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bidescu

Alberto Piccinini

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Joined: 17-Aug-2006
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Grazie a Bidescu ho scoperto qualche tempo fa Piccinini, di cui non sapevo nulla. Poi ho scoperto anche che ebbe un figlio, vergognosamento atijuventino (o forse solo servo del padrone). Peccato per questo neo.

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Joined: 09-Aug-2009
1670 messaggi

Grande Alberto Piccinini

104 presenze e anche 2 gol nella Juve.

2 scudetti

Ma una sega quella sera sarebbe stato il top

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2321 messaggi
Ma una sega quella sera sarebbe stato il top

:haha::haha:

INCREDIBILE!!! INCREDIBILE!!!

NON VA!!!

sefz

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Joined: 17-Aug-2006
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Grande Alberto Piccinini

104 presenze e anche 2 gol nella Juve.

2 scudetti

Ma una sega quella sera sarebbe stato il top

Se nella notte in cui fu concepito sandro

la mamma avesse avuto uno scafandro

l'avrebbe presa in saccoccia quella sera

solo il gran mediano e non la Juve intera.

P.S. mi scuso con Bidescu per il baratro in cui ho trascinato il suo interessante topic

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Joined: 31-May-2005
141 messaggi
Se nella notte in cui fu concepito sandro

la mamma avesse avuto uno scafandro

l'avrebbe presa in saccoccia quella sera

solo il gran mediano e non la Juve intera.

P.S. mi scuso con Bidescu per il baratro in cui ho trascinato il suo interessante topic

non ti preoccupare, era inevitabile !!! ... sefz

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Joined: 01-Dec-2006
87 messaggi
Grazie a Bidescu ho scoperto qualche tempo fa Piccinini, di cui non sapevo nulla. Poi ho scoperto anche che ebbe un figlio, vergognosamento atijuventino (o forse solo servo del padrone). Peccato per questo neo.

Il peggio

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Joined: 04-Apr-2006
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1940-1971.png.b099a27c635215bfdbec4ed264aac20b.png ALBERTO PICCININI

 

Sandro Piccinini, il Gentlemen del calcio - Irpinitaly

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Piccinini

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Roma
Data di nascita: 25.01.1923

Luogo di morte: Roma

Data di morte: 24.04.1972
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 177 cm
Peso: 74 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 1949 al 1953

Esordio: 11.09.1949 - Serie A - Juventus-Fiorentina 5-2

Ultima partita: 31.05.1953 - Serie A - Juventus-Napoli 1-1

 

104 presenze - 2 reti

 

2 scudetti

 

 

Alberto Piccinini (Roma, 25 gennaio 1923  Roma, 24 aprile 1972) è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo centrocampista.

 

 

Alberto Piccinini
 
239px-Juventus_Football_Club_1951-1952_-_Alberto_Piccinini.jpg
 
Piccinini con la maglia della Juventus
     
Nazionalità   Italia
Altezza 177 cm
Peso 74 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Centrocampista
Termine carriera 1957 - giocatore
Carriera
Giovanili
19??-19??   Roma
Squadre di club
1942-1944   Avia 4 (1)
1944-1945   Roma 14 (0)
1945-1948   Salernitana 43 (0)
1948-1949   Palermo 36 (0)
1949-1953   Juventus 104 (2)
1953-1954   Milan 19 (0)
1954-1955   Palermo 13 (1)
1955-1957   Avezzano 14 (0)
Nazionale
1949-1952   Italia 5 (0)
Carriera da allenatore
1955   Palermo

 

Biografia

Sposato con Anna Maria Rubini, ha avuto due figli: il primogenito si chiama Stefano, mentre il secondo è Alessandro detto Sandro, divenuto dagli anni 1990 telecronista e conduttore televisivo di Mediaset.

 

È morto nel 1972, all'età di 49 anni, a seguito di un male incurabile.

Caratteristiche tecniche

Giocatore

Alla Salernitana, anziché giocare come centravanti, veniva arretrato per difendere: è uno dei primi casi del calcio italiano in cui si può parlare di libero.

Carriera

Giocatore

Club

Inizia a giocare nei Pulcini e successivamente nelle Riserve della Roma.

 

Alberto_Piccinini.jpg
 
Alberto Piccinini con la maglia del Milan

 

In seguito lascia la Roma, intenzionata a pagargli solo i premi partita senza uno stipendio fisso. Nel 1945 quindi scende di categoria, venendo ingaggiato dalla Salernitana per duecentomila lire. Nei primi due anni colleziona 11 presenze ottenendo la promozione in Serie A nel 1947 della squadra campana; nel campionato 1947-1948 l'allenatore Gipo Viani lo schiera con la maglia numero 9 (abitualmente assegnata al centravanti), ma con compiti di marcatura sul centravanti avversario, consentendo allo stopper Ivo Buzzegoli di sistemarsi dietro ai difensori in posizione di libero.

 

Nella stagione 1948-1949 gioca 36 partite con il Palermo, mentre nel 1949 approda alla Juventus in cui resterà per quattro stagioni collezionando 104 presenze e 2 reti in campionato. In seguito ha dichiarato che gli anni in bianconero sono stati i migliori della sua vita. Con la Juventus vince due scudetti ma il suo rapporto con l'allenatore inglese Jesse Carver non è dei migliori: viene escluso da quindici partite consecutive per esser rientrato con un giorno di ritardo dal permesso concessogli per recarsi a Roma dalla sua fidanzata e futura moglie Anna Maria Rubini.

 

Lasciata la Juventus per divergenze contrattuali, nel novembre del 1953 passa al Milan con cui gioca 19 partite di campionato. Nella stagione 1954-1955 fa ritorno al Palermo, segnando una rete in 13 partite. Successivamente si rompe i legamenti di un ginocchio, interrompendo anzitempo la carriera professionistica, continuando comunque a giocare per altri due anni tra i dilettanti della Forza e Coraggio di Avezzano.

Nazionale

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Piccinini (in piedi, quarto da sinistra) in maglia azzurra nel 1952

 

Durante la militanza alla Juventus colleziona 5 presenze in nazionale.

Allenatore

Costretto al ritiro, allena il Palermo per due mesi all'inizio della stagione 1955-1956. Di fronte alla possibilità di diventare allenatore a tutti gli effetti, chiede tre anni di contratto ma gliene propongono uno, rifiutando così l'offerta.

 

Palmarès

Giocatore

Club

 

 

Modificato da Socrates

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Joined: 04-Apr-2006
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1940-1971.png.b099a27c635215bfdbec4ed264aac20b.png ALBERTO PICCININI

 

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RENATO TAVELLA, “IL ROMANZO DELLA GRANDE JUVENTUS”
Laterali erano Mari e Piccinini, due ottimi giocatori che si compensavano a vicenda, giocando sovente in diagonale: più difensivo Mari, più per l’attacco Piccinini. Il quale, poi, conosceva i suoi limiti e non solo rimediava con intelligenza e la posizione, ma non faceva mai “il di più” per dribblare e brillare, giocando unicamente per la squadra.
Il 1949, per la Juventus, è l’anno zero. Il ventottenne presidente Gianni Agnelli vuole riportare la sua squadra ai fasti antichi, a quei successi epici culminati, tra il 1930 e il 1935, con l’indimenticabile serie dei cinque scudetti consecutivi. Non è ammissibile prolungare oltre, un digiuno che dura oramai da quattordici anni. Per far fronte a ciò, la rosa della stagione precedente viene quasi interamente smantellata: tra i titolari sono riconfermati i soli Manente, Parola, Boniperti, John Hansen e Muccinelli, ai quali sono affiancati i nuovi Bertuccelli, Viola (che rientra dal prestito alla Lucchese), Mari, Piccinini e gli stranieri Præst e Martino. I miglioramenti per ora sono solo sulla carta; occorre amalgamare al meglio undici campioni e farne una squadra.
L’arduo compito è affidato al neo allenatore inglese Jesse Carver che, con sapiente maestria, allestisce una compagine fortissima, dotata di un solido impianto difensivo e di un centrocampo straordinariamente completo.
Accanto al confermato Parola, il nuovo duo Mari-Piccinini, erede della coppia Depetrini-Locatelli, deve garantire grinta e tecnica, recuperi e suggerimenti, impostazioni e contenimento.
Alberto Piccinini, nato a Roma il 25 gennaio 1923, cresce nella Roma per poi trasferirsi nella Salernitana, dove Gipo Viani lo imposta da finto centravanti. Piccinini veste la maglia numero nove, ma il suo compito è quello di marcare il centravanti avversario, quando i campani sono costretti in difesa; il suo arretramento, consente al difensore centrale Buzzegoli di operare in seconda battuta.
Questa invenzione tattica, è definita “Mezzo Sistema” o “Vianema”; il libero, l’ultimo nato del calcio mondiale, muove i primi passi proprio a Salerno, in quel lontano 1946. Dopo un paio di stagioni, è ceduto al Palermo e raggiunge Torino nell’estate del 1949.
Non ha un fisico eccezionale, ma le qualità proprie del mediano classico; l’ottima visione di gioco e il sempre felice tocco di palla gli consentono finezze in serie e non troppe coperture, delle quali se ne occupa il compagno di reparto Mari.
Giocatore elegante e di classe, Piccinini, che si toglie anche la soddisfazione di disputare cinque partite in Nazionale, è certamente da ricordare come uno dei migliori comprimari degli anni Quaranta e Cinquanta.
Nell’estate del 1952, lascia la Juventus per raggiungere il Milan, dopo aver vestito per ben 104 volte la maglia bianconera e aver segnato due goal.

LINO CASCIOLI, DA “HURRÀ JUVENTUS” DELL’APRILE 1967
Ogni tanto qualcuno si ricorda di lui. Qualcuno sfoglia a ritroso il grande album del calcio e inevitabilmente lo ritrova, fra le ombre del passato. Ogni tanto cade il diaframma e riappare tra noi e non sembra neppure un fantasma della memoria tanto è ancora giovane e in carne, così simile al campione di ieri, pur, nell’edizione di oggi, imborghesita dalla cellulite, da domandarci subito per quale misteriosa ragione sia scomparso, si sia eclissato, abbia messo tra sé e il calcio troppe cose: il posto di impiegato alla FIAT, il silenzio di tutti questi anni, i due figli che ne adorano il mito e che oggi non potrebbe più tradire, non potrebbe più deludere per una di quelle panchine sgangherate che continuano a offrirgli. Ha tagliato tutti i ponti, eluso tutte le seduzioni, le chimere, sembra che abbia persino evirato i ricordi, pure splendidi e dignitosi. Eppure dopo cinque minuti che ci parlo già scopro che della vita di un tempo, della sua carriera bella e luminosa, ha saputo conservare tutti gli incanti, ma solo per sé. «Non li cedo per moglie o per figliolo, non ne fo con alcuno parti uguali».
Tanti anni senza vivere più di calcio, senza rivedere la Juve, gli amici di un tempo (Ferrario, Muccinelli), senza riconoscere più nessuno. Lontano, isolato, senza respirare l’atmosfera densa di entusiasmo degli stadi. Ma come fa signor Piccinini? Non impazzisce? Non muore? «Ho scelto la mia vita borghese, tranquilla e oggi non me ne pento. Ho tagliato tutti i ponti. Beh, certo… qualche volta mi volto indietro a guardare. Qualche volta mi assalgono i ricordi, tutti insieme, ed è come scoprirsi addosso una febbre. Mi capita quando vedo certe partite alla TV, come Juventus-Inter, Juventus-Milan. Vivo ancora nel calcio a modo mio. Ci vivo con mio figlio Alessandro di nove anni, che conosce tutte le nazionali straniere a memoria. Un fenomeno, mi creda! Ci vivo con mio figlio Stefano, di quindici anni, che ha un futuro come calciatore, creda a me. Un fisicaccio… Mi ricorda Ferrario per la maniera come si piazza al centro dell’area e… Ma lasciamo perdere. Per il momento sono fantasie. Pensi che lui voleva fare il portiere. Ma se è nato stopper in tutto e per tutto!».
Ecco, tutto questo è bello. Mi scusi signor Piccinini, se insisto. Ma un posto da centralinista non le sembra troppo angusto, troppo soffocato per un ex Campione d’Italia, per un ex nazionale? «No. Oggi la penso come ieri, quando feci la mia scelta: avevo allenato il Palermo e per sei mesi il Cosenza. La squadra mi era stata offerta a metà campionato, quando aveva quattro punti in meno della Reggina di Pugliese. Finii il torneo secondo a tre punti di distacco. Insomma, dal mio punto di vista, avevo vinto il campionato. E poi quel diavolo di Pugliese vinceva sempre. Insomma alla mia prima esperienza me la cavai con onore. Tornai a casa e trovai nella cassetta delle lettere l’offerta della FIAT. A Cosenza tergiversavano per il rinnovo del contratto. Non ci pensai due volte e accettai il posto. Oggi lavoro tra gente che mi vuole bene. E poi è stato meglio che sia andata così. Oggi il calcio è così cambiato! Mi viene da piangere a volte quando assisto a certe partite. Non se ne può più. Giocatori che nemmeno sanno stoppare la palla vengono marcati da due o tre uomini. Se ci fosse oggi un Nordhal allora? Quest’anno ho assistito a una sola vera partita di calcio: Juventus-Fiorentina. Poi il buio».
Passiamo in rassegna i laterali di oggi. Vediamo cosa ne pensa uno che ha fatto il mestiere del mediano per tanti anni. Lei, Piccinini, è un’autorità in proposito. Ci sa dire chi le piace di più tra quelli che vanno per la maggiore? Bedin? Fogli? Bianchi? Bertini? «Beh; il ruolo è cambiato. In peggio, naturalmente. Bedin non fa il mediano nel senso a me familiare della parola. È un giocatore come vanno oggi, né carne, né pesce. Mai visto un giocatore intrupparsi con i compagni, come accade nel gioco di oggi. Oggi c’è bisogno soprattutto di centometristi per divorare gli spazi brevi e quelli lunghi. Chi mi piace di più è Fogli, ma non ha il vigore che avevamo noi e non parlo solo di me, parlo di Annovazzi, Chiappella, Venturi, Segato, Fattori. C’era una concorrenza che metteva paura. Oggi quello che ha giocato meglio la domenica prima lo buttano dentro, in Nazionale».
A sentirla parlare viene spontaneo chiedersi, signor Piccinini, se a lei piace davvero il calcio, al di là dei ricordi che le ridesta voglio dire. «No, non dia retta agli sfoghi di chi ne è rimasto fuori. Mi piace, ci sono nato. Se rinascessi rifarei il giocatore di calcio. Forse non commetterei gli stessi errori… Beh, adesso passo dirlo, la mia vita non era sempre la più ligia ai doveri di un calciatore. Eppure due mesi prima dell’incidente di Cagliari (quando schiacciai il ginocchio contro un palo) ero ancora capitano della Nazionale B che giocava in Turchia, la partita in cui esordiva Ghezzi. Andavo ancora forte».
La Juventus che posto occupa nella sua vita di oggi? Anzi, ha ancora un posto? «Il primo posto in senso assoluto. Ho vinto due scudetti e due secondi posti giocando nella Juve. Sono andato in Nazionale. Ho giocato accanto a calciatori indimenticabili come Boniperti, Martino, Muccinelli…».
A quale personaggio del passato ritiene di assomigliare di più, visto che con i calciatori di oggi è impossibile ogni paragone? «È difficile. Forse a Locatelli».
Cosa fa quando a casa, la sera, e ricorda? «Leggo tutti i giornali sportivi. Mi aiutano a dimenticare. Come vede ci vivo ancora in mezzo al mondo del calcio. Ma per procura».
È contento della sua carriera? «No. Avrei potuto fare molto di più, anche se ho avuto tutte le soddisfazioni. Lo sa che, tra campionati-ragazzi, campionati-riserve e tornei veri, ho quasi sempre vinto?».
Che cosa pensa possa ancor oggi essere ricordato di lei, come tipico della sua personalità di giocatore? «Forse la precisione nei passaggi. Carlin una volta scrisse che io ero il giocatore che sbagliava solo tre passaggi in un campionato».
Qual è l’episodio che i suoi figli le chiedono di raccontare più spesso? «Il goal che segnai all’Inter e che ci garantì la vittoria del campionato. Eravamo primi in classifica con tre punti di vantaggio. Dopo venti minuti l’Inter vinceva per 2-0. Rimontammo 2-2 e a dieci minuti dalla fine realizzai il goal del 3-2. Ma bisogna ancora ricordare?».
Un’ultima domanda, signor Piccinini, se le chiedessero di ritornare? «Ci penserei, ma so che non è possibile: Sono così lontano da tutti! No, meglio non pensarci. Meglio vivere la mia vita. Meglio non farci nessun pensiero. La vita di un calciatore è bella. È la miglior vita che un uomo possa fare. Migliore di quella di un divo del cinema, migliore di quella di un re. Ed io l’ho fatta. Adesso è finito. Devo ricordare ancora? O posso andare?»
 
 
Modificato da Socrates

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Alberto Piccinini, vita di un mediano che divenne impiegato | Guerin  Sportivo

 

Alberto Piccinini, il papà di Sandro che ha vinto 2 Scudetti con la  Juventus negli anni Cinquanta | Goal.com Italia

 

File:Juventus Football Club 1951-1952.jpg - Wikimedia Commons

 

Alberto Piccinini, vita di un mediano che divenne impiegato | Guerin  Sportivo

 

File:1952–53 Juventus Football Club.jpg - Wikimedia Commons

 

 

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