-
Numero contenuti
11014 -
Iscritto
Risposte inseriti da Ghost Dog
-
-
Nei paesi asiatici e su internet aumentano i soldi puntati sui campionati europei. Questo ha reso più redditizi gli incontri truccati. E più vulnerabili i calciatori che guadagnano meno
di Simon Kuper, Financial Times, Gran Bretagna (Internazionale 902 | 17 giugno 2011)
A marzo sono stato in Cina per la prima volta e mi ha colpito la diffusione del gioco d’azzardo. In un’agenzia di scommesse statale di Pechino uomini di mezz’età dallo sguardo vacuo issavano schermi pieni di numeri. Inoltre le bische clandestine sono numerosissime. Questa febbre del gioco potrebbe avere brutte conseguenze per il calcio europeo. A causa delle scommesse in Cina, ma anche di quelle giocate online, le cifre puntate sulle partite dei campionati europei hanno subìto una brusca impennata. Per questo in Europa gli incontri truccati sono diventati più redditizi ed è inevitabile che il fenomeno si allarghi.
Le stime relative al volume delle scommesse sono sbalorditive. In Calcio Mafia (Rizzoli 2008), Declan Hill cita “uno studio svolto per la rivista statunitense Foreign Policy secondo cui in Asia il gioco d’azzardo, compreso quello illegale, frutta 450 miliardi di dollari all’anno”. Una cifra circa venti volte più alta delle entrate del calcio professionistico europeo. Quando le somme puntate sulle partite superano nettamente le paghe dei calciatori, non stupisce che gli incontri truccati diventino una vera e propria industria globale.
La tendenza a truccare le partite non è una novità. Agli ottavi di finale dei mondiali del 2002, disputati tra Corea del Sud e Italia, l’arbitro ecuadoriano Byron Moreno decise in modo dubbio di annullare un goal dell’Italia e di espellere un suo giocatore. La Corea del Sud vinse per due a uno e molti italiani gridarono al complotto. Sulle prime la loro reazione sembrò paranoica, ma in seguito la lega del calcio ecuadoriana ha sospeso Moreno a causa di alcune partite sospette. Ora l’arbitro è in carcere a New York per traico di eroina.
Da allora la situazione si è aggravata. Oggi gli asiatici scommettono perfino sui campionati giovanili europei. Sulle gradinate semideserte degli stadi dove si gioca la serie B olandese, gruppi di cinesi armati di cuffia e microfono riferiscono a Shanghai o a Bangkok di ogni singolo calcio d’angolo dell’incontro. Nei Paesi Bassi è stato coniato perfino un neologismo per descriverli: belchinezen, cinesi al telefono. Negli anni novanta gli allibratori asiatici hanno truccato quasi tutti gli incontri internazionali di cricket, e ora si stanno concentrando sul calcio. David Howman, direttore generale dell’Agenzia mondiale antidoping, ha dichiarato che “la malavita controlla ormai una fetta importante del mondo dello sport. Le stesse persone che trafficano in steroidi e incoraggiano gli atleti a doparsi sono coinvolte nelle scommesse illegali. È un affare di riciclaggio di denaro sporco, tangenti e corruzione legato alle partite truccate e alle scommesse clandestine”. Le scommesse illegali sono uno strumento ideale per riciclare soldi, tanto meglio se la partita è anche truccata.
Venti volte superiore
I calciatori pagati poco sono i più facili da corrompere. A febbraio, nel corso di un congresso organizzato dall’Unione europea, il portiere ungherese Matyas Esterhazy ha detto di capire perché altri giocatori del suo paese accettano tangenti. “Quando uno non ha prospettive e riceve un’offerta venti volte superiore al suo stipendio, non può dire di no”. D’altro canto, succede che anche i calciatori pagati bene siano corrotti. Hill sostiene che molti giocatori sono vulnerabili quando diventano dipendenti dal gioco d’azzardo. L’ex centrocampista dell’Arsenal Paul Merson non truccava le partite, ma nella sua autobiograia descrive nel dettaglio la dipendenza dalle scommesse che affligge questo sport.
Gli inquirenti di diversi paesi europei si stanno occupando del fenomeno. In Germania si indaga sui risultati di 47 incontri. Hill ha fornito dati che lanciano sospetti anche sulle partite dei Mondiali. Purtroppo, non è facile dimostrare che un incontro è stato manipolato. Tutte le persone coinvolte negano decisamente. Sepp Blatter, presidente della Fifa, l’autorità calcistica mondiale, ha finalmente cominciato a parlarne, ma i funzionari del calcio europeo che si occupano a tempo pieno delle partite truccate non saranno più di cinque.
Eppure oggi è questa la minaccia più grave per il calcio. Come scrisse Nick Hornby nel 1994, se tra i tifosi crescerà la sensazione di assistere a una messinscena e non a un evento reale, sarà la fine. Con l’ascesa della Cina e di internet quel momento è sempre più vicino.
Il traduttore ha omesso alcuni passaggi dall'originale
___
«Lo del fútbol italiano es
corrupción industrial»
ENTREVISTA
Declan Hill
Periodista
El mayor experto en amaños deportivos espera que el mundo reaccione ante esta lacra
BRENDA VALVERDE (ABC.es/DEPORTES | MIÉRCOLES, 6 DE JUNIO DE 2012)
MADRID
Tres semanas después de que Michel Platini, presidente de la UEFA, recibiera el libro «The Fix» (Juego Sucio), de Declan Hill, el mandatario dio la orden de abrir un departamento anticorrupción. Hill, periodista canadiense que ha denunciado el fraude en el deporte, conversó por teléfono con ABC en plena tormenta en Italia por las apuestas ilegales y el amaño de partidos.
—Mario Monti propuso suspender la liga italiana durante dos años. ¿Le sorprende la reacción del Gobierno italiano?
—No. Ni estoy sorprendido con el escándalo ni con el Gobierno. Pero esto no es simplemente varios partidos arreglados. Esto es un sistema de corrupción a nivel industrial. Es algo casi nuevo en Europa, pero en Asiaya se conocía. Es el profesionalismo de la corrupción.
—¿Influye en la repercusión del escándalo que alguien tan popular como Gianluigi Buffon —portero de la selección italiana—esté supuestamente involucrado?
—Sí, pero no nos tenemos que quedar en el detalle individual. No entiendo a los periodistas que ahora llenan las páginas con Buffon, hay mucho más, no solo jugadores, entrenadores y árbitros, que en ocasionaes ya saben quién va a ganar y perder los partidos. Esto es un negocio que supera a los clubes.
—¿Es casualidad que cada vez que Italia se ha visto involucrada en este tipo de escándalos (1982 y 2006) haya conseguido ganar los Mundiales?
—La verdad es que es un caso digno de estudio.
—En China las autoridades ya tomaron cartas en el asunto. ¿Siente que su publicación influyó?
—Por supuesto. Esa investigación surgió a partir de mi libro. El fútbol es el juego más grande que existe, pero no todo en él es transparente: hay gente en la sombra que mueve los hilos para que la corrupción no trascienda. Al fin se consiguió romper esabarrera. Si tú hubiesessido jugador italiano en 1982 y te hablan de corrupción, no lo hubieras creído. ¿Por qué? Porque las leyes protegen al corrupto y los periodistas han ocultado durante años todo. Ese es el problema.
—¿Hay corrupción en el fútbol español?
—No he investigado sobre ello. Si te mintiera perdería credibilidad.
—En España existe una Agencia Estatal Antidopaje (LOL, ndt). ¿Sería necesaria una Agencia Anticorrupción?
—Sí, pero no en España. Hace falta una organización internacional independiente que controle estas irregularidades. Si en cada país se investigan las ligas nacionales, al final los conflictos de intereses entorpecerían la investigación.
—Usted denuncia que algunos árbitros que pitaron en la Liga de Campeones recibieron favores sexuales para amañar partidos...
—Es posible que siga ocurriendo. Lo importante es que las investigaciones policiales demostraron la veracidad de aquello.
—¿Quién ganará la Eurocopa 2012?
—Ja, ja, ja. No lo sé. Me encanta el fútbol y soy un experto en corrupción deportiva, pero no del juego en sí.
___
Gli scandali?
Cavoletti di Bruxelles.
E di Liegi, e di Ostenda...
La Calciopoli belga è intricata quanto se non più di un romanzo di spionaggio di Frederick Forsyth. C'è anche il lieto fine. Ma lieto per chi?
di ALEC CORDOLCINI (lineaBianca n.10/2010 - Luglio 2010)
Introduzione.
«È suo figlio?». «Si». «Che bel bambino. Sarebbe davvero molto triste se gli succedesse qualcosa». L'incipit è da romanzo di spionaggio alla Frederick Forsyth. Una minaccia proferita da un volto anonimo, inghiottito dal nulla l'istante successivo. I cattivi tramano nell'ombra; loschi, sfuggenti, ovunque. Storie di intrighi e di segreti, una superficie di apparente normalità sotto la quale brulicano autentici verminai. Douglas De Coninck però non scrive romanzi, e la minaccia ricevuta da suo figlio non è fiction. Anche il suo libro Gokziek (tradotto letteralmente dal fiammingo: malato di scommesse) non è un'opera di finzione. Tra le sue pagine si celano storie di partite truccate via sms, pistole puntate contro direttori tecnici di società sportive, squadre controllate dalla mafia, ricatti, menzogne, riciclaggio di denaro sporco. Tutto documentato attraverso intercettazioni e atti processuali. Nella stagione 2005-06 il calcio belga viene improvvisamente travolto da una montagna di fango. La scintilla scocca la domenica sera del 5 febbraio 2006, quando il programma televisivo Panorama, canale VRT, manda in onda un reportage dal titolo De tackle van de maffia che porta alla luce una fitta trama di corruzione, scommesse clandestine e crimine organizzato nella Jupiler League e nella Tweede Klasse belga. Nomi, luoghi, date, incontri truccati. Calcio marcio show tra le Fiandre e la Vallonia. Come in Italia, i burattinai si annidano in una triade. Molto più pericolosa di quella juventina. Lo sa bene Douglas De Coninck. Eppure non ha smesso di scrivere.
Parte prima- I soliti sospetti
Zheung Ye. Uomo d'affari cinese, età indefinita, un'insana passione per le squadre belghe di piccolo cabotaggio, per le quali si propone, di volta in volta, come intermediario, finanziatore, sponsor, direttore tecnico, eccetera. Come Mr Wolf in Pulp Fiction, Ye risolve problemi, almeno in apparenza. È proprietario di un'azienda tessile chiamata Cecilia Bilanci, sede legale a Shangai, forza lavoro attorno alle cinquemila unità. Il luogo dove queste persone vengano impiegate rimane però un mistero. La sede di Shangai è un capannone semideserto. Al suo interno un orientale, uguale a migliaia di altri. «Mi chiamo Wang. Il signor Ye attualmente non è reperibile, ma potete riferire direttamente a me, sono il suo braccio destro». I telefoni non squillano. A Parigi, al civico 29 di Rue de Pyramides, il punto vendita dell'azienda è chiuso. Sulla serranda abbassata campeggia un cartello: «Liquidation totale. Boutique à cèder». Eppure i soldi ci sono. Ye prima investe nel Geel, poi nel Mons (Bergen in fiammingo), quindi nel Lierse (375 mila euro, disponibilità immediata), infine nel La Louvière. Quest'ultima, nell'ambiente delle scommesse clandestine in Asia, è una squadra famosa quanto il Real Madrid tra gli appassionati di calcio di tutto il mondo.
Pietro Allatta.
Italo-belga di origini siciliane, classe 1948, una licenza di agente di calciatori ottenuta in Togo. Domicilio conosciuto fino ai primi mesi del 2006: Chapelle-lez-Herlaimont, paese nella provincia dell'Hainaut, una delle aree più povere dell'intero Belgio. Ex-braccio destro di Carmelo Bongiorno, boss operante in quella giungla di leggi farraginose e mal applicate che è il mercato del lavoro contemporaneo, padrino iscritto nel registro degli indagati per l'omicidio di Stephan Steiner, giornalista del quotidiano belga La Nouvelle Gazette di Charleroi, da tempo sulle tracce degli affari poco puliti di certi «intermediari». Il maxiprocesso si chiude nell'anno 2000 con una raffica di condanne, carcerarie e pecuniarie; tra i vari nomi c'è anche quello di Allatta. Cinque anni più tardi stappa champagne per il passaggio di un suo cliente, il portiere Silvio Prato, dal La Louvière all'Anderlecht. Pranza al ristorante Piccolo Mondo di Bruxelles, gira con una Mercedes classe A noleggiata da Kenny, il suo abbigliamento d'ordinanza è formato da completo grigio, camicia bianca e revolver. Alza il telefono per contattare i club belgi più malconci, oppure quelli più ambiziosi. «Ho uno sponsor, una società tessile francese, che desidera investire. Metterebbero sul piatto 500 mila euro, subito disponibili. Un'offerta interessante, n'est pas?». Molti direttori commerciali impazziscono. Paul Creemers, ex presidente del Kvsk United Overpelt-Lommel, invece glissa. Sa benissimo che quelle sono cifre che girano solo per squadroni come l'Anderlecht. E soprattutto non gli piacciono le persone che girano armate.
Laurent Denis.
Splendido quarantenne, per dirla alla Nanni Moretti. Biondo, capelli corti e curati, viso pulito, aspetto piacente, laurea in Giurisprudenza. Avvocato del diavolo o diavolo di avvocato? Esercita la professione nel La Louvière, dove lo lega una forte amicizia con il presidente del club Filippo Gaone, un tipo pacioso che ama lasciar fare, basta che nessuno gli chieda di aprire il portafoglio. Denis difende anche i calciatori.
Lo svizzero Jean-Pierre La Placa, ad esempio, squalificato per tre anni dalla Federcalcio belga per aver tentato di corrompere Sébastien Dufoor offrendogli 5 mila euro per aggiustare Geel-Waasland. È lo stesso Dufoor a denunciarlo. La Placa resta basito; per lui si è trattato solo di un grosso fraintendimento. Ai giudici dichiara di avergli offerto semplicemente un pacchetto di biglietti per la partita. I giudici non gli credono. La Placa si rivolge a Denis. Qualche mese dopo, Dufoor cambia versione. «Era un'offerta per dei biglietti, ho capito male». La Placa viene prosciolto. Il Geel invece sprofonda; l'incontro risulta truccato, il club viene retrocesso d'ufficio in Derde Klasse, la serie C belga. All'epoca dei fatti, il club fiammingo aveva appena trovato un nuovo finanziatore: si chiamava Zheung Ye. Denis si diletta anche nel ruolo di intermediario «informale». Pochi giorni dopo il passaggio del tecnico norvegese Trond Sollied dal Club Brugge K.V. ai greci dell'Olympiacos Pireo, l'agente di Sollied, Harald Suain, riceve una visita serale nella sua villa a Genval. Due energumeni e un piccoletto.
«Monsieur Denis rimane in gentile attesa di ricevere il proprio compenso per aver favorito il trasferimento del suo assistito in Grecia. 30 mila euro possono bastare».
«Mi scusi, ma io con chi sto parlando? ».
«Mi chiamo Pietro Allatta. Porterò i suoi saluti a monsieur Denis».
Parte seconda - La tela del ragno.
Normalmente l'importo scommesso su una partita del campionato belga di Jupiler League si aggira attorno ai 30-50 mila euro. Su Sint Truiden-La Louvière del 29 ottobre 2005 l' agenzia inglese di scommesse Betfair rileva invece puntate per oltre 500 mila euro. La settimana dopo, per la trasferta del Sint Truiden in casa del Cercle Brugge, le cifre superano i 250 mila euro. Tom Van de Weghe, giornalista della citata trasmissione televisiva Panorama, vola a Londra per parlare direttamente con Betfair, quindi chiede e ottiene il permesso di recarsi a Shangai. Ufficialmente in Cina le scommesse sono illegali. Per evitare guai con la legge, molte società di betting sono registrate a Honk Kong, Macao o Londra, ma riescono ad operare tranquillamente anche a Pechino e dintorni perché altre sono le priorità della polizia e, di conseguenza, la ricerca delle agenzie di scommesse illegali non è propriamente in cima alla lista delle priorità del governo cinese. Anche perché, secondo quanto scritto dal giornalista sportivo Yang Ming nel suo libro Fischietti Neri, dedicato al ruolo ricoperto dall'industria illegale delle scommesse sul calcio in Cina, il giro di soldi generato da questo mercato si attesta attorno ai 15 miliardi di dollari. Una parte dei quali restano in Cina, mentre il resto viene investito sul mercato europeo per aggiustare le partite. Il sistema non è particolarmente complesso. Si individua un club di fascia medio-bassa, meglio se in un campionato di secondo piano, e lo si alletta proponendogli iniezioni di denaro fresco. Se il club si trova finanziariamente alla canna del gas si procede a rilevarlo, generalmente mediante fantomatiche cordate capitanate da uomini di paglia; in caso contrario si chiedono precise garanzie alla dirigenza del club, vincolando il denaro all'inserimento nell'organigramma societario di qualche pedina chiave: un direttore tecnico, un manager, un allenatore. Il passo successivo è l'individuazione degli anelli deboli all'interno della squadra. Un giocatore che ha problemi finanziari, uno che usa abitualmente cocaina, oppure che mantiene un tenore di vita superiore a quei 75-90 mila euro garantiti in media da una società belga di non primissimo piano. 15-20 mila euro rappresentano un incentivo più che sufficiente per convincere il soggetto a soddisfare i desideri dei suoi nuovi «amici». Gli ordini arrivano via sms, mediante incontri privati in qualche stanza d'albergo, o tramite i famigerati pizzini.
È un foglietto di carta marrone quello che Cliff Mardulier stringe nella mano in un privé del disco-dancing La Rocca di Lier. Gli era stato consegnato direttamente da Zheung Ye in una camera d'albergo dell'Astrid Plaza Hotel di Anversa, dove il giocatore era stato ricevuto assieme ai compagni di squadra Laurent Fassotte e Laurent Delorge. Quella sera di fronte a lui è invece seduto il suo allenatore, Paul Put. Aprile 2005, il Lierse è atteso da una trasferta a Genk. E deve perdere. Solo così può arrivare il denaro che Ye, il nuovo investitore del club, ha promesso a dirigenza e allenatore. «Mister, ci ho pensato tutta notte. Non me la sento di fare una papera di proposito. Non può chiedermi questo».
«Cliff, ti ho forse parlato di fare una papera?».
«Mi ha detto quanti saranno i palloni che andrò a raccogliere in fondo alla rete durante la partita. Sono le sue parole».
«Certo, perché so che andrà così. Ma tu Cliff non devi preoccuparti. Devi solo lasciar fare. Sono nove i giocatori che sono stati comprati. Nove».
In quell'incontro con il Genk il tecnico Paul Put manderà in campo la squadra riserve. Lo stesso farà Albert Cartier, allenatore del La Louvière, nella medesima trasferta nell'ex città mineraria. Se nel Lierse Ye si presenta come investitore, nel La Louvière è invece l'autentico uomo ombra di una società completamente controllata dai suoi sociali. Ci sono Denis e Allatta, c'è il manager Chris Benoît, ci sono allenatori (prima Cartier, poi Gilbert Bodart) scelti non certamente per le proprie idee calcistiche all' avanguardia. Sono sette gli incontri truccati dal La Louvière tra la stagione 2004-05 e quella successiva. O meglio, sette sono gli incontri nei quali sono state trovate le prove del tarocco. A questi si aggiungono le partite falsate dal Lierse, il cui ex allenatore Put ha ammesso in sede giudiziaria le proprie colpe. Uno dei pochi rei confessi dell'intera vicenda. L'esempio di Put non è stato seguito da Bodart, personaggio conosciuto anche in Italia per aver giocato come portiere con Brescia e Ravenna. Licenziato nel 2005 dall'Ostenda in quanto sospettato di scommettere sulle partite della propria squadra, lo scandalo La Louvière lo ha solo sfiorato. La tattica del «non so niente, non ho visto né sentito niente e, se ero presente, dormivo» ha pagato, nonostante durante la bufera sia stato scaricato dall'avvocato Denis.
«Sono l'avvocato del La Louvière, non dei suoi dipendenti».
«Signor Denis, ma alcuni di questi dipendenti - chiamiamoli così - sono implicati in faccende delle quali il club che lei difende, e quindi i suoi proprietari, non poteva non sapere».
«Signori, se vengo fotografato seduto vicino al Papa non implica automaticamente che io sia un prete. E delle azioni personali del signor Bodart il La Louvière non è assolutamente responsabile ». L'appuntamento con la galera per Bodart era comunque solo rinviato. Un anno e mezzo dopo l'ex giocatore viene arrestato con l'accusa di essere l'informatore di un gruppo di rapinatori penetrati nelle Grotte di Han, una delle maggiori attrazione turistiche dell'intero Belgio. Bodart, lasciato il calcio dopo un'ultima dimenticabile esperienza sulla panchina del Wevelgem City, aveva trovato un impiego presso il citato complesso speleologico, sito nelle Ardenne nei pressi del villaggio di Han-sur-Lesse. Il lupo insomma perde il pelo ma non il vizio.
Parte terza - Finlandia all inclusive.
Come Bodart, anche Olivier Suray è un ex calciatore. Come Bodart, anche Suray ama viaggiare lungo il lato buio della strada. Bodart però non guida una Porsche Cayenne intestata a Zheung Ye, ed è una pedina molto più piccola rispetto a Suray all'interno della maxi-frode sportiva made in China. Il giorno dell'ormai famoso Sint Truiden-La Louvière, Suray viene pizzicato in una stanza dell'Hilton Hotel di Bruxelles in compagnia di Ye, Allatta e una valigetta contenente 9 mila euro in contanti. Insieme al cinese, Suray era reduce da una trasferta in Finlandia, dove nel giro di pochi giorni era riuscito, autentico Re Mida alla rovescia, a mandare in rovina un club. Nella terra delle renne e della Nokia, Ye aveva acquistato delle quote di una società di Veikkausliiga (la massima divisione finlandese), l'Alliansi, rinnovandola completamente con nuovi giocatori (tra cui lo svizzero Jean-Pierre La Placa, il cliente difeso da Denis nell'affare Geel-Waasland), sostituendo l'allenatore e nominando come presidente il fidato Olivier Suray.
La nuova gestione sembra avere le idee molto chiare sui giocatori a disposizione. Al termine di uno dei primi allenamenti con il nuovo staff, il portiere Sillenpaa, uno dei migliori elementi della squadra, viene convocato nell'ufficio di Suray.
«Hai delle qualità, è innegabile. L'ho notato subito. Secondo me in un campionato come questo sei sprecato. Voglio offrirti la possibilità di uno stage all'estero. Partiresti nei prossimi giorni».
«È un'opportunità interessante, la ringrazio molto. Dove dovrei andare?».
«In Belgio. Al La Louvière».
La presidenza Suray dura una sola partita, la quale vede l'Alliansi scendere in campo con la squadra riserve (Sillenpaa è in vacanza premio in Vallonia, altri vengono esclusi per «scelta tecnica») e finire demolito 8-0 dall'Haka Valkeakovski. La Federcalcio finlandese apre un'inchiesta, ma non riesce a dimostrare che l'incontro è stato aggiustato. L' Alliansi viene comunque multato per condotta antisportiva, dal momento che ha schierato la squadra B. La partita incriminata rileva un elevato volume di scommesse, specialmente sul risultato esatto del primo tempo (2-0) e del finale (8-0). Entrambi gli score si sono puntualmente verificati. Non si verifica invece il pagamento della quota pattuita tra Ye e la vecchia dirigenza dell' Alliansi per l'ingresso nella società. I finlandesi chiudono ogni rapporto con il controverso cinese.
Ma i buoi ormai sono scappati. L'Alliansi non otterrà la licenza di iscrizione alla Veikkausliiga per la stagione successiva. Il club dichiara fallimento e chiude i battenti.
Olivier Suray significa anche Mons (Bergen nella versione fiamminga), giocattolo personale di Pietro Allatta e Stéphane Pauwels, ex manager del La Louvière. Nell'ottobre del 2004 l'ex juventino Sergio Brio viene esonerato, dopo un paio di stagioni di buon livello, dalla panchina del club vallone, tristemente relegato sul fondo della Jupiler League. Nemmeno il suo sostituto, però, il belga Jos Daerden, sembra riuscire ad invertire la rotta di una compagine di scoraggiante pochezza tecnica. Decisi a mantenere il Mons ad ogni costo nella massima divisione, Pauwels e Allatta passano all'azione truccando gli incontri Mons-La Louvière (4-1) e Mons-Westerlo(3-2); nel primo caso vengono comprati i giocatori Toyes, Van Handenhoven, Espartero e Brahami, nonché l'allenatore Cordier, nel secondo è invece sufficiente «assicurarsi» le prestazioni del portiere del Westerlo Jonathan Bourdon, autore di una colossale papera nella partita citata poco sopra. Fallisce invece il tentativo di manipolare l'incontro con il GBA, nonostante i contatti ben avviati con tre giocatori (tra cui l'ex Ajax Daniel Cruz e il portiere brasiliano Luciano, in seguito apprezzato giocatore in Olanda nel Groningen) del club di Anversa, a causa di una soffiata che annuncia come imminente un'indagine della Federcalcio belga sulle partite sospette del Mons. La squadra retrocede a fine stagione; Daerden, all'oscuro di tutto, viene licenziato per far posto al duo Michel Wintaq-Olivier Suray. Il cerchio si chiude.
Epilogo.
Pietro Allatta è stato arrestato a Bruxelles nel 2006. Sul suo capo pendeva un mandato di arresto internazionale. Laurent Denis è stato radiato dall'ordine degli avvocati. Zheung Ye, dopo un arresto e successivo rilascio nel novembre 2005, è latitante. La sua ultima apparizione risale al 6 maggio 2006, quando il suo avvocato ha inviato al giornale francese L'Équipe una lettera nella quale dichiarava il proprio cliente estraneo all'intera vicenda. Non ha invece evitato le manette Filippo Gaone, ex presidente del La Louvière. Il suo vecchio club ha dichiarato bancarotta, finendo tra i dilettanti senza nemmeno i soldi per pagare ai giocatori l'autobus per le trasferte. Olivier Suray ha ammesso di aver truccato incontri di Alliansi e Lierse. Il reo confesso Paul Put è stato licenziato dal suo nuovo datore di lavoro, l'Excelsior Mouscron, dopo aver ammesso le proprie colpe. Ha dichiarato che la sua famiglia era stata minacciata di morte. L'Anderlecht ha rescisso i contratti di Marius Mitu e Laurent Delorge, all' epoca giocatori del Lierse implicati nella vicenda. Lierse, Mons e Sint Truiden non sono stati sanzionati. Hanno tutti comunque pagato sul campo le proprie discutibili politiche gestionali retrocedendo, pur in tempi e modi diversi, in Tweede Klasse, la serie B belga.
Nel dicembre 2009 il settimanale olandese Voetbal International pubblica un reportage sul Namur, squadra neopromossa in Tweede Klasse nel 2007. Nell'agosto dell'anno successivo un gruppo di investitori italiani capitanato da Fabio Cordella e dalla sua azienda, la Zerozeronove, entra in società. Cordella, controverso personaggio con alle spalle esperienze in Costa d'Avorio con l'Africa Sports e in Italia con il Lanciano (fallito dopo pochi mesi), viene messo in contatto con la dirigenza del club belga da Daniel Striani, un procuratore che, di concerto con il collega Nenad Petrovic, aveva introdotto nel meraviglioso mondo del Belgio pallonaro nientemeno che Zheung Ye, presentandogli i bravi ragazzi a capo del Mons. Nel 2009 il Namur è retrocesso in Derde Klasse, perdendo quasi tutti gli incontri del girone di ritorno e vedendo un proprio match, quello disputato contro l'Olympic Club Charleroi, finire nell'elenco delle partite messe sotto indagine dalla Uefa per corruzione. La bufera questa volta esplode in Germania, e include numerosi paesi europei. Cordella a Namur non si è più visto. Assieme a Franco Dal Cin (per il curriculum vitae di quest'ultimo si rimanda alla Calciopoli italiana), ha spostato le proprie attenzioni sull'Union Saint-Gilloise, terza divisione belga. Cambiano gli interpreti, non la trama.
Sister Chen è il nick di un operatore di 05026.com, una delle numerose agenzie di scommesse on-line sparse tra Shangai e Macao. Nel novembre 2009 un giornalista olandese in incognito ha preso contatti con l'agenzia. «Sister Chen, ho dei soldi da investire ma chiedo garanzie». «Signore, tutte le partite che proponiamo sul nostro sito sono truccate. Minore è il livello del campionato, maggiore è la nostra offerta».
«Sarebbe a dire?».
«Se vuole risultati sicuri sulla Premier League inglese, non si rivolga a noi. Sono partite quasi impossibili da manipolare. Diverso è il discorso per le divisioni inferiori dei campionati europei. Abbiamo contatti diffusi con dirigenti e giocatori. Sappiamo in anticipo chi vince e chi perde». «E quanto mi verrebbe a costare tutto questo?». «La quota di iscrizione annuale al nostro sito ammonta a 1.500 euro. Ma visto che lei è straniero possiamo anche farle uno sconto. Sulla singola partita, la nostra percentuale è del 30 per cento. A questa si aggiunge il costo per l'acquisto delle informazioni. Un esempio: lei scommette 1.000 euro, noi le garantiamo il raddoppio della posta. Tolti 300 euro per l'acquisto del suggerimento, e sottratto il 30 per cento che spetta alla nostra società, le rimangono in tasca 1.400 euro, con un guadagno netto, e garantito, di 400 euro».
«Posso anche scommettere sul risultato esatto, su quale squadra segnerà il primo gol oppure si prenderà il primo cartellino giallo?». Douglas De Coninck continua a scrivere.
-
Bonucci, se la difesa è il tuo mestiere…
Il tecnico della Juventus, nonostante le dichiarazioni di assoluta innocenza ed estraneità ai fatti di calcioscommesse, ha preferito un controverso patteggiamento per limitare i danni; Bonucci deve decidere entro venerdì: i rischi sono evidenti, ma scegliere di farsi giudicare gli assicurerebbe una maggiore rispettabilità
di FABIO DISINGRINI dal blog PALLONATE (EUROSPORT.COM 31-07-2012)
Partiamo da Antonio Conte, dalle sue dichiarazioni di fine maggio dopo l'avviso di garanzia ("Ho sempre dimostrato integrità morale, onestà, correttezza in tutte le situazioni, sia da giocatore che da allenatore"; "Lavoro con grande umiltà cercando di trasferire i veri valori ai miei ragazzi"; "Ribadisco la mia assoluta estraneità a qualsiasi tipo di fatto, mio e dei miei calciatori") alla scelta di patteggiamento dopo l'accusa di omessa denuncia (per le combine di Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, stagione 2010-11) da parte della Procura federale. Estraneo ai fatti e moralmente integro, ma Conte sceglie di patteggiare per tornare sulla panchina della Juventus fra 3 mesi invece di farsi giudicare e rischiare fino a 2 anni di squalifica in caso di condanna. L'ammenda di 200mila euro che il tecnico dovrà poi pagare - una specie di cauzione per sopperire ulteriormente ai 6/8 mesi lontano dai campi dopo il patteggiamento (accordato con Andrea Agnelli) - sarà poi devoluta a sostegno delle popolazioni terremotate dell'Emilia, ma per favore non facciamolo diventare un santo.
Adesso tocca a Leonardo Bonucci, deferito dal procuratore federale, Stefano Palazzi, per illecito sportivo nell'ambito del calcio scommesse causa coinvolgimento nella combine di Udinese-Bari del 9 maggio 2010: venerdì inizia il processo sportivo sulle carte di Bari e il difensore della Juventus deve decidere se patteggiare il reato contestato o sconfessare le "dichiarazioni cremonesi" di Andrea Masiello, suo ex-compagno di squadra nella stagione 2009/10. Se tratta e ammette la competenza dei fatti senza coinvolgimento diretto, Bonucci farà 14 mesi di stop (fino a ottobre 2013); se patteggia senza collaborazione, la squalifica sarà di 2 anni; se si difende a processo, ma viene condannato, i tempi di squalifica possono diventare pesantissimi.
Noi non giudichiamo e scriviamo con cautela, perché Bonucci, certamente consapevole della delicatezza della situazione, si era limitato a qualche no comment, ai "Sono concentrato sull'Europeo" (disputato da grande protagonista, ndr) e ai "Risolvo la questione dopo le vacanze" dal ritiro della Nazionale italiana a Coverciano, raggiunto dalla notizia del suo nome sulla lista degli indagati. Bonucci insomma non ha sentito la necessità di ovviare a una francamente patetica sindrome di vittimismo con una conferenza stampa di lagnoso campionario dell'interezza morale e dell'assoluta non partecipazione ai fatti. Comprendiamo anche, a prescindere dalle false retoriche, le ragioni dell'omessa denuncia (da parte di entrambi) per le pressioni subite da un pericoloso e potenzialmente vendicativo sistema, mentre sul diretto coinvolgimento di Bonucci non possiamo proprio sbilanciarci, perché al cospetto di un'indagine è impossibile ponderare i vero o falso, confidando comunque in un happy ending. E speriamo ugualmente che Bonucci scelga di affrontare le accuse in tribunale, farsi giudicare e mostrarsi innocente, perché se è vero che il patteggiamento è la via più semplice per non perdere Juventus, Serie A e Mondiale 2014, anche scegliere la difesa a testa alta, dal campo alle aule di tribunale, non sarà così proibitorio per uno specialista del ruolo.
___
Conte e i rischi della realpolitik
di SIMONE STENTI dal blog DIECI SCUDETTI 31-07-2012
Patteggiamento è una parola che mi fa orrore. Brutta, cacofonica, alludente. E assai equivocata. Nel codice penale non è ammissione di colpa. E non lo è neppure in quel purulento meandro di cavilli che è la giustizia sportiva, istituzione degna del più spietato Torquemada.
Il patteggiamento non porta neppure a sentenza, perché, come dice la Cassazione "stante carenza di quella piena valutazione dei fatti e delle prove che costituisce nel giudizio ordinario la premessa necessaria per l'applicazione della pena". Ovvero, il giudice non viene neppure coinvolto: è un accordo tra accusa e imputato per uscire dal processo. Tanto meno, tanto meglio. Accade quando ci si ritrova davanti a un vicolo cieco come quello che impone una giustizia che si basa sulle dichiarazioni fumose di un testimone attendibile a intermittenza.
Come avrebbe fatto Conte a difendersi dalle accuse di Carobbio è imperscrutabile. Come si fa a confutare uno che è considerato inattendibile se accusa il presidente del Siena Mezzaroma e invece rimane attendibile se altri suoi 30 compagni lo smentiscono (e nel qual caso, non sarebbero reticenti pure loro)? Una melma giuridica da cui non si esce come non si esce dalle sabbie mobili. Così ha prevalso la realpolik: meglio pagare poco che rischiare molto. Conte ha fatto bene?
Ad Adriano Sofri, uomo che per idee e convinzioni mi è sideralmente lontano, riconosco coraggio e coerenza fuori del comune. Pur di non ammettere una colpa che non sentiva, ha preferito farsi quasi trent'anni di carcere e non chiedere la grazia al Presidente della Repubblica. Richiesta che sarebbe quasi certamente stata accettata, ma avrebbe sottinteso un'ammissione di colpa.
I due casi non sono neanche lontanamente accostabili, né per gravità né per tipo di istituti giuridici, ma purtroppo l'onda anti-juventina monta e, in qualche modo, li accomuna. Per il sentire comune Conte sta già diventando reo confesso. Che non è nulla di più falso, ma sappiamo dove può portare il sentimento popolare. Senza contare che per la Juventus questo è davvero un incidente di rimbalzo: si trova coinvolta suo malgrado, ma radio private e televisioni popolari già le sparano addosso a palle incatenate.
Somma ignoranza o deliberata scelta per orientare le viscere del popolo calciofilo? Conoscendo la statura di troppi colleghi scelgo la uno. Finché le redazioni sono costituite da stagisti, l'approfondimento è optional e Palazzi può continuare a cercare le luci dei riflettori per ingrassare un ego incompatibile col ruolo.
___
di STEFANO OLIVARI dal blog GUERIN SPORTIVO.it 31-07-2012
Andrea Agnelli non è il solo al mondo ad avere capito che lamentarsi e minacciare in modo pretestuoso, per tacere del resto, paga sempre i suoi dividendi. Per questo è merito suo se Antonio Conte sta uscendo con un buffetto da una vicenda che per lo stesso reato sportivo (omnessa denuncia) è costata ad altri un anno di stop. La procura della Figc si è infatti inventata il patteggiamento ancora prima della condanna. In sostanza Conte non potrà sedere in panchina per tre mesi e dovrà pagare una multa di 200mila euro, che la Figc girerà in beneficenza ai terremotati dell’Emilia. Ma come si è arrivati a questa condanna light, molto gradita dalla Juventus e forse un po’ meno a Conte che avrebbe gradito il muro contro muro? Sette mesi di squalifica, tre mesi per ognuna delle due omesse denunce e un mese di aggravante per la reiterazione. Lo sconto di un terzo poi ha portato il conteggio a quattro mesi e venti giorni, con un mese e venti giorni trasformati poi quindi in soldi. Non una piccola cifra, ma comunque un principio vomitevole: posso pagare e quindi la condanna diminuisce. Stiamo parlando di un’ipotesi molto concreta, precisiamo, ancora da sottoporre al vaglio della Disciplinare, ma alla fine balleranno pochi giorni e non si andrà lontani da quanto abbiamo scritto. La figura chiave è proprio quella del procuratore Stefano Palazzi, che ha sconfessato una linea (e quindi se stesso) tenuta nel resto dell’indagine con altri personaggi molto meno famosi e protetti di Conte. Già salvato dall’accusa di illecito sportivo e adesso ulteriormente omaggiato. Un comportamento davvero strano, molto strano. Lo starà pensando di sicuro chi, per una sola omessa denuncia, è stato squalificato per un anno.
___
Sembra ormai certo, ma la faccenda è intricata: l'allenatore della Juve dovrebbe accettare una squalifica di tre mesi per doppia omessa denuncia
della Redazione ilPOST 31-07-2012
La Ġazzetta dello Sport ha scritto che l’allenatore della Juventus Antonio Conte avrebbe deciso, insieme alla società, di chiedere il patteggiamento dopo essere stato deferito dalla Procura federale della FIGC per omessa denuncia sul risultato della partita Novara e Siena (2-2) del primo maggio 2011 del campionato di calcio di Serie B 2010/2011. Un risultato su cui la Commissione federale aveva emesso sentenza di illecito sportivo il 18 giugno scorso nell’inchiesta su calcio e scommesse. Quando è stata giocata la partita, Conte era l’allenatore del Siena.
Benché inizialmente sembrava che la partita incriminata fosse solo una, a questa se ne deve aggiungere un’altra, sempre per omessa denuncia: quella tra Albinoleffe e Siena del 29 maggio 2011 (1-0). Mercoledì inizierà il processo e Conte ha tempo fino a oggi per presentare la proposta di patteggiamento alla Commissione Disciplinare della FIGC. La Commissione dovrà valutare se la richiesta, cioè l’accordo raggiunto tra gli avvocati dell’allenatore e il procuratore federale Stefano Palazzi, è “giusta ed equa”. L’ufficialità della decisione arriverà quando il procuratore Palazzi e gli avvocati di Conte firmeranno il documento. Poi la Procura federale lo sottoporrà alla Commissione Disciplinare, che a quel punto si riunirà in Camera di Consiglio ed esaminerà la “congruità” di tutte le richieste, prima di ratificarle.
Secondo la Ġazzetta dello Sport Conte avrebbe concordato la sanzione, insieme alla Juventus, con il procuratore Palazzi: squalifica di tre mesi e pagamento – da parte della Juventus – di una cifra tra 200 e 300 mila euro. Se la Commissione Disciplinare accoglierà la richiesta della Procura e degli avvocati difensori, la squalifica di Conte inizierà domani e finirà il 1 novembre prossimo.
Secondo la Ġazzetta se Conte non dovesse patteggiare, rischierebbe una squalifica di sette mesi totali. La sentenza di patteggiamento prevede il pagamento di una somma o la diminuzione della pena di un terzo. I sette mesi previsti dalla Ġazzetta dello Sport, ridotti di un terzo, diventerebbero 4 mesi e 20 giorni. La Juventus, pagando una sanzione economica, può ridurre ulteriormente la squalifica a tre mesi.
Si tratterebbe comunque di una sentenza senza processo e quindi senza prove (le prove sono definibili tali solo se si acquisiscono durante il procedimento). Conte potrebbe decidere di non patteggiare e affrontare il giudizio del tribunale sportivo, dichiarandosi estraneo alla vicenda dei risultati falsati. Questa ipotesi sembra improbabile, anche per volontà della Juventus, perché con il patteggiamento la società avrebbe la garanzia di ottenere il minimo danno. Nonostante la squalifica di tre mesi, infatti, Conte potrebbe continuare ad allenare la squadra tutti i giorni, ma non potrà andare in panchina durante le partite. C’è poi un’ulteriore questione, riguardo il tipo di patteggiamento.
La richiesta di patteggiamento è regolata dagli articoli 23 e 24 del Codice di Giustizia Sportiva. L’articolo 23 prevede il “patteggiamento tecnico”, che non prevede ammissione di colpa, l’articolo 24 prevede il “patteggiamento con ammissione di colpa”. Conte dovrebbe richiedere un patteggiamento tecnico, negando qualsiasi colpa. Nell’applicare le sanzioni, l’articolo 23 prevede al terzo comma:
L’applicazione di sanzioni su richiesta delle parti è esclusa nei casi di recidiva e nei casi di cui all’art. 7, comma 6.
Ecco cosa dice il Codice di Giustizia Sportiva all’art. 7 comma 6:
In caso di pluralità di illeciti ovvero se lo svolgimento o il risultato della gara è stato alterato oppure se il vantaggio in classifica è stato conseguito, le sanzioni sono aggravate.
È quindi importante capire se la Commissione, nella sentenza, definirà o no come recidivo il comportamento di Conte, visto che le partite in discussione sono due. L’accusatore di Conte è un suo ex giocatore al Siena, Filippo Carobbio, che il 29 febbraio scorso ha detto ai magistrati che Conte sapeva che Novara-Siena era stata combinata e che ne parlò nella riunione tecnica con i giocatori prima della partita dicendo di “stare tranquilli” perché era stato raggiunto un accordo. Tutti gli altri calciatori del Siena sentiti dai magistrati hanno smentito Carobbio. Conte ha sempre respinto le accuse dicendosi innocente.
C’è poi una nuova storia riguardo Conte. Ieri Repubblica ha pubblicato alcune rivelazioni di Vittorio Micolucci, riferite alla stagione 2008/2009. All’epoca Antonio Conte era l’allenatore del Bari in serie B e Micolucci un giocatore dell’Ascoli, sempre in serie B. Micolucci sta scontando 14 mesi di squalifica e nelle scorse settimane ha inviato un fax al procuratore federale della FIGC Palazzi. Secondo Micolucci «nella stagione della promozione con Perinetti e Conte è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con una sconfitta nostra. Queste notizie le ho avute da un amico vicino a Guberti e Andrea Masiello. Sono sicuro e certo della vittoria comprata dalla Salernitana perché in quella stagione si avvicinavano alle squadre alcuni personaggi offrendo dei soldi». Questa e le altre parti del fax sono state acquisite dalle procure di Bari e Cremona, che dovrebbero interrogare Micolucci.
-
Mancata denuncia e truffa per me pari sono
da IL ROMANISTA 31-07-2012
Egr. Direttore,
le scrivo in merito al nuovo scandalo scommesse, chiedendole di esser così gentile da spiegarmi alcune cose che proprio non riesco a comprendere ne, tantomeno, a digerire. Ammesso e non concesso che il Sig Conte, e tutti quelli come lui accusati di omessa denuncia, siano colpevoli ...vorrei mi facesse comprendere, dove sta la differenza tra Caio che partecipa direttamente alla truffa, e Tizio che omette !
Mi spiego: Caio partecipa e guadagna illecitamente - Tizio omette e senza ombra di dubbio, almeno questo è il mio parere ...guadagna anche lui illecitamente ! Perchè è chiaro che le partite combinate, non solo derubano gli scommettitori, ma anche le altre società e relative squadre, le quali sono private delle possibilità di arrivare ad un posto migliore in classifica - Nemmno la speranza ...è tutto combinato !!! Perciò, Caio guadagna soldi truffando consapevolmente scommettitori, squadre e società avversarie - Tizio guadagna in classifica, e consapevolmente truffa scommettitori, società e squadre avversarie. Se è così, e sinceramente non vedo come potrebbe essere altrimenti...se è così la differenza della pena dovrebbe essere veramente minima! Che so, 100 anni a chi truffa direttamente, e 99 a chi non denuncia, chiaramente se quello che non denuncia ne ricava comunque un vantaggio !
Sono nauseato. La prego, chiaramente se è d’accordo con il mio pensiero, d’intervenire duramente sul suo prestigioso quotidiano, affinchè il maggior numero di persone possano comprendere lo schifoso comportamento di chi truffa, e forse ancor di più, di chi dirige, incanala e prostituisce la vera giustizia. Spero d’esser riuscito a far comprendere quello che intendo. In attesa, abbastanza fremente, di un suo graditissimo e, sono certo, imparziale parere, la ringrazio dell’eventuale attenzione, e le faccio i miei più vivi complimenti per l’eccellente lavoro che sta conducendo sul giornale più GialloRosso che ci sia.
Cordialissimi saluti, Stefano (Palazzi, non faccia il troll! - ndt)
Caro Stefano sottoscrivo ogni sua parola
C.F.
-------
SENZA VOLER RICORDARE ALLA UEFA ANCHE LA NOSTRA SCOMMESSOPOLI
E Platini si è dimenticato del fair play finanziario
di MAURIZIO BIANCHINI (IL ROMANISTA 31-07-2012)
Sotto la poltrona di Platini c’è un’autentica polveriera che non dovrebbe tardare ad esplodere. Il condizionale è d’obbligo. Non si esclude infatti che il clima vacanziero sia giunto come una preziosa parentesi ad interrompere un discorso maledettamente serio. Ma il dibattito è tutt’altro che concluso. Anzi, sta per rinvigorirsi. Fra tre giorni inizieranno i preliminari dell’Europa League e pur non figurando squadre coinvolte nello scandalo delle scommesse, a breve seguiranno gli altri capitoli della competizione. Essi sono inquinati dalla presenza di compagini e giocatori, di cui alcuni hanno conosciuto direttamente il carcere.
Il presidente Uefa aveva assicurato: «qualsiasi squadra e giocatori coinvolti nello scandalo, non potranno partecipare alle competizioni europee». Badate bene, si parlò soltanto di coinvolgimento, successivamente “annacquato” da Abete nell’atmosfera in cui si annaspa in cerca di qualche ciambella di salvataggio, non importa se moralmente discutibile. Appena In Italia si è diffusa la “puzza” bianconera, ha preso nuovo vigore la via dei patteggiamenti che, come ha fatto notare nel suo editoriale Stefano Romita, equivalgono ad ammissione di colpa. Ma Agnelli non aveva dichiarato di escludere il patteggiamento dicendosi sicuro dell’innocenza dei suoi? Tutti escamotage che hanno il sapore della malinconia . Si invocano i diritti della difesa che richiedono tempi lunghi. Il garantismo, che nessuno nega, non sembra più un legittimo elemento dell’iter giudiziario, quanto una banderuola strumentale da esibire per guadagnare tempo. Non è finita. Un’altro altro inquietante nodo sta per venire al pettine. Dove è finito il famoso fair play finanziario inventato da Platini , che fra l’altro recita testualmente: «i costi devono essere sempre coperti dai ricavi nell’ottica di arrivare al pareggio, pena l’esclusione dall’Uefa»? Ad esempio, si chieda a Sabatini quanta energia e pazienza richiedono le trattative che intendono mantenersi entro i limiti della legalità economica. Lui e molti colleghi si saranno chiesti come è possibile che si consenta il sovvertimento totale delle regole, con il rischio di mettere in serio pericolo l’equilibrio finanziario dell’intero movimento calcistico. Naturalmente il riferimento va dritto a colpire gli allegri “bambinoni” arabi che guardano al calcio come a un supermercato dove acquistare giocattoli costosi per soddisfare la noia. Baciati dalla ricchezza, hanno gettato sul tavolo dell’arroganza decine di milioni per accaparrarsi Ibra, Thiago Silva, Verratti, per conto dell’ “amato” PSG, sollevando una questione morale che rifugge da facili demagogie. Lo svedese guadagna 90 volte più del presidente della Repubblica francese e quasi mille volte più di un lavoratore al minimo salariale. Piantiamola con le storielle delle leggi di mercato. Certe esagerazioni finiscono inevitabilmente per sollevare l’indignazione della povera gente. Ma se proprio vogliamo accantonare l’aspetto morale, non dovrebbe intervenire il guardiano impeccabile monsieur Platini, ad imporre almeno il rispetto del fair play finanziario?
-
Sla, contadini come i calciatori: 123 casi nel 2011
Allarmante scoperta, Guariniello indaga. Forse il morbo legato all’uso di pesticidi
di OTTAVIA GIUSTETTI (la Repubblica - Torino 31-07-2012)
È concreta la possibilità che tra le cause della Sla, la malattia degenerativa tristemente nota per aver colpito numerosi calciatori, vi sia l’utilizzo di prodotti chimici in agricoltura. I dati raccolti dal registro regionale epidemiologico della sclerosi laterale amiotrofica evidenziano una ricorrenza significativa della malattia tra gli agricoltori: 123 casi sono stati evidenziati in Piemonte nel 2011. Agricoltori che si ammalano di Sla come e più dei giocatori di calcio. Ma cosa hanno in comune queste due categorie? Potrebbe essere il contatto costante con sostanze chimiche come i pesticidi: i primi nei campi, i secondi sul manto erboso degli stadi.
Per il momento ci sono due certezze. La prima, che risale all’inizio dello scorso decennio, è che la Sla colpisce i calciatori 24 volte di più rispetto alle altre persone. I casi mortali accertati tra ex professionisti o dilettanti di lungo corso sono circa 50. La seconda, che invece è emersa negli ultimi giorni, è che nel solo Piemonte, nel 2011, sono stati censiti 123 agricoltori che sono stati dimessi dagli ospedali con la diagnosi della terribile patologia. Se confermata dal prossimo ampliamento — temporale e spaziale — dello studio, l’incidenza sarebbe quindi addirittura superiore a quella riscontrata tra i calciatori.
Non è la prima volta che si parla di pesticidi come possibili cause della malattia. Già nel 2008 sempre il procuratore Guariniello aveva parlato di una possibile relazione con le sostanze in agricoltura, ma mai prima d’ora gli studi avevano evidenziato una incidenza significativa di casi tra coloro che lavorano tra i campi. Secondo gli esperti sarà necessario andare più a fondo nello studio cercando di capire, per esempio, in quale settore dell’agricoltura abbiano operato coloro che si sono ammalati e, tra le altre categorie di persone che hanno contratto la patologia, se vi siano persone che hanno fatto i contadini in passato. Poi si tratterà di capire quali siano i prodotti che vengono utilizzati nei settori agricoli dove si registrerà la maggiore incidenza, sempre che ne emergano.
Intanto la malattia avanza e tra gli ex calciatori rimasti vittime della Sla vi sono l’ex capitano del Genoa, Gianluca Signorini, scomparso nel 2002 a 42 anni, l’ex capitano dell’Avellino, Adriano Lombardi, morto nel 2007 a 62 anni, e l’ex commissario tecnico della nazionale Fulvio Bernardini, morto nel 1984 a 79 anni. Tra coloro che stanno combattendo contro il morbo c’è Stefano Borgonovo, ex attaccante di Como, Milan e Fiorentina, che ha 46 anni.
___
il Fatto Quotidiano 31-07-2012
-
Calcio. Dall'Ipo del Manchester United 333 milioni $
I Red Devils a Wall Street
NEW YORK
di M.VAL. (Il Sole 24 ORE 31-07-2012)
Il Manchester United scende in campo a Wall Street: la società di calcio britannica ha presentato ieri notte alla Sec i termini del suo initial public offering alla borsa americana e dato l'avvio agli incontri con gli investitori. L'obiettivo è rastrellare fino a 333 milioni di dollari collocando 16,7 milioni di titoli a un prezzo compreso tra 16 e 20 dollari. Le risorse dovrebbero servire a ridurre l'indebitamento di 658 milioni. La società, controllata dalla famiglia Usa dei Glazer, aveva ipotizzato un collocamento da 1 miliardo a Singapore, ma il peggioramento del mercato ha consigliato di spostare a Wall Street e di ridimensionare l'operazione. L'Ipo è in mano a JP Morgan, Credit Suisse e Jefferies Group.
Ieri il Manchester, valutato da Forbes 2,24 miliardi, ha firmato un accordo di sponsorship da 600 milioni (???, ndt) con la General Motors e il suo marchio Chevrolet, della durata di 7 anni dal 2014.
-
Calcioscommesse Trovata la bozza d’accordo per il patteggiamento
Tre mesi di stop al tecnico
Vincono Conte e la Juve
Anche una multa di 200 mila euro, andrà in beneficenza
Cento giorni La Disciplinare potrebbe disporre un ritocco e portare la squalifica a 100 giorni
Dieci partite Conte salterà una decina di partite di campionato, Baroni andrà al suo posto in panchina
di ANDREA ARZILLI (CorSera 31-07-2012)
ROMA — La giornata delle prove d'accordo tra Conte e Procura Figc ha portato, al secondo tentativo, alla bozza di patteggiamento che domani passerà all'esame della Commissione Disciplinare. Domenica sera la Juventus aveva depositato in via Po le memorie difensive e la propria proposta di patteggiamento per la doppia omessa denuncia contestata ad Antonio Conte dal procuratore Palazzi, tre mesi e chi si è visto si è visto. Ieri, dopo una riunione rimandata dalla Juve per riformulare una prima proposta ritenuta inaccettabile, più di un'ora di summit di Palazzi in Federcalcio e un confronto lungo e infuocato tra federali in Procura, la bozza è saltata fuori: tre mesi più una multa salata (200 mila euro) che la Figc girerà in beneficenza alle vittime dei terremoti in Abruzzo ed Emilia. Ci si è arrivati calcolando sette mesi di squalifica in totale, frutto delle violazioni contestate al tecnico della Juve (tre mesi per ogni omessa) più un mese di aggravante per la reiterazione: con lo sconto di un terzo, automatico col rito abbreviato, la squalifica si è abbassata a quattro mesi e venti giorni, di cui tre confermati di stop effettivo e il resto tradotto in multa. Sarà una pena congrua secondo la Disciplinare? Domani mattina, quando al processo saranno affrontati come prima cosa i patteggiamenti e le eccezioni, sapremo con certezza, ma è possibile che la Commissione disponga per un ritocco verso l'alto che porterebbe lo stop a 100 giorni. Cifra tonda.
Per Conte, comunque, si tratterebbe del secondo successo in pochi giorni: prima un illecito evitato non senza paura, poi, dopo l'opera di convincimento dei legali bianconeri, una pena tutto sommato lieve che potrebbe consentirgli di tornare sulla sua panchina già i primi di novembre, come non ha tardato a far sapere la Juventus. Perdendo solo una decina di partite in campionato e qualcuna di Champions. Al suo posto è pronto Marco Baroni, tecnico della Primavera precettato dalla società per colmare un vuoto che poteva essere molto più ampio.
Tutti contenti? Non proprio. Ovviamente la Juve sì (è riuscita a inserire nel pacchetto patteggiamenti anche quello di Angelo Alessio, due mesi per lui), anche se Andrea Agnelli ha già detto di non gradire aggiustamenti ulteriori, quasi a non voler toccare un accordo strappato con non poca fatica. Perché nella fase della discussione il procuratore Palazzi è stato l'unico interlocutore dei legali bianconeri che ha dimostrato di seguire ragionamento ed esigenze del club. Anche prima della discussione, in verità. A partire dagli atti del deferimento, che sembravano andare verso l'illecito dietro alle parole del pentito Carobbio prima di svoltare sulla doppia omessa denuncia. Già sulla questione deferimenti si era acceso il confronto in Procura, molti collaboratori di Palazzi che avevano condotto le audizioni si aspettavano un atteggiamento di rigore assoluto, il rispetto della linea dura usata in due anni di processo. Anzi, più dura proprio perché trattasi di Antonio Conte, cioè una figura di grande rilievo nel nostro calcio. Molti parlavano di una richiesta non inferiore ai 14 mesi come base per il patteggiamento, salvo poi arrendersi di fronte al cambio di strategia del superprocuratore, il loro capo, l'uomo che ha l'ultima parola. Ma cosa diranno gli altri, quelli che sono rimasti invischiati nelle ammissioni di Carobbio e poi rimasti stritolati sotto la mano pesante di Palazzi?
___
Conte-Palazzi
c’è l’accordo
Tre mesi e 200mila euro. Ora la Disciplinare
Se l’intesa sarà giudicata congrua Conte tornerà per Juve-Inter. Ma la Procura si divide
di EDMONDO PINNA (CorSport 31-07-2012)
ROMA - Metà del lavoro è stato fatto. Fra la Procura federale (meglio, fra il Procuratore federale Stefano Palazzi), ovvero l’accusa, e la difesa dell’allenatore della Juventus, Antonio Conte, è stato raggiunto un accordo di massima. Dai sette mesi previsti (sei per le due omesse denuncie di Novara-Siena e Albinoleffe-Siena del maggio 2011, più uno per la reiterazione del reato), decurtati di un terzo (il patteggiamento e quindi 4 mesi e venti giorni), si è (sarebbe) arrivati a tre mesi più duecentomila euro di multa (4mila al giorno). Una lunga battaglia a colpi di carte, di una memoria di circa duecento pagine (in arrivo?), di colloqui più o meno privati, di summit in Federcalcio (Palazzi è entrato in via Allegri alle 17 di ieri pomeriggio, per uscirne cinquanta minuti dopo). Adesso l’attenzione si sposta sulla Commissione disciplinare, che domani valuterà subito, all’apertura dei lavori, la congruità dei patteggiamenti raggiunti (c’è anche Alessio, che patteggerà due mesi, così come potrebbe esserci il Siena i i suoi tesserati). I giudici presieduti da Sergio Artico non sarebbero così entusiasti della loro figura di “passa carte”. Ma tant’è.....
GIORNATA - Una giornata lunga per Antonio Conte, che se l’accordo sarà ratificato, non sarà in panchina domani a Ginevra (la Juventus giocherà la sera contro il Benfica, la mattina inizia il processo presso l’ex Ostello della Gioventù). L’allenatore bianconero ieri mattina ha trovato a Vinovo una gradita sorpresa. Alle 8.30, poco prima di lui, era arrivato il presidente Andrea Agnelli, i due hanno avuto un lungo colloquio, a testimonianza (anche pratica) della vicinanza che i vertici del club hanno nei confronti del proprio tecnico. Questo mentre i legali bianconeri (Briamonte e Chiappero) e dello stesso Conte (De Rensis) hanno continuato a tessere la fitta rete della ragnatela che ha portato all’accordo con Palazzi. Che si è allontanato dalla Procura, a bordo dell’immancabile Vespa, poco dopo l’ora di pranzo. In attesa del summit con i suoi vice e i sostituti che è iniziato attorno alle 18. Non c’è grande feeling, al momento, all’interno degli 007, non tutti hanno gradito il deferimento solo per omessa denuncia e quest’accordo contro la linea dura che in molti avrebbero voluto tenere. Alla fine hanno avuto un peso maggiore le riflessioni di Palazzi e le contestazioni dei legali bianconeri su alcune incongruità nelle dichiarazioni di Carobbio, il grande accusatore. Ovvero: perché se il Procuratore ritiene Carobbio credibile, con rivelazioni «insuperabili», ha deferito Conte non per illecito ma per omessa denuncia? E quelle telefonate (atti della Procura di Cremona) fra fine aprile e primi di maggio, proprio per Novara-Siena, con Ilievski e poi, ancora, (lo dice Gervasoni) con gli slavi per Bari-Samp, quando l’ex giocatore del Siena aveva dichiarato a Palazzi di aver interrotto i propri rapporti con gli zingari nel marzo del 2011? Insomma, troppe contraddizioni.
ANCORA 24 ORE - Ieri il pool legale che segue Antonio Conte non è arrivato a Roma, come sembrava previsto in un primo momento. Le parti si sono sentite telefonicamente e via fax, a caccia di quell’accordo “blindato” che possa superare la verifica di congruità della Disciplinare. Si è discusso molto, anche sulla lunghezza dello stop per l’allenatore bianconero. Ballavano, sembra, dieci giorni, per una qualifica che, simbolicamente, sarebbe dovuta essere di cento giorni (tre mesi e dieci giorni, anche se poi sarebbero stati 102). Dieci giorni sui quali gli avvocati si sono battuti, e il calendario della serie A sembrerebbe svelare il perchè: con tre mesi (e stop), Conte rientrerebbe in panchina per Juve-Inter, 11ª giornata di campionato, la madre di tutte le partite, soprattutto per le lunghe polemiche derivanti proprio dalle vicende legali. Conte salterebbe dunque dieci giornate di serie A più tre di Champions League (rientrerebbe alla quarta giornata della fase a gruppi, 6 o 7 novembre).
___
LO SCANDALO DEL CALCIO Il mister accusato da un pentito si accorderà con la Procura federale
La Juve s’arrende:
Conte deve patteggiare
L’allenatore avrebbe preferito il processo. Ma la società lo convince: 3 mesi di squalifica sono il male minore
GIALLO Palazzi insultato in un bar e inseguito da alcuni tifosi. Ma la Fgci nega
di DAVIDE PISONI (il Giornale 31-07-2012)
La Signora decide di non lottare un’altra volta:si sottomette all’anomala giustizia sportiva patteggiando tre mesi di squalifica per Antonio Conte, coinvolto nella vicenda del calcioscommesse dalle accuse di un pentito. L’accordo sarebbe stato raggiunto ieri tra i legali dell’allenatore bianconero e la Procura federale guidata da Stefano Palazzi. E lo stesso si farà con gli altri due bianconeri coinvolti nello scandalo. Patteggerà tre mesi anche Simone Pepe. Prospettive più pesanti per Leonardo Bonucci: almeno un anno fuori. La Juventus di fatto ha scelto la stessa strategia di sei anni fa nel processo per calciopoli: rischiava la serie C, accettò, o meglio «propose», la B con penalizzazione. La storia si ripete, adesso. Come anticipato da Il Giornale durante gli Europei. Conte avrebbe voluto lottare nelle aule del processo come fa in panchina. Anche i tifosi lo avrebbero voluto. La società campione d’Italia, invece, ha preso da parte il suo allenatore e lo ha riportato a più miti propositi perché patteggiare nella giustizia sportiva non significa ammissione di colpa come nel procedimento ordinario. Ma resta una via di fuga: scegliendo il dibattimento si sarebbe partiti da una richiesta minima di quattordici mesi, che mai avrebbe portato a una squalifica ridotta a «soli» novanta giorni. Come invece è successo nella trattativa definita ieri tra Palazzi e i legali di Conte. Un terzo dell’eventuale pena richiesta ridotto dalla scelta di patteggiare. Poi è stato strappato un ulteriore sconto. Quindi la carta della pesante sanzione accessoria: una multa salata. Probabile che a Conte venga anche chiesto di impegnarsi in iniziative «sociali»: la stessa cosa fece Recoba con l’Inter che patteggiò nella vicenda di passaportopoli. Ed ecco così i definitivi tre mesi di squalifica. Che dovranno essere sottoposti domani mattina alla commissione disciplinare che potrà dare il via libera. Se ci sarà, Conte uscirà dalla vicenda senza nemmeno entrare in aula. Comunque un «sacrificio» per il tecnico. Che aveva già ottenuto un successone i deferimenti: nessun illecito sportivo, ma solo doppia omessa denuncia (Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena le gare) per le accuse di un suo ex giocatore ai tempi del Siena. Quindi i 23 testimoni portati dalla difesa di Conte sono stati ritenuti credibili non essendo stati deferiti. Però la procura federale crede anche al racconto di Filippo Carobbio sulla riunione tecnica in cui Conte avrebbe rivelato la combine. Una contraddizione per molti. Resta il fatto che sarebbe stato arduo attuare un’efficace strategia difensiva, che ha spazi di manovra ridotti e tempi ristretti.
Ora forse viene il difficile per la Juve perché dovrà spiegare ai suoi tifosi un altro compromesso che macchia la carriera dell’allenatore. Un’altra ombra aleggerà sulla storia del club che si era appena riscattato da calciopoli vincendo uno scudetto senza sconfitte. Si aggiunge un altro motivo di sfottò, anche se i reati risulterebbero commessi in un’altra società. E il clima è gia surriscaldato.
Lo confermerebbe anche il presunto giallo in costiera amalfitana. Il procuratore federale sarebbe stato aggredito verbalmente a Maiori da un gruppo di tifosi che chiedeva no notizie. «Conte? Non meno di 6 mesi», avrebbe risposto Palazzi. La Figc ha smentito:«Non c’è stata nessuna contestazione, non è vero l’intervento di forze dell’ordine». Comunque sarà un inizio di campionato «caldo». In più ci si mette anche il destino. Che si diverte, e non poco. Conte, infatti, resterebbe fermo dal primo agosto al primo novembre. Il 31 ottobre c’è un turno infrasettimanale. Se la Juve non dovesse posticipare al giorno dei Santi, il tecnico tornerebbe in panchina nella giornata successiva proprio contro la rivale storica, l’Inter. Derby d’Italia da brividi.
___
E Conte
si ferma
Okay con Palazzi
Tre mesi di stop
più la forte multa
C'è l'accordo: domani il patteggiamento del
tecnico juventino presentato alla Disciplinare
Dovrà essere valutata la congruità della proposta dei legali di Conte
I 200 mila euro di ammenda sono destinati alle popolazioni terremotate
di MAURIZIO GALDI (GaSport 31-07-2012)
Una lunga telefonata tra gli avvocati di Antonio Conte e il Procuratore federale Stefano Palazzi ha messo fine alla prima proposta di patteggiamento che domani mattina sarà sottoposta al vaglio della Disciplinare (presidente Sergio Artico, vicepresidente Claudio Franchini) che ne dovranno valutare la congruità, se cioè la proposta è «giusta ed equa». Antonio Conte sconterà tre mesi di squalifica e pagherà un'ammenda di 200 mila euro che andranno alle popolazioni terremotate dell'Abruzzo e dell'Emilia. Stessa sorte che la Federcalcio avrebbe deciso per tutte le ammende che verranno inflitte in queste due tornate di procedimenti sportivi. La Disciplinare dovrebbe accogliere la richiesta di Procura e difesa di Antonio Conte. La squalifica del tecnico dovrebbe partire domani e concludersi l'1 novembre.
Due omesse denunce Antonio Conte patteggia quindi le due omesse denunce per Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena: la Procura federale dovrebbe aver quantificato in sei mesi la prima omessa denuncia, più un mese per la seconda. Palazzi in questo caso non ha applicato per Conte l'aggravante di essere un tecnico e non un calciatore. Partendo dai sette mesi totali, è facile stabilire che due terzi della squalifica diventerebbero 4 mesi e 20 giorni da scontare, ma la società bianconera vuole che il suo tecnico torni presto in panchina, lo farà l'1 novembre e per questo è molto onerosa la sanzione economica che deve «inglobare» anche un mese e venti giorni di squalifica: 200 mila euro che andranno alle popolazioni terremotate.
Motivi del patteggiamento Nonostante le molte pressioni che l'allenatore della Juventus ha subìto per rinunciare al patteggiamento, gli avvocati hanno tenuto la linea concordata. In genere le richieste della Procura federale erano diverse: Leonardo Rossi, allenatore del Ravenna, per una sola omessa denuncia è stato squalificato un anno dalla Disciplinare lo scorso anno. Nel procedimento del 31 maggio la Procura federale, sempre per una sola omessa denuncia aveva chiesto per un altro allenatore, Maurizio Sarri, un anno di squalifica anche se il tecnico poi è stato prosciolto.
La Disciplinare Domani, dopo che saranno stati raggiunti tutti gli altri possibili accordi, la Procura federale sottoporrà alla Disciplinare i patteggiamenti. La Commissione a quel punto si riunirà in Camera di consiglio ed esaminerà la congruità di tutte le richieste, prima di ratificarle. La scorsa udienza per vicende legate al calcioscommesse fece registrare l'accoglimento di tutte le proposte di patteggiamento, anche se quella di Alessandro Sbaffo (Ascoli) in un primo momento fu respinta, ma alla fine fu accolta dopo che lo stesso Sbaffo aveva trasformato il patteggiamento in patteggiamento più collaborazione. Nel suo caso era illecito (una tentata combine in Livorno-Piacenza) e soltanto con l'applicazione dell'articolo 23 (patteggiamento) e 24 (collaborazione) si sarebbe potuti arrivare alla riduzione ulteriore della squalifica con la trasformazione di una parte di questa in ammenda.
-------
AL POSTO DI CONTE FAVORITO L’ALLENATORE DELLA PRIMAVERA
Baroni pronto per la panchina
ma resiste l'opzione Carrera
di LUCA BORIONI (GaSport 31-07-2012)
La scelta sta per cadere su Marco Baroni, tecnico della Primavera che nella scorsa stagione ha vinto il Viareggio. La Juve sembra decisa ad affidare a lui la panchina che Conte lascerà libera fino a novembre. C'è ancora spazio per una valutazione su Massimo Carrera, ex difensore e attuale assistente di Conte (dopo la vicenda del drammatico incidente stradale del Capodanno 2011), uno dei più stretti collaboratori. Ma Baroni si fa preferire per l'abitudine ad allenare. Da giocatore ha vinto uno scudetto nel Napoli di Maradona targato 1990 e, prima, è stato compagno di squadra proprio di Conte nel Lecce tra l'87 e l'89. Da tecnico ha portato la Primavera del Siena alla finale scudetto prima di guidare in Toscana la prima squadra per tre gare nel 2009. Condivide con Conte i concetti di gioco aggressivo, impostato palla a terra dalla fase difensiva. Predilige il 4-2-3-1 ma è tatticamente duttile, più compassato in panchina. Ottimo sostituto.
-------
LE REAZIONI DEL POPOLO BIANCONERO NON PIACE IL PATTEGGIAMENTO: «DIMOSTRIAMO DI ESSERE INNOCENTI»
Il tifo che non ci sta: «Antonio, devi lottare»
Blog «intasati», ma non manca tra i fan juventini chi è favorevole alla scelta della società
di DANIELE VAIRA (GaSport 31-07-2012)
Una valanga che cresce col passaparola e che cela sentimenti discordanti ma intensi: rabbia, stupore, sfiducia nella giustizia sportiva ma soprattutto voglia di lottare. È la fisionomia delle reazioni dei tifosi juventini al patteggiamento deciso dalla Juve e da Antonio Conte. Migliaia i messaggi che hanno invaso i forum e i blog (da tuttojuve.com, a forzajuve.com fino a juvemania.it). Una decisione per lo più indigesta ai tifosi bianconeri. Come ha scritto uno tra i più illustri, il giornalista Pierluigi Battista sulla prima pagina del Corriere della Sera di ieri: «Il patteggiamento non è in stretto senso giuridico un'ammissione di colpa, ma all'ammissione di colpa somiglia moltissimo. È un chinare la testa per ottenere la benevolenza di una condanna mite ed accettabile». E i tifosi bianconeri non vogliono abdicare, ma invitano a lottare insieme ad Antonio Conte, e dimostrare «di essere innocenti». Emerge da molti post: «Nessun patteggiamento, la società deve tutelare Antonio Conte, bisogna lottare per la verità»; «Sarebbe come ammettere di essere colpevole»; «Antonio, non mollare, meglio un anno in tribuna che avere l'etichetta dell'allenatore che gioca per un risultato già scritto». E c'è anche chi invita a mandare in campo la Primavera nella Supercoppa contro il Napoli «pur di non patteggiare».
Società nel mirino I più idealisti minacciano di stracciare l'abbonamento. I tifosi bianconeri sembrano rimproverare alla società bianconera una condotta troppo arrendevole e la «battaglia» col Palazzo assume, nei messaggi, contorni tetri: «Non cediamo all'Inquisizione con una resa vigliacca»; «Non è il modo giusto per tutelare i tesserati come aveva promesso il presidente Agnelli». Non mancano i supporter razionali che vedono il patteggiamento come un bene: «È il male minore e abbiamo un calendario difficile ed una Champions da onorare». «Ma quell'atto di sottomissione — per citare ancora Battista — danneggia l'immagine di Conte e l'immagine combattiva e irriducibile della Juve rinata dopo l'inferno di Calciopoli».
-------
Vertice alla Juve
Da Agnelli fiducia
su tutta la linea
In 90 minuti presidente e allenatore hanno
messo a punto le strategie bianconere
di MIRKO GRAZIANO (GaSport 31-07-2012)
Il segnale è di quelli forti. Andrea Agnelli piomba a Vinovo di mattina presto, due ore prima dell’allenamento. Ore 8.30 di ieri: in rapida successione, ecco la macchina del presidente bianconero seguita da quella di Antonio Conte. Un blitz di novanta minuti, che pesa molto, sia sotto il punto di vista politico sia a livello sportivo. Un blitz pieno di significati anche mediatici, perché arriva all’inizio di una settimana obiettivamente delicatissima in casa Juve: sono infatti ore decisive sul fronte calcioscommesse; sono giorni fondamentali in vista della Supercoppa italiana, in programma a Pechino l’11 agosto.
Fiducia totale E un po’ di tutto hanno parlato Andrea e Antonio. Da amici, da gente che si stima sinceramente. Il primo obiettivo di Agnelli è quello di dare serenità all’uomo Conte, che vive dentro comeuna terribile ingiustizia ciò che lo sta travolgendo in questi ultimi mesi. Ribadita la massima fiducia del club, dando seguito a quanto già dichiarato ufficialmente all’indomani dei deferimenti: «La Juventus è una società quotata in Borsa, ma per tutti è una squadra e per tutti noi che dedichiamo lavoro e passione ai colori bianconeri lo è ancor di più - disse Agnelli attraverso Juventus.com -. Nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si perde e si vince.Ma non si restamai soli. E non succederà neppure questavolta». Sul piano tecnico, nessun dubbio. Mai ne ha avuti il massimo dirigente bianconero, che nemmeno per un attimo ha preso in considerazione l’ipotesi anche solo di sondare eventuali piste di emergenza per quanto riguarda la panchina. «Vorrei che Conte diventasse il nostro Ferguson», dichiara spesso Agnelli.
Caccia al secondo trofeo Hanno chiacchierato, passeggiato attorno ai campi del centro sportivo, discusso sicuramente delle strategie difensive bianconere che stanno per essere ufficializzate in queste ore. Ma non solo. Perché la Supercoppa è lì, e c’è una gran voglia di portare a casa il secondo trofeo della nuova era juventina, di prendersi pure una rivincita nei confronti del Napoli, unica squadra capace di battere la banda Conte nella scorsa stagione. Agnelli si è informato sullo stato di salute del gruppo, ha voluto conoscere le impressioni del suo tecnico dopo la trasferta di Berlino e magari ha pure cercato di capire dove serva ancora intervenire sotto il profilo tecnico. Sia chiaro, senza l’a.d.Marotta e il d.s. Paratici non ha senso parlare di summit di mercato, ma è difficile immaginare Conte e Agnelli che discutano della squadra senza confrontarsi su questo o quell’obiettivo nel mirino del club. Cose che di certo conoscono bene Marotta e Paratici, perché i contatti fra le varie componenti del club sono costanti.
La scossa Ma ieri non era giorno di grandi strategie dimercato. Andrea Agnelli si è mosso semplicemente per dare una scossa forte all’ambiente bianconero, per chiarire a tutti che nulla di ciò che arriverà dall’esterno potrà e dovrà distogliere testa ed energie dall’obiettivo numero uno: i risultati sul campo. I giocatori eventualmente squalificati verranno «protetti» e aspettati, Conte è e resterà invece costantemente il centro del progetto tecnico, il regista unico sul campo. A prescindere dalla lunghezza del periodo in cui gli verrà impedito di sedersi sulla «sua» panchina.
-------
Il dubbio di Bonucci
Farsi giudicare o no?
Col patteggiamento solo 14 mesi di stop allo juventino
Ma dovrebbe ammettere la versione di Masiello
Senza nessuna collaborazione il patteggiamento porterebbe a due anni di squalifica
di FRANCESCO CENITI (GaSport 31-07-2012)
«Soldato, domani è una finale. Devi mangiare l'erba». Leonardo Bonucci non si dà pace: Udinese-Bari del maggio 2010 era una gara inutile per tutti, ma non per lui. Si stava giocando la convocazione al Mondiale e in più c'erano tre grandi squadre che lo seguivano da tempo. Ecco perché quel giorno ad attenderlo in Friuli c'era il suo motivatore personale, Alberto Ferrarini. Insieme hanno preparato la gara nel migliore dei modi e la prestazione di Leo era stata all'altezza delle aspettative. Insomma, non proprio il percorso lineare di uno che aveva aderito alla proposta di combine, come sostiene Andrea Masiello. Eppure se il finale di Conte è già scritto (tre mesi di stop), solo venerdì, quando inizierà il processo sportivo sulle carte di Bari, sapremo se il difensore avrà scelto di andare a processo per cercare l'assoluzione dal deferimento di illecito (rischia minimo 3 anni di squalifica) o se anche lui accetterà il patteggiamento. Questa ultima possibilità sarebbe molto sofferta e il giocatore vorrebbe evitarla: rivendica con tutta la forza la sua innocenza e non vuole ammettere fatti mai commessi.
I calcoli La situazione è ingarbugliata, si mischiano sentimenti personali a calcoli matematici. In altre parole sul tavolo c'è l'ipotesi di cercare in extremis un accordo con Palazzi ottenendo uno stop di 14 mesi. Bonucci a quel punto tornerebbe in campo a ottobre 2013, perdendo una sola stagione e potendo giocarsi le sue possibilità in chiave Nazionale (a giugno 2014 c'è il Mondiale in Brasile). Ma questo passaggio sarebbe possibile solo se il difensore ammettesse in qualche modo la versione di Masiello, magari di esserne solo a conoscenza ma di non aver mai dato la sua disponibilità. Altrimenti il semplice patteggiamento senza nessuna collaborazione sarebbe premiato con 2 anni di stop e tutta l'argomentazione non avrebbe più ragione di esistere. Bonucci ancora fino a ieri è sembrato deciso: andare a processo sperando di ribaltare la situazione. Il rischio di condanna c'è: per Palazzi il pentito Andrea Masiello è attendibile e i giudici sportivi si baseranno solo su questo. Ecco perché i prossimi due giorni saranno particolari: toccherà al difensore riflettere sul futuro e decidere. Non sarà facile. E per una volta è possibile che il cuore prevalga sulla ragione.
Conte si prepara Tutt'altra storia la vicenda Conte. Il tecnico ha già messo la X sul calendario: a inizio novembre ritroverà la panchina e potrà ritornare a incitare la squadra come sempre. Per sostituirlo c'è in pole Marco Baroni, ma solo durante gli impegni ufficiali. E anche il suo vice Angelo Alessio dovrebbe ottenere uno stop simile, mentre resta da definire la situazione di Stellini (si cerca ancora una mediazione con la Procura).
-------
LO SFOGO SI DIFENDE IL CAPITANO DEL BOLOGNA
Rabbia Portanova
«Mi hanno umiliato»
di ANDREA TOSI (GaSport 31-07-2012)
Daniele Portanova sembra Ajace, il guerriero che non vuole morire con infamia. Indossa l'elmo e la corazza per prepararsi alla battaglia più importante, quella per salvare il proprio onore. Lo assiste l'avvocato Bordoni, agguerrito alla pari del suo cliente. «Per otto mesi sono rimasto in silenzio per rispetto del lavoro delle Procure ma dopo il deferimento non posso più tacere — arringa il capitano del Bologna —. Ho deciso di difendermi da tutti gli attacchi contro di me e la mia famiglia. Mia moglie è stata insultata più volte per strada e allo stadio, le hanno inviato lettere anonime, i miei figli non volevano più tornare a scuola perchè dileggiati dai compagni che gridavano "tuo padre è un venduto". Come giocatore accetto tutte le critiche, ma come uomo non posso accettare tutto questo. Ho sofferto pene che avrebbero steso un mammuth io però non cado, devo rimanere in piedi per difendere la mia dignità».
Lui e Di Vaio Portanova è cresciuto in strada a pane e calcio: «Non sono bravo con le parole, parlo col cuore e non col cervello. In questi tre anni al Bologna ho fatto solo del bene alla mia squadra onorandone la maglia. Ma adesso mi accorgo, leggendo sulla rete, che il 70% dei bolognesi non mi stima. E anche i media locali non mi hanno difeso: venivo considerato un leader insieme a Di Vaio solo quando i risultati erano negativi mentre quando vincevamo solo Di Vaio era il leader osannato». Il rapporto con l'ex bomber emigrato in Canada si era incrinato prima dei deferimenti: «Ho contestato a Marco il rinnovo contrattuale che destabilizzò lo spogliatoio sul finire della stagione 2011 (quella conclusa col ko interno contro il Bari per 0-4 oggetto dell'inchiesta, ndr). Lì la squadra si sfasciò. Oggi difendo lui come difendo me: tra noi non ci fu mai la telefonata contestataci da Palazzi».
La verità La chiosa è tutta d'un fiato: «Su questa vicenda esiste solo la mia verità, ovvero l'incontro con tre balordi baresi senza che ci fosse una proposta. Io odio le scommesse e il gioco sporco. Protesterò in ogni sede la mia innocenza, anche un solo giorno di squalifica per me sarebbe ingiusto. Le parole di Guaraldi? Il presidente è un tipo impulsivo, dopo due ore ci siamo chiariti. Non discuto i dubbi sulla fascia da capitano, ma mi ha fatto male non vestire la nuova maglia». L'avvocato Bordoni è per la sfida totale in aula: «Palazzi ha giudicato sugli stessi elementi che per la Procura di Bari non richiamavano alcuna ipotesi di combine. Ci sono molte incongruenze nelle versioni dei due testi a carico di Portanova, la loro credibilità è nulla.
Se fosse uscito un deferimento per omessa denuncia, avremmo patteggiato una pena simbolica ma così combatteremo fino in fondo nel dibattimento».
-------
L’INTERVISTA PARLA UN ISPETTORE CHE HA LAVORATO ALL’UEFA COL COMPITO DI MONITORARE I FLUSSI DI SCOMMESSE
«Le gare sospette sono più di quanto si pensi»
Romano: «Centinaia di migliaia di euro persino su un'amichevole dell'AlbinoLeffe quotata in Asia»
di MARCO IARIA (GaSport 31-07-2012)
Sportradar ha monitorato il campionato 2011-12 di Lega Pro: 1.500 partite sotto esame, 196 quelle con «significativi cambi di quota» ma solo per cinque — riferisce Agipronews — il sospetto di una combine si è rivelato concreto. È il primo frutto della collaborazione tra la società specializzata nei servizi antifrode e la lega guidata da Macalli. La prevenzione deve essere la priorità nella lotta contro la piovra delle scommesse. Lo sa bene l'Uefa che già da alcuni anni è entrata in partnership con Sportradar per seguire l'andamento delle giocate sui campionati di prima e seconda divisione del Vecchio Continente. Un lavorio silenzioso e certosino che Ivo Romano, sotto le vesti di informant, ha seguito da vicino: consulente dell'Uefa per 3 anni e mezzo, con specializzazione nel mercato asiatico.
L'inchiesta di Cremona ha svelato la connection Italia-Asia. Se l'aspettava?
«Fino a qualche anno fa no, poi ho cambiato idea, prima che le inchieste lo confermassero. In Italia c'è scarsa conoscenza dell'handicap asiatico, il tipo di scommessa che si effettua in Estremo Oriente. Quindi da noi non partivano grosse scommesse verso l'Asia. Ma a un certo momento le cose sono cambiate. E poi ci sono casi emblematici, come l'amichevole tra AlbinoLeffe e Renate. Nessun bookmaker la quotava, tranne gli asiatici. E su una partita così insignificante furono giocati centinaia e centinaia di migliaia di euro».
Su quale puntata?
«L'AlbinoLeffe non avrebbe dovuto vincere con più di un gol di scarto. Terminò 2-1».
Cosa ci dicono i flussi delle partite finite nelle inchieste? Per esempio Novara-Siena.
«Premetto che analizzo l'andamento delle scommesse, le indagini le fa chi di dovere. Quella era una partita da pareggio, perché quel risultato poteva essere utile a entrambe, per i rispettivi obiettivi: la quota per il pari, quindi, era già inferiore all'1 e al 2. Se, tuttavia, con una delle due squadre in vantaggio la quota del pareggio è nettamente inferiore a quella pre-gara vuol dire che qualcosa non quadra. Ma c'è stato pure di peggio».
Cosa?
«Siena-Torino: pareggio buono per entrambe, Siena in vantaggio, Torino che pareggia a circa 10 minuti dalla fine: un attimo prima il pareggio era quotato a 1,25. Incredibile».
Puntate anomale su altre gare italiane?
«Per Lecce-Lazio over 3,5 e vittoria dei biancocelesti; per Lazio-Genoa pareggio con gol a fine primo tempo e vittoria finale dei padroni di casa; per Inter-Chievo over 3,5; per Chievo-Udinese vittoria dell'Udinese, già dal primo tempo. Comunque di partite sospette in questi anni ce ne sono state tante, molte di più di quelle venute fuori dalle inchieste».
Quali elementi ha?
«Ho visto partite su cui sono state giocate centinaia di migliaia di euro sul risultato esatto, poi verificatosi. Roba che non mi è mai capitato di vedere neppure nella seconda divisione greca, così corrotta che ormai neppure i bookmaker asiatici accettano scommesse. L'Uefa ha segnalato molte gare sospette alla Figc, non mi pare sia stato fatto nulla, anche se Palazzi ha scarsi mezzi per indagare».
Cosa scoprì l'Uefa?
«Ecco cosa c'è scritto in una sua relazione, a proposito di Chievo-Catania di due anni fa: "L'andamento del gioco sui bookmaker tradizionali, su Betfair e sui bookmaker asiatici non lascia dubbi: le due squadre si sono accordate per il pareggio. E la cifra astronomica scambiata sull'1-1 su Betfair chiarisce come ci fosse accordo anche per lo score finale"».
Adesso cosa bisogna fare?
«Bisogna affidarsi ad esperti del settore. Un buon passo l'ha fatto il ministero dell'Interno creando la sua task-force. Ma non basta: se non si monitora il mercato asiatico non si ha la percezione di tutto quel che avviene».
___
Conte, 100 giorni e 200 mila euro
ora la Juve si preoccupa di Bonucci
Il tecnico patteggia, più delicata la posizione del difensore
di MATTEO PINCI (la Repubblica 31-07-2012)
Antonio Conte e la Procura Federale sono d’accordo. Una squalifica di tre mesi e dieci giorni, oltre a una sostanziosa ammenda, intorno ai 200 mila euro: questo l’esito del patteggiamento del tecnico della Juventus. Un risultato arrivato dopo giorni di contatti, discussioni, abboccamenti sull’asse Torino-Roma. Da ieri la Juventus può sorridere per un obiettivo che aveva posto prima ancora dell’audizione del tecnico e che la priverà dell’allenatore per meno di 4 mesi, a fronte di una salatissima sanzione pecuniaria. E pazienza se non consentirà a Conte di sedersi in panchina contro l’Inter il 4 novembre, tre giorni dopo la festa dei 115 anni del club.
Per l’ufficializzazione del provvedimento, che a Torino farebbe sorridere davvero tutti, bisognerà attendere però l’inizio del processo alle 9.30 di domani. E il parere della Commissione Disciplinare, che potrebbe rivedere i termini dei patteggiamenti (anche se in queste ore qualche contatto indiretto con la procura sarebbe avvenuto). Compreso quello dell’allenatore, passato dallo spettro dell’illecito al deferimento per doppia omessa denuncia. Da quel momento sono iniziate le “trattative” con la procura della Figc, concluse nella sostanza ieri mattina. Già l’11 novembre, per Pescara-Juventus, Conte potrebbe essere in panchina. Lui, però, continua a sentirsi “beffato” dalle dichiarazioni del pentito Carobbio. Ritenuto da Palazzi “credibile e attendibile” nonostante le divergenze con Gervasoni e qualche dichiarazione surreale sul possibile risentimento suo e della moglie dopo il rifiuto del tecnico di farlo assistere al parto («La circostanza mi fece capire – ha detto Carobbio in via Po – che riteneva essenziale la mia presenza; fui quindi molto contento»).
Ma la Juventus, regista occulta delle difese dei propri tesserati, è preoccupata anche da altre situazioni: per questo ieri a Vinovo si è tenuto un vertice in cui con i legali si è discusso anche di Simone Pepe (deferito per omessa denuncia) e soprattutto di Leonardo
Bonucci. Che, rispetto al compagno, orientato a trovare un accordo con Palazzi, è virtualmente impossibilitato a patteggiare: perché un illecito consumato, com’è secondo la procura quell’Udinese- Bari del 2010, non può essere patteggiato se non coinvolgendo altri nomi. E come potrei, se sono innocente?, il pensiero del difensore, che comunque prenderebbe due anni di stop. Inevitabile allora sperare di limitare i danni il più possibile nei due gradi di giudizio per poi giocarsi le proprie carte davanti al Tnas. Appuntamento a mercoledì quando si aprirà il filone di Bari. A cui si riferisce anche la posizione di Portanova, deferito come Bonucci per illecito: «Mia moglie è stata infamata, i miei figli non volevano più andare a scuola – ha detto in una conferenza – è il momento più brutto della mia vita. Ma non ho commesso alcun reato e non ho paura».
___
ACCORDO PER IL PATTEGGIAMENTO: DOMANI SARÀ AL VAGLIO DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE
A novembre
Per il tecnico, tre mesi di squalifica e 200mila euro di multa
La Juve non l’avrà per 10 gare di campionato e 3 di Champions
Il pool di inquirenti era per una linea più dura. Alla fine ha prevalso la posizione di Palazzi
Da venerdì il processo per il filone di Bari dove Bonucci si difenderà dall’accusa di illecito
di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 31-07-2012)
Il verdetto che cercava. Antonio Conte non esulta, non avrebbe senso farlo, ma dalla sfida con la procura della Federcalcio, con in gioco l’accordo sul patteggiamento per l’accusa di doppia omessa denuncia, ottiene ciò che voleva. Le parti in campo, ieri, hanno siglato un’intesa intorno a numeri che soddisfano il tecnico campione d’Italia con la Juve e il pm del pallone Stefano Palazzi: sette erano i mesi di squalifica pensati da Palazzi, quattro e 20 giorni al netto dell’accordo - il patteggiamento prevede la riduzione di un terzo della pena -, tre mesi e 200 mila euro di multa dopo la non facile trattativa fra il pool dei legali del tecnico e il procuratore federale. Di ufficiale non c’è ancora niente perchè soltanto domani, davanti alla Commissione Disciplinare, gli avvocati di Conte e la procura formalizzeranno l’accordo e, in quel momento, comincerà una seconda partita: l’arbitro, stavolta, sarà il collegio giudicante di primo grado che, dopo, una camera di consiglio, avrà la facoltà di ritenere congrua alle accuse l’intesa o rigettarla. Nel primo caso, per Conte immediato sarebbe lo stop come il conto alla rovescia per il ritorno in panchina che, numeri alla mano, potrebbe coincidere con la sfida della Juve con la grande rivale dell’Inter. Tradotto: la truppa bianconera perderebbe il suo condottiero per dieci partite di campionato e tre sfide del girone di Champions League.
Il confronto fra Palazzi e i legali di Conte non è stato facile. Il procuratore federale, fra l’altro, non ha avuto nel dialogo con la Juve il consueto appoggio dei suoi uomini perchè la quasi totalità dei vice procuratori era per una linea di maggiore fermezza nei confronti del tecnico, soprattutto in vista delle possibili decisioni della Disciplinare. Alla fine hanno prevalso le riflessioni del pm, da anni ormai in trincea e abituato a navigare in alto mare. «Un procuratore esperto come Palazzi avrà calcolato il rischio di una diversa valutazione dei giudici una volta a conoscenza del patteggiamento..», così da ambienti federali, ma il timore che la Disciplinare possa chiedere una diversa formulazione dell’accordo restano sullo sfondo. Domani, il destino di Conte sarà deciso senza più appello perchè, una volta deliberato il patteggiamento, il tecnico della Juve si metterà alle spalle lo scandalo, i veleni, i malumori per il coinvolgimento nel corto circuito delle calcio scommesse. Nella trattativa con Palazzi, hanno pesato i dubbi sollevati dalla difesa di Conte soprattutto in merito alla prima delle due accuse per omessa denuncia: le contraddizioni del grande accusatore Filippo Carobbio e il fatto che lo stesso abbia negato di aver intrattenuto contatti telefonici con il cosiddetto gruppo degli zingari dal marzo precedente la gara (particolare smentito dallo stesso giudice di Cremona Salvini che ha riscontrato nella sua indagine telefonate fra Carobbio e gli zingari nei giorni precedenti al sfida del primo maggio Novara-Siena).
Poco meno di cento potrebbero diventare i giorni della Juve senza Conte. Poco più di tre mesi con l’incognita della Disciplinare («Al massimo potranno chiedere un patteggiamento che aumenti fino a quattro i mesi di squalifica...», è la previsione di qualche esperto in materia): la certezza è che per l’ex allenatore del Siena queste saranno le ultime ore dentro allo scandalo. Oggi, le parti rimarranno in contatto. Domani, l’appuntamento all’ex Ostello della Gioventù per la prima udienza del secondo processo sulle scommesse di questa estate. Da venerdì, spazio al dibattimento sul filone di Bari, l’inchiesta che vede al centro, fra gli altri, il difensore della Juve Leonardo Bonucci: l’intenzione del giocatore, deferito per Udinese-Bari, 3 a 3, del 9 maggio del 2010, sembra essere quella di provare a ribaltare in aula l’accusa di illecito sportivo. A trovare l’accordo con Palazzi è stato, intanto, anche il vice di Conte Angelo Alessio: per lui 2 mesi di stop.
___
Tutti vogliono patteggiare
Masiello e Pepe imitano Conte
Bonucci va verso il processo
Calcioscommesse Due processi separati. Domani e dopo sarà
trattato il filone di Cremona. Quello di Bari il tre e il quattro agosto
di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 31-07-2012)
SI CONTANO I PETALI, PATTEGGIO O NON PATTEGGIO. BENVENUTI AL MERCATO DELLE CONDANNE, DOVE SI PUÒ SEMPRE SPERARE DI LIMITARE LA PENA. Antonio Conte va verso i tre mesi più una forte ammenda (siamo sulla scala dei duecentomila euro), dietro di lui una schiera di altri deferiti che chiederanno pari trattamento. Per due omesse denunce la panchina campione d’Italia sarà senza padre per soli 90 giorni (compresa la supercoppa), ieri doveva esserci un vertice tra la procura federale e la Juventus, alla fine c’è stata solo una telefonata, con cui si è giunti all’accordo di massima.
Il primo novembre, in concomitanza con il 115° anniversario delle zebre, Conte avrà esaurito il suo «drive trough» e sarà di nuovo alla guida dei suoi. Il patteggiamento del tecnico però non è piaciuto a molti, le reprimende sulla giustizia sportiva svuotata si sono sprecate. In mattinata, peraltro, era anche circolata la notizia di un’aggressione indirizzata a Stefano Palazzi, avvenuta a Maiori, dove il pm federale passa le sue vacanze. Una battuta del pm («Conte? Non meno di sei mesi»), avrebbe mandato in bestia alcuni tifosi juventini che lo avrebbero aggredito. Nel pomeriggio la smentita della Figc che «precisa che la notizia è assolutamente priva di fondamento. Così come è del tutto non vero il riferimento all’intervento di forze dell’ordine chiamate per scortare il Procuratore». I prossimi giorni di processo si annunciano infuocati, sicuro del patteggiamento anche Andrea Masiello, visto che beneficerà dell’articolo 24 (collaborazione). Le sue rivelazioni (oltre a tre nuove gare del Bari contro Treviso, Piacenza e Salernitana, confermate alla procura anche da Micolucci via fax) sono state decisive per incastrare Leonardo Bonucci e Simone Pepe, la Figc glielo deve ma difficilmente si andrà al di sotto dei 2 anni. Ieri c’è stato un summit juventino a Vinovo, Pepe va verso il patteggiamento ma non prima di aver ascoltato le richieste di Palazzi. Per l’omessa denuncia di Udinese-Bari il pm federale potrebbe chiedere anche un anno, a quel punto diventerebbe necessario smussare la condanna.
Per quanto riguarda Bonucci, la linea della sua difesa è andare avanti, nessun patteggiamento, non si potrebbe fare in quanto c’è un illecito da scacciare e senza l’articolo 24 la pena non sarebbe inferiore ai 20 mesi. Semmai subentrerebbe la diplomazia bianconera al Tnas, dove davanti ai giudizi del Coni sarebbe il difensore Azzurro contro la Figc.
Si va verso i due processi separati, un unicum nel caso di Scommessopoli, proprio perché i filoni sono due: Cremona (domani e dopodomani) e Bari (3 e 4 agosto). Domani saranno 7 club e 24 tesserati deferiti, e se l’interesse all’inizio è rivolto al patteggiamento di Conte, poi sarà interessante vedere come si difenderà il Grosseto. Il club toscano aveva già beneficiato di un bonus nel primo processo, quando uscì dal giudizio patteggiando un -6 che faceva salva la serie B. Ora sembra con un piede e mezzo in Lega Pro a causa delle accuse dei suoi ex tesserati e del suo ex ds Andrea Iaconi, tutti contro il loro (ex) presidente Camilli.
Messo male anche il Lecce al processo successivo. Qui l’accusa all’ex presidente Pierandrea Semeraro, sembra suffragata anche dalla procura di Bari, con tabulati e ricevute che certificherebbero l’avvenuta corruzione di Andrea Masiello per il derby Bari-Lecce del 2011. Di quel filone, spicca anche la posizione di Daniele Portanova, accusa di aver combinato Bologna-Bari. Ieri la sua replica dopo mesi di silenzio: «Mi difenderò in tutte le sedi perché sono una persona pulita che non ragiona con la testa ma con il cuore e che si fida di tutti». Tra gli altri club, rischia tre punti il Torino, mentre il Siena potrebbe patteggiare (approfittando di Carobbio che farà lo stesso) attorno ai 9 punti, contro i 15 che potrebbe chiedere Palazzi. Certo il patteggiamento del Bari, che si costituirà parte lesa per le malefatte di Masiello: senza patteggiamento retrocessione. Nocerina, Empoli e Gubbio promettono battaglia come parti terze.
___
CALCIOSCOMMESSE
Non c’è pace per la Juve:
nuove accuse a Conte
Il pentito Micolucci: «Sapeva di due combine quando allenava a Bari».
Lui patteggia: tre mesi di stop e 200mila euro di multa
di VALERIO FELLETTI (Libero 31-07-2012)
Ancora guai per Antonio Conte. Se la questione squalifica sembrava chiusa, vista l’intenzione dell’allenatore juventino di patteggiare la pena, un “pentito” getta nuove ombre sul tecnico leccese.
Vittorio Micolucci, ex giocatore di Bari e Ascoli che sta scontando 14 mesi di squalifica, nelle scorse settimane ha inviato un fax al procuratore federale della Figc Palazzi (che secondo alcuni voci, poi smentite dalla federazione, ieri sarebbe stato aggredito da alcuni tifosi juventini) in cui lanciava nuove accuse su Conte relative al periodo nel quale il tecnico sedeva sulla panchina del Bari. Secondo il pentito «Nella stagione della promozione (2008/2009, ndr) con Perinetti e Conte è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con una sconfitta nostra. Queste notizie le ho avute da un amico vicino a Guberti e Andrea Masiello. Sono sicuro e certo della vittoria comprata dalla Salernitana perchè in quella stagione si avvicinavano alle squadre alcuni personaggi offrendo dei soldi». Il fax ora è stato acquisito dalle procure di Bari e Cremona che dovrebbero poi interrogare Micolucci. Anche perchè l’ex giocatore nel fax non si ferma ai soli Conte e Perinetti (all’epoca ds del Bari), ma dà nuovi particolari sulle sfide truccate soprattutto dalla squadra pugliese.
Nel testo infatti Micolucci riferisce anche di Parma-Bari, che era «fatta per la vittoria del Parma, infatti gli zingari si arrabbiarono perchè persero molti soldi e a fine partita ci furono anche delle risse (tra Morrone e Marco Rossi)», ma anche su Bari-Sampdoria e sull’organizzazione: c’erano varie cellule che lavoravano allo stesso tempo, tutte collegate con Ivan Tisci.
Tornando a Conte invece, le accuse di Micolucci potrebbero portare a nuove indagini, ma i tempi sembrano decisamente lunghi. Per quanto riguarda invece il processo sportivo in corso, il tecnico della Juventus come detto è intenzionato a patteggiare la pena. L’ufficialità della decisione dovrebbe arrivare domani, quando Palazzi e gli avvocati di Conte si troveranno per mettere le firme sul documento. Tuttavia per la durata della squalifica non c’è ancora nulla di sicuro: dovrebbe essere di 6 mesi, ma la decisione della Juventus di pagare una multa pesante (sui 200 mila euro) avrebbe fatto dimezzare la durata.
___
Bonucci, sarà lotta
Il difensore ha deciso di non patteggiare, al limite lo farà al Tnas
Si tratta sull’ammenda a Conte. La Figc smentisce un’aggressione di tifosi bianconeri a Palazzi
di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 31-07-2012)
ROMA. Oggi le 43 candeline da spegnere, domani la squalifica. Avrebbe sognato un compleanno diverso, Antonio Conte . Il suo patteggiamento sarà la prima notizia del processo di domani: tre mesi più multa, come anticipato da Tuttosport . Prima Palazzi presenterà la richiesta alla Commissione Disciplinare, chiamata a convalidare la condanna, poi Conte conterà i giorni per tornare in panchina. Il tutto potrebbe liquidarsi nel giro di un’ora circa, poi per il tecnico inizierà il momento più duro, da squalificato, esiliato fino al 1° novembre. Il patteggiamento di Conte, un esito che non ha raccolto ovunque consensi, compreso qualche mal di pancia in seno alla stessa procura federale, che dal deferimento scritto sognava tutt’altro. La decisione finale, così come le accuse, è stata però presa dal pm capo dell’inchiesta sportiva, che quindi ritiene congrua la sanzione tanto da presentarsi davanti alla Commissione certo che la richiesta verrà accolta. Quel che resta da capire sarà l’ammontare della multa che il tecnico bianconero si troverà recapitata assieme ai 90 giorni di stop forzato per due omesse denunce. Si vocifera da un minimo di 100 mila a un massimo di 200-250 mila euro (soldi che saranno devoluti ai terremotati dell’Emilia), e forse sarà questo il campo dell’ultima battaglia dei federali.
NIENTE AGGRESSIONE Ieri il colloquio telefonico tra Palazzi e la Juventus per l’accordo definitivo, poi nel pomeriggio il vertice della procura federale e il pm che ha fatto avanti e indietro tra via Po e la sede della Figc in via Allegri. In concomitanza con un comunicato di smentita per una presunta aggressione a Palazzi da parte di alcuni juventini, a Maiori, in provincia di Salerno, dove il pm federale risiede per le vacanze estive. Notizia circolata su alcuni siti locali, ma che la Figc precisa essere «assolutamente priva di fondamento, così come è del tutto non vero il riferimento all’intervento di forze dell’ordine chiamate per scortare il Procuratore». Ma se il tecnico evita la stangata, lo stesso rischia di non essere per gli altri juventini a processo. Chi sta messo peggio è il vice di Conte, Cristian Stellini , accusato di due illeciti. Ma ci sono anche Leonardo Bonucci e Simone Pepe , entrambi chiamati a difendersi per le rivelazioni (oltre a quelle sulle gare del Bari 2007-08 con Treviso, Piacenza e Salernitana, confermate via fax anche da Micolucci e coperte da omissis dalla procura federale) di Andrea Masiello sulla presunta combine di Udinese-Bari.
A RISCHIO Più leggono le carte, e più i legali di Bonucci escludono il patteggiamento, oggi ci sarà un vertice in casa Juve, si studieranno gli atti e si stabilirà una linea difensiva comune. La tentazione di andare fino in fondo è stuzzicante, ma l’assoluzione resta complicata. Va detto, le speranze di Bonucci sono aggrappate al lumicino, ma quel piccolo spiraglio che si vede in fondo al tunnel sembra l’unica via d’uscita. Patteggiare senza avvalersi dell’articolo 24 (collaborazione, quindi ammissione) significherebbe in questo caso ridurre al minimo lo sconto: 2 anni? Troppi comunque. Meglio giocarsi le carte a processo, dopo aver ascoltato le richieste di Palazzi. In due gradi, una scrematura potrebbe arrivare. A quel punto Bonucci ricorrerebbe al Tnas e potrebbe patteggiare ma trattando direttamente con la Figc. Più leggero è il caso di Pepe, sul quale pende l’accusa di omessa denuncia per una telefonata che lo juventino sostiene non aver mai ricevuto. Anche qui, Palazzi crede in Masiello ma l’altro Masiello (Salvatore) sostiene di non aver mai parlato con l’ex udinese, e questo è un punto di forza per evitare il massimo della pena. Che può essere anche di un anno, ma che più realisticamente potrebbe diventare di circa sei-otto mesi. Pepe potrebbe imitare il suo tecnico, patteggiando a circa 3-4 mesi. Lo scopriremo venerdì, quando con il filone di Bari la Juve raddoppierà le sue forze per uscire dal processo con il minimo dei danni.
-------
LO SFOGO DI PORTANOVA
«Io e Di Vaio puliti
Offesi i miei figli»
di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 31-07-2012)
ROMA. «Non ho fatto nulla e non ho niente da rimproverarmi, anche un solo giorno di squalifica sarebbe ingiusto». Si difende con i denti Daniele Portanova, con una conferenza stampa a Casteldebole che assume i toni dello sfogo. Dopo l’accusa di illecito in Bologna-Bari si sente solo: «Temevo l’omessa denuncia e non volevo credere all’accusa di illecito sportivo». Ai federali aveva anche confessato il contatto con gli amici di Masiello, poi rivelò di aver avvertito i suoi compagni di stare attenti agli adescamenti, ma per Palazzi la gara la “fece” lui, e lo sapeva anche Marco Di Vaio accusato di omessa denuncia: «Sono stato zitto per mesi - ha spiegato Portanova - ma ora è stata offesa la mia dignità di uomo, hanno insultato mia moglie ed i miei figli, il 70% dei tifosi è contro di me e la stampa locale non ha speso una parola in mia difesa. Quando le cose andavano male c’erano Portanova e Di Vaio, quando andavano bene solo Di Vaio». Con l’ex capitano non c’era un gran rapporto, Di Vaio ai federali disse che «Portanova non aveva gradito il fatto che io avessi firmato il rinnovo del contratto». Portanova non smentisce, ma allo stesso tempo scagiona Di Vaio: «Rinnovando il suo contratto, Marco aveva destabilizzato l’ambiente e per questo siamo crollati nella primavera del 2011. Comunque anche Di Vaio è stato deferito per qualcosa che non ha fatto, tra me e lui non c’è stata telefonata». Ma la cosa che lo infastidisce di più sono le parole di Guaraldi («Portanova capitano è inopportuno»). «Mi ha fatto male anche non essere stato scelto come testimonial per le nuove divise, per me la maglia rossoblù è sacra e l’ho sempre onorata. Mi difenderò, sono pulito e ragiono con il cuore, mi fido di tutti. Giudicatemi come calciatore, non come uomo. Difenderò la mia dignità. Arriverà il momento di vendicare le lacrime di mia moglie e dei miei figli».
-
Lettera aperta ad Antonio Conte
di GIAMPIERO GRAMAGLIA (ilFattoQuotidiano.it | 30 luglio 2012)
Gentile Signor Conte, sono uno dei tanti milioni di tifosi juventini e desidero rivolgerle una preghiera, come tifoso e come persona. Premetto che della vicenda per cui lei è stato deferito alla giustizia sportiva per omessa denuncia non so nulla di più di quel che dicono i media: informazioni sovente contraddittorie, in cui fatti e opinioni formano un groviglio quasi inestricabile. Certo, accade spesso e in ogni campo, nel giornalismo italiano. Ma questa è un’aggravante, non un’attenuante: lo lasci dire a me, che faccio il giornalista da una vita e ci sbatto contro il naso ogni giorno.
Non voglio qui discutere l’accuratezza dell’inchiesta, la fondatezza delle accuse, le contraddizioni delle conclusioni del procuratore federale: non ne ho né gli strumenti né la competenza e, forse, neppure la serenità necessari. Né voglio rinvangare il passato, Moggiopoli, la serie B, le prescrizioni, i fariseismi degli ‘scudetti degli onesti’ e di chi tiene loro bordone. E non voglio neppure amplificare l’importanza di questa storiaccia, ché altri sono i problemi dell’Italia e del Mondo.
Io non so se lei sia innocente o colpevole, ma mi piace crederla innocente, perché lei si proclama tale, perché lei è l’allenatore della Juventus e perché lei ne è un simbolo e una bandiera: ho tifato per lei sul campo e in panchina e tifo ancora per lei. Bene: se lei è innocente, signor Conte, per favore, non patteggi, come leggo e sento dire possa fare. Capisco i vantaggi, per lei e per la Juventus, di una soluzione del genere; ma se è innocente, per favore, non lo faccia.
Patteggiare vorrebbe dire riconoscersi colpevoli, arrendersi alla logica dell’opportunismo invece di battersi per la giustizia. Perché, anche se è solo quella sportiva, pur sempre di giustizia si tratta. Le posso dire, Signor Conte, che molti, moltissimi tifosi juventini la pensano come me: faccio parte d’un gruppo di giornalisti e comunicatori ‘bianconeri’ – pochi si occupano di sport, professionalmente – che dibattono del caso con passione e con intensità; e posso dirle che il no al patteggiamento è largamente prevalente, oltre che essere già stato espresso con forza e competenza da colleghi più autorevoli di me (e altrettanto juventini).
Patteggiare, per ragionevole che sia, costerà immensamente in termini d’immagine a lei e alla Juventus: come spiegare, come accettare, che siccome Conte è innocente ma non lo può provare gli conviene riconoscersi colpevole?, come continuare a dire ‘ero innocente’ se accetti e, addirittura, negozi una sanzione per qualcosa che dice di non avere fatto? Questa mattina, un amico e collega, Antonio Foresi, citava, in uno scambio di mail, Winston Churchill, che, in una vicenda infinitamente più tragica di questa, a chi patteggiò con Adolf Hitler e gli lasciò, per quieto vivere, mano libera contro i Sudeti profetizzò: “Dovevate scegliere fra la guerra e il disonore. Avete scelto il disonore. Avrete la guerra”.
E, allora, signor Conte, meglio battersi perché la verità emerga e perché un sistema che privilegia i furbi rispetto agli onesti sia riformato: affermare la propria innocenza, denunciare le altrui incongruenze, sfruttare una credibilità che lei ha e che, se patteggia, non avrà più. E se, alla fine, lei sarà condannato a una pena più pesante di quella che avrebbe patteggiato, pazienza: la Juventus e noi tifosi la aspetteremo con rispetto e affetto superiori a quello che riusciremo a dimostrarle se lei scende a patti, se lei rinuncia a un pezzo di dignità sua e juventina per ottenere in cambio non giustizia, ma uno sconto sull’ingiustizia. Lo abbiamo già fatto e stiamo ancora cercando di venirne fuori: “Trenta sul campo”, lei che c’era lo sa; il resto sono chiacchiere.
Se lei, invece, fosse colpevole, patteggi pure, paghi il suo debito come la giustizia sportiva le consente di fare. E perdoni questa mia ingenua ingerenza. Ma lei, Antonio, è innocente; e, allora, la prego, non patteggi. Suo, Giampiero Gramaglia
-
(China Soccer Files – 6)
di SIMONE PIERANNI dal blog FÚTBOLOGIA 30-07-2012
Nota.
Un post tecnico: come sta andando il campionato cinese e perché De Laurentis blatera. (mi perdonino i fratelli napoletani). E un saluto, un abbraccio, un daje e tutto quanto può arrivare da Pechino a Perugia a Fagiolino. E date sti soldi a futbologia, che tra poco vi arriva il salasso del Supporto Legale, pure.
Mettiamola così: entra Drogba a inizio secondo tempo. A Guangzhou (l’altro, il Guangzhou RF, non quello di Lippi come ha riportato erroneamente la Gazza, ad esempio). Il pubblico applaude, fragoroso, quello avversario dico. L’arbitro è talmente emozionato che sorride, un po’ vergognoso, stringendogli in modo energico la mano. Comincia il secondo tempo, punizione per lo Shanghai da circa 40 metri. Drogba si muove, come a dire, faccio io.
Nessuno dei suoi compagni fiata, e ci mancherebbe pure. Una castagna da par suo, con successivo paratone del portiere che si rialza come se avesse appena parato 5 rigori su 5, abbracciato dai compagni, ultra celebrato dalla platea (stadio pieno, poi ci torniamo, che invece a vedere Manchester City vs Arsenal a Pechino c’erano quattro gatti) visibilmente frastornato: cristo, pensa, ho parato una legnata di Drogba. Passano cinque minuti, movimento di Didier, passaggio, gol: 1-1. Batista – senza barba, a dire il vero – in panca respira e il suo Shanghai, con Anelka capitano, pareggia e torna a pensieri meno pesanti. Ieri hanno bloccato sul 2-2 il Guangzhou di Lippi, con il paraguayano Barrios, veramente forte, ancora a segno.
Drogba è uno che bendato e legato, anche dallo spogliatoio trova la porta: è un fuoriclasse. In Cina è un gigante, è impossibile spiegare quanto sia più forte degli altri. Un gigante.
Lo conoscono tutti. Invece nessuno sa chi ċazzo è sto rumeno che ha fatto 15 pere. Si chiama Cristian Danalache, gioca nel Jiangsu, squadra rivelazione del campionato attualmente seconda in classifica a cinque punti di svantaggio dal Guangzhou, ma ha una partita in meno. Transfermarkt dice che vale 700.000 euro. È rapido, è un bel torello, per certi movimenti ricorda il suo connazionale Mutu, a suo discapito il fatto che fare gol in Cina non sembra la cosa più difficile del mondo.
E veniamo a noi: De Laurentis tuona: “non andiamo a Pechino” (domenica ancora si parla di questo, se poi il post andrà su a cose risolte, è il bello del web). Dice che non vuole andare a Pechino, perché per i tifosi è uno sbattimento (te credo). Preciso: non sono nazionalista, per niente, ma forse quando poi ce la tiriamo con “l’Italia di qua e l’Italia di là”, dovremmo anche capire che tutti questi “commenti estemporanei” sono delle emerite figure da chi se la tira, quando ormai neanche te la puoi tirare più di tanto: un’attrice ormai in disuso.
I cinesi, che piaccia o no, sganciano 5 milioni di euro per questa partita: due alle squadre e uno alla Lega. Inoltre pagano tutto: viaggio, trasporti a Pechino, campi, alloggi. Ha un autista privato anche l’ultimo degli omini della Lega che viene qui ad assicurarsi che tutto proceda bene.
E i cinesi già sono incazzati come delle bisce: la Lega ha dato l’ok solo un mese fa e ora l’organizzazione locale (che stando a quanto dicono gli operatori del settore è una delle migliori del paese) è ancora senza sponsor, quindi presumibilmente l’evento sarà un bagno di sangue anche perché la Juve è conosciuta, il Napoli no, quindi probabile che una valanga di biglietti verrà regalata. Mentre Milan–Inter aveva creato attesa con centinaia di eventi correlati e pubblicità ovunque, Juve–Napoli sembra inesistente.
I cinesi, per altro, hanno già raggiunto un accordo con la Spagna per la supercoppa nazionale e quindi è probabile che dal prossimo anno ci facciano pippa. Per carità meglio per i tifosi che potranno vedersi la finale in Italia, ma quando poi si parla di esportare un prodotto, come ad esempio il calcio, meglio rimanere zitti, invece di pontificare.
Già giochi a calcio, o se non giochi sei dirigente barra portaborse, barra magazziniere e comunque in Italia sei l’amico dell’amico dell’amico del calciatore, e a dire sfiga, sei considerato una specie di dio tra gli amici al bar, insomma: sei fortunato, hai un gran ċulo. In più fai cadere dall’alto tutto: l’albergo non va bene, il cibo, per carità portiamo quintali di pasta che poi rimane qui a Pechino (grazie, tra l’altro, che a noi expat piace questa carità involontaria), e i campi hanno le zolle gialle, e gli allenamenti e il Napoli vuole l’Hyatt, che significa un delirio, con il traffico di Pechino, ma voglio l’Hyatt, voglio l’Hyatt! Ma insomma noi siamo italiani, namber uan, ci dovete trattare con rispetto, noi siamo i più bravi, abbiamo bisogno di questo e quell’altro.
Finché un cinese, non ti guarda, ti pesa con quei suoi occhietti, quelli che Kapuściński riteneva così enigmatici e ti dice: scusa, ma perché? Si gira, becca il primo spagnolo che passa e i cinque milioncini non ci sono più.
___
Zhu Zhu
FORZA LAPO,
FORZA JUVE
Figlia di un militare cinese, matematica per forza,
laureata in ingegneria. Poi modella, presentatrice Tv,
attrice, musicista. E nuova fiamma del giovane Elkann.
Che l'ha iniziata agli spaghetti (quelli veri), agli gnocchi,
ai paparazzi. E al tifo bianconero: qui e a Pechino
di PAOLA JACOBBI (VANITY FAIR | 4 LUGLIO 2012)
Se cercate «Zhu Zhu» sn Google, vi imbatterete prima negli Zhu Zbu Pets,
ovvero una linea di criceti giocattolo: piccoli robot tipo Tamagochi. Solo
dopo successiva ricerca troverete la Zhu Zhu di queste foto: attrice, cantante,
modella e presentatrice televisiva cinese. E' lei stessa a mettermi
sull'avviso, quando ci incontriamo, smentendo quel luogo comune sul fatto
che i cinesi sarebbero privi di senso dell'umorismo. Brillante, cosmopolita,
perfettamente bilingue (parla un ottimo inglese, altra cosa rara tra i suoi
connazionali), Zhu Zhu è apparsa all'ultimo Festival di Cannes accanto a Lapo
Elkann, prendendo il posto - se non ancora nel cuore, certo nello splendore
mondano di certe uscite a due - di Bianca Brandolini d'Adda.
Zhu Zhu, che si pronuncia come fosse scritto Ju Ju, significa Perla Rossa. Non
sappiamo quanti anni abbia perché, con molta civetteria, non vuole farlo
sapere. Per il resto, è abbastanza loquace. L'ho intercettata a Los Angeles,
dove era ospite di Max Mara per l'evento Women in Film. Il giorno dopo è
tornata in Cina dove la aspettava la presentazione di un suo film allo
Shanghai Film Festival. Ma, in testa, aveva il ricordo delle sue giornate in
Italia. È presto per dire se Zhu Zhu stia a Lapo come Priscilla Chan sta a
Mark Zuckerberg o Wendi Deng a Rupert Murdoch. Se sia, insomma, la
tigre cinese che farà capitolare l'ambito uomo. Si vedrà.
Come ha conosciuto Lapo?
«A un evento di moda a Shanghai».
È la sua ragazza, adesso?
«Non vorrei dare definizioni precise. Per ora, mi limito a dirle che siamo
amici».
D’accordo. Che cosa la colpisce di lui?
«Di lui, ma devo dire un po’ di tutti gli italiani, ammiro il fatto che non
temete di mostrare le vostre passioni e le vostre emozioni. È una cosa
bellissima».
È stata con Lapo al party di Vanity Fair America a Cannes.
«Splendida festa, ma la cosa più divertente che abbiamo fatto insieme è stato
andare alla partita a Torino. Non avevo mai visto una partita di calcio dal
vivo e non so nulla di questo sport, a parte il fatto che bisogna mandare la
palla nella porta dell'avversario. Eppure, raramente sono stata così felice:
mi sono lasciata contagiare dall'energia della gente. Indimenticabile».
Che altro ha visto dell'Italia?
«Per ora, solo Milano e Torino. Spero di tornare. Il cibo è straordinario. Ho
scoperto gli gnocchi, non li avevo mai mangiati prima, buonissimi».
A proposito di cibo, lei sta con quelli che dicono che gli spaghetti
li hanno inventati gli italiani, o con i cinesi che rivendicano il
primato?
«Gli spaghetti sono una cosa, e i nostri noodles un'altra. Non credo si
possano attribuire a un unico inventore».
Molto diplomatica. Mi racconta qualcosa della sua famiglia?
«Sono figlia unica per colpa della politica del controllo delle nascite. Mio
padre sta nell'esercito e i miei sono stati molto severi riguardo agli studi.
Io avrei voluto cantare e ballare fin da piccola, lui mi ha fatto frequentare
corsi di matematica. Andavo a lezione tutti i giorni, mentre gli altri bambini
giocavano. È finita che mi sono laureata in Ingegneria ma poi, finalmente,
ho avuto il permesso di dedicarmi ai miei veri interessi. E comunque,
al mio primo lavoro come modella mi ci ha accompagnata mio padre, per
controllare la situazione di persona».
Lei è uno dei volti di Mtv China. Come ci è arrivata?
«Dopo aver lavorato come modella e come assistente di una fashion editor ad
Harper's Bazaar China, è capitato che un giorno mi chiamassero da Mtv perché
la presentatrice di un programma bilingue si era ammalata. Un puro caso. Poi è
arrivato il cinema sotto forma di una piccolissima parte nel remake cinese di
What Women Want - Quello che le donne vogliono, dove Gong Li interpreta il
ruolo di Helen Hunt nell'originale».
Adesso, rappresentata da Caa, importante agenzia di Hollywood, sta
lavorando in diverse coproduzioni americane: ha girato The Man With
the Iron Fists prodotto da Quentin Tarantino con Russell Crowe, e
Cloud Atlas diretto dai fratelli Wachowski con Tom Hanks. Inoltre,
incide dischi pop. Quanto lontano vuole arrivare Zbu Zhu?
«Il più possibile: non mi pongo limiti. Ma se dovesse andarmi male con il
cinema o con la musica posso sempre trovar lavoro come ingegnere».
In Italia i paparazzi l'hanno fotografata con Lapo. Anche in Cina, la
vita privata delle persone famose è seguita come in Occidente?
«Meno. In Cina sono più le celebrità a voler uscire sui giornali che non i
giornali a prendersi la briga di fotografare le celebrità. Sono rimasta
comunque, molto favorevolmente colpita dalle foto che i paparazzi italiani
banno scattato a me e Lapo. Erano belle, sembravano i poster di un film. Che
professionalità!».
Su Weibo, il Twitter cinese, lei ha 120 mila followers. Che messaggi
manda alle ragazze che la seguono?
«Le voglio incoraggiare a essere più libere e coraggiose. Le invito a
viaggiare, studiare, conoscere il mondo e amarsi di più».
I suoi followers sono rimasti colpiti dall'amicizia con Lapo?
«I tifosi della Juventus moltissimo!».
Perché, in Cina ci sono tifosi della Juventus?
«Un sacco, non ha idea quanti. Io nemmeno potevo immaginarlo».
-
di IVAN ZAZZARONI dal blog Il calcio è un cartone animato per adulti (Deejay.it 30-07-2012)
Scrive Pierluigi Battista sul Corsera: “L’immagine di Conte che patteggia danneggerebbe anche l’immagine combattiva e irriducibile della Juve rinata dopo Calciopoli, costretta a scendere a patti per vedere ridotta una pena”.
Leggo su Ġazzetta.it: “Conte patteggia 3 mesi. Ci pensa anche Bonucci. Il tecnico della Juve eviterà il processo per omessa denuncia. Multa per la società. Il difensore punta a 14 mesi invece dei 3 anni. Certo, manca l’ufficialità: dovrebbe arrivare solo mercoledì, quando gli avvocati del tecnico si ritroveranno faccia a faccia con il procuratore Stefano Palazzi e metteranno le firme sul documento che sancisce la squalifica. Le parti si sono sentite più volte in questi giorni, dopo il deferimento per doppia omessa denuncia (Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena) arrivato in sede lo scorso giovedì. La strategia era nell’aria e si è concretizzata”.
La scelta di Conte non è stata condivisa anche da moltissimi tifosi juventini, per i quali questa forma di “resa”, la sottomissione, equivale a una mezza ammissione di colpevolezza.
Se Conte “sapeva” della combine e non ha informato gli organi federali (avrebbe potuto farlo attraverso la società) ha commesso un errore gravissimo ed è giusto che paghi: ma non sarebbe il primo e dubito che possa essere l’ultimo, dal momento che nel calcio quello del risultato concordato è un esercizio fin troppo praticato (meglio due feriti che un morto), al punto che i tesserati non prendono mai in considerazione la soluzione-denuncia: questione di cultura, di formazione.
Tra pentiti (finalmente qualcuno che collabora), squalificati eccellenti e non, radiati, club penalizzati e altre figure minori, sta per partire la prima stagione della crisi reale. Teniamoci stretti. A qualcosa di più solido e robusto di un Abete, però.
-
In gioco non ci sono solo i mesi di squalifica dal campo ma i
rapporti con la Federazione e con la tifoseria. Bianconera e non
di LATERZA STELLA (PANORAMA.IT 30-07-2012)
Diciamolo. Se Antonio Conte deciderà di patteggiare non salverà se stesso e neppure la Juve, salverà solo Palazzi e la Federazione.
E intendiamoci pure su un’altro punto: se Antonio Conte patteggia è colpevole e non di omessa denuncia, ma di illecito sportivo. Lo sarà per i "soloni" da Bar dello Sport, ma anche per gli ultrà del diritto sportivo con le manette che affollano le belle redazioni del Bel Paese che fu.
Lo è e lo sarà per tutta l’Italia pallonara. Quella macchia gli resterà sul groppone forse per sempre. Accadde a Paolo Rossi, l'uomo che fece piangere il Brasile di Zico, regalondoci (e regalandosi) un Mondiale e un Pallone d’Oro. Accadrà ad Antonio Conte.
Andate voi a spiegare a un’Italia che sta ancora cercando la chiave dello stanzino per liberare Paparesta la differenza tra omessa denuncia e combine. Tra vendersi le partite e patteggiare, non potendo affrontare in sede di dibattimento un processo che sembra raccontato da Sol
-
CONTE E RISCHIA IL LINCIAGGIO
di SERGIO VESSICCHIO dal blog Agropoli Live 29-07-2012
art.scoperto grazie a BrancoPreto
Maiori. Il procuratore della FIGC Stefano Palazzi (nella foto) noto per le richieste dure alla Juventus e i cestinamenti delle inchieste riguardanti l’Inter è incappato in una brutta avventura sulla costiera amalfitana a Maiori dove ha la residenza estiva. Mentre si intratteneva con alcuni suoi amici davanti ad un bar questi gli chiedevano la posizione di Conte allenatore della Juventus riguardo la situazione di scommettopoli e lui, riferiscono, con aria spiritosa e ironica avrebbe detto non meno di sei mesi e la cosa è stata detta seguita da una grossa risata. Li vicino c’erano alcuni tifosi della Juventus di Salerno i quali avrebbero sentito il tutto e lo hanno cominciato ad insultare. Palazzi è stato preso di mira verbalmente con frasi ingiuriose riguardanti soprattutto i suoi rapporti con Moratti e con la Telecom. Quando dalle parole si stava passando alle mani il procuratore della giustizia sportiva italiana si è rifugiato nel bar ed è stato protetto dai suoi amici. Dopo di ciò sono arrivate le forze dell’ordine e i tifosi juventini hanno continuato a gridargli contro,sono aumentati di minuto in minuto. Quando poi l’uomo ha potuto tornare a casa scortato dagli agenti di polizia i tifosi della Juventus si sono portati sotto la sua abitazione e la contestazione è proseguita li per un paio di ore. Sta di fatto che la gente juventina sta ora cominciando a reagire contro quelle che loro ritengono ingiustizie e l’episodio capitato a Palazzi ne è una dimostrazione. Non appare escluso che altre forme di protesta possano essere intraprese dai tifosi bianconeri.
___
-
Corsivo
di Redazione LINKIESTA 29-07-2012
Antonio Conte, dunque, pare proprio orientato verso il patteggiamento. Lui e la sua società, la Juventus, sarebbero concordi nello scegliere la via che chiude, in sostanza consensualmente con quanto sostenuto dalla magistratura, il procedimento penale a carico dell'allenatore juventino. Che promette anche che, alla fine di questa storia, “racconterà tutto”. Eh no mister: per raccontare tutto c’è apposta il processo. Se preferisce evitarselo, si terrà la sua vera verità tutta per sè.
___
Scusi, Conte, ma non era innocente?
di GIANFRANCESCO TURANO dal blog RAGÙ DI CAPRA (l'Espresso.it 30-07-2012)
Tre mesi e duecentomila euro. La notizia pubblicata dalla giornalaccio rosa dello sport di oggi ribadisce quanto si dice da giorni. Antonio Conte sarebbe intenzionato a patteggiare di fronte alla giustizia sportiva per omessa denuncia delle combine di Novara-Siena e Albinoleffe-Siena.
L’allenatore della Juventus campione d’Italia, ed ex mister dei toscani, chiuderebbe così le sue pendenze con il procuratore federale Stefano Palazzi. Da notare che la multa da duecentomila euro serve a dimezzare un patteggiamento originale a sei mesi.
Quindi, su base annuale, una squalifica per due omesse denunce vale ottocentomila euro. Non proprio un prezzo da saldo, ma nemmeno una cifra impossibile per i giri d’affari della serie A.
Alle tariffe di Conte potrebbe patteggiare anche Simone Pepe (tre mesi per l’omessa denuncia su Udinese-Bari). L’altro ex barese passato alla Juve, il nazionale Leonardo Bonucci, chiuderebbe a 14 mesi ma il difensore parte da un’accusa di illecito sportivo (3 anni di squalifica).
Sotto il profilo giuridico il patteggiamento è un istituto fondamentalmente ipocrita che serve a sveltire i processi. In cambio di questo regalo che l’accusato fa alla giustizia, la giustizia non solo riduce la pena ma lo fa con una formula che non comporta l’ammissione di colpevolezza.
L’imputato, cioè, accetta una condanna ma non ammette la colpa. Diventa insomma un condannato-non condannato.
Il cittadino comune fatica ad accettare il cavillo. Se non sei colpevole, perché devi rassegnarti a una condanna? Vai in aula e difenditi finché giustizia trionfi.
E Conte ha sempre protestato un’innocenza totale. E la Juve, pur se Conte non era dipendente degli Agnelli al tempo dei fatti, ha sempre opposto un blocco granitico alle accuse riguardanti il suo allenatore e i suoi due giocatori. Allora perché comprarsi una condanna a prezzi modici?
In nome di chi non ha soldi per comprarsi il patteggiamento, come i vari straccioni di Lega pro coinvolti nell’inchiesta, ci piacerebbe che Conte spiegasse il repentino cambiamento di strategia processuale e se si sente più o meno innocente di qualche settimana fa.
Diversamente potremo dire che anche le condanne, oltre alla legge, per alcuni sono più uguali che per altri.
Basta pagare.
___
di STEFANO ROMITA (IL ROMANISTA 30-07-2012)
E’ probabile che la vicenda che ha coinvolto Antonio Conte, in quanto ex allenatore del Siena, finisca con un patteggiamento accettato su consiglio degli avvocati. E su pressione della Juventus, alla cui panchina l’ex giocatore bianconero è stato promosso lo scorso anno con il risultato che tutti sappiamo. A Torino non si parla d’altro. Noi speriamo naturalmente che non sia così. Che la questione del patteggiamento accettato (minimo tre mesi di squalifica e qualche centinaio di migliaia di euro di multa) sia una voce maligna.
E che Conte decida invece di andare fino in fondo alla questione della nuova Scommessopoli dimostrando la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati. Di essere stato cioè a conoscenza di un imbroglio organizzato a tavolino e di non aver denunciato una partita farlocca. Ce lo auguriamo per la Juventus, che non merita di essere trascinata indirettamente nella polvere rinunciando al suo allenatore scudettato. La Juve quando si impolvera vuole farlo da sola. Ma comunque non sarebbe un dramma. In definitiva, anche un cavallo "scosso" può vincere un Palio di Siena. La vecchia Signora, ormai abbastanza rimbambita dall’età, deve pensare a concentrarsi sulle stelle da appuntarsi sulla maglia. E precipitare dalle stelle alle stalle è senza dubbio disdicevole. Ma stiano tranquilli su a Torino. La nuova immagine, faticosamente ricostruita attraverso molte operazioni di plastica, è comunque già compromessa. Sapremo con tutta probabilità oggi, dopo gli incontri con il procuratore Palazzi, di quanto. Tre mesi di squalifica? L’equivalente di dieci giornate di campionato e tre turni di Champions. Quattro? In tal caso rivedremo Conte a dicembre, sotto l’albero di Natale, come un bel regalo tutto da spacchettare. Anche se in verità il regalo a noi romanisti lui ce lo ha già fatto ragionando sul patteggiamento. Perchè noi giallorossi siamo strani. Noi romani siamo bizzarri. Per noi infatti patteggiare una pena equivale ad ammettere di essere colpevoli. E, almeno in parte, confessare che le accuse che ci vengono mosse siano vere.
-------
di DANIELE GALLI (IL ROMANISTA 30-07-2012)
C’è ieri chi lo dava per sicuro. Antonio Conte avrebbe accettato di patteggiare per Scommessopoli. Il tecnico della Juve punterebbe a riconoscere la propria colpevolezza ottenendo in cambio uno sconto di parecchi mesi sulla eventuale squalifica. Ovviamente, sarebbe una strategia studiata a tavolino. Gli avvocati del tecnico juventino hanno pensato a tutto. La pena scatterebbe il primo agosto e terminerebbe il primo novembre. Tre mesi. Anzi, di fatto due perché il campionato inizierà il 25 agosto. Uno è aggratise (dicendolo alla romana si esprime meglio il concetto).
Conte tornerebbe così in tempo per festeggiare i 115 anni della Juventus. Omessa denuncia. Doppia. Per Novara-Siena e Albinoleffe-Siena del campionato di serie B del 2010/11. Secondo il pm federale Stefano Palazzi, l’allora allenatore dei toscani sapeva che le partite erano state aggiustate ma non ha detto nulla. Omessa denuncia, appunto. È stato deferito, è stato rinviato a giudizio, prendendo in prestito un termine del diritto penale. «Ancora non è chiusa la vicenda, quando sarà chiusa parlerò anch’io», ha commentato un indispettito Conte a Sky Sport, «in questo momento non è stata presa nessuna decisione, vedremo il da farsi e poi parlerò anch’io, perché è giusto che dica anch’io qualcosa». È giusto che qualcosa la dica, senza dubbio. Se l’avesse fatto prima, sarebbe stato di sicuro meglio. Ma tant’è, finirà davanti alla Disciplinare. Anzi, no. No, perché i suoi legali lo avrebbero convinto a patteggiare. Tre (o quattro?) mesi di squalifica, in fondo in fondo, passano in fretta. Non c’è nulla di anormale, per carità. Il patteggiamento è una possibilità prevista dall’articolo 23 del Codice di giustizia sportiva: «I soggetti deferiti possono accordarsi con la Procura Federale, prima che termini la fase dibattimentale di primo grado, per chiedere all’organo giudicante l’applicazione di una sanzione ridotta, indicandone le specie e la misura». Se la Disciplinare è d’accordo, dunque, i giochi sono fatti. Si saprà tutto mercoledì, quando il deferito Conte si presenterà davanti ai giudici nell’ex ostello della gioventù del Foro Italico, che ospita il processo. Se l’istanza di patteggiamento sarà effettivamente presentata dalle parti - e dunque pure da Palazzi - e poi accolta, Conte sarà condannato. Con lo sconto, vabbé. Ma sempre condannato sarà.
-
Conte vuole patteggiare
ma le accuse aumentano
Micolucci: “Due gare truccate del suo Bari”
Il tecnico della Juve propone tre mesi di squalifica per omessa denuncia. Oggi l’incontro
di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 30-07-2012)
È protetto come un pentito vero. Seguito dalla polizia e costretto lontano da
casa, per paura che qualcuno lo trovi. È squalificato, non ha una squadra. Ma
probabilmente non l’avrebbe comunque. Si chiama Vittorio Micolucci, ma
nell’ambiente lo chiamano “Μerdolucci” perché ha parlato, rompendo la regola
dell'omertà. Ma “Μerdolucci” non si è fermato, anzi ha rilanciato e ora
rischia di far scoppiare un’altra bomba.
Nelle scorse settimane ha inviato un fax al procuratore federale Stefano
Palazzi. Due pagine scritte a mano nelle quali racconta nuovi particolari
sulle partite truccate e soprattutto stila il primo organigramma
dell’associazione criminale. Il fax è stato allegato agli atti da Palazzi e
acquisito dalle procure di Bari e Cremona che ora, con ogni probabilità,
chiameranno il suo autore. Ai pm di Bari interessano le partite di cui il
giocatore parla riferendosi ai tempi di quando vestiva la maglia biancorossa.
Era il Bari di Antonio Conte allenatore e Giorgio Perinetti direttore sportivo,
entrambi citati nell’esposto. Un’altra tegola su Conte che, a credere alle
indiscrezioni, avrebbe deciso di tornare sui suoi passi e patteggiare tre mesi
di pena per le omesse denuncie di Siena-Albinoleffe e Siena-Novara (un
passaggio, questo, per lo meno irrituale visto che la pena da patteggiare
dovrebbe essere decisa dall’accusa e non dalla difesa).
Secondo Micolucci «nella stagione della promozione - ha scritto nell’esposto
- con Perinetti e Conte, è stata fatta Piacenza- Bari con un pareggio e
Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana». Poi si arriva alla
stagione di serie A. «Sentendo le voci di Pederzoli e Sommese (suoi compagni
all’Ascoli ndr), che erano legati a Tisci, Erodiani, Parlato e automaticamente
agli zingari, mi dissero che Parma-Bari era una partita fatta per la vittoria
del Parma. Infatti loro ci scommisero sopra ed erano arrabbiati perché persero
tanti soldi. Infatti ci furono delle risse a fine partita (ndr, Morrone
picchiò Marco Rossi). Nei giorni successivi dicevano che soltanto una parte
della squadra del Bari sapeva della combine». Rimanendo a quella stagione, «in
riferimento a Bari-Sampdoria (gara ancora al centro dell’inchiesta barese ndr)
mi dissero che tramite Guberti la Samp si fece avanti per vincere la partita».
Importante nel nuovo racconto di Micolucci è gerarchia e organigramma dei
gruppi organizzati: il calciatore conferma che esistevano più cellule che
lavoravano contemporaneamente. «Pederzoli era con Erodiani, Parlato con gli
Zingari (...) Ivan Tisci è l’uomo collegato con tutti quelli che cercano di
fare le partite, cioè: Bellavista, Erodiani, Zingari e il gruppo dei Milanesi
con Bettarini, Bombardini e Vieri. Tisci si incontrava in discoteca a Pescara
con Bellavista ed Eordiani per organizzare e contattare i giocatori.
Sommese e Pederzoli sapevano sempre tutto sulle partite». Qualche esempio?
«Scommisero entrambi tanto su Brescia-Bologna («finisce 3-1» diceva il
dentista Pirani a Parlato al telefono prima della gara ndr) perché davano con
certezza che la partita era combinata con la vittoria del Brescia e per il
Bologna doveva segnare Di Vaio». Finì 3-1 per il Brescia, segnò Di Vaio.
E chissà quali altri sorprese ci aspettano...
Questi stanno promuovendo il loro libricino, scagliandosi contro Conte
ed altri tesserati juventini per partito preso e fiancheggiando le procure:
meriterebbero anche loro un anno sabbatico in Guatemala.
-
Calcioscommesse
FORZA, MR CONTE NON PATTEGGI
CONTE, LA SCELTA DI PATTEGGIARE
È SOLO UN COMPROMESSO AL RIBASSO
di PIERLUIGI BATTISTA (CorSera 30-07-2012)
L'immagine di Conte che patteggia danneggerebbe anche l'immagine combattiva
e irriducibile della Juve rinata dopo Calciopoli, costretta a scendere a patti
per vedere ridotta una pena.
Nel riferire del patteggiamento scelto dalla Juventus e da Antonio Conte come
«male minore», il cronista di Sky TV ha detto che questa scelta sembra
obbligata da un processo sportivo che non concederebbe molto spazio «alle
manovre difensive». Si capisce che in un processo senza possibilità di difesa,
insomma in una giustizia sportiva sbrigativa in cui l'accusa domina
incontrastata, si possa scegliere il male minore, la riduzione del danno. Ma
l'immagine di Conte che patteggia danneggia anche l'immagine combattiva
e irriducibile della Juve rinata dopo l'inferno di Calciopoli, costretta a
scendere a patti per vedere ridotta una pena entro limiti accettabili. Così
non vince la giustizia, ma il senso dell'opportunità, un compromesso al
ribasso.
E pensare che l'«omessa denuncia» contestata a Conte è essa stessa
la smentita della principale ipotesi accusatoria, e cioè che l'ex allenatore del
Siena si sarebbe macchiato di complicità in una vergognosa combine calcistica.
È caduta l'accusa principale, fondata esclusivamente sulla parola di un
«pentito», ma ora Conte, rovesciando l'onere della prova, dovrebbe dimostrare,
con uno spazio ridottissimo alle «manovre difensive» e in tempi strettissimi,
l'indimostrabile. Resta soltanto l'atto simbolico di sottomissione: il
patteggiamento. Che non è, in stretto senso giuridico, un'ammissione di colpa,
ma all'ammissione di colpa somiglia moltissimo. È un chinare la testa per
ottenere la benevolenza di una condanna mite e accettabile. È la certezza che,
di fronte a una quasi certa ingiustizia annunciata, è meglio circoscrivere la
sanzione: cos'è mai un rito di sottomissione se dopo tre mesi Conte potrà
tornare in panchina? Ma quell'atto di sottomissione resterà indelebile nella
memoria collettiva, addenserà l'ombra del sospetto sul capo dell'allenatore
della Juventus, alimenterà attorno ai bianconeri tornati alla vittoria
l'ostilità beffarda di tutti gli avversari. Ma soprattutto darà volontaria
legittimità a un procedimento della giustizia sportiva ancora una volta
fondato sull'incertezza delle prove e sull'impossibilità per la difesa di
esercitare i suoi diritti. In compenso solo tre mesi: ma ne vale veramente la
pena?
___
Conte patteggia 3 mesi
Ci pensa anche Bonucci
Il tecnico della Juve eviterà il processo per omessa denuncia.
Multa per la società. Il difensore punta a 14 mesi invece dei 3 anni
di FRANCESCO CENITI (GaSport 30-07-2012)
Ci sono oramai tutte le condizioni per definire cosa fatta il patteggiamento
di Antonio Conte. Certo, manca l'ufficialità: dovrebbe arrivare solo mercoledì,
quando gli avvocati del tecnico si ritroveranno faccia a faccia con il
procuratore Stefano Palazzi e metteranno le firme sul documento che sancisce
la squalifica. Le parti si sono sentite più volte in questi giorni, dopo il
deferimento per doppia omessa denuncia (Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena)
arrivato in sede lo scorso giovedì. La strategia era nell'aria e si è
concretizzata nel momento in cui lo staff dei legali si è confrontato con un
dubbioso Conte spiegandogli che il compromesso non voleva dire un'ammissione
di colpa (le regole del processo sportivo sono diverse dalla giustizia
ordinaria). In più avrebbe garantito uno stop molto inferiore rispetto a
quello, probabile, di un dibattimento.
Tre mesi La società ha chiesto a Conte questo «sacrificio», poi ci sarà
occasione per spiegare bene al popolo bianconero tutti i perché della scelta
e la sofferenza patita dall'allenatore, che si sente trascinato nella polvere e
in un contesto distante anni luce dalla sua storia. Comunque: dal primo agosto,
salvo clamorosi e improbabili colpi di scena, Conte dovrà aspettare circa 3
mesi prima di ritornare in panchina. Il periodo è ancora soggetto a qualche
piccola limatura, ma una forte multa pagata dalla Juve (200 mila euro in
favore della Figc) dovrebbe convincere la Procura a dare il consenso sui 90
giorni. La riserva potrebbe essere sciolta solo mercoledì, quando ci sarà
l'inizio del processo. Ecco perché la società di Corso Galileo non vuole
«infastidire» Palazzi con annunci affrettati. Tanto più che il lavoro svolto è
stato positivo: si partiva, infatti, da sei mesi di squalifica per il
patteggiamento perché l'accusa quantificava la richiesta da presentare in un
eventuale processo intorno all'anno e mezzo (il massimo sarebbe stato due anni
più una possibile aggravante). Togliendo il terzo della pena previsto dal
codice per chi decide di non andare a dibattimento si scendeva all'anno, ma
considerando le richieste minime previste (6 mesi a omessa) più un ulteriore
sconto ecco che il conto finale della Procura per un patteggiamento si
adagiava intorno ai 6 mesi. Troppi. La mossa successiva è stata inserire nel
pacchetto anche la multa. Con i 200 mila si arriverà probabilmente alla
squalifica di 3 mesi anche se ballano ancora un paio settimane. Non saranno
quelle a frenare l'accordo.
Gli altri Conte seguirà la sfida col Benfica dalla tribuna. Patteggiamento
in vista pure per il vice Alessio, mentre per l'altro collaboratore Stellini,
deferito per illecito, la strada è in salita. Restano sul tavolo le questioni
Pepe e Bonucci: la novità emersa ieri sera potrebbe portare entrambi al
patteggiamento. Per il difensore (rischia 3 anni) si tratta su una squalifica
di 14 mesi, a quel punto diventa automatico l'accordo per il centrocampista (3
mesi). Il problema è che Bonucci dovrebbe fare qualche ammissione.
___
OGGI A ROMA
La sfida del tecnico: intesa con Palazzi
ma sotto i sei mesi di squalifica
di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 30-07-2012)
Il giorno per trovare il punto di equilibrio è arrivato. Questo pomeriggio i
legali di Antonio Conte e il pm del pallone Stefano Palazzi metteranno sul
tavolo le rispettive carte: in gioco c’è un patteggiamento da raggiungere,
formalizzare e portare all’attenzione della Commissione Disciplinare fra 48
ore quando comincerà il secondo processo sportivo sul calcioscommesse
di questa estate.
Il traguardo non è ancora scontato, ma nemmeno lontano. Per la difesa di
Conte un accordo accettabile non può superare i quattro mesi di squalifica,
sanzione accompagnata magari da qualche pena accessoria come una forte
multa o l’obbligo di prestarsi ad iniziative a sfondo sociale (da ricordare il
caso-Recoba quando all’interista per al vicenda di passaportopoli fu chiesto
di spiegare i valori del calcio nelle scuole) . La procura della Figc potrebbe
partire da una richiesta di stop per l’allenatore bianconero di quattordici
mesi, abbassarla durante la trattativa fino a nove e chiudere un accordo sui 6
o 5 mesi più pene collegate. La partita per capire il destino processuale di
Conte resta, comunque, doppia perchè qualora la parti questa sera dovessero
raggiungere l’intesa sul patteggiamento, lo stesso dovrebbe, poi, ottenere il
via libera dai giudici della Disciplinare mercoledì mattina. Il fine settimana
è passato con le parti a studiare le carte. Qualche contatto fra i legali di
Conte e Palazzi c’è già stato, ma soltanto questo pomeriggio andrà in scena il
vertice decisivo: l’allenatore della Juve aspetterà a Torino il risultato
dell’incontro che, se positivo, potrebbe farlo uscire dal processo sportivo
senza nemmeno entrare in aula per la prima udienza. L’eventuale squalifica
attraverso il patteggiamento partirebbe dal primo agosto.
-
di LUCIANO MOGGI (Libero blog 29-07-2012)
Contrasto stridente, enorme con quanto accadde sei anni fa, quando i due dirigenti dell’ epoca, il sottoscritto e Giraudo, furono lasciati soli e indirizzati alla gogna. Fu una resa di conti interna, spiegò con dovizia di dettagli Gigi Moncalvo, ne pagò lo scotto la Juve con una macchia indelebile alla sua pura e gloriosa storia, ma doveva essere quella la “tassa” da pagare, perché il popolo juventino attribuisse a quei dirigenti la colpa di tutto, colpe prefigurate naturalmente dall’ accusa, subite senza neanche riguardarle, meno che mai discuterle, la B accettata, persino proposta da chi, non avendo studiato le carte, disse invece di averle lette tutte (in una settimana...! alla mia difesa sono occorsi ben 5 anni) e di temere la C, sbrigativamente concludendo che la retrocessione e la penalizzazione erano il minore dei mali (vero Avv.Zaccone ?). Ci sono voluti anni perché l’orientamento cambiasse e certo per merito di Andrea Agnelli, il bianconero nel cuore, dal padre e dal nonno, e la voglia di capire ciò che altri non avevano voluto capire,o meglio, che altri fingevano di non capire. In qualche modo parrebbe cambiato anche John Elkann, colui che salvò solo la squadra nel momento in cui mandava a mare i suoi dirigenti. Ora approva le parole di Agnelli, dice che esprimono con chiarezza le posizioni della società che, tra l'altro, ha un forte contenzioso con le istituzioni calcistiche e rivendica, anzi rivuole i suoi scudetti da chi, impunito, ordinava dossier illegali sugli avversari, saltando a piè pari l’obbligo di denuncia. Prendiamo il caso di Antonio Conte ora accusato di omessa denuncia, già sgretolato l‘impianto iniziale, ma qui c’interessa l’aspetto dell’omissione, non uguale per tutti. Come ad esempio all’epoca dell’“affaire Nucini”, Facchetti presidente dell’Inter che si incontra più volte con detto arbitro allora in attività, promettendogli anche un lavoro in cambio di storielle inventate ad arte e poi smentite, con le quali il club nerazzurro partorì e mise in pratica l'idea dei dossier senza però fare denuncia alcuna alla procura federale. Vi domanderete quale sia stata la reazione della Federazione in quel momento?.. dormiva ! Moratti d'altra parte poteva disporre della Security Telecom come se fosse cosa propria, nella gerenza dell’ Inter tanti troppi uomini che avevano cariche altrettanto importanti in Telecom, a cominciare da Tronchetti Provera, Buora contemporaneamente V.presidente di Inter e amministratore di Telecom, Moratti stesso consigliere, per finire l'avv.Guido Rossi ,anche lui consigliere ed ex membro del consiglio dell'Inter, mandato e "accettato "in Federazione come Commissario Unico,con pieni poteri che gli permisero di togliere uno scudetto(meritato) alla Juve per farne gentile omaggio all'Inter del famoso AKAN SUKUR e radiare quei dirigenti bianconeri che, senza soldi, riuscivano a fare quello che Moratti avrebbe voluto fare spendendo una fortuna.
Siamo proprio curiosi di sapere come finirà questa vicenda Conte che è poi la vicenda di un uomo onesto,oltretutto alieno da qualsiasi tipo di scommessa. Dovrebbero chiedergli scusa per aver edificato un’impalcatura di sospetti sulla base di un presunto pentito, smentito da tutti gli altri interrogati in tema. E’rimasta un’ accusa friabile, costruita sugli specchi. Evidentemente avrebbe fatto troppo rumore un non luogo a procedere. L'antijuventinismo è come certi anti che sono in politica, c’è n’è sempre qualcuno da qualche parte. Stavolta però la società è vicina, a Conte come agli altri bianconeri coinvolti, ed è un passo da giganti rispetto a sei anni fa. Sul punto Agnelli non si smuove e di ciò gli va dato merito “Nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si perde e si vince, ma non si resta mai soli”.
ULTIME DI GIORNATA.
Meditate tifosi juventini su cosa scrive "Palazzo di Vetro" nella rosea-" Il procuratore federale dr.Palazzi si muove con circospezione in questo calcioscommesse,dando prova di garantismo che, udite udite,coincide con la linea adottata "da sempre" da questo giornale"-. Evidentemente gli anni passano anche per Palazzo di Vetro e la memoria viene meno(oppure..) se non ricorda come la rosea, colpevolista ad oltranza ,nel 2006, impegnò tutta una prima pagina con titolo emblematico e foto (“processateli”) trasformando un giornale che fino ad allora voleva solo orientare (già grave questo!) a vestirsi, sentirsi e quasi sostituirsi ai Pubblici Ministeri. “Palazzo di Vetro” dice ora di sentirsi garantista. Se è vero non ne comprendiamo il motivo, ma lo scopriremo. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, se lo perde è perché ha motivo di farlo. Vorrebbe forse far capire (orientare) che è meglio taroccare partite e campionati,come successo nell'attuale calcioscomesse, almeno c'è un guadagno , piuttosto che essere condannati per non aver commesso il fatto come in calciopoli (vedi sentenza sportiva Sandulli-Campionato regolare,sorteggio regolare--sentenza ordinaria di primo grado idem com sopra) ? ?
-
di Redazione JUVENTINOVERO.COM Venerdì 27 Luglio 2012
Osservazioni preliminari.
Dopo anticipazioni di stampa, spifferi investigativi e commenti vari degli addetti ai lavori, ecco che finalmente la Procura Federale ha sfornato, in due filoni caldi caldi, i deferimenti di Scommessopoli.
In questo articolo esamineremo il filone di Cremona, quello relativo allo staff tecnico della Juventus, guest star Antonio Conte, come giustamente evidenziato a caratteri cubitali nel sito stesso della FIGC, quello concernente le partite del Siena con il Novara e l’Albinoleffe.
Del resto sinceramente importa poco e siamo giustificati, visto che non importa molto a nessuno.
Iniziamo con gli aspetti positivi della vicenda.
Conte e lo staff non sono stati deferiti per illecito sportivo, ma per omessa denuncia riguardo ad entrambe le partite (ad eccezione di Stellini, che per la partita con l'Albinoleffe è stato deferito per illecito sportivo). E’ sicuramente meglio una bastonata che un frontale contro un treno, anche se il rischio di azzoppamento della guida tecnica in campo è più o meno lo stesso.
Sulla questione dell’illecito sportivo, che in sede penale è l’equivalente della frode sportiva, avevamo tutti preso un abbaglio. Ci sembrava che Filippo Carobbio avesse accusato Conte e gli altri di illecito sportivo, ma invece pare che l’amico Pippo in nessuna dichiarazione avesse sufficientemente e sicuramente addebitato, a partire soltanto dalle prime dichiarazioni davanti alla Procura Federale, tale tipo di infrazione.
Ci siamo sbagliati noi, come tutte le testate giornalistiche e televisive; si era sbagliato lo stesso Palazzi, che aveva trasmesso alla Procura della Repubblica di Cremona il verbale delle accuse verso Conte; e si era sbagliata anche la Procura della Repubblica di Cremona, che si era vista recapitare un’ipotesi di frode sportiva, penalmente rilevante a differenza dell’omessa denuncia, rilevante solo in ambito sportivo.
Tanto che, doverosamente, la Procura di Cremona aveva iscritto a registro degli indagati Conte ed altrettanto doverosamente attivato strumenti di indagine, invasivi e clamorosi, per verificare la fondatezza delle accuse di Carobbio.
Accade a questo punto un fatto inusuale, forse unico, quantomeno a nostra memoria: la Procura della Repubblica di Cremona rilascia delle dichiarazioni che di fatto stroncano l’ipotesi di frode/illecito sportivo, lo fa pubblicamente in forma di anticipazione della decisione di richiedere l’archiviazione, che – salvo sorprese investigative sopravvenute – verrà pronunciata da ottobre in poi, non prima.
Veramente strano e inusuale, ma non pensiamo che il Procuratore di Cremona sia uno sprovveduto, né che sia rimasto indispettito del suo coinvolgimento nelle accuse a Conte, quando lo stesso Carobbio, da lui sentito prima ancora della Procura Federale, in quell'occasione non aveva fatto alcuna menzione di Conte e del suo ruolo, con l’intero staff tecnico del Siena, nella partecipazione alla combine.
Avrà avuto i suoi buoni motivi per fare quelle anticipazioni, consapevole che la giustizia sportiva tiene in gran conto le decisioni penali per supportare i suoi deferimenti, e avrà avuto i suoi buoni motivi per farle pubblicamente invece che riservatamente alla Procura Federale. Bisognerebbe chiederlo a lui.
La discrasia tra i tempi prevedibili della chiusura della sua inchiesta penale (autunno 2012) e quelli più rapidi del processo sportivo (estate 2012) potrebbe avere avuto una qualche importanza, nel senso di mettere a disposizione della giustizia sportiva, fin dall’estate, lo stato dell’arte in sede penale.
In ogni caso e in altri termini, agli occhi del Procuratore di Cremona la frode sportiva, così come l’illecito sportivo, per Conte non reggeva proprio. Col materiale a disposizione, il credibilissimo Carobbio e quant’altro ritenuto dalla Procura Federale, non si sarebbe andati da nessuna parte.
Non sappiamo ovviamente se, senza questo intervento del magistrato cremonese, la Procura Federale avrebbe deferito Conte per illecito sportivo; pare evidente però che, qualora avesse avuto un’intenzione del genere, l’anticipazione giunta da Cremona l’avrebbe paralizzata.
Ecco, quindi, che dall’illecito sportivo, su cui tutti avevamo equivocato, si è ripiegato sulla omessa denuncia.
Vedremo più avanti più in dettaglio la questione, per ora si può già porre un primo punto fermo: se gli elementi di prova per l’illecito sono insufficienti, se gli elementi per l’omessa denuncia sono gli stessi (la credibilità di Carobbio), come si fa a ritenere sufficienti quegli stessi elementi per una violazione del codice di giustizia sportiva, che Carobbio non esprime neppure?
Si dirà che l’ordinamento sportivo ha regole sue proprie, che divergono da quelle del processo penale, e quindi tutto è possibile e nessuno ci mette becco da fuori.
Sbagliato. E qui vengono altre due belle notizie.
Nell’atto di deferimento, a pag.12 si legge: Non appare, in questa sede, fuor di luogo ribadire i principi affermati dalla Corte di Cassazione circa la validità di riscontri di carattere logico alle dichiarazioni di un chiamante in correità per fondare l'affermazione di responsabilità di altri.
Nella stessa pagina e in quella successiva si cita la massima di una sentenza della Cassazione:
La Corte, nella recente pronuncia della VI Sezione Penale n. 41352 del 23.11.2010 ha affermato, sulla scorta di un proprio consolidato orientamento, che "in tema di valutazione della prova, allorché il chiamante in correità rende dichiarazioni che concernono una pluralità di fatti-reato commessi dallo stesso soggetto e ripetuti nel tempo, l'elemento esterno di riscontro in ordine ad alcuni di essi fornisce sul piano logico la necessaria integrazione probatoria a conforto della chiamata anche in ordine agli altri, purché sussistano ragioni idonee a suffragare un tale giudizio e ad imporre una valutazione unitaria delle dichiarazioni accusatorie, quali l'identica natura dei fatti in questione, l'identità dei protagonisti o di alcuni di loro, l'inserirsi dei fatti in un rapporto intersoggettivo unico e continuativo. Infatti, gli elementi integratori della prova costituita da dichiarazioni rese da un imputato dello stesso reato o di un reato connesso, ex art. 192 c.p.p., comma 3 possono essere della più varia natura, e quindi anche di carattere logico, purché riconducibili a fatti esterni a quelle dichiarazioni". (Conformi: Cass. Sez. VI, Sentenza n. 1472 del 2.11.1998- dep. 4.02.1999, Rv. 213446; Cass. 24.1.1991, n. 231- dep. In data 23.4.1991, RV 187035.).
La riprenderemo in dettaglio più avanti, qui ci limitiamo ad osservare che la Procura Federale inquadra la vicenda Carobbio-Conte nell’ipotesi della chiamata in correità e proclama che si atterrà ai principi enunciati dalla Corte di Cassazione Penale in materia. Non lo farà, ma è già una buona notizia che lo affermi.
Se poi andiamo a vedere in base a quale principio si è ritenuto di derubricare le contestazioni da illecito sportivo ad omessa denuncia (pag. 59 per Novara-Siena e pag. 96 per Albinoleffe-Siena), l’atto di deferimento non lascia scampo: in applicazione della regola di giudizio costituita dal principio "in dubio pro reo", si deve ritenere integrante la mera violazione dell'obbligo di denunciare senza indugio alla Procura Federale fatti integranti illecito sportivo, obbligo imposto dal comma 7 dell'art. 7 CGS.
Anche in questo caso alla proclamazione non seguirà l’attuazione pratica, ma per ora accontentiamoci della semplice affermazione che nel dubbio l’indagato va prosciolto.
Principi del processo penale in tema di chiamata in correità e principio dell’in dubio pro reo, cardini anche del processo sportivo, come affermato nell’atto di deferimento, significano anche un’altra cosa importante: l’onere della prova spetta all’accusa, ne vanno secondo le regole valutate la fondatezza e la sufficienza e, se si resta nell’incertezza, l’incolpato va prosciolto.
Con il che abbiamo risolto anche un altro problema molto dibattuto sulla stampa, i signori giornalisti sono pregati di prenderne nota.
_______
di Redazione JUVENTINOVERO.COM Domenica 29 Luglio 2012
"L’ha detto Carobbio"
Il processo sportivo a Conte, nella mente della Procura Federale, sta tutto nel sottotitolo per nulla provocatorio, ma pienamente rispondente all’incredibile motivazione con la quale si è arrivati ai deferimenti.
Carobbio è indagato dalla Procura Federale e chiama in correità Antonio Conte e il suo staff tecnico per violazioni al Codice di Giustizia Sportiva.
Il nucleo essenziale della motivazione sta nell'assoluta credibilità di Carobbio, perché in svariate altre chiamate in correità verso altri soggetti le accuse sarebbero state riscontrate e quindi la sua credibilità, conquistata sul campo nei confronti di altri, sarebbe anche riscontro alle accuse rivolte a Conte e allo staff tecnico del Siena, ora staff tecnico della Juventus.
La confusione è totale e per fortuna che la Procura Federale assicura di star applicando i principi enunciati dalla Suprema Corte di Cassazione, di cui cita – a nostro sommesso parere a sproposito – una massima giurisprudenziale (come già detto, a pagg.12 e 13 dell’atto di deferimento).
In verità l’orientamento consolidato della giurisprudenza della Cassazione da lungo tempo si è assestato su alcuni solidi principi per la valutazione della chiamata in correità, affinché questa possa pretendere di assumere valore di prova (61 V., ad esempio, Cass. Sez. VI, sent. 7240, 16/04/1998-17/06/1998, ric. CIVARDI ed altro, in CED RV. 210734; v. anche sez. II, sent. 10469, 22/03/1996-06/12/1996, RIC. P.M. ARENA e altri, in CED RV. 206489; Cass. pen. Sez. I, 13-11-2002, n. 4765 (rv. 223152) Cusimano, CED Cassazione, 2003; Cass. pen. Sez. V, 11 Aprile 2002, n. 21342, Bruno, Massima redazionale, 2005; Cass. pen. Sez. II, 18-11-2003, n. 49212)
Ci sono tre passaggi che non vanno confusi tra loro.
1) Valutazione della credibilità soggettiva del dichiarante. E’ una sorta di esame di ammissione per poter passare ai successivi due passaggi. Questa valutazione attiene alle qualità personali del dichiarante, alla sua vita, ai suoi rapporti, alla sua condotta anche processuale, alla mancanza di un movente calunniatorio e ad ogni altro elemento utile, al disinteresse o meno nella accusa verso un terzo. Si tratta di stabilire se il dichiarante possiede i requisiti minimi per essere preso in considerazione. In questa casella va inserita la circostanza relativa alle altre chiamate in correità da parte del Carobbio, per le quali si ritiene si siano avuti riscontri significativi (dalla lettura del punto 3 si capirà meglio il perché di questa collocazione). Circa l’interesse a chiamare in correità, per esempio in vista dell’accesso a un rito premiale come il patteggiamento, va detto che non è un elemento di esclusione della credibilità del dichiarante, ma senz’altro un dato che deve invitare ad una maggiore prudenza nella valutazione rispetto ad un chiamante disinteressato. E’imprudente dire, come fa la procura Federale per Carobbio, che si tratti di un dichiarante assolutamente credibile. Tutto considerato, comunque, non c’è dubbio che Carobbio superi il primo gradino.
2) Valutazione della credibilità del contenuto esteriore della dichiarazione. E’ una sorta di controllo esteriore sulla dichiarazione sotto il profilo della coerenza, della costanza, della precisione, della spontaneità. Facendo un’analisi dei soli fatti più evidenti, la costanza e la precisione presentano qualche crepa: per la partita col Novara l’accusa è assente nell’interrogatorio davanti alla Procura della Repubblica di Cremona, mentre per la partita con l’Albinoleffe il contesto della riunione tecnica prepartita compare solo nel secondo interrogatorio dell'aprile 2012, quello davanti alla Procura di Cremona. In precedenza, febbraio 2012, davanti alla Procura Federale c'erano riferimenti vaghi. Circostanza, questa, abbastanza strana, perché fino ad allora il contesto della riunione tecnica era stato affermato per la partita col Novara e risulta singolare che per la partita con l’Albinoleffe sia potuto sfuggirgli un particolare analogo. Diciamo, comunque, che anche il secondo gradino, con incertezze che avrebbero dovuto indurre ad una maggiore prudenza la Procura Federale, il Carobbio l’ha superato.
3) Riscontri esterni alla dichiarazione. E’ il punto cruciale del processo di valutazione della chiamata in correità. Proprio perché il dichiarante non è un teste, ma un indagato (imputato, incolpato), non basta il superamento dei primi due gradini, ma occorre necessariamente che la dichiarazione sia supportata da elementi di fatto esterni alla dichiarazione stessa, che possono consistere anche in una seconda chiamata in correità verso lo stesso accusato da parte di soggetto diverso dal primo chiamante, in documenti, testimonianze, intercettazioni, insomma qualsiasi fonte di conoscenza, non esclusa la prova logica, ossia degli indizi gravi, precisi e concordanti, dai quali si possa risalire alla dichiarazione di chiamata in correità, dandogli supporto e conferma. A quest’ultimo aspetto deve aver pensato la Procura Federale, quando ha citato erroneamente la sentenza di pagg. 12 e 13.
La giurisprudenza consolidata della Cassazione e dei giudici di merito, in tema di riscontri esterni, richiede che il riscontro sia “individualizzante”, ossia sia attinente al chiamato in correità (nel nostro caso Conte e il suo staff) e al contenuto della chiamata in correità e non a terzi soggetti. A confutare orientamenti giurisprudenziali meno rigorosi, verificatisi in tema di misure cautelari, intervenne la Cassazione a Sezioni Unite, circa la necessità, anche in tema di misure cautelari, di riscontri individualizzanti (Cass.SS.UU. 30.10.2006 n. 36267).
In altre parole, la Procura Federale fa un errore di diritto madornale, quando pretende di utilizzare chiamate in correità verso terzi riscontrate (in sostanza la credibilità di Carobbio di cui al punto 1) come riscontro esterno alla dichiarazione contro Conte e si capisce perché, per più pagine di motivazione, insista sull’assoluta credibilità di Carobbio, nonostante la prudenza richiesta per i motivi detti ai punti 1 e 2. Tale insistenza è dovuta all’erroneo convincimento che si possa riscontrare una chiamata in correità con elementi non individualizzanti. Siamo al “L’ha detto Carobbio, una garanzia”.
Non è così, non si può e stupisce che esponenti di un organismo che ama definirsi giustizia sportiva arrivino a dirlo per sostenere una tesi accusatoria.
Del resto, anche con un po’ di buonsenso si può comprendere perché non si possa. L’avevamo forse già scritto: se un dichiarante come Carobbio diventa titolare di un patentino federale di prova ambulante, potrebbe coinvolgere nel Calcioscommesse qualsiasi tesserato.
Fin qui abbiamo parlato del caso di un soggetto (Carobbio), che fa più chiamate in correità nei confronti di diversi soggetti, tra cui Conte e il suo staff, oltre a numerosi altri.
Vediamo ora di cosa parla la sentenza richiamata a pagg. 12 e 13 dell’atto di deferimento. La riproduciamo nuovamente:
La Corte, nella recente pronuncia della VI Sezione Penale n. 41352 del 23.11.2010 ha affermato, sulla scorta di un proprio consolidato orientamento, che "in tema di valutazione della prova, allorché il chiamante in correità rende dichiarazioni che concernono una pluralità di fatti-reato commessi dallo stesso soggetto e ripetuti nel tempo, l'elemento esterno di riscontro in ordine ad alcuni di essi fornisce sul piano logico la necessaria integrazione probatoria a conforto della chiamata anche in ordine agli altri, purché sussistano ragioni idonee a suffragare un tale giudizio e ad imporre una valutazione unitaria delle dichiarazioni accusatorie, quali l'identica natura dei fatti in questione, l'identità dei protagonisti o di alcuni di loro, l'inserirsi dei fatti in un rapporto intersoggettivo unico e continuativo. Infatti, gli elementi integratori della prova costituita da dichiarazioni rese da un imputato dello stesso reato o di un reato connesso, ex art. 192 c.p.p., comma 3 possono essere della più varia natura, e quindi anche di carattere logico, purché riconducibili a fatti esterni a quelle dichiarazioni". (Conformi: Cass. Sez. VI, Sentenza n. 1472 del 2.11.1998- dep. 4.02.1999, Rv. 213446; Cass. 24.1.1991, n. 231- dep. In data 23.4.1991, RV 187035.).
La sentenza citata esamina un caso diverso, ossia quello del dichiarante che, nei confronti dello stesso soggetto, chiama in correità per più fatti-reato (caso che nell’ambito della chiamata in correità di Conte ricorre anch’esso, avendo Carobbio attribuitogli due episodi distinti, relativi alle partite con il Novara e l’Albinoleffe).
Quale che sia il contenuto di questa sentenza, non se ne possono trarre elementi utili per sostenere la tesi della Procura Federale, che ha ad oggetto più chiamate in correità verso più soggetti.
Se poi si legge attentamente questa massima giurisprudenziale, si può comprendere che applica gli stessi principi di valutazione, che abbiamo sopra esposti, ad un caso particolare: essa risponde alla domanda “che fare, se per due fatti attribuiti allo stesso soggetto, per un fatto c’è riscontro e per l’altro no?”.
La risposta è che il fatto riscontrato può, a determinate condizioni, diventare riscontro dell’altro. Ed il motivo è semplice: perché qui, a differenza che nella pretesa della Procura Federale, il riscontro è individualizzante, ossia si riferisce allo stesso soggetto accusato in entrambi i reati.
Nel caso che ci interessa, ossia Conte e il suo staff, potrebbe trovare applicazione? In astratto sì, a condizione che per almeno una delle due partite oggetto di contestazione si avesse un riscontro esterno individualizzante.
Nell'ultima parte analizzeremo in dettaglio se vi siano elementi di riscontro esterno alle dichiarazioni di Carobbio, analizzando le due partite oggetto delle contestazioni all'allora staff tecnico del Siena, ora staff tecnico della Juventus.
___
Il filone di Cremona/3
In dubio pro Carobbio
di Redazione JUVENTINOVERO.COM Lunedì 30 Luglio 2012
In dubio pro Carobbio.
Iniziamo con l'analisi delle due partite incriminate.
NOVARA-SIENA
Capo di incolpazione: L'allenatore CONTE Antonio, il Vice allenatore ALESSIO Angelo, il collaboratore tecnico STELLINI Cristian, il preparatore dei portieri SAVORANI Marco ed il preparatore atletico D'URBANO Giorgio, all'epoca dei fatti tutti tesserati per l'A.C. SIENA S.p.A., per la violazione dell'art. 7, comma 7, del Codice di Giustizia Sportiva per avere contravvenuto al dovere di informare senza indugio la Procura federale, omettendo di denunciare i fatti integranti illecito sportivo con riferimento alla gara Novara-Siena del 1° maggio 2011, per come rispettivamente riferiti, il primo, ed appresi, gli altri, nel corso della riunione tecnica pre-partita svoltasi poche ore prima della gara in questione, come specificato nella parte motiva del presente provvedimento e nella relazione allegata agli atti del procedimento.
La motivazione inizia a pagina 40 e si dilunga per delineare innumerevoli riscontri alle accuse nei confronti di soggetti diversi da Conte e dallo staff tecnico. Dove Carobbio tira in ballo altri soggetti, come il giocatore Larrondo, con riferimento specifico all'episodio coinvolgente lo staff tecnico, la Procura Federale dà atto della non conferma del giocatore.
E' evidente il grave errore di diritto della Procura Federale, che così riassume il suo pensiero a pag. 57:
La credibilità ed attendibilità del Carobbio, ripetutamente riscontrate con riferimento ad altre dichiarazioni e circostanze dallo stesso fornite e riconosciuta pienamente anche dagli organi giudicanti di primo e secondo grado della giustizia sportiva nel recente procedimento nr. 33/pf/11-12, sempre riguardante le vicende del c.d. calcio scommesse emerse a seguito dell'indagine della A.G.O. di Cremona, sorregge e conferisce idonea dignità probatoria anche alle dichiarazioni di accusa dello stesso nei confronti del proprio tecnico Conte, nonostante le dichiarazioni di segno contrario rese oltre che dallo stesso allenatore, che respinge ogni accusa al riguardo, anche dagli altri soggetti auditi e presenti a tale riunione tecnica.
E' sempre e solo la valutazione di credibilità di Carobbio, prima delle tre valutazioni da fare nelle chiamate in correità, che viene utilizzata impropriamente come riscontro esterno, ultima delle tre valutazioni da fare, non rendendosi conto che non c'è nulla di più "interno" della credibilità soggettiva di un dichiarante.
La motivazione si dilunga poi sull'inesistenza di intenti calunniatori da parte di Carobbio verso Conte, evidentemente in relazione all'episodio, introdotto dalla difesa, di pregressi motivi di attrito tra il tecnico e il giocatore, elementi ovviamente da tenere presente non ai fini di un'ipotesi di calunnia, ma ai fini della valutazione della credibilità del dichiarante Carobbio, prima delle tre valutazioni che la Procura Federale avrebbe dovuto fare.
A pag. 58 si può leggere una piccola perla motivazionale. Molti si sono chiesti che fine abbiano fatto i giocatori di una intera squadra, il Siena, presenti alla riunione tecnica in cui, secondo il solo Carobbio, Conte avrebbe fatto le dichiarazioni compromettenti per sé e per il suo staff tecnico. Detti giocatori non sono stati infatti deferiti.
La riportiamo fedelmente:
A ciò si aggiunga il fatto che l'eventuale conferma della condotta attribuita dal Carobbio al Conte nel corso della riunione tecnica in questione, da parte di qualunque dei soggetti tesserati del Siena che risulta aver preso parte alla stessa riunione, avrebbe inevitabilmente comportato una ammissione di responsabilità personale, quanto meno per omessa denuncia di illecito sportivo, ex art. 7, comma 7, del Codice di Giustizia Sportiva.
In relazione ai tanti giocatori del Siena presenti alla riunione tecnica, che, sentiti dalla Procura Federale e dai difensori, hanno smentito la versione di Carobbio, la Procura Federale afferrma che riscontri non si sono avuti da parte dei giocatori presenti perché, se avessero confermato, avrebbero confessato anch'essi lo stesso fatto addebitato a Conte, ossia l'omessa denuncia di un fatto costituente illecito sportivo. Sarebbero cioè diventati anch'essi, come Carobbio, chiamanti in correità (come si è detto sopra, in questa eventualità avremmo avuto un riscontro esterno individualizzante, da valutare per l'accusa contro Conte).
E' tanta la determinazione della Procura Federale di sminuire tutto ciò che osta alla sua erronea impostazione sulla credibilità, quasi che le interessasse soltanto Conte e non altri, che non si accorge in quale mastodontica contraddizione cada.
Non si capisce infatti perché per Conte valga il criterio esclusivo della credibilità soggettiva di Carobbio, per cui non necessita una sua ammissione per il deferimento, mentre per altri presenti, nella stessa posizione di Conte, la credibilità di Carobbio non basterebbe più per il deferimento e occorrerebbe una loro ammissione. Non ci si arriva neppure lavorando di fantasia, bisognerebbe chiederlo direttamente a Palazzi.
Su questa partita in motivazione non c'è altro.
Per quanto fin qui detto, per nessuno dei soggetti incolpati si è avuto un minimo riscontro utile alle dichiarazioni di Carobbio. I relativi deferimenti di tutto lo staff tecnico sono privi di motivazione.
ALBINOLEFFE-SIENA
La costruzione di Carobbio in questo caso è più articolata, seppure anche qui sviluppatasi in dichiarazioni successive tra Procura di Cremona e Procura Federale.
1) Fin dalla partita di andata si sarebbe formato un accordo per lasciare la vittoria nella partita di ritorno a quella delle due squadre che ne avesse avuto bisogno.
"Al termine della gara, l'allenatore in seconda del Siena, STELLINI chiese al Carobbio ed al Terzi (altro giocatore del Siena) di prendere accordi con alcuni giocatori dell'Albinoleffe riguardo alla partita del girone di ritorno, in modo da prevedere che sarebbe stata agevolata la vittoria della squadra che, a quel punto del campionato, avesse avuto maggiore bisogni di punti. In quella circostanza il Carobbio si sarebbe rivolto al Garlini ed il Terzi al Bombardini, ottenendo da entrambi i giocatori dell'Albinoleffe la disponibilità in tal senso".
2) "Il discorso fu, quindi, ripreso in prossimità della gara di ritorno programmata per il 29.05.2011, allorquando i calciatori dell'Albinolefffe, Luigi SALA. Dario PASSONI e Mirko POLONI avrebbero raggiunto, la sera prima della gara, l'albergo ove la squadra del Siena in trasferta alloggiava (Il Park Hotel di Stezzano-Bergamo), ove hanno incontrato i giocatori del Siena Filippo CAROBBIO, Fernando COPPOLA e VITIELLO, accordandosi per la vittoria dell'Albinoleffe che aveva bisogno di punti per raggiungere i playout per la salvezza e concordando un risultato che prevedesse il minimo scarto, sia per non penalizzare la quota di goal subiti dal Siena, sia per non destare inutili sospetti".
3) "In occasione dell'interrogatorio al quale il Carobbio è stato sottoposto dal p.m. di Cremona in data 17.04.2012, lo stesso, oltre a confermare le circostanze suddette, precisa che la decisione definitiva di lasciar vincere la partita all'Albinoleffe, fu presa in seno alla società Siena, in occasione della riunione tecnica che precedette di qualche ora la gara, allorquando era presente tutta la squadra e l'allenatore Antonio CONTE, il vice allenatore Angelo ALESSIO, il collaboratore tecnico Cristian STELLINI, il preparatore dei portieri SAVORANI. Infine Carobbio, sentito nuovamente dai rappresentanti della Procura federale in data 10 luglio 2012, nell'arricchire di particolari i contenuti della c.d. riunione tecnica prepartita nel corso della quale venne definitivamente assunta la decisione di lasciar vincere l'Albinoleffe, precisa che l'allenatore del Siena, Antonio CONTE, era d'accordo nel concedere la vittoria all'Albinoleffe anche se ha aggiunto al riguardo che lasciò prendere ai calciatori del SIENA la decisione finale, parlando al contempo della possibilità di raggiungere l'ATALANTA in testa alla classifica in caso di vittoria; alla fine tutti decisero di rispettare gli accordi già intrapresi in occasione della gara di andata".
4) "Due settimane prima della data in cui era programmata la gara in questione e, più precisamente, prima che si disputasse Ascoli Siena del 14 maggio 2011, quando, in occasione di una riunione all'interno dello spogliatoio alla presenza dei calciatori e dell'allenatore Conte, quest'ultimo richiamando gli accordi già avviati con i calciatori dell'Aibinoleffe, in occasione della gara del girone di andata, nel mostrarsi favorevole ad agevolare la vittoria dell'Albinoleffe, invitò i propri calciatori a confermare l'adesione o a chiamarsi fuori dall'accordo. Fu così che l'unico a dissociarsi fu il calciatore del Siena Mastronunzio, il quale in virtù dei suoi recenti trascorsi tra le file dell'Ascoli, avrebbe preteso che un analogo trattamento di favore il Siena lo riservasse allora anche alla propria ex squadra, che avrebbe incontrato di lì a poco, anch'essa impegnata, al pari dell'Albinoleffe, nella lotta per non retrocedere. L'allenatore Conte, dopo aver preso atto di tale dissociazione non convocò più, da allora e fino al termine del campionato, il Mastronunzio, sia per le rimanenti gare che per i relativi ritiri, consentendo solo che lo stesso partecipasse agli allenamenti".
Ecco di seguito i capi di incolpazione per Stellini, concorso in illecito sportivo, e Conte con il rimanente staff tecnico (omessa denuncia):
"CAROBBIO Filippo, COPPOLA Fernando, TERZI Claudio, VITIELLO Roberto e STELLINI Cristian, all'epoca dei fatti calciatori della società SIENA, e lo STELLINI collaboratore tecnico della medesima società, per la violazione dell'art. 7, commi 1, 2 e 5, del Codice di Giustizia Sportiva, per avere, prima della gara ALBINOLEFFE-SIENA del 29 maggio 2011 (il Carobbio ed il Terzi iniziando tale attività già al termine della gara di andata tra Siena ed Albinoleffe dell'8.01.2011 , su invito del collaboratore tecnico STELLINI}, in concorso tra loro e con altri soggetti, alcuni dei quali appartenenti all'ordinamento federale ed altri estranei a tale ordinamento federale o allo stato non identificati, posto in essere atti diretti ad alterare lo svolgimento ed il risultato della gara Albinoleffe-Siena del 29 maggio 2011, in funzione della realizzazione di una vittoria con il minimo scarto di punteggio in favore dell'Albinoleffe; come specificato nella parte motiva del presente provvedimento e nella relazione allegata agli atti del procedimento. Con l'aggravante di cui al comma 6 dell'art. 7 del C.G.S., della effettiva alterazione dello svolgimento e del risultato finale della gara in questione; e, per Carobbio e Vitiello, della pluralità di illeciti commessi, anche per il solo Carobbio, rispetto ad altri fatti costituenti illecito sportivo, oggetto di deferimento nell'ambito del procedimento nr. 33pf11-12".
"L'allenatore CONTE Antonio, il Vice allenatore ALESSIO Angelo, il preparatore dei portieri SAVORANI Marco, il preparatore atletico D'URBANO Giorgio ed il capo osservatore tecnico FAGGIANO Daniele, all'epoca dei fatti tutti tesserati per l'A.C. SIENA S.p.A., della violazione dell'art. 7, comma 7, del Codice di Giustizia Sportiva, per avere omesso di informare senza indugio la Procura federale, omettendo di denunciare i fatti integranti illecito sportivo con riferimento alla gara Albinoleffe-Siena del 29 maggio 2011, appresi, il primo, nei giorni precedenti la gara e riferiti nel corso della riunione tecnica pre-partita svoltasi poche ore prima della gara in questione, l'ALESSIO, il SAVORANI, e il D'URBANO, per come appresi quanto meno nel corso della riunione tecnica pre partita, come specificato nella parte motiva del presente provvedimento e nella relazione allegata agli atti del procedimento; e dal FAGGIANO a seguito di un colloquio personale con il calciatore Filippo Carobbio, come specificato nella parte motiva del presente provvedimento e nella relazione allegata agli atti del procedimento".
Seguendo la prospettazione di Carobbio, il punto 1) non riguarda ancora Conte, riguarda semmai il suo vice, ma in forma appena abbozzata; il punto 2) riguarda contatti preliminari di alcuni giocatori dell'una e l'altra squadra e su Conte non c'è ancora nulla.
Conte compare finalmente al punto 3), quando compare la dichiarazione di Carobbio sulla riunione tecnica prepartita. Vale per questa partita quanto detto per la partita col Novara, perché nessun partecipante a quella riunione ha confermato la cosa, né l'esistenza delle dichiarazioni asseritamente pronunciate da Conte è risultata da diverso riscontro, sia pure di tipo logico.
Anche in questo caso nessun giocatore del Siena è stato deferito per il già visto principio della Procura Federale, secondo cui la credibilità di Carobbio è sufficiente per deferire Conte, ma per gli altri partecipanti occorre anche una loro ammissione per il deferimento.
Quanto al punto 4), poiché Mastronunzio smentisce tutto, ecco che si cita a riscontro un'intervista, dove si parla della sua insoddisfazione a militare nel Siena per mutate situazioni all'interno della squadra. E allora?
Non ripetiamo le considerazioni già svolte per la partita col Novara, rileviamo che anche in questo caso non c'è nessun riscontro esterno alla dichiarazione di Carobbio, solo lui, che abbia carattere individualizzante nei riguardi di Conte.
Ci sono le solite considerazioni errate circa la credibilità assoluta di Carobbio, conseguita in virtù di altre chiamate in correità verso soggetti diversi, dotate di riscontri.
Carobbio è così diventato una sorta di eroe di Scommessopoli a partire dal coinvolgimento di Conte.
Una piccolissima perla motivazionale anche in questa parte della motivazione, fatta dagli inquirenti federali per sottolineare ancor più la bontà delle dichiarazioni di Carobbio. La troviamo a pag. 83: "In primo luogo, occorre rilevare come le dichiarazioni del Carobbio siano autoaccusatorie, prima ancora che di chiamata in correità di altri soggetti".
In verità la chiamata in correità, per sua natura, proviene da chi accusa se stesso insieme ad altri e, per questa sua natura, il trattamento normativo e giurisprudenziale particolare prevede quella triplice valutazione di cui abbiamo abbondantemente parlato, ossia non considera il chiamante in correità come un testimone, ma su questo punto la Procura si limita ad affermare che sta applicando i principi sanciti dalla Suprema Corte di Cassazione, nel momento stesso in cui li disapplica, omettendo perfino di citarli correttamente.
Quanto detto per la partita col Novara può tranquillamente ripetersi per Conte, Alessio, Savorani, D'Urbano e Faggiano anche per questa partita: non ci sono riscontri e non c'è motivazione per il deferimento per omessa denuncia.
Un discorso a parte va fatto per Stellini, deferito per illecito sportivo: il capo di incolpazione gli contesta di aver suggerito a due giocatori del Siena, Carobbio e Terzi, subito dopo la partita di andata, di avviare contatti con quelli dell'Albinoleffe per programmare la combine nella partita di ritorno. Carobbio ne parlò con Garlini e Terzi con Bombardini.
Fonti: Carobbio. Garlini conferma che Carobbio gli disse qualcosa del tipo "non giocheremo alla morte al ritorno", cui rispose "vedremo", mentre Terzi e Bombardini smentiscono Carobbio. Riscontri sul fatto addebitato a Stellini: nessuno. C'è quindi un riscontro, abbastanza labile, eventualmente su Carobbio, ma non sul mandato ricevuto da Stellini. Ma Carobbio è assolutamente credibile per i motivi già detti e questo per la Procura Federale basta e avanza.
Anzi, indica pure la dichiarazione di Gervasoni come riscontro. La riproduciamo:
"GERVASONI inizialmente fa riferimento "( ... ) ad un amico di ZAMPERINI che aveva un'agenzia di scommesse a Roma o che comunque aveva rapporti stretti con un'agenzia del genere" (. . .) e poi dice: "Si tratta della stessa persona sulla quale ci siamo appoggiati io e CASSANO per scommettere nella seguente situazione: si trattava della partita ALBINOLEFFE - SIENA, l'ultima dello scorso campionato. Il Siena era già matematicamente promosso in serie A (si trattava solo di vedere se sarebbe arrivato prima il Siena o l'Atalanta). L 'Albinoleffe, invece aveva bisogno di fare punti. In questa situazione CAROBBIO, che militava nel Siena, mi assicurò che per i primo 80 minuti, secondo quanto riferitogli da POLONI, la partita quasi certamente sarebbe stata senza gol. Dal discorso che mi fece io intuii che la partita alla fine sarebbe stata vinta dall'Albinoleffe, che aveva bisogno di punti, ma si è trattato soltanto di una mia intuizione in quanto il discorso di CAROBBIO faceva riferimento solo a questi primi 80 minuti.
Pertanto io e CASSANO abbiamo scommesso sull'UNDER (meno di tre gol) 5.000 € a testa realizzando una vincita netta che si pensava fosse di 18.000 € complessivi mentre in realtà CASSANO ha ricevuto 9.000 € netti. Ci siamo appunto rivolti a ZAMPERINI che conosceva questa persona che aveva a che fare con l'agenzia"
Cosa dovrebbe riscontrare: che c'è stata una combine, di cui Carobbio faceva parte? Possibile, ma Stellini cosa c'entra?
Carobbio dice questo, Carobbio dice quello ... Riscontri esterni? Nessuno. La Procura Federale anche qui usa il jolly, lo stesso della partita col Novara:
"In tal senso appaiono univoche ed insuperabili le dichiarazioni rese principalmente dal Carobbio e, con portata più ristretta, da Gervasoni, le quali oltre ad essere autonomamente caratterizzate da profili di assoluta credibilità ed attendibilità si riscontrano reciprocamente e trovano ulteriori riscontri esterni di carattere obbiettivo e logico. In primo luogo, occorre rilevare come le dichiarazioni del Carobbio siano autoaccusatorie, prima ancora che di chiamata in correità di altri soggetti".
La motivazione a questo punto prende il volo. Già le dichiarazioni di Carobbio avevano raggiunto la vetta dell'insuperabilità, ma deve essere sembrato poco:
"Ma soprattutto ciò che vale ad attribuire alle stesse il crisma della veridicità è la dovizia di particolari descrittivi ed il riferimento preciso ad una serie, nominativamente individuata, di tesserati di entrambe le squadre, in particolare ad opera del Carobbio, nei confronti dei quali, allo stato, non è emerso alcun valido motivo di risentimento (come meglio si dirà oltre) da parte dello stesso o un qualsiasi interesse a coinvolgere tali persone, arrecandogli quindi un evidente pregiudizio, nelle vicende relative alla verificazione di illeciti sportivi finalizzati alla alterazione del regolare svolgimento e del risultato di gare di calcio, oltre che alla realizzazione di vincite mediante scommesse sui risultati delle gare alterate".
Traduzione: Carobbio ne dice tante e non ha motivi di risentimento, quindi possiamo attribuirgli il crisma della veridicità. E allora si passa alla lunga serie delle cose via via dette da Carobbio, quasi che ogni successiva riscontri le precedenti, una miriade di riscontri interni, con la crismatica credibilità di Carobbio che si avviluppa su se stessa.
Vi risparmiamo il lungo elenco.
Si arriva alla riunione tecnica prepartita, con gli stessi esiti visti per la partita col Novara, e la citazione di Mastronunzio di cui si è già detto.
Altro argomento principe viene riproposto:
"La negazione, sia da parte del Terzi che del Bombardini, circa il fatto che tale incontro fosse finalizzato a programmare un illecito sportivo, riconducendolo entrambi alla trattazione di argomenti personali, si comprende agevolmente in ragione del principio nemo tenetur se detegere".
Terzi sarà deferito lo stesso, mentre Bombardini supererà con la sua smentita l'insuperabile e crismatica credibilità di Carobbio, insieme a tutti i compagni di squadra di quest'ultimo, partecipanti alle riunioni tecniche prepartite.
I botti finali:
"Davvero significativa appare la dichiarazioni resa, in sede di audizione alla Procura Federale, dal calciatore dell'Albinoleffe PASSONI, il quale ammette di essersi recato presso l'albergo del Siena il giorno prima della gara Albinoleffe-Siena, in compagnia dei propri compagni di squadra Luigi SALA, Ruben GARLINI e Mirko POLONI, uno dei quali tre gli aveva anche esternato le ragioni dell'incontro con i calciatori del Siena, vale a dire la definizione di un accordo per favorire la squadra dell'Aibinoleffe. L'interlocutore del Siena nella circostanza fu Carobbio, ex compagno di squadra di Garlini e Poloni. Alla conversazione in questione parteciparono tutti i calciatori dell'Albinoleffe indicati, egli compreso e quelli del Siena Carobbio, Coppola più un terzo non conosciuto dal Passoni. Tra tutti venne preso l'accordo di favorire I'Albinoleffe nella vittoria della gara con il Siena ed anch'egli accettò di partecipare, perché riteneva molto importante l'obiettivo della salvezza della propria squadra.
Analoghe dichiarazioni sono state rese dal calciatore dell'Albinoleffe Mirko POLONI, che conferma tutte le circostanze dell'incontro in questione, compresa la sua presenza, le finalità ed i contenuti illeciti di tale accordo ed identifica in Terzi l'altro calciatore del Siena presente, insieme a Carobbio e Coppola. Afferma di non avere preso parte fattivamente all'accordo in questione e di non avere ritenuto, comunque, di dovere denunciare lo stesso, sia per l'inesperienza di situazioni analoghe, sia perché era l'ultima gara di campionato.
Anche il calciatore Luigi SALA dell'Aibinoleffe conferma sostanzialmente tutte tali circostanze, anche se tende, nei toni descrittivi della vicenda, a sminuire la valenza dell'incontro e del relativo accordo finalizzato a favorire I'Albinoleffe. Il calciatore del Siena VlTIELLO conferma anch'egli la circostanza dell'incontro avvenuto la sera precedente la gara in esame, davanti l'albergo che ospitava la squadra del Siena ed indica come presenti all'incontro i calciatori dell'Albinoleffe Passoni, Sala e Poloni, mentre per il Siena vi erano Carobbio, Coppola ed egli stesso. Afferma di essere stato presente al colloquio, nel quale fu comunque Carobbio a parlare di più rispetto degli altri presenti. Anche in tal caso, la negazione, da parte del Vitiello, circa il fatto che tale incontro fosse finalizzato a programmare un illecito sportivo, si comprende agevolmente in ragione del principio nemo tenetur se detegere".
Il crisma insuperabile di Carobbio e le asserite conferme intervenute avrebbero dovuto portare al deferimento per illecito sportivo di tutti costoro, ma a giudizio andranno, oltre a Carobbio, soltanto Terzi, Coppola e Vitiello. In compenso viene aggiunto Stellini, che non partecipa a questo incontro.
Infine si passa a richiamare elementi di accusa nei confronti di Stellini in relazione a partite del Bari con squadre diverse dal Siena, Palermo e Sampdoria, partite facenti parte del secondo filone di indagine. Ne parleremo in quella sede: se riscontrate, potrebbero in teoria essere usate come riscontro alla chiamata in correità in questa partita con l'Albinoleffe, se dovessero ricorrere le ulteriori condizioni indicate nella sentenza citata dalla Procura Federale e più volte ricordata. Non pare molto probabile, a prima vista, che il materiale probatorio rinvenuto qui, a parte l'inutile crisma di Carobbio, per la sua labilità possa rispettare le condizioni richieste. Inutile approfondire, è questione che possono meglio valutare la difesa di Stellini prima e il collegio giudicante poi.
Per tutti gli altri, essendo gli elementi di accusa identici a quelli della partita col Novara, le conclusioni non possono che essere identiche: non si è avuto un minimo riscontro utile alle dichiarazioni di Carobbio. I relativi deferimenti di tutto lo staff tecnico sono privi di motivazione.
La derubricazione dell'illecito ad omessa denuncia
E' la parte più misteriosa della motivazione, perché si dice che quanto in effetti Carobbio avrebbe detto non configurasse un illecito sportivo, non essendo certo l'apporto causale che Conte (e gli altri dello staff tecnico tranne Stellini) avrebbe dato alla formazione dell'accordo per realizzare l'illecito: non si è sbagliato Carobbio, si sono sbagliati tutti gli altri, compreso Palazzi, che non hanno capito il Carobbio-pensiero
Abbiamo già detto che la stroncatura dell'illecito da parte della Procura di Cremona rendeva impraticabile sostenerlo per la partita col Novara, mancandone i presupposti probatori. Evidentemente a Cremona la giurisprudenza la consultano tutta e bene. Poiché i medesimi elementi probatori si ritrovano nella partita con l'Albinoleffe, era inevitabile che anche per questa partita l'illecito dovesse saltare.
Per Stellini c'era quell'elemento in più derivante dal filone barese e, conseguentemente, l'illecito non è stato derubricato.
Nessun elemento di fatto aggiuntivo era disponibile in relazione all'ipotesi di omessa denuncia, allora come fare a derubricare?
La motivazione della derubricazione, infatti, pare incomprensibile: Carobbio ha sempre descritto un illecito e non una omessa denuncia. Ed anche nell'ultima interpretazione che ne dà la Procura Federale si continua a descrivere un illecito per la partita con l'Albinoleffe: Conte - si dice - avrebbe comunicato ai giocatori l'esistenza dell'accordo, lasciando liberi i giocatori di aderire o meno. E cos'é questo, se non un contributo a rendere possibile l'attuazione dell'accordo attraverso l'arruolamento di giocatori, fino ad allora ignari. Se abbiano aderito o no e in quanti, poco importa. Conte avrebbe realizzato in ogni caso un tentativo punibile. E tutte le osservazioni su Mastronunzio come si conciliano con l'esclusione dell'illecito?
Per la partita con il Novara non c'è nemmeno il riferimento alla libertà dei giocatori di aderire, c'è la comunicazione dell'accordo ai giocatori e l'incertezza sul contributo causale. Vale quanto detto per l'altra partita.
Ma come fare a punirlo, se la Procura di Cremona ha già detto che con quel materiale probatorio non si può?
Ignorando, dietro formulette in giuridichese, i fatti.
Si può tentar di fare anche bella figura, ripiegando su una violazione minore anche se i fatti sono diversi, invece di archiviare, e invocando il principio del favor rei, senza dover dire che Carobbio si era sbagliato. In questo modo il principio In dubio pro reo si trasforma e diventa "In dubio pro Carobbio".
E così si salva la capra di Carobbio con il crisma dell'insuperabile e assoluta veridicità, insieme ai cavoli della Procura Federale.
Perché continuarla a chiamare Giustizia Sportiva?
-
di joyce (TIFOSIBIANCONERI.COM 29-07-2012)
La colpa di Antonio Conte? Incappare nella rappresaglia interessata di un personaggio la cui moralità professionale e umana è dimostrata dai fatti (se non bastasse il resto, basti ascoltare talune intercettazioni di "costume" di cui Carobbio è protagonista), e che ha trasformato una normale prassi prepartita in una situazione da combine, accusando Conte di essere addirittura implicato in un contesto illecito di cui invece lui, Carobbio, è stato parte attiva.
La stampa, nella sua quasi totalità, ha fomentato questa situazione, l'ha ingigantita, in taluni casi l'ha guidata. Forse l’ha addirittura “creata”. Clamoroso e tutto da approfondire il fatto che a questa baraonda mediatica abbia convintamente partecipato La Stampa e abbia dato il suo singolarissimo contributo persino Tuttosport.
Certo, nel calderone del giornalismo militante italiano, qualcuno ha giocato un ruolo più diretto di altri. I nomi li conosciamo. Sono più o meno i soliti. Più che giornalisti, talvolta paiono veri e propri "agenti" al servizio dell'inquisizione.
Un ragionamento tutto particolare meriterebbe il ruolo svolto dal dott. Palombo, impiegato di un noto e declinante quotidiano sportivo nazionale. Settimane fa, quando Conte era in pieno ciclone da illecito (sportivo e poi persino penale), lui consigliava al tecnico di patteggiare, perché così se la sarebbe cavata con 3 o 4 mesi.
Ora, la cosa suona strana. Come faceva, Ruggero Palombo, a essere così preciso nelle previsioni? Come faceva, specie alla luce del fatto che per lungo tempo il rischio, per Antonio Conte, non è stata l'omessa denuncia ma appunto l'illecito, che avrebbe comportato ben altri scenari, anche rispetto ad eventuali accordi di pena? Per intenderci: anni e non mesi.
Forse il Dott. Palombo disponeva di tablet con applicazione “Sapere con precisione cosa accadrà”? Oppure è stato costruito a tavolino un impianto minatorio, da ricatto, del genere “ti spaventiamo con l’illecito per fregarti con l'omessa denuncia”? E’ come se tutto questo fosse stato chiaro sin dall'inizio, sin dai primissimi istanti della vicenda. Si sapeva dell'estraneità di Conte, si desiderava un suo almeno minimo coinvolgimento.
Il patteggiamento, qualora dovesse avvenire, priverebbe Conte della possibilità di andare fino in fondo e battersi contro un teorema, quello di Carobbio, comunque infangante ma che peraltro nelle ultime settimane ha vacillato fortemente (non poteva che essere così). Teorema che potrebbe -almeno nella vicenda di Conte- persino sfaldarsi del tutto. Considerato, inoltre, che dal punto di vista penale, l'ipotesi di accusa per Conte è praticamente già stata archiviata.
Detto questo, se Conte dovesse davvero patteggiare, non ci sarebbe da scandalizzarsi.
Primo, perché Conte non patteggia un illecito (impensabile, sarebbe un’onta) ma un’omessa denuncia. Un’omessa denuncia a cui forse non crede più nemmeno lo stesso Palazzi. E dunque, nessun pesante risvolto “morale”: Diciamocela tutta: Conte patteggerebbe il nulla.
O al limite, patteggerebbe quello che non hanno patteggiato Lazio e Inter (“Oh nooo!”), oppure Roma e Atalanta in una gara di fine stagione che condannò qualcun altro alla serie B, oppure Roma e Lazio, nel famoso derby della doppia paura di retrocedere (derby da record: la palla non uscì mai dal cerchio del centrocampo) e così via, per centinaia di partite ogni anno in ogni campionato professionistico, semiprofessionistico e dilettantesco nazionale.
Secondo, perché patteggiare, di fronte a quel simulacro di giustizia che è la giustizia sportiva italiana, non è riconoscere una colpa ma disconoscere il sistema, dichiarare profonda sfiducia nei suoi confronti, utilizzare un meccanismo del sistema per sfuggire a una macchina tritasassi che non ha quasi alcuna relazione con le concezioni contemporanee del diritto. Una macchina che, piuttosto, ricorda sistemi di giudizio ancestrali, barbari, in cui a governare gli eventi non era la logica ma la mera autorità e il "capriccio".
Sono abbastanza convinto che, qualora Conte andasse avanti, ne uscirebbe assolto. Troppo traballante è la tesi d'accusa, troppo estraneo ai fatti è il nostro allenatore, troppo debole è l'impianto che lo vorrebbe colpevole.
Detto questo, i rischi di questa macchina barbara non possono essere sottovalutati. La decisione di patteggiare, dunque, io la comprenderei. Magari ha origine più dagli avvocati e dalla società FC Juventus che da Conte stesso, ma è una decisione che ha un senso (i maligni potrebbero pensare: ecco perché la Juve gli ha messo intorno il proprio ufficio legale. Per controllarlo e guidarlo. Io non sono tra loro. La Juve ha affiancato convintamente Conte dall’inizio, gli ha rinnovato e rafforzato il contratto, e comunque sta difendendo un proprio patrimonio. Oggi non è il 2006).
Se poi l'accordo dovesse essere davvero di soli 3 mesi, allora potrebbe apparire come una specie di capolavoro difensivo. Perché la difesa di Conte sarebbe riuscita a capovolgere uno scenario che fino a un mese fa, e poi tre o quattro giorni fa, sembrava davvero molto delicato.
E’ bene, per tutti noi, ricordarlo.
1) Conte è indagato a Cremona, dunque in sede penale;
2) Conte è a rischio di illecito sportivo, con possibile squalifica di tre, quattro anni e dunque, di fatto, a rischio di fine carriera. Certamente, di fine carriera alla Juve;
3) la Juve rischia di rimanere priva dell’allenatore-condottiero, che l’ha immediatamente riportata al successo, e di dover ricorrere a una soluzione di ripiego, riazzerando il progetto tecnico-tattico;
4) la Juve è a rischio di responsabilità oggettiva "trascinata" (altra follia giuridica paventata da qualche Dr. Frankenstein del nostro mondo mediatico-giuridico-pallonaro), con penalizzazione ed esclusione dalla competizione Uefa.
Questa situazione è stata infine quasi completamente ribaltata. Perché:
1) Di Martino anticipa che dal punto di vista penale la situazione di Conte è irrilevante e aggiunge che, semmai dovesse sussistere qualche problema (di cui lui stesso sembra dubitarne), sarebbe solo di natura sportiva. Dunque, Di Martino “proscioglie anticipatamente” Conte;
2) tradendo la speranza di mezza Italia, Palazzi rinuncia al deferimento per illecito sportivo. Il sogno di "uccidere" Conte finisce in quell'istante. Per molti tifosi, giornalisti, addetti ai lavori, è una specie di coltellata al cuore. Leggere, per credere, le considerazioni a firma Mensurati-Foschini da la Repubblica di venerdì 27 giugno 2012: parlano di Palazzi come di un amante che li ha traditi, un bruto che ha rotto il giocattolo dei loro sogni. E per rifarsi, almeno nel proprio personale immaginario, cioè in un quadro che questa volta è davvero di giornalismo tutto autistico, vaneggiano comunque di squalifiche di due anni, due anni e mezzo. Ah, l’amore tradito… Gioca davvero brutti scherzi. Ti fa perdere lucidità, pudore, ritegno;
3) la Juve si terrà in ogni caso il suo allenatore, che nella peggiore delle ipotesi salterà qualche panchina ma continuerà ad allenare regolarmente la squadra, e nel giro di poche settimane tornerà a tempo pieno. Una squalifica di cui, nella pratica, quasi nemmeno ti accorgi. Per qualche settimana dovremo forse rinunciare alla TV, alle interviste, ma poco male, considerata la qualità media delle domande… E anzi direi meglio così, visto che magari è stata proprio un’intervista, un'intervista rilasciata da Conte che..;
4) la Juve non è stata in alcun modo responsabilizzata (sarebbe stato un assurdo, ma di aborti giuridici abbiamo ahinoi contezza) per fatti che riguardano suoi attuali tesserati, eventualmente accaduti in tempi precedenti e che comunque (diciamolo) sono ancora tutti da dimostrare. Dunque, Juve in Champions a giocarsela contro le grandi d’Europa, “tra” le grandi d’Europa.
Inoltre, contro la testi Carobbio si schierano 30 e passa testimoni, che ne smentiscono le accuse. A sostegno di Carobbio, invece, nulla. Non un testimone, non una conferma, non un riscontro. E nemmeno la logica. E nemmeno le decisioni dello stesso Palazzi, che rinuncia a dare pieno credito al pentito (il quale de facto accusa Conte di illecito) deferendo il tecnico per omessa denuncia (???). Un illogico, un non senso. E il quale Palazzi non deferisce il resto del Siena (vedi riunione tecnica pre gara col Novara) né deferisce -capolavoro dei capolavori- il Presidente del Siena Mezzaroma.
Alla luce di tutto questo, possiamo concludere che l’ennesimo mostro del diritto-storto è stato domato, ferito, messo in condizione di nuocere il meno possibile (certo, c’è poi il caso di Simone Pepe, e quello di Leonardo Bonucci. Ma qui non ne trattiamo).
Tutto vero. Resta però almeno un dubbio, una domanda. Che ancora una volta nasce dal “lodo Palombo”.
Ripetiamo: mesi fa, quando i contorni della vicenda non erano ancora chiari e comunque ben altre nuvole, più fosche, si addensavano all’orizzonte contiano, Ruggero Palombo già ipotizzava/suggeriva un patteggiamento a 3 o 4 mesi. Come non farsi venire il dubbio, allora, che non era già tutto deciso? Che il disegno non era già stato disegnato? In questo senso, dovremmo concludere che non c’è stata alcuna limitazione del danno. Il danno era già previsto, definito. Così doveva finire, così è finita. Le minacce di supersqualifiche erano solo funzionali. Il sistema accusatorio, o almeno una parte di esso, desiderava un squalifica. Minima, ma pur sempre una squalifica.
Il finale del caso è una medaglia a due facce.
Ammesso che questa miserrima storiella italiana termini con un patteggiamento, con conseguenti tre mesi circa di squalifica, possiamo leggerne l’esito come uno nuovo smacco, una nuova ingiustizia, una nuova sconfitta per la Juventus, ma anche come uno scampato pericolo e per certi versi persino una vittoria.
Io, senza timore di autocontraddizione, sposo entrambi le tesi.
Perché, da un lato, vedo in certi occhi la delusione cosmica, insopportabile di chi attendeva la fine dell’Antonio Conte allenatore e una nuova crisi della FC Juventus –crisi di cui approfittare- e non è stato accontentato. Tutti pensiamo alle milanesi e bene facciamo. Le milanesi. Ma io non tralascerei di riflettere su altri, ad esempio sulla AS Roma e sulle sue singolari, polverose vicende di questi mesi, opportunamente silenziate, messe sotto il tappeto dell’entusiasmo pseudo-barcellonista prima e zemaniano dopo: una banca che deve recuperare un credito enorme e non si sa quando e come riuscirà a farlo; americani che dovrebbero metterci dei soldi ma non è chiaro se, effettivamente, ce li mettono; quella stessa banca che, a fronte dei balletti americani, continua a supportare l’AS Roma, in un momento in cui le banche, forse forse, dovrebbero fare tutt’altro.
Detto solo per inciso: è singolare che a Roma, al vertice della seconda squadra della capitale, ci siano oggi tre personaggi che in modo vario ma convergente hanno contribuito alle pesanti vicende paracalcistiche, specie quelle anti-Juve, degli ultimi anni: Zdenek Zeman, Franco Baldini, Catia Augelli. C’è anche da chiedersi che rapporti intercorrano, ad esempio, tra un Marco Mensurati e l’AS Roma, intesa in senso ampio (società, stampa amica, radio private, giornalisti di Sky eccetera). E cosa ci avrebbe guadagnato, l’AS Roma (ma anche gli americani, ma anche la banca e così via), in termini di concorrenza, da un nuovo smacco alla Juve. Un posto in Champions quasi assicurato? Magari uno scudetto? Salvezza da un simil fallimento che non è così scongiurato come sembra? Inoltre: è davvero normale questa promiscuità romanista tra procure, giornali, giornalisti, commentatori Sky che parlano da ultrà alle radio private ? Non è forse una cosa che, anche e soprattutto in prospettiva, meriterebbe delle riflessioni?
Quale altro dossieraggio è stipato nei cassetti? Quali altri casi sono in cottura? Meno ci batteranno sul campo, più ci attaccheranno altrove?
Pr queste ragioni, la medaglai è a due facce. Sollievo da un alto, allarme dall'altro.
Molte altre cose, di questa brutta storia, andrebbero analizzate. Conte paga forse il fatto di essere stato allenatore di Bari, Atalanta, Siena? Paga il litigio con Doni? O ancora: paga lo scontro con Galliani (due date così ravvicinate sono quantomeno singolari: 25 febbraio, 29 febbraio)? Paga il rigurgito anticalciopoli di Andrea Agnelli, i trenta scudetti, le tre stelle, i 400 e rotti milioni? Paga per certi fantasmi del passato (ancora la Juve della triade?). Paga lo spettro, per taluni spaventoso, di una Juve che torna a vincere, che gioca un grande calcio, che si rafforza ulteriormente, che ha uno stadio tutto nuovo e tutto suo, che è di nuovo circondata da entusiasmo, che rischia di aprire un ciclo, italiano e non solo, di vittorie?
E’ quest’ultimo, secondo me, il vero cuore della vicenda. Almeno quello che deve più interessarci.
Nel 2006 l’obiettivo non era di colpire la Juve ma di affondare la Juve. Ci sono andati vicino. Hanno lasciato danni, macerie, ferite, ma hanno mancato l’obiettivo grosso. In qualche modo oggi ci hanno riprovato e hanno fallito di nuovo, questa volta in maniera quasi completa.
Hanno dovuto persino cestinare i titoloni, moralistici e "sportivi", a piene colonne “Conte: “illecito”!”, "Conte, carriera finita?”, “Juve, si riparte da zero”. “Juve a Ranieri?”.
La mattina calda e soleggiata del 27 giugno 2012, Marco Mensurati doveva essere davvero un amante tradito. Cuore infranto, fine dei sogni, lacrime giallorosse, contentino con poco valore. Palazzi, perché ci hai fatto questo?
L’attacco a Conte, l’attacco alla Juve, dice che dovremo ancora lottare, duramente, forse per sempre.
Dice che Andrea Agnelli deve focalizzare molto meglio il disegno della sua presidenza. Gli annunci rimangiati –scudetti e stelle che vanno, vengono e rivanno- servono a poco, se non a dimostrare confusione, addirittura timore. Mentre ben più utile sarebbe una seria strategia mediatica, un diverso rapporto –più presente, più ficcante e se occorre anche più duro- con certa stampa, nonché un rafforzamento del peso politico della Juventus. Che non deve “dominare” la politica calcistica italiana ma farsi valere, dichiarare a muso duro e con i fatti che, questa volta sì, i tempi dei soprusi sono finiti.
Il calcio italiano è atteso da grandi trasformazioni: il fair play finanziario, la questione degli stadi, forse una nuova revisione dei diritti televisivi, probabili cambi di proprietà, la crisi economica generale. Bisogna farsi trovare pronti e vigili.
Ma l’attacco alla Juve 2012, semi-fallito, dice anche qualcosa a noi tifosi (oggi arrabbiati, amareggiati, feriti ma forse anche sollevati).
Dice che quando, fra poche settimane, la storia delle nostre vittorie e delle loro sconfitte riprenderà, come un delizioso e naturale ciclo dell’eterno ritorno, allora sarà divertente pensare a loro, agli amanti traditi, alle speranze sfumate di mezza Italia anti-juventina.
Sarà uno spettacolo sentire risuonare lo Stadium, vedere Isla, Asamoah, Vidal, Marchisio, Pirlo, Vucinic, Van Persie e compagnia prendersi gioco di Acerbi, Palacio, Dodò, Peppino e la malafemmmina, e decidere se fermarsi sul 4 a 0 oppure no, cazzarola, continuare!
Sarà bellissimo sentire la musichetta europea dei campioni.
E –udite udite- sarà il massimo farlo, per un po’ di partite, persino senza allenatore.
Verrà il giorno in cui ci costringeranno a giocare con la benda sugli occhi, e finirà allo stesso modo anche allora, e qualcuno proprio non riuscirà a capire come è possibile che li battiamo sempre, sempre e comunque, eternamente, persino a occhi chiusi.
-
L’unico reato è la Federcalcio
di CHRISTIAN ROCCA dal blog camillo 29-07-2012
Dunque pare che la Juventus abbia convinto Antonio Conte ad accettare il male minore, a patteggiare con l’inquisizione sportiva. Passerà la tesi che patteggiare vuol dire ammettere la colpa, la colpa di aver saputo che c’era una combine ma non di averla denunciata ai piccoli Vishinsky della Federazione.
Un’accusa che peraltro non è nemmeno l’accusa che il pentito Carobbio, il Ciancimino del calcio, ha rivolto a Conte. Carobbio, pur cambiando versione, ha detto che Conte era parte della combine e che l’aveva addirittura comunicata ai giocatori durante una riunione tecnica.
Questo è illecito sportivo, non omessa denuncia. Ma Palazzi non gli ha creduto, anche perché una ventina di persone ha smentito la soffiata di Carrobbio.
Un procuratore al servizio di un sistema non paradossale né sovietico avrebbe prosciolto Conte senza indugi, così come giustamente non ha coinvolto tutti gli altri giocatori e dirigenti. Avrebbe anche tolto qualche sconto di pena al pentito falsario. Invece ha mutato il reato, per non minare la credibilità del pentito su cui si basa tutta l’impalcatura dell’inchiesta.
Cioè è successo che un poco di buono ha accusato uno stimato professionista di omicidio, ma non ci sono le prove, anzi ci sono le prove che sia tutto falso, eppure i pm lo mettono ugualmente sotto processo perché non poteva non sapere che qualcun altro avrebbe voluto uccidere una persona il cui cadavere peraltro non è stato trovato. Siamo oltre Orwell. Tanto più che l’onere della prova è ribaltato, come in un paese popolato di mozzorecchi e Travagli. Non saranno i Torquemada della FGCI a dover dimostrare l’accusa (a proposito: caro Monti, nessuna Spending Review su questi inutili e dannosi carrozzoni romani?), ma dovrà essere Conte a dimostrare in un processo lampo e senza dibattimento di non aver saputo niente della combine. Impossibile. Una farsa. Un’inquisizione medievale da far rimpiangere la fuga del dottor Ingroia verso un incarico guatemalteco.
Il processo dunque non c’è, il deferimento inquisitorio è una condanna senza prove. La parola di un Ciancimino qualsiasi o di altri invidiosi giocatori falliti vale più di quella dell’allenatore dei campioni d’Italia, uno noto peraltro per la maniacale voglia di vincere (altro che appattarsi per pareggiare). La tesi della Juventus dunque è meglio un danno di due mesi, col patteggiamento, che andare alla guerra a mani nude per ottenere una sconfitta sicura (1 anno di squalifica).
Siamo in zona Zaccone, però.
Credo che Andrea Agnelli abbia fatto bene a difendere i suoi tesserati da questo ulteriore attacco dell’imbarazzante Palazzo romano che da 6 anni guida il calcio italiano verso il declino (non credo sia un caso che a contrastare questo declino ci siano solo Antonio Conte e Andrea Agnelli con organizzazione, competenze e capacità fuori dal comune. La Società e la squadra Juventus – con lo stadio di proprietà, il gioco entusiasmante e i calciatori italiani – sono l’unica certezza e speranza a fronte dello sgonfiamento della bolla guidorossiana e del declino berlusconiano delle due squadre di Milano. Guardate le facce dei vertici parastatali del calcio, compreso il miracolato Albertini, e capirete di che cosa sto parlando).
Ma così come Andrea Agnelli ha già chiesto un risarcimento di oltre quattrocento milioni di euro a questa Federcalcio, per il golpe 2006, in quest’occasione avrebbe dovuto far saltare il banco. Non so come, ma avrebbe dovuto farlo, magari chiedendo l’abrogazione istantanea dell’inquisizione sportiva, anche a rischio di violare la clausola compromissoria (l’Inter, ai tempi, aveva presentato il famoso dossier ladroni alla procura di Milano, ma i Torquemada della Federcalcio non hanno fiatato e se avessero fiatato avrebbero prudentemente aspettato i tempi della prescrizione o escogitato pene pecuniarie inesistenti in modo da punire la manipolazione illecita dei campionati con i passaporti falsi in modo diverso che con la retrocessione).
L’idea che uno sport professionistico e un business milionario con società quotate in Borsa possa ancora essere gestito da un ente parastatale con arcaiche regole extragiudiziali buone per campionati amatoriali non è solo ridicolo, è il vero reato che andrebbe perseguito e punito.
Il patteggiamento di Conte non è il male minore. È un male e basta. Agnelli se ne pentirà. Ricomincerà a tuonare la grancassa mediatica del bar dello sport, anche se con juicio perché questa volta a Torino non ne sarebbero contenti e i giornalisti si sa che sono molto attenti a queste cose.
Agnelli se ne pentirà perché si porterà dietro la squalifica di Pepe (perché uno dice in una telefonata che Pepe aveva detto di no alla combine) e la possibile fine della carriera di Leo Bonucci, messo in mezzo da una banda di delinquenti.
Se Conte, Bonucci, Pepe e tutti gli altri hanno commesso reati vanno certamente puniti con severità. Ma compito di un processo è dimostrarlo, non presumerlo sulla base di ciò che dice un imbroglione colto con le mani nella marmellata. Ma siamo un paese che preferisce credere ai propri demoni, ai primi mascalzoni che passano e a un ente inutile e dannoso del parastato italiano. Poi uno dice lo spread.
-
Scommesse, il pentito fa tremare il Bari
L’esposto di Micolucci e gli omissis di Masiello: il club verso un nuovo processo
Tre gare dell’epoca Conte nel mirino. Il Parigino: “Ho agito a nome di tutta la curva”
di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica - Bari 29-07-2012)
C’È IL Parigino che ammette al telefono: «Io dai giocatori andavo a nome di
tutta la curva». Ci sono gli omissis sui verbali di Andrea Masiello, quando
parla delle gare con Treviso e Salernitana ai tempi di Antonio Conte e della
promozione in serie B. Omissis che raccontano che per il Bari ci sarà un nuovo
processo e forse anche nuovi punti di penalizzazione. C’è poi un lungo esposto,
che all’inizio sembrava anonimo e che poi invece il procuratore Stefano
Palazzi si è accorto arrivasse da uno dei pentiti di questa storia, Vittorio
Micolucci, con il racconto incredibile di una serie di altre partite che hanno
al centro sempre la squadra pugliese.
«In riferimento alle partite del Bari — scrive l’ex difensore biancorosso —
le posso dire che l’anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la
partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella
stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Nella
stagione della promozione, invece, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata
fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della
squadra campana. Queste notizie le ho avute da A. G. ( ndr, personaggio già
coinvolto nell’inchiesta barese), un mio amico che è molto legato a Stefano
Guberti e Andrea Masiello. Sono sicuro e certo della vittoria della
Salernitana perché in quella stagione nelle ultime partite si avvicinavano
alle squadre offrendo soldi. Non so chi sono ma sono sicuro che la Salernitana
ha comprato quella partita». Micolucci parla anche della stagione 2010-2011.
«Nell’ultima stagione in serie A — spiega ancora il difensore — sentendo le
voci di Pederzoli e Sommese che erano legati a Tisci, Erodiani, Parlato e
automaticamente agli Zingari, mi dissero che Parma- Bari era una partita fatta
per la vittoria del Parma, infatti loro ci scommisero sopra ed erano
arrabbiati perché persero tanti soldi. Infatti ci furono delle risse a fine
partita. Nei giorni successivi l’incontro tutti e due dicevano che soltanto
una parte della squadra del Bari sapeva della combine».
Dopo un passaggio su Bari-Samp, Micolucci parla anche della gara con il
Livorno. «Sempre tramite Sommese — spiega — ho saputo che alcuni giocatori,
per rientrare da una partita andata male sotto una combine, organizzarono con
certezza la partita di Coppa Italia (ndr, gara da cui nacque poi tutta
l’inchiesta condotta dalla procura di Bari) Bari-Livorno con sconfitta e over
perché dovevano recuperare».
Ora, le parole di Micolucci sono finite negli atti della procura Federale e
non è chiaro se saranno approfondite da Palazzi. Certo lo potrebbero essere da
Angelillis e Laudati che stanno indagando su questo filone d’indagine. Sta
procedendo sotto traccia — ma sembrerebbe invece che potrebbe dare presto
sviluppi assai interessanti — l’inchiesta della Guardia di Finanza, coordinata
dal pm Giuseppe Dentamaro, sulla parte economica della questione
calcioscommesse. Nel mirino i movimenti di denaro, con il sospetto del
riciclaggio da parte della criminalità organizzata.
Ad A.Conte manca solo il passaggio in Ungheria (università europea
del calcioscommesse). A questo ritmo di insinuazioni il ns. diverrà, a
brevissimo termine, socio di Perumal e Den, a sua insaputa.
-
Conte ha patteggiato 3 mesi
Mercoledì, a inizio processo, sarà ufficiale la posizione del tecnico definita venerdì
Ha prevalso il realismo, anche se l’allenatore avrebbe preferito cercare l’assoluzione in aula. Tornerà il 1° novembre
di VITTORIO OREGGIA (TUTTOSPORT 29-07-2012)
TORINO. Antonio Conte ha patteggiato. Tre mesi di squalifica a partire dal 1°
agosto, in maniera da poter tornare in panchina il 1° novembre, in
concomitanza con il centoquindicesimo compleanno della Juventus. Quando,
mercoledì prossimo, si aprirà il processo per i fatti e i misfatti di
Scommessopoli, la posizione dell’allenatore juventino sarà già definita. Anche
se ci sono ancora in ballo una decina di giorni (verosimilmente elidibili) tre
mesi rappresentano l’obiettivo che si era prefissato il pool di avvocati della
difesa prima dell’audizione di Roma. Conte salterà, oltre alla Supercoppa di
Pechino (11 agosto), dieci partite di campionato e tre di Champions League, un
deficit che in società considerano sostenibile attraverso l’adozione di una
soluzione interna: Marco Baroni - il responsabile della Primavera - assai più
di Massimo Carrera , collaboratore di campo: il primo è caldeggiato da Beppe
Marotta , il secondo dallo stesso Conte. Il quale, per una volta,
probabilmente dovrà chinarsi ai voleri del club.
BUONSENSO La doppia omessa denuncia avrebbe potuto portare a una
pena molto più consistente per l’allenatore salentino, che scansando il
rischio di un deferimento per illecito si era già tirato fuori da una situazione
delicatissima. Al patteggiamento si è arrivati attraverso la via del buonsenso
e del compromesso. E’ chiaro che sarebbe stato meglio per Conte, ma non solo,
affrontare per intero il giudizio del tribunale sportivo e difendere a spada
tratta la propria, dichiarata estraneità alle combine di Siena-Novara e
AlbinoLeffe-Siena, però il pericolo di incappare in una squalifica più lunga,
con tutte le conseguenze del caso, ha sconsigliato questo tipo di
atteggiamento. Patteggiare ha significato circoscrive il danno al minimo e non
sconvolgere la stagione dei campioni d’Italia. Conte potrà lavorare ogni
giorno a Vinovo, come sempre ha fatto l’anno scorso, ma non potrà sedersi in
panchina. In considerazione del fatto che nella prima tranche del campionato
ci sono due sfide di vertice (Juventus-Roma e Juventus Napoli) da giocare a
Torino, quindi con la possibilità di avere a disposizione un posto
“strategico” allo Stadium, il danno sarebbe circoscritto.
ILLECITO In attesa che il patteggiamento di Conte diventi ufficiale e la
squalifica esecutiva, la Juventus sta studiando in che modo garantire il
massimo sostegno a Simone Pepe e, soprattutto, a Leonardo Bonucci . Il
caso del difensore, deferito per illecito, è ovviamento molto delicato e il lavoro
di lettura dei faldoni federali detterà la linea difensiva. Dal presidente
Andrea Agnelli al presidente della Fiat, John Elkann , c’è totale fiducia in
Bonucci: se sarà il caso, il vertice societario non esiterà ad alzare la voce.
I legali bianconeri, Michele Briamonte e Luigi Chiappero , sono in pèiena fase
di studio delle carte per poter tutelari gli interessi di Bonucci e del club,
che di fronte a una squalifica lunghissima sarebbe costretto a intervenire di
nuovo sul mercato dopo aver già acquistato il brasiliano Lucio. Ripercussioni
non completamente marginali di una grana che la Juventus ha ereditato e con la
quale si sta confrontando ormai da mesi. Anche se siamo arrivati ai titoli di
coda...
-------
Lo sostituirà Baroni
Ma c’è l’idea Carrera
art.non firmato (TUTTOSPORT 29-07-2012)
TORINO. A partire da mercoledì, quando la situazione di Conte verrà
ufficializzata, la Juventus sarà guidata in panchina da un sostituto
dell’allenatore. Molto probabilmente sarà Marco Baroni, tecnico della
Primavera da una stagione (e subito vincente nel Trofeo di Viareggio). Sembra
la soluzione più semplice, anche se viene quotato pure Massimo Carrera,
collaboratore di campo di Conte. Comunque sia, la scelta sarà rigorosamente
interna.
SCELTA INTERNA La decisione sarà presa martedì, dopo che Baroni rientrerà da
Dortmund dove la sua Primavera è finita soltanto ottava nel Torneo Rurh. Il
tecnico della Primavera ha, rispetto a Carrera, maggiore esperienza perché ha
già allenato la prima squadra di Siena, in serie A, e poi la Cremonese nella
Prima Divisione. E anche il passaggio sulla panchina dei campioni d’Italia non
dovrebbe essere traumatico perché i principi di gioco da lui adottati sono gli
stessi di Conte. Insomma, possesso palla, aggressività, azione che deve sempre
partire dal portiere e svilupparsi con il pallone rasoterra sono dogmi che a
Vinovo si insegnano dai Pulcini alla prima squadra.
DIVERSI MA UGUALI Semmai è il ruolo a cambiare con pressioni e responsabilità
con cui convivere. Rispetto a Conte, il tecnico della Primavera appare più
pacato durante la partita e non finisce mai senza voce. Dovrà però imparare a
non emozionarsi allo Juventus Stadium, davanti alla carica dei 40 mila: ha un
solo precedente su quella panchina, la finale di coppa Italia persa contro la
Roma, ma può imparare dall’imbattuto Conte.
Può allenare
Vietata solo
la panchina
di E.G. (TUTTOSPORT 29-07-2012)
LA SQUADRA non rimarrà sola, questo è certo. Nonostante Antonio Conte non
possa sedersi in panchina per tre lunghi mesi, Marchisio e compagni potranno
sempre contare sulle sue direttive. E questo perché lo consentono i
regolamenti, non solo italiani ma europei. Ecco quello che l’allenatore della
Juventus potrà e non potrà fare fino al 1° novembre.
NON SI PUO’ La squalifica di tre mesi che Conte ha ottenuto con il
patteggiamento gli impedirà di sedersi in panchina durante le partite di
campionato comprese nel periodo (salterà quindi le sfide contro Parma, Udinese,
Genoa, Chievo, Fiorentina, Roma, Siena, Napoli, Catania e Bologna, ma sarà di
nuovo disponibile per Juventus-Inter). Non solo: poiché il provvedimento
riguarda anche le amichevoli, e può essere esteso su richiesta anche in ambito
Fifa e Uefa, niente panchina pure in Champions League (in questo caso
salterebbe le prime tre giornate). Questo perché secondo l’articolo 19 del
codice di giustizia della Figc l’inibizione temporanea impedisce l’accesso
agli spogliatoi, al tunnel e al recinto di gara. In pratica, è come se Conte
diventasse uno spettatore comune (anche se tanto comune non sarebbe), che
non può avvicinarsi ai campioni ed entrare nella “pancia” dello stadio. Vietate
quindi anche le dichiarazioni flash post partita, in quanto la zona mista si
trova proprio dentro la zona off-limits.
SI PUO’ Il tecnico leccese potrà però sedersi in tribuna: nell’articolo 70
del codice disciplinare Uefa è specificato chiaramente. Tanto che la Juventus
ha già individuato lo spazio che all’interno dello Stadium ospiterà Conte per
ler partite casalinghe, grazie anche alle panchine “all’inglese” dell’impianto,
inglobate nelle prime file della tribuna. Non sarà difficile quindi buttare
un occhio verso le panchine e vedere l’allenatore non troppo distante dal
posto che di solito occupa. Ma i “si può” per Conte non si fermano alla
vicinanza alla panchina: il più importante è sicuramente quello che gli
consente di svolgere il suo lavoro sul campo, cioè di continuare ad allenare
la squadra durante la settimana, esattamente come ha fatto finora, e anche
alla vigilia delle partite in trasferta. Carichi di lavoro, tattiche, analisi
pre-partita, schemi: non cambierà nulla nel lavoro che i bianconeri
svolgeranno a Vinovo. Nessuna interdizione anche per le conferenze stampa:
l’area in cui l’allenatore incontra i giornalisti si trova al di fuori della
zona off-limits e il regolamento non lo vieta. Libertà di parola e azione per
Conte dunque: tranne che in panchina.
-------
IL BIANCONERO SI DIFENDE
Bonucci, due assi nella
manica per lo sconto
Il giocatore non è indagato a Bari, inoltre non è accusato da Carella e Giacobbe, ritenuti credibili. La Lazio risponde a Erodiani
di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 29-07-2012)
ROMA. Patteggiamento? Al momento il vocabolario di Leonardo Bonucci non
contempla questo termine. Per farlo dovrebbe ammettere e collaborare,
impossibile. Il difensore bianconero spera nell’assoluzione, convinto di non
aver fatto nulla. Semmai, l’ipotesi di patteggiare scatterebbe solo nel caso
l’illecito diventasse un’omessa denuncia, difficile finché Palazzi crede a
Masiello quando questi spiega: «Bonucci ci disse “se si può fare ci sto”».
SALITA Udinese-Bari è diventata una montagna da scalare, però la difesa di
Bonucci ha iniziato a collezionare assi nella manica, la speranza è ottenere
almeno uno sconto di pena per le attenuanti. In suo favore giocano (oltre
Iacovelli che lo scagiona) Gianni Carella e Fabio Giacobbe , entrambi molto
credibili per le utili rivelazioni fatte a Bari sul derby e Semeraro. Su
Udinese-Bari i due dicono che Masiello indicò un «pareggio 2-2, siamo in 9,
vogliamo 10.000 euro a testa». Poi non fidandosi dicono: «A sua insaputa,
decidemmo di giocare solo pareggio “over”». Fecero bene, perché finì 3-3: «Ci
telefonò a fine gara scusandosi per la mancata combine» sostiene Carella,
aggiungendo che la garanzia di Masiello «non la ritenevo rassicurante, era
basata su due soli giocatori dell’Udinese, Pepe e Di Natale ». Nota: Palazzi
ha deferito Pepe, ma non ha mai sentito Di Natale. Da quanto sostengono,
sembra tuttavia che Masiello avesse agito da solo, mentendo anche ai loro
sodali. È la stessa dinamica di Bari-Lecce, compreso l’autogol che il pentito
millantò di aver fatto volontariamente per dimostrare di aver avuto parte
attiva alla combine in modo da intascare la somma promessa dal Lecce?
MASIELLO BOYS Carella e Giacobbe sono i Masiello Boys , la loro precisione ha
permesso alla procura di Bari di incastrare Semeraro . Non sono tesserati e
non hanno interesse a mentire. Il presunto illecito di Portanova nasce proprio
dall’interrogatorio di Giacobbe a Bari. L’altro asso nella manica per Bonucci
è il fatto che a Bari non risulterebbe indagato, ma sentito solo come persona
informata sui fatti.
QUERELE Non è escluso che Bonucci decida di querelare Masiello per
diffamazione, ma per farlo servirebbe una deroga della Figc essendo entrambi
tesserati. Cosa che non è Erodiani e per questo, dopo le sue ultime accuse,
contro di lui ieri ha tuonato la Lazio, denunciando la «campagna diffamatoria»
nei confronti del patron Lotito , e preannunciando «una dura reazione
giudiziaria, che risponderà in modo adeguato alla violenza delle azioni
strumentali promosse contro la società».
___
MERCOLEDI’ IL PROCESSO
Patteggiamento: il tecnico
aspetta domani una risposta
di S.D.S. (CorSport 29-07-2012)
ROMA - Si “tratta” con Palazzi. Gli avvocati di Antonio Conte e il pool del pm
del pallone sono a lavoro per patteggiare la pena e presentarsi al processo
con un accordo: l’ex Ostello romano della Gioventù mercoledì riaprirà le porte
al calcioscommesse. Il tecnico si augura di presentarsi a giudizio con il sì
della Procura al suo patteggiamento. L’allenatore ha intrapreso la strada che
porta ad una squalifica più leggera (punta ai quattro mesi, magari con una
sostanziosa multa di 200-300 mila euro) e già domani spera di avere una
risposta positiva dal procuratore federale. E’ stata la Juve a suggerire a
Conte di limitare i danni: viceversa la richiesta dell’accusa può arrivare a
diciotto mesi. L’accordo passerebbe per la ratifica della Disciplinare, che a
partire da mercoledì analizzerà le posizioni relative al filone di Cremona -
quello in cui è stato strattonato il condottiero bianconero, al quale
l’ufficio di Palazzi ha recapitato una doppia accusa per omessa denuncia - e a
quello di Bari, di cui fanno parte Pepe e Bonucci. Il 9 agosto - al massimo il
10 - il presidente della Commissione, Sergio Artico, pronuncerà i primi
giudizi. Il secondo grado del processo, affidato alla Corte di giustizia
federale è previsto dopo Ferragosto. Di lì ad un paio di giorni si dovrebbero
esaurire i ricorsi.
-
AVVOCATI AL LAVORO IL TECNICO DELLA JUVE SI E’ CONVINTO, SI PUNTA A 3-4 MESI PIÙ UNA FORTE AMMENDA
Conte, patteggiamento vicino
Lo stop partirà da mercoledì
di FRANCESCO CENITI (GaSport 29-07-2012)
Ieri Antonio Conte per 90 minuti si è lasciato negli spogliatoi di Berlino le
riflessioni fatte il giorno dopo l'arrivo del doppio deferimento per omessa
denuncia. Quella tedesca non è stata una semplice amichevole: abbandonando il
campo ha pensato a quello che potrebbe accadere il prossimo 1 agosto, quando i
bianconeri saranno a Ginevra contro il Benfica. Quel giorno l'allenatore
potrebbe seguire la sfida dalla tribuna. Il prossimo mercoledì, infatti,
dovrebbe iniziare la squalifica dopo la ratifica del patteggiamento da parte
della Procura federale e dei giudici della Disciplinare. Da quel momento Conte
sarebbe ufficialmente fuori dall'inchiesta, ma entrerebbe nel tunnel che gli
impedirebbe per qualche mese di sedersi in panchina. Quanti? E' l'unico dubbio
rimasto. Gli avvocati stanno lavorando per trovare l'intesa con Palazzi. Le
distanze non sono impossibili.
Domenica lavorativa Stamani Conte parlerà ancora con lo staff legale. I
dubbi e le perplessità sul compromesso erano stati affrontati prima della
trasferta tedesca. Al tecnico è stato spiegato che patteggiare nel processo
sportivo non equivale a un'ammissione di colpa. E' solo una possibilità prevista
dal codice per chiudere la vicenda senza rischiare un dibattimento nel quale
la difesa è costretta a inseguire. Una «giungla» con l'ipotesi condanna (da 12
mesi in su) concreta. Insomma, la Juve chiede al suo condottiero un sacrificio:
campionato e Champions sono appuntamenti importanti e valgono molti
milioni di euro. Affrontarli senza il tecnico potrebbe pregiudicarli. E siccome
parliamo di un'azienda quotata in Borsa, allora la ragione deve prevalere
sull'orgoglio personale. Davanti a questi argomenti, Conte ha dato controvoglia
l'ok. Adesso si aspetta il semaforo verde dalla Procura. Gli avvocati
firmerebbero un patteggiamento tra 3 e 4 mesi: una forte multa potrebbe fermare
l'asticella a metà strada tra le due ipotesi. Oggi (più probabile domani) potrebbe
chiudersi l'accordo. Poi non resterebbe che guardare il calendario e iniziare il
conto alla rovescia.
-------
Un asse Palazzi-pm
Gillet e Almiron salvi
perché collaborativi
I giocatori ex Bari hanno aiutato la Procura evitando
l'omessa denuncia. Anche Micolucci contro Guberti
di MAURIZIO GALDI (GaSport 29-07-2012)
La Procura federale in piena sintonia con la Procura di Bari: Almiron e Gillet
non sono stati deferiti perché hanno collaborato, nei limiti delle loro
conoscenze, all'inchiesta soprattutto penale. Nel loro ultimo incontro il
Procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, aveva chiesto espressamente a
Stefano Palazzi di non punire chi collaborava. Storico lo scambio di battute
con i cronisti a maggio. «È meglio parlare, soprattutto con la giustizia
ordinaria e poi chiaramente anche con quella sportiva. La giustizia sportiva
tiene conto di chi collabora e questo tipo di collaborazione ha effetti
positivi anche nei confronti delle società», disse Palazzi. E Laudati
aggiunse: «Il dottor Palazzi ha chiarito in modo esplicito che esistono
strumenti tecnici che consentono anche alla giustizia sportiva di valutare
positivamente le collaborazioni nelle indagini ordinarie e questo è un salto
di qualità nelle indagini». E i deferimenti appena consegnati ne sono la prova.
Casi eclatanti Almiron e Gillet sono la prova che si può essere utili alle
inchieste, anche senza essere pentiti perché non c'è nulla da pentirsi, ed
essere «premiati». Entrambi hanno spiegato sia alla magistratura ordinaria
che a quella sportiva, quelli che erano i rapporti tra i calciatori, con gli ultrà,
con la dirigenza. Gillet è anche stato al centro di minacce che i carabinieri
di Bari hanno intercettato in telefonate tra i capi ultrà. Palazzi, pur avendo
deferito molti calciatori (e lo stesso ex allenatore del Bari, Mutti) per
omessa denuncia, ha tenuto presente la richiesta di Laudati.
Collaborazione continua Chi continua a collaborare con la Procura federale
è Vittorio Micolucci. È del 7 giugno di quest'anno un suo fax alla Procura.
Questa volta Micolucci parla delle partite del Bari, di Masiello, di altre
presunte combine. Parla di Piacenza-Bari e Salernitana-Bari della stagione
della promozione dei biancorossi in Serie A (2008-09). Ma anche di partite col
Treviso dell'anno prima, di quella col Parma già sotto esame. Riferisce,
Micolucci, quanto gli ha detto Aldo Guarino. La stessa persona che cita Andrea
Masiello nei suoi numerosi interrogatori e nell'audizione alla Procura
federale. Anche Masiello parla della partita con la Salernitana, con il
Treviso, ma quella parte è secretata. Si indaga ancora e delle novità
potrebbero ancora arrivare.
Sampdoria-Bari Ed è sempre Micolucci a fornire alla Procura federale la
conferma che Masiello dice il vero sulla presunta combine. «Mi disse (Guarino,
ndr) che dovevano aspettare notizia da Guberti appena arrivava a Bari». E
Guberti vuole portare in aula proprio Guarino convinto che possa smentire
Masiello e Micolucci.
___
L’ora del patteggiamento:
serve un accordo “blindato”
I legali di Conte in Figc. L’eventuale intesa dovrà essere congrua per la Disciplinare
di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 29-07-2012)
Ancora poche ore e il cammino processuale di Antonio Conte sarà più chiaro.
Domani i legali del tecnico bianconero sbarcheranno nella Capitale per
incontrare il procuratore della Federcalcio, Stefano Palazzi. Conte, sebbene
senza grande entusiasmo, si è ormai convinto come la strada del patteggiamento
non sia una macchia sulla sua carriera, ma il modo più veloce per uscire dallo
scandalo: l’allenatore campione d’Italia con la Juve vuole, però, capire quali
possano essere in concreto le basi dell’eventuale accordo con la procura
federale che lo ha rinviato a giudizio (sportivo) per una doppia omessa
denuncia.
Quattro mesi di squalifica, sei o qualcosa di più: gli avvocati di Conte
dovranno tornare a Torino dal blitz romano spiegando al tecnico a cosa
andrebbe incontro patteggiando. Uno stop di quattro mesi è quello a cui mirano
i legali del tecnico, una squalifica di sei potrebbe essere il punto di
equilibrio indicato dalla procura, qualche mese in più di inibizione sarebbe
il risultato di una posizione di Palazzi tale da giudicare grave la
reiterazione del reato di omessa denuncia secondo le valutazioni della
procura. L’eventuale fumata bianca al termine della trattativa lampo fra il
pool difensivo di Conte e il procuratore della Figc dovrà, poi, passare al
vaglio dei giudici della Commissione Disciplinare mercoledì prossimo, giorno
della prima udienza del secondo processo sulle scommesse di questa estate. Il
via libera della corte di primo grado all’eventuale accordo raggiunto fra
accusa e legali di Conte non deve essere visto come un semplice passaggio
formale o automatico: i giudici faranno un’autonoma valutazione di congruità
della squalifica frutto dell’accordo e, solo se al termine di tale riflessione
la commissione la giudicherà in linea con quanto letto nell’atto di
deferimento del tecnico della Juve, dopo una breve camera di consiglio, darà
il proprio avallo con una delibera.
Conte aspetta, i suo avvocati sono al lavoro. Mercoledì comincerà il processo
sportivo: l’ex tecnico del Siena potrebbe uscirne già dopo poche ore grazie al
patteggiamento, altrimenti dovrà sottoporsi al dibattimento. In quest’ultimo
caso, Palazzi formulerà le proprie richieste di pena al termine del primo
giorno e, per Conte, i mesi di squalifica richiesti potrebbero essere dodici o
addirittura qualcosa di più.
___
JUVENTUS
Conte sceglie il patteggiamento
squalifica di tre-quattro mesi
Su invito della società il tecnico si sarebbe convinto a scegliere la strada per
evitare un lungo stop. La sanzione non dovrebbe superare i quattro mesi
più una multa di 2-300 mila euro. ''Alla fine di tutto questo dirò la mia''.
Intanto Marotta lavora sul mercato, ritorno di fiamma per Balzaretti
di TIMOTHY ORMEZZANO (Repubblica.it 29-07-2012)
TORINO - Le indiscrezioni di qualche giorno fa stanno vieppiù assumendo contorni sempre più definiti. Su invito della Juventus, Antonio Conte si sarebbe convinto a patteggiare, anche se ieri ha ribadito che "non è ancora stata presa una decisione", confessando di non riuscire a vedersi senza panchina. Alla fine con tutta probabilità sull'orgoglio prevarrà la ragione, e cioè la necessità di circoscrivere al minimo la squalifica, a tre o quattro mesi (più 2-300 mila euro di multa), evitando uno stop di oltre un anno. La verità processuale può non coincidere sempre con la realtà dei fatti, a maggior ragione nei processi sportivi. "Alla fine, in ogni caso, due parole le dirò anch'io": Conte promette di togliersi il macigno dalla scarpa. Quando? Forse già mercoledì 1 agosto, all'uscita dell'aula romana in cui si presenterà da deferito per doppia omessa denuncia.
Patteggiando, la squalifica scatterà subito, impedendogli di sedersi in panchina poche ore dopo, alle 19 di mercoledì, quando la Juve affronterà a Ginevra un'amichevole contro il Benfica. In caso di tre mesi di stop, il rientro dovrebbe avvenire (dopo 10 turni di campionato e 3 di Champions) il 1 novembre, giorno del 115° anniversario del club bianconero. Se invece l'interdizione dovesse durare quattro mesi, Conte ricomparirà in panchina sabato 1° dicembre, quindicesima giornata nonché probabilissimo anticipo del derby allo Stadium contro il Torino, visto che pochi giorni dopo (martedì 4 o mercoledì 5) la Juve sarà impegnata nell'ultima gara della fase a gironi della Champions League.
Insomma, quella di ieri in casa dell'Herta Berlino dovrebbe essere stata l'ultima uscita di Conte prima della squalifica. Nonostante la vittoria (2-0, gol di Matri e Krasic), al netto delle tantissime assenze (otto nazionali oltre agli infortunati Caceres, Pepe e Isla), la prestazione non ha soddisfatto a pieno il mister che ha visto una squadra troppo passiva - salvata due volte dalla traversa e tre volte da Storari -, ancora lontana dalla sua idea di gioco. "Qualcuno deve smaltire i grandi carichi di lavoro (oggi il tecnico ha regalato ai suoi una domenica di riposo; ndr), altri devono assimilare i meccanismi: non è questo il calcio che vogliamo offrire". A preoccuparlo, poi, c'è un'emergenza sempre più grave in difesa, anche se il tecnico ha minimizzato i guai fisici patiti ieri da Lucio e De Ceglie. Le note più positive sono arrivate dai gol-spot segnati da Matri e soprattutto da Krasic, desaparecido in campo dal lontano 24 gennaio. La rete-capolavoro segnata dal serbo potrebbe aiutarlo a trovare un acquirente, magari nella Lazio che però lo vorrebbe in prestito. E a proposito di cessioni complicate, da domani a Vinovo si rivedrà Felipe Melo, per il quale si tenta di riallacciare una trattativa con il Galatasaray.
Tornando all'amichevole al mitico Olympiastadion di Berlino, Conte ha salvato anche le ottime prove offerte in difesa da Lichtsteiner e Marrone, due centrali per caso. Il secondo ha sfoderato una prestazione praticamente perfetta: "Prima studiavo da Pirlo, adesso da Bonucci. Io difensore per sempre? Perché no?". Conte sorride e svela il suo pensiero stupendo: "In quel ruolo Marrone ha futuro. Voglio provarlo dall'inizio". Magari già mercoledì a Ginevra, quando l'undici bianconero ritroverà comunque alcuni nazionali, chiamati dall'emergenza infortuni ad anticipare le prove tecniche di Supercoppa che proseguiranno sabato 4 agosto a Salerno contro gli spagnoli del Malaga.
Intanto continua il lavoro a fari spenti di Marotta sul mercato. Un occhio all'incedibile Jovetic, l'altro al sogno-Van Persie, per il quale si annuncia uno scontro frontale tra i due Manchester. Se il City avrà la meglio, Mancini sarà costretto a liberare Dzeko, la terza scelta della Signora alla voce top player. In difesa, per l'eventuale erede al trono di Bonucci, si seguono sempre Astori, Bocchetti, Bruno Alves, oltre alla new-entry Andreolli. Infine, viste le difficoltà a strappare all'Udinese il prestito di Armero e i costi elevati dell'operazione-Kolarov, la Signora sarebbe tornata sull'ex bianconero Balzaretti. Almeno a sentire quanto dichiara il presidente del Palermo Zamparini sulle frequenze di Radio Radio: "L'interesse della Roma è il più forte. Il Milan vorrebbe rifare un affare alla Nocerino, ma non vi sono possibilità. E di recente per Balzaretti si è fatta avanti anche la Juventus".
-
ODE AL MILAN POVERO
C’erano una volta i tifosi rossoneri. In B riempivano San Siro e non volevano i soldi indietro
“Casciavit” e mica “bauscia”, gente della perifera, che sa soffrire con la squadra fino ad accettare il purgatorio della serie cadetta
L’esempio del capitano Franco Baresi. Accettò di non giocare in A respingendo le sirene che gli chiedevano: “Vieni da noi?”
La trasferta di Cava de’ Tirreni e il clamoroso gol di Cassano a Taranto, davanti a tribune gremite (e gli spalti erano di legno duro)
Non solo Ibra o Thiago Silva. La storia l’hanno fatta anche lo “sciagurato” Calloni, Dustin Antonelli e Stefano Cuoghi
di PAOLO RODARI (IL FOGLIO 28-07-2012)
Adriano Galliani l’aveva promesso e tre giorni fa l’orrido ha avuto inizio. Il Milan
ha dato il là a una procedura che ha dell’incredibile: il rimborso degli abbonamenti
per quei tifosi che non hanno gradito le ultime scelte di mercato del club della
famiglia Berlusconi. Ti senti tradito dalla doppia cessione di Ibrahimovic e Thiago
Silva? No problem. Potrai restituire la tessera alla società nei tempi e nei modi
indicati. “E’ una questione di stile”, ha detto Galliani, stile, a suo dire, rossonero.
C’era una volta il lancio della tessera. Lo facevano dieci, vent’anni fa o forse di
più, i tifosi dell’Inter. Sotto Natale le cose erano già chiare a tutti: i nerazzurri
non avrebbero vinto nulla. Fuori dalle coppe, arrancavano a metà classifica, a un
passo dalla B. E allora eccoli, gli impellicciati della tribuna rossa, scendere sigaro
in bocca fin verso il parterre e lanciare la tessera in campo mentre i giocatori
rientravano mesti negli spogliatoi. Come a dire: “Io qui non ci vengo mai più!”. Un
tifoso di sponda rossonera non l’avrebbe mai fatto. Che cosa conta vincere o perdere?
La fede non cerca premi, la fede è cieca. Se c’è, resta, qualsiasi disgrazia accada.
Allora non c’era sonfitta che tenesse. Figurarsi una campagna abbonamenti finita
male. Il tifoso milanista, insomma, estrazione popolare, periferie maleodoranti, il
tipo che mai si sarebbe permesso una cena all’Assassino nonostante sapesse che i suoi
idoli era lì che sempre andavano a mangiare, “casciavit” e mica “bauscia” (copyright
Gianni Brera) per intendersi, la tessera non l’avrebbero mai lanciata. Figurarsi
protestare ancor prima del calcio d’inizio di fine agosto. Roba da fighette nerazzurre,
suvvia.
E, invece, la realtà è un’altra. Ed è che oggi qualcosa è cambiato. Cosa è stato non
si sa, ma i diavoli della curva Sud sembrano non esistere più. Le brigate rossonere,
la fossa dei leoni, il tifo proletario che la maglia ce l’aveva cucita dentro, nei
polmoni che cantavano per novanta minuti e nelle budella che si contorcevano in moti
di sofferenza irrefrenabili esattamente per lo stesso arco di tempo, sembrano
svaporati.
E sovviene alla mente un bambino di dieci anni appena compiuti. Padre juventino,
cercava una sua strada. Troppo deludente il tifo bianconero per essere dei loro. La
Juve vinceva campionati ma il suo Comunale era triste, freddo, sempre mezzo vuoto. Un
amico lo invitò a San Siro con suo padre, milanisti nel midollo. Era il 15 maggio 1983,
pioggia su Milano e rossoneri in serie B. Era la partita clou, con la Lazio che
sarebbe arrivata a fine anno seconda, dietro il Milan. Partita clou, certo, ma pur
sempre della serie cadetta. Di là, sui campi “veri”, Platini, Boniek, Prohaska. E di
qui?
Quel bambino sale le scale che portano ai distinti. Manca un’ora al fischio d’inizio,
c’è silenzio dentro, almeno così sembra. Un gradino ancora e poi eccoli, cento metri
di prato verde bagnati dalla pioggia. Il bambino è senza fiato. Quasi sviene.
L’emozione gli sale in gola e lo fa piangere. Non è tanto il prato, dove per anni
sognerà di giocare, e non è nemmeno l’attesa del match. E’ ciò che sta intorno a farlo
ansimare. “Perché sono della Juve?”, si domanda invaso da un’angoscia vertiginosa.
Centomila. I centomila dei due anelli. Seduti, in silenzio, aggrovigliati su tribune
senza seggiolini, ad aspettare che Barbaresco di Cormons fischi il calcio d’inizio.
Molti stanno in ginocchio, a metà degli spalti, nel passaggio che porta all’uscita. In
ginocchio, non so se mi spiego. Quella gente rappresenta qualcosa che non si può
descrivere, una fede vera per quel bambino che piange di stupore e di dolore insieme.
Possibile? In serie B una folla così straboccante? Sì. Così era, il cuore del diavolo.
Cuore pulsante, brigate di leoni, tifosi per davvero. Altro che spending review e
paganti da rimborsare, altro che Galliani, o “anno zero” del Milan come lo chiama
Allegri.
“Milan campione, la Lazio in A è solo un’illusione”, mostrano le brigate sotto i
fumogeni bianchi. E i ventidue entrano in campo. Di qua c’è un certo Franco Baresi, ci
sono Vinicio Verza, Evani, Serena e Oscar Damiani. Di là Orsi, Manfredonia, Giordano e
D’Amico. Partita a senso unico. Verza sulla fascia dribbla che non sa nemmeno lui
come. Serena segna da ogni dove. Goleada rossenera e pubblico che è come se abbia
vinto la Coppa del mondo. Mentre è soltanto la certezza matematica del ritorno in A.
Che anno. Se ne vanno Novellino, Maldera, Antonelli, Buriani e se ne va anche
Collovati, il grande traditore, che appena dopo aver vinto i Mondiali passa all’Inter.
Ma è una fortuna, per il Milan. Perché lì, nel mezzo, è Franco Baresi a emergere. Ha
ventidue anni e indossa la fascia di capitano: trenta presenze e addirittura quattro
gol. Baresi riceve molte offerte in quei mesi. “Che fai nel purgatorio?”, è la voce di
tante sirene. Ma lui rimane. Castagner, in panchina, lo inventa regista basso, un
passo avanti la difesa, a dettare tempi e ritmi. Che senso ha tenerlo dietro se gli
avversari non superano mai il centrocampo? Ma il motivo dell’avanzamento è anche un
altro: Baresi deve dimostrare di saper giocare altrove. In Nazionale, infatti, ha
davanti il mostro sacro Scirea, impossibile rubargli il posto. Ai Mondiali spagnoli,
non a caso, Baresi non gioca un minuto. Ma la promessa è lui, e i tifosi del Milan lo
sanno. E lo ricompensano con un affetto unico. E oggi? Che effetto fa oggi Baresi, “il
capitano”, lui che nonostante i pochi soldi è rimasto nel purgatorio, a quei tifosi
che rivogliono indietro i soldi?
Pochi lo ricordano, il Comunale di Cava de’ Tirreni, tra Nocera Inferiore e Vietri sul
Mare. Nel 1982 non era ancora intitolato a Simonetta Lamberti, una bambina uccisa
proprio in quell’anno dalla camorra, per errore, nel tentativo di colpire il padre, il
giudice Alfonso Lamberti. Era semplicemente il Comunale, niente in confronto a San
Siro. Il 2 aprile c’erano dei tifosi rossoneri in quello stadio. Arrivarono da Milano
per Cavese-Milan, ventottesima giornata di B. Un due a due dai contorni dubbi.
Clamoroso il retropassaggio di Battistini che al posto di appoggiare su Baresi dà
palla a Caffarelli che pareggia. Ma al di là del risultato ciò che qui conta sono solo
loro, i tifosi, quei cento scesi da Milano in anni dove viaggiare non era così facile.
Assiepati in uno spicchio del piccolo stadio come marziani arrivati da un mondo
sconosciuto, hanno assistito alla partita in silenzio, senza nemmeno il coraggio di un
timido “forza Milan”. Tifosi unici, veri, che già due anni prima (stagione 1980-81, il
Milan ancora in B) scesero fino allo stadio Jacovone di Taranto, gradinate di legno
duro, per una partita storica. Il Milan, capolista imbatutto fino a quel momento,
perse tre a zero. Ma non sta qui la notizia. Piuttosto nel gol pazzesco – il due a
zero – del numero 11 del Taranto, Cassano. Un momento unico, irripetibile, per i
tarantini. Tanto che ancora oggi nei bar, per le strade, ne parlano. Cassano prende
palla sulla sinistra. Punta l’area quando vede davanti a sé il “mostro” Baresi. Altro
che il doppio passo di Messi o di Cristiano Ronaldo. Cassano mette in scena tre finte
da manuale, palla incollata al tacco del piede e via. Alla terza Baresi è a terra,
sdraiato, inerme. Cassano è solo in area e non gli è difficile segnare di sinistro. Lo
Jacovone esplode a tal punto che anche il cameraman abbandona la sua postazione ed
entra in campo ad abbracciare i giocatori. Con lui, con loro, decine di tifosi,
un’invasione di campo imbarazzante ma anche lecita vista la storicità dell’evento.
Fare mille chilometri per sedersi su delle panchine di legno e vedere la propria
squadra perdere tre a zero non è da tutti. E’ un’impresa per tifosi veri, che ancora
pagavano di tasca propria le trasferte, la paga della fabbrica dispersa in giro per
l’Italia, benzina, chilometri e panini di fortuna.
Chi rivuole i soldi indietro, chi si vergogna perché Ibra a Thiago Silva non sono
restati, dovrebbe fare un giro a Milanello. Tra le coppe esposte c’è anche lei, la
famigerata Mitropa Cup, il trofeo della Mitteleuropa cadetta. E poi dovrebbe ricordare
che non dei soli Van Basten, Rivera, Gullit o Kaká è fatta la storia della propria
squadra. C’è anche un certo Egidio Calloni a costellarla di eventi memorabili. Gianni
Brera lo definì “sciagurato”, perché si mangiava gol impossibili, uno via l’altro, una
goduria per i tifosi avversari. Rivera gli serviva assist pazzeschi, che lui sprecava
suscitando più compassione che risentimento. Ma il buon Calloni fa parte della storia
del Milan, compresa la sua umiltà che molti tifosi sembrano oggi non avere: dopo aver
giocato nel Milan si ritirò a vendere gelati in giro per la Lombardia. In “Rossoneri”
è Davide Grassi a dedicargli parole che restano: “Calloni mi piaceva perché era un
simbolo dell’imperfezione e, quindi, reale, umano. Lo sciagurato Egidio da Busto
Arsizio da bambino tifava Inter e da grande, nel 1974, diventò centravanti del Milan”.
E dopo Calloni, ecco Luther Blissett, l’anglo-giamaicano pupillo di Elton John.
Blissett era unico: non segnava mai. Un bidone tremendo. Brera, ancora lui, lo
soprannominò non a caso Luther Callonissett tanto gli ricordava Calloni. Era arrivato
in Italia con un bel biglietto di presentazione, le ventisette reti segnate in Premier
League con la maglia del Watford. Per portarlo al Milan il presidente Farina versò
nelle casse della società inglese due miliardi e duecento milioni di lire. E lo fece
nonostante si sapesse che sotto porta, Blissett, non fosse poi chissà quale fenomeno:
il “Nickname” che gli avevano affibbiato, infatti, i tifosi del Watford era “Miss it”,
e cioè “sbaglialo”. Arrivato a Milano si rivolse ai tifosi e disse loro: “Platini ha
segnato diciotto gol ma io ne farò di più. Diventerò presto il vostro idolo”. Segnò
appena cinque gol e venne immediatamente rispedito al Watford. Ma la sua leggenda non
tramontò. Anche se scarso fu amato. I tifosi del Milan non avevano, allora, alcuna
puzza sotto il naso: Blissett e i suoi “nongol” restarono mitologici. E con Blissett
tanti altri. Scrive ancora Grassi: “Chi si ricorda, ad esempio, di Giulio Zignoli,
detto il Prete per la sua fede fervente? Pochi, quasi nessuno. Eppure giocò ben cinque
stagioni nel Milan degli anni Settanta. Era un terzino fluidificante di cui ho ancora
chiare le sgroppate sulla fascia e i calzettoni arrotolati, alla Pierino Prati. Me lo
ricordo bene. Altro esempio: Roberto Antonelli, detto Dustin, per la somiglianza con
l’attore americano Dustin Hoffman. Quando si rievoca il Milan della Stella tutti
pensano all’ultima annata – pregiata e dispensata con parsimonia – del mio idolo
Rivera. Oppure ai gol di Aldo Maldera e alle parate di Ricky Albertosi. Ma lui, Dustin,
fece una stagione incredibile. Prendeva la palla e poi verticalizzava il gioco, come
si usa dire – in modo orrendo – oggi. E quanti milanisti sanno oggi chi è Stefano
Cuoghi? Centrocampista, era soprannominato Bombardino e con la maglia rossonera calcò
i duri campi della serie B. Come anche Vinicio Verza – per il quale avevo una vera
adorazione – una mezzala scaricata troppo presto dalla Juventus che venne invece
apprezzata a Milano. E ancora: Joe Jordan, lo Squalo scozzese, che quando giocava si
toglieva gli incisivi per esibire un sorriso terrificante. Squalo in campo, ma
gentiluomo fuori. Avrebbe potuto recitare nel film di Ken Loach che porta proprio il
suo nome: “My name is Joe”. Sarebbe stato perfetto nella parte dell’allenatore che
tenta di allontanare gli amici dalla droga e dal disagio sociale insegnando come si
colpisce la palla di testa. E a qualcuno dice qualcosa il nome di Antonio Rigamonti?
Era il portiere di riserva del Milan della Stella e non giocava quasi mai. Alto e
magro, aveva due baffi che lo avrebbero reso perfetto per uno spaghetti western di
Sergio Leone. Nel suo piccolo diventò famoso perché, quando ancora giocava nel Como,
tirava i rigori. E in quel modo segnò anche tre reti. Ancora oggi è secondo nella
classifica dei portieri-cannonieri italiani: meglio di lui ha fatto solo Sentimenti IV,
con otto gol. Potrei continuare a lungo a elencare giocatori, come vini d’annata. Una
volta passai una bellissima serata con un amico casciavit a ricordare milanisti di
secondo (e a volte anche terzo) piano persi nella notte dei tempi. Un passatempo che
consiglio anche ai tifosi di altre squadre. In quell’occasione uscirono nomi
incredibili: Zazzaro, Golin, Minoia, Dolci, Casone, Paina, Silva, Galluzzo, Mancuso,
Carotti, Macina, Vincenzi, Chiodi, Mandressi, Gaudino. Questi nomi sono musica per le
mie orecchie. Profumo di figurine Panini”.
Musica per le orecchie, profumo da Panini. Quanto varrà fra vent’anni, per un tifoso
oggi ancora in erba, la figurina Panini di Rodney Strasser. Probabilmente di più,
molto di più, di quella di Ibra. Perché lui, il centrocampista sierraleonese, nel
Milan di Ibra ha giocato una sola volta, quasi per caso. E lui, a differenza di Ibra,
non se ne è andato, pronto a entrare in campo per quei pochi e veri tifosi rimasti.
___
SW SPORTWEEK 28-07-2012
___
ODE A
DE LAURENTIIS
Alt di Lega e Juve:
Supercoppa in Cina
De Laurentiis aveva cercato in extremis di portarla
in Italia, ma i danni sarebbero stati enormi. Per tutti
di MARCO IARIA (GaSport 29-07-2012)
La Lega e la Juventus hanno respinto al mittente l'idea-provocazione, l'ultima
della serie, di Aurelio De Laurentiis. La Supercoppa italiana si giocherà l'11
agosto a Pechino, come da programma. Altro che valzer dell'ultim'ora. Una
decisione presa anzitempo, la macchina organizzativa avviata e a pieni giri,
già tre sopralluoghi in Cina tra Lega, club e agronomo, voli aerei e alberghi
bloccati, nessuna ragione valida per uscire dal contratto con la United Vansen
International da 3,3 milioni (prima tranche già versata) che le finaliste si
spartiranno a metà, anzi il rischio di pagare penali e danni per impegni che
gli organizzatori, a sole due settimane dalla partita, hanno già assunto. La
Juventus, poi, non accetta affatto il balletto del patron del Napoli, che
inizialmente aveva cercato di convincere in tutti i modi Andrea Agnelli a
digerire la trasferta cinese. Impresa riuscita, tanto da far cancellare alla
Vecchia Signora la tournée in Nordamerica e i big match con Psg e Real Madrid.
Conseguenze Annullare ora l'evento — che oltre alla finale prevede tutta
una serie di appuntamenti promozionali e istituzionali nei cinque giorni
precedenti — esporrebbe il calcio italiano a una figuraccia internazionale. E
di sicuro schiuderebbe le porte di un mercato allettante come quello cinese
alle altre società. Per volume d'affari la Serie A è il novantesimo gruppo
industriale del Paese, ma quando capitano incidenti del genere finisce per
assomigliare a una compagnia di giro. Ci si lamenta della crisi di
competitività del movimento, della fuga delle stelle e dei rubinetti chiusi
dei mecenati, salvo poi mettere a repentaglio una simile opportunità che
consentirebbe all'Italia del pallone di crescere nel comparto dove è più
indietro, i diritti internazionali e l'appeal commerciale oltreconfine.
D'altronde, era stato lo stesso De Laurentiis a sostenerlo fino a un mese fa:
«Dobbiamo seminare l'italianità ed evitare che Spagna e Germania vadano in
Cina. Abbiamo bisogno di una grande visibilità». L'altro ieri l'inversione a
U: trasferta off-limits per i tifosi azzurri, stress pazzesco per i giocatori.
E la controproposta di far disputare la Supercoppa in due partite, una a
Torino l'altra a Napoli. Ipotesi, questa, irrealizzabile perché il regolamento,
approvato dall'assemblea di Lega, parla di finale unica e su questo
presupposto sono stati venduti alla Rai i diritti tv, in abbinata con la Coppa
Italia, per un valore di 750 mila euro.
Motivi Ma perché il produttore ha cambiato idea? Le proteste della piazza,
certo, ma soprattutto la Dragon Cup (triangolare con due squadre cinesi)
saltata per la mancanza di autorizzazioni (mentre il supercafone si
autoproclama urbi et orbi imperatore della professionalità, ndt) . De
Laurentiis si aspettava di sfruttare la Supercoppa per fare affari:
evidentemente è rimasto deluso. Ieri sera l'ufficio stampa del Napoli ha fatto
sapere che il presidente continuerà nelle prossime ore a cercare di riportare
l'evento in Italia, «ma se non fosse possibile rinunciare alla trasferta
andremo in Cina». Sarà così.
-
LA LETTERA
Sei Conte,
non devi consegnarti
alla giustizia barbara
di GIUSEPPE CRUCIANI (il Giornale 28-07-2012)
Caro Antonio Conte, ti conosco come uomo di campo e di battaglia. Molti
parlano della tua integrità morale, ma queste sono categorie dello spirito che
non mi interessano. Sono sicuro che se avessi saputo di combine di qualche
giocatore della tua squadra li avresti presi uno ad uno per il bavero e
attaccati al muro.
Ma il punto non è questo. Se il tuo avvocato ti consiglia di patteggiare per
evitare guai maggiori, beh, mandalo a quel paese. Che non ti venga in mente di
scendere a patti con una giustizia sportiva che è peggio dei processi
staliniani dove ti spedivano in Siberia per niente. Non puoi difenderti.
L’imputato deve portare le prove della sua innocenza. Basta la frase di un
pentito, o presunto tale, per inchiodarti. I tempi sono talmente veloci, che
ti trovi condannato prima di cominciare. Una barbarie che nessuno ha il
coraggio di denunciare. Una roba che al confronto i tribunali del popolo erano
all’acqua di rose. Almeno in Urss ti mandavano al confino e alla morte in nome
dell’ideologia; c’era insomma un fine criminale ma c’era.
Qui il processo sportivo serve solo a regolare i conti tra dirigenti,
giocatori e addetti ai lavori. Se ne occupano una manciata di burocrati che
prendono le carte dell’accusa e ti mandano al rogo. Assurdo che centinaia di
milioni di euro, il business del pallone, possa venire compromesso in questo
modo. Eppure nessuno dice niente. Nel mondo del calcio prevale l’omertà, i
piccoli compromessi, le convenienze. Ecco perché, caro Conte, è il momento di
ribaltare tutto. Devi andare davanti a questo signore che si chiama Palazzi e
dire chiaro e tondo: io non sapevo nulla di questi trucchetti e di quello che
dice Carobbio non me ne frega niente, siete voi che dovete provare il
contrario. Se ci riuscite bene, altrimenti amen. E siccome di prove (quelle
vere) non ce ne sono, puoi stare sicuro che ne usciresti alla grande.
Invece il patteggiamento non sarebbe da Antonio Conte. Sarebbe come tradire.
Faresti, insomma, come quell’avvocato della Juve che nel 2006 chiese la serie
B con la penalizzazione, ritenendola una pena congrua. Fu l’inizio della fine,
la rinuncia alla difesa, l’abdicazione, la resa. Tu non sei fatto così. Dentro,
lo so, hai voglia di spaccare tutto. Non fare l’errore di chi ti consiglia di
cavartela con un accordicchio. Oggi le cose sono cambiate. Non sono un tifoso
bianconero, ma il tuo presidente ha avuto il coraggio di scrivere un’altra
storia. Ha distrutto i luoghi comuni su Calciopoli. Cerca di ridare un senso
alla storia juventina, ha scoperto gli altarini dei moralisti da quattro
soldi. Lotta alla grande. Questa Juve adesso se lo può permettere.
Anche tu devi lottare. Verrebbe da dire: se non ora quando? Sei Antonio Conte!
___
Conte, prove di
patteggiamento
Il tecnico è poco convinto, ma lunedì i suoi legali
incontreranno Palazzi: accordo su 6 mesi di stop?
CALCIOSCOMMESSE Mercoledì via al processo: l’eventuale accordo deve arrivare prima
STRADE DIVERSE Bonucci ha già deciso: andrà in aula per ribaltare l’accusa di illecito sportivo
di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 28-07-2012)
Ora che le accuse sono in campo, per le difese è tempo di studiare le prime
contromosse. Antonio Conte è poco convinto di scegliere la strada del
patteggiamento per liberarsi dal peso di un processo per doppia omessa
denuncia, il tecnico della Juve campione d’Italia non vuole dare la sensazione
di resa: senza macchie si considera Conte e, senza paura, è pronto ad entrare
in aula mercoledì prossimo. Diversa è la posizione di chi cura gli interessi
di Conte: per i legali dell’allenatore bianconero accettare un’eventuale
accordo con la procura di Palazzi sulla squalifica da scontare non
significherebbe un’ammissione di colpa, ma imboccare la strada più veloce per
mettersi alle spalle il rumore dello scandalo.
Le tappe sono obbligate, il tempo è poco. Così, per mettere Conte nelle
condizioni di poter valutare tutte le opzioni sul tavolo, lunedì il pool di
avvocati del tecnico della Juve avrà un incontro con Palazzi negli uffici
della procura federale a Roma. Il legale di Conte, Antonio De Renzis, e quelli
del club bianconero Luigi Chiappero e Michele Briamonte, cercheranno di
trovare un punto di equilibrio fra la richiesta di pena del procuratore della
Figc e la valutazione sul peso che la doppia omessa denuncia ha nelle
valutazioni della difesa dell’allenatore. Il patteggiamento è previsto nel
codice di giustizia sportiva - art. 23 e, una volta formalizzato fra le parti,
dove ottenere il sigillo della Commissione Disciplinare il primo giorno del
processo. I segnali che arrivano dagli uffici di via Po raccontano di 14 mesi
come possibile quantificazione della squalifica di Conte, ma, gli stessi
segnali, dicono che gli inquirenti federali potrebbero abbassare le proprie
richieste di pena di qualche mese. Dove, dunque, il punto di equilibrio?
Quello di lunedì sarà un sondaggio che dovrà, però, tradursi in qualcosa di
concreto subito dopo perchè il conto alla rovescia per l’inizio del
procedimento e, quindi, per la delibera sull’eventuale accordo - sta già per
scadere: il patteggiamento prevede uno sconto di un terzo della sanzione e,
numeri alla mano, sul tavolo di Palazzi, Conte e la Juve, potrebbero trovare
un’intesa sui 6 mesi (forse qualcosa in meno) di squalifica.
Di possibile patteggiamento, intanto, si discute in quasi tutti i quartier
generali dei tesserati a processo così come dei club deferiti tranne che nel
caso di Leonardo Bonucci, deciso ad affrontare il dibattimento convinto di
ribaltare l’accusa per illecito sportivo. La ricerca di un accordo con la
procura potrebbe coinvolgere il Siena, forse il Bologna e la Sampdoria. E, il
Toro? Il club granata ci sta pensando. Prima, però, vuole capire quali possano
essere i margini di manovra perchè l’ex Pellicori, per colpa del quale il Toro
è a processo, riesca a far derubricare l’accusa di illecito in quella di
divieto di scommettere.
___
CorSera 28-07-2012
___
Lo scandalo
Calcioscommesse
Tempi stretti per i processi
adesso è corsa per patteggiare
art.non firmato (IL MATTINO 28-07-2012)
ROMA. È una corsa contro il tempo per le 13 società (12 senza l'Ancona fallito)
e i 45 tesserati deferiti dal Procuratore Stefano Palazzi nell'ambito del
calcioscommesse. I due processi, visto che la Commissione disciplinare
presieduta da Sergio Artico ha deciso di separare i filoni d'inchiesta sono
imminenti: l'1 e 2 agosto quello sugli atti di Cremona; il 3 e 4 quello sugli
atti baresi. Si vaglia inoltre la possibilità di creare due Commissioni per
arrivare alle sentenze quanto prima e delineare la situazione soprattutto in
serie B, dove Lecce e Grosseto rischiano di finire in Lega Pro, creando un
vuoto che Vicenza e Nocerina sono pronte a occupare.
«Il diritto sportivo non può avere i tempi di quello ordinario. Ma arrivare a
tempi così celeri come quelli imposti da queste indagini è difficile: in un
solo weekend dovremo preparare la nostra memoria» lamenta l'avvocato Giulia
Bongiorno, che tutela le sorti della Sampdoria che rischia di sporcare il
ritorno in A con una penalizzazione, così come Bologna, Torino e Siena.
L'Udinese, invece, deferita per omessa denuncia, può subire al massimo
un'ammenda. Le società (oltre alle citate ci sono anche AlbinoLeffe, Bari,
Novara, Portogruaro e Varese) si sono dichiarate «estranee ai fatti» e il
Lecce è pronto a rivolgersi al Tar e al Consiglio di Stato mentre il patron
del Grosseto ha definito «vergognoso» il procedimento ormai prossimo.
Tra i 45 tesserati, però, c'è chi ipotizza di patteggiare e rendere le
squalifiche meno amare (si ridurrebbero di un terzo). 33 i deferiti per
illecito che temono uno stop di almeno tre anni. Tra questi, il capitano del
Bari Andrea Masiello, autore della fitta rete di contatti con giocatori e
amici scommettitori, dovrà rispondere di sei illeciti. Tanti quanti le partite
per cui è stato deferito il Bari. E un Bari-Udinese accomuna Simone Pepe
all'ex Bari e al suo compagno nella Juve, Leonardo Bonucci. Il difensore della
Nazionale è tirato in ballo direttamente da Masiello, ma con i federali si è
giustificato: «Posso immaginare che lui possa aver covato nei miei confronti
una sorta d'invidia per la mia carriera».
Nella corsa al patteggiamento potrebbe rientrare anche il tecnico bianconero,
Antonio Conte. La doppia omessa denuncia per le partite con Novara e
AlbinoLeffe, quando era alla guida del Siena, potrebbero costargli con il
patteggiamento 4-8 mesi di stop. Probabile quindi che il salentino metta da
parte l'orgoglio con cui si è finora difeso dalle accuse dell'ex Filippo
Carobbio, condizionate, secondo lui, dall'acredine per un permesso non
concesso al giocatore che voleva assistere la moglie incinta.
___
SportEconomy.it
05:08 - sabato 28 luglio 2012
Conte-Fontana, due pesi e due misure
E' stata pubblicata ieri sul sito della FIGC la motivazione della Corte di
Giustizia Federale in relazione alla posizione del calciatore Alberto Fontana
(ex secondo portiere del Novara calcio).
I lettori di questa agenzia sono invitati a fare una profonda riflessione;
perché per Alberto Fontana non è stato applicato il criterio "in dubio pro
reo" applicato per Antonio Conte (oggi allenatore della Juventus F. c. ) dal
procuratore Palazzi, principio che ha portato, per quest'ultimo, alla
contestazione solo dell'omessa denuncia? E già si parla da più parti tra
l'altro di "patteggiamento".
Perché per Alberto Fontana non sono stati applicati i criteri utilizzati per
i proscioglimenti di Manfredini e Fabbri, processo calcioscommesse dell'anno
scorso? Perché l'indagine difensiva di Alberto Fontana non è stata considerata,
ancorché ritenuta ammissibile? A queste domande nella motivazione in esame
non ci sono risposte.
Nessuna risposta c'e anche sul "sentito dire" o meglio sul "doppio sentito
dire".
Alberto Fontana è importante ricordarlo è stato condannato a 3 anni e 6 mesi,
in quanto il "pentito" Carlo Gervasoni avrebbe sentito dire da Gegic
(attualmente latitante) della partecipazione del portiere all'illecito. La
conclusione è solo una ed è abbastanza chiara: anche nella giustizia sportiva
si puo' parlare di "due pesi e due misure". E credeteci è molto triste
scriverlo, oltre che pensarlo, perchè in linea di principio dovremmo sapere di
poter contare su una giustizia "certa", oltre che "giusta", ma anche su
parametri di valutazioni uguali per tutti: per i giocatori di B o lega pro,
come per i top player di A.
-
Conte ha deciso
è patteggiamento
Accusato di omessa denuncia, d’intesa con la Juve il tecnico
negozia con Palazzi per avere solo quattro mesi di squalifica
Rischia 18 mesi, la società è dalla sua parte. E anche Pepe patteggerà
di ALBERTO ABBATE (CorSport 28-07-2012)
Decide la Juve, Conte patteggia. Alza le mani, nessuna resa. E’ stata una
vittoria aver scongiurato l’illecito sportivo, ora bisogna limitare i danni.
Lo chiede la società, è al suo fianco, ma la sua panchina non potrà certo
restare vuota 18 mesi. Si sente innocente Antoniocapitano, ma adesso contano
solo il bene della Juve e la sua carriera. Contatti frenetici ieri a Torino,
fra i legali dell’allenatore e del club. Per ottenere “insieme” un altro
successo: la riduzione della doppia omessa denuncia a 4 mesi. Magari con
un’ammenda sostanziosa: 200-300 mila euro. E’ iniziato il “patteggiamento” con
Palazzi.
SI PATTEGGIA - E’ cinefilo, forse a Siena non si fidava degli attori: «Il
giorno precedente a ogni partita, in ritiro, cercavo di portare i calciatori
al cinema prima di ogni gara per evitare il tempo libero individuale» ,
racconta Conte nei verbali in Procura Federale. Dove da ieri è iniziato un
altro film. S’intitola: «Il patteggiamento» . Nell’ultima pellicola, il
regista Palazzi ha lasciato tutti sulle spine, ha mandato l’allenatore al
processo, ma con un colpo di scena. Qualcuno s’è persino commosso giovedì per
la doppia omessa denuncia: «E’ cambiato totalmente lo scenario delle accuse di
Carobbio verso Conte» , sospirava l’avvocato De Rensis.
UN PARI E’ UNA VITTORIA - Eppure, se l’avesse scritto Conte quel “maledetto”
copione, sarebbe stata una bellissima commedia. Voleva il proscioglimento, lo
juventino. Non ha perso la speranza, vorrebbe continuare a lottare per
vincere. Ma spesso un bel pareggio, accontenta tutti. Lo bisbiglia pure
Palazzi nei deferimenti: «Sestu ha ricordato come nella riunione tecnica pre
Novara-Siena,Conte avesse auspicato una vittoria, ma anche un pari. In quel
frangente del campionato, i toscani erano a due soli punti dalla promozione e
si erano registrati dei passi falsi. A un soffio dal traguardo, il timore di
non conseguirlo, può aver indotto al “compromesso” un tecnico vincente come
Conte» .
OBIETTIVO 4 MESI - Ecco, la storia potrebbe ripetersi anche di fronte alla
“dura” lex sportiva. Meglio andare allo scontro col rischio di beccarsi 18
mesi di squalifica o “patteggiarne” subito 6 per arrivare a 4? La Juve non ha
dubbi. La strategia è iniziata, sarebbe un “miracolo” ottenere uno sconto
simile: potrebbero esaudirlo Palazzi e la Disciplinare, accogliendo la
preghiera bianconera. La proprietà s’è schierata al suo fianco, considera
Conte il comandante della squadra, guai a lasciarsi andare proprio adesso a
individualismi: nell’uno contro uno, potrebbe schiantarsi. E affondare. Meglio
mantenere il timone e manovrare nell’ombra la nave bianconera. Circoscrivendo
al minimo il buio.
BONUCCI E PEPE - Non solo Conte. La Juventus è al fianco del suo staff
(Alessio e Stellini) e dei “guerrieri” Pepe e Bonucci: «Fiducia assoluta e
pieno sostegno» , ribadisce John Elkann. Il difensore della Nazionale dovrà
essere sorretto. Trafitto dall’illecito, è pronto alla battaglia legale per
scongiurare una sentenza, che ne distruggerebbe la vita calcistica: 3 anni di
squalifica. Sono già al lavoro i suoi avvocati. Cercheranno di smontare le
accuse di Andrea Masiello. Il “pentito”, che ha inguaiato pure Pepe per
quell’Udinese-Bari. S’è beccato un’omessa denuncia, che potrebbe patteggiare
con 3-4 mesi di squalifica. S’era difeso l’esterno bianconero, sul tentativo
di combine dell’”amico” Salvatore Masiello. Non è bastata la passione per i
motori: «Lo sentivo spesso, non ricordo di aver parlato con lui di una Ferrari,
ma da quando ho dieci anni avevo il desiderio di averne una» . E’ finito
fuori strada.
-------
CorSport 28-07-2012
LE AUDIZIONI ALLA PROCURA FEDERALE
«Carobbio frustrato
perché il Siena
decise di cederlo»
Mezzaroma smonta così il grande accusatore di Conte: «Non accettava
di andare allo Spezia, per convincerlo dovemmo pagare un incentivo»
Il parto della moglie di Carobbio e il permesso negato al giocatore,
la compagna di Conte racconta: «Lei accusò Antonio, io replicai»
Ecco alcuni stralci delle audizioni in Procura Federale.
Mezzaroma contro Carobbio
« Posso dire che il calciatore Carobbio rientrava in un progetto finalizzato
alla promozione in serie A. In tale ottica l'acquisizione della sue
prestazioni sportive fu condivisa da me insieme ai sig. Giorgio Perinetti,
responsabile dell’area tecnica del Siena. A promozione raggiunta Carobbio non
venne ritenuto, sotto il profilo tecnico, un giocatore adatto a disputare la
serie A. Per questa ragione insieme ad altri calciatori del Siena venne
ceduto. Nello specifico, Carobbio fu ceduto allo Spezia in Lega Pro, Prima
Divisione. Ricordo che mi fu riferito dai miei collaboratori che non fu
agevole convincerlo ad accettare una categoria di due livelli inferiore. Pur
di convincerlo, pagammo un ricco incentivo all'esodo. Dico tutto ciò perché
posso immaginare che questa situazione possa aver ingenerato in Carobbio, se
non risentimento, una sorta di frustrazione nei confronti della dirigenza del
Siena (....) ». Sulla circostanza raccontata da Carobbio di una scommessa di
Mezzaroma sulla sconfitta del Siena contro il Varese, episodio che secondo il
centrocampisa fu raccontato da Coppola nello spogliatoio, il presidente del
Siena risponde così: « Non so nemmeno di cosa stia parlando Carobbio. Posso
dire che il mondo delle scommesse non mi appartiene e non appartiene alla mia
famiglia per tradizione, considerato che nemmeno durante le festività
natalizie giochiamo a soldi ».
Parla la compagna di Conte
Fra le 13 testimonianze a favore di Antonio Conte c’è quella della compagna
Elisabetta Muscarello. Domanda: sa anche che un calciatore, Carobbio, ha
dichiarato che Antonio Conte gli disse che una certa partita si doveva
pareggiare. E’ a conoscenza di qualche situazione o ragione che possa chiarire
anche questa vicenda? Risposta: « Ricordo che nella primavera dell'anno in cui
Antonio era a Siena, fui invitata al compleanno di uno dei figli dei signori
Brienza: quest'ultimo era un giocatore del Siena allenato da Antonio. Quando
arrivai, mi accolsero le mogli di Vergassola, di Calaiò, di Brienza e di altri
ragazzi. Dopo una decina di minuti, vidi venirmi incontro una ragazza che non
avevo mai visto, con insieme un bambino o una bambina in braccio. Questa donna
mi si presentò e, finiti i convenevoli, iniziò a raccontarmi che cosa secondo
lei era successo in merito al parto di sua figlia. Mi disse che per colpa di
Antonio, il marito Carobbio non aveva potuto assistere alla nascita di suo
figlio, o figlia. Disse anche che, per sopperire alla mancanza del compagno,
aveva dovuto pagare un'ostetrica. Disse che questo intervento esterno le era
costato non ricordo più se mille o millecinquecento euro, somma che avrebbe
dovuto richiedere ad Antonio. Non nego che il tempo e il modo in cui questa
donna si è espressa mi ha lasciato un po’ senza parole. L'imbarazzo lo sentii
io ma anche le persone che mi erano accanto (...) In altri termini, sembrava
non aspettasse altro che dirmi questa cosa. Io presi quindi un minuto per
elaborare questa cosa, cosa che io comunque non conoscevo, quindi le risposi
ironicamente. Io dentro di me ero d'accordo che Antonio non avesse lasciato
Carobbio andare ad assistere al parto. Ironicamente dissi alla signora
Carobbio: "Ma davvero Antonio ha fatto questo? Allora quando tornerò a casa lo
sgriderò per non aver mandato tuo marito". Dissi queste cose anche per
togliermi dall'imbarazzo. Quindi dissi: "Non mi stupisce che Antonio abbia
fatto questo. Ti assicuro che se fosse nata la nostra, di figlia, avrebbe
fatto lo stesso e non si sarebbe presentato in sala parto". Alla mia risposta
così secca, la donna non ebbe modo di ribattere e si allontanò (.. . ) Tengo a
precisare che subito non riferii ad Antonio l'episodio, ciò anche d'accordo
con la signora Vergassola: ci accordammo di non raccontare l'episodio ai
mariti. Ora mi è parso opportuno raccontarlo ».
Sganga e l’incontro con Coppola
Pier Paolo Sganga, consigliere d’amministrazione del Siena, viene coinvolto
nella vicenda come il presunto personaggio che avvicina Coppola prima della
sfida col Varese per rendere partecipe lo spogliatoio della presunta scommessa
di Mezzaroma sulla sconfitta della sua squadra. « Nella settimana antecedente
la gara contro il Varese mi ero recato a Colle Val d'Elsa per l'annuale
incontro con gli assicuratori. Ad inizio allenamento ebbi modo di incontrare i
calciatori che entravano in campo e ne salutai alcuni. Incontrato il
calciatore Coppola, feci una battuta del tipo "oh ! che siete in vacanza?"; il
calciatore se ne andò subito come posso aver fatto anch'io, guardandomi
perplesso. Dichiaro che feci la battuta proprio al calciatore Coppola perché
forse si era attardato ad allacciarsi una scarpa e quindi più facilmente
avvicinabile. L'aver parlato con Coppola fu un fatto del tutto casuale (. . . )
Affermo che la persona che, stando a quanto riportato sul giornale, avrebbe
invitato Coppola ad alterare la gara contro il Varese, non sono assolutamente
io, ma non posso purtroppo fornire alcuna collaborazione per l'identificazione
di tale soggetto ».
Di Vaio... solitario a Bologna
Marco Di Vaio, ora a Toronto, è stato deferito per omessa denuncia in
relazione a Bologna-Bari del maggio 2011, la gara per la quale Portanova ha
preso illecito sportivo. Il difensore raccontò di un incontro con alcuni
soggetti provenienti da Bari che si professavano amici di Masiello, incontro
che, secondo Portanova, venne riferito al campo di allenamento, presente Di
Vaio. L’attaccante nega e poi racconta: « A partire dal marzo del 2011,
periodo nel quale firmai il rinnovo del contratto col Bologna per altri due
anni, fui emarginato da quasi tutta la squadra, in particolar modo dai
"veterani" tra i quali campeggiava Portanova, leader di un gruppo che
sicuramente comprendeva Viviano, Morleo, Esposito, Mudingayi. In sostanza
alcuni miei compagni mi rinfacciavano la circostanza che io, in veste di
capitano, mentre avevo tenuto insieme il gruppo nei momenti precedenti
difficili del quasi-fallimento (e tale unione di gruppo portò a molteplici
vittorie insperate con la relativa posizione tranquilla della squadra in
classifica), avevo di mia iniziativa sottoscritto un contratto nonostante che
la società con gli altri giocatori nemmeno parlasse di un possibile rinnovo ».
-------
E ora corri a pentirti
che Palazzi ti libera
Al via i patteggiamenti. Un autogol il «dubbio pro» Conte
Solo per il tecnico non sono certi gli spifferi di Carobbio Erodiani: «Lotito faceva combine»
di ALBERTO ABBATE (CorSport 28-07-2012)
ROMA - Mani in alto. Si penta, chi può. E’ già partita la corsa al
patteggiamento, le diplomazie non possono perdere un attimo di tempo. Perché
stavolta per tanti - ben 33 richieste d’illecito su 45 - sarà una vera
battaglia. C’è chi rischia 3 anni di squalifica, chi addirittura la radiazione,
chi s’è già pentito: Andrea Masiello ha straparlato pur di assicurarsi uno
sconto. Roba d’altro mondo. Altri andranno allo scontro: con il «dubbio pro
reo» a favore di Conte, che ha scongiurato l’illecito, Palazzi sguinzaglia la
rabbia dei 67 condannati già in secondo grado, per gli spifferi di Carobbio.
In fondo, alla fine sorridono: avranno un importante appiglio di fronte al
Tnas.
PATTEGGIAMENTO - E’ una scorciatoia per salvarsi, prevista dall’articolo 23
del Codice di Giustizia Sportiva. In caso di collaborazione, viene integrato
l’articolo 24 e un’ulteriore riduzione della pena. Già stanno negoziando da
ieri, gli avvocati dei deferiti, con la Procura Federale. Raggiunto l’accordo
fra “accusa” e “difesa”, i giorni del processo (dall’1 al 4 agosto) la
Disciplinare potrà ratificarlo, «una volta ritenuta corretta la
quantificazione dei fatti, come formulata dalle parti con congrua sanzione
indicata» . Il patteggiamento chiude il procedimento nei confronti del
richiedente.
GLI SCONTI - Chi richiede il patteggiamento, generalmente sa prima quale sarà
la richiesta, in termini quantitativi, della Procura Federale: da 6 mesi a un
anno, per omessa denuncia; da 3 anni alla radiazione per illecito. I pesi e le
misure variano a seconda di aggravanti e reiterazioni di reati. Il
patteggiamento porta, per giurisprudenza, a uno sconto di un terzo della
sanzione. In linea di principio, viene chiesto prima dell’inizio del
dibattimento, ma è possibile avvalersi dell’istituto anche durante l’intero
processo. Quando la Disciplinare si chiude in camera di consiglio, è finita.
ERODIANI SU LOTITO - Ventisei deferiti hanno patteggiato nell’ultimo processo.
Solo così anche le società possono avvalersi della riduzione delle pene, in
termini di punti. Il Napoli ad esempio potrebbe farlo al prossimo giudizio
qualora dovesse patteggiare - come sembra - Gianello. Intanto, è stato
denunciato alla Procura della Repubblica di Napoli dagli “accusati” Grava e
Cannavaro. Gli azzurri rientreranno nel processo “invernale” insieme a Genoa e
Lazio. Il 10 settembre riprenderanno le audizioni a Via Po su questi “casi non
chiusi”. Erodiani prova a traforarli: «Posso riferire che nell’ambito degli
scommettitori esce spesso la notizia che il signor Lotito è quello che
gestisce le partite e le combine della Lazio e, dietro di lui, ci sarebbe l’ex
presidente dell’Ancona Ermanno Pieroni» , si legge nell’ultimo verbale.
AUTOGOL DI PALAZZI - Millantatore o credibile? Un pentito è credibile sempre o
talvolta? Le domande ora sono assordanti. All’ex Ostello della Gioventù ci
saranno 33 tesserati accusati d’illecito sportivo, parecchi sulle rivelazioni
di Carobbio. Per loro ora sarà molto più facile contrastare la richieste. Con
«il dubbio pro reo» affibiato a Conte per “giustificarne” una doppia omessa
denuncia, la Procura Federale ha aperto un caso. C’era la certezza su tutti
gli altri illeciti? E sui 67 già condannati pure dalla Corte di Giustizia
Federale? Autogol di Palazzi.
-------
LA NOVITA’
L’ex Masiello svela: «Truccate anche
la gara col Treviso e Salernitana-Bari
di ALBERTO ABBATE (CorSport 28-07-2012)
ROMA - Andrea Masiello, arrestato a Bari, aveva già fornito la sua
collaborazione (articolo 24) per poter patteggiare. Due nuove “combine”
confessate potrebbero garantirgli un ulteriore sconto:
«Con riferimento alla figura di Iacovelli - si legge nel verbale d’audizione
del pentito - devo specificare che lo stesso fu tramite e coprotagonista di
una combine relativa all’ultima partita di campionato di serie B 2008-2009,
SALERNITANA-BARI del 23.5.2009». Seguono due mezze pagine di “omissis”, magari
per poter garantire ulteriori indagini successive.
Quindi l’ex difensore dell’Atalanta confessa ancora: «Voglio altresì riferire
di un secondo episodio di alterazione concernente la partita BARI-TREVISO
dell‘11.5.08». Tanti altri omissis a celare qualcosa, che probabilmente non
finirà qui. Di sicuro non sconvolgerà il calcio, più di quanto non sia già
accaduto.
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
in Calciopoli (Farsopoli)
Inviato
Palombo, presto, vada in pensione! Quel palazzo di vetro sporco sta scricchiolando dalle fondamenta.