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huskylover

Tifoso Juventus
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  1. Ecco le puntate di Buffon Assegni per 1,5 milioni di euro CREMONA , 31 maggio 2012 Il portiere della Nazionale non è indagato, ma l’informativa della procura di Torino a quella di Cremona potrebbe aprire un nuovo fronte nell’inchiesta sul calcio scommesse Un conto corrente in pieno movimento. Tra il gennaio 2010 e il settembre 2010 Gianluigi Buffon ha “staccato” 14 assegni bancari di importi compresi tra i 50.000 e i 200.000 euro. In totale 1.585.000 euro. Uno solo il destinatario: Massimo Alfieri (titolare di una tabaccheria di Parma abilitata anche alle scommesse calcistiche di Lottomatica). E’ quanto emerge da un’informativa della procura di Torino a quella di Cremona che potrebbe aprire un nuovo fronte nell’inchiesta sul calcio scommesse. Nell’informativa si legge che l’avvocato Marco Valerio Corini, legale del portiere della Juventus e della Nazionale, non ha voluto dettagliare la ragione della segnalazione. Lo stesso avvocato - si legge nell'informativa - si è limitato a descrivere il beneficiario degli assegni come persona di assoluta fiducia, spiegando che i trasferimenti di liquidità sono volti a tutelare parte del patrimonio personale di Buffon. L'avvocato ha, inoltre, accennato ad una società fiduciaria ed all'acquisto di immobili a Parma, senza specificare l'esistenza o meno di scritture private o atti di compravendita donazione. L'istituto di credito segnalante ipotizza che le liquidità possano essere oggetto di scommesse vietate". Davide Romani qui il link all'informativa http://media2.giornalaccio rosa.it/giornalaccio rosa/pdf/2012/Document310512.pdf pardon il link cosi non lo prende (basta sostituire il nome di quella m***a di giornale al posto giusto e il gioco è fatto
  2. Buffon, poche idee ma confuse Paolo Ziliani - sportmediaset.it -31-05-2012 Dunque, l’abbiamo capito: se domani il vicino di casa di Buffon venisse arrestato perché sospettato, poniamo, di essere il responsabile della strage di Brindisi, e l’arresto avvenisse all’alba, con le telecamere sottocasa a riprendere l’avvenimento, lui, Gigi Buffon, convocherebbe una conferenza-stampa per stigmatizzare la spettacolarizzazione dell’operazione di polizia, definendola una vergogna. E se i giornali, nei giorni seguenti, pubblicassero stralci dell’interrogatorio del “mostro”, “vi spiego perché mi trovavo lì e perché avevo quel telecomando in mano”, lui, Gigi Buffon, convocherebbe una seconda conferenza-stampa per stigmatizzare il mancato rispetto del segreto istruttorio, definendo la fuga di notizie una vergogna. Parafrasando un famoso proverbio: la vergogna è nell’occhio di chi guarda. E l’occhio di Buffon, che vede le pagliuzze ma mai la trave, è un occhio particolare, non c’è che dire. Possibile che a casa Italia non ci sia nessuno che senta il dovere di prendere da parte il portiere juventino per dirgli: “Forse è meglio se per un po’ non parli”? Magari fino a fine Europeo, a scanso di equivoci? In pochi giorni, Buffon è riuscito ad arrecare al movimento calcistico italiano, già a pezzi, danni d’immagine incalcolabili. Come vice-presidente del sindacato calciatori, in modo a dir poco bizzarro, se ne è uscito con l’editto del “meglio due feriti che un morto” proprio all’indomani del video messo in rete dalla stessa Associazione Calciatori, il video del calciatore taroccatore pentito che racconta l’abisso di immoralità nel quale è caduto, e la vergogna in cui vive. Un filmato che nelle intenzioni avrebbe dovuto indurre i calciatori a stare lontano da ogni tentazione di combine o di accomodamento di risultato. Dopodichè, mosso dai soliti, bassi interessi di bottega (leggi: coinvolgimento di Conte, Bonucci e Criscito, compagni alla Juve e/o in azzurro, nell’inchiesta di Cremona), se n’è uscito in una seconda filippica, inaudita per contenuti e drammatica per la labilità di pensiero che lascia intravedere. Buffon dice che non è possibile mettere sullo stesso piano chi attua comportamenti magari poco sportivi e chi mette in piedi vere e proprie organizzazioni criminali. Peccato che a Gigi sfugga che senza i primi (quelli che accomodano) non ci potrebbero essere i secondi (quelli che scommettono). Buffon dice che il “meglio due feriti che un morto” esiste da sempre ed è nella natura delle cose. Peccato che in realtà il morto ci sia sempre: in genere un terzo interessato che, ad esempio, retrocede in serie C se il Siena (già promosso) fa vincere deliberatamente l’Albinoleffe (che deve salvarsi), come da confessione di Carobbio (Siena) confermata da 5 giocatori dell’Albinoleffe. Buffon dice: “Se Real Madrid e Bayern Monaco, in semifinale di Champions League, smettono di giocare nei supplementari e preferiscono andare ai rigori, che cosa facciamo: chiamiamo la magistratura?”. No, non la chiamiamo. Perché questa, caro Gigi, è la classica partita in cui non ci possono essere feriti, ma solo un vincitore ed un morto. Due contendenti con il 50 % di probabilità di vivere o di morire, che scelgono la tattica migliore per vincere, sapendo che uno dei due sicuramente morirà (nel caso: il Real Madrid battuto ai rigori) e senza che nessun altro possa essere danneggiato. Buffon dice infine che non gli interessa sapere cosa viene contestato a Conte, perché a lui stanno a cuore i discorsi in generale. E invece no, gli addebiti mossi a Conte dovrebbero interessargli! Perché siccome sono gravi, visto che a Conte viene contestato, ad esempio, di aver detto ai giocatori del Siena che con il Novara c’era l’accordo per pareggiare, o ancora di non aver denunciato il presidente Mezzaroma che chiedeva di perdere contro il Varese per motivi di scommessa, Buffon dovrebbe dire: “Voglio sapere se quel che viene imputato a Conte è vero o è falso. Perché se è falso, Conte va riabilitato e i suoi accusatori duramente condannati; se è vero, Conte deve smettere di fare l’allenatore”.
  3. CALCIO 31/05/2012 - IL CASO Il capo ultrà al telefono con Sculli: "Nel 2006 ho mentito per Preziosi" la stampa.it 31-05-2012 Genova - Sono incredibili le conversazioni registrate tra Sculli e un paio di capi ultras - fra cui Massimo Leopizzi, con diversi precedenti penali e legami nella destra estrema - il giorno dopo la partita Genoa-Siena del campionato appena concluso. Lo rivelaL'Espresso nel numero in edicola domani. Quel 22 aprile i giocatori vengono obbligati dai tifosi a interrompere il match e togliere le maglie. Fu graziato solo Sculli, a cui dalla curva dedicarono il coro «Sei uno di noi». E lui parlando con Leopizzi ringrazia per avergli «risparmiato questo affronto». Ma le frequentazioni tra il leader degli spalti e l'attaccante calabrese sono antiche. Nel 2006 il capo ultrà venne fermato con due pistole mentre andava ad ammazzare la moglie. Quando uscì dai domiciliari, ci fu una grande festa alla quale parteciparono anche due titolari rossoblu: Milanetto e Sculli. Tanta confidenza lo spinge a sfogarsi nella telefonata del 23 aprile. Il bersaglio è il presidente Preziosi, che aveva chiesto l'arresto dei tifosi violenti dopo i fattacci di Marassi. «Ma come gli viene in mente di dire queste cose?», dice Leopizzi a Sculli: «Per lui in passato ho fatto anche falsa testimonianza quando sono stato sentito per la partita con il Venezia». Il discorso riguarda un'altra indagine sempre per accordi sottobanco. è possibile che Leopizzi millanti, ma Sculli non lo contesta. Adesso le conversazioni sono state acquisite dai pm di Genova. Leopizzi ha avuto un ruolo importante nello scandalo di Genoa-Venezia del giugno 2005, quando il proprietario del Genoa comprò la partita per assicurarsi la promozione in serie A con 250 mila euro in contanti. Lo ricorda uno dei pubblici ministeri del processo penale per frode sportiva concluso dall'indulto. «Tra Preziosi e i capi ultras c'erano rapporti per lo meno strani», dice il magistrato Alberto Lari. «Nei loro incontri in un ristorante genovese, il presidente era invitato a staccare il telefonino per non essere intercettato e, a sua volta, veniva registrato dai tifosi che, poi, nei colloqui telefonici fra loro dicevano di avere avuto dritte sulle partite aggiustate. Abbiamo passato tutte queste informazioni alla giustizia sportiva che, però, non ha ritenuto di dare seguito».
  4. Intrecci - Il campione di kick boxing e la Banda della Magliana Un ex terrorista nel pericoloso mondo di Sculli Francesco Ceniti e Luigi Perna - Gasport - 31-05-2012 Il genoano osservato speciale: un contatto porta al pregiudicato Carminati, "er cecato". Il pericoloso mondo di Sculli, abitato da strani personaggi: capi ultrà, trafficanti, pregiudicati, campioni di kick boxing e persino affiliati alla Banda della Magliana. Il giocatore del Genoa, nipote del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito «Tiradritto», è molto più di un semplice osservato. Da mesi gli investigatori ne seguono le tracce, da quando le sue hanno incrociato quelle di gente poco raccomandabile. «Posso essere anche amico di Bin Laden, ma non vuol dire che faccio le sue stesse cose». Ecco, gli inquirenti la pensano esattamente all’opposto. Tanto che la posizione del centrocampista è come quella di «coloro che son sospesi». Certo, il gip Salvini non ha accolto la richiesta di arresto avanzata dal pm di Cremona. Pur riconoscendo «le numerose prove a carico riguardo la combine di Lazio-Genoa, bisogna approfondire i fatti legati alla contestazione dell’associazione per delinquere». Come dire: quello potrebbe essere un singolo episodio. Non sufficiente a motivare il carcere. Pericolo scampato per il giocatore? Anche no… Le indagini In realtà sembrerebbe che le indagini non si siano limitate a quel solo caso. Sarebbe molto più corposo il fascicolo dedicato a Sculli e le cose più compromettenti sarebbero state adeguatamente omesse dall’ordinanza. Comprese alcune intercettazioni ancora più compromettenti rispetto alle «visite» tra il genoano e il pregiudicato bosniaco Altic. Un filone nato dalle indagini della Procura di Alessandria, che aveva fotografato il «summit» di Genova prima della gara con la Lazio. Sculli poi sarebbe stato seguito, forse anche dopo lo scandalo di Genoa-Siena, quando il giocatore "convinse gli ultrà a desistere dalla richiesta assurda di far togliere le maglie ai compagni. "Sculli è unodi noi" spiegarono il giorno dopo e capi della Curva. Forse anche di più. Proprio gli intrecci tra tifoseria, gare combinate ed elementi della criminalità potrebbero portare a sviluppi clamorosi. Er cecato Un’informativa della polizia, ad esempio, svela le amicizie di Sculli. Lo scorso 19 marzo è nella capitale per Roma-Genoa, anche se non è stato convocato. Parla al telefono con un uomo «dal chiaro accento romano» che chiama all’inizio «fratellino» e di seguito «Giò». Lo invita a raggiungerlo all’hotel degli Aranci dove alloggia il Genoa. Il «fratellino» è Romano Massimo Papola, massaggiatore della Lazio, che si presenta davanti all’albergo a bordo di una Smart. Con lui c’è un’altra persona «uomo, di circa 40-45 anni, capelli rasati a zero». I due seguono il giocatore dentro l’albergo. La cosa curiosa, annotano i poliziotti, è questa: «il precedente 27 gennaio 2012 la stessa vettura era stata controllata a Roma con a bordo il noto estremista di destra legato ai Nuclei Armati Rivoluzionari e vicino agli ambienti della malavita organizzata Massimo Carminati, soprannominato “er cecato” per via di una evidente menomazione all’occhio sinistro (causata da un scontro a fuoco con i carabinieri nel 1981). Carminati si ricorda essere stato affilitato alla Banda della Magliana (era il Nero della fiction tv, ndr). Con lui quel giorno viaggiava un campione di kick boxing: Carlo De Giovanni. Lo stesso che secondo l'informativa entra con Sculli e Papola nell'albergo del Genoa. Davvero un mondo variegato, quello del giocatore. Un mondo sotto osservazione.
  5. Io scommetto su Buffon Roberto Beccantini - Eurosport - 31-05-2012 Sorrido: a 34 anni, Gigi Buffon ha scoperto quanto sia spettacolare la giustizia italiana quando vuole (o quando deve?). Fanno meno sorridere i pretesti che il calcio le ha offerto e continua a offrirle. Dicono che Buffon parli troppo: confermo. Dicono che esprima concetti brutali: contesto. Brutali, forse, per gli standard ipocriti del Paese in cui para. Quando disse che mai e poi mai avrebbe confessato a Tagliavento che il gol di Muntari era gol, molti ne censurarono lo sleale cinismo. Perfetto. Naturalmente, non uno che, dopo l'ultimo derby, abbia invitato Boateng a chiarire se era o non era rigore il suo tuffo «contro» Julio Cesar; e, vista la flagranza della simulazione, cose avrebbe detto se Rizzoli gli avesse chiesto lumi. E poi l'altra frase, «meglio due feriti che un morto», indirizzata ai biscotti di fine stagione. La procura di Cremona non ha gradito. Gli armistizi ci sono sempre stati, e sempre ci saranno: basta che i «feriti» non ci scommettano su. Aver pensato che fosse sufficiente sbarazzarsi di Giraudo e Moggi per ripulire l'ambiente è stato un errore fatale. Da Abete in giù, la casta non è affatto casta; e anche per questo, il calcio italiano ha perso credibilità. Non sarà facile recuperare il terreno che ci separa dagli inglesi, né santi né eroi, ma capaci di reggere sul piano sportivo un finale «scandaloso» come quello tra Manchester City e Queens Park Rangers (da 1-2 a 3-2 in quattro minuti; e, soprattutto, a salvezza - degli ospiti - sancita). Un solo distinguo. Capitan Buffon ce l'ha con le soffiate che consentono ai giornalisti di arrivare sempre primi sugli arresti e le perquisizioni. Vergogna. I giornalisti ce l'hanno con i metodi che consentono ai giocatori (non tutti, per fortuna) di arrivare sempre primi sui risultati (non pochi, per sfortuna). Vergogna. Uno a uno.
  6. ndr. Questo tipo per me è da denuncia (e non dico altro, perché anche una compilation di legnate non ci starebbe male) ********************************************************* CHI È ANTONIO CONTE, DAL LECCE AL CALCIOSCOMMESSE Enrico Turcato - GQ.com ,31 mag 2012 L'allenatore della Juventus ha vissuto una carriera di continui saliscendi. Ripercorriamola, dagli esordi nel Lecce all'ultima indagine sul calcioscommesse Antonio Conte cammina sempre a testa alta. Nella sua lunga carriera, da giocatore prima e da allenatore poi, ha avuto grandi soddisfazioni, strepitose vittorie, ma anche alcune ombre, che non sembrano averne minato il carattere roccioso e lo sguardo da duro. Ripercorriamo, quindi, i momenti salienti della sua vita, dalle sue origini alle ultime notizie che lo vedono coinvolto nell'inchiesta della procura di Cremona sul caso calcioscommesse. Solo così possiamo capire chi è veramente Conte e perché nemmeno questo scandalo potrà abbatterlo. UN SALENTINO MAI AMATO DAI LECCESI Antonio Conte si sente salentino e ama la sua terra. I leccesi non la pensano così e sperano che resti il più distante possibile dalla loro terra. L'allenatore della Juve ha esordito nel calcio professionistico proprio nel Lecce, giocandoci sei stagioni tra il 1985 e il 1991. Negli anni successivi, però, secondo la tifoseria giallorossa si sarebbe reso colpevole di due gravissimi reati di lesa salentinità. Il primo da giocatore, nel 1997, quando la Juventus di Zidane superò a Torino il Lecce con un gol di Inzaghi e il raddoppio proprio di Conte, che non si limitò ad esultare, ma volle festeggiare l'evento con una lunghissima corsa a braccia alzate sotto la curva. Il secondo da allenatore, accettando la panchina del rivale storico, il Bari, allora in Serie B, e portandolo addirittura in Serie A nel 2009. VITTORIE, DOPING E PERDITA DI CAPELLI Nei 13 anni giocati in bianconero Conte ha vinto praticamente tutto, è riuscito a giocare con regolarità in Nazionale e, grazie al suo carisma, ha anche indossato più volte la fascia di capitano. Anche in questo caso, però, la gioia delle vittorie è stata parzialmente scalfita dall'ombra del doping, con il famoso caso riguardante il Dottor Agricola, nato peraltro dalle complicazioni di un infortunio subito proprio da Antonio. Alla fine nessuno di quella Juventus è risultato colpevole, ma i più maliziosi in quegli anni avevano notato una dubbia correlazione: più Conte correva, più la sua folta chioma si riduceva. NdR La sentenza della Cassazione del 2007 ha stabilito in via definitiva che la Juventus, nelle persone di Antonio Giraudo, amministratore delegato, e Riccardo Agricola, responsabile staff medico, commise in modo continuato per 4 stagioni il reato di frode sportiva violando la legge 401 dell' 89. Colpevoli, dunque, tuttavia prescritti e quindi non condannabili. Sul piano sportivo il procedimento disciplinare a suo tempo instaurato dalla Procura Antidoping nei confronti al dott. Agricola per la somministrazione di farmaci si concluse con l'assoluzione emessa in primo grado dalla Commissione Disciplinare l'11 novembre 2005. La decisione è stata poi confermata ulteriormente sia dalla Commissione di Appello Federale (CAF) il 5 ottobre 2006 che dal Giudice di Ultima Istanza in materia di doping (GUI) il 19 gennaio 2007. DAL "PARRUCCHINO" AI PRIMI SHOW IN CONFERENZA STAMPA A soli due anni dalla conclusione della sua carriera, per Conte iniziava già una nuova avventura. Il suo carattere forte e la sua personalità lo avevano portato a studiare da allenatore e così nel 2006 era arrivata la prima occasione nell'Arezzo (in cui militavano Floro Flores e un giovanissimo Ranocchia). Aveva raccolto la squadra toscana in fondo alla classifica e l'aveva quasi salvata dalla retrocessione. Era un Conte nuovo, quello in panchina. Non tanto per la grinta e il coraggio, ma per la folta chioma che era tornata, come in gioventù, quasi per magia. Ancora una volta gli sfottò erano riemersi puntuali a perseguitarlo: "Conte ha il parrucchino", gli cantavano. Lui, senza farsi intimidire, vinceva la Serie B due volte, con Bari e Siena, regalando anche show trapattoniani in conferenza stampa. Il suo urlo "Qua ci sono troppi gufi", nel febbraio 2011, tuona ancora per le vie di Siena, dove, nonostante gli ottimi risultati, Antonio era riuscito nell'ardua impresa di mettersi tutti contro. Colpa del carattere, a tratti irascibile. "Onesto e schietto", si è sempre giustificato lui. DA EROE SCUDETTO A INDAGATO Il resto è storia recentissima. Osannato al ritorno in bianconero, vincente al primo anno con il record d'imbattibilità, polemico, come sempre, nei confronti degli arbitri e degli altri allenatori (Allegri su tutti ndr). E mentre tutto sembrava scorrere come nel più incantevole dei sogni, ecco la nuova caduta. L'indagine sul calcioscommesse, grazie alle accuse di Carobbio, ha toccato anche l'aitante Antonio, che ha subito negato il possibile coinvolgimento nella vicenda. Gli è stato puntato subito il dito contro, ma Conte, come dice lui stesso, "ha la pelle dura" ed è pronto a reagire anche all'ennesimo episodio negativo. Lo dice la sua vita, la storia di un uomo abituato a camminare a testa alta, nonostante tutto, nonostante tutti.
  7. CALCIOSCOMMESSE Gasport - 29-05-2012 Procura di Cremona. Dall'acqua avvelenata ai siti esteri L'indagine che ha scoperchiato il marcio È la Procura che si è trovata a indagare sullo scandalo del calcioscommesse quasi per caso. Tutto nasce dalla denuncia della Cremonese per un presunto avvelenamento ad opera dell’ex portiere della squadra lombarda Marco Paoloni ai danni dei suoi compagni. Da quel momento partono le indagini, le intercettazioni, gli accertamenti. TRE FILONI Da queste indagini partono i primi provvedimenti. Si comincia con le partite della serie B e della Lega Pro che catalizzano l’attenzione dei procedimenti sportivi dello scorso luglio. Entrano nell’inchiesta anche nomi noti: Beppe Signori, Cristiano Doni. Ma il Procuratore capo di Cremona avverte: «Siamo sollo all’inizio». Ed è buon profeta, meglio sarebbe dire conosce le carte. Un’analisi delle partite e dei flussi di giocate, fatta anche grazie alla documentazione del bookmaker austriaco Sks365, soprattutto sui flussi di scommesse sui siti esteri, porta alla seconda ondata di arresti, e si tratta dell’operazione più importante: Doni, Gervasoni, Carobbio, ma anche tanti stranieri finiscono nelle maglie della giustizia. Un passo importante, cominciano le prime ammissioni, le prime confessioni e l’indagine esplode. Il pm Di Martino lancia una frase (ieri dirà che è stata strumentalizzata): «La Federcalcio pensi ad una amnistia». Apriti cielo. Il mondo dello sport non fa un solo passo indietro e intanto il registro degli indagati della Procura di Cremona «lievita». GLI ARRESTI Ieri l’ultima, in ordine di tempo, operazione. Probabilmente gli esperti dicono che manca ancora qualche tassello per poter dire che tutto è finito anche se Di Martino deve ammettere: «Non possiamo andare avanti all’infinito». Purtroppo è anche un allarme, il problema è ben lontano dall’essere circoscritto e ancora meno dall’essere risolto. In attesa che Cremona chiuda l’indagine e passi alle richieste di rinvio a giudizio, si muove il resto d’Italia. Procura di Bari Nel mirino dieci partite dei biancorossi E spuntano le minacce degli ultrà Tre arresti eccellenti: l’ex capitano del Bari Andrea Masiello e due suoi amici. La Procura di Bari si è mossa soltanto sulle partite dei biancorossi della scorsa stagione. Nel mirino le ultime nove partite della squadra, ormai retrocessa in B, più una di Coppa Italia (Bari-Livorno denunciata sempre da Sks365).E tutto parte proprio da quella partita con le indagini che portano a scoprire come dallo stadio San Nicola siano arrivate telefonate a parenti di affiliati al clan Parisi in giro per l’Italia (soprattutto in Toscana) per le scommesse tra il primo e il secondo tempo. RICICLAGGIO Il Procuratore capo Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis ipotizzano il reato di riciclaggio, ma su questo le indagini che puntano sulla malavita organizzata sono ancora aperte. «Sul calcioscommesse, ci sono varie indagini. Il punto lo faremo alla fine. C'è un coordinamento delle Procure e una delimitazione delle competenze. Poi tireremo le somme». Vicini alla conclusione delle inchieste? «Penso di sì», ha detto ieri Laudati. E Laudati ha già consegnato al Procuratore federale Stefano Palazzi una parte della documentazione, sufficiente per fargli iniziare l’inchiesta sportiva. IL PRIMO FILONE Tutto si concentra sul derby Bari-Lecce, sulla combine e sui soldi ricevuti da Masiello per quella combine. Una situazione che potrebbe coinvolgere anche la società salentina visto che tra gli indagati c’è anche l’allora presidente Pierandrea Semeraro. Poi ci sono le minacce che i calciatori avrebbero ricevuto dagli ultrà che volevano «partecipare» alle combine per scommetterci (tre finiscono in carcere o ai domiciliari). Ma Masiello non parla solo del derby, arrivano le segnalazione sulle altre partite. Si parla anche di Udinese-Bari. Masiello parla anche di altri suoi compagni tra cui Bonucci (che sarebbe iscritto nel registro degli indagati). Ma anche qui potrebbero arrivare novità nei prossimi giorni. Procura di Napoli Le infiltrazioni della camorra nel calcio Ipotesi di tentato illecito in Samp-Napoli È la Procura più prolifica di inchieste: sono ben tre i pool che operano a Napoli. Cominciamo da lontano, l’inchiesta più corposa, quella della Dda diretta da Rosario Cantelmo coi sostituti Filippelli e Siragusa. Lavora sulle infiltrazioni camorristiche del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia nel mondo delle scommesse. Un lavoro a talmente ampio raggio che dopo gli arresti di alcune persone (tra cui il calciatore Biancone) per una combine in Lega Pro, lavora sugli sviluppi delle infiltrazioni nei campionati del Sudamerica e della Spagna. In questo filone è stato sentito come indagato anche l’allenatore Hector Cuper. Ma sono molti anche allenatori, presidenti e dirigenti del campionato italiano di serie A. A breve ci dovrebbero essere novità e la chiusura di una parte dei filoni aperti. REATI DA STADIO Il pool «reati da stadio» ha l’inchiesta che sportivamente ha un grande interesse. Partendo dalla presenza in campo del figlio di un presunto camorrista, i sostituti che rispondono all’aggiunto Giovanni Melilli, sono arrivati a iscrivere nel registro degli indagati i fratelli Federico e Michele Cossato, Silvio Giusti e l’ex portiere di riserva del Napoli Gianello. Si tratta di un illecito tentato in Sampdoria-Napoli. L’inchiesta è aperta da circa due anni e tra poco dovrebbe anche arrivare a conclusione. TERZA INCHIESTA Dipenda dai pm Raffaele e Teresi, aggiunto Zuccarelli, l’inchiesta che la Guardia di Finanza di Casalnuovo sta portando avanti sempre sulla infiltrazione camorristica nel mondo delle scommesse. Nell’inchiesta sono finite molte delle partite che sono state «attenzionate» dalla Procura di Cremona. Il cerchio si chiude con la prova che molte partite sulle quali sono state avviate le indagini per combine, sono arrivate alle orecchie della criminalità organizzata campana che le ha sfruttate per riciclare soldi di provenienza illecita.
  8. Calcio & Legge 'Merchandising, tutti ad imparare dal Manchester!' calciomercato.com - 26-05-2012 Calciomercato.com ha posto all’Avvocato Agente Fifa Jean-Christophe Cataliotti, titolare dei corsi per agenti fifa e osservatori di calcio (info su www.footballworkshop.it), e al Dott. Tommaso Fabretti, laureato in Economia e Management, alcuni quesiti sul tema del merchandising nel mondo del calcio professionistico. Una prima domanda è d’obbligo: che cosa si intende per merchandising nel mondo del calcio? Parlando di merchandising, si fa riferimento alla commercializzazione di prodotti con il nome o il marchio della società, che possono essere direttamente connessi al mondo del calcio come le magliette da gioco, le scarpe, i cappellini, le bandiere, oppure articoli che possono riferirsi all’oggettistica utilizzata quotidianamente, come portachiavi, portafogli, spallette, articoli di cancelleria. Altri prodotti commercializzabili possono essere legati addirittura al comparto di servizi, come le carte di credito o il bancomat. Quali sono le squadre che riescono meglio a vendere ai tifosi di tutto il mondo i propri prodotti? Oltre ai due principali club spagnoli, Barcellona e Real Madrid, il discorso del merchandising nel mondo del calcio si associa spesso alla squadra che ne ha fatto un businnes di grande rilievo su scala mondiale: il Manchester United rappresenta, infatti, l’esempio più importante e vincente del settore. Qual è il tratto di rilievo dell’assetto commerciale dei Red Devils? E’ rappresentato dalla commercializzazione in proprio dei propri prodotti (gestione diretta), che vengono venduti sia attraverso i propri punti vendita sia attraverso il proprio sito internet. La società commercializza una serie ampissima di prodotti e provvede direttamente anche al catering in occasione delle partite interne disputate all’Old Trafford, durante le quali viene servita addirittura la Manchester United Cola. In particolare, il club inglese realizza il 50% del proprio fatturato legato al merchandising mediante vendita all’ingrosso e il rimanente 50% con vendita al dettaglio. Nell’ambito di quest’ultima voce, la società di Manchester ricava un importante incasso sia attraverso i propri negozi che via internet o per corrispondenza. Perché il merchandising è attualmente una fonte di ricavo trascurata dai club italiani? Questa arretratezza nel campo commerciale rispetto, in particolare, ai club spagnoli e inglesi, può essere fatta risalire a due motivazioni prevalenti: in parte, le italiane sono ancora schiave della pirateria (arrivata ormai a riprodurre con precisione invidiabile ogni tipo di oggettistica calcistica), in parte per una sorta di attitudine culturale, che generalmente porta i clienti a spendere più per capi di moda che per prodotti della propria squadra di calcio. Da notare, non per ultima cosa, che le società italiane preferiscono affidare a terzi l’intera gestione del marchio (gestione indiretta); in pratica, le società outsourcing che se ne occupano ricevono in licenza il marchio versando alla società delle royalties proporzionali alle vendite effettuate. Quindi, è solo la gestione diretta del merchandising a risultare vincente? La gestione diretta del merchandising risulta funzionale e vincente solo nel caso in cui un club riesca ad allacciare, con il proprio pubblico di riferimento, un contatto costante che riesca a portare alla fidelizzazione del cliente nei confronti del proprio brand. I club inglesi, in particolare, riescono ad interagire con i propri appassionati, sparsi in tutto il mondo, attraverso strategie globali e locali. Vale a dire? Con le strategie globali, le società effettuano un forte sfruttamento del proprio sito internet, in cui vengono lanciati quotidianamente quiz, sondaggi e ogni tipo di iniziativa in grado di coinvolgere gli internauti. Con le strategie locali, ogni club predispone un proprio museo, abbinandolo alla visita dello stadio. In questo modo, i tifosi di tutto il mondo arrivano, ogni anno, da ogni parte per visitare quelli che, da impianti sportivi, si stanno sempre più trasformando in veri e propri luoghi di culto. Le strategie locali servono ovviamente anche per tener sempre vivo il progetto di fidelizzazione dei tifosi residenti sul suolo inglese, pur nell’ottica di una continua internazionalizzazione del proprio brand.
  9. Palazzo di vetro Scommessopoli par condicio: procure, occorre aiutare Palazzi Ruggiero Palombo - Gasport - 26-05-2012 Al netto di Europei e playoff, le vacanze del calcio sono ormai alle porte. Un «liberatutti» che porterà tanti giocatori in giro per il mondo, proprio mentre la Procura di Cremona tarda a dare seguito alle fin troppo annunciate nuove misure investigative. Un’altra settimana di ritardo e diventerà difficile raggiungere questo o quel tesserato anche solo per chiedergli conto quale «persona informata dei fatti». Niente di straordinario di fronte ai tempi biblici della giustizia ordinaria, ma molto di preoccupante per quel che riguarda il futuro del Procuratore federale Stefano Palazzi. Da una parte, non può fare a meno delle Procure della Repubblica, dall’altra ne rischia quotidianamente di diventare prigioniero, con buona pace di una «par condicio» dei processi sportivi sempre più problematica e lontana. Giovedì comincia quello relativo alla prima tranche di Cremona (seconda se consideriamo anche i processi a Doni e compagni dell’estate scorsa). Poi toccherà alla Serie A e alle carte provenienti dalla Procura di Bari (caso Masiello e dintorni), l’unica a mostrarsi puntuale. Se Cremona non si sbriga, c’è il rischio di un impasse dal quale il calcio farà fatica a tirarsi fuori. Cremona, d’altra parte, non rappresenta il problema più grosso. Preoccupa infatti il «silenzio» della Procura di Napoli, che pure s’era prenotata un posto in prima fila nelle inchieste su scommessopoli fin dall’estate scorsa. A Napoli sono fermi, chiusi nei cassetti della Procura, verbali di interrogatorio risalenti addirittura al giugno 2011. Naturalmente ci rifiutiamo di dare credito al pettegolezzo che vuole la Procura napoletana impegnata nell’allungare i tempi di un’inchiesta i cui riflessi sulla giustizia sportiva potrebbero mettere a rischio l’Europa League del Napoli per la prossima stagione. Rinviare ogni trasferimento degli atti alla Federcalcio a dopo l’estate equivarrebbe solo a coinvolgere tutti in una brutta figura internazionale. Palazzi lo sa bene ma da buon magistrato non può che restare al suo posto, in trepidante attesa. E’ la Federazione nella sua accezione «politica» a doversi dare una mossa. Abete ha il ruolo e l’autorità, specie dopo avere letto sui giornali anticipazioni e stralci di quei verbali, per farsi vivo presso la Procura di Napoli e sollecitare quell’aiuto e quella trasparenza di cui il calcio italiano ha oggi assoluto bisogno. Se una volta tanto volesse muoversi in anticipo, per prevenire i problemi e non inseguirli, si risparmierebbe probabilmente tutta una serie di grane legali. Qualcuna delle società coinvolte nei processi sportivi che si faranno prima dell’inizio del prossimo campionato potrebbe infatti non condividere l’idea che il Napoli i suoi problemi con l’Europa sia chiamato ad affrontarli, al contrario di altri, solo in autunno inoltrato. Ps. «Casa Italia in tour» è l’ultima brillante iniziativa del Coni. Sta facendo tappa a Napoli e poi andrà a Torino, Milano e Roma. Speriamo alla fine approdi a Londra. Dove Casa Italia, per ora, è solo un semplice, controverso progetto.
  10. Mi prendo Zeman e vi lascio tutti gli altri Oliviero Beha - olivierobeha.it - 22-05-2012 Caro, carissimo Schifani, mi immedesimo in chi come Lei rappresenta lo Stato essendone la seconda carica, va allo stadio in una serata di maggio per la finale di Coppa Italia tra Juventus e Napoli, e invece di bersi l’inno di Mameli tra gli applausi viene travolto da una bordata di fischi che ho ascoltato da casa mia (quartiere eccentrico…). Povero Schifani, povero Napolitano di cui Lei era delegato, povera Arisa new look che cantava con un accompagnamento imprevisto, poveri “alti papaveri” del pallone e della politica, o della politica nel pallone, in Tribuna Autorità, se ci fosse stato il miglior Jannacci delle sue ballate “e povero anche il maiale…”. Ma sempre umilmente mi viene da chiederLe: davvero si è tanto meravigliato per i fischi? Davvero non si è chiesto perché fischiassero, oltre a lamentarne la “vergogna”?Davvero non è arrivato al punto di domandarsi “perché non avrebbero dovuto fischiare”, giacché ormai il vero interrogativo che viene da un profondissimo disagio italiano socio-economico-politico ecc., è proprio questo? Lo stadio e soprattutto lo stadio televisivo che lo contiene sono occasioni di sfogo e sfiatatoio troppo ghiotte per non sfruttarle.Dunque “fischiare è normale”, “vergognoso” ma normale. Anche perché quella che a Lei, pur profondo conoscitore di misteri italiani calcistici e non, hanno presentato come maestosa e tricolore Coppa Italia in realtà è diventata Tim Cup, e al posto dell’inno di Mameli ormai dovrebbe diffondere qualche suoneria particolare, con o senza Arisa. Magari lo stadio rispetterebbe la novità ammodernata, e i commentatori tv (muti fino all’inverosimile quando si tratta di cogliere aspetti para-sportivi scomodi e insidiosi, hai visto mai che la politica e i partiti che li hanno piazzati dove sono si risentissero anche solo alla lontana) potrebbero sbizzarrirsi in serenità. Magari si riscoprirebbero i cantori epici delle suonerie e delle tattiche sub specie giornalistica, oggi per lo più sostituiti da ex calciatori. Di qui la domanda: ma è possibile che in tv e radio per commentare il calcio ormai ci siano solo ex calciatori?Certo, è possibile perché in giro ormai tripudiano quasi solo ex giornalisti. Tornando a Juve-Napoli, con un arbitraggio di Brighi di una modestia imbarazzante e senza alcun piglio decisionale, è andata persa dagli eredi Agnelli la Coppa, l’imbattibilità e Del Piero, per la gioia paracinematografica di Aurelio De Laurentiis. Meritata la vittoria del Napoli? Tutto sommato direi di sì, perché la Juve era sazia, vincente e senza la colonna Chiellini che diventa importantissimo soprattutto quando non c’è (una specie di Prevert sul “rumore che hai fatto andandotene”…). E il Napoli era invece affamato. Torino aveva festeggiato lo scudetto, Napoli fa i botti con la Coppa e dell’inno, Schifani, francamente se ne frega. Anzi, a pensarci bene astuto com’è Lei dovrebbe apprezzare questa ostilità fischiaiola di superficie perché l’indifferenza sarebbe peggio: oppure no? Dipende da come è abituato nelle sue cose… Ma è anche vero che Torino una settimana dopo rifesteggia, ed è tutta una memoria di carne e sangue che corre dietro all’epopea granata. Ritorna in A il Toro (con uno dei migliori allenatori sulla piazza, Ventura, sconfitto a Bari soltanto dalle scommesse), ed è già derby, con la Mole, la memoria della Storia torinista ineguagliabile, la diversità antropologica tra le due tifoserie ecc., come se il calcio fosse ancora vero. Vero? Perbacco, ma qualche volta è ancora vero: sinceramente e iperbolicamente, tra Bayern-Chelsea di Champions vinta a sorpresa non sorprendente dagli inglesi di Di Matteotroppo sfavoriti per non vincere, Juve-Napoli di Schifani e Sampdoria-Pescara, mi prendo mille volte quest’ultima. Dovete sapere che dopo tutte le sue peripezie, pensavo che Zemanfosse stanco di allenare in un calcio in cui bisogna essere cosà, essendo Zeman così. Dunque la mia proposta è stata per anni quella di farlo diventare presidente della Federcalcio, se proprio non lo si prevedeva alla guida del Coni per eccesso di competenza sportiva e difetto di “politicità”. Fuma, tace, ti guarda… il contrario di un politico e di un politico sportivo oggi (e difatti, difatti…). Come sapete, la mia modesta proposta, quella di uno che non si stanca di ripetere che per Calciopoli pur agli antipodi di Zeman non c’è stata giustizia bensì “iniuria”, non è stata presa in alcuna considerazione, e l’etica del boemo, la sua leggendaria coscienza di Zeman alla Svevo, sono state da sempre considerate come il fumo (della sua sigaretta) negli occhi del sistema. Quindi, non cariche ma emarginazione. Eppure sbagliavo. Da due anni con un pochino di rodaggio per il Mister che ha perso via via ogni sua ruggine,Zeman prima a Foggia e poi a Pescara ha ricominciato alla grande a miracol mostrare, prima a insegnare calcio e poi a imporlo. Domenica a Marassi il terreno di gioco sembrava ampio il doppio quando il Pescara aveva palla, e credo che contro le squadre di Zdenek ogni avversario sia quasi costretto a figurare al suo meglio per non soccombere. Non è solo tattica farcita di preparazione e voglia e ludus, è maieutica pallonara come non ve ne sono. Chi immaginerebbe uno Zeman dentro il calcio-scommesse, come, per dire, oggi molti altri allenatori anche di forte impatto? Con lui i conti del calcio grigio non tornano né tornerebbero mai. Adesso, in attesa che la Fiorentina o qualche altro club bisognoso se lo faccia scappare perché non se lo merita, ho un’altra modestissima proposta per un uomo dabbene e un ottimo allenatore tradizionale come Cesare Prandelli, Ct della Nazionale (Claudio Cesare, ma chi te l’ha fatto fare di rischiare la faccia, tua e di tuo figlio, per un incarico in Nazionale nel Paese di Parentopoli? Chi? Qualcuno che ti voleva male, per forza…).Prandelli faccia giocare la Nazionale come il Pescara, adattandone caratteristiche e mentalità e scegliendo tra la sua trentina in ritiro quei 15,16 in grado di imitare Zeman per tre partite, nel primo girone. Forse usciremmo, ma certo con onore e divertendo, e nessuno fischierebbe l’inno nazionale, pur con Schifani in tribuna in Polonia…
  11. Petrucci. "Le combine vera piaga" Gasport -23 - 05 -2012 "L'estate sarà piena di processi e legittime difese. Questa è una piaga pessima e negativa che non colpisce solo il calcio, ma tutto lo sport". Il presidente del Coni Gianni Petrucci, a margine dela Consiglio nazionale, torna così a commentare lo scandalo del Calcioscommesse. "Ripeto la mia serenità perché c'è un'organizzazione seria già all'opera - ha aggiunto Petrucci -, Fa bene Palazzi a lavorare serenamente perché ha tutto l'appoggio dello sport italiano. E' una persona seria, sia lui che i suoi collaboratori". Il numero uno del Coni però glissa sulla possibilità del presidente della Uefa Michel Platini di radiare a vita chi altera i risultati delle partite. "Platini propone la squalifica a vita? Non faccio proposte, non lo contraddico, ma non faccio proposte".
  12. Calcioscommesse, Semeraro jr indagato. E il Lecce ora trema Giuseppe Calvi - Maurizio Galdi - Gasport -23-05-2012 Ormai manca davvero pochissimo alla chiusura del primo filone di indagini della Procura di Bari. Il Procuratore capo Antonio Laudati ha cominciato a dare alla Procura federale le prime risultanze dell’inchiesta e risulta che anche Pierandrea Semeraro sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati, per il reato di frode sportiva, nell’inchiesta per la presunta combine nel derby Bari-Lecce del 22 maggio 2011, che fu vinto dalla squadra salentina per 2-0 e garantì la salvezza ai giallorossi di De Canio. Le indagini I carabinieri hanno completato gli accertamenti sui conti bancari dell’ex presidente del Lecce disposti dalla Procura, acquisendo elementi utili per l’indagine, che tende a riscontrare eventuali intrecci tra gli assegni emessi da Semeraro, nel periodo immediatamente vicino al 22 agosto, e il versamento di contanti per la prima tranche di 50 mila euro consegnata proprio in quella data ad Andrea Masiello e ai suoi complici. Anche attraverso la tracciabilità dei conti bancari di Pierandrea Semeraro, la Procura di Bari ha cercato di risalire a un presunto coinvolgimento diretto dell’ex presidente con l’imprenditore Carlo Quarta (già indagato) e con l’avvocato Andrea Starace — entrambi non sono stati interrogati dai magistrati baresi —, riconosciuti da Masiello come i due personaggi da lui incontrati all’hotel Tiziano nel pomeriggio del 22 agosto per lo scambio assegno-contanti. Entrambi secondo gli inquirenti, però, non avrebbero avuto la disponibilità economica totale di 230 mila euro. Sull’Ansa, però si legge anche che «Dall’entourage dell’ex presidente salentino, invece, trapela ottimismo per l’esito degli accertamenti perché – viene fatto osservare – in nessuna occasione è stato mai versato danaro per truccare il derby». Gli spostamenti Il verbale principale per l’accusa è quello dell’interrogatorio di Andrea Masiello condotto dai magistrati Antonio Laudati e Ciro Angelillis (confermato da quello di Carella e Giacobbe, ma la posizione di quest’ultimo è più defilata rispetto alla presunta combine nel derby), ancora secretato e che potrebbe aver fornito ulteriori spunti di indagine. Per questo oltre agli accertamenti bancari, gli investigatori hanno lavorato anche sugli spostamenti dell’allora presidente del Lecce per verificare dove, al momento dell’incontro all’hotel Tiziano, fosse Pierandrea Semeraro. Il rischio Se fosse accertato un collegamento tra Semeraro e il suo amico Quarta nella combine organizzata per determinare il successo del Lecce al San Nicola, scatterebbe ovviamente la responsabilità diretta per il club salentino. E, in tal caso, alla retrocessione in serie B maturata sul campo, ne seguirebbe un’altra in Prima divisione. Decisione del Gip Intanto questa mattina il gip di Bari Ambrogio Marrone dovrebbe decidere (accogliendole) sulle richieste di patteggiamento che nei giorni scorsi hanno presentato Masiello, Carella e Giacobbe. Per tutti anche la Procura della Repubblica ha espresso parere favorevole sia al patteggiamento che alla remissione in libertà. Andrea Masiello ha proposto una pena di ventidue mesi, diciassette la proposta di Gianni Carella e Fabio Giacobbe.
  13. Juventus defiant in match-fix controversy By Alex Thomas and Paul Gittings, CNN May 22, 2012 -- Updated 1714 GMT (0114 HKT) (CNN) -- When Juventus' long wait for a Serie A crown ended this month, it focused attention on the corruption scandals which have blighted Italian football in recent years. The Turin giants were stripped of the titles won in 2005 and 2006 and relegated to Serie B because of their involvement, along with several other top clubs, in match fixing. The "Calciopoli" affair saw former Juventus managing director Luciano Moggi banned for life by the Italian football authorities, and he is still facing criminal proceedings for sporting fraud. But while those successes were expunged from the record books, Juventus president Andrea Agnelli has told CNN that they still count for everyone involved with the club -- making it 30 Scudettos overall, not 28. After clinching the title two weeks ago with victory over Atlanta, a sign displaying the number 30 appeared at the entrance to Juve's new stadium, which has been used for the first time this season. "It's a very tough matter, I would say. One of the privileges of managing Juventus is managing people's dreams and emotions -- in our emotions and our feelings we have 30.""Well for the official records it's the 28th, for every single Juventina (Juventus fan) in the world it's the 30th," said the 36-year-old Agnelli, the fourth member of the famous family which owns car manufacturer FIAT to take the helm at Juventus. Three stars controversy Reports in Italy also claim that Juventus players will have three stars embroidered inside their official club badges on shirts to be worn next season. The tradition of depicting a star for every 10 championships won was started by Agnelli's father Umberto, a legendary former Juventus president. The move could put the club at odds with the Italian football federation (FIGC) at a time when another potential match-fixing scandal has been made public. The FIGC said in a statement last month that nine former Bari players were under investigation for the "alleged fixing of nine matches in last season's Serie A championship." Former Bari defender Andrea Masiello -- now playing for Atalanta -- was arrested as part of the probe which also implicated eight of his former teammates. In August 2011, former Atalanta captain and Italian international midfielder Cristiano Doni was banned for three and a half years for his part in the "Calcioscommesse" match-fixing and betting scandal involving Serie B matches. It left Atalanta, who were promoted from Serie B, with a six point penalty at the start of this year's Serie A season. Three stars on their shirts or otherwise, Agnelli, who took over the helm two years ago, is on a mission to restore his club's reputation as a major force. Statistically the most successful team in Italian football history, Juve also won the European title in 1985 and 1996. Champions League hopes Well for the official records it's the 28th, for every single Juventina in the world it's the 30th Andrea Agnelli Not content with going unbeaten through the Serie A season under coach Antonio Conte, Agnelli believes the Bianconeri can win the Champions League in their first appearance in the competition since the 2009-10 season. "It's never too early," he said. "Juventus takes part in every single competition with ambitions of winning it." The only blot on this season's copybook came in the final match, as an unbeaten 43-game run ended in the Coppa Italia final on Sunday. A 2-0 defeat to Napoli meant disappointment for Juventus legend Alessandro Del Piero in the final match of his 19-year career with the club. It was a bitter pill to swallow, but Agnelli is philosophical about the defeat. "If they would have asked me in September, 'At the end of the year you win the Scudetto but lose the Coppa Italia final,' I would have signed a hundred times no question about it, so we're extremely proud of what we've done," he said. "I think it's been an extraordinary result, let's say we've just missed a little topping on the cake and we might leave that for next year." What I've tried to do is to revive the pride of being at Juventus. We're all extremely proud that we've achieved that in only two years Andrea Agnelli Agnelli appointed former Juve player Conte after sacking Luigi Delneri as coach in May 2011 and it proved a master stroke. But Agnelli -- a graduate of Britain's prestigious Oxford University -- has had to overhaul the team and the club's commercial operations in order to compete with leading Europe rivals. "There's been a lot of changes," Agnelli admitted. "What I've tried to do is to revive the pride of being at Juventus. We're all extremely proud that we've achieved that in only two years." Star quality Working with Conte, Agnelli has placed the emphasis on youth and players who are on the upward curve in their careers. "We might not be full of stars but we're full of "wannabe" stars. He cites Chile midfielder Arturo Vidal as an example: "He is going to become a star -- he's 24, he's got over 40 caps for his national team, he can be a star." But Agnelli also credited his more senior players such as goalkeeper Gianluigi Buffon, who stayed with the club despite the relegation, and has special praise for retiring fans' favorite Del Piero. "I think Alessandro, as I've said many times, will always represent Juventus," he said. "He's been our captain for 10 years and what a finale -- lifting the trophy, that's an amazing story. I think we always have to be grateful to him." http://edition.cnn.com/2012/05/22/sport/football/football-juventus-agnelli/index.html?hpt=isp_c1 con i video
  14. Conte diffamato e mai interrogato, la fiducia della Juve, il fattore Capello Xavier Jacobelli - calciomercato.com 22-05-2012 La Juventus campione d'Italia lavora al rafforzamento della squadra in vista della prossima stagione. La tournée nordamericana, che prevede fra gli altri, i test con il Paris St.Germain e il Real Madrid, è soltanto un segnale dei progetti ambiziosi del club. Che, come calciomercato.com ha riferito, ha già pronto il rinnovo del contratto sino al 2015, in cambio di 3 milioni di euro netti a stagione. A frenare la strategia bianconera è l'inchiesta sulle scommesse, che non riguarda per nulla il club di Agnelli, ma ne condiziona l'operatività a causa delle pesanti accuse lanciate dal pentito Stefano Carobbio a Conte, in qualità di allenatore del Siena nella stagione 2010-2011. Prima considerazione: a parte il fatt9o che Carobbio è stato smentito da diversi ex compagni di squadra, il verbale del medesimo è datato 29 febbraio e oggi è il 22 maggio. Sono trascorsi 83 giorni, l'allenatore della Juve deve essere considerato un cittadino oggettivamente diffamato, eppure non è stato mai chiamato da Palazzi o dai suoi collaboratori perchè raccontasse la sua versione e ribattesse punto su punto alle parole dell'ex giocatore. Perchè? E' giusto questo? E' giusto che Conte, proprio nei giorni del trionfo tricolore, sia stato investito da gratuiti schizzi di fango propalati in quantità industriale? No che non è giusto. E, fermo restando il massimo rispetto per la metodologia lavorativa della procura federale, si può sapere, di grazia, quando Conte verrà ascoltato? Seconda considerazione: Conte è un galantuomo e un grande uomo di sport. Uscirà a testa alta da questa vicenda. La Juve lo sta difendendo a spada tratta, com'è giusto che sia. Ma il limbo in cui il tecnico viene sospeso dalla lentezza della giustizia sportiva, nuoce evidentemente a Conte e nuoce ai neocampioni d'Italia. Si dirà: è una questione di forma e non di sostanza, stante la reiterata fiducia della società nell'uomo che le ha appena dato lo scudetto. Ma, a volte, la forma è anche sostanza. Conte, la Juve, i tifosi della Juve hanno il diritto di pretendere che questa vicenda si chiuda in tempi rapidi. Terza considerazione: stamane su Qs Quotidiano Sportivo, il sempre bene informato collega Giulio Mola ha scritto che, a titolo precauzionale, la Juve ha bloccato Fabio Capello. L'indiscrezione è attendibile, la mossa è comprensibile e dettata dall'esigenza alla quale ogni società deve necessariamente sottostare ovvero, prefigurare i possibili scenari futuri, nella buona come nella cattiva sorte. Se - e il se è grande come i dubbi sull'attendibilità di un pentito che, pur di sfangarla, potrebbe dire di tutto - la Juve si ritrovasse nella malaugurata condizione di sostituire Conte, l'alternativa Capello sarebbe più che plausibile. Sia per il valore assoluto del signore di Pieris sia per i suoi eccellenti trascorsi bianconeri sia per gli strettissimi rapporti intrattenuti con Andrea Agnelli ("Con il quale mio padre si sentiva spesso quand'era a Londra", ha confidato Pierfilippo Capello, erede di Fabio, brillante avvocato e manager dello stesso genitore). Questa è la situazione ad oggi, 22 maggio 2012. Ottantatrè giorni dopo la verbalizzazione delle accuse di Carobbio. Alle quali, Conte non ha ancora potuto rispondere. E non per colpa sua.
  15. La Juve vuole tre stelle? E il Torino otto scudetti... Gasport - 18-05-2012 - pag. 18 .La Juventus reclama lo scudetto revocato in seguito a Calciopoli? Ebbene, anche il Torino vuole dire la sua. E nel giorno della promozione in A, sul pullman che portava la squadra in trionfo, è sbucato uno scudetto di cartone con scritto 8. Ossia i 7 titoli vinti dal Toro, più quello revocato in seguito al caso Allemandi del 1926-27.
  16. A Zeman dobbiamo riconoscenza perché ci riconcilia con il calcio Sebastiano Vernazza - Gasport - 21-05-2012 Il ritorno di Zeman, nell'anno in cui la Juve ha vinto il suo primo scudetto post Calciopoli: a suo modo, un segnale. La coscienza di Zeman: nessuno come lui ha fustigato il nostro calcio col senno di "prima" (con quello di "poi" sono capaci tutti). Il Boemo snocciolava nomi e magagne quando mla maggioranza stava allineata e coperta. Si è fatto molti nemici, gli juventini lo detestano, ma chi ama il calcio nella sua essenza concepisce Zeman come se fosse Zorro. Zeman è ritornato in A con una squadra bellissima come questo Pescara 2012, duplicato del Foggia zemaniano dei primi anni Novanta. Il boemo si era perso in improbabili avventure. Lo avevamo visto sbarcare in terre straniere, a Istanbul e a Begrado. Avevamo assistito al naufragio di Avellino. C'era stata una fiammata netta, ma la tendenza pareva netta: viale del tramonto, capolinea. Zeman è risorto nella scorsa stagione, nella sua seconda volta a Foggia, quando mancò di un pelo i playoff per la serie B e dimostrò che il suo fuoco non si era spento. Roba per amatori, però. Seman bisognava andarlo a cercare col lanternino su satellite e digitale terrestre. L'autunno del patriarca. E invece no. A Pescara un'altra primavera. I "tagli" che affettano le difese, gli attacchi furibondi. Unica differenza: la minor propensione al "tafazzismo": a 65 anni ha imparato a difendersi quel tanto che basta per non buttarsi via, in alcuni momenti lo abbiamo visto passare al 4-4-2. La saggezza di chi è consapevole di non aver più tempo da sprecare. A Zeman ritrovato dobbiamo riconoscenza per molti motivi. Veder giocare il suo Pescara riconcilia col calcio. E' rassicurante sapere che dietro tanta bellezza non c'è trucco e non c'è inganno. Siamo abbastanza convinti che questa squadra sia una proiezione della nazionale del futuro: Verratti, Insigne, Immobile, Caprari, Capuano. La meglio gioventù di oggi tirata su da un allenatore abituata ad inseguire il domani. Zeman è come l'utopia, si sposta sempre più in là e costringe a muoversi..
  17. Tempo scaduto Sentiti tutti tranne Conte Come funziona l'agenda di Palazzi? Aligi Pontani - repubblica.it -18-05-2012 Decideranno i giudici sportivi se Antonio Conte è davvero colpevole, e quanto castigo meriterà quella colpa: basta aspettare. Ma nel pantano popolato da mostri del calcio italiano, vale la pena di porsi - subito invece - qualche altra domanda: come procede la procura federale che indaga sullo scandalo scommesse? Quali sono i criteri che orientano le azioni del procuratore Palazzi? Qual è la sua strategia inquirente? Su quali basi scrive e detta l'agenda di interrogatori e deferimenti? Il caso Conte è esemplare. Vediamo. Il giocatore Carobbio, pentito, accusa l'allenatore della squadra in lotta per lo scudetto di essere stato coinvolto in un caso di combine quando allenava il Siena. Palazzi lo apprende in un interrogatorio nel quale il giocatore fornisce dettagli, circostanzia il racconto, cita i testimoni. Palazzi scrive il verbale della deposizione e lo mette agli atti. Poi comincia a cercare riscontri, torchiando tutti i tesserati del Siena coinvolti nella vicenda. Tutti tranne uno. Conte. Lui no, non viene convocato. Nessuno gli chiede: scusi, ci perdoni, la accusano di questo e quest'altro, ci spiega come andarono le cose? No, Conte no. Neppure quando, un mese fa, il suo coinvolgimento trapela sui giornali, e lui reagisce sdegnato parlando di veleni diffusi ad arte per fermare la Juventus. Ora, qui non si tratta di essere colpevolisti o innocentisti, tantomeno prima ancora che sia stato ipotizzato un processo. Si tratta di capire, però, in nome di quali principi l'ufficio inquirente della federcalcio abbia deciso di non convocare Conte fino ad oggi, 18 maggio. Ha sentito centinaia di persone, Palazzi: squadre intere coivolte nella lotta per la salvezza in serie A e in quella per la promozione in B, dirigenti, pentiti, direttori sportivi. Ha obbedito da bravo soldato all'ordine del generale Abete: fare presto e subito. Ha incardinato i primi processi sportivi per il 31 maggio, ha fatto passare notti da incubo a due terzi delle squadre di B, ha costretto i suoi disgraziati collaboratori a lavorare 48 ore consecutive, per 40 euro lordi al giorno. Però Conte non l'ha chiamato. Quando avrebbe potuto farlo? In un giorno qualsiasi dopo il verbale di Carobbio. Datato 29 febbraio. Settantotto giorni fa. Buon senso, dirà qualcuno, c'era il campionato da far finire. Lo dica alle 22 squadre e ai 61 tesserati deferiti l'8 maggio, nel pieno della fase decisiva dei loro campionati. Per loro non si poteva aspettare, fare presto, era lo slogan di Abete. Fare cosa, però, ancora non si sa.
  18. Masiello chiede di patteggiare Ventidue mesi per le combine La pena sarebbe sospesa con la condizionale, poi stesso percorso con Palazzi Francesco Ceniti - Gasport -16-05-2012 Un anno e 10 mesi di reclusione. E’ la richiesta di patteggiamento che Andrea Masiello ha presentato tramite l’avvocato Salvatore Pino. Toccherà al procuratore Laudati e al sostituto Angelillis dare una risposta. In caso di parere positivo, l’ultima parola sarà del gip Abbattista che valuterà l’equità della pena. Nell’attesa l’ex capitano del Bari, arrestato il 2 aprile con Giovanni Carella (anche quest’ultimo ha chiesto alla Procura di Bari di patteggiare la pena, a un anno e cinque mesi) e Fabio Giacobbe nell’inchiesta sul calcioscommesse, ha avanzato un’altra istanza: la revoca dei domiciliari. Collaborazione Il giocatore è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. In pratica aver alterato (o tentato) diverse gare dei biancorossi. L’emblema della combine è il derby perso 2-0 contro il Lecce: Masiello ha ammesso di aver preso parte dei 230 mila euro offerti da alcuni emissari (per l’accusa mandati dal club giallorosso) e di aver volontariamente causato l’autogol utile «a cristallizzare il risultato». Proprio l’atteggiamento collaborativo potrebbe portare la Procura ad accettare il patteggiamento: la sentenza sarebbe sospesa con la condizionale. Il difensore ora potrebbe tentare di chiudere in tempi brevi i conti con la giustizia sportiva. Anche qui l’avvocato spera di concordare la squalifica, facendo leva sullo status di «pentito»: le tante rivelazioni di Masiello saranno utilizzate da Palazzi che le contesterà a molti tesserati (anche nel giro della Nazionale). Nelle scorse settimane lo stesso procuratore Figc aveva ricordato come siano previsti «sconti» per chi non si trincerà dietro il muro di omertà. Un muro che ultimamente si sta sgretolando. Intanto, si svolgerà l’11 giugno l’udienza di arbitrato al Tnas di Cristiano Doni (squalificato 3 anni e mezzo).
  19. Danno a immagine Figc chiesto un risarcimento per Calciopoli: 120 milioni Nel mirino da Pairetto a Mazzini quotidiano.net - 15-05-2012 La Procura regionale della Corte dei Conti rispetto al danno arrecato alla Figc ha chiesto risarcimento da 120 milioni di euro per “danno di immagine” ai ex tesserati Figc coinvolti. Tra questi Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo l’ex vicepresidente Figc Innocenzo Mazzini, la segretaria Maria Grazia Fazi e alcuni ex arbitri, tra cui Massimo De Santis Roma, 15 maggio 2012 - Un risarcimento da 120 milioni di euro per “danno di immagine” è stato chiesto dalla Procura regionale della Corte dei Conti rispetto al danno arrecato alla Figc per la vicenda Calciopoli. La richiesta è stata formalizzata nel corso dell’udienza davanti alla sezione giurusdizionale dei giudici contabili del Lazio nel procedimento che chiama in causa gli ex designatori degli arbitri Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo e un’altra decina di ex tesserati Figc. Tra loro anche l’ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini, la segretaria Maria Grazia Fazi e alcuni ex arbitri, tra cui Massimo De Santis. Al termine dell’udienza il collegio, presieduto dal giudice Ivan De Musso, si è riservato di decidere. La sentenza è attesa entro l’estate.
  20. Esposto di Moggi & C. contro chi indagò Nell'atto depositato oggi si chiede di accertare se alcuni investigatori si siano resi responsabili di abuso d'ufficio, falso ideologico in atto pubblico e falsa testimonianza Tuttosport.it - 15-05-2012 ROMA - Un esposto-denuncia nel quale si chiede che vengano svolti accertamenti nei confronti di chi ha investigato sulla cosiddetta Calciopoli, l’allora maggiore Auricchio, alcuni carabinieri e i pm Narducci e Beatrice, alla luce di alcune risultanze emerse nel corso del dibattimento tenutosi a Napoli, è stato presentato oggi da alcuni imputati del processo, tra i quali l'ex dg della Juventus Luciano Moggi e gli ex arbitri Pierluigi Pairetto e Massimo De Santis. Ma anche l’ex arbitro Bertini e l’assolto assistente romano Enrico Ceniccola. Nell'atto depositato oggi da Moggi, De Santis, Ceniccola e Bertini in persona a piazzale Clodio si chiede di accertare se alcuni investigatori si siano resi responsabili di abuso d'ufficio, falso ideologico in atto pubblico e falsa testimonianza. Allegate all'esposto alcune dichiarazioni fatte durante il processo svoltosi a Napoli ed informative di polizia giudiziaria. Il focus dell’esposto il giallo del video scomparso del sorteggio di Coverciano del 13 maggio 2005 presuntamente taroccato e la controversa testimonianza di Auricchio a Napoli.
  21. «Brescia sempre danneggiato Ma presto sarò... ricchissimo» L'INTERVENTO. Estromessi dai play-off i biancazzurri seguono l'evolversi del nuovo scandalo delle scommesse Corioni duro: «Da Moggiopoli al calcio-scommesse, noi sempre puliti e sempre penalizzati Retrocessi dopo stagioni alterate, spero di ottenere il risarcimento milionario che attendo» Vincenzo Corbetta - Bresciaoggi.it -13/05/2012 «Presto sarò molto ricco, così voi giornalisti la smetterete di scrivere che non ho soldi». Gino Corioni, il giorno dopo l'estromissione aritmetica del suo Brescia dai play-off, ha la battuta pronta e il realismo di chi sa che la serie A ormai è perduta: «Meglio tranquillizzare tutti: da questa nuova ondata di inchieste per le scommesse non mi aspetto niente - ribadisce il presidente del Brescia -. Piuttosto, sono più fiducioso sull'esito della causa che abbiamo intentato per Calciopoli. Mi aspetto un bel risarcimento di svariate decine di milioni di euro». A due giornate dalla fine il Brescia è fuori dai play-off. Per il campo è così, ma questo non significa fallimento: «Eravamo partiti per salvarci e ci siamo riusciti con grande anticipo, direi: questo era il nostro obiettivo di partenza», dichiara Gino Corioni. ORA CHE la fine del campionato si avvicina, ci sono nodi che vanno sciolti: dall'allenatore al direttore sportivo; dalla squadra da rifondare alla società da rinforzare. E la questione stadio, l'attesa di risposte da parte delle istituzioni per non dover emigrare per la Coppa Italia. La sede prescelta potrebbe essere Cesena, sia per il gemellaggio tra tifoserie sia per agevolare i bresciani in vacanza sulla Riviera romagnola in agosto. Ma chissà, in agosto, in che stato sarà il calcio italiano dopo i processi, dopo i ribaltoni: «Ribaltoni? Io non mi aspetto ribaltoni, non mi aspetto niente di niente e lo dico non avendo letto nessuna carta, nessun atto. Non so assolutamente nulla, credetemi, sto solo a quello che leggo sui giornali». E QUEL che legge sui giornali, al presidente, fa salire la rabbia: «È già accaduto nel 2005 e anche lo scorso anno: il Brescia è retrocesso al termine di campionati che non sono andati come dovevano andare. È un fatto che il Brescia non solo non è mai stato coinvolto, ma è anche parte lesa». L'unico tesserato deferito è il direttore sportivo Andrea Iaconi, tirato in ballo anche da Filippo Carobbio per una presunta combine ai tempi del Grosseto. Iaconi, che dicono moralmente provato dalla vicenda ma pronto a combattere, in 30 anni di carriera non ha mai avuto bisogno di un avvocato. E questo non cambierà l'intenzione della società di proporre a Iaconi l'allungamento del contratto, portandolo a 4 anni. CORIONI, al di là delle rivendicazioni dell'estranietà del Brescia e dei suoi tesserati al ciclone scommesse, è scettico sulla possibilità di un Brescia ripescato: «Piuttosto mi aspetto la felice conclusione del processo per Calciopoli. E allora voi giornalisti la smetterete di dire che non ho soldi, perchè diventerò molto ricco». E allora chissà che squadrone, in attesa degli sviluppi sul nuovo scandalo delle scommesse: «Ma il presidente fa bene a essere così realista - spiega l'avvocato Bruno Ghirardi, legale di fiducia della famiglia Corioni -. Oggi come oggi pensare a vantaggi immediati per il Brescia significherebbe illudere la gente su un qualcosa che difficilmente potrebbe accadere. Più credibile che l'anno prossimo la serie B parta con una spaccatura già netta e con qualche squadra che non ci sarà più». L'hanno ribattezzata classifica siberiana, prevede il segno meno davanti ai punti in classifica, come nelle temperature invernali: «Il Brescia, come è giusto che sia, sarà vigile ma è inutile alimentare illusioni - ribadisce l'avvocato Ghirardi -. Pensare a uno stravolgimento dei verdetti del campo, almeno in serie B, non è saggio. Certo, il Brescia è parte lesa come lo è stato nel 2005». La qualificazione ai play-off, probabilmente, avrebbe dato alla società di via Bazoli qualche chance in più di essere ripescata. «Ma in Lega - perchè Bruno Ghirardi è anche legale della Lega Calcio - il Brescia è considerato un modello per il calcio italiano. Quest'anno ha centrato tre obiettivi: ha risanato il bilancio recuperando risorse, ha valorizzato giovani interessanti, ha ottenuto ottimi risultati lottando per i play-off fino quasi alla fine».
  22. Le inchieste del calcio «Serie A toccata dalle scommesse» Abete e Petrucci sugli sviluppi delle indagini: «Siamo realisti: ci aspettiamo altri deferimenti» Maurizio Galdi - Gasport - 15-05-2012 Abete e Petrucci uniti per il rispetto delle regole, soprattutto se si chiamano «responsabilità oggettiva». Il presidente federale parla da Coverciano dove con il c.t. Cesare Prandelli e il direttore generale Antonello Valentini, ha presentato la lista dei convocati per gli Europei. Il presidente del Coni rilancia da Rieti dove era per un convegno organizzato dall’Alma Salus. Responsabilità oggettiva «Le regole vanno rispettate, per il futuro possono essere migliorate com’è stato fatto per i fenomeni di violenza dove le società che hanno dimostrato di essersi attivate per garantire che non accadano certi episodi, vengono sanzionate in maniera diversa o assolte del tutto — spiega Abete ai cronisti —. Per le situazioni in essere non può non valere la norma esistente, senza dimenticare che il principio della responsabilità oggettiva è un principio cardine dell’ordinamento sportivo». «Lo scandalo del calcio ha colpito e non sappiamo come finirà — ha detto Petrucci – Sono realista, mi aspetto quello che c’è scritto sui giornali. Però la mia serenità è che c’è una federazione seria alle spalle con organi giudicanti seri e con il procuratore Palazzi e i suoi collaboratori che stanno lavorando correttamente e seriamente». Le inchieste E poco prima di recarsi a Coverciano, Abete a Radio Anch’io Lo Sport di RadioRai aveva fatto il punto sullo scandalo calcioscommesse: «Palazzi svolge il suo ruolo di pubblico ministero e di soggetto che fa indagini e poi deferisce. Successivamente vedremo le valutazioni degli organi di giustizia sportiva. Ci sono stati i deferimenti relativi alle carte di Cremona e domani o dopodomani dovrebbero arrivare i documenti di Bari. Probabilmente quando arriveranno gli atti di Laudati che riguardano il Bari dello scorso anno, che militava nel massimo campionato, l’attenzione si sposterà sul campionato di serie A». In realtà è probabile che la trasmissione della documentazione da Bari possa slittare di qualche giorno visto che la Procura sta chiudendo gli ultimi aspetti dell’inchiesta. Pulizia «Dobbiamo trasmettere non solo una faccia pulita ma anche senso di appartenenza e voglia di fare pulizia — ha detto sul calcioscommesse il commissario tecnico Azzurro, Cesare Prandelli —. Abbiamo la necessità morale di fare pulizia». E di pulizia parla a La politica nel pallone, anche il presidente del Parma Tommaso Ghirardi: «Sono schifato, ogni 2-3 anni succede qualcosa. Speriamo che questa volta sia fatta pulizia, sia fatto ordine, che ci siano delle regole da rispettare semplici, molto pratiche e molto chiare altrimenti si continua a girarci attorno per eluderle». ************************************************* L'inchiesta di Bari Ultrà in silenzio. Non rispondono davanti al gip Sblendorio e Loiacono sono accusati di aver minacciato i calciatori: 2 gare nel mirino Gasport -15-05-2012 Dalle minacce alle bocche chiuse. Questa è la scelta che ieri hanno fatto Roberto Sblendorio e Raffaele Loiacono, i due capi ultrà arrestati giovedì scorso dai carabinieri di Bari nell'ambito dell'indagine sul calcioscommesse. Davanti al gip che li ha visti in carcere per l'interrogatorio di garanzia, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Sblendorio e Loiacono sono accusati di violenza privata aggravata ai danni dei calciatori del Bari, ai queli nella passata stagione calcistica avrebbero chiesto di "perdere" (contro Cesena e Sampdoria). La stessa accusa pende su un altro capo ultrà, Alberto Savarese (attualmente ai domiciliari), che sarà interrogato dopodomani presso il tribunale di Bari. Sviluppi - Intanto l'inchiesta prosegue e il filone relativo alla frode sportiva potrebbe essere chiuso in breve tempo, in modo da dare i documenti necessari al procuratore Palazzi. La pista più calda è sempre quella che porta ai soldi (230 mila euro) consegnati a Masiello e soci per la sconfitta nel derby con il Lecce. Per gli inquirenti il denaro passato in più tranche dall'imprenditore Quarta e dall'avvocato Starace sarebbe stato in realtà messo a disposizione da Pierandrea Semeraro, allora presidente del club giallorosso. Nei giorni scorsi sono stati effettuati alcuni controlli bancari sui costi del dirigente. Non solo, importante anche la verifica dei tabulati telefonici. Tutto il materiale dovrebbe permettere agli investigatori di ricostruire la vicenda. Sviluppi sono attesi nelle prossime settimane. ************************************ Il caso - Ieri in sede la Procura Federale Caso Genoa-Siena: sentiti i giocatori Filippo Grimaldi - Gasport - 15-05-2012 La Procura Federale ha avviato ieri mattina (proseguendo sino a tarda sera: possibile un prolungamento delle audizioni nella mattinata odierna) l'acquisizione delle prove testimoniali dei tesserati rossoblù presenti sul prato del Ferraris il 22 aprile scorso, quando Genoa-Siena venne sopsesa per 44 minuti in seguito a un'invasione ultrà dalla gradinata nord del settore dei distinti. Sino ad oggi sono stati comminati 110 daspo di durata fra i tre e i cinque anni ai responsabili del gravissimo episodio, 12 dei quali già indagati con varie ipotesi di reato: l'inchiesta penale prosegue e mira a individuare tutti i tifosi che hanno fatto irruzione in un altro settore, alcuni dei quali già con precedenti specifici a loro carico. Seconda fase. La visita della Procura nella sede genoana di Villa Rostan a Pegli era stata decisa già il 24 aprile scorso, quando nell'albergo milanese sede del ritiro rossoblù prma della gara con il Milan, erano stati ascoltati quattro protagonisti di quella gara (Frey, Rossi, Sculli e Mesto), oltre all'ormai (quasi) ex diesse Capozucca. Tutti da valutare i possibili sviluppi dell'inchiesta sportiva: a caldo, giocatori e società spiegarono che l'ordine di togliersi le maglie era arrivato dalle forse dell'ordine presenti sul terreno di gioco. Una versione dei fatti, questa, poi rivista nelle ore successive, quando si fece strada l'ipotesi che la folle richiesta fosse partita dagli stessi ultrà, che il 12 gennaio avevano fatto irruzione negli spogliatoi del Pio XII, a Pegli, minacciando anche alcuni giocatori.
  23. TELECOM DELLE MIE TRAME - BEBÈ BERNABÈ CAMBIA MUSICA E PROPORRA' ALLA PROSSIMA ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI L'AZIONE SOCIALE DI RESPONSABILITA', CIOÈ LI VUOLE TRASCINARE IN TRIBUNALE, CONTRO L'EX AD E VICE PRESIDENTE CARLO BUORA, PER LE VICENDE RELATIVE AL PROCEDIMENTO SECURITY E L'EX AMMINISTRATORE DELEGATO RICCARDO RUGGIERO PER LE INDAGINI SULLE SIM FALSE… Dagospia - 15-05-2012 Radiocor RICCARDO RUGGIERO Telecom Italia proporra' alla prossima assemblea degli azionisti l'esercizio dell'azione sociale di responsabilita' contro l'ex ad e vice presidente Carlo Buora, per le vicende relative al procedimento Security e l'ex amministratore delegato Riccardo Ruggiero per le indagini sulle sim false. FRANCO BERNABECARLO BUORA Franco Bernabe', presidente esecutivo di Telecom Italia, rispondendo alla richiesta di diffusione di informazioni da parte della Consob, ha dichiarato che il cda di Telecom Italia del 9 maggio ha deciso di porre in essere nei confronti di Buora e Ruggiero atti interruttivi alla prescrizione, che scadrebbe il 3 dicembre 2012, propedeutici all'esercizio dell'azione sociale di responsabilita', che sara' inserita all'ordine del giorno in apposita assemblea
  24. Inchiesta Ecco tutte le spiate di Telecom Paolo Biondani - espresso.repubblica.it -14-05-2012 Il rapporto finale di Deloitte squarcia il velo sulla montagna di dossier illegali realizzati da Tavaroli e soci ai tempi di Tronchetti Provera. Che però, alla fine, l'ha fatta franca. Tra le vittime - più di quattromila - il calciatore Bobo Vieri, gli amici e i domestici della moglie di Tronchetti, l'ex vicedirettore dell'Espresso Massimo Mucchetti e perfino l'attuale numero uno della società, Franco Bernabè I padroni del vapore non pagano mai. La Procura di Milano ha fatto cadere il muro di segretezza che dal dicembre 2010 copriva un pezzo di storia del capitalismo italiano: la scelta dei vertici di Telecom di non chiedere alcun risarcimento ai precedenti top manager guidati da Marco Tronchetti Provera, il numero uno della Pirelli, che conquistò il gruppo telefonico nel luglio 2001. Finora si sapeva solo che la gestione Tronchetti era stata passata al setaccio dalla società di revisione Deloitte. Il rapporto finale però è rimasto riservato: nonostante le richieste degli azionisti di minoranza, ha potuto leggerlo solo il consiglio d'amministrazione. Solo ora è diventato pubblico, con la chiusura dell'inchiesta penale sulle sim card gonfiate, nata proprio da quei controlli. Il rapporto integrale della Deloitte (più di 1.500 pagine) analizza tutti i problemi giudiziari che hanno colpito il colosso telefonico negli anni di Tronchetti: lo scandalo dei dossier spionistici di Pirelli e Telecom, le maxi-evasioni fiscali della controllata Sparkle, la scoperta di 6,8 milioni di schede dei telefonini intestate a clienti inesistenti e un nuovo filone d'indagine, che riguarda traffici sospetti con società di San Marino. Il capitolo più corposo è sulle deviazioni della security: l'apparato spionistico organizzato da Giuliano Tavaroli, l'ex carabiniere chiamato da Tronchetti prima alla Pirelli e poi a Telecom. Tavaroli e molti altri indagati come l'informatico Fabio Ghioni, arrestati tra il 2006 e il 2007, hanno confessato e sono stati già condannati. Tronchetti è indagato solo dall'anno scorso e solo per alcune "operazioni", come le presunte corruzioni in Brasile che nel 2004 decisero un memorabile scontro con gli investigatori della Kroll. Nonostante nove mesi di carcere preventivo, Tavaroli ha sempre difeso Tronchetti, che a sua volta ha giurato di non essere stato "mai informato delle attività illecite". Nei giorni scorsi, dopo i giudici milanesi, anche la Cassazione ha giudicato "elusiva" e "poco credibile" l'autodifesa di Tronchetti. Ma l'inchiesta penale resta in salita: l'accusa dovrebbe dimostrare una complicità piena nei reati. Per chiedere un risarcimento civile, invece, basta molto meno: ad esempio, è sufficiente provare che non c'erano controlli sulle spese. Per questo il rapporto Deloitte elenca decine di "indicatori di possibile percezione e condivisione degli illeciti con il vertice aziendale". I costi per le "consulenze investigative", per cominciare, esplodono con l'arrivo di Tavaroli, passando da 3 milioni a oltre 21, e ogni anno sforano il budget (anche del doppio). In totale i collaboratori esterni della security, poi arrestati, incassano più di 58 milioni di euro. Il rapporto esamina otto blocchi di "anomalie" che avrebbero dovuto allarmare i capi-azienda: si va dagli investigatori pagati "su conti esteri, tramite società non trasparenti, con fatture in codice che non spiegano la prestazione" alle "buste di contanti consegnati alla lobbista che teneva i rapporti coi politici". Nonostante le prime segnalazioni interne (dicembre 2003), Tavaroli continua a essere autorizzato a strapagare gli investigatori-spioni con "procedura semplificata e riservata", cioè senza controlli e senza neppure conservare la documentazione. E intanto allarga i suoi poteri alle intercettazioni giudiziarie, che prima dipendevano dall'ufficio legale, come denunciò "l'Espresso" già nel dicembre 2004. Solo dopo essere stato indagato e perquisito, nel luglio 2005 Tavaroli viene mandato via con una liquidazione di 790 mila euro, ma continua a essere stipendiato come "consulente sia di Telecom che della Pirelli in Romania". In aggiunta, a lui e ad altri condannati, come il responsabile degli attacchi informatici Ghioni, l'azienda concede un "salvacondotto": la garanzia di non dover risarcire nessuno. E paga pure i loro avvocati, versando oltre 1,7 milioni ai principali indagati nel pieno dell'inchiesta. *********************************************************************************** Documento Telecom, il Cda assolve mister Pirelli Il documento con cui il consiglio di amministrazione dell'azienda assolve Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora, manager sotto cui è scoppiato il caso Tavaroli espresso.repubblica.it - 14 maggio 2012 L'amministratore delegato Francò Bernabè presenta il rapporto Deloitte che chiede l'azione di responsabilità, ma il blocco Mediobanca-Generali fa muro e impone una bocciatura immediata, con l'appoggio dei rappresentanti degli altri grandi azionisti come Banca Intesa. Ecco il verbale del consiglio di amministrazione di Telecom che nel dicembre 2010 ha deciso di mandare in prescrizione l'azione societaria di risarcimento (nome in codice, progetto Greenfield) a carico degli ex top manager Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora, con il solo voto contrario del consigliere indipendente Luigi Zingales. Il documento offre uno spaccato straordinario sui rapporti di forza che governano un'azienda strategica per l'economia italiana.
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