno, basterebbero Turone, Muntari e le farmacie. . . ) e se ne assegnano 30 sul campo. Ieri erano almeno 14 sul campo, e gli avversari in 9. Certo, anche il Napoli non è stato proprio un bell’esempio di sportività, disertando la premiazione. Di questo passo, però, la Juve si ritroverà proprio come ieri a fine partita: da sola. E potrà fare anche 300 sul campo.
Nota a margine, a proposito di Olimpiadi: oggi si chiudono i Giochi di Londra. In 15 giorni abbiamo visto tutti gli sport. Il calcio è l’unico che non utilizza la tecnologia per ridurre al minimo gli errori arbitrali.
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L’OSSERVATORIO di GIANFRANCO GIUBILO (IL TEMPO 12-08-2012)
L’arbitro rovina una sfida di qualità
Cambiano i parametri spazio-temporali. Tra Cina e Italia sei ore di fuso orario e migliaia di chilometri di distanza. Scenario della venticinquesima Supercoppa nazionale il Nido d'Uccello di Pechino, retaggio dei Giochi olimpici, presidiato da un volatile incontinente, vista la quantità torrenziale di acqua abbattutasi sull'impianto per tutta la partita. Quella che non cambia mai è la storia, la rivincita della Juventus sul Napoli lascerà l'abituale strascico di polemiche. Non c'è Conte in panchina, ma Carrera ne scimmiotta gli atteggiamenti meno eleganti, le continue proteste nei confronti dell'arbitro, che proprio non le meriterebbe. La Juventus aveva tenuto inizialmente in panchina Vucinic, decisione all'apparenza folle visto l'impatto del montenegrino sul ribaltamento del punteggio. ma non ha sbagliato nel partire dall'inizio con Mazzoleni, il vero risolutore di una sfida che sarebbe stata appassionante senza le ignominie arbitrali. Per due volte il Napoli si era portato in vantaggio, prima Cavani e poi Pandev, rimpianti juventini per non avere tempestivamente fatto ricorso contro il proscioglimento di Bonuci, che non ne indovinava una neanche sotto tortura. Prodezza di Asamoah per il primo pareggio, De Sanctis non impeccabile, discussa decisione arbitrale sul rigore fischiato a beneficio di Vucinic. Prima dei supplementari, le perle di Mazzoleni: rosso a Pandev per qualche parola non gradita dal permaloso assistente Stefani, rosso a Zuniga per un secondo giallo a due secondi dallo scadere. Ma il colombiano, nelle due ammonizioni, aveva subito interventi fallosi netti e non rilevati, dunque ingiustizia plateale alla quale ha reagito male Mazzarri, a sua volta cacciato. La partita si è chiusa lì, un autogol di Maggio e un tocco morbido di Vucinic hanno scritto un verdetto che non può lasciare indifferenti gli osservatori neutrali. Peccato che una serie di fischi infelici e di cartellini sventolati a senso unico abbiano avvilito un spettacolo di buon livello, qualità perfino impensabile in questo periodo della stagione. Già in evidenza gli interpreti più attesi, dal Cavani reduce dagli ozi di Londra a Pandev autore di grandi giocate, di là oltre a Vucinic e Asamoha un Pirlo cresciuto alla distanza, una folta barba a tradire forse ferie troppo noiose. Messaggi al campionato: il Napoli c'è, della Juve non era lecito dubitare. Ma possibile non riesca ad alzare un trofeo senza ombre?
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l’analisi di LUIGI GARLANDO (GaSport 12-08-2012)
Una ritirata che offende tutto lo sport
Le aggravanti sono due. Prima: eravamo in uno stadio olimpico, nel Nido d’Uccello consacrato dai record mondiali di Bolt. È stato come profanare un tempio. Tra i valori cardine del sentimento olimpico, che alimenta lo sport, ci sono quelli del rispetto dell’avversario, dell’accettazione della sconfitta e del tributo alla vittoria. Per ordine superiore, il Napoli ieri ha lasciato il campo al momento della premiazione. Non ha ritirato la medaglia, non ha assistito alla festa della Juve. Buffon non ha nascosto il suo disappunto. Ma il gesto non ha sfregiato solo la Juve o l’arbitro, ha disturbato tutti gli sportivi. Ogni squadra ha diritto alla rabbia, alle proteste, agli sfoghi. Ma certi valori base, che rappresentano il sentire comune, dovrebbero essere inattaccabili. Sarebbe stato bello vedere anche solo un giocatore del Napoli in campo, ribelle all’ordine dall’alto. E sarebbe bello che oggi qualcuno chiedesse scusa per la ritirata della vergogna, in modo netto. Seconda aggravante: eravamo in casa d’altri, in qualità di ambasciatori. Volevamo presentare un prodotto grazie a un evento ben organizzato. Dopo anni di scandali, volevamo convincere che il nostro calcio è altro, una gioia che merita fiducia e magari investimenti. Durante il riscaldamento, il megaschermo del Nido trasmetteva ritagli di giornale che celebravano la società di De Laurentiis, regina di incassi e di bilanci in regola. Noi lo sappiamo che Napoli è il San Paolo che canta d’amore per la sua squadra anche se perde. Purtroppo invece Pechino ricorderà una squadra che è uscita dal campo al momento di onorare i vincitori.
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La polemica
IL CALCIO È TORNATO
È subito calcio al veleno
di GIANNI MURA (la Repubblica 12-08-2012)
Sporco, brutto e cattivo. La promozione del calcio italiano in Cina è stata perfetta nel suo squallore, nella sua esasperazione, nel suo cosciente andare contro ogni simulacro di cultura sportiva.
Benvenuti nel calcio italiano: questo è lo spot, il biglietto da visita e insieme la cartella clinica, che conosciamo da tempo, che arrivano da Pechino. Facile, si dirà, scrivere queste cose durante un’Olimpiade, che oltre le medaglie qualcosa dovrebbe insegnare e, per chi abbia occhi e orecchie, effettivamente insegna, ma senza vantarsene, perché in fondo è naturale. È naturale che un pugile o un judoka si inchinino all’avversario e stringano la mano al suo tecnico, anche se sul verdetto pesa un arbitraggio sbagliato. È naturale che pallavolisti e cestisti si salutino a fine partita. E’ naturale e spontaneo congratularsi in pista con chi ti ha appena battuto, perché ha corso più veloce o ha lanciato più lontano di te. Certo, è facile ma anche inevitabile. La differenza non è tra sport poveri e sport ricchi, ma tra sportivi responsabili e sportivi irresponsabili.
Tra Juve e Napoli è stata una partita isterica, senza nemmeno la magra giustificazione delle tossine di fine stagione. Noi abbiamo altre tossine e non esitiamo ad esibirle tutte insieme al non tanto competente pubblico cinese, che per metà se ne era già andato sul 2-2 credendo che la gara fosse finita. Chi se n’è andato ha perso il piatto forte: la premiazione della squadra che aveva vinto, sola in campo perché quella che aveva perso se ne stava chiusa negli spogliatoi per protesta. L’ultima, perché di proteste, accenni di rissa, insulti agli ufficiali di gara già si era fatto il pieno durante la partita. Un espulso, due, tre contando Mazzarri. Silenzio- stampa alla fine, tanto per gradire. Grazie, ma ci siamo abituati. E meno male che il presidente De Laurentiis è uomo di comunicazione, così almeno dicono. Non ricordo una così plateale mancanza di rispetto verso il pubblico, l’avversario, gli arbitri. Chi si comporta così ha sempre torto, anche se può aver ragione in qualche episodio isolato. Chi si comporta così è irresponsabile perché non può ignorare di innescare una reazione a catena proprio in un momento delicatissimo per la credibilità del nostro calcio. Un momento che richiede comportamenti ponderati, sempre che la credibilità del calcio sia ancora in piedi.
«Peccato per questa cosa, ma è stato comunque un successo» ha commentato Beretta, presidente di Lega. Neanche il coraggio di chiamare «questa cosa» col suo nome: una figuraccia cosmica e un odioso «bentornati nel calcio italiano». Che è per definizione il più bello del mondo. Per chi ci crede, tra due sabati è già Campionato. E per chi non ci crede più, pure. Dopo due settimane di inchini e strette di mano, di nauseanti manifestazioni di fair play, torniamo a farci del male. Più sporchi, più brutti, più cattivi.
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Padiglione Italia di ALDO GRASSO (CorSera 12-08-2012)
Il Grande inquisitore Palazzi
vittima della giustizia sportiva
Il suo fragile castello di accuse è stato smontato
Il tifo tinge dei propri colori tutto ciò che tocca. Detto questo, tanto per ribadire che se in Italia un mascalzone patentato procura vantaggi alla nostra squadra è santo subito, il vero sconfitto del calcioscommesse è il Grande inquisitore, Stefano Palazzi. Napoletano, magistrato presso la Corte militare d'appello, da anni è il capo della Procura federale, l'indiscussa guida degli 007 della Figc. È descritto come magistrato preciso, pignolo, accentratore. La Disciplinare della Federcalcio ha in gran parte smontato il suo castello accusatorio, capovolgendo o alleggerendo le pene richieste e, soprattutto, mostrandone la fragilità intrinseca.
Ci sono giocatori che si sono venduti alcune partite: è un vizio antico, la novità consiste nel fatto che oggi ci sono gli scommettitori che lucrano pesantemente su risultati taroccati. Giusto reprimere con tutti i mezzi prima la slealtà e poi il crimine. Il fatto è che la giustizia sportiva, per essere celere, si basa sugli indizi e non sulle prove ed è facile quindi incappare in palesi incongruenze e infischiarsene delle garanzie. Per esempio: tra la richiesta di condanna per illecito sportivo di tre anni e sei mesi per Bonucci (il che significa bruciare una carriera) e il proscioglimento ci corre un abisso che sa tanto di abbaglio; l'«omessa denuncia» è un non senso: o un allenatore sa che la sua squadra sta barando (e allora è complice) oppure non sa (e allora è incapace); l'istituto del patteggiamento è un insulto alla giustizia: prima Palazzi si accontentava di tre mesi di squalifica per Conte se questi avesse patteggiato, poi ne ha chiesti 15 di squalifica. Nella sua contraddittorietà, il patteggiamento sembra fatto apposta per corroborare le tesi fragili dell'accusa, sa di ricatto.
Visti i tempi della giustizia italiana, Palazzi ha chiesto condanne su dichiarazioni «non riscontrate»: è lui la prima vittima di un sistema accusatorio che andrebbe rifondato e che, in passato, ha già fatto non pochi danni. Il Grande inquisitore si prende ora i pesci in faccia, com'è normale che sia, anche se nelle squadre ne capitano di tutti i colori. Perché, alla fine, è sempre il colore della nostra squadra a risultare immacolato.
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L’intervento
Laforgia: ecco perché servono le condanne
Quel calcio venduto che
ha tradito i tifosi bambini
di MICHELE LAFORGIA avvocato (la Repubblica - Bari 12-08-2012)
Caro direttore, «Pentiti Arlecchino, disse l’uomo del tic tac». Le ultime disavventure del calcio mi hanno fatto tornare in mente il futuro dispotico del genio di Harlan Hellison (premio Hugo nel 1965). In cui l’intero sistema sociale è organizzato intorno al Tempo, che un solo uomo, il terribile Uomo del Tic Tac, amministra, abbreviando la vita di chi non rispetta le regole sino a spegnerla del tutto.
Sarà perché le condanne della Disciplinare, alla fine, sottraggono tempo, sarà perchè il calcio in sè ha misteriosamente a che fare con il tempo. Il nostro tempo. Da quando la magia di una figurina Panini ha legato per sempre il nostro umore al risultato di un derby, spesso prima ancora di aver imparato a prendere un pallone a pedate. Noi tifosi torniamo tutti bambini, di fronte a una partita di calcio. E proprio come i bambini abbiamo bisogno di credere che quei ventidue ragazzoni in mutande ce la mettano davvero tutta quando si rincorrono sul campo, pur sapendo che il calcio muove ormai tanti soldi da rendere la fede nei campioni dello sport pericolosamente simile alla convinzione che esista Babbo Natale. Qualcosa si ribella, dentro di noi, quando viene rivelato un imbroglio, dimostrando quanto è fragile il confine tra il gioco e la beffa. Ma proprio perché bambini non siamo più dobbiamo sperare che venga punito chiunque ha violato le regole, vendendo le partite o omettendo di denunciare chi lo ha fatto. Con tutte le garanzie che ogni sistema processuale, anche quello sportivo, deve garantire agli accusati (e tanto più quando le accuse sono gravi), ma senza alcuna indulgenza da tifosi, evitando di farci prendere in giro da chi per propri e poco nobili interessi invoca la difesa a oltranza dei Sacri Colori. Dinanzi alla frode, non c’è fede che tenga. E ogni Arlecchino deve pentirsi per aver tradito il nostro entusiasmo: altrimenti, per favore, spegnetelo.
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NAPOLI
"Disertiamo la premiazione"
E' stato il presidente ad ordinare il clamoroso gesto di protesta dopo il fischio finale della gara persa con la Juve. Una decisione presa per la rabbia generata dall'arbitraggio di Mazzoleni
di MARCO AZZI (Repubblica.it 11-08-2012)
PECHINO - L'ordine è partito direttamente dal cellulare di Aurelio De Laurentiis. "Via tutti al fischio finale, non dobbiamo partecipare alla premiazione della Juventus". Il presidente del Napoli, furibondo per l'arbitraggio di Mazzoleni, ha poi lasciato a sua volta la tribuna d'onore con i nervi a fior di pelle, gesticolando e urlando verso il campo. Più ponderata la decisione di ordinare a Mazzarri e ai giocatori il silenzio stampa, che almeno eviterà al club ulteriori sanzioni da parte del giudice sportivo. Ma gli azzurri hanno lasciato il Nido d'Uccello di Pechino con la bruciante sensazione di aver subito un vero e proprio scippo. Ecco il motivo di una protesta così clamorosa.
De Laurentiis se l'è presa per le espulsioni di Pandev e Zuniga, che hanno di fatto condannato il Napoli alla sconfitta. Poi c'è stato pure il cartellino rosso per Mazzarri, furibondo pure lui. Il tecnico ha declinato l'invito del suo presidente a raggiungerlo in tribuna d'onore, dopo essere stato allontanato dal campo. "Preferisco di no, ora sono troppo arrabbiato". Ma tra i due, questa volta, non ci sono state scintille. Entrambi si sono infuriati solamente con Mazzoleni, imputandogli una sconfitta che gli azzurri non sentivano di meritare. "Mai viste cose del genere in tanti anni di calcio...", ha urlato una voce dagli spogliatoi, rimasta anonima. Di pessimo umore soprattutto i giocatori, che hanno lamentato da parte del direttore di gara l'utilizzo di due pesi e due misure, soprattutto quando si è trattato di prendere provvedimenti sulle proteste.
Pure quelli della Juve avrebbero varcato più volte la soglia della buona educazione durante la gara. In tv si vedrebbe bene un insulto di Lichtsteiner a un assistente. E allora il Napoli non si spiega perché sia scattato il cartellino rosso per una reazione tutto sommato veniale di Pandev, che giura di non aver insultato il guardalinee Stefani. Ma l'elenco dei presunti torti lamentati dagli azzurri è molto più lungo. Esagerato viene considerato il rigore dato ai bianconeri, per il contatto in area tra Vucinic e Fernandez. Addirittura assurde le due ammonizioni inflitte a Zuniga, in particolare prima per un fallo subito e non compiuto.
Ed è rimasto il forte sospetto ai giocatori di Mazzarri anche per un paio di contatti ai danni di Behrami dalle parti di Buffon, sfuggiti a Mazzoleni. E qualcuno, senza peraltro provarlo, sussurra perfino di un occhiolino del portiere bianconero verso il giudice di porta, dopo il gol del 4-2 di Vucinic che ha chiuso la sfida. Troppe recriminazioni, insomma. Di qui la decisione di abbandonare il campo al fischio finale, senza partecipare alla premiazione. De Laurentiis, anche se non lo dice, si sente vittima di una presa in giro.
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La Juventus ovviamente ha rubato,
come si può affermare il contrario?
di ANDREA MARIUZZO dal blog A MENTE FREDDA (LINKIESTA 11-08-2012)
Dopo la partita appena conclusa non si può pensare il contrario, pena essere derisi. Qualche tifoso napoletano, in preda a un riflesso condizionato evidentemente duro ad essere domato dalla razionalità e dalla memoria storica, ha anche tirato in ballo uno dei principali artefici del suo secondo scudetto per giustificare l'andamento della partita.
Resta da chiedersi per quale ragione una dirigenza dovrebbe consapevolmente muovere un dito (ché "rubare" ed "essere ladri" non significa "vincere immeritatamente", ma ben altro) per un trofeo per cui nessuno ha alcun interesse, invece di concentrarsi sul bersaglio grosso.
E resta da chiarire perché una FIGC che in questo momento è con tale dirigenza ai ferri corti debba lasciar fare così, senza un perché, soprattutto a scapito di una squadra che in questi ultimi anni ha acquisito un'influenza politica adeguata all'influenza economica del suo azionista di riferimento.
Resta, in generale, ancora da chiarire come mai sia così facile addossare su una squadra (sempre quella su cui si è sviluppato, in proposito, un sentire comune assai consolidato in materia) le responsabilità della finora e nel caso specifico presunta (ché quello che ha fatto o detto Pandev, non il barone Liedholm, resta da chiarire) incapacità degli arbitri, nonostante il fatto che, come ho detto, assumere con questa disinvoltura il dolo da parte della Juve per la vittoria di ciò che per i campioni d'Italia è un incontro a un livello appena superiore a un'amichevole richieda o la piena ammissione della stupidità dei dirigenti bianconeri, o la piena ammissione della propria.
Resta, infine, da chiarire perché nel valutare le posizioni che esprimo si considera rilevante la mia simpatia per la Juventus, senza considerare che si tratta di riflessioni critiche, fondate su strumenti di analisi testuale e di indagine socio-culturale che io (certamente; meno certamente altri interlocutori che fanno altri mestieri) domino e quindi applico a ogni cosa che dico o scrivo; riflessioni critiche che varrebbero di fronte a ogni squadra e che possono essere discusse e contraddette da prese di posizione dello stesso livello, non certo dall'assunzione che una persona, in quanto antijuventina, possa abdicare alle proprie capacità di giudizio senza sentirsi colpevole. Un atteggiamento del genere ha condotto, ho già avuto modo di argomentare, a uno dei più grandi disastri nella storia del calcio italiano (gli effetti degli interventi atti a modificare "un clima diffuso" di sospetto verso la squadra più forte sono evidenti nel nostro ranking e nella qualità di gioco che si vede sui nostri campi). Una simile legittimazione della scelta di abdicare all'uso dell'intelligenza, trasferita in altri ambiti, ci ha portato alla stagione politica da cui stiamo ora cercando faticosamente di uscire.
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di ladri (firmato Agenzia Luce)
di MASSIMILIANO GALLO dal blog MI CONSENTO (LINKIESTA 11-08-2012)
La Juventus ha meritatamente vinto la Supercoppa italiana. Nella finale di Pechino, per nulla condizionata dall’arbitraggio, la squadra del calcisticamente pregiudicato Antonio Conte ha battuto il Napoli per 4-2. La partita è risultata regolare grazie all’esperimento della Federazione di avvalersi degli arbitri di porta. Sei arbitri, dodici occhi, hanno garantito lo svolgimento della gara perfetta dal punto di vista disciplinare.
Nel primo tempo il Napoli si è portato immeritatamente in vantaggio con azione di contropiede incredibilmente non fermata dal guardalinee per fuorigioco. E così Cavani, tutto solo, ha portato in vantaggio i suoi. Immediato il pareggio della società ingiustamente al centro di indagini della magistratura sportiva. Prima dell’intervallo, gli azzurri di Mazzarri si riportano inopinatamente avanti con Pandev. Sconcerto della comunità internazionale.
Nel secondo tempo, il calcio italiano è tornato finalmente alle sue origini. E la Juventus in rassegna ha ottenuto: un calcio di rigore nettissimo per placcaggio di Vucinic prontamente fischiato dall’arbitro di linea, signor Rizzoli, poi realizzato da Vidal; la sacrosanta espulsione di Pandev, reo di aver servito un assist e di aver segnato un gol. Ma tutto ciò non è bastato al signor Mazzoleni per rendere la giusta gloria alla società torinese. Prima della fine del tempo ha espulso anche Zuniga, altro calciatore del Napoli, che infastidiva con la sua presenza. Ma era poco. E così ha cacciato anche l’allenatore Walter Mazzarri. Nella sua magnanimità, l’arbitro ha graziato Inler e Cavani che hanno lungamente protestato.
Tempi supplementari. La Juventus ha finalmente dispiegato la propria forza. E si è portata in vantaggio grazie a un’autorete di Maggio, e ha chiuso il match col gol di Vucinic. Ristabilendo così il reale rapporto di forza in campo.
Partita per nulla condizionata dall’arbitraggio. Chi sostiene il contrario è solo un malpensante. La Juventus ha meritatamente vinto la Supercoppa. E chi pensa che si tratti di una squadra di ladri a mio avviso va messo in galera.
(con la gentile collaborazione dell’Agenzia Luce)
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La rabbia azzurra Il presidente stava per impedire ai suoi di restare in campo dopo i 90 minuti
De Laurentiis voleva ritirare la squadra nei supplementari
art.non firmato (Quotidiano Sportivo 12-08-2012)
GOL ED EMOZIONI. Poi espulsioni e polemiche. Altro che terzo tempo e fair play. E’ stata una supercoppa al veleno. Ha vinto la Juventus con merito per la quinta volta. Ai supplementari. Al termine di un’omerica zuffa, dove i protagonisti, dentro e fuori dal campo non si sono fatti mancare niente. L’esperimento degli arbitri di linea, una primizia per il football Made in Italy, è stato indigesto per il Napoli. Che si è lamentato. Si è trincerato nel silenzio stampa. Ha protestato per il rigore concesso alla Juventus. Si è infuriato per le espulsioni di Pandev e Zuniga.
STESSA SORTE per Mazzarri che ha imboccato la via degli spogliatoi anzitempo, dove non ha stretto la mano all’assistente di Conte, Massimo Carrera. Ciliegina sulla torta la decisione di disertare la premiazione, presa di pancia dal patron De Laurentiis che avrebbe voluto impedire ai suoi giocatori di entrare in campo per i supplementari. Lo spirito olimpico, di moda di questi tempi, è un’altra cosa. Il pubblico che numeroso ha affollato la stadio di Pechino ci è rimasto malissimo. Non ha capito.
L’agente di Pandev, ha cercato di giustificare il suo assistito: «Pare si trattasse di un’esclamazione in macedone». Pare. Appunto. Perché l’assistente di Mazzoleni ha confermato di essere stato insultato pesantemente. Anche il presidente della Lega, Maurizio Beretta, era alquanto deluso dopo aver appreso che il Napoli avrebbe disertato la premiazione: «L’epilogo è un peccato, si possono capire la delusione e l’irritazione, resta il fatto che è mancato un ultimo pezzetto. Ma quanto accaduto non toglie validità a tutta l’iniziativa».
A nessuno piace perdere. Un pò di stile non guasterebbe.
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Calcio. I titoli United chiudono invariati la prima seduta di contrattazioni di Borsa
Manchester a Wall Street
Debutto con un pareggio
Il team inglese ha un valore di 2,3 miliardi di dollari
di MARCO VALSANIA (Il Sole 24ORE 11-08-2012)
Non è stata una vittoria convincente quella del Manchester United nella partita giocata a Wall Street. Ma la società ieri ha forse evitato quantomeno un autogol. La storica e popolare squadra britannica, di proprietà della famiglia americana del Glazer, è scesa in campo al New York Stock Exchange con un collocamento sottotono, a soli 14 dollari rispetto ai 16-20 dollari indicati in precedenza dalla sue stesse banche. Al debutto, però, ha evitato scivoloni, nella tradizione calcistica che ordina anzitutto di non perdere perché i campionati sono lunghi: le sue azioni hanno aperto a 14,01 dollari.
La sfida era diventata difficile: le Ipo a Wall Street nell'attuale clima di nervosismo a volte vengono rinviate, a volte finiscono nei guai (vedere Facebook per credere). Il Manchester, nonostante i 134 anni di storia e i 19 “scudetti” vinti, era già stato costretto da cattive condizioni di mercato a ritirare piani per un collocamento a Singapore, che prevedevano di rastrellare fino a un miliardo sfruttando il cescente seguito asiatico (maggiore di quallo statunitense). L'operazione è stata spostata a Wall Street per cercare di andare sul sicuro: le ambizioni sono state ridimensionate a una initial public offering del 2% dei titoli, 16,7 milioni di azioni, capace di raccogliere oltre 330 milioni di dollari. E la società ha ammesso che le entrate nell'ultimo anno potrebbero essere diminuite del 5%, evidenziando le incertezze del business calcistico. Alla fine i capitali rastrellati sono stati un terzo in meno, 233 milioni, e il valore in Borsa della squadra è stato fissato a 2,3 miliardi contro gli oltre tre miliardi sperati.
Il collocamento non va tuttavia sottovalutato. Alcuni analisti, tra cui il team di Morningstar, hanno valutato le azioni alla vigilia dello sbarco ancora meno del prezzo poi fissato, a 10 dollari, con rischi di flessioni per il titolo. L'enterprise value del Manchester, la misura più ampia del suo valore in caso di vendita, rimane comunque di 2,9 miliardi, oltre un miliardo più del Real Madrid e dei New York Yankees nel baseball, seconda e terza squadra più preziose al mondo stando alle classifiche di Forbes. Il prezzo di sbarco rappresenta un multiplo di 4,6 volte il fatturato dell'ultimo anno.
Il collocamento a New York, oltretutto, è stato un raro evento e da record per una squadra professionistica nello sport: l'ultimo risaliva al 1998, ai Cleveland Indians nel frattempo tolti dalla Borsa. Con i capitali rastrellati i Glazer, che possiedono anche la squadra di football americano Tampa Bay Buccaneers e centri commerciali, intendono ridurre l'indebitamento accumulato con il loro leveraged buyout della società da 1,2 miliardi nel 2005. Per loro, e per il Manchester, dopo la prima incerta partita del collocamento comincia però solo adesso il vero campionato di Borsa che ha in palio la fiducia degli investitori.
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Il Manchester United debutta a Wall Street:
un affare soprattutto per i Glazer
di MARCO IARIA dal blog FOOTBALL SPA (Ġazzetta.it 12-08-2012)
Il Manchester United ha debuttato a Wall Street senza infamia e senza lode: al termine della prima giornata di scambi, il titolo ha chiuso esattamente come aveva cominciato, a 14 dollari per azione, rastrellando 233 milioni di dollari per il 10% del pacchetto societario. Questo significa che il valore di Borsa dei Red Devils è di 2,3 miliardi di dollari. E’ vero che gli advisor avevano ipotizzato un collocamento tra i 16 e i 20 dollari per azione (con conseguente valutazione da oltre 3 miliardi), ma il Man Utd resta pur sempre la società sportiva più valutata al mondo, superando i Los Angeles Dodgers di baseball (2 miliardi). Quasi il doppio, peraltro, di quanto lo stesso club fu valutato nel 2005, quando la famiglia Glazer lo acquistò tramite un leveraged buyout da 1,47 miliardi di dollari. Gli americani non fecero altro che caricare su una squadra all’epoca sana il pesantissimo debito di quell’operazione, e proprio le finanze incerte dello United rappresentano uno spauracchio per gli investitori.
Ma a chi conviene l’Ipo? Micheal Jarman, chief equity strategist di Saxo Bank, non ha dubbi: “Il collocamento alla Borsa di New York sembra un tentativo disperato di guadagnare soldi e porta vantaggi alle tasche dei Glazer più che al club. Inizialmente i Glazer avevano dichiarato che tutti i soldi raccolti tramite l’Ipo sarebbero stati usati per pagare il debito, ma le cose sono cambiate. Attualmente il Manchester United ha un debito di 685 milioni di dollari. Questo significa che dopo che le banche avranno incassato le commissioni e i Glazer la loro quota, al club rimarrà un debito di 567 milioni di dollari. Una cifra troppo alta, che richiederà un’ulteriore emissione azionaria”.
Diversi analisti predicono per il Man Utd la stessa fine di Facebook, la cui super quotazione si è rivelata un fiasco. Giusto qualche giorno fa è stato sottoscritto un contratto record con Chevrolet per la sponsorizzazione di maglia (559 milioni di dollari in 7 anni) ma il bilancio al 30 giugno 2012 chiuderà in perdita, con un fatturato in calo tra il 3 e il 5% a causa dell’eliminazione ai gironi di Champions e spese per giocatori e staff in crescita del 4-5%. Resta valido, a 15 anni di distanza, lo spassionato consiglio che diede Victor Uckmar, da presidente della Covisoc: “Ai risparmiatori va fatta un’avvertenza: i titoli legati al calcio sono sconsigliati agli orfani e alle vedove”.
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Oggi Juve-Napoli
Il calcio italiano punta sulla Cina
di MARIA LUISA COLLEDANI (Il Sole 24ORE 11-08-2012)
Oggi, alle 14 italiane, quando a Pechino inizierà ufficialmente la stagione calcistica 2012-13 con Juventus-Napoli, gara che assegna la Supercoppa italiana, qualcuno mancherà già all'appello. Non potrà sedere in panchina l'allenatore della Juventus, Antonio Conte, fermato ieri dalla Disciplinare con dieci mesi di squalifica per l'omessa denuncia su due gare in cui guidava il Siena.
La gara di oggi vale molto, non solo per chi alzerà il primo trofeo della stagione: la società cinese Uvs, che cura l'organizzazione dell'evento, ha versato 3,7 milioni alla Lega per portare la Supercoppa al Bird Nest, copre le spese delle squadre e dalla Rai vengono 750mila euro di diritti. Soprattutto in palio c'è l'immenso mercato cinese. L'ex presidente del Barça Joan Laporta diceva che se i 200 milioni di tifosi cinesi gli avessero dato solo un euro l'uno avrebbe sistemato i conti. Ha ragione. Ma non basta una gara, una tournée per fidelizzare il pubblico: per ora resta utopia giocare tutta la prima di campionato in Cina, ma ci sono vie di accesso al mercato come vendere contenuti alle compagnie telefoniche (il Manchester ha ricavato 15 milioni di euro in un anno) oppure avere una tv che, sul modello della Premier Tv, diffonda partite e contenuti prodotti in Italia, senza dispendiosi "spezzatini" fra le tv locali. O anche, e per passi graduali, continuare a portare la Supercoppa a Pechino o Shanghai: la società Uvs sarebbe infatti pronta a un'offerta per i prossimi cinque anni. I cinesi, pur avendo Lippi e Drogba nel loro campionato, guardano solo all'Europa e in particolare alla Bundesliga (che gioca sempre alle 15 europee, quindi le 21 cinesi) e alla serie A. Un interesse da cavalcare per salvare i conti di casa nostra.
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PETROLIO
Sui conti in rosso della Saras pesa la crisi dell’Iran
Nel primo semestre dell'anno le perdite hanno raggiunto quota 117 milioni. Scende l’indebitamento
art.non firmato (Il Messaggero 11-08-2012)
MILANO - Conti amari per Saras, il gruppo della raffinazione e dell'energia della famiglia Moratti, che nel primo semestre dell'anno ha accusato una perdita di 117 milioni contro un utile di 82 dello stesso periodo del 2011. Colpa soprattutto del calo nel secondo trimestre del prezzo del petrolio, fattore che spesso danneggia i risultati delle compagnie petrolifere, ma anche delle incertezze legate all'embargo iraniano.
«L'Iran produce un petrolio di ottima qualità e, a differenza di altri Paesi, ha anche grande stabilità di estrazione - confermano nella conference call con gli analisti il direttore finanziario Corrado Costanzo e il direttore generale Dario Scaffardi - mentre l'Iraq, che pur sta aumentando la produzione, rimane molto instabile».
Quindi approvvigionamenti più difficili per la Saras, che però dall'embargo Ue nei confronti dell'Iran iniziato il primo luglio estrae un netto miglioramento della posizione finanziaria: l'indebitamento netto - un dato anch'esso comunque molto influenzato dal prezzo del greggio - è sceso a 82 milioni rispetto ai 653 milioni di inizio 2012 e ai 473 del 31 marzo grazie anche alle dilazioni dei pagamenti all'Iran, Paese con il quale al momento sono bloccate le transazioni finanziarie internazionali. Il 3 luglio comunque a Saras è stato erogato un finanziamento bancario per 170 milioni di euro, con scadenza a cinque anni.
Il quadro economico, visto in miglioramento per il secondo semestre grazie al previsto rialzo del prezzo del petrolio, non è piaciuto alla Borsa: il titolo, debole dall'avvio della seduta di Piazza Affari, ha ceduto il 9,04% finale a 0,85 euro, tra scambi comunque nella norma. Secondo gli operatori si tratta infatti di un calo abbastanza fisiologico, anche perchè dai minimi di fine giugno a 0,66 euro il valore dell'azione in queste settimane era salito del 40%.
A deludere gli analisti sono stati soprattutto il margine operativo lordo comparabile (33,6 milioni contro una media di 52 milioni del 'consensus') e la perdita netta destagionalizzata (29,3 milioni rispetto a una stima di 5 milioni). In completamento, anche se con un ritardo di alcuni mesi per un impianto MildHydroCracking' la manutenzione nella grande struttura sarda di Sarroch.
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Il Sole 24ORE 11-08-2012
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Saras (Moratti)
rosso di 117 milioni
affonda in Borsa
● Male il semestre a causa dell’Iran e dei ribassi del petrolio
● L’azione va a picco in Piazza Affari: -9,04%
...Un finanziamento di 170 milioni alla società che
prevede conti migliori per la seconda metà dell’anno
di MARCO TEDESCHI (l'Unità 11-08-2012)
Con quello che costa la benzina, la percezione comune è che chiunque operi nel settore degli idrocarburi faccia affari d’oro. In realtà la situazione è ben più complessa, e taluni elementi della filiera, come l’attività di raffinazione, si trovano da tempo in una situazione di criticità per ragioni assortite. Una conferma la si è avuta ieri dai conti problematici della Saras, la società della famiglia Moratti. Perdite cospicue che, paradossalmente, possono essere valutate almeno come un elemento di chiarezza dai tifosi dell’Inter, altra proprietà “storica” dei Moratti, da settimane in agitazione per un calcio mercato nel quale la società nerazzurra mantiene un profilo insolitamente basso.
I conti della Saras relativi al primo semestre 2012 registrano innanzitutto un fatturato in rilevante crescita, arrivato al livello di 5.787 milioni di euro con un incremento del +9%. Ma questo, nell’esercizio in questione non ha significato affatto un aumento dei guadagni, anzi si è verificato esattamente l’opposto. Infatti, la prima metà dell’anno si è chiusa con una perdita di 117,7 milioni euro, una cifra cospicua che diventa ancor più rilevante nel confronto con il corrispondente periodo del 2011 nel quale si era registrato un utile di 82,2 milioni. Per i responsabili della Saras la colpa delle perdite è soprattutto del calo nel secondo trimestre del prezzo del petrolio, fattore che spesso danneggia i risultati delle compagnie petrolifere, ma anche delle incertezze legate all' embargo iraniano. «L'Iran produce un petrolio di ottima qualità e, a differenza di altri Paesi, ha anche grande stabilità di estrazione - hanno dichiarato nella conference call con gli analisti il direttore finanziario, Corrado Costanzo, e il direttore generale, Dario Scaffardi - mentre l'Iraq, che pur sta aumentando la produzione, rimane molto instabile».
Restando sui conti, c’è però da annotare un netto miglioramento della posizione finanziaria: l'indebitamento netto - un dato anch'esso comunque molto influenzato dal prezzo del greggio - è sceso a 82 milioni rispetto ai 653 milioni di inizio 2012 e ai 473 del 31 marzo. Un risultato al quale hanno contribuito in modo sostanziale le dilazioni dei pagamenti all'Iran, Paese con il quale al momento sono bloccate le transazioni finanziarie internazionali. Il 3 luglio Saras ha comunque ricevuto un finanziamento bancario per 170 milioni di euro, con scadenza a cinque anni. I risultati comunicati ieri, nonostante la previsione di un quadro economico in miglioramento per il secondo semestre soprattutto per il preventivato rialzo del prezzo del petrolio, non sono affatto piaciuti alla Borsa: il titolo, debole dall'avvio della seduta di Piazza Affari, ha ceduto alla fine della giornata addirittura il 9,04%, con un prezzo conclusivo dell’azione a 0, 85 euro, tra scambi comunque nella norma.
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Casualità della vita
il caso di MARIO GIORDANO (il Giornale 11-08-2012)
BUON SANGUE È giusto imporre la squadra del cuore?
Mio figlio deve tifare come me
È un diritto sancito dalla fede
Per addormentare il piccolo mio padre gli recitava la formazione del Toro.
Io ho provato a fargli amare il Milan: ma l’ho portato a Istanbul...
MOLTO PERSUASIVO... Costrizioni? Macché, quando si «sbucciava» davo la colpa alla Juve...
LIETO FINE (O NO?) La sconfitta rossonera lo riconvertì: «Vedi papà, tutti soffrono come noi...»
Quando nacque mio figlio mio padre cominciò a cullarlo cantandogli una strana ninna nanna: «Bacigalupo, Ballarin, Maroso.. . ». La formazione del Grande Torino. Raccontano le leggende famigliari che alla parola Valentino Mazzola il bébé già sussultasse d'orgoglio granata, come se fosse un predestinato. Si tratta evidentemente di una menzogna che ci siamo sempre bevuti, per giustificare a noi stessi l'utilizzo massiccio di metodi di persuasione occulta. Perché, è ovvio, si fa ma non si dice: a parole i figli sono sempre liberi di scegliere, ci mancherebbe, figuriamoci un po'. Nella realtà se mi fosse cresciuto un figlio juventino credo che avrei chiesto l'intervento dell'assistente sociale per togliermi la patria potestà.
In effetti, noi siamo una famiglia di torinisti doc: mio nonno tifava Toro, mio padre e mio zio tifavano Toro, io e mio fratello tifiamo Toro, i miei figli e i miei nipoti (cioè i figli di mio fratello) pure. C'è un unico cugino che tifa Juve: dev'essere frutto di una disattenzione paterna, per cui abbiamo più volte invocato sul congiunto l'intervento di un tackle a piedi uniti di Giacomo Ferri (picchia per noi). Comunque nei raduni di famiglia a questa pecora (bianco) nera è democraticamente impedito di pronunciare la parola «calcio».
Da notare: siamo sparpagliati in giro per l'Italia e siamo per lo più cresciuti in epoche in cui tifare per il Torino era un po' come piantarsi chiodi nelle mani, una pratica masochistica, insomma. Eppure quando qualcuno ci domanda: «Hai costretto tuo figlio a tifare Toro?», la risposta scatta automatica: «Macché figurati, ho fatto di tutto per evitarlo, ma è una questione di sangue ». Ma certo: è una questione di sangue. Ma caso mai il sangue non bastasse ci vuole qualche aiutino. L'Epo del tifoso doc. Mio padre usava quelle nenie seducenti che finivano sempre con Menti-Loik-Gabetto-Mazzola-Ossola e sempre forza Toro. E io nel timore che neppure quello bastasse, usavo metodi ancora più spicci: ogni volta che gli cambiavo il pannolino, gli dicevo: «Buttiamo via questa brutta Juve».
Per carità: nessuna costrizione. Però, ecco, capitava che, mentre stava per mettere in bocca un oggetto sporco, io lo intimavo: «Questo non si mangia, questo fa male, questo è Juve». E se cadeva e si sbucciava le ginocchia, picchiavo il pavimento: «Brutto pavimento, fai male al mio bimbo: sei cattivo come la Juve». Vi sembrano costrizioni queste? Certo: nel frattempo ho riempito la casa di Dvd del tipo: «Tutti i gol di Pulici» o «Le magie di Claudio Sala» e glieli propinavo, sostituendo di nascosto Walt Disney. Ma non era costrizione: soltanto un corso di cultura sportiva. Nessun obbligo, nessuna forzatura. Al massimo una maglia in regalo («hai visto che bella, tutta granata con la scritta Lentini sulle spalle?»). E qualche gita in montagna che, casualmente, finiva nel ritiro estivo del Toro. Che colpa ne ho se il Toro andava in vacanza proprio sul cucuzzolo dove volevo andare anch'io?
Fu in una di quelle occasioni che il mio piccolo Lorenzo scelse come idolo De Ascentis. De Ascentis, capite? Il tribunale internazionale dei minori potrebbe condannarmi per averlo ridotto a De Ascentis. Ma non è stato l'unico crimine paternal-calcistico commesso nei suoi confronti. Anzi. Tifare Toro, in sé, per un bimbo che sta in Brianza nell'era di MilanInterJuve dev'essere stata una specie di tortura. Ricordo ancora quando Lorenzo tornava a casa da scuola e mi diceva: «I compagni mi dicono se il Toro è una squadra che esiste davvero perché non la sentono mai in Tv». Mia moglie ha cominciato ad accusarmi: «Povero figlio, perché lo vuoi condannare alla sofferenza pallonara eterna? ». Allora ho deciso di togliermi anche l'ultimo peso dalla coscienza: «Lo porto a vedere un'altra squadra, così magari si appassiona», mi sono detto (e ho detto a mia moglie). E per farlo appassionare come si conviene ho cercato l'occasione giusta: una gara importante, una squadra italiana stellare candidata a vincere, una festa di una notte intera con i tifosi di altri colori. Perfetto, ho trovato: organizzo e vado con mio figlio a Istanbul per la finale del Milan in Champion's League.
Molti di voi ricorderanno: i rossoneri, favoritissimi, chiudono il primo tempo in vantaggio 3 a zero. La festa è già pronta, ma nel secondo tempo il Liverpool rimonta e poi vince ai rigori. Un'umiliazione. E un delusione cocente. «Papà, ma se si soffre anche coi milanisti, allora è meglio tifare per il Torino. Se non altro noi abbiamo sempre Bacigalupo, Ballarin, Maroso... », mi ha detto Lorenzo alla fine di quella partita. E io (mi perdonino i rossoneri) non ho mai benedetto tanto una sconfitta di una squadra italiana come in quell'occasione. Mi ha regalato quello che desideravo più al mondo: un figlio che ha riempito la sua stanza di bandiere granata. E, insieme, un alibi perfetto: «Costrizione? Ma quale costrizione? Io ho persino cercato di farlo diventare milanista. . . »
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La Malaeducacion Il calcio dei famosi
I vip e gli (sporchi) trucchetti
per catechizzare il pargolo
Dalle «rapine» di Amendola alle «purificazioni» di Teocoli
di MASSIMO M. VERONESE (il Giornale 11-08-2012)
Non è solo insegnamento, è catechismo. É educare i figli ai principi della fede, al dogma eterno che ti segna dentro, qualche volta a porta vuota. Prendi «Febbre a 90 » , un milione di copie vendute solo nel Regno Unito, la bibbia dell’Arsenal, ma anche la sintesi dei principi del tifo universale: «Mi innamorai del calcio come mi sarei innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente, senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé». Nick Hornby, che ha scritto quella bibbia, ha un figlio, 9 anni, ossessionato dal calcio e cotto dell’Arsenal. «Tutti dicono che sono io. E invece sono i compagni a scuola». Giusta la punizione: «Viene a casa e dice: papà, lo sai che i giocatori dell’Arsenal li chiamano Gunners?... » E lui: «Figliolo, a me lo dici?. . . ». Papà Claudio Amendola non ha disertato invece la didattica religiosa: «Per far diventare mio figlio Rocco romanista gli ho fatto sparire i giocattoli dalla stanza. E poi gli ho detto: Sono stati i laziali a rubarteli.. . ». E per fissare bene il concetto nella capoccia qualche giorno dopo glieli ha fatti ricomparire: «Hai visto? Che bravi i romanisti a riportarteli. . . » Non sempre funziona anche nei templi della fede. Davide,
figlio di Materazzi l’interista, è milanista: «Una volta ero in giro per le vie del centro io con la tuta dell’Inter e lui con la maglia di Kakà. Voleva venire al derby vestito di rossonero, ma gliel’ho impedito: questo figliolo te lo togli dalla testa. . . ». Achille, figlio di Costacurta il milanista, è interista. O almeno era giura mamma Colombari, juventina: «Fino a 5 anni era innamorato dell’Inter per Ibra, poi quando è passato al Milan ha condiviso la fede di papà». Anche Chiara, figlia di Teo Teocoli, da piccola era interista perché innamorata di Bobo Vieri. Con fede, speranza e carità papà l’ha convertita rossonera. Per questo forse si chiamano virtù «teologali». . .
Le colpe dei padri ricadono sui figli. Diego Maradona junior, figlio del Pibe e di Cristiana Sinagra, è tifoso del River Plate, nemico giurato del Boca Juniors di cui è simbolo papà. Gli hanno regalato una maglietta con il numero 10, non si sa bene se per fare un piacere al figlio o un dispetto al padre. Pino Insegno con il papà allo stadio non ci vuole andare più: «Lui è genoano, io laziale. Tutte le volte che andiamo a vedere la partita assieme le becco». Evelina Tortul, 92 anni, mamma di Fabio Capello, invece spasima solo per il pargolo, Inghilterra, Russia, ma non Italia: «Per chi altri dovrei tifare se non per mio figlio?». Un peccatuccio rispetto a Andrew Mann, inglese ma pazzo per il Brasile che ha battezzato il figlio con i nomi di tutti i giocatori brasiliani tricampeao con qualche aggiunta volante. All’anagrafe il piccolo si chiama: Edson Arantes Do Nascimento Felix Minelli Venerando Hercules Brito Ruas Wilson Da Silva Piazza Carlos Alberto Torres Everaldo Marques Da Silva Clodoaldo Tavares De Santana Jair Ventura Filho Gerson De Oliveira Nunes Eduardo Goncalves Andrade Roberto Rivelino Mario Jorge Lobo Zagalo Arthur Antunes Coimbra Socrates Brasileiro Sampaio De Souza Oliveira Diego Armando Maradona.
Di cognome però fa solo Mann...
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L'analisi
GLI OCCHI CHIUSI DI UN ALLENATORE
Trascinatore I giocatori hanno bisogno di un riferimento come Conte in campo
di MARIO SCONCERTI (CorSera 11-08-2012)
Conte non è caduto sulle scommesse, i risultati del Siena incriminati sono due «banali» addobbi di partite quasi certamente non costruiti da lui. Però è caduto.
Le due partite sono state truccate, non lo dice solo Carobbio, i riscontri ormai sono molti. L'omessa denuncia c'è stata ed è stata grave. Conte sarebbe stato innocente solo se non avesse mai saputo nulla, ma al di là dei riscontri, è molto difficile credere che uno come lui, presente in qualunque parte della società e della squadra, possa per due volte non sentire, non capire, non accorgersi che il gioco è falso. Data la certezza degli illeciti, il dubbio è sempre stato solo se Conte si fosse limitato ad accettare in silenzio o vi avesse partecipato direttamente. La seconda ipotesi è caduta subito. La prima è sempre parsa inevitabile. L'omessa denuncia ha il suono buono di una distrazione, ma è sempre stata nel calcio un reato estremamente serio. Non si trucca una partita, ma vi si partecipa sapendo che è truccata, si prendono i guadagni tecnici che procura. È molto più che farsi i fatti propri. Chi si limita a far finta di niente, non ha nessun vantaggio. Se si spartisce qualunque tipo di convenienza abbia dato il maquillage, si è comunque complici. Per questo le condanne di omessa denuncia sono sempre state dure, specie sulle spalle di un allenatore. La gravità non è stata scoperta adesso per Conte. Si scoprirà invece adesso cosa significhi far giocare la propria squadra senza andare tutto l'anno in panchina. Non ricordo precedenti. A mio avviso il danno alla fine sarà grande. Non arriverà subito, si accumulerà in decine e decine di particolari mancati fino a portare un handicap serio. Conte è un trascinatore, non è imitabile. E i giocatori hanno bisogno del suo riferimento in campo. Per questo sarà importante qualunque alleggerimento della condanna arriverà (e arriverà certamente). Sarà una prova dura anche per la società. La figura di Conte perderà fatalmente un po' di peso nei giochi interni. La Juve da questa storia ha subito solo danni senza aver commesso niente. Passato il bisogno di mostrare a tutti unità di scopi, resteranno alcune domande non leggerissime sul passato e sul danno reale del futuro che non faciliteranno il rapporto. Con un Conte indebolito servirà una società più forte, una presenza collettiva in grado di far capire alla squadra che alla fine ad esistere sempre è soltanto la Juve. Molto importante l'assoluzione di Bonucci. Rischiava la fine della carriera, gli è stato spesso offerto un patteggiamento che ha sempre rifiutato. Alla fine ha vinto lui. La sua assoluzione è stata una buona risposta anche alle paure di discriminazione della Juve. Cammino da tempo il marciapiede del calcio e della sua sventurata giustizia. So che può essere soltanto sommaria. Ma alla fine ho visto quasi sempre punito chi cattivo era stato davvero.
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PESI E MISURE Le “piccole” senza difesa
Altro che “Sistema” dittatoriale, la Juve se la cava
Le proteste di Andrea Agnelli sortiscono effetto, bruciano ancora le scorie di Calciopoli
di ROBERTO BECCANTINI (il Fatto Quotidiano 11-08-2012)
Così, a naso, non mi sono sembrate sentenze da “sistema dittatoriale”. Dieci mesi ad Antonio Conte, riducibili in appello e al Tnas; assolti Leonardo Bonucci e Simone Pepe. Come sempre succede quando c’è di mezzo la Juventus, il Paese ha cavalcato la giustizia in base al tifo. Delle condanne di Lecce e Grosseto frega solo ai parenti stretti. In compenso, i diaconi pro Goeba hanno scoperto Filippo Carobbio il giorno in cui venne abbinato al nome dell’allenatore, non prima. Siamo fatti così: punti sul vivo, ci agitiamo; in caso contrario, continuiamo a russare .
I LASCITI di Calciopoli sono ancora lì che friggono in padella. Non discuto le responsabilità di Antonio Giraudo e Luciano Moggi; discuto il percorso netto di Franco Carraro, lo scudetto a tavolino del quale venne gratificata l’Inter, le telefonate trascurate di Giacinto Facchetti e Massimo Moratti. Voce dal fondo: le solite menate. Vero, ma non si può non ripartire da quella zavorra per tradurre l’ennesima puntata (in senso buono, spero) del tormentone. Di sicuro, dai verdetti della Disciplinare esce a pezzi Stefano Palazzi, il superprocuratore federale, sbranato “da” Bonucci & Pepe.
Oggettivamente, le prove a carico della coppia mi sembravano fragili. È più complesso il dossier Conte. Là, un pentito ritenuto non credibile (Andrea Masiello); qui, un altro pentito considerato credibile (Filippo Carobbio). La doppia omessa denuncia non sta in piedi: illecito o niente. La terza via di Palazzi ha spiazzato tutti. Al posto di Andrea Agnelli, avrei dato retta al tecnico, e non avrei patteggiato. Oppure, una volta deciso di farlo, non avrei osato così tanto, tre mesi (con agosto di mezzo) e 200 mila euro di multa, ben al di sotto del minimo tabellare. Una provocazione: e come tale, mai arrivata oltre il circolo polare Artico.
Ci si chiede, saggiamente: che fine hanno fatto i giocatori ai quali Conte avrebbe comunicato la combine di Novara-Siena nel conclave della vigilia? E perché è “scomparso” il presidente Massimo Mezzaroma? Snodi cruciali. Ciò doverosamente premesso, ecco il patteggiamento di Cristian Stellini, le sue deposizioni e, soprattutto, le sue dimissioni dalla Juventus. Fin dai tempi del Bari, Stellini era un fedelissimo di Conte, possibile che agisse in totale autonomia? Qualcosa non torna.
L’AGORÀ del web adora i presidenti che gonfiano i muscoli e alzano la voce. La Juventus ha citato la Federazione per 444 milioni di euro e, dunque, apriti cielo. Gli juventini: non ci faranno mai vincere più niente. Gli anti-juventini: li lasceranno vincere nella speranza che abbassino la cresta, e le pretese. Per la cronaca, l’ultimo scudetto l’ha vinto, senza perdere una partita, la Juventus di De Ceglie e Giaccherini.
In appello, la difesa di Conte potrà valersi anche di Giulia Bongiorno. Non tutto ha funzionato, tra gli avvocati. Voci da Torino parlano di una frattura tra l’ala Elkann-Briamonte e il polo “umbertino” (pro Conte, comunque). Non so cosa bolla in pentola a Bari. Rammento che la Juventus prelevò Paolo Rossi e Angelo Peruzzi, dal Perugia e dalla Roma, quando ancora erano squalificati (il primo, per il toto nero; il secondo per doping); e l’Inter non sospese Gabriele Oriali dopo il patteggiamento davanti al Tribunale di Udine per la storiaccia del passaporto, falso, di Alvaro Recoba.
A meno che non bluffi, o qualcuno sia a conoscenza di dettagli che ignoro, non capisco perché Conte dovrebbe dimettersi, o la società allontanarlo. Oggi, a Pechino, Juventus e Napoli si contenderanno la Supercoppa di Lega, con Massimo Carrera in panchina e Conte in tribuna. Invito i tifosi delle Grandi a pensare, ogni tanto, ai “colleghi” delle Piccole: ai rari dibattiti che, in tv, ne ospitano le istanze. Due pesi e due misure: loro sì, possono urlarlo. Tornando a Conte, d’ora in poi marchi a uomo i suoi assistenti.
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Squalifica è quando giudice fischia
I dieci mesi a Conte, un tweet arguto e i vizi del calcio e del tifo
editoriale da IL FOGLIO 11-08-2012
Pigi Battista grande garantista, ma anche super tifoso juventino, ha subito twittato: “FLASH - Conte dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità”. Mettendo per un attimo da parte il concetto universale del Bello, che a dirla tutta non ha mai deposto a favore dell’allenatore della Juventus, si può concordare con lo spirito polemico di Battista sul fatto che tempi, modi, disparità (o peggio ancora casualità) di trattamenti della giustizia sportiva italiana gridano vendetta (ma né più né meno della giustizia ordinaria) e indurrebbero, non s’avesse altro da fare, a ricorrere supplici e indignati presso le Supreme Istanze che regolano l’armonia mondiale.
Al termine (provvisorio) del processo calcioscommesse, o almeno della sua tranche calcisticamente più rilevante, quello che coinvolgeva allenatore, vice e due giocatori della Juventus per fatti che sarebbero accaduti quando ancora militavano in altre squadre, Antonio Conte ha rimediato una pesante squalifica di dieci mesi, mentre i giocatori Leonardo Bonucci e Simone Pepe sono stati assolti. E’ vero, vista distrattamente da lontano, la sentenza sembra ribaltare le impressioni di solo qualche giorno fa, quando Conte sembrava vicino a un patteggiamento molto più soft, e invece i due calciatori sull’orlo dell’abisso (due o tre anni, nello sport, sono ergastolo). Ma l’esito finale, paradossalmente, non potrebbe significare che i giudici hanno lavorato bene, e ben valutato tutte le carte? Invece, in alcuni atteggiamenti più da tifosi che da garantisti, non ultimo quello del presidente della squadra torinese, Andrea Agnelli, che parlò di “dittatura” di fronte alla sola richiesta di condanna da parte del tribunale sportivo, continua a far capolino un vizio italiano. Chi abbia avuto modo di scorrere le quaranta pagine della sentenza, e abbia cognizione degli addebiti che erano stati mossi, sa che certi comportamenti e certi “reati” sportivi, qualora provati, vanno sanzionati e anche con durezza, pena la definitiva perdita di credibilità di tutto il movimento calcistico. Garantismo non è certo negare i reati, e resta il dubbio che, se quegli allenatori e giocatori fossero rimasti in una squadra bianconera di minor rango, il Siena, a nessuno sarebbe venuto in mente di gridare alla dittatura dei giudici. Antonio Conte ricorrerà in appello, ha scelto ottimi avvocati e sempre ci si augura che possa dimostrare la sua innocenza. Ma per il bene suo e della Juventus, non certo per poter poi andare allo stadio sventolando l’ennesimo sbaglio di un giudice, nascondendo sotto il cuscinetto da tifoso il dubbio di essere lì a sgolarsi per una farsa. Dal tifo all’Unesco, il passo è ancora lungo.
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L’intervista
Beretta: «Rispetto per le sentenze
la serie A alla fine ne esce bene»
Il presidente della Lega «Vicende molto delicate bisogna avere la freddezza di aspettare»
di ROBERTO VENTRE (IL MATTINO 11-08-2012)
Pechino. Parte la stagione ufficiale con la finale di Supercoppa Napoli-Juventus al «Bird's Nest». Il calcio nazionale si rimette in moto in Cina, mentre in Italia continua a tenere banco la vicenda scommesse, con le sentenze della Disciplinare. Il presidente della Lega di serie A Maurizio Beretta le apprende mentre dà il suo messaggio al calcio italiano dalla sede dell’ambasciata a Pechino, dove con i rappresentanti di Napoli e Juventus è stato ricevuto dall’ambasciatore Massimo Iannucci.
Presidente, ecco il doppio volto del calcio italiano. In campo a Pechino per la Supercoppa, nelle aule della giustizia sportiva a Roma.
«Nelle vicende delicate bisogna avere la freddezza di aspettare che tutto sia chiaro e ben definito. È giusto, così come abbiamo fatto noi, chiedere massima trasparenza e condannare con determinazione i casi in cui si riscontrasse la presenza di illeciti sportivi. Quello emerso in maniera chiara è che il gran calcio della serie A è sano: tutti i valori sani e sportivi che ha sempre assicurato negli anni passati ci sono ancora».
Nelle sentenze di ieri è stato condannato Conte, il tecnico della Juve, impegnata qui a Pechino...
«Prima di poter commentare questo episodio e tutti quanti gli altri dello stesso genere è bene aspettare i tre gradi di giudizio. È raccomandabile aspettare la fine dei percorsi che devono essere fatti, bisogna aspettare tutto quello che è in determinazione per avere quadro il chiaro».
Si riparte dalla Cina, una formula vincente?
«Bisogna prestare grande attenzione alle opportunità che il calcio italiano può avere per guadagnare attenzione all'estero. È bene trasferire questa immagine vincente delle grandi squadre di serie A. Durante le giornate del campionato italiano tra pubblico allo stadio e in tv raggiungiamo i dieci milioni di persone. Il fenomeno calcio in Italia non ha eguali. E per questa finale di Supercoppa Tim anche quest'anno ci sarà una grande partecipazione dei cinesi, si va verso almeno le sessantamila presenze, ciò contribuirà a un'ulteriore crescita del calcio italiano sul mercato mondiale».
Il club azzurro sta provando ad organizzare un torneo in Cina.
«Rientra in questo filone, che ben venga. Già oggi ci sono molte manifestazioni internazionali, bisogna tenere presente questa dimensione globale, si tratta della strada giusta da seguire e bisogna prendere al volo tutte le opportunità di crescita per il calcio italiano».
In finale di Supercoppa c'è il Napoli che torna dopo anni a questi grandi livelli: un bene per il calcio italiano?
«I valori attuali del calcio italiano dimostrano un grande equilibrio di forze, c'è grande incertezza fino all'ultima giornata di campionato e ciò aumenta lo spettacolo. La presenza del Napoli è importantissima per il movimento del calcio italiano, sia per il numero dei tifosi, sia perché stiamo parlando di un'eccellenza sportiva per il mezzogiorno d'Italia».
De Laurentiis porta avanti con fermezza il concetto di fair play finanziario: un esempio da seguire?
«La sostenibilità dei costi è diventata fondamentale e l'unica strada da seguire. Bisogna fare un'analisi attenta dei ricavi e in base a questo fare grande attenzione ai costi. In questo modo ne crea giovamento l'intera sistema: società, calciatori e tifosi».
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Se c'era marcio non è stato estirpato fermando Conte
IL CALCIO MERITA UN’ALTRA GIUSTIZIA
Sospetto È mancata la mano pesante e gli accusatori sono stati creduti in parte. Assoluzioni e condanne note da giorni
di GIUSEPPE SANZOTTA (IL TEMPO 11-08-2012)
Sarà anche un processo sportivo, ma almeno formalmente le regole dovrebbero essere le stesse di un processo penale. Così non può passare sotto silenzio che da alcuni giorni assoluzioni e sanzioni ai principali imputati del calcioscommesse erano stati anticipati dai giornali. Due squadre retrocesse, Lecce e Grosseto, che non hanno santi in paradiso. Conte si prende dieci mesi per omessa denuncia. Cioè per aver avuto notizia di partite truccate senza fare nulla. O Conte sapeva e ha fatto finta di allenare e preparare la propria squadra e allora la sentenza doveva essere ben più severa. Oppure era all’oscuro o al massimo avrà avuto un sospetto senza prove e allora la pena è eccessiva e ingiusta. Se chi lo chiama in causa poi fa riferimento a un discorso alla squadra perché non sono stati accusati tutti i presenti? Misteri. Come quelli di testi credibili e altri mendaci. Di testimonianze considerate credibili e di altre ritenute false.
È andata bene a Bonucci e Pepe, due imputati eccellenti e soprattutto il primo rischiava veramente tanto. Questo round, comunque, lascia l’amaro in bocca. È in arrivo un nuovo processo con altri personaggi e le somme le tireremo alla fine. Facciamo così un punto parziale. Abbiamo avuto la certezza di un giro criminale di scommesse che ha coinvolto molti giocatori. Nel pentolone sono finite società professionistiche e i loro dirigenti con l’accusa di aver pilotato i risultati. Insomma il marcio è venuto fuori, calciatori che facevano finta di disperarsi dopo un autogol invece fortemente voluto. Altri, bandiera di una squadra, che hanno tradito società, compagni e tifosi. Il sospetto, che a volte in campo ci sia una recita con un copione scritto può uccidere il calcio. Purtroppo le sentenze di ieri non fanno chiarezza. Non c’è stato il pugno di ferro, e il condannato eccellente, Conte, potrebbe apparire come una vittima sacrificata alla necessità di non chiudere la partita con una bolla di sapone. In fondo anche se sospeso potrebbe continuare ad allenare la squadra senza andare in panchina. Pesante è solo la macchia. Se Conte fosse innocente, però, sarebbe una macchia che non merita.
Comunque resta il timore che se illeciti ci sono stati la giustizia sportiva, forse per la necessità di chiudere presto, non sia andata fino in fondo. Per gestire un risultato non può bastare un calciatore corrotto. Da solo farebbe ben poco a meno che non sia un portiere che quel giorno decida di andare a caccia di farfalle. E potrebbe non bastare. Quando giocano 11 contro 11, per addomesticare e pilotare una gara occorrono ben altre resposabilità. Se non tutti, almeno una buona parte degli attori in campo deve essere partecipe, deve essere coinvolta. Un calciatore da solo cosa può fare? Sbagliare tutti gli interventi, passare il pallone agli avversari? Se fa così dopo 20 minuti l’allenatore lo spedisce sotto la doccia accompagnando la sua uscita con improperi irripetibili. Per falsificare un risultato serve molto di più.
Allora diciamo che questa sentenza ci lascia l’amaro in bocca. La Juventus rischiava di pagare molto, stavolta per vicende con non la vedono coinvolta direttamente, (Bonucci, Conte e Pepe erano sotto inchiesta per comportamenti tenuti in altre società). Alla fine ha pagato poco. Perché è tornata a pesare nella politica calcistica? Oppure perché non c’erano forti elementi accusatori nei confronti dei tesserati? Domande che per ora non hanno una risposta. Così questa sentenza non mette un punto fermo. Forse i giudici sportivi non potevano e non dovevano fare una scelta politica. Ma resta l’impressione che dopo l’emersione di tanto marcio, a pagare sia soprattutto Conte con il dubbio che non ci sia la prova decisiva.
Certamente non è finita. Ma la presa di posizione forte dei vertici calcistici ha partorito un topolino. Per ora.
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l’Analisi di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 11-08-2012)
Toni rispettosi
Ecco il fatto nuovo
Sono sentenze di primo grado. Poi ci sarà l'appello presso la Corte federale e infine il terzo grado al Tnas del Coni. Questo per dire che tirare delle conclusioni sul futuro di Conte è fuori luogo. I dieci mesi di squalifica possono ancora diventare un proscioglimento o una condanna di durata inferiore, magari più vicina a quel patteggiamento mancato che oscillava tra i quattro e i cinque mesi. Entro fine settembre ne sapremo di più. Per ora, la sentenza dice che le convinzioni della Disciplinare poggiano su due elementi: la credibilità di Carobbio e il fatto che Conte non potesse non sapere, dal momento che il «suo» Stellini c'era dentro fino al collo. Il secondo elemento, più del primo, sarà pane per i denti affilatissimi dell'avvocato Giulia Bongiorno, che fa ingresso nel collegio di difesa dell'allenatore della Juventus. Se son rose fioriranno.
Si è già esaurito, invece, il viaggio processuale di Bonucci e Pepe, che escono prosciolti insieme agli altri attori di Udinese-Bari per via dell'inattendibilità dell'accusatore Andrea Masiello. La Juventus si produce in un commento pacato e istituzionale: «Grande soddisfazione» per Bonucci e Pepe e «auspicio che i prossimi gradi di giudizio possano infine permettere alla innocenza di Conte e Alessio di emergere appieno». Parole giuste. Lontane anni-luce da quelle al vetriolo di appena otto giorni fa, quando saltò il patteggiamento di Conte. Rileggerle oggi può essere comunque istruttivo: «Federcalcio e giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale», «...è in atto un nuovo attacco ai danni della Juventus e dei suoi tesserati» e «sistema dittatoriale che priva le Società e i tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all'onorabilità». C'era proprio bisogno di tutto questo? La risposta è no. Il ripristinato rispetto dei ruoli si spera faccia il resto.
Scommessopoli due merita anche un altro paio di considerazioni, su Palazzi e sul patteggiamento. Il procuratore federale, che verrà riconfermato nel suo incarico per il prossimo quadriennio, è sotto il fuoco di una critica un po' facilona per le richieste su Udinese-Bari e i successivi proscioglimenti. Giova forse ricordare che nei due round di Scommessopoli su un totale di 143 richieste accusatorie, Palazzi tra patteggiamenti e condanne ha avuto in primo grado soddisfazione, totale o parziale, 128 volte. Nelle altre 15 la Disciplinare, che sta lì anche per questo, gli ha dato torto. Se Palazzi ha qualcosa da farsi perdonare, è in qualche pasticcio dibattimentale di troppo. La sostanza del suo improbo lavoro rimane pressoché intatta.
Il patteggiamento, a prescindere dal caso Conte e dintorni, così non va per almeno tre motivi: 1. Non può essere la via d'uscita scorciatoia-escamotage per quanti negano sempre tutto e poi all'ultimo momento, dopo essersi fatti quattro calcoli, decidono che è più conveniente patteggiare e magari metterci sopra anche una collaborazioncina buona per ulteriori sconti. Se un imputato si pone processualmente come «innocente», lo faccia dall'inizio alla fine. 2. E' sbagliato che la possibilità di patteggiare resti tale anche durante il dibattimento, con il rischio di esporre tutti a scene imbarazzanti, dove più che a un processo sembra di presenziare a un mercato. 3. Il rischio più grande, diventare terreno fertile per ben altro tipo di «patteggiamenti» clandestini: io tesserato senza presente nè futuro mi accollo tutte le responsabilità e lascio a te tesserato importante e in carriera solo il peso di una risibile omessa denuncia. In cambio di che cosa? Per fortuna, questo non è ancora avvenuto. Ma certi problemi è meglio prevederli. E, ove possibile, prevenirli.
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Il commento
Se società, squadra e tifosi non si arrabbiano per le partite comprate ma per le sentenze di condanna il calcio non è ancora guarito
Gridare al complotto è una sconfitta doppia
Più idolatrati di prima gli ultrà biancorossi che chiedevano ai giocatori di perdere
di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica - Bari 11-08-2012)
Quando si parla dello scandalo del calcioscommesse, c’è una domanda frequente: «Cosa succederà ancora?». Lo chiedono a Milano, lo chiedono a Roma e Napoli e lo domandando anche a Bari, a Lecce, qui in Puglia. Prima di poter dare una risposta è il caso di analizzare quello che è già successo, siano o no giuste le pene che il tribunale sportivo ha appena emesso. Bene. In Puglia è successo che la società del Lecce ha comprato due anni fa la promozione in serie A della propria squadra. Comprato: 250mla euro, sborsati da Pierandrea Semeraro (bollato sui forum con un geniale Piertrota), figlio dell’allora presidente, e incassati con la collaborazione di un paio di intermediari dal difensore della squadra avversaria, che per dimostrare la propria complicità si è anche segnato un bell’autogol.
Quella giornata, quando il Lecce sancì la matematica salvezza in serie A, fu probabilmente una delle più belle della storia di un tifoso giallorosso. Avevano vinto il loro scudetto e soprattutto lo avevano fatto a casa dei nemici giurati, il Bari, già condannati alla retrocessione. Ecco cosa può esserci di meglio per un tifoso? Cosa può rovinare una gioia così?
Quello che è successo ieri. Scoprire che quella partita non era stata soltanto giocata. Ma anche comprata. E per colpa di quella partita retrocedere e finire ancora più giù rispetto agli odiati cugini del Bari. Bene, accanto a una storia del genere uno si aspetta che i tifosi si arrabbino. Cavolo, si arrabbieranno. Prima il danno della presa in giro infine la beffa della retrocessione. Certo si arrabieranno. Invece non si sono arrabbiati, o meglio lo hanno fatto con chi ha soltanto annotato (i giudici, i giorna-listi) quello che è accaduto. E il giorno dopo invece di implorare di smetterla, di sparire, invece di pretendere indietro il loro giocattolo, in A, in B, in C, purchè fosse quel vecchio, sano giocattolo, hanno cominciato a cavillare sperando in un ripescaggio o gridando al complotto.
Non sono i soli a parlare di complotti. Perché immaginate cosa ci sia di più brutto per un tifoso che sapere che il proprio presidente compri le partite: sapere che i propri tifosi paghino o minaccino per fare perdere la propria squadra. Ecco, è successo a Bari: tre capi ultras, sono stati arrestati (e sono liberi da qualche giorno dopo mesi) con l’accusa di aver costretto i propri giocatori a perdere. Ora, magari saranno anche innocenti, ma per lo meno uno sospende il giudizio, il dubbio se lo fa venire. E invece guardate i loro profili Facebook e capirete che continuano a essere idolatrati come e più di prima.
Per questo quando chiedono cosa succederà ancora c’è una sola risposta che si può dare. Niente, non succederà niente. Il Cittadella ve lo meritate.
GIUSTIZIA SPORTIVA TUTTA DA RIFARE
di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica 11-08-2012)
Se il calcio italiano è poco credibile, la giustizia sportiva da ieri lo è ancora meno. Più che una sentenza questo è un colossale accordo, un gigantesco barattolo di colla per tenere insieme i pezzi di uno sport senza più controllo e senza regole, se non quelle del mercato e del compromesso.
L’enorme forbice tra la richiesta di 3 anni e 6 mesi per Bonucci (aveva forse ferito suo cognato, aveva svaligiato un ufficio postale?) e la successiva assoluzione in primo grado, dimostra che questo processo si è mosso nella nebbia, con poche prove e nel totale marasma della procura federale: prima, i famosi 3 anni e 6 mesi (per non parlare del sì, no, forse, avanti e indietro nel patteggiamento/palleggiamento su Conte), poi il grottesco tentativo da parte di Palazzi di far patteggiare pure Bonucci e Pepe, infine il crollo del castello. Ci sono magistrati che si dimettono per molto meno.
Duecento pesi e duemila misure, altro che giustizia. Se il Grosseto dovrà mangiare polvere nei secoli dei secoli, personaggi di club molto più potenti hanno e avranno la scorciatoia. Uno come Doni, al netto di tutte le sue fesserie si è preso cinque anni, in pratica ha chiuso la carriera, ma questo molti mesi fa, mentre uno come Masiello, con otto - diconsi otto - illeciti commessi, ammessi e reiterati se la cava con venti mesi di squalifica: patteggiamenti in offerta speciale, condanne a prezzo scontato per i pentiti, però anche loro non sono tutti uguali, qualcuno è più uguale degli altri.
La Federcalcio, dopo avere perso totalmente il controllo di un sistema che ha visto oltre 200 calciatori coinvolti nello scandalo e indagati, e molti di loro colpevoli del peggiore atto di slealtà possibile dopo il doping, cioè vendersi le partite, ha cercato una via d’uscita per salvare le poltrone: missione compiuta, ma salvare la faccia sarà più difficile. Questo processo dimostra che la giustizia sportiva va rifondata e riformata, e probabilmente la Figc. Anche se i tempi forzatamente frettolosi del calcio, le famigerate esigenze di calendario, la voglia matta di colpi di spugna e non certo di tolleranza zero, portano ai processi sommari, ai pasticci clamorosi e alle sentenze già scritte: proprio come questa, del resto pubblicata dai giornali assai prima della lettura in aula. Altro sintomo di malattia.
L’imputato più eccellente, cioè Antonio Conte, è stato condannato ma avrà certamente un forte sconto: in appello dovrebbe cavarsela con tre o quattro mesi di squalifica. La Disciplinare dichiara che è provato che l’allenatore sapesse dell’accordo sottobanco, e avesse pronunciato quel famoso discorso ai suoi giocatori, ma nel contempo giudica non credibili i calciatori del Siena e non accusa neppure uno di loro di omessa denuncia: altra contraddizione. E comunque, con questa sentenza si crea un precedente pericolosissimo: da oggi, qualunque allenatore o giocatore dica nello spogliatoio «ragazzi, oggi non si vince, siamo d’accordo con l’altra squadra», non sarà accusato di illecito sportivo ma di omessa denuncia. Qualcuno allora provi a spiegare cos’è un illecito, e possibilmente a dimostrarlo.
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VERDETTI DELLA DISCIPLINARE
Ieri oggi e domani
Dieci mesi di squalifica a Conte
La Juve: “Resta il nostro allenatore”
di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 11-08-2012)
Dieci mesi di squalifica per Antonio Conte, due in meno per il suo vice Angelo Alessio. Sette proscioglimenti, Bonucci, Pepe, Di Vaio, Vives, Salvatore Masiello, Padelli e, per i fatti di Udinese-Bari, Belmonte e un club assolto, l’Udinese. Poi, due squadre, il Lecce e il Grosseto nei guai con l’esclusione dal campionato di serie B e il naufragio in Lega Pro Prima Divisione e un pentito, Andrea Masiello, la cui credibilità è stata minata dai cinque guidici della corte: i verdetti di primo grado della Commissione Disciplinare - 19 le condanne totali - confermano a pieno quanto annunciato nei giorni scorsi e, adesso, lasciano spazio alla corsa delle difese verso l’appello in agenda per lunedì 20 agosto (resta in campo l’ipotesi della prima udienza tre giorni prima). Il terzo processo al calcioscommesse ha fatto segnare il passo al teorema accusatorio del pm del pallone Stefano Palazzi in quanto la corte ha capovolto o alleggerito le pene di club e tesserati quando alle ricostruzioni del pentito di turno non sono seguiti riscontri probatori di un certo peso. Fra poco più di una settimana si torna in aula. A settembre ci sarà spazio per il terzo grado di giustizia sportiva davanti al Tribunale Nazionale Arbitrale per lo Sport presso il Coni: da quel momento, le sentenze saranno passate in giudicato senza più appelli.
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Il personaggio Masiello: «Ho detto quello che sapevo, ho la coscienza a posto»
Da gola profonda a calunniatore:
tutte le verità di Andrea
di ANDREA ARZILLI (CorSera 11-08-2012)
ROMA — Possibile che chi ha già confessato l'inconfessabile ora avverta solo dubbi e diffidenza sul resto delle sue parole? La verità a singhiozzo di Andrea Masiello esce letteralmente fatta a pezzi dalle sentenze della Disciplinare: è buona per il derby e per la ammissione dolorosa dell'autogol pro combine, lo è parzialmente per la presunta combine del Bari a Bologna, ma vale poco o niente per Udinese-Bari, il tarocco su cui, secondo l'accusa, avevano lavorato anche Bonucci e Pepe, adesso entrambi dichiarati «puliti».
Da gola profonda a calunniatore nel giro di un processo, rivelazioni sofferte, «arricchite» o «adattate», a seconda che ne parlino Palazzi o i legali di Bonucci. Ora, però, che l'ex compagno nel Bari, e probabilmente anche ex amico, è libero da ogni accusa, Masiello non ritratta: «Da quando ho fatto le mie dichiarazioni ho la coscienza a posto — fa sapere il pentito —, sono sereno con me stesso per avere raccontato tutta la verità».
È il difficile mestiere del pentito, la scomoda verità che si propugna diventa ragione di vita e la propria credibilità una questione di coscienza. Lacrime in carcere quando si è trattato di spifferare di Leo Bonucci, una confessione ripetuta a Cremona e recuperata dalla memoria in quattro puntate. Ma per i giudici non è buona. Un inferno all'improvviso per il difensore viareggino cresciuto nella Juve con Marchisio, finito a Bari con la fascia al braccio perché primo ad arrivare all'allenamento, perché la sera non c'era movida che tenesse e perché ci metteva sempre la faccia. «Abbiamo fatto una figuraccia, dobbiamo tirare fuori le palle», diceva nell'anno della retrocessione e dei tarocchi. Era una mezza verità, stava cambiando tutto, Masiello stava cementando il legame con gli allibratori e gli scommettitori, forse un modo grottesco per tutelare il futuro di Matilde, la figlia di un anno e mezzo, e Alessandra, la donna sposata nel 2009. Ora è tutto da rifare.
Del resto, a 26 anni e con 26 mesi di squalifica appena patteggiati, la vita nel calcio è acqua passata, almeno quello giocato. Nelle Procure, invece, non è ancora finita: a Bari la credibilità di Masiello è ritornata di ferro negli ultimi giorni, gli stessi magistrati che hanno fornito l'assist alla difesa della Juve battezzando poco attendibile il pentito, ora hanno ripreso a nutrirsi delle sue rivelazioni. C'è il Bari di Conte da analizzare, il laboratorio del tarocco su cui indagare. Gli altri convocati hanno tutti scena muta o quasi, solo Lanzafame e Stellini hanno ammesso che Masiello e Micolucci, l'altro pentito creduto a metà del calcioscommesse, hanno detto il vero.
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Confermate le anticipazioni sulle sentenze della Disciplinare: il tecnico condannato per omessa denuncia
Conte fuori 10 mesi
Bonucci e Pepe prosciolti, retrocesse il Lecce e il Grosseto
Marotta: «Mai pensato di sostituire il nostro allenatore» assolto anche DiVaio, nessuna penalizzazione per il Bologna
di STEFANO CARINA (Il Messaggero 11-08-2012)
Nessuna sorpresa. Le indiscrezioni della vigilia sono state confermate. Dunque, 10 mesi di squalifica a Conte, 8 per il vice Alessio, assolti Bonucci, Pepe e Di Vaio, derubricato in omessa denuncia il reato di Portanova (6 mesi), annullamento dell'ammenda all'Udinese e del -2 al Bologna (per il quale rimane la multa), retrocessione in Lega Pro per Lecce e Grosseto. Sono questi i verdetti principali della Commissione Disciplinare riguardo il processo di primo grado sul calcio scommesse resi noti ieri dalla Figc. A conti fatti dei 58 deferiti iniziali, 27 hanno preferito patteggiare, rinunciando al dibattimento. Dei 31 rimasti, ben 8 (7 tesserati e un club, l’Udinese) - tutti appartenenti al filone di Bari - sono stati prosciolti. Tradotto: il pentito Andrea Masiello non è stato ritenuto credibile, facendo crollare il castello accusatorio di Palazzi riguardante Udinese-Bari (e l’implicazione del Bologna e dei suoi tesserati nel tentativo di combine). Contro i friulani non si trattò quindi di illecito: lo esprime chiaramente la commissione, ricordando in merito le «molteplici contraddizioni (...) sin troppo evidenti» del pentito nel formulare la ricostruzione della combine. «Ovvio che le dichiarazioni di Andrea Masiello sul punto non appaiano credibili, non essendo univoche e certe», sostiene nelle motivazioni il presidente Artico. Attendibilità che l’ex difensore mantiene, però, su due gare: il derby Bari-Lecce 0-2, che ha sancito la retrocessione del club salentino in Lega Pro, e il tentativo di illecito per Sampdoria-Bari che costerà a Guberti 3 anni di squalifica.
Differente il discorso che riguarda Carobbio e il filone di Cremona che tocca da vicino l’allenatore della Juventus, Conte. In questo caso i giudici sottolineano invece «l’assoluta attendibilità delle dichiarazioni del Carobbio, comprovata sia dai riscontri avuti (…) ma anche attraverso dichiarazioni rilasciate da altri tesserati con riferimento ad altre gare». Per ciò che attiene ai riscontri, questi sono ravvisabili «nei molteplici contatti telefonici registrati con il gruppo degli zingari e nell’incontro avvenuto nell’albergo in cui si trovava in ritiro il Siena tra Vitiello e Drascek. Viceversa, le dichiarazioni rese dagli altri tesserati coinvolti nella vicenda che tendono a smentire, non possono essere ritenute attendibili, proprio perché, qualora fossero state di conferma, sarebbero valse quali dichiarazioni autoaccusatorie». Smontata anche l'ipotesi del risentimento personale di Carobbio verso l'allenatore citando le parole dell'ex compagno Ficagna «il quale a precisa domanda sulla conoscenza di eventuali motivi di astio o rancore che Carobbio potesse avere con qualcuno del Siena, li esclude».
Discorso simile anche per l'altra gara contestata al tecnico, Albinoleffe-Siena. Sempre omessa denuncia, perché «è provato - scrive Artico - che Conte sapesse». Il presidente della Disciplinare si riferisce a quanto raccontato da Carobbio dell'impegno preso durante la riunione tecnica di qualche giorno prima, con la conferma da parte di Stellini di essere stato incaricato di ‘sistemare’ la gara. E quindi «davvero poco credibile che Conte non fosse a conoscenza dell'iniziativa presa dal suo collaboratore», anche in ragione del ruolo che il ds Perinetti ha definito «accentratore». Dalle accuse Conte potrà difendersi – con l’inserimento nel collegio difensivo del legale Bongiorno - a partire dal 20 agosto, davanti alla Corte di Giustizia Federale. Intanto la Juventus, non lo lascia solo: «Non ci è mai passato per la testa di sostituirlo – ha spiegato ieri l’ad Marotta - così come non è venuto in mente a lui di dimettersi. Siamo vicini al nostro allenatore che riteniamo estraneo ai fatti e siamo convinti che dopo il terzo grado di giudizio, intorno al 10 settembre, lo riavremo in panchina».
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CALCIOSCOMMESSE
Juve, il "10" se lo prende Conte
Sono i mesi di squalifica con cui la Disciplinare ha sanzionato il tecnico bianconero, che ricorrerà in appello, che
sarà discusso lunedì 20. Assolti invece Pepe e Bonucci. A settembre toccherà anche a Lazio, Genoa e Napoli
di LUCA PELOSI (IL ROMANISTA 11-08-2012)
Mentre in tanti continuano a preoccuparsi non delle notizie ma della loro fuga, ieri sono uscite le sentenze della Commissione Disciplinare della Figc sul calcioscommesse. O meglio, sulla parte presa in esame adesso, perché la vicenda non è ancora finita e altre squadre, che per ora ostentano tranquillità, saranno coinvolte in una seconda fase. La sentenza più attesa riguardava Antonio Conte, allenatore della Juventus, che è stato squalificato per 10 mesi e quindi salterá la finale di Supercoppa italiana contro il Napoli in programma oggi. Il tecnico, condannato per fatti risalenti a quando era l’allenatore del Siena, ha avuto uno sconto di cinque mesi rispetto alla richiesta del Procuratore federale, Stefano Palazzi. Squalificato per otto mesi anche il vice allenatore Angelo Alessio, mentre il collaboratore tecnico Cristian Stellini ha giá lasciato il club dopo il patteggiamento di due anni e mezzo. Prosciolti Pepe e Bonucci, per i quali la Procura Federale aveva chiesto 3 anni e 6 mesi e un anno. Prosciolti anche l’Udinese, Salvatore Masiello, Daniele Padelli, Giuseppe Vives e Nicola Belmonte (limitatamente ai fatti di Udinese – Bari, squalifica di 6 mesi invece in relazione alla gara Cesena - Bari). Lecce e Grosseto retrocesse in LegaPro. Cinque anni di inibizione per il presidente del Grosseto Camilli e l’ex presidente del Lecce Semeraro. Nessuna penalizzazione invece per il Bologna e assoluzione per Marco Di Vaio. Condannato invece a 6 mesi di stop Daniele Portanova. Due punti di penalizzazione al Novara, che li sconterà nella prossima Serie B. Penalità che si somma alla sanzione del precedente processo e che porta dunque per il club piemontese ad penalizzazione complessiva di -5. Appelli da lunedì 20 agosto davanti alla Corte di giustizia federale.
In pieno stile Juventus, la società bianconera non ha perso tempo per esprimere il proprio sostegno ad Antonio Conte che in appello sarà assistito dagli avvocati Antonio De Rensis e Luigi Chiappero, cui si aggiunge l’avv. Giulia Bongiorno.
Squalificato per tre anni anche il tesserato della Roma Stefano Guberti, coinvolto nella combine per la partita Bari-Sampdoria del 2010-2011. «Sono distrutto - ha detto Guberti - Non mi aspettavo assolutamente una sentenza di questo tipo. Sono sbigottito, la trovo una decisione assurda. Ho tante domande che mi frullano per la testa cui vorrei venisse data una risposta. Non capisco perché Masiello, che ha cambiato versione mille volte, sia stato ritenuto attendibile soltanto per quello che ha dichiarato sul sottoscritto, a differenza di quanto avvenuto invece per tutti gli altri imputati».
Ma non finisce qui. A settembre saranno affrontate anche le questioni legate agli arrestati di Cremona. Tra i quali spiccano i nomi di Mauri e Milanetto che, di conseguenza, "chiamano" anche le posizioni di Lazio e Genoa, a rischio penalizzazione. E c’è sempre il filone di Napoli, che vede coinvolta la società del presidente De Laurentiis, anch’essa a rischio penalizzazione. E pensare che a maggio dissero che avevano tenuto fuori dai primi deferimenti le società di A «per non turbare il campionato in corso». Sarà «turbato» il prossimo.
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L'OSSERVATORIO
Ora ci spieghino se e come può allenare
di GIANFRANCO GIUBILO (IL TEMPO 11-08-2012)
Mancava soltanto l'ufficialità, dopo i verdetti mediaticamente anticipati, la «non credibilità» di Andrea Masiello libera dal sospetto e dall'ansia Bonucci e Pepe, resta la macchia per Antonio Conte, la duplice omessa denuncia costa dieci mesi. Sette in più di quelli pateggiati con Palazzi e sconfessati dalla Disciplinare, assai meno di quelli proposti dal Procuratore federale, forse un po’ piccato. Altri due gradi di giudizio, facile ipotizzare che il peso politico della Juve, che ha aggiunto alla sua armata difensiva un pezzo da novanta come Giulia Bongiorno, produca un meno pesante stop. Vero che esistono precedenti in cui i ricorsi hanno portato perfino inasprimenti, ma comunque qualche giorno prima del via al campionato la vicenda sarà definita. Auspicabile che nel frattempo qualcuno all'altezza ci offra una corretta interpretazione delle regole della giustizia sportiva, ambigua sulle mansioni consentite a un tecnico sotto squalifica.
Scontato, insomma, il divieto della panchina e della presenza negli spogliatoi, non è chiaro se sia lecito il lavoro quotidiano sul campo di allenamento. Se la lettura fosse in chiave restrittiva, è ovvio che la Juventus avrebbe un grosso problema. Assai più complesso di quello che all'ora di pranzo porterà sulla panchina bianconera Carrera, per il primo appuntamento ufficiale, la Supercoppa nazionale. La suggestione dell'evento è certamente legata più alla cornice che alla spessore tecnico dell'evento, il Nido d'Uccello di Pechino sarà gremito, in una proporzione che nessun impianto italiano avrebbe potuto garantire. O, forse, il San Paolo, che però nulla avrebbe avuto di neutrale. Il tifo cinese ha già dimostrato un entusiasmo straordinario, da non sottovalutare il traino dell'arrivo di Marcello Lippi, capolista in campionato. Dopo l'addio a Lavezzi e in attesa che voli in alto il piccolo Insigne, il Napoli ritrova Cavani accanto a Pandev, in centrocampo Hamsik avrà il supporto della coppia svizzera Inler-Behrami. Subito via libera invece, tra i campioni d'Italia, per Sebastian Giovinco, il ritorno più significatvio, dovrebbe affiancare in attacco il redivivo Matri, una volta accertata la rinuncia a Vucinic. Anche alla vigilia spazio al calcio giocato, al di là delle sentenze, con i sorteggi di Champions e di League. Portoghesi del Braga per l'Udinese, accettabile. Per il turno dell'Europa minore, Vaslui per l'Inter, per la Lazio sloveni promossi a tavolino dopo avere preso cinque gol a zero dall'Arsenal di Kiev.
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Juve, una botta e due sollievi
«Conte sapeva»: stop di 10 mesi
Prosciolti Bonucci e Pepe
I giudici della Disciplinare ritengono credibile
Carobbio ma non Masiello per Udinese-Bari
di MAURIZIO GALDI (GaSport 11-08-2012)
La conferma è arrivata ieri mattina: la Disciplinare ha inflitto ad Antonio Conte dieci mesi di squalifica. La Commissione non ha dubbi sul fatto che l'allenatore debba rispondere di due omesse denunce, la prima per Novara-Siena, la seconda per AlbinoLeffe-Siena. E mentre la difesa di Conte (gli avvocati De Rensis e Chiappero, ai quali si è aggiunta Giulia Bongiorno) sta predisponendo le memorie difensive per l'appello alla Corte di giustizia federale (Cgf) a sezioni unite di lunedì 20, la Juventus può essere soddisfatta, brindando al proscioglimento di Leonardo Bonucci e Simone Pepe per Udinese-Bari.
Le certezze La Disciplinare non ha ritenuto che Filippo Carobbio abbia coinvolto il suo ex allenatore per «motivi di risentimento». La Commissione ribadisce che Carobbio è credibile e per questo scrive — in merito a Novara-Siena —: «ne consegue che Conte è responsabile dell'addebito contestato... in quanto agli atti è stata raggiunta solo la prova che il Conte fosse a conoscenza della combine». Ancora più chiara è la motivazione con la quale è spiegata la condanna per la seconda omessa denuncia, in AlbinoLeffe-Siena. La Disciplinare scrive: «Peraltro, a ulteriore conferma che Conte sapesse, vi è la circostanza che Stellini ha ammesso di essere stato egli stesso a dare incarico a Carobbio e Terzi, al termine della gara di andata, di andare a parlare con Garlini e Bombardini per "sistemare" la gara di ritorno. Ed è davvero poco credibile che Conte non fosse a conoscenza dell'iniziativa presa dal suo collaboratore, anche in ragione della personalità e del ruolo che aveva all'interno della società, ben spiegati dalla dichiarazione resa da Perinetti, il quale ha affermato che l'allenatore aveva un "carattere accentratore" (dichiarazione Perinetti dell'8 marzo 2012). Ipotizzare che i componenti dello staff tecnico o la squadra prendessero decisioni a insaputa di Conte non è oggettivamente credibile».
La sanzione La Disciplinare per mantenere l'uniformità nei giudizi ha ritenuto di applicare il minimo della squalifica in caso di omessa denuncia: sei mesi. A questi è stata sommata per Conte e Alessio l'aggravante della pluralità, e per Conte l'ulteriore aggravante del ruolo ricoperto. Da questo i dieci e gli otto mesi.
Prosciolti Leonardo Bonucci e Simone Pepe (insieme a Salvatore Masiello e Nicola Belmonte) per Udinese-Bari sono stati prosciolti. Le richieste per loro erano pesanti (omessa denuncia per Pepe, ma illecito per gli altri), ma alla fine la Disciplinare ha dovuto concordare con i difensori che sulla vicenda Andrea Masiello non fosse credibile. Troppe le contraddizioni nei diversi interrogatori e audizioni: «Ovvio che le dichiarazioni di Andrea Masiello sul punto non appaiano credibili, non essendo univoche e certe; peraltro le stesse sono state puntualmente smentite da tutti i diretti interessati e non hanno trovato alcun riscontro oggettivo». Quella che è mancata è la spiegazione del fatto che nessuno dei calciatori coinvolti fosse poi passato «all'incasso» per avere le somme che sarebbero loro state promesse da Masiello. Infatti la Disciplinare dice: «Appare obiettivamente poco credibile, se non inverosimile, che i presunti sodali di Andrea Masiello, dopo avere aderito alla proposta combine e dopo avere ottenuto sul campo quel pareggio che sarebbe stato predeterminato a tavolino, non si siano interessati in nessun modo alla presunta vincita... né tanto meno si siano curati di passare all'incasso».
3 domande a...
FABRIZIO CASTORI
di NICOLA BINDA (GaSport 11-08-2012)
Castori: «Ora avrà
bisogno dell'aiuto di
club squadra, tifosi»
Fabrizio Castori, oggi al Varese, ha allenato per due anni (2004-06) il Cesena in B da squalificato dopo la rissa durante la finale dei playoff a Lumezzane: il suo vice era Massimo Gadda.
1 Castori, come si fa?
«Non è facile. Conte, come me a Cesena, ha un gruppo consolidato e reduce da una vittoria. La mia squadra si responsabilizzò parecchio, la società mi diede forza rinnovandomi il contratto e l’affetto dei tifosi fece il resto. E il problema si è alleggerito parecchio».
2 Nessun problema quindi ad andare in tribuna?
«No, io soffrivo lo stesso, perché volevo andare in panchina, era dura stare fuori, soprattutto per una allenatore come me e come Conte che viviamo molto la partita».
3 E in settimana?
«In settimana mi impegnavo di più, con Gadda c’era grande intesa, era come se lui pensasse con la mia testa, stavamo sempre insieme e ragionavamo insieme. Mancava però l’immediatezza della gara, dalla mtribuna non si può comunicare me ci si arrangiava. Ed è andata mbene: il primo anno ci siamo msalvati e il secondo abbiamo fatto i playoff per la A».
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Il retroscena
Le troppe contraddizioni dei giudici
un teste credibile solo contro alcuni
Conte punito perché sapeva della combine, gli altri del Siena no
Guberti squalificato tre anni: “Perché Masiello è stato ritenuto attendibile solo su di me?”
di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 11-08-2012)
Analizzando le motivazioni della sentenza emessa ieri dalla commissione disciplinare, anche alla luce della peculiare storia di questo infinito processo al calcio scommesse, si inciampa rovinosamente in una congerie di contraddizioni, illogicità e interpretazioni a dir poco originali tale da suggerire qualche riflessione sullo stato di salute della giustizia sportiva dell’epoca Abete-Palazzi.
CONTE
Nella sentenza i giudici non sembrano aver dubbi sulla vicenda Conte. A pagina 25, il presidente Sergio Artico, definisce “assoluta” l’ “attendibilità delle dichiarazioni rilasciate da Carobbio”, il grande accusatore di Conte. «Attendibilità - scrive che è comprovata sia dai riscontri avuti - anche attraverso dichiarazioni rilasciate da altri tesserati - sia per la totale mancanza di un qualunque motivo di risentimento o convenienza che possa averlo spinto a coinvolgere altri soggetti». Pertanto il suo racconto è ritenuto dal giudice vero. E il suo racconto è molto semplice: «Conte ci disse oggi dobbiamo pareggiare, c’è un accordo». Quanto alle smentite dei compagni di squadra di Carobbio, anche queste vengono liquidate dal giudice: non potevano dire il contrario senza fare «dichiarazioni autoaccusatorie ». Stabilito che Carobbio dice la verità e che Conte in ossequio a un accordo ordinò ai suoi di pareggiare, arriva il colpo di scena della sentenza: quel comportamento non configura un illecito sportivo, ma semplicemente un’omessa denuncia. Perché, ci si potrebbe chiedere? Leggendo la sentenza, purtroppo, non si capisce. A questo passaggio, che poi è il punto chiave dell’intera vicenda, Artico dedica 4 righe su 40 pagine. Eccole: «Ai fini della qualificazione della fattispecie, Conte deve essere chiamato a rispondere di omessa denuncia, in quanto agli atti è stata raggiunta solo la prova che il Conte fosse a conoscenza della combine».
GLI ALTRI 20
A questo punto ci si potrebbe aspettare che il giudice sportivo decida qualcosa anche in merito a tutte le persone che nel racconto, credibile, di Carobbio hanno assistito alla comunicazione di Conte (“pareggiate, c’è l’accordo”) e non hanno denunciato nulla. Il deferimento per omessa denuncia dovrebbe essere automatico. E invece non succede nulla. Palazzi se ne è dimenticato nel suo deferimento, il giudice non prende alcuna iniziativa. Perché Conte deve pagare per non aver denunciato un fatto che anche altre venti persone (almeno tutte quelle che hanno firmato il documento che smentiva Carobbio, ritenuto non credibile dal giudice) non hanno denunciato senza per questo pagare alcun dazio?
BARI E IL CASO MASIELLO
Scoppiato il caso Bari, dalla Figc avevano gridato alla tolleranza zero. Ma al processo le tesi dell’accusa sono state smontate in maniera importante. Il giudice Artico ha scelto la stessa linea della procura di Bari: laddove viene ipotizzato l’illecito penale c’è quello sportivo. Che significa?
Che il grande accusatore, Andrea Masiello, a differenza di Filippo Carobbio non è sempre attendibile. Ciò nonostante ha avuto gli stessi benefici di un pentito, ottenendo una condanna a poco più di due anni. Quindi per i giudici Masiello dice molte bugie. Ma nonostante questo va premiato. «La sua versione - si legge nella sentenza - è in alcuni casi non veritiera, in altri non provata e in altri ancora smentita dagli atti». Ma che frottole ha raccontato Masiello? La più grande, dice la Disciplinare, è sicuramente quella di Udinese- Bari stagione 2009-2010. Secondo il difensore lui insieme con i compagni di squadra e di reparto Leonardo Bonucci, Salvatore Masiello, Nicola Belmonte e Alessandro Parisi avevano organizzato un over. Avevano anche contatto Simone Pepe (all’epoca all’Udinese) ricevendo un no. Gli altri protagonisti hanno smentito. Il tabulato telefonico della chiamata a Pepe, passati i due anni, non è più disponibile. I giudici di Bari (a differenza di quelli di Cremona) avevano ritenuto di non iscrivere Bonucci & Co. nel registro degli indagati. E la Disciplinare ieri ha assolto tutti: «Le dichiarazioni di Masiello non appaiono credibili, non essendo univoche e certe; peraltro le stesse sono state puntualmente smentite da tutti i diretti interessati e non hanno trovato alcun riscontro oggettivo» scrivono. Peccato per Parisi, che giusto una settimana prima aveva patteggiato anche per quella partita. E per Stefano Guberti, il centrocampista ex Toro, squalificato a tre anni per Bari-Samp. «Non capisco perché Masiello sia stato ritenuto attendibile soltanto per quello che ha dichiarato sul sottoscritto. Vorrei chiederlo ai giudici, perché?».
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LA STAMPA 11-08-2012
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comment
The FIGC is not even pretending to look for the truth
by IDAN WALLER (SOCCERISSUE 10-08-2012)
Even before the outcomes of the Calcioscommesse trials are published, many Italian journalists have already written about the expected sentences of those involved. If existing reports are indeed true, there’s no better proof of the corrupted nature of the FIGC.
Claudio Zuliani, Renounced Juventino commentator/reporter, published on his Facebook account a post which details the sentences of the Juve staff involved in the calcioscommesse trials. That was almost a week ago.
According to Zuliani, Coach Antonio Conte will be hit with a 10 month ban and Juve players Leonardo Bonucci and Simone Pepe will be acquitted, as a result of the shattered reliability of the key witness Andrea Massielo. Soon after, major Italian sports websites, like Tuttosport, published the same reports.
The Funny thing is that the outcomes of the closed door trials should only be officially announced today (Friday).
Sure, The Italian media is infamously known for false reports and exclamations, designed only to sell papers. However, the number of media bodies reporting the same conclusion could lead one to speculate that someone “from above” already sealed the faith of Conte and Co, without even pretending to see the trials as means to find the one word the FIGC seems to always leave behind – TRUTH.
If the official sentences will see Conte banned for 10 month and the duo Bonnuci-pepe acquitted, then we can definitely conclude that the last thing on the FIGC mind was justice and the only thing that was “fixed” in the Calcioscommesse mess were the victims.
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di GIULIANO FOSCHINI dal blog Lo zingaro e lo scarafaggio 10-08-2012
Premessa: alla fine, tranne il povero Lecce, il Grosseto, Bertani e qualche altro giocatore così, verranno tutti assolti. Anche Conte che si vedrà ridurre le condanne in appello e prima di Natale tornerà in panchina.
E’ giusto così, perchè davanti a un processo farsa, meglio avere tutti innocenti che tutti colpevoli.
Però, sia chiaro: non è cambiato niente. Tutto è esattamente come prima. Anzi se possibile anche peggio di prima. Perchè un allenatore accusato di aver detto ai suoi calciatori di pareggiare, perchè così era l’accordo, viene condannato per omessa denuncia di cui certamente non era colpevole (se c’era un reato, quello era certamente l’illecito). E poi perchè la giustizia sportiva è stata riformata senza riforma: l’onere della prova rovesciato (a carico cioè dell’accusato che deve dimostrare la propria innocenza e non dell’accusatore che deve essere riscontrato, propria del processo penale) non vale più (cosa che di per sé non sarebbe negativa ma che ha bisogno di un regolamento specifico, ovviamente). E’ possibile quindi che Masiello dica un sacco di fregnacce – sostengono così i giudici – e venga trattato con tutti i benifici dei pentiti.
Insomma, se truccate una partita dite che non avete denunciato. Oppure raccontate qualche cazzata al giudice. E’ la maniera migliore per essere praticamente assolti.
P.S.: Leggete l’articolo di Mario Sconcerti, sul Corriere della Sera, oggi su Schwazer e sul fratello calciatore. Fatelo.
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La provocazione L’Olimpiade è spettacolo, il pallone è religione: ecco perché condanniamo il marciatore e tolleriamo tutto il resto
Se Schwazer si fosse comportato da calciatore
Il paradosso Pioggia di condanne sull’atleta altoatesimo.
Ma ci siamo dimenticati di bilanci truccati in serie A e di Rolex regalati agli arbitri
di MARIO SCONCERTI (Corsera 10-08-2012)
Nell'evidenza del caso Schwazer, nella sua impossibilità di difesa, c'è tutta la differenza che passa tra gli sport olimpici e il calcio. Le Olimpiadi sono uno spettacolo, il calcio una religione. Le Olimpiadi sono «esterne», passano, mostrano il meglio che c'è, poi se ne vanno. Il calcio resta con noi tutta la vita, anzi l'aiuta, la modella. Le Olimpiadi in sostanza sono gli altri, il calcio siamo noi. Per questo i giudizi morali negli sport olimpici sono così netti, così trancianti, perché non ci riguardano, riguardano gli altri. Possiamo essere buoni o cattivi in gran quantità tanto Schwazer vale per se stesso, è nostro solo nel giorno in cui corre o in cui si dopa. Va visto, non capito. E quando scompare non lascia tracce. Si può giudicare in libertà, senza paura di sporcarsi le mani.
Nel calcio non è così, non esiste la realtà, esiste la fede. Non c'è una scienza che dia risposte, è il nostro pregiudizio che dirige il mondo. Se Schwazer fosse stato un calciatore della Juve, dell'Inter, della Roma, di qualunque squadra, avrebbe potuto negare tutto e la sua parte di popolo l'avrebbe creduto anche davanti a prove conclamate. Si sarebbe parlato di un complotto, di poca chiarezza nei sistemi di analisi, della «crudeltà incivile» dei controlli a sorpresa. Sarebbe bastato che lo Schwazer calciatore avesse insistito sulla sua innocenza e avrebbe portato la gente in strada in sua difesa.
Nel calcio ci sono state società che hanno alterato i bilanci e le classifiche con le plusvalenze, che hanno falsificato passaporti, presentato fideiussioni false per iscriversi al campionato, mandato Rolex d'oro agli arbitri, fatto seguire i propri giocatori dalla polizia privata, altre hanno avuto medici che si sono inventati come cura atletica gli psicofarmaci. Ma nessuno dei seguaci del calcio ha mai avuto uno scatto di rabbia morale per la scorrettezza della propria squadra. Nessuno anzi ha mai avuto un dubbio. Nel calcio si accetta tutto, l'importante è avere un'appartenenza. È il senso di questa unione che assolve per principio e genere una continua nuova innocenza.
Se crolla Schwazer fa male solo a se stesso, si perde nel grande spettacolo televisivo, sono tre righe in cronaca messe in un angolo dell'anima. Se crolla il calcio è una tragedia di tutti, per questo non può mai avere colpe. Un buon esempio lo avremo oggi. Quando saranno lette le sentenze sulle scommesse, qualunque siano, ci saranno milioni di messaggi contro la giustizia sportiva. Nessuno, sottolineo nessuno, contro chi l'avrà violata.
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Così la linea di Palazzi è stata demolita
Un'autentica caporetto che, ancora una volta, ripropone la questione
dei pentiti e l'improcrastinabile necessità di rifondare la giustizia sportiva.
di XAVIER JACOBELLI (globalist.it 10-08-2012)
La demolizione di Palazzi e del suo impianto accusatorio è il risultato più eclatante delle sentenze emesse stamane dalla Commissione Disciplinare che ha assolto 7 tesserati, smontando a una a una le accuse del Procuratore Federale.
Un'autentica caporetto che, ancora una volta, ripropone la questione dei pentiti e l'improcrastinabile necessità di rifondare la giustizia sportiva, fondata sull'arcaico principio dell'onere della prova a carico dell'incolpato e sulla responsabilità oggettiva, in base alla quale pagano anche società che non c'entrano nulla con le porcherie dei loro tesserati riconosciuti colpevoli.
Leggete (...) le motivazioni e i verdetti.
Nel caso di Bonucci (pr il quale erano stati addirittura richiesti 3 anni e mezzo di squalifica), Pepe, Di Vaio, Padelli, Salvatore Masiello, Vives, Belmonte e dell'Udinese, per i quali il proscioglimento è un autentico trionfo, è sconcertante come si sia potuto dare credito ad un pentito, Andrea Masiello, che ha cambiato più volte versione e aveva già indotto i magistrati d Bari a dubitare della sua veridicità.
Nel caso di Conte, la partita è ancora tutta da giocare in sede di appello ed eventualmente di Tnas, il Tribunale dell'Arbitrato Sportivo.
Non essendoci nessuna prova, nessun riscontro, nessuna intercettazione che avvalori le parole di Carobbio, ma soltanto la sua parola contro quella di Conte, i legali dell'allenatore dispongono di considerevoli margini di manovra per smontare in secondo grado il Teorema Palazzi.
C'è un passaggio della motivazione, relativo all'incontro Novara-Siena, decisamente iluminante sui meccanismi di funzionamento della giustizia sportiva.
Scrive la Disciplinare:
"Si è già dato atto di come le dichiarazioni rese dagli altri tesserati, deferiti e non, presenti alla suddetta riunione, tendenti a smentire quanto affermato da CAROBBIO, non siano attendibili, perché finalizzate a proteggere se stessi da una contestazione disciplinare.
Qui occorre valutare se le dichiarazioni rese da CAROBBIO siano attendibili o meno, anche alla luce delle specifiche eccezioni, sul punto, sollevate da CONTE. Preliminarmente, occorre sgombrare il campo dalla tesi, sollevata dalla difesa del deferito, che vorrebbe, nella mancanza di prova circa un "passaggio di soldi" o di un'intercettazione, telefonica o ambientale o di una testimonianza de relato, la riprova dell'inesistenza dell'illecito.
Si è spiegato come questo tipo di accordi trovi le proprie motivazioni in altre finalità, quali quella della convenienza reciproca delle due squadre ai fini della classifica, che non sempre comporta la necessità di corrispondere denaro.
Ancora, si è già indicato come questo tipo di illecito, a differenza di quelli legati alle scommesse, sia maggiormente "accettato" dall'ambiente e abbia un "protocollo" molto più semplice, perché se ne può liberamente parlare all'interno dello spogliatoio e non necessita di tessere una rete di contatti tra vari giocatori delle due squadre, con altrettanti trasferimenti di denaro, per portare a casa il risultato sperato, ma come sia sufficiente che un solo "rappresentante" della squadra prenda contatto con quello dell'altra, per chiudere la combine e riferirne agli altri".
Traduzione in italiano: noi non abbiamo nessuna prova che dimostri la responsabilità di Conte; i 24 tesserati che hanno partecipato alla riunione assieme a lui hanno smentito Carobbio perchè altrimenti sarebbero stati deferiti, ma Carobbio invece per noi è credibile".
Però, se è così credibile, se siete così convinti delle sue accuse, allora perchè la giustizia sportiva non ha punito, deferendoli, tutti, dicansi tutti i partecipanti alla fatidica riunione tecnica precedente Novara-Siena?
Questo è soltanto il primo punto a disposizione della difesa di Conte.
Il secondo concerne Albinoleffe-Siena. Secondo la Diciplinare, in quanto allenatoe del Siene, Conte non poteva non sapere della combine ordida dai giocatori infedeli. E le prove? Dove sono le prove?
En passant, il grande accusatore di Conte se l'è cavata con soli 4 mesi, grazie alle norme sui pentiti varate dalla Federcalcio.
Il 1° giugno corso, dopo l'ondata di sentenze precedenti l'attuale, con una nota d'agenzia la Federalcio aveva lasciato capire che Abete avrebbe potuto impugnare i verdetti troppo morbidi pro pentiti, suscitando l'irritazione dello stesso Procuratore Federale. Naturalmente, nonè successo nulla. E' giustizia questa? No, non è giustizia.
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Dal biscotto al pasticcio, calcio alla frutta
di GIANFRANCESCO TURANO dal blog RAGÙ DI CAPRA (l'Espresso.it 10-08-2012)
Antonio Conte paga per tutti, o quasi. La stangata della Disciplinare all’allenatore della Juventus è la punta di lancia di una sentenza che fa lo slalom tra fatti e fattoidi senza trovare una quadra convincente. Il tecnico salentino sconterà due omesse denunce da allenatore del Siena con 10 mesi di squalifica.
Gli altri tesserati della Juve, i giocatori Leonardo Bonucci (ex Bari) e Simone Pepe (ex Udinese), vengono assolti dalla combine di Udinese-Bari del 9 maggio 2010 (3-3).
Il principale accusatore dei tre, l’ex barese Andrea Masiello, l’uomo che doveva essere decisivo per aiutare i magistrati sportivi e penali a sfasciare il sistema criminale delle partite truccate, è stato ritenuto meno credibile del previsto dalla Disciplinare che ha invece tenuto per buone le testimonianze di Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio.
Masiello, l’artista dell’autogol formato fiction, ha inconsapevolmente seguito le orme di pentiti ben più illustri, e certo più criminali: Massimo Ciancimino e Vincenzo Scarantino.
Come nei processi sulle stragi di Cosa Nostra, i giudici si sono trovati di fronte a un “dichiarante” che manipola le percentuali tra vero e falso delle sue dichiarazioni. Con quale obiettivo?
L’impressione è che Masiello si sia esibito in un eccesso di zelo denunciando all’ingrosso con lo scopo di tornare in campo da qui a un paio di anni (lui ne ha 26) senza giocarsi del tutto la carriera sportiva come ha fatto un altro accusatore di Conte, Filippo Carobbio (33 anni a ottobre).
A chi pensa che difficilmente Masiello troverebbe ingaggio dati i precedenti basta ricordare gli illustri casi di Pablito Rossi e Bruno Giordano, resuscitati in gloria dopo le dure squalifiche per il calcioscommesse di trent’anni fa.
In questa vicenda caotica, è difficile decidere il peggiore in campo. Se in Italia fosse in uso l’istituto delle dimissioni, il procuratore federale Stefano Palazzi dovrebbe prenderlo in considerazione. È vero che il rigore lo sbaglia solo chi lo rifiuta, ma Palazzi è riuscito a scontentare tutti. Con quale credibilità possa dedicarsi al nuovo filone barese (Conte di nuovo) non è chiaro.
È chiaro invece che un processo del genere sembra fatto apposta per scatenare il tifo fazioso pro e contro, il complottismo e il grandevecchismo che l’Italia adora.
Mio modesto parere: magari c’entrasse il Demonio. Questa è solo incompetenza.
In attesa dell’appello alla corte federale, che non mancherà di procedere con qualche sconto di pena, si conferma la consolidata tradizione giudiziaria per cui non è possibile avere una ricostruzione dei fatti sensata e passabilmente completa.
In quello che manca, che non si è saputo trovare o provare, c’è spazio per altri dieci anni di chiacchiere.
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10 mesi di squalifica ad Antonio Conte.
Porcherie alla moviola a mezzo stampa
di OLIVIERO BEHA (olivierobeha.it 10-08-2012)
Dopo tutto l’ambaradan su indagini, patteggiamenti,richieste di pena e anticipazioni di sentenze, quello che mi colpisce di più alla moviola è che queste sentenze siano state anticipate alla lettera sui media (tutti o quasi) già quattro giorni fa.
Il “Chi volete, Gesù o Barabba?” di Ponzio Pilato in confronto era robetta. E’ proprio marcia la situazione, da tutti i punti di vista. Guasto il sistema, guaste le persone, guasta l’idea di innocenza o colpevolezza. Rimango dell’opinione che il sistema sia assai più marcio di quello che dicono queste sentenze, e chi indaga e giudica sia omologo a questo marciume. Per il resto, adesso via con i commenti dei tifosi, alè…
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Contropiede
ALLA JUVE
L'attivismo di Andrea Agnelli.
L'influenza di Giraudo.
La squadra di big del foro.
In tribunale la sfida più dura per la Vecchia signora
di GIANFRANCESCO TURANO (l'Espresso | 16 agosto 2012)
Un bravo allenatore sa adattare il gioco della squadra alle fasi della partita. E la partita del calcioscommesse si stava trasformando in un disastro per la Juventus, che con le partite tarocche c'entra zero. Andrea Agnelli ha rischiato la goleada prima di cambiare schema e di decidere che Antonio Conte, Leonardo Bonucci e Simone Pepe sono abbastanza cresciuti da rispondere di quanto fatto - o non fatto - quando erano tesserati del Siena, del Bari e dell'Udinese.
Il presidente della Juventus, 37 anni il prossimo dicembre, vive il calcio con un tale trasporto emotivo che ci ha messo mesi prima di indietreggiare in nome di un "chi me lo fa fare", italico e catenacciaro. Alla fine, si è convinto che nel calcio la squadra viene prima del singolo e che sulle partite truccate non ci saranno solo le sentenze della giustizia sportiva in assise al Foro Italico. La Procura di Bari, in particolare, ha indagato Bonucci e forse sentirà anche Conte come persona informata dei fatti. Trasformare il caos delle scommesse in una lotta tra il Bene (la Juve) e il Male (il resto del mondo) sarebbe stato un autogol clamoroso, evitato di poco alla vigilia della prima stagione in Champions league dopo l'onta della retrocessione con due scudetti cancellati nel luglio del 2006.
Quello che meglio spiega Andrea Agnelli è il suo atteggiamento in tribuna. Ai tifosi bianconeri che si rivolgono a lui con il titolo di presidente, lui risponde: «Chiamatemi Andrea». Suo padre Umberto, che pure è diventato presidente della Juve a 21 anni, non lo avrebbe mai fatto. Figurarsi lo zio Gianni, che era l'Avvocato e basta. Il rampollo di casa Fiat, unico maggiorenne a portare il cognome della dinastia, ha cambiato qualche abitudine della ditta dei 28 scudetti ma non troppe. E quando sbandiera 30 vittorie in campionato, proclama che nel 2006 ingiustizia è stata fatta.
Dal giorno in cui è diventato presidente del club (29 aprile 2010), Andrea ha tentato di recuperare il maltolto a colpi di ricorsi al Tar, cause al tribunale ordinario, richieste di risarcimento da 400 milioni di euro alla Federcalcio e continue schermaglie con l'arcirivale Massimo Moratti, padrone di un'Inter che, nella vulgata antagonista bianconera, è stata protetta da arbitri venduti, da commissari straordinari nerazzurri (Guido Rossi) e dalla bestia nera per eccellenza, la Procura federale di Stefano Palazzi.
A maggio, lo scudetto vinto da Conte, il mister che era capitano ai tempi di Antonio Giraudo e Luciano Moggi. Il corto circuito nasce lì, e anche lì l'emotività ha un ruolo primario. Giraudo, per cominciare. L'ex amministratore delegato della Juventus ha quotato il club al listino e ha lanciato il progetto dello stadio di proprietà realizzato solo nel settembre del 2011. Condannato in primo grado dal tribunale penale di Napoli a tre anni, vive in esilio dorato a Londra in vista dell'appello previsto in autunno. Secondo la frase di Andrea, «per me è stato un punto di riferimento, come un padre». È stato inoltre l'amministratore immobiliare di fiducia di Umberto Agnelli, dello stesso Andrea, della sorella Anna e della madre Allegra Caracciolo. Vicino di casa, anche. Sulla collina torinese, in via principessa Felicita di Savoia, c'è una residenza principesca così divisa. Il pianterreno e il primo piano sono della Flm75 di Andrea, una società gestita da Giraudo fino al novembre 2006 quando, con la Juve in B, l'ex manager si è dimesso davanti al notaio Antonio Maria Marocco, consigliere dello Ior e professionista di fiducia della Fiat. Il secondo piano è occupato da Beatrice Merz, direttrice del Museo Castello di Rivoli e figlia dell'artista Mario Merz. Al terzo e quarto piano ci sono i Giraudo con le loro immobiliari che Antonio ha girato alla moglie Maria Elena e al figlio Michele in via prudenziale. Sono infatti in corso le cause per risarcimento dei danneggiati di Calciopoli contro la dirigenza juventina del tempo.
Prendere le distanze dalla propria storia è poco consono ai meccanismi di potere torinesi, per quanto in declino possano essere, e lo svecchiamento di Andrea è più formale che di sostanza. Come quando in panchina c'era Giovanni Trapattoni, l'attenzione alla fase difensiva è fondamentale. Per la vicenda Conte, Andrea Agnelli ha scelto la tradizione e si è affidato agli avvocati Luigi Chiappero e Michele Briamonte.
Chiappero lavora allo studio Chiusano, fondato da Vittorio Caissotti di Chiusano, penalista degli Agnelli scomparso nel 2003 dopo essere stato per 13 anni presidente della Juventus. L'organigramma dello studio legale mette in evidenza come consulente esterno un'altra eminenza grigia del sistema. È Franzo Grande Stevens, civilista napoletano di fede juventina trapiantato a Torino e definitosi «l'avvocato dell'Avvocato».
Grazie alla difesa del suo giovane di studio, il trentacinquenne Briamonte, Grande Stevens è uscito indenne da due buriane giudiziarie che minacciavano di avvelenargli la pensione, semmai uno come lui andrà in pensione. Il primo processo riguardava gli equity swap di Exor, la finanziaria che controlla la Fiat e la Juve. Grande Stevens, a giudizio insieme a Gianluigi Gabetti, si è trovato di fronte il procuratore capo Giancarlo Caselli, torinista sfegatato. Gli imputati sono stati assolti. Con lo stesso risultato si è conclusa la vicenda che ha visto Grande Stevens e Gabetti accusati da Margherita de Pahlen, figlia di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo, nella vicenda dell'eredità dell'Avvocato.
Briamonte, consigliere della Juventus di Andrea, è un enfant prodige in un ambiente dove manca la generazione di mezzo. Già presente nel collegio juventino al processo sportivo del 2006, il legale torinese ha un curriculum professionale in rapida espansione. Per conto della Fiat ha vinto la causa da 5 milioni di euro di danni contro la trasmissione Rai Annozero. Grazie al notaio Marocco, è diventato consulente dello Ior, la banca vaticana alle prese con la nuova normativa antiriciclaggio. Essendo in quota ai bertoniani e socio della camera di commercio italo-israeliana, Briamonte è stato inserito nella mitica lobby giudo-pluto-massonica da Ettore Gotti Tedeschi, defenestrato presidente dello Ior.
Interessante anche il percorso che ha portato Briamonte nel cda di It holding prima e del Monte dei Paschi di Siena poi. In entrambi i casi, il professionista ha rappresentato fondi di investimento con basi offshore e proprietà italiana. Nel caso di It holding, era in carica per conto del finanziere cuneese-monegasco Luigi Giribaldi, tifoso del Toro come del resto era Giraudo prima della conversione al culto gobbo. L'avventura è finita con l'amministrazione straordinaria per il gruppo tessile fondato da Tonino Perna.
Al Montepaschi Briamonte è stato nominato amministratore in rappresentanza, tra gli altri, del fondo Timelife di Raffaele Mincione, finanziere italo-americano con sede a Londra. Il "triplete" dell'avvocato si chiude con un posto nell'advisory board del londinese Tarchon capital management. Fondato da Alberto Marolda, Tarchon è noto per avere riempito le casse di alcuni enti previdenziali delle note Anthracite, prodotti finanziari tossici. A chiudere la lista, c'è l'incarico nell'Istituto per la ricerca sul cancro di Candiolo, presieduto da Allegra Caracciolo Agnelli.
Con una difesa così, la Juve di Andrea sogna di nuovo in grande. Chi ha conti da pagare, soprattutto se non vestiva in bianconero, si accomodi alla cassa.
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Scommesse
Sentenze:
le certezze di Cremona
i dubbi di Bari
di ANDREA ARZILLI (CorSera 10-08-2012)
ROMA — Il giorno dei verdetti. Stamattina la Figc darà pubblicazione delle decisioni della Disciplinare in merito al doppio processo d'agosto sul calcioscommesse. Se sul versante cremonese dell'inchiesta le sentenze seguiranno la linea dura usata dal procuratore Palazzi nelle richieste, su quello barese si annunciano numerosi ribaltoni. Spaccata in due filoni c'è la Juve: da una parte Antonio Conte e i 10 mesi (a fronte di una richiesta di 15) con cui, per l'omessa denuncia doppia e aggravata conseguente alle rivelazioni di Filippo Carobbio, la Disciplinare lo condannerà in primo grado allo stop, pena subito esecutiva che impedirà al tecnico di sedere in panchina domani a Pechino per la Supercoppa contro il Napoli; dall'altra Pepe e Bonucci, salvi e prosciolti per i dubbi emersi in dibattimento sulla credibilità di Andrea Masiello, il pentito che li ha portati alla sbarra a rispondere rispettivamente delle accuse di omessa denuncia (un anno la richiesta) e illecito sportivo (tre anni e mezzo chiesti da Palazzi). E' questa la dicotomia tra le sentenze che colpiranno 25 tesserati e sei società, l'accusa tiene su Cremona e cade su Bari. I verdetti dicono che a lavorare sul pari «over» in Udinese-Bari fu il solo Andrea Masiello, gli altri rinviati al giudizio sportivo se la cavano tutti: non solo Bonucci e Pepe, ma anche l'Udinese, che evita l'ammenda, Salvatore Masiello e Nicola Belmonte. Tutti prosciolti e contenti, così come Marco Di Vaio, deferito per omessa denuncia in relazione alla presunta combine in Bologna-Bari. E va bene anche allo stesso club emiliano, che si vedrà comminare solo un'ammenda di 50 mila euro per responsabilità oggettiva in relazione alla squalifica del proprio tesserato Daniele Portanova, rinviato per illecito ma derubricato a semplice omessa denuncia (6 mesi di stop). Dalla pubblicazione delle sentenze le difese hanno cinque giorni per preparare l'appello: si va di fretta, la Procura farà di tutto perché il secondo grado inizi il 17.
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La Disciplinare stamane ufficializza le sentenze di un processo pieno di contraddizioni
Giustizia anomala
I verdetti risentono della credibilità degli accusatori
Conte sarà sospeso per dieci mesi, Pepe e Bonucci vanno verso l’assoluzione
di STEFANO CARINA (Il Messaggero 10-08-2012)
ROMA - Strano a dirsi quando le sentenze debbono essere ancora ufficializzate. Eppure di questa parte del processo sul calcioscommesse, comprendente sia il filone di Bari che di Cremona, è stato oramai pubblicizzato praticamente tutto. Nonostante ciò, meglio continuare ad utilizzare il condizionale quando si parla delle squalifiche che saranno rese note questa mattina, se non altro per rispetto nei confronti della Commissione Disciplinare.
Un procedimento che sarà ricordato a lungo, avendo portato alla luce diverse anomalie. In primis: se come sembra le diverse contraddizioni di Andrea Masiello garantiranno il proscioglimento di Bonucci, Pepe, Salvatore Masiello, Belmonte e Di Vaio, la derubricazione di Portanova, l'annullamento dell'ammenda all'Udinese e del -2 al Bologna, cade inevitabilmente l'asse portante dell'inchiesta federale. Ossia, quella dell’assoluta credibilità del pentito. In questo caso, poi, ciò avviene in palese ritardo con quanto già asserito dalla procura ordinaria di Bari (che ieri ha intanto interrogato Parisi, Esposito e Guberti per Salernitana-Bari del 23 maggio 2009: i tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere) che riguardo alla figura di Andrea Masiello da tempo aveva espresso molti dubbi. Quelli che Palazzi sino alla difesa dell’avvocato Bianchi (Bonucci) non ha mai avuto: le dichiarazioni dell’ex barese, infatti, erano ritenute «univoche e insuperabili». Un errore che agli occhi dell’opinione pubblica mina inevitabilmente anche la credibilità dell’altro pentito, Filippo Carobbio. E non per la pena che verrà comminata a Conte (10 mesi) ma per il modo in cui ci si è arrivati.
Contraddizioni che sono state le vere protagoniste di questo processo. Proviamo ad elencarne alcune. Carobbio è stato ritenuto credibile «in toto» dalla Procura, tanto che nelle carte si legge che la valenza data alla difesa di Conte nel screditarlo è pari allo zero visto che «le motivazioni addotte appaiono incoerenti e prive di pregio, ove, la versione fornita dal calciatore appare più verosimile». Ma se è credibile al 100%, lo sarebbe stato anche nell'episodio specifico della riunione tecnica nella gara con il Novara. E allora il rinvio a giudizio per l'allenatore perché non è stato per illecito sportivo ma per omessa denuncia? Dubbio che s’ingigantisce leggendo la prima parte dell'atto di deferimento, quello scritto dalla mano degli 007 federali, prima della svolta decisa da Palazzi (che ieri ha ricevuto l’appoggio di Abete: «In questi anni la Procura ha lavorato molto bene a prescindere dalle autonome valutazioni che saranno fatte nei vari gradi di giustizia») nelle conclusioni.
Non trova risposta nemmeno un altro quesito: se il tecnico deve rispondere di omessa denuncia, perché i calciatori presenti nello spogliatoio del Siena ai quali si sarebbe rivolto confidando che «c'era un accordo per il pari» non sono stati deferiti? E perché, come hanno fatto notare almeno una decina di avvocati durante il dibattimento, nelle conclusioni di Palazzi la formula in dubbio pro reo viene utilizzata in un mare magnum di 58 deferiti, solamente per Conte? Strano anche il solo deferimento al team manager del Bologna, Sanfelice, quando Portanova avrebbe parlato con tutto lo spogliatoio rossoblù. Perché non omessa denuncia per tutti? Addirittura inspiegabile quanto accaduto al povero Padelli, che dopo aver parato il rigore che non permette il buon esito di una combine, rischia una pena di tre anni. E poi, l’ultima anomalia. Quella che alla luce dell’ufficialità delle sentenze di oggi, lascerebbe ancor di più perplessi: ma il patteggiamento di Masiello, grazie al quale l’ex barese sconterà 26 mesi di squalifica, è stato concesso per cosa?
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Il processo La Commissione disciplinare renderà stamane note le decisioni basate sugli atti trasmessi dalle Procure di Cremona e di Bari
Calcioscommesse, è il giorno delle sentenze
Nel mirino sei club e 25 tesserati. Pepe e Bonucci assolti?. Conte rischia dieci mesi di stop
di ALESSANDRO FERRI (IL MATTINO 10-08-2012)
Stamane le sentenze della Commissione Disciplinare in merito al doppio processo al Calcioscommesse, basato sugli atti trasmessi dalle Procure di Cremona e di Bari, tenutosi la settimana scorsa all'ex Ostello della Gioventù del Foro Italico. L'organo presieduto da Sergio Artico è chiamato a valutare le posizioni di sei club: Ancona, Bologna, Grosseto, Lecce, Novara, Udinese; e di 25 tesserati, tra cui l’allenatore della Juventus, Antonio Conte, il suo vice, Angelo Alessio e i giocatori Leonardo Bonucci e Simone Pepe. E ancora il difensore del Bologna Daniele Portanova e l'ex capitano Marco Di Vaio.
Dei 58 deferiti (13 società e 45 tesserati) dal procuratore federale, Stefano Palazzi, in 27 (tra cui AlbinoLeffe, Bari, Portogruaro, Siena, Sampdoria, Torino e Varese), invece, hanno preferito patteggiare.
«C'è grande fiducia negli organi di giustizia, in questi anni Palazzi e la procura hanno lavorato molto bene, a prescindere dalle autonome valutazioni che saranno fatte nei vari gradi della disciplinare e della Corte di giustizia» ha intanto sottolineato il presidente federale Giancarlo Abete a margine della presentazione a Firenze dei calendari dei campionati di Prima e Seconda divisione di Lega Pro. «Come presidente della Figc - ha aggiunto - ora aspetto che a partire da domani parlino le sentenze; poi toccherà ai ricorsi. Ricordo che Palazzi non è un giudice ma è responsabile di un ufficio che indaga e indica situazioni da sottoporre a giudizio. Chi non ci crede fa male, ogni organo di giustizia è imparziale e autonomo».
Sul «difficile» rapporto tra federazione e Juventus ha aggiunto: «Quel che conta è che ci sia un rapporto e questo c'è: sia a livello istituzionale che di ruoli e stima personale. Si possono avere posizioni diverse e al tempo stesso comprensione per quelle altrui».
Inevitabilmente però le decisioni di stamane potyrebbero creare un vero e proprio terremoto, specie per l’arrivo nel campionato di serie B di squadre di calcio provenienti dalla Lega Pro. «I rischi ci sono - ha avanzato Andrea Abodi, presidente della Lega serie B - e ritengo opportuno da parte nostra, piuttosto che fare congetture o anticipazioni, attendere che i giudici emettano le sentenze». Per Abodi comunque questa «è una fase di svolta». «Sono situazioni che ci aiutano a migliorare e probabilmente avremmo potuto alzare le barriere dell'attenzione prima che si manifestassero situazioni patologiche. Ora abbiamo la grande opportunità di rigenerare questo mondo».
Intanto in attesa della giustizia sportiva, quella penale a Bari prosegue le indagini sulle presunte partite truccate. Cinque giorni fitti di convocazioni eccellenti in cui hanno sfilato davanti agli inquirenti alcuni giocatori biancorossi tirati in ballo dalle ultime rivelazioni di Andrea Masiello e Vittorio Micolucci.
Ultimi, in ordine di tempo, gli interrogatori di Alessandro Parisi, Stefano Guberti e Marco Esposito. Ai primi due viene contestata la frode sportiva per Salernitana-Bari del 23 maggio 2009. All'ex calciatore Esposito anche la presunta combine di Bari-Treviso dell'11 maggio 2008. I tre si sono comunque avvalsi della facoltà di non rispondere. Con quelli di ieri si conclude la seconda tranche di interrogatori cominciati venerdì scorso con Ranocchia e Gillet. L'indagine si preannuncia ancora lunga e non si escludono nuove convocazioni eccellenti, tra le quali quella di Conte.
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CONCLUSI GLI INTERROGATORI AMMISSIONI PARZIALI DA STELLINI, GILLET E LANZAFAME
Inchiesta di Bari: Esposito,
Guberti e Parisi non parlano
di FRANCO CIRICI & MAURIZIO GALDI (GaSport 10-08-2012)
Ieri dovrebbe essere stata l'ultima giornata di interrogatori della seconda tranche dell'inchiesta di Bari. Al momento i magistrati non hanno ancora deciso se e quando sentire il tecnico Antonio Conte come persona informata dei fatti relativamente alle partite che si sono disputate nelle stagioni in cui era alla guida del Bari. In questa fase i magistrati stanno indagando soprattutto su Salernitana-Bari (3-2) penultima di campionato della stagione 2008-2009.
Gli interrogatori Davanti al pm Giuseppe Dentamaro, che con il collega Ciro Angelillis segue l'inchiesta sulle presunte combine delle partite del Bari, ieri Stefano Guberti, Alessandro Parisi e Marco Esposito (tutti e tre accompagnati dall'avvocato Piero Nacci Manara) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere come aveva fatto già il difensore dell'Inter Andrea Ranocchia e Daniele De Vezze che in questi giorni sono stati sentiti nella caserma dei carabinieri dai pm e dal capitano Barbera. Mercoledì Barreto e Caputo avevano detto di non aver avuto sentore di combine per quella partita.
Le ammissioni Non c'è nessuna conferma da parte dei magistrati, ma sull'ipotesi che per combinare Salernitana-Bari sarebbero stati «investiti» 250 mila euro (come ha raccontato Andrea Masiello) i pm avrebbero avuto ammissioni da parte di alcuni calciatori. Nei giorni scorsi ammissioni parziali avrebbero fatto Stellini e Gillet (almeno sul clima che si viveva nello spogliatoio del Bari in quel periodo) e anche mercoledì Davide Lanzafame avrebbe confermato alcuni particolari. Gli inquirenti hanno anche le informazioni — sebbene de relato — fornite da Vittorio Micolucci. Ora i magistrati stanno valutando anche se, venuti a conoscenza della presunta combine, i gruppi organizzati di scommettitori abbiano a loro volta «comprato» l'informazione e da chi.
Strategia Il fatto che molti degli indagati si siano avvalsi della facoltà di non rispondere è dettata dalle esigenze (manifestate dai loro avvocati) di conoscere prima le contestazioni che venivano fatte. Inoltre quando la Procura di Bari trasmetterà gli atti (non prima della fine di ottobre) alla Procura federale sarà in quella sede che i difensori sceglieranno la linea difensiva per la giustizia sportiva in base alle contestazioni che verranno loro fatte.
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I pentiti a targhe alterne
L’avvocato: «Attenzione per Grosseto e Lecce! Pepe e Bonucci bravi a rifiutare patti». Abete difende Palazzi
di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 10-08-2012)
ROMA. Le sentenze sono pronte e oggi verranno pubblicate, attendono solo di essere lette nelle loro motivazioni, dove la Disciplinare spiegherà la principale discrasia tra i due filoni: Cremona morti e feriti, Bari liberi tutti. Qualcosa non quadra, il peso ponderato dei due pentiti a confronto, Carobbio e Masiello , ha stravolto gli esiti che per il filone barese vedono il pm federale Palazzi perdere su quasi tutti i fronti. Abbiamo chiesto un commento all’avvocato Mattia Grassani , uno dei massimi esponenti di diritto sportivo, che dopo aver contribuito alla attesa derubricazione di Portanova , al proscioglimento di Di Vaio e quindi alla sola multa per il Bologna («Si trattava di un’accusa che non aveva né capo né coda»), resta a processo con Grosseto e Lecce: «Due posizioni di grande responsabilità da parte dei giudici. Per il resto - osserva - stando alle indiscrezioni si nota una spaccatura: i fatti di Cremona vengono sposati dai giudici per intero, mentre i collaboranti di Bari per buona parte sono sottoposti a un vaglio più critico che non avrebbe retto. La procura di Cremona ha trovato quasi sempre un puntuale riconoscimento nei pentiti, mentre Bari ha messo in dubbio le affermazioni di Masiello. Chi si è dovuto difendere da Bari ha avuto maggior gioco, bene dunque hanno fatto Pepe e Bonucci a non patteggiare e onore agli avvocati Chiappero e Bianchi che hanno deciso di affrontare il dibattimento quando poteva essere più agevole la strada del patteggiamento».
VIVES SPERA Da Bari sembrano tanti i proscioglimenti, anche Giuseppe Vives ci conta: «Lo merita, sulla sua estraneità - arguisce Grassani - c’è una prova certificata dalla procura di Bari. E le carte esibite dai difensori di Vives sono state assolutamente cristalline». Spera anche Padelli , il che per Palazzi significherebbe perdere anche Palermo-Bari. Ma perché tanta voglia di osare? «La procura federale - dice Grassani - ha sposato per intero le accuse mosse da Masiello che venivano invece da Bari maggiormente verificate, ma anche dai deferimenti si intuiva una minor forza». Al contrario, quanto dice Carobbio soddisfa anche la Disciplinare. Ecco perché a Conte è stato riconosciuto uno sconto minimo (10 mesi): «Anche lui paga la credibilità di Carobbio. Tuttavia, quanto accaduto in questi 4 giorni romani deve indurre riflessioni sulle riforme e una migliore regolamentazione per derubricazione, patteggiamento e pentitismo. Ne è stato fatto un uso distorto e poco chiaro per l’opinione pubblica».
«RIFORMIAMO?» È lo stesso auspicio del presidente di B, Andrea Abodi , che ieri a Firenze per i sorteggi di Lega Pro, ha aperto a possibili riforme: «Siamo a una fase di svolta, queste situazioni ci aiutano a cambiare e migliorarci. Siamo costretti a farlo, probabilmente avremmo potuto alzare le barriere del contrasto già prima, adesso che è tutto conclamato abbiamo la grande opportunità di rigenerare questo mondo e di contribuire a una sua maggiore credibilità».
L’ABETE DIFENSORE E mentre il gran cerimoniere Mario Macalli tiene a specificare che «da noi non c’è un giocatore implicato», il presidente Figc, Giancarlo Abete , prova a fare da scudo allo stesso Palazzi: «Ricordo che Palazzi non è un giudice ma è responsabile di un ufficio che indaga e indica situazioni da sottoporre a giudizio. Chi non ci crede fa male, ogni organo di giustizia è imparziale e autonomo rispetto alle istituzioni». Palazzi è però in attesa del rinnovo quadriennale della carica (domanda già depositata presso Pasquale De Lise ), ma alla luce delle recenti debacle potrebbe essere tutto rivisto. Sarebbe comunque un complicato dietrofront, dopo la fiducia di Abete rilanciata dopo la crisi dei “patteggiamenti facili”.
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di GIULIANO FOSCHINI dal blog Lo zingaro e lo scarafaggio 09-08-2012
Di solito anticipare sul giornale le sentenze è praticamente impossibile. Di solito il giudice, specialmente nei casi più complessi, mantiene fino all’ultimo istante il proprio processo decisionale aperto, e per questo è geloso di ogni singola valutazione, di ogni singolo pensiero. Se si confida o si confronta, e capita davvero raramente, lo fa con pochissime persone di fiducia, gente del mestiere che sa come ci si rapporta con una persona che in quel momento è tormentata dalla propria personale condanna: la condanna al giudizio. Persino i giornalisti di cronaca giudiziaria, che sono brutte persone, notoriamente si fermano, quasi rispettosi, davanti a questa condizione. E infatti gli scoop sulle sentenze (anticipazioni sulle condanne o sulle assoluzioni) nella storia del giornalismo si contano sulla punta delle dita. Al massimo, i più aggressivi anticipano l’orientamento di una giuria, mai il contenuto di una sentenza.
Questo discorso vale per ogni tipo di giudizio, penale, civile, amministrativo, contabile. Andate a consultare gli archivi se non ci credete. Eppero’ evidentemente non vale per i giudizi sportivi. Era già successo per Calciopoli ed e’ successo di nuovo, ieri, per il calcio scommesse. Bastava passare per via Po’, l’altra mattina, e, sapendo come muoversi, si potevano trovare numerosi “soggetti qualificati” pronti a concedere lo scoop. Qualcuno sul giornale del giorno dopo l’ha messo come indiscrezione, qualcun altro l’ha venduto come una notizia esclusiva, qualcun altro ancora ha ignorato la dritta. Ma non è questo che ci ha colpito.
Quello che ci ha colpito è la totale mancanza di reazioni da parte dei giudici e delle istituzioni. Per capirci. Provate ad anticipare una sentenza di un processo per omicidio e vedrete cosa succede il giorno dopo, le inchieste ministeriali, quelle penali, le dichiarazioni di indignazione, le urla… E invece in questo caso, nulla. Nulla di nulla. Nulla dalla Figc, nulla dal Coni, nulla dall’inerte ministro Gnudi (uno che arriva in ritardo anche quando deve chiamare al telefono un atleta per fargli i complimenti, figurarsi quando deve intervenire su un caso complesso). Ora, per concludere, le cose sono due: o lo “scoop” era falso e allora i giudici, asserragliati nel loro riflessivo riserbo, stanno tutti ridendo di noi. Oppure… Oppure quell’anticipazione non è dispiaciuta a nessuno. Non al Coni (avete fatto caso come sui giornali abbia tolto spazio allo scandalo del doping olimpico?). Non alla Federcalcio (a proposito, che fine ha fatto lo zerotollerante Abete?) che ha mandato un bel segnale distensivo al signor Agnelli. Non ai giudici che hanno potuto vedere l’effetto che faceva prima di depositare (con un po’ di utile ritardo) la loro bella motivazione.
Ma no, siamo sicuri che siamo noi che pensiamo sempre male. Altrimenti sarebbe confermata una volta di piu’ la nostra impressione iniziale su tutta questa storia del calcio scommesse. Il vero problema non sono i calciatori o le società, non erano il Bari e il Siena di Conte, non sono i mille scarafaggi che danno da mangiare ai mille zingari. E non sono nemmeno gli ultra di twitter, ultima penosa piega della stupidità pallonara, i quali adesso che hanno messo giu le mani dai loro “eroi” torneranno a farsi andare bene i mille palazzi del palazzo, in attesa del prossimo scandalo, del prossimo casino, del prossimo processo. Che purtroppo non tarderà.
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«Nella giustizia sportiva chi è
Dopo le anticipazioni della Ġazzetta dei verdetti sul Calcioscommesse, intervista al blogger Antonio
Corsa: «Manca buonsenso. Ma sono più preoccupato per l’organizzazione della giustizia sportiva».
di DANIELE CIACCI (TEMPI.it 09-08-2012)
Ieri, la Ġazzetta dello Sport anticipava i verdetti sul Calcioscomesse. La Disciplinare non ritiene credibile Andrea Masiello: saltano così le accuse di illecito verso Simone Pepe e Leonardo Bonucci, entrambi in forza alla Juventus. Meno fortunato è l’allenatore Antonio Conte, che si vede confermati 10 mesi di squalifica per “omessa denuncia”. In una situazione nebulosa, in cui è difficile discernere i metodi di procedimento della giustizia sportiva, tempi.it ha chiesto ad Antonio Corsa, tifoso juventino e blogger del sito uccellinodidelpiero.com, di spiegare con chiarezza i passaggi più impaludati della vicenda.
Antonio, qual’è il tuo parere sulla clamorosa anticipazione della giornalaccio rosa dello Sport, che già ieri sbatteva in prima pagina i dettagli delle accuse ad Antonio Conte?
Non mi pare un’azione di buonsenso. Non dovrebbero uscire, tutto qui. Ma da sempre i giornalisti hanno rapporti con le procure, e il danno non lo fa certo la Ġazzetta dello Sport. A me preoccupa altro.
Che cosa?
Mi preoccupa come è organizzata la giustizia sportiva in Italia. Essa sta operando sulle carte di un’iniziativa in corso della Procura. L’indagine non si basa su prove, le quali si formeranno nel dibattimento, ma su indizi che vanno ancora riscontrati. Secondo me, non è corretto istruire un vero e proprio processo basandosi su prove non certe, e il fatto di poter giudicare soltanto basandosi su indizi può portare a cantonate incredibili. Vedi l’affaire Andrea Masiello, non riconosciuto attendibile dalla Procura di Bari, ma credibile secondo il Procuratore federale. Inoltre, nel processo sportivo non c’è spazio alla difesa, ma solo all’accusa. È necessario: bisogna fronteggiare i tempi sportivi, per i quali la rapidità è d’obbligo quanto il rispetto delle scadenze. Tuttavia, con le carte in mano e prove “provate”, si eviterebbero tanti errori.
Perché la Procura di Bari non crede alla testimonianza di Masiello?
Si sta valutando se la posizione è credibile o meno, ma il calciatore cambia versione di frequente. Ricordiamo che durante il derby tra Bari e Lecce, il difensore fa autogol. Prima – dice – non volontariamente. Poi invece ammette di aver segnato di proposito per ricevere soldi. Cambia il momento e il luogo in cui si sarebbe accordato con lo juventino Leonardo Bonucci. D’altronde, al difensore barese fa comodo scaricare la colpa. «La natura auto-accusatoria di Masiello risulta priva di fondamento e mirata ad allontanare lo spettro dell’associazione» dice la Procura di Bari. Insomma, pur di alleggerire la propria posizione dipinge una trama di accordi tra squadre.
Le indagini del Procuratore federale Stefano Palazzi hanno avuto, come risultato, l’assoluzione dei quattro giocatori imputati. Gli errori di valutazione di Palazzi, a tuo parere, devono essere puniti onde evitare sempre più frequenti cacce alle streghe?
Secondo me Palazzi dovrebbe dimettersi. Ma siamo in Italia, e ne vediamo di tutti i colori. In ogni caso, il vizio è procedurale. L’accusa si basa sulle informative dei Carabinieri e su interrogatori a indagini in corso. Nei processi è possibile incappare in errori, e l’accusato ha la possibilità di difendersi. In quello sportivo, purtroppo, no. Inoltre, non sono molto convinto del lavoro di Palazzi. Se l’accusa formale per Conte è di una doppia omissione di denuncia, si sarebbe potuto chiedere dai 15 ai 18 mesi. Palazzi ne ha chiesti 15. Di fronte a una richiesta così alta, il Procuratore si è accontentato di un patteggiamento che allontanava Conte per tre mesi, e lo obbligava a pagare una multa di 200 mila euro. Uno scambio molto al ribasso. A chi sarebbe convenuto chiudere in fretta il patteggiamento onde evitare il processo? A Conte? Sicuramente sì. Ma anche a Palazzi, che avrebbe evitato di mostrare al mondo notevoli incapacità gestionali. Palesatesi anche durante il “caso Marcelo Larrondo”, attaccante argentino impiegato in Novara-Siena. Da “illecito sportivo”, Palazzi ha accettato di patteggiare derubricando l’accusa in “omessa denuncia”. Perché? È chiaro che il Procuratore non era poi così certo dei suoi argomenti.
Adesso Antonio Conte può fare ricorso per diminuire il possibile deferimento?
Sì, lo può fare, ma la statistica non sorride. Nel primo filone di calcio scommesse, gennaio 2012, su 56 deferiti in 52 sono stati squalificati, con patteggiamento o meno. Il 96 per cento dei ricorsi non hanno avuto successo. Si tende a confermare i verdetti di primo grado, e per l’allenatore bianconero sarà difficilissimo uscirne illeso. Tuttavia, non credo che la Vecchia Signora abbandonerà Conte. Sul tecnico si basa infatti l’intero progetto di ricostruzione della squadra piemontese.
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BUSSOLE di ILVO DIAMANTI (Repubblica.it 08-08-2012)
Ho quasi cinquant'anni, sono un impiegato pubblico. Vivo e lavoro a Padova. Mi chiamo Ludovico, ma, a parte il nome, non so più chi sono. Come definirmi. Il Lavoro? Meglio fingere indifferenza. Dipendente pubblico è sinonimo di "Fannullone". L'unica etichetta che rischio di portarmi dietro. Appiccicata da Brunetta. Che, a quel che ricordo, quando lavorava, faceva il professore universitario. Proprio qui: a Padova. Dunque, era anche lui un dipendente pubblico. Il lavoro, però, non è più un marchio indelebile. Non dà identità. In parte perché oggi è una merce scarsa. In parte perché è diventato fluido. Incerto, frammentato, instabile.
D'altronde, oltre metà delle persone si pensa "in fondo" alla scala sociale. Le posizioni e le gerarchie sono, dunque, più confuse di un tempo. In questa società "liquida", (dis) orientata da un lavoro "liquido", per usare il linguaggio di Bauman. Sociologo trendy, capace di liquefare ogni cosa intorno a noi. Non senza ragione. Perché anch'io mi sento abbastanza anonimo. Senza nome. Senza luogo. Senza bandiera. Senza un "noi" in cui trovare rifugio. A cui ancorarsi. La Politica? Sicuramente no. Si è perduta e ha perduto anche me. Che ero di sinistra e riformista. Un laburista, avrei detto fino a qualche anno fa. Ma oggi come si fa a definirsi laburisti se il lavoro si è liquefatto? E poi, sinistra riformista... Ma che vuol dire? Se penso che la maggioranza di governo tiene insieme PD, PdL e UdC, mi dico, ma che vuol dire Sinistra riformista? Perché c'è bisogno di un avversario, se non di un nemico, per sentirsi "parte". In politica. Ma se i berlusconiani sono dalla "mia" parte, se il governo è Tecnico, senza bandiera e senza fede, se non quella del Bilancio e del Mercato, allora non c'è più religione. D'altronde, anche la Religione... Sono tutti cattolici, siamo tutti cattolici. Io stesso lo sono. Almeno, se me lo chiedono, affermo (ammetto?) di esserlo. Ma in Chiesa non ci vado quasi mai. Al massimo a Pasqua e Natale. O quando si sposa una persona che conosco... (Anche se ormai non si sposa quasi più nessuno.) Così, dirsi cattolici, non costa molto. Ma non aiuta a "situarsi". A darsi un posto nel "nostro" mondo. A distinguersi dagli altri. E al tempo stesso a dire "da che parte" e "con chi" stai.
L'Età. Neanche quella contribuisce. Perché oggi sono, siamo tutti giovani. Ieri ho incontrato un "vecchio" amico. Qualche anno appena meno di me. Gli ho chiesto cosa facesse. Mi ha detto che è manager di una piccola impresa. E ha aggiunto che presiede il Comitato Regionale dei Giovani della sua Associazione di categoria. Con orgoglio evidente. Motivato non so se dal ruolo - Presidente - o dal settore, quindi dalla definizione sociale: Giovane. A più di quarant'anni. Perché nel nostro tempo e nella nostra società sono tutti giovani e non invecchiano mai. Fino a quando non vengono affidati a una badante. Oppure muoiono.
La Geografia? Come può darti un'identità? L'hanno praticamente abolita dagli insegnamenti: nella scuola dell'obbligo e in quella superiore. Per cui nessuno sa più neppure dove abita. Berlino, Dublino e Toblino. È lo stesso. Se devi muoverti, andare da qualche parte, c'è il GPS, il Satellitare. In auto, negli smartphone. Ti guida lui. Non c'è bisogno di sapere dove sei. Non è importante. Basta ascoltare le indicazioni scandite da una voce metallica. Così il luogo non serve a darti una "posizione". Una direzione. Un senso. Io, che abito a Padova, me ne rendo conto. Appena qualche anno fa avevo solo l'imbarazzo della scelta. Potevo dirmi: Veneto, Nordestino, Nordista. Ma anche Italiano. Senza contraddizione. In opposizione a "quelli che" si dicono Veneti, Nordisti, Padani "o" Italiani". In alternativa. In opposizione anche a "quelli che" si dichiarano Europei oppure Cittadini del Mondo. Ma oggi la globalizzazione e la crisi finanziaria hanno vanificato o comunque ridotto il potere "distintivo" di queste etichette. Perché Nordisti e Nordestini sono, comunque, a Sud della BCE, del FMI, della Germania e del Marco. Quanto ai Padani, in questi tempi, se ne vedono pochi in giro. Mentre è difficile invocare la "patria europea". E non esiste ancora un passaporto che permetta ai Cosmopoliti di passare alle frontiere.
Per cui, fuori della mia cerchia stretta di amici e conoscenti, io non so chi sono, né come mi chiamo.
D'altronde, se mi guardo intorno, se guardo i media, vedo solo e sempre Monti. Emblema del nostro tempo. Un uomo che è difficile definire: dal punto di vista politico, geopolitico, religioso, dell'età. È un uomo senza etichette. Distaccato. Distante. Algido. Sicuramente, non mi ci riconosco. Ma neppure lo osteggio apertamente, come invece facevo con Berlusconi.
In quest'epoca senza passione, a risvegliare la mia passione resta solo il calcio. Perché, come metà degli italiani, sono un tifoso. Anche se, salvo rare eccezioni, coltivo la mia "fede" davanti alla tivù, invece che negli stadi. Ma non mi perdo un rito. Una partita. Di campionato o di Coppa. Io sono juventino. Come dice il mio amico Eddy: anzitutto bianconero. Unica identità non negoziabile. Gli scandali di ieri e di oggi, le scommesse e ancor più "calciopoli": non hanno raffreddato la mia passione. Anzi: l'hanno accesa e la accendono di più. Meglio lo scandalo dell'indifferenza. Noi contro tutti. Ogni scudetto in meno, ogni squalificato in più: alimentano il mio senso di appartenenza.
Così resto in attesa. Perché -quando i campionati tacciono e parlano solo i Mercati - oppure, quest'anno, le Commissioni d'inchiesta - io mi sento perduto. (Le Olimpiadi sono solo un "placebo".) Senza calcio, mi scopro senza nome, senza volto e senza bandiera. Senza parole. E mi nascondo nell'ombra. (In questa stagione torrida e afosa, è un sollievo.) Consapevole che l'attesa sarà breve. Poche settimane ancora e la mia vita (pubblica) ricomincerà. Insieme al campionato. Ritroverò me stesso. Il mio volto, il mio nome, la mia bandiera. Gli amici e i nemici di sempre.
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I conti agli sceicchi.
Indagine sul Qatar e la sua colonizzazione pallonara
di FRANCESCO CAREMANI (IL FOGLIO 09-08-2012)
The Paris Saint-Germain project, è così che l’umorismo inglese stigmatizzato, sul sito del Guardian, la costruzione della squadra francese a suon di milioni. Difficile dargli torto dopo l’ennesimo colpo annunciato: il brasiliano Lucas (vanamente inseguito dall’Inter) per 45 milioni di euro, per andare a far compagnia a Ibrahimovic e Lavezzi, costati 47 milioni (per transfermarkt. de, 50 per altre fonti). In meno di due anni Leonardo, braccio armato di Nasser Ghanim Al-Khelaïfi (presidente qatariota del club acquistato attraverso la Qatar Investment Authority, che ne controlla il 70 per cento; già presidente della locale federazione di tennis e vice presidente di quella asiatica), ha speso 195.800.000 di euro, perdendo il campionato contro il Montpellier che ha un tetto ingaggi di 200 mila euro. Ma il calcio è solo la punta dell’iceberg di un piccolo paese che si sta facendo strada grazie agli investimenti e a una diplomazia trasversale. A Parigi l’ambasciata del Qatar, ristrutturata dallo studio Seste di Roma per 8 milioni di euro, è affacciata su Place Charlesde- Gaulle, in faccia all’Arc de Triomphe. Per 300 milioni hanno acquistato l’edificio che ospita una parte dell’ambasciata americana della capitale francese e la sede del Figaro. Nel 2009 avevano fatto altrettanto con l’ambasciata Usa di Londra. Per non parlare del 5 per cento della banca Santander in Brasile, della Miramax, messa in vendita dalla Disney, dei magazzini Harrods e della Volkswagen-Porsche. Tutto attraverso la Qia che gestisce soldi e investimenti del fondo sovrano qatariota, capace di sponsorizzare anche il Barcellona con un contratto da 150 milioni di euro per cinque stagioni più eventuali bonus.
Ma agli emiri sembra non bastare. Lo scorso giugno hanno acquistato, attraverso la Qatar Sports Investments, la squadra Paris Handball, in un paese in cui la pallamano è uno sport molto popolare. Ma il colpo più duro l’hanno sferrato qualche giorno prima quando in Francia sono partiti i canali “Be In Sport” 1 e 2 di al Jazeera che ha acquistato i diritti della Ligue 1 e si è buttata nella battaglia per conquistare anche quelli della Premier League, con nuovi canali dedicati. North Dome, il più grande giacimento di gas naturale al mondo, tra le acque territoriali del Qatar e dell’Iran, è questa la cassaforte di Hamad bin Khalifa al Thani che nel 1995 ha deposto il padre, il quale non voleva investirci per tenere buoni Iran e Arabia Saudita, lanciando il Paese verso la modernizzazione a tappe forzate. Nel 2003 ha aperto le porte al Pentagono, che vi ha costruito la più grande base aerea statunitense all’estero, da cui partivano per operazioni in Afghanistan e Iraq.
Facile quando a decidere le sorti di tanta ricchezza sono solo in quattro: l’emiro al Thani, il figlio Tamim, la seconda moglie Sheikha Mozah (a capo della Qatar Foundation) e il primo ministro Hamad bin Jassim al Thani (presidente della QIA). E lo sport? E’ la passione della famiglia, dal tennis all’equitazione, dall’atletica al calcio e dopo le Olimpiadi asiatiche di Doha del 2006 i Mondiali del 2022, seppur con tanti dubbi sulla trasparenza nell’assegnazione.
Prima dell’arrivo degli emiri al Psg i vecchi proprietari hanno impiegato dieci campagne acquisti per spendere 190.530.000 di euro. Lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, che ha acquistato il Manchester City nel 2008 attraverso l’Abu Dhabi United Group, ha speso 579.635.000 di euro per vincere una FA Cup e la Premier League.
Meno dispendiosa l’avventura dell’altro qatariota Abdullah al Thani che con poco più di 84 milioni di euro (in due stagioni) ha portato il Malaga ai preliminari di Champions League. Adesso, però, pare intenzionato a vendere il club a russi o ucraini, memore del suo primo giorno nella città andalusa due anni fa, quando il suo yacht fu completamente svaligiato.
Una piccola botte d’acciaio (piena di gas) nel tormentato panorama arabo, questo è oggi il Qatar che fa amicizia col mondo attraverso il calcio, dimenticando il fair play finanziario. “Se non genera ricavi pari alle spese il Psg deve preoccuparsi. Non guarderemo in faccia nessuno”, ha dichiarato il segretario generale dell’Uefa Gianni Infantino. E le stelle staranno a guardare?
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Scommesse Salvo sorprese, Conte sarà squalificato per 10 mesi, ma il suo caso fa
ancora discutere: delle confessioni di Carobbio solo una parte è stata presa per buona
Le contraddizioni del pentito
salveranno Bonucci e Pepe
Tra oggi e domani le sentenze, ai giudici non bastano le parole di Masiello
di ANDREA ARZILLI (CorSera 09-08-2012)
ROMA — Per un processo costruito sulla credibilità dei pentiti la mazzata è forte, le sentenze che sono in arrivo (domani al più tardi) dalla Disciplinare possono far tremare le fondamenta su cui la Procura federale ha costruito gran parte della propria accusa. C'è una credibilità a intermittenza che si accende e si spegne a seconda delle circostanze, talvolta decide la magistratura ordinaria e in altre occasioni è quella sportiva a dover rivedere le sue posizioni. Tra i 10 mesi di pena per Antonio Conte e la salvezza dei suoi giocatori il denominatore è comune: la credibilità dei pentiti, almeno in questa fase di processi, è variabile.
I proscioglimenti di Leonardo Bonucci dall'illecito e di Simone Pepe dall'omessa denuncia (così come quelli di Salvatore Masiello e Nicola Belmonte) dicono che le rivelazioni di Andrea Masiello non sono attendibili almeno per quanto li riguarda, e che Udinese-Bari è un tarocco su cui ha lavorato il pentito in solitudine, tesi che la giustizia ordinaria ha prima sostenuto e che ora quella sportiva non può far altro che ribadire nelle 100 pagine scritte dopo cinque giorni di riflessioni e pronte alla pubblicazione. E anche dall'assoluzione di Di Vaio, dalla derubricazione di Portanova, da illecito a omessa denuncia, e dall'ammenda comminata al Bologna si capisce che anche la versione di Masiello su Bologna-Bari sia stata declassata, qualcosa va bene, altro meno. Ma non erano le parole dei pentiti l'asse portante dell'inchiesta federale?
A parole sì, nei fatti il pentitismo traballa, almeno nel significato che gli era stato attribuito prima che i processi iniziassero. Perché anche nei 10 mesi di squalifica in arrivo su Antonio Conte, pena subito esecutiva che spedirà il tecnico della Juve in tribuna nella partita di Supercoppa a Pechino col Napoli, la credibilità del pentito relativo esce ridimensionata. Non certo dalla sentenza, piuttosto da come ci si è arrivati e al netto del pasticcio tra club e Palazzi sull'accordo di patteggiamento. Conte è stato deferito per un'omessa denuncia doppia e aggravata dal ruolo di rilievo, per l'accordo con l'Albinoleffe, confessato e patteggiato dall'ormai suo ex collaboratore Stellini (l'altro, Angelo Alessio, sarà squalificato per 8 mesi), e per la presunta istigazione alla tranquillità che l'allora tecnico del Siena aveva pronunciato nella famosa riunione precedente Novara-Siena. Novara che sarà penalizzato di 2 punti.
Questo stando alle parole del pentito Filippo Carobbio, grande accusatore fino alla derubricazione automatica praticata dal procuratore Palazzi. Ma se Carobbio fosse stato ritenuto credibile «in toto», lo sarebbe stato anche nell'episodio specifico della riunione tecnica: ergo, il rinvio a giudizio sarebbe stato per illecito sportivo e non per «omessa», così come sembra indurre a pensare la prima parte dell'atto di deferimento, quello scritto dalla mano degli 007 federali, prima della svolta decisa da Palazzi nelle conclusioni. E ora che la marcia dei pentiti non sembra più così inesorabile, cosa dirà chi è già stato giudicato in base alle loro ammissioni?
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Sconfessato
PALAZZI
La Disciplinare “distrugge” il Procuratore Federale con le sentenze: non solo
Bonucci e Pepe, assolto pure Di Vaio. Sei mesi a Portanova. Bologna: 50mila euro
La prima “sconfitta” su Conte: respinto il patteggiamento adesso 10 mesi Prosciolto Padelli
di ALBERTO ABBATE (CorSport 09-08-2012)
ROMA - Colpito, affondato. Il castello accusatorio di Palazzi si sgretola come sabbia. La clessidra scorrerà ancora sino a domani, prima d’infrangersi. Quando saranno pubbliche le sentenze che stravolgeranno le richieste della Procura Federale. Assolti non solo Bonucci e Pepe, ma anche Marco Di Vaio. Derubricato il reato di Daniele Portanova a semplice omessa denuncia: si beccherà solo 6 mesi. La Disciplinare “distrugge” Palazzi, le sue accuse sulle rivelazioni contraddittorie del pentito Andrea Masiello. Il Procuratore federale sudava già al processo, domani sbiancherà. Alzerà le mani, in segno di resa.
NO COMBINE UDINESE-BARI - In fondo, non è una sorpresa. E la rincorsa di Palazzi il 4 agosto all’ex Ostello della Gioventù era solo uno sprint per la salvezza. Aveva assaporato la sconfitta, inseguito Bonucci sino al fotofinish per farlo patteggiare con un’ammissione di colpa. Aveva addirittura sospeso il processo, dopo l’arringa difensiva dell’avvocato Bianchi. In trequarti d’ora era stata smontata la credibilità dei sussurri di Andrea Masiello sul presunto tarocco di Udinese-Bari. Troppi ripensamenti, troppe ritrattazioni del pentito, troppi dubbi dei pm di Bari. E quella dichiarazione disinteressata del ristoratore De Tullio ai magistrati, un colpo di grazia: «Masiello ha fatto tutto da solo» . Scagionati quindi, oltre Bonucci e Pepe, anche Salvatore Masiello e Nicola Belmonte. La Disciplinare li assolve.
PORTANOVA, NIENTE ILLECITO - Nelle mani di Palazzi resta solo una nuvola di fumo pure sul Bologna. Aveva chiesto 2 punti di penalizzazione per il prossimo campionato, il club rossoblù non s’è chinato. Per orgoglio. E adesso stravince. Perché Daniele Portanova è colpevole - secondo la Commissione - soltanto di “omessa denuncia”. Era ubriaco dopo il barbecue di fine stagione quel 20 maggio 2011, è stato avvicinato dai Masiello Boys - Carella e Giacobbe - ma non c’è stata alcuna trattativa per una combine: «Unica interpretazione di quell’incontro» , giurava Palazzi al processo. Gli risponde la Disciplinare con la sentenza: derubricato l’”illecito” del difensore. Prosciolto l’ex capitano Marco Di Vaio. Potrà tornare a godersi la sua esperienza canadese con i Montreal Impact. Con buona pace delle indagini di via Po.
LA PRIMA SCONFITTA SU CONTE - S’erano arrovellati, persino divisi in Procura Federale sul “reato” di Antonio Conte. Era addirittura risorto il «dubbio pro reo» per punire il tecnico bianconero con una doppia omessa denuncia. Poi, patteggiata ad appena 3 mesi e 200mila euro. S’è rivelata la prima batosta per Palazzi. Ancora una volta, tutta colpa della Disciplinare: non riteneva congruo l’accordo. Così - naufragati i nuovi tentativi, con la Juve ferita - il Procuratore Federale aveva fatto il pugno duro: 15 mesi di squalifica per Conte. Non è un dispetto, la Commissione li ridurrà a 10 mesi.
PADELLI PARA PALAZZI - C’erano già diverse perplessità persino fra qualche federale. Qualcuno quindi esulterà a via Po, non si scherza con la vita della gente: assolto il portiere Daniele Padelli. Non c’era una prova, che non urlasse la sua innocenza. Non c’era nessuno che provasse a infangarne il nome. Aveva parato il rigore a Miccoli, voleva solo sfoggiare la sua bravura. Una colpa? Adesso può mostrare fiero la sua più bella parata. Le sue mani pulite.
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GLI ALTRI PROVVEDIMENTI DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE
Lecce e Grosseto retrocesse in Lega Pro
Richiesta di radiazione per l’ex presidente pugliese Pierandrea Semeraro,
5 anni di squalifica per Piero Camilli (numero uno del club toscano)
di ALBERTO ABBATE (CorSport 09-08-2012)
ROMA - Ancora 24 ore e si saprà la verità. Non si volevano turbare i calendari, ma è tutto già scritto e depositato. Ieri la Disciplinare s’è riunita per scrivere le ultime motivazioni, alle 17 aveva chiuso ogni plico. Ci sono i verdetti e fanno male a Lecce e Grosseto: verranno retrocesse in Lega Pro, per responsabilità diretta. Sentenze pesanti anche per l’ex presidente Pierandrea Semeraro - radiazione - e per Piero Camilli: si beccherà 5 anni di squalifica, gli è stata tolta la preclusione. Non c’erano le carte di Bari a seppellirlo.
BOLOGNA E UDINESE- Esultano Bologna e Udinese. I rossoblù erano al fianco di Portanova e Di Vaio, ora li ringraziano: per responsabilità oggettiva, legata alla semplice omessa denuncia del difensore, pagheranno solo una multa di 50mila euro. E, se volessero andare avanti nel processo sportivo, potrebbero anche non mettere le mani al portafoglio. Assolto Pepe, sgravata dalla Disciplinare l’Udinese dall’ammenda di 50mila euro. Non esiste più - nelle sentenze - la combine Udinese-Bari (3 a 3). Tireranno un sospiro di sollievo pure Salvatore Masiello e Nicola Belmonte: Palazzi aveva addirittura richiesto per loro, rispettivamente, 3 anni e 6 mesi e 4 anni.
CREDIBILI CAROBBIO E GERVASONI - Spera anche Giuseppe Vives. Prosciolto il portiere Padelli da ogni accusa su Bari-Palermo. In pratica, crolla parecchio - nelle decisioni della Disciplinare - la credibilità del pentito Andrea Masiello sul filone pugliese. Rimane salda invece l’attendibilità di Carobbio e Gervasoni, sui quali il presidente Artico aveva emesso le sentenze degli ultimi processi. Per questo il Novara non avrà un consistente sconto ai -4 punti richiesti.
CONTE 10 MESI E SECONDO GRADO- Non c’è stato molto bisogno di pensare su Antonio Conte e il secondo Angelo Alessio: si prenderanno 10 mesi per la doppia omessa denuncia per le gare del Siena contro Novara e Albinoleffe. Andranno subito alla Corte di Giustizia Federale per ottenere uno sconto della pena. Da domani, le difese avranno 5 giorni di tempo (due per le memorie, due per le repliche, uno per le controdeduzioni) per prepararsi. Quindi il 17 agosto la Corte di giustizia federale, presieduta dal presidente Mastrandrea, si riunirà per l’appello. Un secondo grado, che esaurirà il giudizio in un paio di giorni ed emetterà le nuove sentenze entro il 25 agosto. Quelle della Disciplinare domani mattina saranno pubbliche. E immediatamente esecutive.Persino a centinaia di chilometri di distanza, persino in Cina. Nonostante la grande muraglia.
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L’INCHIESTA VA AVANTI
A Bari c’è altro
fango sul calcio
In Procura proseguono le indagini: sotto osservazione il “tarocco” con la Salernitana
Sospette altre 5 gare. Lanzafame corre da Palazzi, ma non spazza via le nubi su Conte
di ALBERTO ABBATE & ANTONIO GUIDO (CorSport 09-08-2012)
Soldi sporchi, puzzano: 250mila euro divisi nell’ex spogliatoio del Bari, dopo la doccia. Chi li distribuiva, chi li riceveva. Gli inquirenti vogliono vederci chiaro, setacceranno ogni angolo, spulceranno nelle coscienze di chi s’è sottomesso alla criminalità. Proseguono gli interrogatori in Puglia, il calcio trema di fronte a una nuova ondata di fango. Che invaderebbe ancora i tribunali della Giustizia Sportiva. Non è finita, l’hanno capito a via Po: mentre Palazzi era al processo, sabato 4 agosto Lanzafame correva a “confessarsi” in Procura Federale, dopo aver ricevuto la convocazione dai magistrati di Bari. Ieri era lì, ha cantato due ore. Ha detto di non sapere nulla di Conte, sul quale aleggiano però nuove ombre. Verrà ascoltato come testimone, era il tecnico di una «squadra di calcioscommesse». L’hanno così ribattezzata gli inquirenti, l’hanno smascherata i pentiti Micolucci e Andrea Masiello. Ci sono 6 gare più che sospette, 4 infuocate: la “vecchia” Bari-Livorno di Coppa Italia, Bari-Treviso, Piacenza-Bari e soprattutto Salernitana-Bari.
CAPUTO E BARRETO - Interrogatori lampo ieri per gli ex attaccanti del Bari, Caputo e Barreto, indagati per concorso in frode sportiva, con riferimento al tarocco di Salernitana-Bari, 23 maggio 2009 (3-2). Il pm Laudati si sta soffermando su questa combine, è considerata la «madre» di tutte le altre. Il capitano del Bari, Ciccio Caputo, è rimasto solo tredici minuti ieri davanti al pm della Procura, Giuseppe Dentamaro, e al maggiore Riccardo Barbera. Aveva raggiunto il Comando provinciale dei Carabinieri, sul lungomare, alle 10,25. Ad accompagnarlo il suo legale Malagnini. Lo aveva preceduto di una decina di minuti il brasiliano, Vitor Barreto, in compagnia dell'avvocato Luisa Delle Donne e del procuratore Lucio Zilli. Meno di un quarto d'ora d’audizione, Barreto ha comunque risposto: il brasiliano aveva segnato contro la Salernitana dopo appena 4’, prima che il risultato venisse ribaltato nella ripresa. Riflettori su 250mila euro, contanti divisi nello spogliatoio, subito dopo la doccia, consegnati da persone considerate vicine alla società campana. Il match sarebbe persino stato venduto due volte. La Procura ha raccolto numerose prove di scommettitori, dopo gli spifferi di Micolucci, avallati da Andrea Masiello.
LANZAFAME - Due ore sotto torchio, Davide Lanzafame ha fatto il bis in pochi giorni. Sabato si era catapultato spontaneamente a Via Po, ieri ha ribadito le sue verità. Alle 11,30, era a Bari, insieme al fratello-manager Giovanni e all'avvocato Vittorio Rigo. Mica uno qualunque, il legale di Ibra. Lanzafame era un pupillo di Antonio Conte, lo aveva voluto a tutti i costi nel suo Bari. Non ha tradito il suo maestro. Per il quale, da Siena sino in Puglia, riecheggia la stessa domanda: come poteva un allenatore non sapere?
OGGI GUBERTI, PARISI ED ESPOSITO- Il pm Laudati spera che sappia parecchio. Non è certo Conte il suo obiettivo, punta a un sistema di riciclaggio di denaro sporco, alla criminalità organizzata. Non ama alzare polveroni mediatici, non lo sta facendo con Conte. Che entro fine agosto dovrà però testimoniare. Oggi toccherà parlare a Guberti, Parisi e Marco Esposito. Intanto, scarcerati i tre ultras Alberto Savarese, Roberto Sblendorio e Raffaele Loiacono, arrestati a maggio scorso per aver costretto alcuni giocatori del Bari a perdere con Cesena e Samp. Obbligo di dimora e Daspo rimangono.
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Cominciamo bene:
botte per il calcio d’agosto
SASSAIOLA TRA TIFOSI PRIMA DELL’AMICHEVOLE TRA SALERNITANA E LAZIO, ENTRAMBE DI PROPRIETÀ DI LOTITO
Gli scontri alla vigilia delle sentenze sul calcio scommesse, attese tra oggi e domani
di LUCA CARDINALINI (il Fatto Quotidiano 09-08-2012)
Sulla carta si trattava di un’amichevole, se non proprio una festa, con l’aggravante di essere un derby personale del presidente Claudio Lotito, che oltre la Lazio controlla per interposta persona anche la Salernitana. Solo che il tabellino è nelle pagine di cronaca, non in quella dello sport: è finita con una rissa stile far west, come da copione.
Uno dice: sarà stato per l’acceso agonismo, di una gara che ha visto la vittoria netta dei biancocelsti per 3-0, con reti di Ledesma, Mauri (che qualche problemino con le giustizie, sia sportiva che ordinaria, ce l’ha) e Zarate. Errore: gli incidenti sono avvenuti prima della gara. Preventivi, un altro bel segnale.
CHE LE DUE tifoserie non fossero proprio gemellate, se ne era accorta anche la questura locale, che aveva predisposto una fitta scorta per un pullman di tifosi laziali, peccato che per uno sciagurato disguido, l’autista sia andato a parcheggiare davanti alla curva sud dello stadio Arechi, e non davanti alla nord come concertato.
E lì, neanche a dirlo, c’era un gruppo di ultras salernitani, già imbufaliti con Lotito fin dall’epoca dell’acquisizione e oggi ancor più perché, a loro dire, non avrebbe mantenuto le promesse (chissà quali?) in sede di mercato, per una squadra di Lega Pro. Insomma, stanchi di essere considerati i parenti poveri della holding lotitiana.
In ogni modo, i tifosi granata hanno iniziato con una sassaiola di benvenuto, con seguente tentativo di linciaggio di laziali e agenti. Il bilancio è di tutto rispetto (considerando che siamo ai primi di agosto): tre feriti, un poliziotto in ospedale, uno steward e un laziale colpiti da sassate alla testa, oltre alle cariche della polizia, ai lacrimogeni e via discorrendo.
La stagione promette bene. In attesa del via ufficiale, sabato la supercoppa italiana (a Pechino) tra Juventus e Napoli, il calcio fa parlare di sé solo in questura e in tribunale.
LA LAZIO, per altro, c’entra ancora. Due settimane fa era stata assolta per il saluto fascista di Stefan Radu alla curva durante Lazio-Napoli. Con un vero virtusosismo, la commissione disciplinare ha assolto società e calciatore dicendo che “la foto immortala un attimo, ma la natura statica del gesto non fa capire se quello facesse parte di un gesto più articolato”. Per i magistrati sportivi, insomma, Radu stava praticamente falciando l’aria, come a dire: hai voglia.
Quella commissione disciplinare è la stessa che deve decidere dell’ennesimo (il terzo in dodici mesi) processo sul calcioscommesse, arrivato quasi dimezzato dalla gran mole dei patteggiamenti. La sentenza è prevista ad ore, dopo quattro giorni di camera di consiglio. Un articolo della giornalaccio rosa dello sport ha anticipato gli esiti, almeno per quanto riguarda gli imputati eccellenti. Si va – si andrebbe – verso una squalifica di dieci mesi per Antonio Conte, e il proscioglimento per Leonardo Bonucci (per lui il procuratore Palazzi ha chiesto una pena di 3 anni e mezzo) e di Simone Pepe (chiesto un anno). Entrambi erano in campo nello sciagurato Udinese-Bari, l’uno nelle fila dei pugliesi e l’altro dei friulani. Se confermata l’ipotesi del proscioglimento, sarebbero disponibili, quindi, già da sabato.
SAREBBE una soluzione salomonica e strana. Secondo le indiscrezioni la commissione non si sarebbe convinta della solidità dell’impianto accusatorio verso i due juventini, in virtù di un racconto “lacunoso” del loro principale accusatore, Andrea Masiello. L’unica lacuna, visto che per il resto della sua narrazione, Masiello è stato considerato ampiamente attendibile. Si sarà distratto.
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calcioscommesse Oggi o domani le sentenze di primo grado
Bonucci e Pepe salvi, 10 mesi a Conte
La Disciplinare dovrebbe graziare i due juventini: fragile l’impianto accusatorio di Palazzi
di MARCELLO DI DIO (il Giornale 09-08-2012)
I giochi sono fatti, almeno per quanto riguarda il primo grado di giudizio. Ieri la commissione disciplinare ha depositato i dispositivi della sentenza di primo grado sul calcioscommesse che oggi o forse domani sarà resa pubblica. Le indiscrezioni che si rincorrono da un paio di giorni dicono che ci saranno sorprese per molti dei 31 deferiti (6 club,ma l’Ancona è già fallito,e 25 tesserati). Il tecnico della Juventus Antonio Conte dovrebbe ricevere una pena di 10 mesi (5 in meno rispetto alla richiesta del pm Palazzi), il suo vice Alessio potrebbe scendere da 15 a 9 mesi, i giocatori bianconeri Bonucci e Pepe potrebbero invece essere assolti ( per il primo si richiedeva 42 mesi di stop, per il secondo un anno) così come dovrebbero uscire dal processo anche Salvatore Masiello, Nicola Belmonte e l’ex capitano del Bologna Marco Di Vaio. Tutti legati a quell’Udinese- Bari del maggio 2010 tirata in ballo da Andrea Masiello, ritenuto non credibile dalla Disciplinare.
L’impianto accusatorio di Palazzi si era già di fatto sbriciolato nel corso del processo, tanto che il procuratore Figc aveva tentato un patteggiamento in extremis.
Probabile anche la derubricazione del reato per Daniele Portanova da illecito a omessa denuncia, dunque la pena dovrebbe ridursi dai 3 anni richiesti a 6-8 mesi. Infine le società: per Lecce e Grosseto (ieri sera una fiaccolatanella città toscana a favore del presidente Camilli) conferma della retrocessione in Lega Pro ma forse senza punti di penalità- possibile ora lo slittamento della B almeno per le partite che riguardano i due club - , per il Bologna solo un’ammenda invece del -2 in classifica, per l’Udinese nemmeno la multa. Sconto possibile anche per il Novara (la richiesta era 4 punti di penalizzazione).
Intanto a Bari proseguono gli interrogatorinell’ambitodell’inchiestasualcune partite sospette nel torneo 2008-2009, quando la squadra guidata da Conte conquistò la serie A: convocati ieri nel comando dei carabinieri i calciatori Barreto, Caputo e Lanzafame.
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Oggi le sentenze verranno depositate in federcalcio
Slittano i verdetti della Disciplinare
Conte rischia di non poter andare in panchina a Pechino per 14 ore
Il tecnico bianconero dovrebbe essere squalificato per 10 mesi al Bologna potrebbe essere annullato il -2 in classifica
di STEFANO CARINA (Il Messaggero 09-08-2012)
ROMA – Ci siamo. Se non oggi – quando già in mattinata verranno depositati i dispositivi delle sentenze in Figc - entro domani saranno rese ufficiali le decisioni della Commissione Disciplinare riguardo le 31 posizioni, tra società e tesserati, dei due procedimenti relativi ai filoni di Cremona e Bari (intanto in Procura, ascoltati ieri Barreto, Lanzafame e Caputo). Il possibile slittamento di un giorno rappresenterebbe la volontà di sottrarsi ad una sovraesposizione mediatica con il varo dei calendari di Lega Pro e evitare inoltre che possano comparire due X al posto di Nocerina e Vicenza (anche se il Gubbio spera ancora), qualora i due club, come sembra, dovessero beneficiare delle retrocessioni del Lecce e del Grosseto.
Curiosità: se verrà confermato il rinvio, per 14 ore Conte non potrà sedersi in panchina nella Supercoppa a Pechino. Il ritardo renderà, infatti, le sentenze esecutive dalle 00,01 di sabato, le 6,01 di mattina in Cina e la gara è prevista alle 20 locali. Sono oramai almeno 3-4 giorni che trapela come il tecnico sarà squalificato beneficiando di uno sconto di 5 mesi sulla pena richiesta da Palazzi (un anno e tre mesi). Scricchiola invece il teorema accusatorio del procuratore federale riguardo l’altro pentito Andrea Masiello. Le difese dei legali di Bonucci e Pepe - ma anche di Di Vaio e del Bologna - hanno portato alla luce diverse contraddizioni dell’ex calciatore barese. Se i due juventini hanno più di un motivo per sperare di arrivare al proscioglimento (che comporterebbe l’annullamento della multa all’Udinese), a questi potrebbe unirsi anche l’ex capitano del Bologna, con il club rossoblù che vedrebbe annullato il -2 in classifica (pena che invece dovrebbe ricevere il Novara, che parte da -4). Per Portanova, invece, probabile derubricazione del reato da illecito a omessa denuncia.
Per le conferme ufficiali, dunque, bisognerà probabilmente attendere qualche ora in più. Poi le difese avranno tempo 5 giorni per prepararsi. Appuntamento a dopo Ferragosto: il 17 toccherà alla Corte di giustizia federale a sezioni unite esaminare le carte. Da lunedì 20, nuovo appuntamento in aula per gli appelli. Sono previsti tempi brevissimi: i dispositivi dovrebbero arrivare entro il 23. A settembre, dopo le motivazioni, sarà possibile appellarsi al Tnas.
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Scommesse. Attesa soprattutto per Conte, Bonucci e Pepe
In arrivo la sentenza sul calcio
di MARIA LUISA COLLEDANI (Il Sole 24ORE 029-08-2012)
Oggi è uno dei tanti momenti della verità dell'estate del calcio tormentata da Scommessopoli, lo scandalo servito a tranci dalla giustizia sportiva. Oggi (o al massimo domani) la Disciplinare si pronuncerà sull'illecito sportivo contestato a 13 società e 45 tesserati: quelli che fanno più rumore sono juventini, l'allenatore Antonio Conte e i giocatori Simone Pepe e Leonardo Bonucci. Decisioni che potrebbero anche modificare la storia del campionato, al via il 25 agosto. Perché, soprattutto l'eventuale squalifica di Conte per omessa denuncia (su Novara-Siena e Albinoleffe-Siena del 2011), qualche problema potrebbe crearlo alla squadra campione d'Italia. Qualcuno ne ha già creato, almeno a livello mediatico (e una parte della proprietà avrebbe volentieri evitato l'esposizione in un procedimento in cui il club non c'entra). Si è addirittura parlato di crepe nel rapporto fra Conte e la Juventus. Crepe smentite e, oggettivamente, difficili da immaginare alla luce di quanto afferma il presidente Andrea Agnelli sia ufficialmente sia ufficiosamente. Qualcosa deve essere andato storto fra i legali della Juventus, Michele Briamonte e Luigi Chiappero, e Conte ma questo non ha incrinato l'asse, solidissimo, fra Conte e Agnelli.
Dopo il pasticciaccio del patteggiamento prima accordato dal pm della Figc Stefano Palazzi (3 mesi e 200mila euro di multa), poi bocciato dalla Disciplinare di Sergio Artico (ritiene credibile il pentito Carobbio, ex giocatore del Siena e accusatore di Conte), si va verso la sentenza. Per Conte potrebbe voler dire 10 mesi senza partite in panchina (ma potrebbe allenare senza divieti durante la settimana e andare in tribuna).
Diversa la posizione di Pepe e Bonucci: la Disciplinare pare non avere abbastanza elementi su Udinese-Bari e sarebbe orientata a prosciogliere gli atleti, contrariamente alle pesanti richieste della Procura (3 anni e mezzo per il difensore e un anno per il centrocampista). In ansia Lecce e Grosseto: potrebbero essere retrocesse e partire dalla Lega Pro.
Da oggi, dopo la sentenza, per gli avvocati ci sono cinque giorni prima del secondo processo. Il 17 agosto la Corte di giustizia federale prenderà in considerazione la documentazione, per arrivare, dal 20 agosto, all'appello.
Si allungano, invece, i tempi del filone barese. Ieri sono stati sentiti Barreto, Caputo e Lanzafame, al Bari nel 2008-2009, indagati per concorso in frode sportiva su Salernitana-Bari.
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Scommesse Dopo i rinvii è atteso il giudizio tra oggi e domani. La Juva pronta ad affrontare il peggio
L’attesa infinita di Conte. Ansia per la sentenza
di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 09-08-2012)
Forse già oggi, più probabilmente domani. Per Antonio Conte e la Juventus l’attesa sembra infinita: il giorno giusto per conoscere il proprio destino - alias sentenze di primo grado relative agli ultimi due processi sportivi sullo scandalo Scommessopoli - potrebbe slittare in avanti perché le decisioni della Disciplinare sono praticamente pronte, ma forse la Federcalcio ne rinvierà la pubblicazione per evitare la concomitanza con la presentazione dei calendari della Lega Pro. L’attesa è grande soprattutto per la Juventus, a Pechino per conquistare la Supercoppa italiana ma con un orecchio a Roma per capire cosa ne sarà del proprio allenatore, senza dimenticare Bonucci e Pepe, tutti deferiti dalla Procura federale. A giudicare dalle indiscrezioni, del resto, la situazione più complicata sembra proprio quella di Conte, rinviato a giudizio per non aver denunciato le presunte combine delle partite giocate dal Siena contro AlbinoLeffe e Novara nel maggio 2011. La Disciplinare, in effetti, ha già mostrato nell’ultimo processo di ritenere attendibile l’ex calciatore del Siena Carobbio, grande accusatore del tecnico bianconero, e per questo sembra orientata ad accogliere le tesi dell’accusa, forse con un leggero sconto di pena rispetto ai 15 mesi chiesti da Palazzi. Perdere Conte anche per 9-10 mesi, del resto, sarebbe un grande problema per la Juventus: nonostante la decisione non sia definitiva - entro il 25 agosto arriveranno le sentenze di secondo grado - il club bianconero sembra già pronto per l’eventualità peggiore, come dimostrano le voci sull’uscita dei legali del club dal collegio difensivo del tecnico. Al contrario, le posizioni di Bonucci e Pepe - così come quelle di Portanova e Di Vaio - sembrano alleggerirsi, nonostante le pesanti richieste di Palazzi (3 anni e 6 mesi per il difensore della Nazionale, un anno per l’esterno offensivo ex Udinese): la Disciplinare sembra nutrire diversi dubbi sulle confessioni fatte da Andrea Masiello sulle presunte combine di Udinese-Bari (maggio 2010) e Bologna-Bari (maggio 2011). Restano complicate, invece, le posizioni di Lecce e Grosseto, entrambe a rischio retrocessione in Lega Pro. Per conoscere le decisioni, però, bisognerà forse aspettare ancora un giorno.
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CALCIOSCOMMESSE LE SENTENZE SLITTANO A DOMANI
Grazie al fuso poteva
esserci anche Conte
Se non ci fosse la procedura d’urgenza
la squalifica partirebbe dopo la partita
di MAURIZIO GALDI (GaSport 09-08-2012)
La Disciplinare pubblicherà sul sito federale domani mattina le sue decisioni. C’è la necessità — tutta della Federcalcio — di non creare ombre sulle varie manifestazioni delle sue componenti e questa mattina, a Firenze, vengono sorteggiati i calendari di Lega Pro.
La curiosità Antonio Conte non siederà sulla panchina della Juventus in occasione della Supercoppa di sabato a causa della squalifica di dieci mesi che gli sarà inflitta. Ma vale la pena ricordare che se non ci fosse stata la «procedura d’urgenza », il fatto che la sentenza fosse comunicata venerdì, avrebbe fatto entrare in vigore la squalifica soltanto sabato. Ma grazie al fuso orario Conte avrebbe cominciato a scontare lo stop a Supercoppa già giocata. Invece, visto che si tratta di un procedimento con «procedura d’urgenza e termini abbreviati », la sentenza è immediatamente esecutiva nel momento in cui c’è la pubblicazione del comunicato sul sito ufficiale della Figc. Saranno liberi di giocare Bonucci e Pepe, comunque, visto che per loro si andrà al proscioglimento.
Retrocessioni Domani sicuramente il presidente federale Abete sentirà quello della Lega di B, Abodi, per decidere cosa fare in attesa dell’appello davanti alla Corte di giustizia federale di lunedì 20. Si deve decidere se rinviare le partite della prima giornata che vedono impegnate Grosseto e Lecce. Le sentenze di secondo grado arriveranno il 23 e il campionato partirà il 25. Inoltre, c’è la possibilità che con procedura d’urgenza anche il Tnas possa decidere l’eventuale appello in sei giorni (ci sono i precedenti). Intanto Vicenza eNocerina scaldano i motori: sono le prime due che salirebbero in B per la revisione della classifica.
Portanova e Di Vaio Anche la posizione di Daniele Portanova dovrebbe essere ridimensionata dalla sentenza della Disciplinare. Per il calciatore dovrebbe scattare la derubricazione da illecito a omessa denuncia (del resto sempre ammessa dal calciatore). Dovrebbe risultare prosciolto invece Marco Di Vaio per la stessa partita (Bologna-Bari) e così l’attaccante potrebbe riprendere immediatamente l’avventura canadese. Per conseguenza al Bologna dovrebbe essere inflitta soltanto un’ammenda per l’omessa denuncia di Portanova (Palazzi aveva chiesto il -2).
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Conte, difesa più forte
Lanzafame lo scagiona
La Figc prende tempo, ancora 24 ore per le sentenze
L’attaccante ascoltato ieri a Bari: sistema marcio, ma il tecnico non sapeva
Dubbi sulla credibilità di Masiello: Bonucci e Pepe puntano all’assoluzione
di GIULIANO FOSCHINI & MATTEO PINCI (la Repubblica 09-08-2012)
Con il fiato sospeso. Antonio Conte, Leonardo Bonucci, ma anche Lecce e Grosseto, sono tra i trenta soggetti che aspettano l’esito delle sentenze di primo grado della commissione Disciplinare. Sentenze che, a meno di nuove sorprese, dovrebbero slittare a domani. Ma il tecnico della Juventus può respirare soprattutto per le notizie che arrivano da Bari. Ieri è stato infatti ascoltato dalla procura pugliese l’attaccante Davide Lanzafame, che il tecnico ha allenato al Bari nelle stagioni 2007-2008 e 2008- 2009. Due ore circa di interrogatorio diventato presto una confessione a tutti gli effetti, nella quale il giocatore ha confermato punto per punto le ricostruzioni fornite dai due pentiti, Vittorio Micolucci – che alla procura aveva inviato un manoscritto per aprire i nuovi fronti di Salernitana-Bari, Piacenza- Bari e Bari-Treviso – e Andrea Masiello. A cominciare proprio da quel match con la Salernitana, coda del campionato di serie B vinto nel 2009, e ritenuta dagli inquirenti la combine più rilevante, quasi smaccata per quanto evidente. Ma Lanzafame ha anche escluso il coinvolgimento dell’allenatore Conte: lui non sapeva, sostiene il giocatore. Che davanti ai pm ha raccontato di passaggi di soldi all’interno dello spogliatoio per alterare il risultato delle partite, un elemento confermato dalle varie testimonianze, e cardine di un sistema che anche l’attaccante, ultimo ieri a sfilare davanti alla procura di Bari dopo Francesco Caputo e Victor Barreto, ha definito come consolidato e oleato. Ma Lanzafame aveva già raccontato tutto ciò anche alla procura Federale di Palazzi. Sabato scorso, mentre al Foro Italico si dibatteva per il processo di primo grado al filone barese d’indagine, il giocatore si era recato a Roma di propria iniziativa, dopo aver ricevuto la convocazione da Bari. Un modo per cautelarsi anche a livello sportivo: la testimonianza che il sistema federale che tutela chi si pente e fornisce “collaborazione fattiva” ammettendo le proprie responsabilità, funziona, eccome, da incentivo. Lo hanno testimoniato gli sconti sostanziali sulle pene assicurati a chi sceglie di dare il proprio contributo al lavoro della procura federale, come accaduto per i “pentiti” dell’ultimo processo, Filippo Carobbio e Andrea Masiello.
Eppure, le sentenze della Disciplinare rischiano di smontare la credibilità di quest’ultimo. Soprattutto per quanto riguarda Udinese-Bari del 2010 (ma anche Bologna-Bari) e che vedeva coinvolti anche Leonardo Bonucci e Simone Pepe. Quasi certa la loro assoluzione: ma per conoscere l’esito del pronunciamento, i due giocatori della Juventus, come anche Di Vaio e Portanova, il Lecce e il Grosseto, è probabile debbano attendere fino a domani. La Figc avrebbe deciso per lo slittamento di 24 ore per evitare sovrapposizioni con la cerimonia di presentazione dei calendari di Lega Pro, in programma stamane a Firenze. Questione di buon senso: se Lecce e Grosseto fossero condannate alla retrocessione in terza serie pochi minuti prima della formulazione dei calendari, la cerimonia partorirebbe un frutto già da riformulare. Se lo slittamento fosse dunque confermato – ma non è da escludere una retromarcia – la Commissione potrebbe approfittarne per ritoccare un dispositivo comunque già ultimato. Rivedendo, magari, alcuni dettagli delle posizioni più in bilico. Confermata la possibilità più che concreta che Antonio Conte possa essere condannato a una squalifica intorno ai 10 mesi: il collegio difensivo, con cui ha già iniziato a lavorare anche Giulia Bongiorno, punta all’assoluzione in secondo grado almeno per l’omissione di Novara- Siena, per arrivare a dimezzare o quasi la pena. Per il via al processo d’appello bisognerà attendere i cinque giorni concessi alle difese per richiedere gli atti e presentare le memorie: appuntamento il 20 o, più probabilmente, già il 17 agosto.
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CALCIOSCOMMESSE, DOMANI LE SENTENZE DEL TERZO PROCESSO SPORTIVO
Credibili a metà
Smontate in parte le accuse del pentito Masiello: assolti i bianconeri Bonucci e Pepe
Confermate invece le condanne a Conte (dieci mesi) e al suo vice Alessio (otto)
Agli atti della Figc altre tre partite del Bari allenato dal tecnico della Juve
Prosciolto Di Vaio, sei mesi a Portanova, solo multato il Bologna Meno 2 punti al Novara
di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 09-08-2012)
Cento pagine e cinque giorni di riflessioni. Domani la Commissione disciplinare emetterà i propri verdetti sul secondo processo scommesse di questa estate (il terzo considerato quanto accadde l’anno scorso) e, al di là dei numeri, a far rumore saranno le motivazioni dei cinque giudici federali. Cominciando dal peso delle squalifiche, Antonio Conte, tecnico campione d’Italia con la Juve, dovrà prepararsi ad un lungo stop, più leggero dei 15 mesi richiesti dal pm del pallone Stefano Palazzi, ma, comunque, tale da spingere l’allenatore bianconero all’immediato cammino dei ricorsi: come più volte annunciato, di dieci mesi sarà la squalifica per Conte, al centro dello scandalo per due partite ai tempi in cui lavorava a Siena. Duri, durissimi, saranno i passaggi nelle motivazioni che riguarderanno il tecnico, a processo per una doppia omessa denuncia: le accuse per Novara-Siena ed Albinoleffe-Siena non usciranno incrinate dalla camera di consiglio della corte.
Se Conte, in attesa dell’appello, dovrà fermarsi dieci mesi (curioso come la squalifica sarà effettiva a sole diciotto ore dalla finale di Supercoppa Italiana contro il Napoli di sabato a Pechino), il suo vice Angelo Alessio dovrà farlo per due in meno. Ben diversa, invece, la sorte per i due giocatori della Juve, Leonardo Bonucci e Simone Pepe. Entrambi a processo per la partita Udinese-Bari, 3 a 3, del 9 maggio del 2010, ed entrambi strattonati nello scandalo dalle dichiarazioni di uno dei pentiti del calcioscommesse, Andrea Masiello, proprio dalla non credibilità di quest’ultimo, Bonucci e Pepe troveranno il motivo per il loro proscioglimento. Bonucci era accusato di illecito sportivo, Pepe di omessa denuncia: per il difensore Palazzi aveva chiesto 3 anni e mezzo di squalifica, per il centrocampista un anno: la loro assoluzione da parte della Disciplinare apre, inevitabilmente, una crepa nel teorema accusatorio di una procura federale che, adesso, vede mettere in discussione lo stesso sistema del pentitismo.
Tre sono i grandi collaboratori dell’accusa in questa lunga stagione dei processi sportivi sulle scommesse. Fino ad ora, Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio hanno retto l’urto delle corti anche se proprio per il caso Conte lo stesso procuratore della Figc Palazzi ha dimostrato di non seguire fino in fondo i racconti dell’ex difensore del Siena Carobbio. Con le sentenze di primo grado attese in queste ore, lo scenario cambia radicalmente perché se è vero che gran parte del terzo processo scommesse è basato sulle ricostruzioni fatte in procura da Andrea Masiello, è altrettanto vero che le stesse sono spesso naufragate davanti alla corte. Così, ad esempio, ci troviamo davanti ad una partita, Udinese-Bari, dove tutti i protagonisti chiamati in causa da Masiello, compreso l’omonimo Salvatore, usciranno prosciolti. E più attenuate risulteranno le responsabilità di Daniele Portanova - 6 mesi di squalifica per omessa denuncia e non illecito come chiesto da Palazzi - a processo per Bari-Bologna sempre dopo le dichiarazioni di Masiello (per la stessa partita verrà prosciolto l’ex capitano rossoblù Di Vaio, mentre il club subirà soltanto una sanzione economica e non due punti di penalizzazione come richiesto dall’accusa).
Le cento pagine di motivazioni della Disciplinare sono pronte e, oggi, verranno consegnate in Federcalcio in attesa della loro pubblicazione. Fra i club coinvolti, c’è anche il Novara, per il quale Palazzi ha chiesto 4 punti di penalizzazione e che dovrebbe uscire dal primo grado con due punti in meno da scontare l’anno prossimo in B, riduzione frutto dell’ottimo lavoro di prevenzione sul tema scommesse messo in atto da tempo da parte del club piemontese (per Lecce e Grosseto pronte ad aprirsi le porte della Lega Pro). Fra i tesserati, le crepe riscontrate dalla Disciplinare nei racconti di Masiello fanno sperare anche il granata, ed ex leccese, Giuseppe Vives. Intanto, negli uffici della procura federale a Roma sono arrivati gli atti di tre partite del Bari della stagione in cui era Conte l’allenatore finite al centro dell’inchiesta della procura della Repubblica barese e che, da settembre, daranno vita ad una nuova fase investigativa da parte degli uomini di Palazzi.
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Ora Conte è in bilico
Sarà l’unico a pagare nel processo di Roma
Bonucci e Pepe saranno assolti. 10 mesi al tecnico che ora
rischia l’esonero. Grosseto e Lecce in Lega Pro. Novara meno due
di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 09-08-2012)
BONUCCI E PEPE PROSCIOLTI, CONTE E ALESSIO RIMANDATI. L'UFFICIALITÀ POTREBBE VENIR SANCITA OGGI O PIÙ PROBABILMENTE DOMANI PER EVITARE LA SOVRAPPOSIZIONE CON I SORTEGGI DI LEGA PRO. Masticherà amaro il tecnico: dovrà «accontentarsi» di 10 mesi di squalifica in primo grado contro i 15 richiesti da Palazzi. Comunque 7 mesi in più di quelli che avrebbe patteggiato se i giudici non si fossero messi di traverso.
Su di lui pesano le parole di Filippo Carobbio, ritenuto credibile, e per questo gli verrà soltanto decurtato il plus che Palazzi ha aggiunto alle due omesse denunce. Tolta l'aggravante della carica da tecnico, il suo vice Angelo Alessio va incontro a 9 mesi di squalifica. Con il proscioglimento di Pepe e Bonucci la Juve è meno in ansia, ma a processo resterà il suo allenatore, l'artefice dello scudetto. Qui non decide Conte, e la strada assolutoria che si è aperta per i suoi due calciatori, lo porterà al secondo grado da solo.
Dunque la Juve dimezza il danno, ma resta comunque a processo, e per cose mai accadute a Torino. Mentre sul banco degli imputati, per paradosso, ci finisce ora il pm federale Palazzi. La sua è diventata una guerra psicologica con la Disciplinare, che prima lo hanno mortificato respingendo il patteggiamento dell’anno, e adesso gli mette in dubbio la credibilità del suo pentito Andrea Masiello. Oltre a Bonucci e Pepe (l'Udinese evita così la multa), si salveranno anche Belmonte e Salvatore Masiello, mandando all'aria la teoria della combine collettiva di Udinese-Bari. Ma c'è di più: per Bologna-Bari derubricato Portanova a omessa denuncia, prosciolto Di Vaio e solo multa per il Bologna. Per Palazzi, una debacle senza precedenti considerato che in passato con la Disciplinare c’era una sinergia di ferro.
Tornando al bianco e al nero: c'è da attendersi una nuova alzata di scudi con frasi sibilline come la settimana scorsa? Allora fu il patteggiamento saltato del tecnico a smuovere le viscere del presidente Agnelli, che parlò di giustizia «dittatoriale», quando si era pensato a tutto tranne che a fare i conti con l’oste, i giudici che dovevano accettare. Respinto invece, «non congruo», e la Juventus si è sentita presa in giro, sei anni dopo il caos di Calciopoli e le polemiche dell'anno passato (era di questi tempi più o meno) sulla mancata revoca dello scudetto all’Inter. La terza stella sul petto, se a molti non piace, in casa bianconera viene vista come una magra consolazione, peraltro accettata bene o male da tutte le istituzioni.
La Juve è già a Pechino, in Cina arriveranno nel pomeriggio le decisioni della Commissione, nell’aria c’è una festa a metà. Sorrideranno i giocatori, storcerà la bocca lo staff tecnico, con l'allenatore già a «tirocinio» per imparare a seguire la sua squadra dalla tribuna. È già scattato il toto-sostituto: favorito Carrera su Baroni, ma si tratterà di una soluzione tampone: «Conte non si tocca». Ad allontanare le voci di una spaccatura tra il tecnico e la società da ricondurre all'ingaggio dell'avvocato Giulia Bongiorno in vista dei gradi successivi.
A settembre si vedrà anche cosa esce da Bari, dove Conte potrebbe essere ascoltato come persona informata sui fatti. Per Bonucci e Pepe è stata invece convincente l'arringa degli avvocati Chiappero e Bianchi, che hanno mirato a scardinare l'impianto accusatorio di Andrea Masiello. Il pentito non è ritenuto credibile in questo caso, negli altri sì. Per Udinese-Bari non poteva, visto che le incongruenze sulle sue ripetute segnalazioni contrastano assai. Palazzi parlò di «dichiarazioni progressive», ma l'epiteto può essere affibbiato a Carobbio, non a Masiello che ritratta anche davanti alla procura della Repubblica per evitare di accollarsi l'associazione.
C'è una bella differenza infatti se la partita viene combinata con altri compagni di squadra o con persone estranee al mondo del calcio. Nel primo caso si tratta di semplice reato sportivo (sia Masiello da solo o con altri nove compagni come sostiene), nel secondo caso – con l'aggiunta di Carella eGiacobbe – scatta l'associazione a delinquere. Per la Disciplinare dunque quella gara la fece solo Masiello, anche se non si riesce a capire come può aver combinato un pareggio “over” (sia 2-2 o 3-3 poco importa) senza l'apporto di qualche avversario.
L'avvocato di Bonucci aveva anche detto: «Tolto Bonucci la gara resterebbe in piedi lo stesso», cercando di attenuare la paura di Palazzi nel vedersi crollare il castello di Udinese-Bari per colpa dell'assoluzione del difensore. Per questo il pm federale aveva provato in tutti i modi a stoppare l'arringa per chiedere un nuovo patteggiamento. No, Bonucci si è sempre rifiutato di patteggiare e per questo probabilmente verrà creduto e salvato. Così anche Pepe, l'ultimo appiglio alla gara per quella telefonata con Salvatore Masiello.
In queste ultime ore la Disciplinare ha cercato di dare un senso alle dichiarazioni di Andrea Masiello sulla famosa Ferrari di Pepe: «Ho sentito Salvatore dirgli per telefono se la voleva vendere la Ferrari». Ma la Ferrari aveva un senso se si parlava di acquisto (la prima dichiarazione di Masiello), e Masiello gli avrebbe detto: «Se facciamo la combine riesci a comprarti la Ferrari». Ma per venderla non c'è bisogno della combine, e tutto salta. Scagionato Pepe, con lui salvi anche Salvatore Masiello, Belmonte, e poi Di Vaio e Portanova che esce con l'omessa denuncia: Palazzi ha perso. Se prima eravamo alle malelingue, ora è una conferma: ecco perché voleva patteggiare.
Infine, i giudici hanno anche deciso che Lecce e Grosseto andranno retrocesse in Lega Pro e che il Novara inizierà il prossimo campionato di Seri B da meno due.
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Palazzi affonda con Masiello
Udinese-Bari: Bonucci-Pepe assolti. Conte stop fino a giugno
Il pentito barese non credibile, Carobbio sì. Bologna ok.
Di Vaio e l’altro Masiello prosciolti. Novara -2. Giallo Vives. Grosseto e Lecce in Lega Pro
di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 09-08-2012)
ROMA. Un gelo senza precedenti, in questi giorni caldi che prevedono per oggi la chiusura del lavoro assai pubblicizzato della Disciplinare sulle sentenze e domani reso noto a tutti. I tempi in cui la Disciplinare andava a braccetto con Palazzi (come il caso Manfredini che gridava vendetta ma fu lasciato prosciogliere dalla Corte di Giustizia) sono un lontano ricordo. Come dire, se son pentiti fioriranno. Andrea Masiello è appassito già in primo grado. Tutte (o quasi) le sue accuse vanno verso il proscioglimento o la derubricazione: Leonardo Bonucci e Simone Pepe assolti, con loro si salvano anche Salvatore Masiello , Nicola Belmonte e l’Udinese che evita la multa. Bilancio di Palazzi su Udinese-Bari: 4 proscioglimenti. Per i giudici quella combine la fece proprio Masiello, da solo o con i suoi amici Carella e Giacobbe . Il castello di Palazzi scricchiola. Bologna-Bari? Il pm federale aveva chiesto 3 anni per Portanova, e un anno per omessa denuncia a Di Vaio . Ma i giudici sembrano voler credere a Portanova («Ho avvertito i compagni...») e per questo lo dovrebbero derubricare in omessa denuncia, salvando l’ex capitano e il Bologna che avrà solo una multa. La pena forte resta su Antonio Conte che da 15 mesi scende a 10 mesi, uno in più del suo vice Angelo Alessio . Lo sgravio è dovuto alla responsabilità relativa alla carica di allenatore. Ma c’è un motivo che rende ancora più pesante la sconfitta del procuratore in questo doppio processo: quanto dice Carobbio (e “de relato” Gervasoni), per la Disciplinare resta credibile, mentre le rivelazioni di Andrea Masiello non sono riscontrate. Anzi, il pentito si è contraddetto in più punti e la differenza l’hanno fatta le conclusioni a cui giunge la procura di Bari. Mentre a Cremona siamo ancora work in progress, in Puglia i pm Laudati e Angelillis sono già arrivati a dama per la Bari 1 e su Masiello non hanno maturato un’opinione così decisiva come il pm Di Martino assegna a Carobbio: «Masiello non è credibile», dice Bari. Ma Palazzi no, ha osato, alzato il tiro, mandando a processo e chiedendo la condanna per diversi tesserati, sulla scorta di dichiarazioni «non riscontrate». Questo sarebbe lo scotto che la giustizia sportiva pagherebbe se i processi venissero fatti a inchiesta penale chiusa. Si va anche verso la retrocessione del Lecce, ma non certo per l’autoaccusa di Masiello: «Ho fatto l’autogol volontariamente», aveva scritto agli inquirenti poco prima di essere arrestato: «La natura auto accusatoria di Masiello risulta priva di fondamento e mirata ad allontanare lo spettro dell’associazione», la chiosa finale scritta sull’ordinanza. Ad inguaiare il Lecce invece sarebbero stati i tabulati e i flussi bancari prodotti dagli inquirenti, non certo la collaborazione di Masiello.
E VIVES? Alla luce di tutto questo brucia ancora di più ai patteggiati della prima ora, Bentivoglio , Parisi , ecc. E lo stesso patteggiamento di Masiello: 26 mesi di squalifica scontati per cosa? A questo punto sperano tutti, compreso Giuseppe Vives , il presunto braccio operativo di Semeraro in campo. La domanda sul segnale dell’accordo raggiunto: ma fu una pacca sulla spalla o uno scambio di maglia? Anche qui Masiello aggiusta, per Vives è una storia simile a quella di Bonucci: toglierlo dalla combine non escluderebbe comunque il derby. Altra matrioska? Sperano invece gli altri coinvolti, compreso Padelli , accusato di un illecito in Palermo-Bari quando fu proprio lui a sventare la combine parando il rigore a Miccoli. Dopo il rinvio a giudizio e il suo sfogo in dibattimento, pare che qualche federale gli si sia avvicinato per esprimergli la sua solidarietà...
NOVARA ETICO A completare il quadro dei club: Grosseto in Lega Pro (Carobbio e gli altri...), mentre il Novara dovrebbe scendere a -2 (in continuazione con il -3 del primo processo): apprezzato il codice etico e il monitoring societario, in linea con gli innovativi standard di prevenzione promossi dalla serie B di Andrea Abodi, prossima a concludere una trattativa con Federbet. Un gran caos, anche sulla tempistica: le sentenze dovevano uscire oggi ma usciranno domani, per evitare la sovrapposizione dei sorteggi di Lega Pro.
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Da Lanzafame ai pm
risposte interessanti
di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 09-08-2012)
ROMA. Penultimo giorno di interrogatori prima delle vacanze. La procura di Bari va spedita verso la chiusura delle indagini sulle due gare rivelate da Andrea Masiello: Bari-Treviso e Bari-Salernitana del 2008-09. Ieri i procuratori Angelillis e Dentamaro hanno sentito Francesco Caputo e Davide Lanzafame, mentre si è avvalso della facoltà di non rispondere l’attaccante Vitor Barreto, anche se il suo procuratore Zilli sostiene il contrario. «Non è vero, ha risposto a tutte le domande». Di poco conto l’interrogatorio di Caputo, un’ora scarsa e poca voglia di parlare all’uscita. Ancor più blindata l’uscita in taxi dell’attuale attaccante del Catania. Lanzafame è rimasto davanti agli 007 per circa due ore e avrebbe chiarito la sua posizione. Il verbale resta secretato, ma a seguito di alcune ammissioni di altri giocatori, anche Lazafame avrebbe confermato alcuni episodi nebulosi avvenuti in quel Bari. Oggi sarà la volta di Marco Esposito, Stefano Guberti e Alessandro Parisi.
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“Colpevole fino a prova contraria”
I folli codici della giustizia sportiva
di MARCELLO LEMBO (gli Altri 08-08-2012)
Epo e calcioscommesse, ci pensano loro ad arrostire un’estate già calda di roghi, fisici e mediatici. E mentre da Londra ai divani di casa nostra si gareggia a buttare la croce addosso ad Alex Schwazer, all’ex ostello della gioventù di Roma si aspetta che ingiustizia sia fatta. Perché a prescindere dal toto sentenze l’unico vero sconfitto del processo calcioscommesse sembra lo stato di diritto. Ironico se si considera che Roma magari non è (mai stata) la patria della democrazia, ma sulla paternità del diritto qualche pretesa può anche accamparla.
Non si direbbe però a leggere il codice di giustizia sportiva della Figc, un “tomo” di ben 34 pagine (compresa la procedura) scritte con interlinea generosa e divise in otto comodi pdf. Eppure in uno spazio tanto breve sono racchiusi non pochi virtuosismi, che l’ultimo processo all’ex ostello – per il filone bis della procura di Cremona e per il primo filone di Bari – ha rivelato in tutto il loro splendore.
Già prima ancora che parta il dibattimento e grazie al caso Antonio Conte si viene a conoscenza ad esempio dell’articolo 23 del codice (che si nasconde sotto il titolo di “Applicazione di sanzioni su richiesta delle parti”), ovvero quello che permette a un deferito – cioè un rinviato a giudizio – di patteggiare una pena senza ammettere la colpa.
Perché il codice di giustizia della Figc prevede in effetti anche la pena senza condanna, così magari il deferito per evitare il processo (scelta abbastanza saggia, come si vedrà) accetta una sanzione minima e aiuta la procura che (e si vedrà anche quello) spesso ha un carnet troppo fitto di impegni.
Arrivati al processo vero e proprio assistiamo all’arringa del procuratore Palazzi che rivolgendosi ai giudici – che per l’occasione si chiamano commissione disciplinare – presenta le prove raccolte in fase di indagine. Non si stupiscano i fan di Perry Mason però, quella non è l’arringa di apertura. No, quello è già il processo che è arrivato a metà. L’articolo 35, comma 4.1 è piuttosto lapidario a riguardo: “I procedimenti si svolgono sulla base degli elementi contenuti nel deferimento e nelle deduzioni difensive”. Traduzione: gli accusati non possono essere sentiti nel corso del processo, sono già stati sentiti dalla Procura federale e questo basta. Seconda traduzione, se un pentito ti accusa (come è il caso della maggior parte dei deferiti del processo calcioscommesse), la difesa non può controinterrogarlo, bisogna solo sperare che la pubblica accusa si sia ricordata di fare tutte le domande.
Esiste ovviamente la possibilità di presentare delle “deduzioni” accompagnandole con delle prove, ma non sempre la va, anzi spesso la spacca. Lo sa bene Marco Di Vaio, ex capitano del Bologna, emigrato nel campionato canadese in tempi non sospetti. Trascinato nel vortice del calcioscommesse da una telefonata a un suo compagno di squadra, Daniele Portanova (di cui però si conosce solo la data ma non il contenuto, perché il gestore si è rifiutato di fornire i tabulati), ha chiesto di presentare alcuni elementi a difesa durante l’udienza dello scorso 3 agosto. Si trattava di alcuni fotogrammi integrativi della partita incriminata e di una serie di dichiarazioni – tra cui quella del presidente onorario del Bologna, Gianni Morandi –, che garantivano sull’onestà della condotta del giocatore. Immediata e stizzita l’obiezione della pubblica accusa: “Non abbiamo il tempo materiale per esaminare quegli atti”. Perché, spiega poi Palazzi, “le indagini difensive quando non passano attraverso autorità giudiziaria ordinaria, non possono essere oggetto di vaglio in questa sede. Si dovrebbe prendere per buono quanto dichiarato da soggetti che poi in più delle volte non sono tesserati”. Il problema del poco tempo libero di Stefano Palazzi deve essere piuttosto grave perché in effetti la commissione disciplinare accoglie l’obiezione e non accetta il materiale presentato.
Per riassumere: patteggiamenti senza ammissioni, niente controinterrogatori e procura troppo impegnata per dare retta alla difesa. Ahmadinejad ne sarebbe fiero. Ma fortunatamente la Costituzione ci protegge, ecco allora gli avvocati di Antonio Conte appellarsi a una pronuncia della Corte Costituzionale per chiedere la ricusazione dei giudici che non avevano accettato un patteggiamento “perché la pena era poco congrua”. Immediata la replica di Palazzi: “Questo procedimento non accoglie i principi del processo penale”. E in effetti il principio giuridico di fondo sembra essere lo “sbrigamose”, perché il mondo va avanti e lo spettacolo deve continuare e ricomincia solo tra qualche settimana. Ecco quindi che l’obiezione è accolta con tanti saluti alla Corte Costituzionale.
È una dittatura verrebbe da pensare. Qualcuno l’ha anche detto, Andrea Agnelli presidente della Juventus, e adesso rischia la squalifica e una multa fino a 50mila euro per lesa maestà.
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Il regime della formazione della prova nel procedimento disciplinare
di EDOARDO REVELLO dal blog SPORT&LEGGE (Ġazzetta.it 08-08-2012)
Risulta di estrema attualità e rilevanza il tema della formazione della prova nell’ambito del procedimento sportivo, alla luce dei recenti scandali che stanno affliggendo il mondo del calcio italiano.
Come noto, nell’ambito della giustizia sportiva, è il soggetto incolpato – a seguito del provvedimento di deferimento emesso dalla Procura Federale – a dover dimostrare la propria innocenza nel corso del dibattimento.
In attesa delle risultanze del processo di primo grado innanzi alla Commissione Disciplinare FIGC in merito allo scandalo del calcioscommesse – attese tra domani e venerdì -, ci si chiede su quali basi potrebbero essere condannati o assolti i soggetti coinvolti dall’inchiesta.
Nello specifico, rivestono un ruolo chiave le dichiarazioni di alcuni tesserati c.d. “pentiti”, i quali hanno assunto un atteggiamento di fattiva collaborazione con gli organi federali anche al fine di godere degli sconti di pena previsti espressamente dall’articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC (“in caso di ammissione di responsabilità e di collaborazione fattiva da parte dei soggetti sottoposti a procedimento disciplinare per la scoperta o l’accertamento di violazioni regolamentari, gli organi giudicanti possono ridurre, su proposta della Procura federale, le sanzioni previste dalla normativa federale ovvero commutarle in prescrizioni alternative o determinarle in via equitativa“).
Ed è proprio sull’inattendibilità e/o contraddizioni delle versioni fornite da tali soggetti indagati che verte gran parte dell’architrave difensivo di coloro che sono stati, per così dire, “tirati in ballo” da tali dichiarazioni. Nel corso, infatti, del dibattimento appena conclusosi a Roma, numerosi legali hanno fatto esplicito riferimento all’assenza di una prova oltre ogni ragionevole dubbio che possa portare ad una condanna dei propri assistiti.
Orbene, riteniamo che tale principio generale non possa non essere validamente applicato anche all’interno dell’ordinamento sportivo: ne è prova evidente la costante applicazione anche nell’ambito di federazioni c.d. minori (spesso ingiustamente, se si tiene conto dei recenti brillanti risultati olimpici!).
Citiamo allora a mero titolo esemplificativo, una decisione assunta dalla Commissione Disciplinare della Federazione Italiana Canottaggio Sedile Fisso (FICSF) – la n.1/2010 -, la quale espressamente evidenzia che “ai fini dell’attribuzione della responsabilità ai singoli deferiti, i fatti contestati debbono, necessariamente, essere valutati secondo il valore che i principi generali di Giustizia Sportiva e il Regolamento Federale di Disciplina e Giustizia prevedono per la formazione della prova che, in osservanza ai superiori ed insormontabili principi dell’Ordinamento Giuridico Generale, deve essere raggiunta “al di là di ogni ragionevole dubbio” (Cass. S.U. 30328/02)“.
Per quanto la giustizia sportiva sia spesso sotto attacco a causa di alcuni suoi insiti malfunzionamenti, bisogna sempre ricordare che si tratta di una giustizia domestica accettata da tutti i suoi componenti al momento del tesseramento e/o affiliazione. In ogni caso, l’esigenza di celerità, imprescindibile al fine di garantire la continuità delle gare e delle competizioni sportive, non deve però far rima con sommarietà. Alcuni principi fondamentali propri della giustizia ordinaria devono dunque trovare anche qui regolare applicazione, tenuto conto della rilevanza – anche economica – degli interessi in ballo.
Per questo motivo, il CONI ha espressamente deliberato un elenco di Principi di Giustizia Sportiva ai quali tutte le Federazioni devono attenersi scrupolosamente.
Per quanto sia pacifica ed incontestata la posizione di rilevanza della Federcalcio nel panorama sportivo italiano, esempi virtuosi come quello offerto della FICSF non possono che essere salutati con favore, poiché possono guidarci ad una corretta applicazione delle norme e principi di diritto comune nell’ambito della giustizia sportiva.
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di ELIO MATASSI (ilFattoQuotidiano.it 08-08-2012)
Sempre più nei dibattimenti processuali si assiste al coinvolgimento diretto di persone scomparse da tempo. Una violazione flagrante di uno dei principi-cardine dell’etica, la difesa pregiudiziale di chi muore e il rispetto per il suo corpo. Basterebbe ricordare uno dei personaggi più affascinanti e controversi dell’antichità: Achille. L’eroe dell’Iliade è colui che ha avuto il privilegio di scegliere il proprio destino, che ha deciso di essere fino in fondo se stesso, consapevole che pagherà tutto questo con la vita. Quando uccide Ettore, facendo scempio del suo corpo davanti alle mura di Ţroia, Achille sa che, nel calpestare la morte, anch’egli molto presto sarà coinvolto nella stessa situazione. La sera stessa Priamo va da lui e, genuflettendosi, gli chiede la restituzione del corpo del figlio. Achille, rispettando la sacralità della morte, glielo restituisce.
Nella contemporaneità si assiste a un caso analogo: la rivisitazione di calciopoli coinvolge direttamente una delle figure più nobili del calcio italiano, Giacinto Facchetti. In questo caso viene violato in maniera flagrante il principio della difesa e del rispetto per coloro che ci hanno lasciato come, ovviamente, sul piano giuridico, il principio della presunzione d’innocenza.
Quello di Giacinto Facchetti è il caso tipico di morte irredenta, tema trattato in maniera magistrale nel film di Pierpaolo Pasolini Accattone. Per l’intellettuale e artista italiano, la vita quotidiana, bassa e miserabile, è accompagnata da piccoli eventi a loro modo sacri, da “ierofanie”, per usare un’espressione cara a Mircea Eliade. La Passione secondo Matteo di Bach viene ad assumere questo stesso significato: Il Sacro e Il Sublime entrano in rapporto diretto con l’umile, il profano e il volgare. Il Coro finale della Passione bachiana, vero e proprio filo conduttore del film, è una “ierofania”, una manifestazione del destino di Accattone, ma anche il preludio per il suo riscatto. Sarà proprio la musica a elevare Accattone – povero Cristo, pappone di borgata – dalla miseria in cui lui e la sua gente si trovano confinati. È la musica che lo mostra al mondo, col suo coraggio e la sua viltà, innalzandolo al cielo in punto di morte, dalla polvere in cui ha sempre vissuto. I titoli di testa, in cui ritroviamo il Coro della Passione, si chiudono con alcuni endecasillabi del Purgatorio dantesco. Buoconte di Montefeltro, pentitosi in fin di vita, viene salvato dalla dannazione eterna. È dunque lo stesso Pasolini ad anticipare, con questa citazione, la conclusione del film, fornendo una chiave di lettura dell’epilogo: una sorta di apoteosi del miserabile, realizzata anche con l’ausilio del sublime bachiano. Come Buonconte, Accattone si salva, non già acquistando la salvezza eterna, quanto piuttosto conquistando una giusta, umana dignità che fino a quel momento la vita gli aveva negato. La musica svolge un ruolo decisivo; come suggerisce il musicista tedesco Hans Werner Henze: “Questa musica sta, come il suo autore, dalla parte del popolo, degli umiliati e degli offesi, e parla la loro lingua.
Tutti i martiri del mondo si possono riconoscere e ritrovare in queste richieste di soccorso e di lamentazioni”. Accattone acquisisce, alla fine, morendo, una redenzione che è stata per sempre negata a Giacinto Facchetti.
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PREMIATO IL LIBRO DI FACCHETTI JR
«Quando papà andò fra i tifosi nel fango»
di LUCA CASTALDINI (GaSport 04-08-2012)
«Sono molto felice» racconta Gianfelice Facchetti. «L'idea era solo quella di mettere ordine tra i ricordi di figlio e di ripassare il bello della vita, soppesarlo e fermarlo su queste pagine. Tra foto, telegrammi o articoli dedicati a papà che, talvolta, erano per me inediti». E invece, alla fine, il suo Se no che gente saremmo gli è valso anche il premio Bancarella Sport, vinto «in volata» su Passi da gigante del duo Vanetti-Meneghin.
Ma suo padre che rapporto aveva con i libri?
«Limitato, fino a quando era a Ragioneria. Dopo però, grazie all'amicizia con Giovanni Arpino (da cui è tratto il titolo, ripreso da un passaggio di Azzurro tenebra, ndr), ha scoperto Buzzati, Tolstoj e addirittura i classici latini».
A proposito del titolo, aveva puntato subito su «Se no che gente saremmo»?
«Praticamente sì, grazie anche all'intuizione del mio editor della Longanesi. Prima avevo pensato a "Qualcosa che resta", ma quello definitivo è azzeccato».
Dalla pubblicazione a oggi qualcuno le ha rivelato storie che prima non conosceva?
«Sì, rivelatemi da gente comune. Come quei tifosi, avellinesi di Montella, che qualche anno fa andarono ad Appiano per vedere un allenamento dell'Inter. Pioveva e c'era un sacco di fango. Mi hanno detto che alla fine papà, che era già presidente, mentre stava uscendo in auto dal centro si fermò, scese e in mezzo alla melma li raggiunse per salutarli e ringraziarli. Leo, il figlio di Armando Picchi, mi ha detto invece che mio papà andò da lui quasi per scusarsi dopo aver visto una cartolina celebrativa in cui veniva definito «Facchetti, capitano della Grande Inter». Che invece era proprio Picchi. E poi ci sono state un sacco di testimonianze d'affetto trasversali...».
Per esempio?
«Tifosi milanisti o juventini che si complimentavano con me. O che, come un cioccolataio juventino di Modica, è uscito per regalarmi un sacchetto di dolci dopo aver scoperto chi fossi».
Lei è attore e a settembre riporterà al Leonardo di Milano il suo «Icaro and Dedalo srl». Del Gianfelice scrittore sentiremo parlare ancora?
«Vorrei concentrarmi di nuovo sul teatro, però ho un sacco di suggestioni, anche sportive. Dall'inizio del 2013 vorrei rimettermi a scrivere, sì».
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e le due anime della Juventus
Cosa succede all'interno del clun bianconero?
Agnelli schierato al fianco del suo allenatore ma
le voci di addio non si placano. E John Elkann tace...
di GIOVANNI CAPUANO (PANORAMA.IT 08-08-2012)
La domanda è legittima osservando il susseguirsi di voci, smentite e nuove indiscrezioni che stanno accompagnando le settimane di passione bianconero legata al destino di Antonio Conte. Cosa sta succedendo nella Juventus? Chi comanda davvero in società? E la posizione ultra-garantista di Andrea Agnelli, pronto a sfidare la Figc pur di non abbandonare l'allenatore, è condivisa da tutta la proprietà?
Domande che rimangono senza una risposta ufficiale anche se lo scenario proposto da 'La Ġazzetta dello Sport' circa l'esistenza di un 'corvo' interno alla società al lavoro per minare la posizione di Conte e accreditarne rottura ed allontanamento con i vertici del club rischia di risultare credibile a fronte dell'inusuale fibrillazione che caratterizza queste giornate.
La certezza è che Andrea Agnelli ha ufficialmente scelto la linea dell'appoggio totale ad Antonio Conte. Lo ha fatto sin dalle prime battute della vicenda calcioscommesse esponendosi personalmente e schierando la Juventus anche a rischio di mischiare (almeno agli occhi dell'opinione pubblica) la posizione della società, del tutto estranea alle inchieste, a quella del tecnico che comunque deve rispondere di alcune circostante quanto meno imbarazzanti.
Il sospetto è che la proprietà della Juventus, e cioè il ramo Elkann della famiglia che controlla il club attraverso il 63,80% delle azioni in mano alla cassaforte Exor, non abbia condiviso fino in fondo la strategia. John Elkann tace sull'argomento Conte dallo scorso 26 luglio, giorno del deferimento dell'allenatore. Andrea Agnelli aveva appena fatto pubblicare sul sito una nota di "profonda amarezza" per lo sviluppo "mitigata dalla consapevolezza che le regole dello sport arriveranno a fare chiarezza" e preannunciando comunque che la Juventus avrebbe appoggiato i suoi tesserati come si fa "in una squadra in cui non si resta mai soli". John era parso un po' più tiepido: "Mio cugino ha fatto una dichiarazione molto chiara. Sosteniamo in pieno il nostro allenatore e i giocatori. Preoccupato? No, sono fiducioso e credo nella giustizia".
In precedenza risultano un paio di "no comment" in passaggi delicati della vicenda come le perquisizioni in casa di Conte (28 maggio) e voci sul possibile coinvolgimento del tecnico (18 maggio). E un altro appoggio con richiamo alle parole del cugino Andrea il 29 maggio all'assemblea degli azionisti Exor: "Gli elementi di oggi non sono sufficienti a trarre conclusioni. Andrea si è espresso in maniera chiarissima". Un appoggio con precisazione: "Tutta questa vicenda non tocca la Juventus, noi non ne facciamo parte e adesso vediamo come proseguiranno queste inchieste".
Rilette a distanza di quasi tre sembrano parole profetiche di quanto sta accadendo oggi. Tenere distinte le posizioni di Conte e della Juventus era allora la preoccupazione di John Elkann. Non è accaduto e due soli interventi in cento giorni legittimano qualche dubbio. Anche perché nel frattempo Andrea Agnelli ha scelto una strategia altamente aggressiva che è utile ripercorrre nei passaggi fondamentali.
Si parte dal monologo di sei minuti del 28 maggio con il presidente e Conte fianco a fianco: "Il ruolo attribuito ad Antonio sarebbe insignificante... E' persona di valore, onestà, integrità e lealtà. Sarà lui il nostro allenatore e ci guiderà in Champions League". Poi la negazione dell'esistenza di un piano B ("non esiste alcun piano B, sono sereno sugli sviluppi") alla presentazione della nuova maglia l'11 luglio in attesa dell'audizione davanti a Palazzi.
Tra il 26 luglio, giorno del deferimento, e oggi arrivano tre note ufficiali pubblicate sul sito e una visita a Vinovo per dimostrare a Conte la vicinanza della società (3 agosto). Agnelli dichiara guerra alla Figc e alla giustizia sportiva definita "sistema dittatoriale che priva le società e i tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e alla onorabilità", incassa la risposta stizzita di Abete e un probabile deferimento. I rumors sulle frizioni tra Conte e la società si rincorrono e non serve la smentita ufficiale (6 agosto) nel giorno in cui ci sono le dimissioni di Stellini, primo pezzo che si stacca dal vagone bianconero.
In mezzo c'è la figura di Michele Briamonte, legale della Juventus e componente del cda bianconero. Fa parte dello studio legale di Franzo Grande Stevens, storico "avvocato dell'Avvocato" e uomo vicinissimo alla famiglia Agnelli, già presidente della Juventus dal 2003 al 2006 per volontà di Umberto e vicinissimo a John Elkann. Briamonte è più di un semplice avvocato ed è l'unica voce ufficiale della Juventus - oltre ad Agnelli - ad essersi espresso negli ultimi giorni: "Solo Conte può decidere... Ogni sostituzione o modifica del collegio sara' decisa insieme e valutata sulla base degli eventi. In ogni caso in questo momento c'e' unita' di intenti". Conte scaricato? "La società non farà mancare il proprio supporto e aiuto". All'apparenza tutto chiaro. Però le voci continuano a circolare e i tifosi della Juventus si chiedono perché John Elkann non prenda una posizione chiara al fianco del cugino Andrea e dell'allenatore che ha riportato lo scudetto a Torino dopo Calciopoli, altra vicenda in cui John e Andrea hanno tenuto due profili significativamente differenti.
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ANALISI
La farsa del calcio scommesse:
la Ġazzetta anticipa il verdetto
Dieci mesi a Conte, assoluzione per Bonucci e Pepe. È scritto in prima pagina, bello grosso, 24 ore prima della sentenza. Con buona pace di chi ancora crede nella giustizia, sia pure sportiva. Tanto di cappello alla giornalaccio rosa, autrice dello scoop. Ma è la degna fine di un processo che avrebbe dovuto contribuire a pulire il calcio e invece è risultata una commedia ridicola.
di MASSIMILIANO GALLO (LINKIESTA 08-08-2012)
Sul legame tra stampa e magistratura si è scritto tanto, probabilmente troppo. Che in Italia la giustizia, pardon le procure, proceda in tandem coi media è un dato incontrovertibile. Si apre un’inchiesta, magari si arresta qualcuno, si apre il processo pubblico e di fatto l’imputato è già bello e condannato. Che poi, anni dopo, venga assolto da qualche tribunale è un aspetto irrilevante della vicenda.
Questa mattina, però, c’è stato un salto di qualità negli intrecci tra giustizia (sia pure sportiva) e stampa. La Ġazzetta dello sport oggi anticipa in bella evidenza (vedremo domani con quale grado di attendibilità) la sentenza sui primi filoni del calcio scommesse, segnatamente quelli relativi alla Juventus. “Bonucci e Pepe assolti. Conte: dieci mesi”. Persino con un commento tecnico che spiega il verdetto e il diverso peso che la Commissione disciplinare attribuisce a due calciatori: l’uno, Masiello, ritenuto non credibile; l’altro, Carobbio, quello che tira in ballo Conte, viceversa ritenuto attendibile.
Sia chiaro, tanto di cappello alla Ġazzetta dello Sport, lo scoop c’è tutto (a patto che il verdetto venga confermato, altrimenti questa prima pagina resterà nella storia del giornalismo come une delle più grandi panzane di tutti i tempi). Ma per chi segue il calcio e per coloro i quali continuano a credere nella giustizia, l’anticipo del verdetto non fa che aumentare il senso di spaesamento e di sfiducia nei confronti del mondo della legge, sia pure quella sportiva. Dando l’ultimo, definitivo, tocco di ridicolo a un processo che avrebbe dovuto contribuire a fare pulizia nel calcio e invece toglie ogni speranza a chi ancora si ostina a guardare il calcio con quell’animo da bambino speranzoso (e invece sa di essere solo un povero idiota).
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Si fanno più minacciose le nubi sul futuro dei galletti.
Le dichiarazioni del difensore possono aprire la strada
a un nuovo processo sportivo e a nuove penalizzazioni
Le accuse dell'ex
Micolucci conferma ai pubblici ministeri le combine del Bari nell'anno della promozione
di VINCENZO DAMIANI (Corriere del Mezzogiorno 08-08-2012)
BARI — Ha confermato quanto aveva già messo nero su bianco in un esposto inviato alla Procura federale e la sua confessione rischia di mettere nei guai un'altra volta il Bari, già penalizzato di cinque punti dalla giustizia sportiva, e i protagonisti dell'ultima promozione in serie A dei biancorossi. Vittorio Micolucci, uno dei «pentiti» del calcio scommesse, ieri mattina è stato ascoltato come persona informata sui fatti dai carabinieri e dai pubblici ministeri baresi Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro.
Ha ribadito le sue convinzioni, ovvero che quattro partite giocate dalla formazione biancorossa potrebbero essere state combinate: si tratta di Bari-Treviso dell'11 maggio 2008, (conclusa 0-1), Piacenza-Bari del 9 maggio 2009, finita 2-2, e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, terminata 3-2, e di Parma-Bari (1-2) del campionato di serie A 2010- 2011. Prima di Micolucci, nella caserma dei carabinieri si è presentato un altro ex biancorosso, Cristian Stellini, il vice di Antonio Conte che lunedì scorso si è dimesso dopo aver appreso di essere stato indagato dalla Procura pugliese. Sia Stellini che Micolucci hanno risposto alle domande degli inquirenti, complessivamente gli interrogatori sono durati circa quattro ore.
Nell'esposto Micolucci scriveva che «in riferimento alle partite del Bari le posso dire che l'anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Nella stagione della promozione, invece, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana… Sono sicuro e certo della vittoria della Salernitana perché in quella stagione nelle ultime partite si avvicinavano alle squadre offrendo soldi. Non so chi sono ma sono sicuro che la Salernitana ha comprato quella partita». Micolucci parla anche della stagione 2010- 2011. «Nell'ultima stagione in serie A - spiegava ancora il difensore - sentendo le voci di Pederzoli e Sommese che erano legati a Tisci, Erodiani, Parlato e automaticamente agli "Zingari", mi dissero che Parma-Bari era una partita fatta per la vittoria del Parma, infatti loro ci scommisero sopra ed erano arrabbiati perché persero tanti soldi. Infatti ci furono delle risse a fine partita. Nei giorni successivi l'incontro tutti e due dicevano che soltanto una parte della squadra del Bari sapeva della combine». «Sono stati fatti chiarimenti - dice Daniela Pigotti, legale di Micolucci - e sono state date spiegazioni. Abbiamo fornito appunti, informazioni, visto che per anni Micolucci ha giocato nel Bari e conosceva l'ambiente, parlava con gente che conosceva anche al di fuori del calcio perché ci si frequenta, si frequentano i ristoranti, si parla tra giocatori e si dicono pettegolezzi».
Oltre alle quattro partite di cui parla Micolucci, nel calderone del calcio scommesse sarebbero finiti altri cinque match giocati tra il 2007 e il 2011, tra questi un Bari-Genoa del primo campionato di serie A, del quale gli investigatori avrebbero chiesto conto anche a Stellini.
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Conte è pronto a lottare da solo
Nuovo pool di avvocati e nuove strategie in vista dell’appello
Ma deve scacciare le nubi di Bari per riprendersi la Juvedi Alberto Abbate
Dalla Disciplinare arriverà lo stop di 10 mesi. E a Bari sarà ascoltato come testimone
di ALBERTO ABBATE (CorSport 08-08-2012)
ROMA - I giorni dell’abbandono. Conte li annusa, li intravede in bianco e nero a Pechino. C’è una grande muraglia, lo separa dalla Juve. Non si dimetterà Antoniocapitano, dovrà scalare però ogni grado della giustizia per riprendersi la sua panchina. Non solo formalmente. Domani - ma le sentenze potrebbero anche slittare a venerdì - scatterà la squalifica, la Disciplinare gli farà uno “sconto” sui 15 mesi richiesti da Palazzi: Conte si beccherà 10 mesi di stop. Eppure, interminabili, saranno i prossimi 30 giorni. L’aria pesante, il caldo infernale di agosto.
LE OMBRE A BARI - Guarderà la Supercoppa dall’alto, Conte ha già le vertigini. Nessuna paura di volare, solo di cadere. La società non gli darà nessun paracadute. Adesso deve vedersela da solo, col suo avvocato De Rensis. Non basta più urlare, deve dimostrare la sua innocenza. La Juve è al suo fianco, nel senso che lo aspetterà. Non è una questione di tempo, piuttosto d’immagine. E’ riconoscente all’allenatore campione d’Italia, ma Conte dovrà ripagarla con le carte. Della sua “libertà” calcistica. E dovrà dissolvere quelle nubi “maledette” a Bari. Avere le mani pulite.
IL COLLABORATORE STELLINI - Entro fine agosto dovrà parlare in Puglia, lo aspetta pure la Procura della Repubblica. Ieri c’era il suo collaboratore Stellini. Un assaggio del passato indigesto: è indagato insieme a 9 suoi ex compagni di quel “Bari dei miracoli”, dove gli investigatori hanno scovato «una vera e propria squadra di calcioscommesse» . Gli inquirenti non mirano certo a Conte, l’allenatore sarà ascoltato come “persona eventualmente informata sui fatti”. Questi continui schizzi di fango cominciano però a sporcare la Juve, che nulla c’entra con questa brutta vicenda. E’ parecchio infastidita.
LA FRATTURA SUPERFICIALE - E’ ancora superficiale, ma c’è una ferita interna, s’è aperta nei giorni prima del processo. E ora è più visibile: i legali bianconeri Briamonte e Chiappero da una parte, l’avvocato De Rensis - presto assistito dalla Bongiorno - dall’altra. A Conte non è andata giù la scelta dei difensori della Juve di patteggiare e poi il rifiuto della Disciplinare. Non voleva farlo sin dall’inizio, s’è sentito forzato, poi rigettava una pena di quattro mesi. La Vecchia Signora invece non ha affatto gradito la vicenda Stellini. Il suo assistente aveva giurato, confessato solo l’episodio di Siena-Albinoleffe. Conte aveva persino dato la sua benedizione, invece i fatti lo stanno smentendo a Bari.
CONTE PIU’ SOLO - Che c’entra Conte? La sua onestà, sino a prova contraria, d’essere presunta. Di certo però un tecnico che non s’accorge dell’accordo fra un suo collaboratore e la squadra avversaria (Siena-Albinoleffe) o di una mega-vendita (Salernitana-Bari) da parte dei suoi giocatori è perlomeno molto distratto e disattento. Antoniocapitano giura sia questa l’unica e sola verità. Dovrà dimostrarla e poi vivranno tutti felici e contenti. Come un tempo, sino a ieri era così. Fra trionfi e grida di gioia. Lui, la Juve e un’Italia bianconera, schierata al suo fianco. Stavolta però, dopo aver alzato la voce quando non voleva patteggiare, sarà molto più dura difendersi. Sarà prima travolto da 10 mesi di squalifica, la botta della Disciplinare. Poi si rivolgerà alla Corte di Giustizia Federale. Punterà all’assoluzione da ogni accusa, ma ottenere 3-4 mesi di squalifica - all’ultimo grado di fronte al Tnas - sarebbe comunque una vittoria. Il più grande successo cancellare ogni macchia. Zittire ogni malalingua. Dalla Cina con rumore.
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IL PM: INCHIESTA LUNGA
Bari, Stellini interrogato per due ore
L’ex assistente di Conte tirato in ballo da Masiello, che ha fatto altre aggiunte
Indagini su tre partite del Bari: quelle contro Treviso, Piacenza e Salernitana
di ANTONIO GUIDO (CorSport 08-08-2012)
BARI - Riflettori puntati sul Bari di Antonio Conte. Due ore di interrogatorio per Cristian Stellini, una per Vittorio Micolucci che con il suo famoso fax inviato al procuratore federale Stefano Palazzi ha offerto agli investigatori nuovi spunti d'indagine che andranno avanti per mesi. «L'inchiesta è ancora lunga, voi che potete andate al mare» ha ironizzato il pm Ciro Angelillis lasciando il Comando provinciale dei Carabinieri sul lungomare di Bari. Stellini, uno dei leader del Bari di Conte insieme con Andrea Masiello, è stato tirato in ballo proprio dal suo ex compagno di squadra che avrebbe confermato le rivelazioni raccolte da Micolucci aggiungendo materiale di un certo interesse.
Stellini è arrivato alle 10,30 in compagnia dell' avv. Raffaele Della Valle, che fu il legale di Enzo Tortora e della modella inglese Terry Broom. Ad attenderli i pm della Procura di Bari Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro insieme con il maggiore Riccardo Barbera del Nucleo Investigativo dei Carabinieri.
Gli inquirenti lo considerano uno degli uomini chiave dell' inchiesta anche per chiarire i termini del possibile coinvolgimento della criminalità organizzata con scommesse clandestine e denaro da riciclare. L'elenco delle partite si allunga di giorno in giorno ampliando il ventaglio delle presunte combine ai campionati 2007-2008 e 2008-2009, quando sulla panchina c'era Conte che riportò il Bari in serie A con una fantastica cavalcata (giocando il miglior calcio del campionato cadetto).
La Procura sta esaminando tre partite truccate: Bari-Treviso dell'11 maggio 2008, conclusa 0-1, Piacenza-Bari del 9 maggio 2009, finita 2-2, e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, terminata col risultato di 3-2, più altre sei gare sospette.
L'interrogatorio è stato ovviamente secretato per non compromettere l'esito delle indagini. Stellini ha risposto a tutte le domande del sostituto procuratore Ciro Angelillis tese ad appurare anche un eventuale coinvolgimento di Conte durante le due stagioni baresi.
Una breve pausa, il tempo di prendere un caffè, poi è stato il turno di Vittorio Micolucci, convocato come persona informata sui fatti, che aspettava da due ore insieme con il suo legale Daniela Pigotti. «Sono stati fatti chiarimenti - ha detto l'avvocato al termine dell'interrogatorio - e sono state date spiegazioni su quel famoso fax. Ci sono state diverse manipolazioni anche giornalistiche su Conte ma il mio assistito ha semplicemente fatto un riferimento temporale e cronologico, dicendo che nell'anno in cui allenava Conte mi risulta che... Come dire l'Inter di Mourinho, la Roma di Luis Enrique» .
L'avv. Pigotti ci tiene a sottolineare che Micolucci ha voluto dire tutto quello che sapeva, anche quello di cui era venuto a conoscenza da voci di corridoio, dai compagni di spogliatoio. «Lui di fatto non sa nulla anche perché quello che ha vissuto direttamente l'ha già detto ed è stato squalificato. Alla Procura ha riportato appunti, informazioni, visto che per anni ha giocato nel Bari. Quindi conosceva l'ambiente, parlando con gente che conosceva e con cui ha avuto rapporti anche al di fuori del calcio perché ci si frequenta, si frequentano i ristoranti, si parla tra giocatori e si dicono pettegolezzi. Ma lui non sa nulla riferisce de relato quello che ha ascoltato per sentito dire» . Micolucci avrebbe riferito di quelle presunte combine «nell'ottica del collaboratore che è, perché se siamo arrivati al calcioscommesse è per merito di Micolucci che è il primo che ha svelato tutti i meccanismi, dagli zingari a Gervasoni fino alla catena che è sotto gli occhi di tutti» .
Oggi toccherà agli attaccanti Barreto, Lanzafame e Caputo.
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LA FIGC SI MUOVE PER TROVARE UNA SOLUZIONE
Lecce e Grosseto nel limbo
Congelate le loro partite di B
Abete potrebbe sostituirle con Vicenza e Nocerina
La Disciplinare ha già dato la delega
di ALBERTO ABBATE (CorSport 08-08-2012)
ROMA - Gare congelate in partenza. Lecce, Grosseto, Vicenza e Nocerina nel limbo. Oscillano fra la B e la Lega Pro: due andranno in paradiso, le altre all'inferno. Se dopodomani (al massimo venerdì 10 agosto) dovessero essere confermate in primo grado le richieste di Palazzi per Lecce e Grosseto - retrocessione in Lega Pro e rispettivamente -6 e -3 punti nella stagione 2012/13 - il presidente della Figc, Giancarlo Abete, potrebbe bloccare le loro partite e aspettare l'ultimo giudizio del Tnas. A meno che (difficile) la Corte di Giustizia Federale, entro il 25 agosto (partenza del campionato di B), non dovesse rivoltare le decisioni della Disciplinare.
LECCE E GROSSETO - La Commissione potrebbe non retrocedere direttamente Lecce e Grosseto, perché l'art 18 comma I del CDS prevede «l'esclusione dal campionato di competenza o da qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria, con assegnazione da parte del Consiglio federale ad uno dei campionati di categoria inferiore» . In questo caso, però, assicura Abete: «Il presidente e il vicepresidente della Figc e il presidente della Lega di B hanno già la delega per provvedere ».
VICENZA E NOCERINA - La strategia: congeleranno le gare di Lecce e Grosseto. Lo lascia intendere - aspettando l'ufficialità delle decisioni della Disciplinare - il presidente Abete: «Slitteranno le partite delle squadre coinvolte nel calcioscommesse? Valuteremo il da farsi in relazione alle sentenze di primo grado e agli eventuali ricorsi, di concerto con la Lega di Serie B» . Non si sbilancia, non può farlo, Abete. Ma già dopodomani avrà risposte più precise. Procederà eventualmente alla sospensione delle sfide, dentro le quali - al posto di Lecce e Grosseto -tornerebbero Vicenza e Nocerina, "terze interessate" all'ultimo processo. Per avere la certezza del loro "ripescaggio" dovranno però attendere sino all'ultimo grado del giudizio. Entro il 25 agosto ci saranno le sentenze d'appello. Poi, d'urgenza, il presumibile ultimo ricorso al Tnas. Per avere un quadro definito entro il 2 settembre, quando partirà la Lega Pro. Nessun problema, Lecce e Grosseto sarebbero inserite nelle caselle di Vicenza e Nocerina. Due gironi differenti. Del loro inferno.
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LO SCANDALO ENTRA NEL NUOVO CONTRATTO
Ecco l’accordo collettivo e la norma anti-scommesse
Stipendio sospeso per i giocatori squalificati anche se soltanto in primo grado
di ALBERTO ABBATE (CorSport 08-08-2012)
ROMA - Stretta di mano Lega-Aic. Ora 19.30, c’è l’accordo collettivo in Figc: «Sono soddisfatto, perché eviteremo le fibrillazioni che hanno accompagnato l’inizio della passata stagione» , sottolinea Abete. L’ultimo scandalo scommesse lascia un segno indelebile nel nuovo contratto: sospeso lo stipendio per coloro che verranno squalificati, anche in primo grado. Confermata la riforma dei collegi arbitrali: zero cause nell’ultimo anno.
ACCORDO ANNUALE - C’è la firma sul nuovo contratto collettivo. E’ arrivata ieri a sorpresa, a margine del Consiglio federale di Roma. Accordo trovato fra il presidente della Lega A, Maurizio Beretta, e Damiano Tommasi. Durerà un anno: «Ma ci sono buoni auspici per arrivare anche a un contratto di durata triennale. Ora abbiamo tempo per lavorarci con la Lega. Una volta chiuso il discorso della convenzione promo-pubblicitaria, cercheremo d’avere un contratto completo su tutti gli aspetti» , sottolinea il numero uno dell’Aic.
NIENTE INGAGGI -Scongiurato un altro sciopero, dopo la figuraccia dello scorso anno. C’era stata una proroga del contratto collettivo a settembre, dopo lo stop del campionato per la mancata firma del rinnovo. Ora in un batterdocchio - grazie all’intermediazione dell’avvocato Briamonte - è arrivata l’intesa. Introdotta una fondamentale novità: una norma che permetterà alle società di sospendere gli emolumenti dei giocatori, non solo in caso di squalifica per doping, ma anche per scommesse o illecito sportivo. La facoltà scatterà già dal giudizio di primo grado.
IL CASO MICOLUCCI - «È un segnale chiaro» , commenta il presidente dell'Assocalciatori, Damiano Tommasi. Dopo il filmato, con il racconto di un “pentito”, trasmesso dall’Aic in tutti i ritiri italiani. Una tutela per i club, travolti dal fenomeno, per evitare sanzioni. Qualcuno è già rimasto beffato: l’Atalanta ha pagato Andrea Masiello sino all’ultimo centesimo, 1370 euro al giorno. L’Ascoli s’era rifiutato di retribuire Vittorio Micolucci e Vincenzo Sommese, aveva addirittura ricevuto la minaccia di un decreto ingiuntivo. Solo una diffida del presidente Abodi li aveva bloccati. Adesso non servirà più. C’è una legge anti-scommesse.
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C’ERAVAMO TANTO AMATI
LA JUVE E CONTE: MATRIMONIO IN BILICO
di LUCA DE CAROLIS (il Fatto Quotidiano 08-08-2012)
Da simbolo da difendere a tutti i costi, ad allenatore in bilico. Schiacciato tra la sentenza che arriverà e le inchieste che continuano. Ad oggi Antonio Conte è ancora il tecnico della Juventus. Ma il filo che lo tiene legato ai bianconeri si è sfilacciato. Domani la Commissione Disciplinare, primo grado della giustizia sportiva, emanerà le sentenze per il terzo processo sul calcioscommesse. Le fortissime indiscrezioni raccontano di una condanna del tecnico a dieci mesi di squalifica. Cinque in meno rispetto alla richiesta del procuratore federale Palazzi, ma è quasi un dettaglio. Perché una condanna di queste dimensioni lascerebbe fuori Conte per tutta la prossima stagione. Costringendo la Juve a cercare un sostituto, con buona pace della linea tenuta sino al processo. Il club aveva fatto quadrato attorno a lui, reagendo con rabbia al no della Disciplinare a un patteggiamento di tre mesi di squalifica per Conte. Ma ora sta riflettendo sul da farsi. Lo confermano le voci sugli avvocati della Juventus, che potrebbero anche non difendere il tecnico nell’appello. “Il collegio difensivo è unito, deciderà Conte” smentisce l’avvocato Chiappero.
MA I NODI restano, mentre continua a dilatarsi l’inchiesta della Procura di Bari, dove ieri è stato sentito Cristian Stellini, collaboratore di Conte al Siena e poi alla Juventus. Stellini si è appena dimesso dal club bianconero, dopo aver patteggiato una squalifica di due anni e mezzo nel processo del Foro Italico. Ieri i pm gli avrebbero chiesto (anche) di Salernitana-Bari del maggio 2009, quando ad allenare i pugliesi era Conte. Intanto la Juventus cerca di pensare alla finale di Supercoppa di sabato prossimo a Pechino, contro il Napoli. Sulla panchina bianconera siederà Massimo Carrera. Ma al ritorno in Italia potrebbe essere tempo di altre scelte. C’è chi parla di un Conte pronto alle dimissioni, e di contatti tra la Juventus e Prandelli. A Torino sono cauti, e si consolano con un’altra indiscrezione: la Disciplinare è pronta a prosciogliere Bonucci e Pepe.
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Scommesse, l’ora dei verdetti
Accordo tra la Lega e l’Aic: niente stipendio ai calciatori squalificati
Oggi si riunisce la Disciplinare Conte, Bonucci e Pepe in ansia
di STEFANO CARINA (Il Messaggero 08-08-2012)
ROMA – Ancora qualche ora e le sentenze riguardanti il calcioscommesse saranno note. Oggi rientra a Roma il presidente Sergio Artico che si riunirà con la Commissione Disciplinare in camera di consiglio per ultimare il giudizio sulle 31 posizioni, tra società e tesserati, dei due procedimenti relativi ai filoni di Cremona e Bari. In serata dovrebbero essere depositati i dispositivi in Figc: domani la pubblicazione.
Oltre ai verdetti sui club, c’è molta attesa per conoscere il destino di Antonio Conte, Simone Pepe e Leonardo Bonucci. Se il tecnico può solo sperare in una riduzione della pena - per poi proseguire la sua battaglia nel procedimento d'appello (presumibilmente dopo Ferragosto) e ultimarla con il ricorso al Tnas (via che se scelta anche da Grosseto e Lecce porterà allo slittamento della serie B) - i due calciatori hanno motivi per sperare. Dopo l’arringa difensiva dei legali Chiappero e Bianchi, è sembrata scricchiolare la credibilità di Andrea Masiello per Udinese-Bari del 9 maggio del 2010 a tal punto che ora la difesa spera nel proscioglimento. Ieri a bari interrogati in Procura Stellini (nessuna domanda ricevuta su Conte) e Micolucci. Importante precisazione dell’avvocato Pigotta: «Quello a Conte è stato un riferimento cronologico, dicendo che nell'anno in cui allenava il tecnico mi risulta che...come dire l'Inter di Mourinho».
Intanto a margine del Consiglio Federale, accordo trovato tra l’Aic e la Lega di A per il contratto collettivo. Novità: la sospensione dello stipendio per i giocatori squalificati per scommesse, illecito sportivo e doping e la definizione della parte variabile nei contratti. Non potrà eccedere il 100% di quella fissa annua per gli accordi sino a 400mila euro lordi, non avrà limitazione alcuna sia per quelli superiori che nel caso di stipula di primo contratto da professionista.
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5 domande
a Marcello Lippi
«Dimissioni? Conte non ci pensa
neppure né il club gliele chiederà»
di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 08-08-2012)
Marcello Lippi, ora tecnico del Guangzhou Evergrande di Canton, chi è la favorita della SuperCoppa?
«Semplicemente, non c’è. Perché Juve e Napoli sono due squadre forti entrambe e si stanno preparando bene per questa sfida: se la giocheranno alla pari».
Cosa manca ai bianconeri per essere competitivi anche in Champions League?
«Gli manca di giocarla. Nel senso di riabituarsi, hanno una squadra forte. E poi in Champions, se levi Barcellona e Real, c’è un gruppo che più o meno ha lo stesso valore: e c’è la Juve».
In Italia è stato scritto che, vista la tempesta, Antonio Conte potrebbe dare le dimissioni: che ne pensa?
«Credo che una cosa del genere non passi neppure nella sua testa. Come credo che non lo pensi neanche la società».
Conte potrebbe però essere squalificato: verità o leggenda che dalla tribuna si vede meglio la partita?
«Verità, come no. Dall’alto puoi cogliere meglio i movimenti, come si dispone la squadra, la distanza tra i reparti. E come si muove l’avversario. Ma poi un’allenatore deve stare a bordo campo, di fianco ai suoi ragazzi: anche se poi, il lavoro più importante non lo fai in partita, ma durante la settimana, ogni giorno. Cosa che Conte, la scorsa stagione, ha fatto benissimo».
Vista dalla Cina, l’immagine del calcio italiano è ancora quella degli scandali?
«Ma no. Qui in Cina c’è grande ammirazione nei confronti del calcio italiano e per i grandi campioni che abbiamo, e che ha anche la Juventus»
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CALCIOSCOMMESSE
Una finale per dirsi addio
Conte-Juve, storia finita?
Il rapporto fra mister e Andrea Agnelli si è deteriorato. Attesa per oggi la sentenza
del processo: le «dimissioni» dopo la Supercoppa se la squalifica supera i 6 mesi
di FEDERICO DANESI (Libero 08-08-2012)
Parlerà domani, perché è vigilia e in fondo l’allenatore della Juve è ancora lui. Sempre che prima non arrivi da Roma quella sentenza che per Antonio Conte sarà sicuramente uno spartiacque ma probabilmente non definitivo. Andrea Agnelli, in tempi non sospetti, aveva pubblicamente giurato che la Juve non avrebbe abbandonato nessuno, ma alla prima riprova dei fatti Cristian Stellini si è dimesso (è stato fatto dimettere) togliendo sostanzialmente l’incomodo. E soprattutto alla Juve non è andata giù la linea ipergarantista del suo tecnico verso se stesso: era Agnelli in prima persona a suggerirgli, in questo consigliato dagli avvocati, di accettare l’ultima proposta di patteggiamento proposto dal procuratore Palazzi, in modo da trovare una soluzione interlocutoria che togliesse l’incomodo a tutte le parti. Conte invece è andato ben oltre: urlare la sua innocenza, fatto assolutamente condivisibile di per sé, potrebbe anche costargli la panchina. Ci sono troppi corvi che volano attorno alla sede juventina senza bisogno di cercarsi altri nemici dalle parti di Roma e in fondo uno che è a libro paga della Juve, per quanto si chiami “antonioconteilnostrocapitano” deve alfine abbassare la testa e rispondere un bell’obbedisco.
Così non è stato e già oggi sapremo quelle che ne sono le prime conseguenze. Dieci mesi, dicono i beninformati. Questa è la base di partenza della squalifica, quella dalla quale società e tecnico dovranno ripartire per ragionarci su. Infatti esistono altri due gradi e se l’appello potrebbe sostanzialmente lasciare immutata la sostanza, il ricorso al Tnas invece come dimostra la recente storia passata sarà buono per regalare a Conte uno sconto anche sostanzioso. Diciamo che se la potrebbe cavare con sei mesi e nulla più.
Nel caso fosse così, ma qui si ragiona sulle ipotesi, il matrimonio sarebbe salvo senza bisogno di andare a cercare altre soluzioni. Conte rientrerebbe da trionfatore, almeno per la sua gente, in tempo per la fase calda della stagione, soprattutto per quegli ottavi della Champions che per la Juve sono un traguardo imprescindibile. Se invece la squalifica dovesse continuare ad essere maggiore e farli perdere tutta la stagione scatterebbe il piano B, quello che non prevede una soluzione interna come Massimo Carrera ma deve per forza guardare fuori. Il problema è che la società deve al momento puntellare la squadra ancora almeno con tre-quattro acquisti, soldi da investire in un tecnico importante non ce ne sono e soprattutto a spasso ci sono pochissimi nomi validi. Il migliore sarebbe quello di Cesare Prandelli che sicuramente non sarebbe lasciato libero dalla nazionale e per il resto si dovrebbe puntare sull’ennesima scommessa o guardare all’estero. E soprattutto chi accetterebbe di guidare la Juve per un solo anno sapendo che il fantasma di Conte comunque incombe?
Sempre che gli scricchiolii sinistri di questi ultimo giorni non portino il diretto interessato a giocarsi la Supercoppa e chiamarsi fuori. Le dimissioni non sono parola che conosca, ma se qualcosa si fosse rotto definitivamente, anche l’ultimo atto d’orgoglio.
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IL GIORNO DI CONTE:
PRONTO A LASCIARE
Nell’ambiente bianconero si temono dieci mesi di qualifica.
Verdetto a ore. In quel caso dimissioni e squadra a Prandelli
di LUCA PASQUARETTA (Quotidiano Sportivo 08-08-2012)
IL FUTURO prossimo della Juventus passa ancora una volta per le aule di un tribunale. Rispetto al 2006 è tutta un’altra storia, perché il club non c’entra nulla, ma potrebbe subire comunque le conseguenze del processo sulle scommesse. Antonio Conte, Leonardo Bonucci, Simone Pepe ed Angelo Alessio si giocano la carriera. Saranno giudicati. La dead line è fissata per oggi. A Roma. Quando all’ora di pranzo le commissioni si riuniranno, decideranno e depositeranno le sentenze che nelle prossime ore, al massimo fra domani e venerdì saranno rese pubbliche. In un verso o nell’altro eventuali squalifiche condizioneranno il mercato e le scelte strategiche della Juventus. La programmazione cambierà. Quelle che erano le linee guida potrebbero essere ribaltate. A partire dal tecnico leccese che rischia 10 mesi di squalifica in primo grado. Continuano a circolare e a moltiplicarsi voci sulle sue dimissioni, che potrebbero essere già operative al ritorno da Pechino o subito dopo ferragosto al termine del giudizio d’appello. In corso Galileo Ferraris si affannano a smentire con forza. Ma da più parti c’è la sensazione che qualcosa si sia rotto. Il primo segnale c’è stato lunedì quando si è saputo che l’avvocato Giulia Bongiorno in secondo grado affiancherà De Rensis, Chiappero e Briamonte. Inoltre trapela un certo malumore da parte della proprietà, infastidita dal fatto che il nome della Juventus seppur indirettamente sia stato infangato a livello internazionale.
NEL 2006 JOHN ELKANN — controlla il pacchetto di maggioranza del club attraverso la Exor — aveva voluto fortemente il codice etico. Da lì non si scappa. Anche se la società ha fatto sapere in più riprese che anche in caso di condanna si andrà avanti con Conte. Un discorso a parte meritano Bonucci e Pepe. Loro a differenza del tecnico leccese potrebbero essere scagionati, perché non sono indagati dalla Procura di Bari, e perché Andrea Masiello si è contraddetto troppe volte. La Juventus se lo augura, perché significherebbe non dover mettere una pezza sul mercato e comprare un difensore centrale di pari livello di Bonucci. Soldi poi che verrebbero dirottati sul top player in attacco. Lì la situazione si è complicata, perché Suarez ha rinnovato con il Liverpool e Van Persie è tornato ad allenarsi con l’Arsenal e in Inghilterra sono convinti che possa rinnovare con i Gunners. Con Jovetic blindato dalla Fiorentina, resterebbe solo Dzeko, che piace anche al Milan. Si lavora sempre sullo scambio fra Pazzini e Quagliarella. Per l’esterno sinistro in vantaggio c’è sempre Armero con Peluso, Cissokho e Kolarov più staccati.
I nomi che piacciono a Conte sono questi. Domani è un altro giorno. Se l’uomo del miracolo tricolore dovesse dimettersi tutto potrebbe essere resettato.
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SCOMMESSOPOLI GLI INTERROGATORI DI BARI
«Conte? Manipolazioni»
Il legale di Micolucci: «Ha fatto soltanto un riferimento temporale»
Anche Stellini non nomina il tecnico. «Si è parlato esclusivamente di partite, Conte non c’entra niente»
di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 08-08-2012)
ROMA. Due interrogatori, due assist per Conte dalla procura di Bari. Sia le domande a Vittorio Micolucci che quelle per Cristian Stellini - ascoltati ieri dai procuratori Angelillis e Dentamaro - non hanno riguardato il tecnico bianconero. Il timore di spiacevoli sorprese c’era e per capirlo bisogna tornare indietro al fax inviato da Micolucci al pm federale Stefano Palazzi : «Nella stagione della promozione, con Perinetti e Conte - scriveva Micolucci - sicuramente è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernita-Bari con la vittoria della squadra campana. Queste notizie le ho avute da Aldo Guarino , un mio amico molto legato a Stefano Guberti e Andrea Masiello ».
PRECISA Ieri il legale del pentito, Daniela Pigotti , dopo quasi un’ora di interrogatorio ha precisato: «Effettuate diverse manipolazioni giornalistiche ma il mio assistito ha fatto solo un riferimento temporale e cronologico, per sentito dire da voci di compagni di squadra di cui ha citato nomi e cognomi, e dicendo semplicemente “nell’anno in cui allenava Conte mi risultano alcune cose”. Ma le sue sono tutte informazioni de relato che ha avuto da altri (l’amico Aldo Guarino, ndr), di Conte non ne sa nulla. Micolucci non è indagato a Bari ed è stato sentito solo come persona informata sui fatti a seguito di quel famoso fax che tutti voi conoscete e ha dato spiegazioni, delle informazioni visto che lui per anni ha giocato nel Bari, quindi conosceva l’ambiente. Ma è stato molto frainteso dalla stampa». A quanto risulta, gli stessi pm non hanno fatto domande sul tecnico: «Nessuna domanda su Conte, neanche approfondimenti». Interessano i giocatori che quelle gare del 2008/09 (con Treviso, Salernitana e Piacenza) avrebbero partecipato alle presunte combine. L’ex collaboratore tecnico di Conte, Cristian Stellini, appena dimissionario dalla Juve, è stato invece sentito per due ore, stesso copione, almeno sull’allenatore di cui Stellini: «Si è parlato solo di quelle partite - precisa il suo avvocato, Raffaele Della Valle - su Conte lo zero assoluto. Non se ne è proprio parlato, sono partite in cui Conte non c’entra niente, riguardano i giocatori». Per il resto, il verbale di Stellini è stato secretato: «L’interrogatorio - aggiunge Della Valle - è stato sereno e tranquillo, il contenuto esaustivo. Stellini ha preferito comparire e non usufruire della facoltà di non rispondere proprio perché ci auguriamo che la sua posizione venga archiviata al più presto».
SFILANO Gli interrogatori proseguono anche oggi con le convocazioni di Barreto , Caputo e Lanzafame . Domani sarà la volta di Marco Esposito , Guberti e Parisi , e forse anche venerdì - ultimo giorno disponibile prima delle meritate ferie - potrebbe essere ascoltato qualcuno (all’appello manca ancora Alessandro Gazzi, che lunedì ha inviato un fax annunciando la sua “impossibilità a comparire” e ora potrebbe avvelrsi della facoltà di non rispondere). Quanto al tecnico, non va esclusa una sua convocazione ma a questo punto da settembre e come persona informata sui fatti: d’altronde lo stesso modus operandi era stato rispettato per il Bari di Ventura e poi di Mutti , entrambi sentiti dalla procura. Conte dovrà guardarsi invece dalle sentenze di primo grado che usciranno domani e che lo vedono rischiare 15 mesi di squalifica (tanti ne ha chiesto Palazzi ) che potrebbero scendere a 9-10. Con lui, anche gli juventini Bonucci (3 anni e mezzo) e Pepe (1 anno), nutrono speranze. Dopo l’ottima arringa degli avvocati Bianchi e Chiappero , per il difensore si è aperta la strada dell’assoluzione, anche se non va esclusa una derubricazione in omessa denuncia. Per Pepe l’auspicio di uno sconto se non proscioglimento.
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NUOVO CONTRATTO
Illeciti e scommesse
Stop allo stipendio
Nell’accordo collettivo una norma “anti frodi”.
Tommasi, presidente Aic: «Siamo soddisfatti»
di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 08-08-2012)
ROMA. C’è l’accordo collettivo, ieri è arrivata la firma tra Aic e Lega Serie A. Lo scorso anno era stato motivo di maretta, quelle «fibrillazioni» di cui ha parlato ieri Abete e che portarono allo sciopero. Quest’anno è filato tutto liscio e ieri Aic e Lega sono giunte alla firma a margine del Consiglio federale. Da un lato il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi , dall’altro il presidente della Lega, Maurizio Beretta . «Siamo molto soddisfatti - gongola Tommasi - l’auspicio era quello di arrivare ad una conferma del contratto collettivo dello scorso anno senza problemi». Un altro accordo di un anno che scadrà il prossimo 30 giugno 2013, impasse che stavolta è stato sbloccato brillantemente dalle mediazioni degli avvocati Briamonte e Calcagno . È merito dell’avvocato bianconero la novità sulla sospensione degli emolumenti in caso di squalifiche per illecito sportivo e scommesse. Un altro accordo ponte, dunque, in attesa che venga risolto l’ultimo ostacolo: «La convenzione promo-pubblicitaria - precisa Tommasi - per avere un contratto completo sotto tutti gli aspetti e valido per un periodo più lungo».
PUNTI Il contratto è composto da 24 articoli. Nel punto 4 si precisa che le retribuzioni saranno in forma mista fissa e variabile. Per la risoluzione in caso di «illecito sportivo o violazione dei divieti di qualsiasi fonte in materia di scommesse», l’articolo 11.4 ter, spiega che «la risoluzione del contratto può essere pari all’intera retribuzione, fissa e variabile, dovuta per il periodo della squalifica a decorrere dall’efficacia del provvedimento disciplinare deliberato, anche se non definitivo». Per il famoso “punto 7” relativo ai fuori rosa, nodo dolente del precedente accordo, l’articolo 12.6 risolve così: «In ogni ipotesi in cui il calciatore sia escluso, anche in via preventiva, dalla preparazione e/o dagli allenamenti con la prima squadra, resta comunque fermo l’obbligo della società di fornire al calciatore attrezzature idonee alla preparazione atletica e mettere a sua disposizione un ambiente consono alla sua dignità professionale». L’articolo 14 delega la tutela sanitaria alle società: «Il calciatore si avvale, senza oneri e spese, dell’assistenza sanitaria primaria (compresi interventi chirurgici, ecc. ndr) che la società è tenuta a mettere a disposizione».
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SERIE B
Slitta la prima giornata
di chi viene ripescato
di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 08-08-2012)
ROMA. Domani le sentenze di primo grado, se la Disciplinare confermerà la retrocessione di Grosseto e Lecce in Lega Pro, scatterà la delega del presidente federale, Giancarlo Abete, per provvedere al ripescaggio di Vicenza e Nocerina (con la terza incomoda Gubbio). Nel caso, è sempre più probabile lo slittamento parziale della prima giornata di serie B: «Nel caso - spiega Abete - è una valutazione che faremo assieme alla serie B». Tra le ipotesi, sale di quotazione lo slittamento della prima giornata (25 agosto) delle ripescate. Nel caso poi la Corte di giustizia dovesse confermare la condanna, occorrerà attendere il Tnas. Il Coni dovrà predisporre una corsia preferenziale alle responsabilità dirette e quindi entro la seconda giornata prevista l’1 settembre l’arbitrato dovrebbe esprimersi. Ma nel caso dovesse ritardare, a quel punto slitterebbe anche la seconda giornata delle ripescate in B, ma anche la prima giornata di Lecce e Grosseto in Lega Pro.
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Il caso
Guerra di spie, Conte scopre gli 007 di Mazzarri: espulsi
Intrusi Due collaboratori del club azzurro avvistati dalla security stavano seguendo l’allenamento a porte chiuse
La protesta di Paratici Il direttore sportivo bianconero ha immediatamente contattato Bigon per lamentarsi per la loro presenza
di ROBERTO VENTRE (IL MATTINO 08-08-2012)
Pechino. La sfida tra Napoli e Juventus è già cominciata: si muovono le «spie» per cercare di carpire qualche ultimo segreto dell'avversario. Due collaboratori di Mazzarri, Enzo Concina e Claudio Nitti, sono riusciti ad infilarsi ieri pomeriggio in una palestra attigua all'Olympic Center Stadium dove la Juventus si stava allenando. In palestra c'erano dei ragazzini impegnati in lezioni di judo e i due osservatori azzurri sono riusciti a passare in un primo momento inosservati e si sono posizionati davanti a una vetrata per avere una panoramica completa del campo di gioco.
L'idea era di prendere qualche appunto, magari scattare qualche foto, bene o male situazioni che animano le vigilia delle partite di calcio, schermaglie degli ultimi giorni. Gli addetti alla sicurezza li hanno sorpresi e allontanati e poi è intervenuto il dirigente bianconero Paratici, con la Juve infastidita per l'intrusione che ha protestato chiamando il suo collega napoletano Riccardo Bigon. «No comment» da parte del Napoli. Il tentativo di carpire qualche indicazione attraverso propri osservatori durante le sedute di allenamento avversarie o delle partite è usanza più o meno comune nel mondo del calcio. Ma stavolta alle «spie» del Napoli è andata male.
La Juventus non l'ha presa benissimo e sono intercorsi lunghi colloqui telefonici tra i due direttori sportivi, Bigon e Paratici, con il primo che ha ovviamente cercato di ridimensionare l’episodio. Il ds bianconero Paratici conosceva personalmente gli osservatori azzurri mandati da Mazzarri in avanscoperta. Una «spy story» in piena regola.
Non il modo migliore, però, per preparare la finale di Supercoppa in programma sabato. Cresce, comunque, la tensione e mancano ancora tre giorni alla sfida. E dopo le sedute di allenamento aperte ai tifosi da oggi fino a venerdì si proseguirà a porte chiuse. La Juventus continuerà ad allenarsi all'Olympic Center Stadium, il Napoli invece cambierà campo di allenamento, dopo la prima seduta al «Worker's Stadium», quella di ieri nel giorno di arrivo della squadra azzurra a Pechino. E poi la partita allo stadio «Olimpico» dove sono previsti settantamila spettatori. Tre giorni ancora di lavoro per mettere a punto le ultime strategie, le utlime situazioni difensive e offensive, lo studio delle palle da fermo, calci d'angolo e punizioni.
L’episodio di ieri pomeriggio fa comunque intendere che la tensione tra i due club è al di sopra del livello di guardia.
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IL CASO
Tradite dalla luce del flash:
scoperte le spie mandate da Mazzarri
L’osservatore e un vice del tecnico riprendono l’allenamento: cacciati. Protesta bianconera
di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 08-08-2012)
L’unico giustificabile sarebbe Claudio Nitti, che di mestiere fa l’osservatore (per il Napoli), ma che nella circostanza avrebbe almeno dovuto infilarsi un kimono, intrufolandosi in una scuola di judo per bambini. Macché, lui ed Enzo Concina, assistente tattico di Walter Mazzarri, sono stati scoperti ieri dalla Juve mentre sbirciavano l’allenamento dei bianconeri, a porte chiuse. Si erano infilati appunto in una palestra d’arti marziali, le cui finestre danno sul prato dell’Olympic Sport Center, campo d’allenamento del nemico. E con una macchina digitale stavano riprendendo alcune situazioni tattiche, da consegnare poi al tecnico del Napoli: spionaggio, denuncia insomma il club bianconero, a quattro giorni dalla sfida di Supercoppa.
A tradire la coppia è stata la luce del flash che ha attirato l’attenzione di uno dei responsabili della security. Senza copertura, quella che gli 007 in gamba sanno darsi, sono stati cacciati dallo stadio, visibilmente imbarazzati. La prossima volta magari chiederanno consigli al «Guojia Anquan Bu», i servizi d’intelligence cinesi, maestri del ramo, sennò poi si rischia di imitare John Landis e la sua pellicola comica, «Spie come noi». Nitti ha precedenti specifici, come direbbero le forze dell’ordine, se nel 2000 fu beccato a Casteldebole, centro tecnico del Bologna, travestito da ciclista: Franco Colomba fiutò e cambiò l’orario dell’allenamento. Pare che l’anno successivo Mazzarri ci riprovò, ma con un giovanotto travestito da tifoso rossoblù. I due sono stati riconosciuti dal ds bianconero Fabio Paratici, che del secondo è stato compagno di squadra nel Piacenza, e che bene conosce i metodi del tecnico, avendoci lavorato assieme ai tempi della Samp. La vicenda s’è chiusa con una telefonata tra Paratici e il collega Riccardo Bigon: a differenza dei romanzi, poco diplomatica.
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Libero 08-08-2012
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Straordinari Rangers
In «Third Division»
ma con lo stesso undici
La squadra più titolata di Scozia ricomincia dai
dilettanti ma sia allenatore sia i giocatori sono rimasti
di FRANCESCO CAREMANI (l'Unità 08-08-2012)
UNA BANDIERA, UNA CASA DA DIFENDERE, 140 ANNI DI STORIA DA ONORARE. Ripartono da qui i Glasgow Rangers, allenati da Ally McCoist, rimasto al suo posto nonostante la retrocessione in Third Division per motivi finanziari. Sabato la prima di campionato al Balmoor Stadium contro il Peterhead, ma l’appuntamento che tutti attendono con ansia è quello del 18 agosto, avversario l’East Stirling, all’Ibrox Park.
Puntano molto sull’affetto del proprio pubblico in casa Rangers, quello che non è mai venuto meno, soprattutto negli ultimi mesi, quello che dal 1872 li ha portati lontano. Un assaggio McCoist e i suoi ragazzi l’hanno avuto durante la prima uscita stagionale, in trasferta, contro il Brechin City per la Ramsdens Cup, dove hanno vinto per 2-1 ai tempi supplementari. Sugli spalti è comparso un drappo che ritraeva il manager con la scritta «La tua lealtà e il tuo sacrificio non saranno mai dimenticati».
Ally McCoist è la bandiera, 355 gol segnati dall’83 al ’98, quindici stagioni di successi, quando l’unica preoccupazione era battere il Celtic nell’Old Firm, quando si parlava di portare le due squadre di Glasgow nella Premier League, quando il derby tra protestanti e cattolici richiamava tifosi dall’Eire e dall’Irlanda del Nord. Ma se qualcuno pensa che le altre grandi di Scozia si stiano stracciando le vesti si sbaglia di grosso. Sky Sport ha confermato la copertura della Scottish Premier League per almeno altri cinque anni, decurtando il montante dei diritti televisivi solo del 10 per cento. Sono in molti, infatti, a sperare che dopo 27 stagioni il titolo posso essere vinto oltre l’Old Firm; quella volta toccò all’Aberdeen di Sir Alex Ferguson ed era il secondo consecutivo. Anche se tutti i club della massima serie hanno dovuto fare i conti con la crisi economica. Lo stesso Celtic non si è potuto sottrarre: «Abbiamo perso qualcosa anche noi, ma dobbiamo mantenere intatta la nostra struttura finanziaria e andare avanti», ha detto Neil Lennon, The Bhoys manager, lanciando una stoccata a distanza ai cugini Gers che hanno rischiato di scomparire per problemi economici. Incalzato dall’Herald Sun, Lennon ha poi allungato la mano: «L’assenza dei Rangers ci toglie qualcosa, sia sotto l’aspetto sportivo che commerciale, ma non sono qui e non c’è niente che io possa fare al riguardo».
In un colpo solo vengono a mancare 54 campionati, 33 coppe di Scozia e 27 di Lega, più la Coppa delle Coppe del ’72 vinta al Camp Nou di Barcellona 3-2 contro la Dinamo Mosca (sul sito del club è in vendita il libro strenna per i 40 anni dall’impresa). I Rangers sono tra i fondatori della Lega calcio locale e dalla prima edizione della massima divisione, 1890, non erano mai retrocessi. Detengono il record mondiale di campionati nazionali vinti, di treble conquistati (7), e nel 2000 sono stati il primo club del pianeta a festeggiare i 100 trofei.
Attualmente, il centrale brasiliano Emilson Cribari (ex Empoli, Udinese, Lazio, Siena e Napoli) sta cercando di convincere McCoist a ingaggiarlo per un’avventura senza precedenti. In rosa ci sono ancora il portiere Allan McGregor, Carlos Bocanegra, Maurice Edu, Alejandro Bedoya, Kyle Lafferty e qualche giovane di belle speranze come Kyle Hutton.
«I nostri tifosi - ha detto McCoist - non ci hanno abbandonato nel momento peggiore e mi aspetto che saranno con noi per i prossimi 140 anni». Cantando «Follow, follow we will follow Rangers / If they go to Dublin we will follow on».
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Juve divisa sul caso Conte
lite sulla linea dei legali
Domani la sentenza. Marotta: lui resta in ogni caso
Inchiesta di Bari, oggi saranno ascoltati dai pm Barreto, Lanzafame e Caputo
di GIULIANO FOSCHINI & MATTEO PINCI (la Repubblica 08-08-2012)
Da un lato è partito il toto condanna, che trattandosi di un’inchiesta sul calcioscommesse non è esattamente il massimo dell’eleganza. Dall’altro si è aperta una fortissima spaccatura interna che, al ritorno da Pechino, comunque vada finire e con buona pace di tutti, provocherà qualche morto e non solo feriti.
Nella Juventus che si prepara alla Supercoppa con il Napoli, a Pechino, la tensione è altissima. Conte sembra aver rotto con un pezzo del consiglio di amministrazione della società ma evidentemente non con il presidente Angelli tanto che nella serata di ieri la Juventus ha smentito, tramite il direttore generale Giuseppe Marotta, le voci sulle dimissioni o comunque su un divorzio dal tecnico.
Il nodo è chiaramente la sentenza che dovrebbe arrivare domani (oggi il deposito del dispositivo). I rumors parlano di una condanna sicura per l’allenatore campione d’Italia mentreBonucci e Pepe potrebbero cavarsela. Ma si tratta di voci incontrollate, senza alcun valore. Quello che è certo, però, è che il clima tra la società, o comunque tra un pezzo di società, e Conte non è affatto dei migliori. La notizia di un cambiamento dei legali di Conte (oggi difeso dal suo avvocato di fiducia De Renzis e da quelli del club Briamonte e Chiappero) circolata lunedì, non va però sottovalutata. È evidente che qualcosa tra Conte e la Juve è successo. E questo qualcosa è nato a causa della gestione del processo sportivo. All’allenatore non è andata giù prima la scelta degli avvocati della Juve di patteggiare e poi la figuraccia del mancato patteggiamento. Alla Juventus invece non è piaciuta affatto la vicenda Stellini. Il suo assistente aveva giurato, con la benedizione di Conte, che oltre all’episodio di Siena-Albinoleffe uno di quelle partite di fine stagione dove i giocatori tirano indietro la gamba perché è «meglio due feriti che un morto» per dirla con Buffon non c’era nient’altro.
E invece l’indagine della procura di Bari sta dicendo altro. Ieri Stellini è stato ascoltato come indagato: l’ipotesi è che lui, come altri giocatori del Bari dell’epoca, abbia intascato denaro per perdere la partita con la Salernitana nel maggio del 2009. La Juve non può mettere la faccia in una storia del genere, è il ragionamento del club, tanto che lunedì Stellini ha firmato le dimissioni. E Conte? I pm di Bari lo sentiranno come testimone, non prima di fine mese. Non ci sono sospetti su di lui. Tutti i giocatori ascoltati dicono che non sapesse della combine e anche Micolucci ieri davanti ai magistrati ha chiarito che la sua espressione «il Bari di Conte e Perinetti» era solo per individuare un lasso temporale. C’è però chi fa notare come, fermo restando l’onestà, un allenatore non si accorge che il suo vice si accordi con la squadra avversaria (Siena-Albinoleffe) o che i suoi giocatori vendano una partita (Salernitana-Bari) è per lo meno un allenatore disattento. Per capire cosa accadrà è comunque necessario aspettare la sentenza della Figc. Il nome che si fa per la nuova difesa di Conte è quello di Giulia Bongiorno che scenderebbe in campo, chiaramente, solo se effettivamente si arrivasse a una sentenza di condanna. Oggi intanto a Bari sfileranno davanti al pm Lanzafame, Barreto e Caputo, tutti come indagati.
Infine il nuovo contratto collettivo firmato ieri tra Lega e Aic, si adegua alla cronaca: da oggi un club potrà sospendere lo stipendio dei tesserati squalificati per scommesse, illecito sportivo, oltre che per doping.
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“Salernitana-Bari venduta per 250mila euro”
Il pm: sarà un’inchiesta lunga. Interrogati per ore Micolucci e Stellini
Prime ammissioni dal vice di Conte “Ma il riferimento all’allenatore è solo temporale”
di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica - Bari 08-08-2012)
Le prime ammissioni sono arrivate. E altre si aspettano nelle prossime ore. Saleritana- Bari del maggio 2009 è stata una partita truccata. Forse la più truccata delle partite truccate. È quello che sta emergendo dagli interrogatori che in queste ore i pm Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro stanno svolgendo in queste ore con i carabinieri del reparto operativo. Ieri è toccato all’ex collaboratore di Antonio Conte al Siena e alla Juventus, Christian Stellini, all’epoca difensore del Bari e a Vittorio Micolucci, ex giocatore biancorsso che ha raccontato di aver saputo varie cose su quel Salernitana-Bari. Stellini si sarebbe lasciato andare a qualche ammissione mentre Micolucci ha confermato quanto scritto nell’esposto inviato a Palazzi: e cioè di essere certo, per averlo saputo da una serie di persone, che la Salernitana avesse comprato quella partita.
È alla stessa convinzione alla quale sembra essere arrivata la procura di Bari che, partendo dalle dichiarazioni di Andrea Masiello, ha già in mano una serie di riscontri su quanto accaduto. I soldi sono arrivati da Salerno, probabilmente tramite gli stessi giocatori. La cifra è attorno ai 250mila euro. A gestire la spartizione sono stati gli stessi calciatori biancorossi nello spogliatoio.
Nonostante ci sia chi prova a negare, gli investigatori sono convinti che siano coinvolti quasi tutti: per il momento sono stati iscritti nel registro degli indagati Gillet, Ranocchia, Stellini, Barreto, Lanzafame, Caputo (questi ultimi tre verranno ascoltati oggi dal pm Dentamaro) con l’accusa della frode sportiva. La procura ha già in mano una serie di riscontri anche se non ha potuto sviluppare i tabulati telefonici perché sono passati più di due anni (stesso problema per la gara contro il Treviso e quella con l’Udinese, per la quale rischiano la condanna sportiva Bonucci e Pepe).
Agli investigatori baresi interessa molto anche ricostruire la filiera degli scommettitori. Sono certi che l’informazione della gara con la Salernitana sia finita anche ai giocatori che abitualmente erano in contatto con i calciatori. Gli stessi con i quali tenevano contatti anche quando venivano venduti in altre squadra italiane. Anche su questo punto ci sarebbero spunti assai interessanti. Nessuno ha tirato in ballo però l’allenatore di quel Bari, Antonio Conte. E Micolucci ha spiegato che l’espressione nell’esposto «il Bari di Perinetti e Conte» era solo temporale. Al termine degli interrogatori la Procura vorrebbe sentire come testimone Conte. «Per noi sarà lunga» si è lasciato scappare il pm Angelillis ieri ai cronisti, al termine degli interrogatori. Ieri intanto sono stati scarcerati i tre ultras Alberto Savarese, Roberto Sblendorio e Raffaele Loiacono arrestati a maggio scorso con l’accusa di aver minacciato i giocatori del Bari per far perdere le gare con il Cesena e la Samp.
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JUVENTUS
condanna e dimissioni?
Domani dovrebbe arrivare la sentenza della Disciplinare: possibile squalifica di dieci mesi.
Ma il rapporto con Agnelli sembra già compromesso e al ritorno da Pechino ci sarà l'addio
di MATTEO PINCI (Repubblica.it 07-08-2012)
[articolo poi modificato in]
JUVENTUS
dieci mesi di squalifica?
Domani dovrebbe arrivare la sentenza della Disciplinare: possibile un lungo stop.
Ma il rapporto con Agnelli sembra già compromesso.
La società però smentisce l'ipotesi di un nuovo tecnico: "Conte resterà con noi anche in caso di condanna"
di MATTEO PINCI (Repubblica.it 07-08-2012)
Ma lo ha modificato lui? o lo hai fatto tu?
Ha avuto qualche ripensamento?
No, ha ri-editato il giornalista - la redazione - di Repubblica
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
in Calciopoli (Farsopoli)
Inviato · Modificato da Ghost Dog