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bidescu

Michele Padovano

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Joined: 22-May-2006
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HO bellissimi ricordi

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Joined: 28-Jan-2007
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Grandissimo,mi dispiacque molto quando fu ceduto.

Di lui un nitido e indimenticabile ricordo: Juve-Real 2-0 ed il suo gol... .rulez

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Joined: 01-Apr-2008
6 messaggi

Ho sempre avuto un debole per i giocatori efficaci.

Grande Michele

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Joined: 07-Feb-2006
2910 messaggi

qualche problemino con la giustizia se non erro(forse droga)

chiss? che fine ha fatto

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Joined: 08-Apr-2008
817 messaggi

Anche per me il ricordo di Padovano ? legato a quella grande partita con il Real. Dopo aver perso al Bernabeu 1-0 dovevamo vincere senza subire goal. Il primo lo fece Del Piero bucando la barriera e battendo Canizares e il secondo, indimenticabile, lo realizz? Michele Padovano in mezzo al delirio. Io ne ho visto tante di partite al Delle Alpi ma un pubblico come quella sera (saremo stati in 90.000), ricordo che la gente, sotto gli occhi dei celerini, continuava a scavalcare i cancelli ed entrare a fiumi. Ma che vittoria ragazzi, che scialo. Indimenticabile.

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Joined: 04-Apr-2006
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Inviato (modificato)
File:Michele Padovano - Juventus FC 1996-97.jpg - Wikipedia
Modificato da Socrates

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Joined: 31-May-2005
141 messaggi
Sollievo Michele Padovano: assolto dopo 17 anni dall'accusa di  narcotraffico "Il giorno più importante della mia vita" - Eurosport
 
Modificato da Socrates

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Joined: 13-Apr-2009
409 messaggi
Grandissimo,mi dispiacque molto quando fu ceduto.

Di lui un nitido e indimenticabile ricordo: Juve-Real 2-0 ed il suo gol... .rulez

.quoto .quoto

il gol contro il real

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Joined: 13-Jun-2005
21834 messaggi

Ti dobbiamo pi

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Joined: 04-Apr-2006
130805 messaggi
Inviato (modificato)

55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   MICHELE PADOVANO

 

La Cassazione annulla la condanna per droga all'ex Juve Padovano | Calcio e  Finanza

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Michele_Padovano

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Torino
Data di nascita: 28.08.1966
Ruolo: Attaccante
Altezza: 178 cm
Peso: 71 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: Harley Davidson

 

 

Alla Juventus dal 1995 al 1997

Esordio: 27.08.1995 - Serie A - Juventus-Cremonese 4-1

Ultima partita: 24.09.1997 - Coppa Italia - Juventus-Brescello 4-0

 

63 presenze - 18 reti

 

1 scudetto

2 supercoppe italiane

1 champions league

1 supercoppa Uefa

1 coppa intercontinentale

 

 

Michele Padovano (Torino, 28 agosto 1966) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante.

 

Michele Padovano
Italia vs Moldavia (Trieste, 1997) - Michele Padovano.jpg
Padovano in nazionale nel 1997
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 178 cm
Peso 71 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Attaccante
Termine carriera 2001
Carriera
Giovanili
1979-1982   Barcanova
1982-1985   Asti TSC
Squadre di club
1985-1986   Asti TSC 24 (5)
1986-1990   Cosenza 103 (22)
1990-1991   Pisa 30 (11)
1991-1992   Napoli 27 (7)
1992-1993   Genoa 27 (9)
1993-1994   Reggiana 29 (10)
1994   Genoa 2 (0)
1994-1995   Reggiana 19 (7)
1995-1997   Juventus 63 (18)
1997-1999   Crystal Palace 12 (1)
1999-2000   Metz 9 (4)
2000-2001   Como 12 (2)
Nazionale
1997 Italia Italia 1 (0)

 

Caratteristiche tecniche

Attaccante scattante e rapido nel calciare, mancino, possedeva un ottimo tiro; intuitivo, spesso risolutivo anche da subentrante, si mostrava abile nello smarcarsi nonché a suo agio anche come rigorista.

Carriera

Giocatore

Club

Primi anni, Cosenza
180px-Michele_Padovano.jpg
 
Padovano con la maglia del Cosenza a una partita commemorativa del 2008

 

Padovano iniziò la sua carriera professionistica in Serie C2 con l'Asti TSC nella stagione 1985-1986.

 

Nell'ottobre 1986 si trasferì al Cosenza, restandovi per quattro anni e ottenendo sotto la guida di Gianni Di Marzio una promozione dalla Serie C1 alla Serie B attesa da oltre vent'anni. Con la squadra calabrese sfiorò nell'annata successiva la promozione nella massima serie, mancata solo per la classifica avulsa.

Pisa, Napoli, Genoa e Reggiana

Nel 1990 l'attaccante fece il suo esordio in Serie A con il Pisa, mettendo a segno 11 reti in 30 partite. In seguito continuò a giocare nella massima serie calcistica italiana vestendo le blasonate maglie di Napoli e Genoa, oltreché quella della matricola Reggiana.

 

180px-Michele_Padovano_-_AC_Reggiana_199
 
Padovano in azione alla Reggiana nel 1994

 

Anche grazie ai 10 gol segnati nell'arco del primo campionato giocato con la maglia granata, la Reggiana riuscì a centrare la sua prima salvezza alla stagione d'esordio in Serie A, nonostante le lunghe discussioni con il tecnico dell'epoca, Giuseppe Marchioro.

 

Al termine di questo campionato tornò inizialmente a Genova per 1,5 miliardi di lire, tuttavia fu richiamato a Reggio Emilia nel corso della sessione autunnale di mercato, segnando 7 gol in 19 partite che stavolta non bastarono a salvare la squadra dalla retrocessione in Serie B.

Juventus

Le prestazioni offerte a Reggio Emilia fecero convergere su Padovano le attenzioni della Juventus di Marcello Lippi, che nell'estate 1995 lo acquistò per 7 miliardi di lire. Nelle successive due stagioni in Piemonte, dove s'inserì nelle gerarchie quale prima riserva dell'attacco, diede il suo apporto nelle vittorie di uno scudetto, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa UEFA e due Supercoppe di Lega.

 

180px-Michele_Padovano_-_1996_-_Juventus
 
Padovano con la maglia della Juventus nel 1996

 

In particolare, nella prima stagione contribuì al trionfo del club torinese nella Champions League 1995-1996, dapprima mettendo a segno il decisivo gol del 2-0 nel retour match dei quarti di finale contro il Real Madrid, che valse il passaggio alle semifinali, e poi trasformando uno dei tiri di rigore nella vittoriosa finale di Roma contro l'Ajax; nella seconda, realizzò una doppietta nella finale di andata della Supercoppa UEFA 1996 vinta in goleada a Parigi contro il Paris Saint-Germain.

Esperienze all'estero, ultimi anni

Infortunatosi in nazionale, nell'estate 1997 la Juventus decise di cedere Padovano al Crystal Palace di Attilio Lombardo per 5,5 miliardi di lire (1,7 milioni di sterline), con cui tuttavia giocò poche volte realizzando un unico gol in campionato. La sua avventura in Premier League è stata così negativa che in una classifica dei 50 peggiori attaccanti che abbiano mai calcato i campi del massimo livello inglese, è posto in ventottesima posizione.

 

Nel 2001 l'attaccante terminò la sua carriera da calciatore, dopo aver disputato le ultime stagioni da professionista con il Metz e il Como.

Nazionale

Nel 1997 Padovano venne convocato per la prima volta nella nazionale italiana dall'allora commissario tecnico Cesare Maldini, in occasione delle gare di qualificazione al campionato del mondo 1998 contro Moldavia e Polonia. Dopo il debutto contro i moldavi, battuti 3-0 a Trieste il 29 marzo, durante un allenamento a Chorzów in vista della gara contro i polacchi, l'attaccante scivolò a terra mentre stava battendo un calcio di rigore, procurandosi uno strappo muscolare che non gli permise più di competere al massimo, concludendo quindi anche la sua esperienza in azzurro con una sola presenza.

Dirigente

Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, rimase a lavorare nel mondo del calcio. La prima esperienza manageriale fu nei quadri della Reggiana nel 2002. Nel 2005 ricoprì il ruolo di direttore sportivo nel Torino guidato da Giovannone, fino alla cessione della società a Urbano Cairo. Dal febbraio al maggio del 2006 fu quindi dirigente sportivo dell'Alessandria.

 

Nel 2010 venne assunto come consulente di mercato dalla Pro Patria, ma il 15 giugno dello stesso anno rassegnò le dimissioni. Nel luglio 2021 assume la carica di direttore generale del Casale, per poi terminare la sua esperienza col club monferrino nel marzo 2022.

Procedimenti giudiziari

Al termine dell'attività agonistica Padovano venne coinvolto in un procedimento giudiziario conclusosi, dopo diciassette anni, con una sentenza di assoluzione.

 

Nel maggio 2006 venne arrestato nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Torino su di un traffico di hashish, accusato di avere un ruolo nell'organizzazione a delinquere che gestiva lo spaccio. Nell'ottobre 2011 il pubblico ministero chiese per Padovano 24 anni di carcere: il successivo dicembre il tribunale lo condannò in primo grado alla pena di 8 anni e 8 mesi di reclusione, ridotti a 6 anni e 8 mesi in appello. Sempre professatosi innocente – «mi accusarono di avere finanziato un traffico di droga, invece ho solo prestato 40 mila euro a un amico d'infanzia che sarà stato pure un delinquente ma resta un amico. Mi aveva detto che gli servivano per un debito...» –, scontò 3 mesi in prigione e 8 ai domiciliari, in attesa di giudizio.

 

Nel gennaio 2021 la Corte suprema di cassazione annullò le precedenti condanne e dispose un giudizio di rinvio affinché una nuova corte d'appello valutasse la sua posizione. Nel gennaio 2023 il processo d'appello bis assolse definitivamente Padovano da ogni accusa.

Palmarès

Club

220px-Juventus_FC_-_Champions_League_199
 
Padovano (in primo piano) festeggia con i compagni di squadra la vittoria della Juventus nella Champions League 1995-1996

Competizioni nazionali

Competizioni internazionali

 

 

Modificato da Socrates

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   MICHELE PADOVANO

 

Padovano, annullata la condanna per droga dell'ex Juve. Processo da rifare  - La Gazzetta dello Sport

 

 

 

«Ha dinamite nelle gambe – scrive di lui Renato Tavella – e cervello fino. Intuisce, scatta, sa smarcarsi. Tira e segna. Poi ha dalla sua un’altra molla decisiva che lo agita al meglio: il desiderio di imporsi, di non lasciarsi sfuggire la grande occasione arrivata. Giocare nella Juve, in una grande squadra, dopo una carriera dura e sempre combattuta nei ranghi di società minori. Onore al merito, quindi, alla valorosa grinta di Padovano, torinese cresciuto al calcio nel Barcanova, una delle più gloriose società dilettantistiche piemontesi. L’uomo è temprato e conosce il senso della fatica e dell’impegno. Niente di meglio per Lippi, sempre alla caccia, dentro l’animo dei suoi giocatori, di motivazioni forti e nuove».
 
SILVIA GROSSO, DA “HURRÀ JUVENTUS” DELL’AGOSTO 1995
Nel primo giorno di ritiro, Michele Padovano e il ritratto della felicità, e non è difficile immaginare il perché. Sa che la Juventus rappresenta un punto di svolta nella sua carriera ed è onorato di vestire la gloriosa casacca bianconera. Avrà poi la possibilità di scendere in campo ogni domenica con il tricolore cucito addosso, per difenderlo dagli assalti delle inseguitrici e tenerlo ben stretto il più a lungo possibile. Per non parlare dell’opportunità di giocare in Champions League, competizione che non ha certo bisogno di presentazioni e che costituisce un traguardo per qualsiasi calciatore professionista. Ma c’è un ulteriore fattore che rende ancora più emozionante l’esperienza bianconera di Michele Padovano: la possibilità di giocare a Torino, la città dove è nato. E non è poco, se pensiamo a quante squadre ha dovuto cambiare, in giro per l’Italia. prima di riuscire a tornare a casa
Ripercorrendo in breve la sua carriera scopriamo che ha incominciato come professionista nell’Asti T.S.C. in serie C2, nella stagione 1985/86; l’anno successivo è passato nelle fila del Cosenza, dove è rimasto per quattro stagioni, conquistando nel 1987/88 la promozione in serie B. Nel 1990/91 ha disputato ii primo campionato in serie A, con ii Pisa, mettendo a segno ben 11 reti, che costituiscono ii suo record personale. Dopo questa prima esperienza nella massima serie ha iniziato a girovagare per l’Italia, cambiando società ogni anno: Napoli, Genoa, Reggiana, di nuovo Genoa agli inizi del campionato 1994/95, poi ancora Reggiana nel novembre ‘94 e ora l’arrivo alla Juventus.
Noi di “Hurrà Juventus” lo abbiamo incontrato nel giorno dell’inizio del ritiro estivo, che ha coinciso con la sua presentazione ufficiale in bianconero, e lo abbiamo trovato pieno di entusiasmo e di umiltà. Ecco i suoi primi pensieri targati Juve: «Sono felicissimo di essere qui, è ovvio. Queste è la più grossa occasione della mia carriera e spero di riuscire a sfruttarla al meglio. Il mio primo traguardo consiste nei farmi trovare pronto quando Lippi avrà bisogno di me. So di avere davanti attaccanti del calibro di Fabrizio Ravanelli e Luca Vialli, senza dimenticare Del Piero, che hanno disputato una stagione eccezionale ed è giusto che partano titolari. Starà a me riuscire a farmi valere e apprezzare quando sarò chiamato in causa. Questa situazione non mi penalizza, anzi mi fornisce una motivazione in più, da aggiungere alle tante legate al semplice fatto di giocare nella Juventus, la squadra campione d’Italia, dalla quale tutti si aspettano sempre il massimo e contro la quale tutti giocano sempre con il massimo accanimento. Comunque gli impegni non mancheranno e penso che ci sarà spazio anche per me. So che alla base dei successi della scorsa stagione c’è stata la forza e l’unità del gruppo; ritengo che anche in futuro l’armonia all’interno dello spogliatoio giocherà un ruolo fondamentale e per questo motivo farò il possibile per inserirmi nel migliore dei modi. Del resto mi sto già trovando benissimo con tutti quanti. In questo sono facilitato dal mio carattere socievole e dall’esperienza accumulata con gli anni: per me cambiare squadra e fare amicizia con nuovi compagni non è certo una novità».
Nel tentativo di conoscere un po’ meglio l’ultimo arrivo di casa Juve, gli abbiamo domandato di presentarsi ai suoi nuovi tifosi, descrivendo le proprie caratteristiche di calciatore.  «Io sono un attaccante, questo è sempre stato il mio ruolo. Posso giocare sia in appoggio a un altro attaccante. Comunque sono versatile e non credo che avrò difficoltà ad adattarmi agli schemi del mister. Per il resto non saprei cosa dire... preferisco farmi conoscere con i fatti, con le buone prestazioni e con i gol».
Visto che non ama dilungarsi suite proprie doti tecniche, ricordiamo che i Padovano è un giocatore dotato di forza fisica, abile nel gioco a terra e, grazie all’ottima elevazione, anche in quello aereo; particolare non trascurabile è infine la sua costanza in fatto di marcature.
Nel giro di pochi mesi la vita di questo calciatore è cambiata. Con la Juventus ha la possibilità di giocare ai massimi livelli e di vivere una realtà agonistica a lui ancora sconosciuta. Ecco le sue considerazioni: «La Juve è la più grande squadra in cui ho avuto occasione di giocare, una squadra sempre competitiva su tutti i fronti, con un’organizzazione di gioco che, nello scorso campionato, l’ha resa irresistibile. Basta pensare a quante occasioni-gol si creano in ogni partita: sono davvero tante e, per un attaccante, questo è fondamentale. In passato mi capitava di avere un’occasione-gol ogni due o tre partite e la preoccupazione principale era, di solito, la salvezza. Ora, con la Juve, la mia vita e il mio modo di vivere il calcio sono cambiati. Spero che la squadra continui a vincere e che lo faccia anche con il mio contributo. Sarà bellissimo doversi preoccupare di rimanere ai vertici, di vincere sempre. Penso che mi ci abituerò in fretta».
D’altronde giocare nella Juve significa proprio questo: capire che conta solo vincere. E Padovano l’ha già capito.
〰.〰.〰
L’esordio è di quelli da incorniciare: prima partita della Coppa dei Campioni, la Juventus scende in campo a Dortmund, contro il Borussia. Mancano Vialli e Ravanelli, squalificati, e Lippi punta tutto su Michele. L’inizio è un incubo: dopo pochi secondi Möller beffa Peruzzi, 1-0 per il Borussia. La Juve reagisce alla grande e, su un cross dalla sinistra, Padovano sale in cielo per colpire di testa e infilare il pallone nella porta tedesca: 1-1 e palla al centro. Ci penseranno poi Del Piero, con un gol strepitoso, e Conte a dare la vittoria alla squadra bianconera.
«Quando tornammo da Dortmund, alla ripresa degli allenamenti venne a complimentarsi con noi, come spesso accadeva, l’Avvocato. Si avvicinò a me e disse: “Caro Padovano, se ci fossi stato io in porta quel gol non l’avresti fatto”. Beh, all’Avvocato tutto era permesso. Ecco, a proposito di carisma una figura come quella dell’Avvocato mi manca tantissimo; lui si che era carismatico. Il più carismatico che abbia mai conosciuto».
La stagione della Juventus è memorabile: in campionato il cammino è pieno di incertezze, ma in Coppa Campioni la squadra vola. Unica pecca, la sconfitta al Bernabéu, per 1-0, nei quarti di finale, contro il Real Madrid: per qualificarsi, la Juventus, dovrà giocare una partita perfetta a Torino. Manca Ravanelli, squalificato, e Michele lo sostituisce: non deluderà le aspettative, realizzando il gol del 2-0, quello della qualificazione. «Mi trovo tra i piedi una palla d’oro. La controllo, in una frazione di secondo alzo la testa e tiro a botta sicura. Sento un boato assordante. No, sono sicuro che non lo dimenticherò più».
A Roma, nella finale contro l’Ajax, entra a partita iniziata, al posto di Ravanelli. Realizza il proprio rigore e può sollevare la Coppa dalle Grandi Orecchie con pieno merito. «Effettivamente non ero male a tirare i rigori. In Serie A ne ho sbagliato solamente uno. Quella sera a Roma, è vero che Van der Sar intuì il mio calcio di rigore, ma io ero talmente sicuro di fare gol che non mi sono preoccupato per niente, perché in quei momenti ciò che più conta è la sicurezza che hai sul viso e a me non mancava. A livello professionale è stata sicuramente la più importante della mia carriera, ma quando mi chiedono di descrivere cosa ho provato mi rendo conto che non riesco a esprimere le mie emozioni, perché sono sensazioni troppo personali per poterle raccontare».
È soprannominato Harley Davidson per la sua passione per quel tipo di moto. «Ne possiede due e sono bellissime – afferma la moglie Adriana – ma per me sono molto scomode quando si tratta di affrontare un lungo viaggio, anche se mi piace andare in moto con mio marito. Michele ha molta personalità e un carattere incredibile; è espansivo con gli amici intimi, ma rimane diffidente verso le persone che conosce superficialmente».
Il campionato successivo è quello della consacrazione: Vialli e Ravanelli emigrano in Inghilterra, arrivano Boksic e due giovani di belle speranze, Christian Vieri e Nick Amoruso. La concorrenza non spaventa Michele che conquista presto il posto da titolare, diventando protagonista assoluto nella conquista della Supercoppa Europea, con due reti a Parigi, nella favolosa vittoria per 6-1, contro il Paris Saint Germain.
«La vita e il pallone mi hanno insegnato a crescere. Prima ero insofferente, mi arrabbiavo per nulla, adesso dico che quello che ho avuto è molto e naturalmente mi basta. Quest’anno la Juve ha comperato due attaccanti e due già ne aveva. In tutto fanno cinque, me compreso. E per tutti ero il quinto. La cosa non mi ha sconvolto, ho pensato ad allenarmi bene e adesso gioco. Quando uscirò, se uscirò, nessun problema. Lavorerò per rientrare».
In campionato il suo apporto è sempre considerevole e la Vecchi Signora corre spedita verso lo scudetto, grazie anche alla preziosissima vittoria allo Stadio Olimpico, contro la Lazio, dove Padovano mette a segno una doppietta.
«Cosa aveva di speciale quella Juve? Il gruppo! Io ho girato tantissimo ma il gruppo che ho trovato in quella Juventus non l’ho trovato mai da nessun’altra parte. L’allenamento era alle 15? Beh, alle 13 e 30 eravamo già tutti nello spogliatoio, con una voglia incredibile di migliorarci. Quando affrontavamo le partite, gli avversari perdevano già nel tunnel che portava al campo; leggevano nei nostri occhi la voglia di vincere e non ce n’era per nessuno».
La Nazionale non può fare a meno di notare Michele e il commissario tecnico Maldini lo convoca per le due partite, valide per la qualificazione ai Mondiali in Francia, contro Moldavia e Polonia. Sembra l’inizio di un sogno, ma la sorte è in agguato: domenica 23 marzo 1997, la Juventus è impegnata al San Paolo contro il Napoli. La partita termina 0-0 e Padovano entra al 16’ della ripresa per sostituire Vieri; non può certamente immaginare che sarà l’ultima partita in campionato, per quella stagione.
Sabato 29 marzo, l’Italia batte la Moldavia a Trieste per 3-0: alla festa partecipa anche Michele, entrato al 23’ della ripresa, sempre in cambio di Bobo. Nonostante i pochi minuti, Padovano impressiona Maldini che gli assicura il posto di titolare nella partita di Chorchow, in Polonia. Al termine di un normale allenamento, il commissario tecnico azzurro, chiede ai rigoristi di provare le loro esecuzioni. Padovano è il cecchino designato e si impegna più degli altri. Peruzzi, che è uno specialista, non ha mai scampo contro i tiri di Michele, ma all’ennesimo tentativo, anziché gli sberleffi del tiratore e le imprecazioni del portiere battuto, si sente solamente un terribile crack: il ginocchio di Padovano è saltato. Lui non lo sa ancora, ma in quel momento, la sua carriera di calciatore è praticamente finita. «Era la vigilia dei Mondiali del 1998 e il Mister Maldini mi teneva in grande considerazione. Dai, diciamo che sono stato la fortuna di Vieri. Perché, probabilmente, se ci fossi stato anch’io avrebbe giocato meno!».
La convalescenza è lunga, ritorna in campo per la Supercoppa Italiana, in agosto, contro il Vicenza e in Coppa Italia, contro il Brescello, ma il ginocchio gli fa ancora male, troppo male e non gli permette quegli scatti brucianti che lo rendevano imprendibile. Domenica 14 settembre 1997, Stadio Olimpico di Roma: Padovano è sostituito al 26’ del secondo tempo da Amoruso e non vestirà mai più la maglia bianconera. Qualche settimana dopo, infatti, sarà ceduto al Crystal Palace, in Inghilterra.
I suoi numeri in maglia bianconera: 63 presenze e 18 gol, due scudetti, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Europea e una Supercoppa Italiana. Numeri che non rendono giustizia a questo sfortunatissimo campione.
 

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