WILLIAM BRADY
Estate 1980, le frontiere sono nuovamente aperte e, dopo anni di ostracismo, si possono acquistare giocatori stranieri. La scelta della Juventus cade su Liam Brady, maturata dopo varie opzioni, compreso Maradona che Boniperti e Giuliano inseguono vanamente con una puntata segreta in Argentina. Ai primi di luglio parte una telefonata allavvocato Freeman, legale londinese che cura gli interessi dei più importanti calciatori doltre Manica, compreso Brady. La risposta è affermativa, non altrettanto agile la trattativa che si conclude comunque, col trasferimento di Liam alla Juventus. Brady ha 24 anni, essendo nato a Dublino nel febbraio 1956. Trasferito quindicenne allArsenal, con altri cinque coetanei. Liam Brady compie tutta la trafila nel glorioso club londinese dove esordisce in prima squadra alletà di 17 anni, giocando per sette stagioni, condite dalla conquista di una favolosa Coppa dInghilterra nel 1979. Nella primavera 1980 lArsenal di Brady affronta ed elimina la Juventus nelle semifinali di Coppa delle Coppe: 1 a 1 a Londra, 1 a 0 per gli inglesi a Torino, goal di Vaessen all87°.
È una stagione doro per Liam. I giocatori professionisti inglesi, lo eleggono il calciatore dellanno; il presidente dei gunners, Hillwood, fa il diavolo a quattro per aumentargli lo stipendio e prolungargli il contratto.
«Mi dispiace per lui, ma io avevo già deciso», racconta, «a giugno del 1980 avrai lasciato lArsenal e sarei venuto in Italia».
Brady è un regista giovane, ma calcisticamente maturo; arriva in Italia con etichetta irlandese, ma rivela ben presto insospettate capacità di adattamento che gli consentono dinserirsi senza problemi nella squadra bianconera. Con il suo arrivo nella Juventus ricompare il regista, giubilato da Trapattoni dopo la partenza di Capello ed interpretato successivamente, seppure in modo anomalo, da Benetti e Furino. Così la Juventus torna ad una manovra ordinata, basata sulla ricerca di impostazioni logiche e razionali, anche se il ritmo non eccezionale dellirlandese riduce in parte le accelerazioni.
«Con quel sinistro potrebbe scappare di prigione», aveva scritto un reporter londinese, non privo di humour.
Investito nei primi giorni da una curiosità che sfiora aspetti morbosi, Liam Brady si rifugia ben presto in un rapporto formalmente ineccepibile, ma che poco concede allinterlocutore. Soluzione necessaria ed appropriata. Ma ancora oggi, a distanza di anni, Brady viene ricordato nellambiente torinese con ammirazione e simpatia. Anche per la sua vita privata Liam lascia nel ricordo tracce indelebili. Lo prova il fatto che, in perfetto accordo con la moglie Sarah, Brady decide di far nascere a Torino la figlioletta Ella, che viene alla luce a metà gennaio 1983, quando lirlandese già si trova a Genova, in quanto trasferito nellestate precedente alla Sampdoria. Il collega preferito del biennio juventino è Tardelli, ma anche con Rossi e Cabrini i rapporti sono ottimi.
«Fu una fortuna, per lui, che fosse sistemato in camera, fin dal ritiro di Villar Perosa, col sacrestano delle rincorse, Furia Furino», racconta Caminiti, «perché gli vennero insegnati gli stimoli alla lotta, perché riuscì a scaldarsi al fuoco dellemulazione e cominciò a giocare alla grande, disimpegnando il suo piede mancino da vicino e da lontano, con sicura maestria. Certo, poco appariscente ed, a voler essere obiettivi, spesso pigro nel corso della stessa partita: come Furia andava a soffiargli nelle orecchie con la sua voce grattata, Brady riprendeva la sua corserella, svelando doti di centrocampista di impulso ed anche di agonismo sicuramente superiori alla media».
Le due stagioni di Brady alla Juventus sono coronate dalla conquista di altrettanti scudetti. Trapattoni dirà che sono gli scudetti che sente di più come suoi, maturati nel rinnovamento di una squadra che comincia a perdere qualche grosso nome del passato (Morini, Benetti e Boninsegna) per dare spazio a giovani che si chiamano Cabrini, Farina, Prandelli, Marocchino e Galderisi, oltre al recupero di Virdis ed alla progressiva affermazione di Brio. In quella squadra il sinistro di Brady, proietta di volta in volta i compagni verso il goal, lo stesso irlandese si segnala anche nei panni di goleador: otto reti il primo anno, cinque il secondo.
Stupenda la prima stagione, anche se ci mette un po di tempo a prendere le misure; viene fuori il pomeriggio del 23 novembre 1980, mentre un terremoto squassava lItalia del sud. La Juventus gioca contro lInter campione in carica, con una formazione decimata dalle squalifiche volute da Agnolin, dopo un derby scandaloso; Liam segna un goal ed un altro lo fa fare a Scirea. La squadra bianconera vince 2 a 1 e comincia, seriamente, ad inseguire la Roma.
La seconda stagione è meno appariscente ma è suggellata, comunque, da un significativo finale. Il 30 aprile 1982, un venerdì, alla vigilia delle ultime tre giornate di campionato, Liam viene informato, allimprovviso, che alla Juventus non sarà riconfermato. Deve cedere il posto a Michel Platini, acquistato il giorno stesso; levento matura nello spazio di ore, dalle 12:00 (ora in cui firma Platini) alle 20:00 (ora in cui Brady esce sconvolto dallufficio di Boniperti). Verso le 15:00, negli spogliatoi dello stadio, prima dellallenamento pomeridiano, tocca a Trapattoni il ruolo di primo ed incolpevole messaggero. Brady non può restare alla Juventus, che qualche settimana prima ha acquistato Boniek come secondo straniero e sarà ceduto a condizioni, non meno vantaggiose, ad una società di suo gradimento; così, Brady firma per la Sampdoria.
Ma di Brady non si può non ricordare lultima partita in maglia bianconera, il 16 maggio 1982, a Catanzaro, giorno in cui la Juventus conquista lo scudetto approfittando del concomitante pareggio della Fiorentina a Cagliari. Vince 1 a 0 la Juventus, con un rigore trasformato dallo stesso irlandese per fallo di mano sulla linea di Celestini, a seguito di una ubriacante azione impostata da Fanna con deviazione di Rossi verso il goal. Lepisodio accade a metà ripresa, con la Juventus accanitamente protesa verso la vittoria. Liam, rigorista designato, si avvia a battere dal dischetto come se non fosse lultima partita e lultimo rigore nella Juventus, con un grandissimo esempio di professionalità. Il goal sancisce lapoteosi bianconera ed è la rivincita morale di Brady.
«Avevo due scelte, due possibilità: fare il professionista e calciare bene il rigore, oppure fare il bambino stupido e rifiutarmi di calciare o, peggio, sbagliare volutamente il tiro. Ho scelto di fare il professionista, ho tirato ed ho fatto goal».
«In quella cruciale domenica di Catanzaro», ricorda ancora Caminiti, «toccò proprio a Brady battere il penalty decisivo, contro la squadra di casa, nello stadio infuocato di tifo contro. E segnò, con la gelida tristezza del professionista, confermandosi tra le figure più limpide del poco limpido calcio degli anni recenti».
Il racconto di Caroli:
«Brady fu elogiato da tutti, a me piaceva per come amministrava gli schemi e la palla ma, soprattutto, per il metodo con cui si infilava nelle aree avversarie, attraverso slalom soavi. Non si ripeté più in quella chiave, anche se giocò bene altri campionati nella Sampdoria e nellInter. Alla seconda stagione, come accade a molti campioni, aveva arretrato di una quindicina di metri la zona operativa a scapito della profondità delle iniziative. Era un uomo magnifico, con un carattere dolce, sguardo limpido, andava daccordo con tutti, era molto serio e suscitava immediate simpatie. Non polemizzò mai con nessuno, nemmeno quando segnò il rigore decisivo a Catanzaro, nel campionato successivo, ed annunciò la partenza».