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Redfield

Due Chicche Sull'Assessore Narducci

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Joined: 24-Feb-2008
860 messaggi

considerando il soggetto, la cosa non mi meraviglia

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Joined: 14-May-2007
11984 messaggi

quando c'è narducci di mezzo, preferisco credere ad un ex camorrista che ad un ex magistrato....

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Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

L’inchiesta

«Volevamo uccidere Narducci

agguato in piazza dei Martiri»

Il piano svelato da un pentito: il killer era armato e aspettava il pm

di LEANDRO DEL GAUDIO (IL MATTINO 22-03-2012)

Una catena di minuti, momenti interminabili e lui è lì al centro della scena,

piazzato quasi immobile in piazza dei Martiri, con una pistola 7, 65 munita di

silenziatore ben nascosta nella tasca di un giubbino. Passano i minuti,

l’attesa per l’uomo da abbattere, poi alla fine il killer decide che non è il

caso, che è meglio desistere, meglio tornare a casa. Così, il killer esce di

scena, l’agguato non viene consumato. Che storia è questa? Un focus sui

personaggi. L’uomo che ha deciso di non uccidere si chiama Michelangelo Mazza,

un ex boss della camorra, oggi collaboratore di giustizia; il bersaglio mobile

che doveva passare in piazza dei Martiri si chiama Giuseppe Narducci,

all’epoca - siamo nel 2003 - era uno dei veterani del pool anticamorra, ma

oggi fa l’assessore alla legalità per la giunta De Magistris.

Un verbale depositato, messo a disposizione delle parti in un processo di

camorra, spunta un retroscena inedito sulla decisione del «sistema» napoletano

di eliminare l’ex pm della Dda di Napoli, l’uomo che ha smantellato pezzi di

storia criminale cittadina. Particolari su un lungo appostamento nel cuore

nobile della città, che svelano possibili (anche se al momento non dimostrati)

intrecci tra camorra e forze dell’ordine. È lo stesso Michelangelo Mazza a

chiarire il punto, quando spiega in che modo ottenne la soffiata giusta sugli

spostamenti del magistrato: «Le nostre fonti, anche sui movimenti del pm,

erano tale Giannino Penniello (uomo dei Lo Russo nella zona della Sanità), che

mi diede notizia del passaggio di Narducci da solo in un determinato giorno in

piazza dei Martiri, nonché un ispettore della Mobile, persona legata a noi

Misso e che ha avuto rapporti stretti con i fratelli Savarese e Enzo Troncone,

nonché ancora due poliziotti del commissariato San Carlo all’Arena, che noi

chiamiamo i due Giovanni».

Un retroscena che impone una precisazione: questa vicenda raccontata da Mazza

non ha nulla a che vedere con le recenti dichiarazioni rese dal pentito Lo

Russo, a proposito di una presunta richiesta di informazioni attivata dall’ex

capo della Mobile Vittorio Pisani nei confronti dello stesso Narducci.

Storie differenti, processi per casi diversi, in uno scenario che rimanda

comunque al decennio scorso. A leggere il verbale di Mazza, c’era un piano,

una strategia fondata innanzitutto sulla raccolta di informazioni, sulla

gestione di notizie degli spostamenti di un magistrato che era da anni sotto

scorta. Domanda inevitabile: come faceva Mazza a sapere che in un determinato

giorno della settimana, Narducci si sarebbe presentato solo in piazza dei

Martiri?

Argomenti privi di riscontri, scenari destinati a rimanere esplorati solo in

parte, che servono comunque a raccontare un clima pesante, un’atmosfera

torbida. Mazza sul punto è chiaro: la decisione di eliminare Narducci venne

presa dopo «numerisissimi» incontri, dopo «frequentissime» riunioni da parte

del «gotha» della camorra napoletana: «Queste riunioni avvenivano tra noi

Misso, i Mazzarella, i Sarno e i Lo Russo, riunioni nel corso delle quali,

dopo gli arresti di mio zio Giuseppe Misso, venne deciso di eliminare il pm

Narducci». Seguono commenti sulla «insistente pressione» dei Lo Russo, poi sul

ruolo di esecutore materiale assegnato allo stesso Michelangelo Mazza.

La scena torna in piazza dei Martiri, con un killer reo confesso che ha

ricordi chiari su quanto avvenuto in quel pomeriggio passato ad aspettare nel

salotto buono napoletano: «Ero lì in attesa - insiste Mazza - il silenziatore

inserito nella canna della mia 7,65, ero pronto ad entrare in azione». Un

agguato che non viene consumato, una trama vendicativa azionata solo in parte,

messa in moto dai vertici della camorra napoletana, ma anche grazie al

contributo di esponenti delle forze dell’ordine, i cui nomi restano oggi al

vaglio dei pm della Procura di Napoli.

-------

L’assessore

«Usano nei miei riguardi

la macchina del fango»

Negli atti del processo il nome del responsabile della Legalità: «Pisani indagava sul magistrato»

di GERARDO AUSIELLO (IL MATTINO 22-03-2012)

Vittima della «macchina del fango», bersaglio di «un’attività di dossieraggio»

che mirava a screditarlo mentre svolgeva le funzioni di magistrato

anticamorra. Per tutto ciò si dice «profondamente amareggiato e indignato».

Giuseppe Narducci, ex pm e oggi assessore alla Legalità del Comune di Napoli,

scende in campo per commentare il verbale del boss pentito Salvatore Lo Russo:

è stato lui, il 19 ottobre del 2010, a sostenere che l’ex capo della Mobile

Vittorio Pisani (imputato nel processo sul riciclaggio di denaro nel settore

della ristorazione) avrebbe chiesto notizie su un carabiniere che acquistava

cocaina alla Torretta per conto dell’allora pm. Di fronte alle domande di

Pisani, ha aggiunto Lo Russo, «rimasi sorpreso, diciamo sbalordito, perché

conoscevo la fama del dottor Narducci di magistrato integerrimo. Non la vedo

una persona così che può far uso di stupefacenti». Il verbale choc, offerto

per la prima volta alle parti senza omissis, ha spinto l’assessore alla

Legalità a recarsi in Procura per rendere dichiarazioni ai pm titolari del

procedimento in cui è coinvolto Pisani. «È fatto notorio a Napoli, in ambienti

giudiziari e investigativi, che da 15-20 anni sono considerato da Pisani

foriero di molte sue disavventure - spiega Narducci - Una circostanza che lo

stesso Pisani non ha mai nascosto». A tal proposito l’esponente della giunta

de Magistris racconta un episodio significativo: «Nel luglio del 1998 venne

ucciso Giuseppe Giuliano, esponente di spicco dell’omonimo clan. Nell’ambito

delle indagini condotte su quel delitto venne intercettata una telefonata tra

Pisani, all’epoca capo della sezione omicidi della squadra mobile, e il boss

latitante Guglielmo Giuliano». Una circostanza, questa, che l’ex magistrato

definisce «anomala»: «Il compito di un funzionario di polizia è in primo luogo

quello di arrestare un boss latitante della camorra».

Sulla base di questi elementi, Narducci scrisse una relazione all’allora

procuratore della Repubblica Agostino Cordova determinando due effetti:

«L’esclusione della squadra mobile dalle indagini e l’apertura di un

procedimento penale a carico di Pisani per il reato di favoreggiamento. Il gip

ordinò l’imputazione coatta ma la vicenda si concluse con una sentenza di non

luogo a procedere. Alla fine del ’99 Pisani fu trasferito d’urgenza a Roma».

Questi «sono fatti, non mie valutazioni, accaduti proprio nel periodo a cui fa

riferimento Lo Russo in quel verbale. Fatti molto inquietanti». L’assessore

sottolinea di aver fornito ai pm «altri elementi di fatto»: tra questi diversi

episodi, trasmessi poi all’autorità giudiziaria di Roma, in cui sarebbe emerso

il tentativo da parte di poliziotti di indurre collaboratori di giustizia a

muovere false accuse nei suoi confronti, sempre relative al consumo di

cocaina: «Tutto questo - insiste - dimostra che anche altre volte tentarono di

screditarmi setacciando la mia vita privata». Del resto «quell’indagine fu tra

le più scomode mai condotte a Napoli». Al fianco di Narducci si schiera il

sindaco Luigi de Magistris: «Le tecniche migliori sono quelle di delegittimare

le persone oneste con il fango, la violenza morale e quella della carta da

bollo».

-------

Il poliziotto

Pisani, parola alla difesa

si punta sul controesame

Dopo le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia si annuncia battaglia in aula

di LEANDRO DEL GAUDIO (IL MATTINO 22-03-2012)

Ha parlato per oltre tre ore in un’aula gremita, ha risposto alle domande dei

pm Sergio Amato e Enrica Parascandolo, i due titolari dell’inchiesta Megaride.

Un lungo de profundis, quello di Salvatore Lo Russo, ex boss della cosiddetta

Alleanza di Secondigliano, che ora attende il controesame della difesa di

Vittorio Pisani, ex capo della Mobile, finito nelle maglie del processo per

ipotesi di favoreggiamento e rivelazione di atti coperti da segreto d’ufficio.

Buona parte del racconto del pentito è stato dedicato proprio ai rapporti tra

Lo Russo e Pisani, anche alla luce del fatto che l’ex boss della camorra di

Secondigliano ha svolto per anni il ruolo di confidente di polizia. Difeso dai

penalisti Vanni Cerino e Rino Nugnes, Pisani ha ascoltato in silenzio la

ricostruzione del collaboratore di giustizia e non ha mai rilasciato

dichiarazioni sulla vicenda che lo vede coinvolto. Si affida al processo,

attende il momento del controesame, per ribattere alle accuse dell’ex

confidente. L’unica versione resa da Pisani, risale allo scorso luglio, nel

corso del lungo interrogatorio reso dinanzi al gip Maria Vittoria Foschini.

Dopo aver ricevuto il divieto di dimora a Napoli, Pisani ribadì la correttezza

della propria condotta, partendo proprio dai rapporti con Lo Russo: «Non ho

mai violato le regole del codice, sono sempre rimasto all’interno del solco

della correttezza istituzionale. I rapporti con Lo Russo? Sono serviti per la

cattura di un latitante di Pozzuoli, il boss Gennaro Longobardi, ma anche in

altre occasioni, come le indagini sulla cattura dei killer dell’edicolante

ucciso nel corso di un tentativo di rapina». Riferimento al delitto Buglione e

alla cattura dell’allora famigerato Domenico D’Andrea, alias Pippotto.

Ma un altro punto centrale, su cui è facile attendersi un acceso controesame,

riguarda i rapporti tra Vittorio Pisani e l’imprenditore della ristorazione

Marco Iorio, a sua volta finito in galera assieme ai fratelli Massimo e

Carmine, nel corso dell’inchiesta sul riciclaggio. Anche qui, l’ex capo della

Mobile riconosce di aver intrecciato un rapporto di frequentazione con Marco

Iorio, ricorda l’importanza di un contatto che gli consentiva una sorta di

«finestra» su un intero spaccato cittadino (quello del Lungomare e di una

fetta di Chiaia), ma nega di aver rivelato fatti coperti da segreto

istruttorio. È un punto decisivo, a leggere gli atti depositati dalla Dda di

Napoli: ad aprile dello scorso anno, dopo aver ricevuto un paio di esposti

anonimi sulla catena di ristoranti del gruppo Iorio e Potenza, Pisani avrebbe

svelato l’indagine in corso e gli avrebbe poi consigliato di mettere le carte

a posto. Versione respinta in modo categorico da parte dello stesso primo

dirigente, che anche su questo punto non concede sconti. Un processo entrato

nel vivo, ora la parola passa ai difensori di Pisani, ma anche degli esponenti

della famiglia Iorio e Potenza, ritenuti responsabili di aver riciclato un

milione e mezzo di euro messi sul tavolo da Salvatore Lo Russo.

Modificato da Ghost Dog

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Joined: 01-Feb-2007
2391 messaggi
Inviato (modificato)

Questa storia dell'omicidio con ripensamento mi pare una panzana tirata fuori, guarda caso, in concomitanza con le altre cose molto meno edificanti per Peppe (sempre che siano verificate).

Modificato da karel

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Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Ecco la lettera di dimissioni

«Clima ostile a idee e opinioni dissenzienti»

di PAOLO CUOZZO (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 19-06-2012)

NAPOLI — Tre pagine per dire addio. Tre pagine piene di amarezza e critiche.

Ecco i passaggi principali della lettera di dimissioni che Narducci ha

consegnato a de Magistris. «Ho constatato l'iniziale emergere di

incomprensioni e diversità di vedute e poi, con maggiore frequenza, di

divergenze, sempre più marcate, su diversi importanti aspetti della azione

messa in campo dall'amministrazione nel corso degli ultimi mesi». Narducci

racconta punto per punto i momenti di attrito: «La discussione sulla

utilizzazione di forme di lavoro temporaneo nel ciclo dei rifiuti e poi, in

particolare, sulle assunzione di lavoratori a tempo indeterminato effettuate

dalla società Asia; il delicato tema della corretta ed equilibrata definizione

del rapporto con il privato che, ormai da moltissimi anni, gestisce il

patrimonio immobiliare dell'ente, definizione poi concretizzatasi attraverso

la adozione di delibere che non ho condiviso; le centrali questioni

riguardanti gli assetti che, dal prossimo dicembre, dovranno essere assicurati

alla gestione del nostro patrimonio per permettere all'ente di riprenderne,

finalmente e pienamente, il controllo, questioni sulle quali ho manifestato

opinioni che appaiono minoritarie; le tensioni, infine, che hanno accompagnato

l'adozione della deliberazione inerente la ricognizione dei residui attivi

nella predisposizione dei documenti contabili del Comune e le conseguenti

operazioni necessarie per superare, coerentemente alle indicazioni fornite dal

Collegio dei Revisori del Conti e dalla Sezione Regionale della Corte dei

Conti, uno degli aspetti che provocano le maggiori sofferenze economiche

dell'ente». Ed è qui che Narducci ricorda che «queste dinamiche, a mio parere,

più di altre, sembrano collocarsi su una linea di assoluta continuità con

vecchie logiche del passato, logiche che ritenevo, nella nuova situazione, non

potesse più riproporsi. In queste vicende, come però anche in altre di apri

rilievo, non sono mancati problemi causati da una inadeguata o insufficiente,

quando non del tutto assente, comunicazione di elementi informativi ai membri

della giunta, con inevitabili ripercussioni sulla reale ed effettiva

condivisione delle scelte nonché sulla stessa ponderatezza delle decisioni

assunte».

«In altri termini — scrive Narducci — non sempre le decisioni sono state

adottate a seguito di un effettivo confronto tra le posizioni esistenti

all'interno della giunta». Il magistrato rimarca poi di non aver omesso «in

tante occasioni, di segnalarlo e non ho certamente ignorato l'emergere di una

visione che riteneva la mia posizione costituisse, in ultima analisi, un

appesantimento o, addirittura, quasi un ostacolo alla efficienza della

amministrazione, tanto da essere stato sollecitato a rendermi conto che, nella

sfera della amministrazione della politica, occorre adeguarsi ad una linea di

condotta ispirata al, la giusta duttilità e abbandonare quella connotata,

invece, dalla intransigenza dei principi». Ed ancora: «Ho ritenuto, come è

noto a tuti, di non accogliere questa sollecitazione. Infine, a causa delle

posizioni da me assunte, sono stato, nelle ultime settimane, oggetto di

dichiarazioni gratuitamente aggressive, additato, in sostanza, di "reprobo"

che, insieme al collega Realfonzo, avrebbe minato la coesione e la efficacia

della giunta». Quindi, l'affondo finale prima di annunciare le dimissioni:

«L'impressione che io ne ricavo e quella dell'affermarsi di un clima che, a

mio parere, appare chiaramente "ostile" alla libera manifestazione delle idee

e delle opinioni dissenzienti che, anche quando non condivisibili, meritano

rispetto».

-------

Napoli Bufera al Comune

Narducci: «Metodi e decisioni

come le giunte del passato»

L'assessore alla legalità rompe col sindaco e torna a fare il magistrato

Scontro consumato sull'accordo con la Romeo, sull'Asìa e sul bilancio

di PAOLO CUOZZO (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 19-06-2012)

NAPOLI — Una cosa la mette in chiaro subito: «Le mie sono dimissioni ufficiali,

non una montatura giornalistica come aveva detto il sindaco giorni fa».

Giuseppe Narducci termina così la sua esperienza al Comune di Napoli. Dopo 370

giorni da assessore, il pm-simbolo di Calciopoli ha capito sulla propria pelle

che quello dell'amministratore comunale non è il suo mestiere. Molti, troppi i

punti di divergenza col sindaco e con l'apparato di Palazzo San Giacomo che il

primo cittadino ha messo in piedi per proseguire oltre. Ma soprattutto, c'è

una ferita che brucia: quella di aver appreso cosa pensasse di lui il primo

cittadino, amico di vecchia data oltre che ex collega in magistratura, a mezzo

stampa.

Dottor Narducci, allora che ne pensa del durissimo blog del sindaco?

«Preferisco non pensare che è meglio. Davvero non ho parole per commentare

tutto quello che ha scritto».

Però le tocca.

«No, non me ne importa proprio un bel nulla».

Lui, però, il sindaco, di parole ne ha usate tantissime. E pare abbia

risposto con tanta durezza ad una sua lettera di dimissioni

altrettanto dura. E' così?

«Io ho posto solo questioni politiche, evidenziando i nodi, e sulle quali mi

sarei aspettato risposte che invece non sono arrivate».

Tutto qui?

«In sostanza, gli ho spiegato che l'operato della giunta somiglia a quello

delle amministrazioni precedenti, nei metodi e nelle decisioni».

Mica poco! Ci faccia un esempio.

«Non è il caso».

Perché?

«Ripeto, non è il caso».

Le vengono contestati i tempi anche perché si è dimesso in vista del

voto sul bilancio.

«A me non interessano i tempi. Non ho equilibri da rispettare, non guardo ai

partiti ai rimpasti».

Ora che fara?

«Tornerò a fare il magistrato. Ho già fatto richiesta di rientro al Csm.

Dove? Non lo so. Ma muoio dalla voglia di tornare a fare il mio lavoro».

Si chiude quindi una brutta esperienza?

«Diciamo che muoio dalla voglia di tornare a fare il magistrato. Chiaro?».

Chiaro. Ma quali sono le questioni che lei ha sollevato?

«Quella del Patrimonio con la Romeo sulla quale il mio pensiero è chiaro:

quella delibera non l'ho firmata. Che altro devo dirle?».

Non so, faccia lei? per esempio, cosa non la convinceva dell'intesa

con Romeo?

«Non mi convinceva al punto che non ho firmato la delibera».

Tra i nodi, anche la vicenda dell'Asìa. Qui cosa è andato storto?

«Diciamo che le assunzioni le decideva l'azienda, rispetto alle quali il

Comune, a mio avviso, avrebbe potuto adottare delle scelte che invece non ha

fatto».

Cioè?

«Fermiamoci qui».

Nelle sue dimissioni lei parla di divergenze anche sul bilancio. Ma

lei, come assessore, l'ha firmato.

«In quel caso la rottura è stata sull'opportunità di fare una delibera,

voluta da me e dall'assessore Realfonzo, di accompagnamento al bilancio che

recepisse le indicazioni della Corte dei Conti sui residui attivi. Una cosa

importante. Ma pure in quel caso ci sono state spaccature con chi invece la

pensava diversamente».

E' pentito di aver deciso di fare l'assessore?

«Ripeto, muoio dalla voglia di fare il magistrato».

Il sindaco le contesta anche che da assessore lei non ha portato

avanti i progetti che le erano stati affidati.

«Che le devo dire, cose che si commentano da sole. Io non le commento».

Duro anche il passaggio del blog di de Magistris proposito del modo di

intendere il corpo di polizia municipale, sul suo utilizzo.

«Su questo basta chiedere ai cittadini cosa pensano deo vigili e di quali

siano stati i risultati che si son visti in questo anno».

Quindi lei difende il lavoro dei caschi bianchi, magari un lavoro

caratterizzato da un polso più duro?

«Ripeto, che si chieda ai cittadini se i risultati son o non sono sotto gli

occhi di tutti?».

-------

Le bordate del sindaco contro l’ex assessore

De Magistris: deluso da Pino

e dal suo cieco formalismo

di PAOLO CUOZZO (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 19-06-2012)

NAPOLI — I giornalisti li evita con cura: «Torno in ufficio e scrivo una

lettera che pubblico sul mio blog, ora non parlo». E' un Luigi de Magistris

insolito quello che da ieri deve fare i conti con un assessore che gli ha

sbattuto la porta in faccia e se n'è andato, lasciandolo in un mare di

polemiche e veleni e nel pieno di una bufera politica. Cosa che ha scatenato

una reazione fortissima del sindaco, che nulla, ma proprio nulla, ha

risparmiato al suo ex amico verso il quale si è sentito «deluso sul piano

umano» e per le «modalità con cui Narducci ha deciso di lasciare la giunta»,

accusandolo, peraltro, di non aver portato avanti molti dei progetti che gli

erano stati affidati. De Magistris ci va giù duro, coniugando al passato

l'amicizia con Narducci: «Pino — scrive il sindaco sul suo blog — era infatti

un collega che stimavo ed anche un amico. Sul piano professionale e politico,

nutro la stessa delusione e lo stesso dispiacere».

Il sindaco ricorda di aver scelto Narducci «perché garantisse a questa

amministrazione di essere totalmente impermeabile al crimine organizzato e

alla corruzione, lavorando sul tema dei contratti e delle gare». «Su questo

tema, quello che doveva essere il suo principale campo di intervento, non ho

potuto registrare un significativo contributo da parte sua, tanto che

personalmente sto operando per introdurre cambiamenti fondamentali su tale

fronte e, ad oggi, l'ho fatto senza il suo apporto». Ed ancora: «Narducci —

racconta l'ex magistrato — doveva realizzare una struttura efficace contro la

corruzione e il malaffare ma non ha portato nessun risultato in tal senso: il

protocollo anticorruzione firmato col governo e la riforma della macchina

organizzativa, non a caso, sono il frutto dell'attività dall'amministrazione a

prescindere dal suo contributo, mai arrivato. Anche il potenziamento e il

miglioramento dell'Avvocatura, che ponesse un freno alle spese superflue e

inutili, non sono stati condotti in porto».

Stilettate su stilettate, che il sindaco elenca in un lunghissimo intervento.

Nel quale si legge pure che «molto avevo investito sul ruolo di Narducci in

merito alla lotta all'evasione fiscale per favorire la riscossione tributaria,

attraverso una sinergia fra il suo assessorato e la polizia municipale.

Nessuna proposta politica rilevante anche da questo punto di vista. Ecco la

delusione politica che si affianca a quella personale e che speravo di

superare, in vista di un nuovo anno di governo, grazie ad un rinnovato impegno

da parte di un assessore in cui riponevo la massima fiducia professionale e

personale». Nessun isolamento, poi, sempre secondo il sindaco, avrebbe patito

Narducci (cosa, questa, che l'oramai ex assessore gli ha contestato nella

lettera di dimissioni) nelle decisioni visto che «è sempre stato coinvolto e

ascoltato».

Per quanto riguarda «la vicenda della transazione con la Romeo, abbiamo

registrato — secondo de Magistris — anche il suo contributo alla stesura

dell'atto deliberativo, nato con lo scopo di sfruttare al meglio il rapporto

ereditato con il gestore. Le sentenze definitive infatti condannano il Comune

al pagamento dei crediti. Si è dunque cercato l'accordo per far in modo che la

Romeo incentivasse la vendita del patrimonio immobiliare consentendoci di

ottenere la liquidità necessaria da impegnare negli investimenti, in un quadro

politico nazionale che vede gli enti locali drammaticamente penalizzati dai

tagli del governo. Stesso spirito di salvaguardia dell'interesse pubblico ci

ha guidati nella scelta dell'internalizzazioni dei lavoratori dell'Asia: si è

deciso infatti di rompere con la politica dei subappalti privati che in questi

anni ha alimentato la corruzione e l'infiltrazione, all'interno della pubblica

amministrazione, soprattutto da parte delle mafie». Infine, il tema del

bilancio «approvato in giunta con l'unanime condivisione di dover tener conto

di quanto rilevato dalla Corte dei Conti, come testimonia l'adozione di una

delibera specifica a riprova che, pur nelle grandi difficoltà finanziarie

ereditate, mai è stata offuscata l'attenzione verso l'accertamento della

verità nei conti. Si tratta di provvedimenti presi sempre nel rispetto della

legge, rispetto a cui questa amministrazione non prende e non prenderà mai da

nessuno lezioni ex cathedra, soprattutto tenendo conto che la legalità non si

strumentalizza a fine politico ma si pratica nell'interesse collettivo».

«E' invece accaduto — ha sbottato il sindaco —, e lo dico con grande amarezza

umana, che l'assessore prendesse però le distanze dagli atti approvati a mezzo

stampa, disconoscendo il confronto e la mediazione raggiunta con tutta la

squadra di governo. Probabilmente con l'intento di gestire in proprio la sua

immagine sfruttando i media e privilegiando, quindi, il suo rapporto con i

mezzi di informazione rispetto a quello con il sindaco, con cui non ha avuto

il buon senso e il buon gusto di parlare nemmeno in questo frangente, nemmeno

quando ha scelto di dimettersi, per altro con una tempistica che può anche

lasciar pensare ad una volontà di colpire l'amministrazione in un passaggio

delicato come quello che stiamo vivendo: la discussione e l'approvazione del

bilancio in Consiglio comunale».

Finito? No, manco a dirlo. Il sindaco rimarca pure di aver «difeso Narducci

anche quando il suo operato era lesivo per la compattezza della stessa giunta,

oppure quando cozzava con la città dei diritti, soprattutto dei più deboli,

che vogliamo realizzare. E' accaduto spesso, infatti, che Narducci

travalicasse il mandato dell'indirizzo politico spettantegli, interferendo con

la legittima azione amministrativa, tanto da essere soggetto, seppur

indirettamente, ad una sentenza critica in sede giudiziaria che ha infatti

riconosciuto la legittimità dell'azione amministrativa stigmatizzando il

comportamento dello stesso assessore. Così come spesso è accaduto che

declinasse la politica non come risoluzione dei problemi volta alla tutela dei

più deboli nell'orizzonte della legalità e del diritto, ma come cieca

intransigenza e furioso formalismo della norma, spesso paradossalmente

accanendosi con i più deboli, arrivando a confondere legalità formale con

legalità sostanziale, strumentalizzando politicamente il rispetto della legge

e della Costituzione che devono necessariamente realizzare la giustizia

sociale. Penso a quanto accaduto con la vicenda di via Bologna. Unica

attenzione, infine, era da lui rivolta ad un "certo modo" di intendere la

polizia municipale, rispetto a cui il suo operato non sempre ha prodotto

risultati apprezzabili, arrivando perfino a criticare, in totale isolamento,

il progetto di pedonalizzazione del Lungomare, attuato con uno straordinario e

meritorio impegno del corpo a cui va tutta la mia gratitudine. Nonostante

tutto, fino alla fine, fino ad oggi, anche in vista del raggiungimento di un

anno di governo che deve spingere tutti, in primis il sindaco, ad una

riflessione per il miglioramento, ho creduto fosse possibile un cambiamento

nell'atteggiamento umano e nel comportamento politico, sperando si potesse

arrivare ad una sintesi nell'interesse della città. Certo non su quei valori e

quei principi che non si perseguono solo in magistratura, ma anche e

soprattutto in politica, quando la politica si realizza come noi la

intendiamo: discontinuità col passato, legalità sostanziale, diritti di tutti,

giustizia sociale». Il veleno è servito.

-------

Narducci lascia L’ex procuratore

Lepore: «Perso un altro pezzo

Pino non accetta compromessi»

L'ex capo dei pm: «Magistrato e assessore carriere inconciliabili»

di GIANLUCA ABATE (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 19-06-2012)

ROMA — Giovandomenico Lepore, ex procuratore di Napoli. Il pm in

aspettativa Giuseppe Narducci s'è dimesso da assessore, che ne pensa

il suo ex capo?

«È un altro pezzo che perde Luigi de Magistris. Una persona perbene,

trasparente, con delle idee ben precise. Peccato, peccato davvero».

Una spiegazione se l'è data?

«Non so, e non voglio sapere, quali siano le reali motivazioni alla base di

questa decisione. Conoscendoli entrambi, ritengo che forse ci sia anche una

componente caratteriale alla base del dissidio».

Quand'era pm Giuseppe Narducci dissidi li ebbe anche con lei. Si

riferisce a questo quando parla di «carattere»?

«No. Abbiamo avuto divergenze, è vero. Ma ne abbiamo sempre discusso con

franchezza, perché Pino è un uomo leale. E alla fine, da procuratore, ho

sempre pensato che la rottura andasse evitata: non potevo certo permettermi di

perdere uno come Narducci, perché gli uomini di valore bisogna tenerseli ben

stretti».

Giovandomenico Lepore, ex capo dei pm di Napoli, è uno che di Giuseppe

Narducci conosce tutto: pregi, difetti, intuizioni investigative geniali,

asperità caratteriali. I due hanno lavorato fianco a fianco, si sono scontrati,

ma alla fine sono diventati come quegli amici che — dopo un litigio — sono

più uniti di prima. È per questo che, quando Narducci decise di fare

l'assessore, Lepore fu uno dei pochi magistrati a non criticarne la scelta:

«La sua esperienza sarà di sicuro utile all'amministrazione pubblica, ci può

dare una mano e può dare una mano a questa città». Ed è sempre per questo che,

commentando il verdetto di Calciopoli, Narducci definì quella sentenza «una

medaglia da appuntare al petto» del suo capo, che quell'inchiesta l'aveva

difesa con i denti.

Lepore, un anno dopo cosa è cambiato?

«Adesso Narducci tornerà a indossare la toga, e questa è una cosa buona per

la magistratura».

Può rientrare in Procura?

«Mi sembra di no. Ma, dovunque vada, il suo ritorno nella magistratura mi

lascia perplesso».

Perché?

«Io non ho mai ostacolato Pino quando ha offerto la sua disponibilità al

sindaco, ma — come dissi anche allora — sono contrario ai magistrati che si

danno alla politica. Il problema è che la legge glielo consente, quando poi il

Csm vieta ad altri magistrati di far parte di commissioni giuridiche come

quelle dell'Aci nell'interesse degli utenti».

Il pensiero alla base della decisione di Narducci era che si potesse

servire la legalità anche da assessore, non solo da pm. Un errore di

valutazione?

«Non è un'idea sbagliata, è certamente possibile contribuire alla legalità se

si fa l'assessore in maniera onesta come lui. Solo che secondo me ci vorrebbe

a monte una scelta di vita, le carriere di magistrato e assessore sono

inconciliabili».

Lei lo disse in riferimento alla politica, vale anche in caso di

un'esperienza amministrativa?

«Be', amministrativa fino a un certo punto. C'è sempre un colore politico

dietro le giunte».

Chi ci ha perso di più in questa storia, la Procura un anno fa o il

Comune oggi?

«Entrambi. Quella di Narducci per me fu una grande perdita. Pino è un uomo di

equilibrio, un capopopolo: durante la mia gestione era il primo a difendere i

suoi colleghi contro di me, ma non ha mai condotto azioni di forza. È sempre

stato uno pronto a discutere, a chiarire».

Questa volta la mediazione non c'è stata. Che ricadute avrà su Napoli

la decisione di Narducci?

«La città perde la partecipazione alla vita pubblica di una persona

trasparente, capace di non scendere mai a compromessi. E, soprattutto, perde

un uomo di valore che ha sempre agito in maniera molto rigida per tutelare

l'interesse di quel bene comune tanto caro al sindaco Luigi de Magistris».

-------

«Narducci? Resta il nodo

dei giudici che fanno politica»

Galli della Loggia sull'assessore-pm che ha lasciato de Magistris:

i magistrati si tengano lontani dai partiti o il discredito aumenterà

di GIMMO CUOMO (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 19-06-2012)

Quando lo storico Ernesto Galli della Loggia risponde alle domande (alle 17 di

ieri) i motivi ufficiali delle dimissioni di Giuseppe Narducci dalla giunta

guidata dall'ex collega pm Luigi de Magistris non sono ancora noti. Sicura è

solo la notizia dell'abbandono dell'esperienza amministrativa da parte

dell'(ormai) ex titolare delle delega alla Sicurezza.

Professore, dopo giorni di polemiche sotterranee, le dimissioni di

Narducci si sono materializzate. Non mancano le polemiche come non

mancarono al momento del suo ingresso in giunta. Ricorda?

«Sì, quella nomina non sembrò opportuna non solo a me, ma a tanti napoletani

e italiani. Se non ricordo male, anche il presidente Napolitano accennò, in

termini generali, alla questione. La verità è che il posto dei pm è nelle

procure. Mi sembra di capire che Narducci non si sia dimesso per rimuovere il

problema».

No. Ma, pare, per il profondo dissenso su alcune decisioni

amministrative.

«Ecco, resta fondamentale comprendere qual è il motivo di dissenso col

sindaco».

Pensa che l'immagine della magistratura venga in qualche modo

offuscata da questa vicenda?

«Non si può dire se la magistratura ne esce in un modo o in un altro. Resta,

tuttavia, confermata la regola secondo la quale il passaggio delicatissimo tra

magistratura e politica è esposto a molti rischi. Dovrebbe essere approvata

una norma che stabilisca che il magistrato che entra in politica abbia alle

spalle i ponti bruciati. Altrimenti, come accade oggi, ci ritroviamo un

magistrato di ritorno. Quando aprirà un'inchiesta, tutti sapranno che il

titolare è vicino a una certa area politica. E per un magistrato non sta bene

essere qualificato di sinistra o di destra. Finché i magistrati non lo

capiranno il loro discredito pubblico crescerà. Non è vero che godono del

massimo credito pubblico, ma solo di quello della parte politica che crede di

averli a loro favore. Godono del credito della fazione in cui sono arruolati».

Prima il manager Rossi, poi Vecchioni, poi Narducci. De Magistris

perde i pezzi per strada?

«Gli abbandoni possono anche essere il frutto delle colpe individuali delle

persone che si sono dimostrate inadeguate al ruolo. La scelta di Vecchioni, in

particolare, era una scelta pop. Su quella di Narducci non mi pronuncio finché

non saranno chiare le ragioni vere delle dimissioni. In linea generale, dico,

però, che un assessore alla Sicurezza non ha senso. È come un assessore al

Buon governo. Forse Narducci si è reso conto di non avere niente da fare. O,

forse, che da fare c'era fin troppo. Ma si tratta in entrambe le ipotesi di

semplici illazioni».

Si può parlare di «normalizzazione» della rivoluzione arancione?

«Dopo un anno perfino Mitterand cambiò il suo governo, cacciando via i

ministri comunisti. In un governo monocratico, come è quello del sindaco, se

questi ritiene conveniente fare a meno di Tizio o di Caio fa bene a mandarli

via. Non siamo nella logica del governo di coalizione. Cambiare un assessore

non indebolisce il sindaco. Così come il presidente della Repubblica degli

Stati Uniti non ha problemi se cambia un ministro. In questi casi

l'espressione "perdere pezzi" che lei ha usato prima esprime un concetto

sorpassato».

Il caso Narducci potrebbe favorire la crescita, finora contenuta al

Sud, del Movimento 5 stelle?

«Non credo affatto. Partiamo dal dato che a sinistra c'è tanto scontento e

che un terzo degli elettori che non sa cosa votare. Questi ultimi possono

votare indifferentemente per Idv, Sel o per Grillo. Dipende dalla sintesi. È

chiaro che a Palermo vinca Orlando, un politico dalla forte personalità che,

pur non essendo uno sbarbatello, è riuscito ad accreditarsi come il leader

della protesta. A Parma Pizzarotti ha vinto perché aveva di fronte uno scialbo

burocrate ex Pci, ex cooperative, ex tutto».

Si parla del coinvolgimento diretto del Pd nell'amministrazione

napoletana. Chi ci guadagnerebbe di più?

«Di più de Magistris. Penso che il Pd debba prima ricostruire se stesso».

Cosa consiglierebbe dunque al Pd?

«Di restare fuori. Sempre che dare consigli abbia un senso».

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Joined: 14-Dec-2005
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solo guardandolo in faccia, il buon vecchio Lombroso avrebbe detto tantissime cose che per decenza ometterò...

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Joined: 01-Sep-2006
6112 messaggi

«Narducci ci deve spiegare come è possibile che un'azienda colpita da interdittiva antimafia esegua lavori per il Comune. Ma come, l'assessore sceriffo non se n'è accorto?».

.the pure recidivo... .bah

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Joined: 07-May-2009
2696 messaggi

qualcosa gli sarà sfuggita.....

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Joined: 14-Jun-2008
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Inviato (modificato)

Il caso

Il Csm: per l’ex assessore Narducci

niente incarichi da pm in Campania

Ieri la conferma ufficiale

Il magistrato potrà indicare le sedi di destinazione

art.non firmato (IL MATTINO 27-06-2012)

Non può tornare ad esercitare le funzioni di pm in Campania, né ottenere il

trasferimento a Roma, che è competente sui procedimenti che riguardano i

magistrati del capoluogo campano, l’ex assessore alla legalità della giunta De

Magistris, Giuseppe Narducci. Lo ha stabilito la Quarta commissione del Csm,

che ha ricevuto la richiesta di Narducci di tornare a svolgere le funzioni

giudiziarie, dopo che si è interrotta bruscamente la sua esperienza nella

giunta comunale di Napoli. La commissione ha invitato l’ex assessore ad

indicare le sedi dove vorrebbe essere destinato. E solo dopo stabilirà in

quale ufficio giudiziario assegnarlo. Dunque Narducci non potrà rientrare nel

suo vecchio ufficio del centro direzionale, in Procura. La prassi dice questo,

l’ex assessore potrà tornare alla sua funzione di pubblico ministero ma in un

in un’altra regione. Fa testo, suggeriscono al Csm, la decisione presa a

proposito del collega palermitano Giovanni Ilarda, nel 2008 nominato assessore

esterno della giunta Lombardo, rientrato in magistratura e destinato ad altra

sede, trasferimento da lui stesso sollecitato per ragioni di opportunità.

Narducci - a onor del vero - aveva fatto sapere di avere la stessa intenzione.

Lo aveva detto anche un anno fa, al momento della discussione della sua

richiesta di aspettativa. Lo ha ribadito subito dopo le sue dimissioni. Il

plenum di Palazzo dei Marescialli lo reintegrerà nella professione visto che

al momento è un magistrato in aspettativa ma non a Napoli o Roma. Pino

Narducci, il pm di Calciopoli e del processo Cosentino - che ha abbandonato

all’indomani dell’elezione di De Magistris e tre mesi dopo l’apertura del

dibattimento - lascia Palazzo San Giacomo tra le polemiche. E così era

avvenuto anche un anno fa, quando aveva detto sì all’amico de Magistris

condividendo il suo progetto politico e amministrativo. Da più parti, compreso

il Quirinale, era stata sollevata la questione dell’opportunità della sua

scelta: era un pm in vista, da sempre sulle barricate.

Modificato da Ghost Dog

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Joined: 14-Jun-2008
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Inviato (modificato)

Il futuro dell’ex assessore

Narducci, nuovo stop dal Csm

«Come pm indichi altre sedi»

No alle Procure di Salerno e Campobasso: «Lì soltanto da giudice»

Lo scenario Il magistrato di Calciopoli tornerà in servizio dopo l’estate ma in un’altra regione

di GERARDO AUSIELLO (IL MATTINO 24-07-2012)

«Nessun commento», ma per il magistrato Giuseppe Narducci quella di

ieri non è stata una giornata come le altre. Dopo l’esperienza di

assessore, aveva chiesto infatti di poter tornare a svolgere le

funzioni di sostituto procuratore, se non nella sua Napoli, almeno a

Salerno e Campobasso. Ma l’ex assessore alla Legalità, andato via per

contrasti con il sindaco Luigi de Magistris, ha incassato il «no»

della Terza Commissione del Csm. In pratica: se vuole quelle sedi

giudiziarie deve optare per le funzioni di giudice, hanno stabilito i

consiglieri respingendo la sua richiesta e invitando il collega - che

prima della sua esperienza nella giunta del Comune faceva il pm a

Napoli - a indicare altre destinazioni.

A questo punto è probabile che Narducci possa trascorrere l’estate

fuori dagli uffici giudiziari, visto che la settimana in corso è

l’ultima di lavoro del Csm, che riprenderà la sua attività a

settembre. Intanto però la «sentenza» è chiara: non può tornare ad

esercitare le funzioni di pm in Campania né ottenere il trasferimento

a Roma, che è competente sui procedimenti che riguardano i magistrati

del capoluogo campano. Dopo la prima riunione la commissione aveva

invitato l’ex assessore ad indicare le sedi alternative, dal momento

che non sarebbe potuto rientrare nel suo vecchio ufficio al Centro

direzionale.

E allora l’ex assessore tornerà alla sua funzione di pubblico

ministero ma in un in un’altra regione. Fa testo, hanno suggerito al

Csm, la decisione presa a proposito del collega palermitano Giovanni

Ilarda, nel 2008 nominato assessore esterno della giunta Lombardo,

rientrato in magistratura e destinato ad altra sede, trasferimento da

lui stesso sollecitato per ragioni di opportunità. Narducci aveva

comunque fatto sapere di avere la stessa intenzione. Lo aveva detto

anche un anno fa, al momento della discussione della sua richiesta di

aspettativa. E lo ha ribadito subito dopo le sue dimissioni. Il plenum

di Palazzo dei Marescialli lo reintegrerà nella professione visto che

al momento è un magistrato in aspettativa ma non a Napoli né a Salerno

né a Campobasso. Narducci è stato il pm di Calciopoli e del processo

Cosentino - abbandonato all’indomani dell’elezione di de Magistris e

tre mesi dopo l’apertura del dibattimento - e nelle scorse settimane

ha lasciato Palazzo San Giacomo tra le polemiche. Aveva detto sì

all’amico de Magistris condividendo il suo progetto politico e

amministrativo. Da più parti, compreso il Quirinale, era stata

sollevata la questione dell’opportunità della sua scelta: era un pm in

vista, da sempre sulle barricate. Il 18 giugno scorso, quasi

contestualmente al divorzio con il sindaco, Narducci aveva spedito la

sua richiesta di rientro in servizio nella magistratura. Poche e di

rito le parole del testo: «Chiedo di essere di nuovo collocato nel

ruolo organico della magistratura, avendo rassegnato le dimissioni da

assessore». Quindi la parola è passata alla terza commissione,

presieduta da Alberto Liguori, che ha esaminato la pratica.

Modificato da Ghost Dog

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L’intervista

«Sappiamo chi sono e dove agiscono

dai napoletani serve più coraggio»

Il capo dei vigili Auricchio:

in troppi pagano e ringraziano

così gli illegali hanno vita facile

di LUIGI ROANO (IL MATTINO 18-08-2012)

Un sentito ringraziamento a Luigi Sementa, suo predecessore, guerra senza frontiere agli abusivi a cominciare dai parcheggiatori e una Polizia municipale che deve dedicarsi anima e copro al traffico e alla gestione del territorio. Attilio Auricchio, capo di gabinetto e da tre settimane numero uno dei vigili urani traccia il futuro immediato del corpo e lancia un appello: «I napoletani ci devono aiutare perché molti problemi sono di educazione civica, è chiaro che se lo si paga e ringrazia il parcheggiatore abusivo vivrà sempre felice e contento».

Auricchio, primo collaboratore scelto dal sindaco Luigi de Magistris dopo la vittoria elettorale, carabiniere, capo di gabinetto e ora anche capo dei vigili urbani è un personaggio tosto.Basta pensare che insieme a Pino Narducci, grande ex della giunta, ha messo in piedi l’inchiesta Calciopoli che ha spedito la Juve in B. «E qualcosa è cambiato grazie a quell’inchiesta anche se certi comportamenti lasciano ancora interdetti. Per chi tifo io? In tribunale l’ho dovuto dire sotto giuramento, un caso unico. Tifo Napoli che dubbio c’è? A Pechino però si è vista la vera Juve...».

Dall’Auricchio tifoso a quello istituzionale. Allora i caschi bianchi in che stato sono?

«La polizia municipale è una struttura molto ben organizzata che ha lavorato bene e dove si sente la mano dell’ottimo Luigi Sementa che ringrazio. Visto che ci siamo preciso ancora su questo fronte: l’amministrazione non ha scelto di cambiare Sementa, purtroppo non è stato possibile il rinnovo per lui come per tutti gli altri 50 dirigenti a termine. E la scelta di Auricchio era obbligata».

Dato a Sementa quel che è di Sementa cosa intende fare per rilanciare il corpo?

«Intanto mantenere gli standard qualitativi che ho trovato. E mettere mano alle varie problematiche».

Per esempio quella degli abusivi, dei parcheggiatori e dei mercatini che spuntano sorpresa anche sul lungomare?

«Sì, ma bisogna fare chiarezza ed essere concreti. La problematica dei parcheggiatori è stata fortemente ridimensionata. Metteremo in campo da settembre misure concordate con la Questura come gli ”avvisi orali” però senza l’aiuto dei napoletani non si va da nessuna parte».

Sia più chiaro.

«È impossibile immaginare di mettere ovunque c’è il parcheggio un agente della polizia municipale. C’è certamente la fase della denuncia e del contrasto. Però c’è anche quella del coinvolgimento della cittadinanza. Comunque affronteremo la questione in maniera strutturale con le misure preventive fino al foglio di via».

E per i mercati abusivi?

«Qui socialmente è tutto diverso anche se non mancano le analogie. Napoli è tutta un mercato noi abbiamo aggredito la questione a livello amministrativo con il nuovo regolamento mercatale. Poi se mi dicono che in un vicoletto dei Quartieri Spagnoli ci sono abusivi io rispondo che via Toledo era un suk ora è liberata grazie alla polizia municipale. Verificherò la questione del lungomare e della stazione di Mergellina».

Torniamo ai caschi bianchi come rendere la macchina più efficiente?

«Il personale è ben motivato e voglioso faremo qualche aggiustamento organizzativo premiando di più il controllo del territorio e delle periferie, è una questione di organizzazione. Perché la coperta è corta e va gestita bene».

In che senso?

«Se gli uomini impiegati nel centro della città sono ben sfruttati non ci sarà bisogno di sguarnire i presidi della periferia. Dobbiamo lavorare molto sulla mobilità del territorio rilanciando i motociclisti».

Settembre è li che già si vede, come la mettiamo col traffico del rientro dalla ferie?

«È il nostro principale compito. E ci concentreremo per questo. Siamo tuttavia consapevoli che la vera svolta si avrà entro fine anno quando tutti i varchi telematici delle ztl saranno controllati elettronicamente liberando così altre risorse umane».

Si, ma poi il Comune non riscuote perché le multe nessuno le paga...

«Errore, dal primo gennaio ad oggi l’area legale che tratta le contravvenzioni al codice della strada è arrivata a una percentuale di riscossione del 51 per cento. Eravamo fermi al 19. E la restante parte non è che non deve pagare perché è stata intercettata. Di più: per le multe presto metteremo in condizione il cittadino di pagare attraverso il sito dove potrà verificare la sua situazione».

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Joined: 05-Sep-2012
6 messaggi

leggo, leggo e leggo e narducci schemo é e schemo rimane...ve lo ricordate fumare in aula con dietro il cartello "vietato fumare". Una piccolezza che mi fa capire che uomo di m***a é. Prossimo lavoro "cinepanettone"

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