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GabrielKoi

Tifoso Juventus
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  1. Neanche io ho questa grande stima di Aut e Paky, però forse esageri
  2. Stiamo parlando di un DEF che non c’è Il documento con le previsioni di spesa avrebbe dovuto essere inviato al Parlamento entro il 28 settembre, ma nessuno lo ha visto: e ora il governo sembra cambiare idea sul deficit Il governo ha cambiato idea rispetto agli annunci della settimana scorsa sugli aumenti di spesa per i prossimi anni, pur mantenendo la promessa di tenere il deficit per il prossimo anno al 2,4 per cento. I tecnici del ministero dell’Economia, intanto, continuano a lavorare sulla Nota di aggiornamento al DEF, il documento in cui queste cifre dovrebbero essere messe per iscritto e che in teoria è stato approvato la settimana scorsa e che, dopo quasi una settimana di ritardo, dovrebbe arrivare oggi in Parlamento. Dopo una serie di riunioni negli ultimi giorni diversi esponenti del governo hanno detto che il deficit sarà abbassato a partire dal 2020. La parziale marcia indietro sarebbe stata decisa martedì pomeriggio in seguito alle pressioni dei mercati finanziari – la spesa in eccesso andrebbe finanziata proprio prendendo soldi in prestito dai mercati, a tassi di interesse crescenti – e a quelle del presidente della Repubblica. Poi nel tardo pomeriggio di martedì sono cominciate a uscire le prime indiscrezioni su un futuro abbassamento del deficit. Mercoledì queste cifre sono state confermate. Ieri era stato il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio a dire che il governo ha moderato i suoi obiettivi di spesa. Durante un incontro con la stampa alla Camera, Di Maio ha detto che il governo intende mantenere il deficit al 2,4 per cento solo per il 2019 e non anche per il 2020 e poi nel 2021. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che nel governo fa parte di chi difende una linea più prudente, ha confermato che a partire dal 2020 il deficit sarà in calo. «Le promesse saranno mantenute con forte gradualità», ha detto Tria. Anche se il ministro Tria era considerato molto indebolito dopo gli scontri della scorsa settimana, le sue dichiarazioni di oggi appaiono in linea con quelle di Di Maio, considerato il suo principale avversario interno al governo. Secondo i giornali, il governo sta pensando di portare il deficit al 2,1 per cento nel 2020 e al 1,8 per cento nel 2019. Prima dell’avvento del governo Conte, negli stessi anni per il deficit era previsto invece l’azzeramento. La situazione rimane comunque caotica, ed è possibile che ci siano ulteriori ripensamenti almeno fino a quando non sarà presentata ufficialmente la Nota di aggiornamento al DEF, il documento che contiene le previsioni di spesa e di crescita per i prossimi anni e che avrebbe dovuto essere inviato al Parlamento entro il 28 settembre. Il governo ha fornito spiegazioni generiche per giustificare questo ritardo, mentre secondo i giornali si sarebbe preoccupato per la reazione dei mercati e per quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Da giovedì scorso, quando il governo aveva annunciato di aver raggiunto un accordo sul deficit al 2,4 per cento, lo spread è infatti cresciuto di circa 50 punti, passando da 240 punti base a 290 e oltrepassando in più di un momento quota 300. Diversi giornali scrivono che né Di Maio né il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si aspettavano questa reazione – della quale hanno dato ufficialmente la colpa alle dichiarazioni dei commissari europei – e che le dichiarazioni di queste ultime ore sarebbero un modo per cercare di tranquillizzare gli investitori a cui l’Italia chiede soldi in prestito. Un altro problema indicato in questi giorni è l’opposizione del presidente della Repubblica rispetto all’idea di firmare una manovra troppo rischiosa. In più di un’occasione nel corso dell’ultima settimana Mattarella ha ricordato l’articolo 81 della Costituzione, che impone il pareggio di bilancio, e anche recentemente ha fatto riferimento alla necessità di mantenere i conti in ordine. Secondo La Stampa, Mattarella avrebbe addirittura detto a Conte in maniera esplicita che non avrebbe firmato una legge in cui il deficit per i prossimi tre anni fosse stato indicato al 2,4 per cento. Questa sua richiesta avrebbe portato direttamente alle dichiarazioni di oggi. Per gli amici accomodati sulle poltrone da 100mila euro annui, 6 è ancora un numero basso per definirli dei cialtroni. Per i festeggiamenti dai balconi del DEF che non c'è, quanti giorni di ritardo servono invece?
  3. Ma se devono fare sempre quello che “lo facevo anche quelli prima, ma nessuno gli diceva nulla”, c**** sono stati votati a fare? Visto che di linea politica non c'è ombra e la cambiano come cambia il vento, adattandosi a tutto. Dicono che tagliano i costi della politica, che non è un mestiere, ma rimpinzano le tasche degli amichetti, dei trombati e di quelli che per il LORO stesso regolarmento non possono più candidarsi. Dicono di fare politica per due lire, poi gonfiano tutti i rimborsi. Però l’hanno sempre fatto tutti, quindi non sono dei ciarlatani se non hanno saputo dire altro per 5 anni di campagne elettorali e opposizione
  4. Se decidi che in quanto appartenente ad un etnia, un cittadino italiano non abbia gli stessi diritti degli altri italiani: Si, caz2o, sei un f***** nazista di M***A
  5. Meglio 10 presenze con noi che 30 nell'Hellas di turno
  6. Uno dei media asserviti ai poteri forti e a Goldman Sachs, che con la mano destra controllano le azioni in borsa e con la sinistra sorseggiano vino biodinamico (più o meno cit. Comandante Alejandro Dibba) ovvero L'Espresso
  7. Bocciati alle urne, piazzati al ministero: così il M5S trova un lavoro ai suoi non eletti Senatori non riconfermati che diventano segretari particolari, ex onorevoli trasformati in vice capo di gabinetto o sottosegretari. Con stipendi a sei cifre. Ecco i pentastellati che nonostante il flop del voto vivono ancora di politica È un classico della prima e della seconda Repubblica: quando le elezioni vanno male e l'aspirante onorevole rischia di dover tornare a casa, il partito gli trova un'altra sistemazione a Roma. Un classico che, a quanto pare, anche il Movimento 5 Stelle intende rispettare. Niente di illecito sia chiaro: ma di certo si tratta di una consuetudine curiosa per un partito che sulle critiche alla Casta ha costruito le sue fortune. Infatti, adesso che la composizione del governo Conte e degli staff dei ministeri è quasi completata, si scoprono diversi ex onorevoli e senatori bocciati alle urne ma che hanno trovato un posto nei palazzi romani. Ecco chi sono. C'è Bruno Marton, senatore del Movimento nella scorsa legislatura: arrivato terzo nelle ultime elezioni nel seggio di Sesto San Giovanni alle porte di Milano, ha trovato a salvarlo una poltrona di segretario particolare del sottosegretario con delega all'editoria Vito Crimi. Stipendio annuale lordo: 73.400 euro, fino alla fine dell'attuale governo. Restando sempre agli ex che non hanno ottenuto la riconferma troviamo Giorgio Sorial, già deputato e arrivato terzo all'uninominale di Brescia lo scorso 4 marzo. Per lui è spuntato un posto da Vice capo di Gabinetto del Ministero dello Sviluppo economico retto dal suo capo di partito Luigi Di Maio. Stipendio di 110mila euro, ma con contratto annuale. Spesa curiosa considerando che nello staff di Di Maio ci sono già altri due vice capo di gabinetto. Ancora meglio è andata a Michele Dell'Orco: deputato della precedente legislatura, non ha ottenuto la riconferma nel plurinominale di Modena e Ferrara. Poco male, perché oggi è sottosegretario alle infrastrutture. Non ha neanche provato a candidarsi invece Luigi Gaetti, ex senatore del Movimento 5 Stelle e ora sottosegretario agli interni con delega all'antimafia. Gaetti ha infatti già “usato” i due mandati permessi dal codice di comportamento dei 5 Stelle: uno appunto a Palazzo Madama e l'altro quando era consigliere comunale per la Lega nord. Alle obiezioni sul suo incarico di governo ha risposto che, trattandosi di un incarico non elettivo, questo non viola codici e statuti pentastellati. C'è infine un terzo sottosegretario 5 Stelle che le urne non hanno premiato: si tratta della “new entry” Vincenzo Zoccano, arrivato terzo nel collegio di Trieste e oggi sottosegretario con deleghe a famiglia e disabilità. Sul capitolo sottosegretari è necessario fare un un ulteriore appunto. Secondo le legge, ognuno dovrebbe percepire un compenso di 114mila euro lordi annui, esattamente come il presidente del Consiglio. Un emolumento a cui hanno diritto solo perché non eletti: quando infatti quell'incarico viene ricoperto da un deputato o un senatore, questo compenso non è dovuto perché la norma ne vieta il cumulo. Scegliere un sottosegretario non eletto ha quindi dei costi per la casse statali rispetto al nominare qualcuno che è già deputato o senatore. A chiudere la rassegna dei bocciati e salvati tra i 5 Stelle c'è forse il caso più noto alle cronache, quello della ex inviato del programma televisivo le Iene Dino Giarrusso. Arrivato terzo al collegio di Roma 10 nelle elezioni del 4 marzo, Giarrusso è oggi segretario particolare del sottosegretario all'Istruzione Lorenzo Fioramonti. Incaricato dallo stesso Fioramonti via Facebook di presiedere un misterioso osservatorio sulla regolarità dei concorsi universitari, in seguito alle polemiche è stato “retrocesso” a semplice segretario particolare. Il suo compenso non è noto: nonostante le richieste di accesso generalizzato avanzate dall'Espresso, il Miur non ha aggiornato la documentazione che per legge dovrebbe essere pubblicata entro tre mesi dall'insediamento dell'amministrazione (i mesi adesso sono quattro). I suoi predecessori in quel ruolo avevano un compenso compreso tra i 18 e i 45mila euro annui. Come sono nuovi loro. Le poltrone da 100mila euro annui ai trombati L'hanno aperto come una scatoletta di tonno sto parlamento, se lo sono pure mangiato
  8. Pensano che i 5 milioni di italiani sotto la soglia di povertà, siano malnutriti tipo i bambini del Sud Sudan. Oh, però loro sono vicini allaggente, sanno bene i loro bisogni.
  9. Al di là di questi personaggi con lo spessore politico di un Oro Saiwa. Siamo passati da Reddito di cittadinanza, al sussidio di disoccupazione fino a quella che sembra la SocialCard di Tremonti. Con severi controlli su come spendi i soldi, però i soldi li devi spendere tutti (niente televisore da UniEuro, io mi consolerei con un po' di manzo di kobe, per quello non dovrebbero fare problemi) non puoi metterli da parte. Siamo passati dalla decrescita-felice al consumismo di Stato
  10. Meno credibile di un’associazione di consumatori
  11. Le grandi inchieste. Report può accompagnare solo.
  12. Ha proposto anche il censimento degli sgugnizzi? Comunque, c'entra poco, ma posso dire che Napoli negli ultimi tempi mi è sembrata molto migliorata (ci sono stato a distanza di 4 anni). Ormai possiamo dire che il centro di Roma è più degradato di quello di Napoli. Probabilmente anche come servizi pubblici tra un po'
  13. Si, questo è vero. Per essere alle 18 sul divano con il birrino tocca: staccare il cavo del telefono alle 17, sfanculare il capo alle 17.15, scapicollarmi giù per le scale, compiere una ventina di infrazioni del codice stradale e rischiare la vita planando sopra i crateri dell'asfalto fiorentino. Però la partita alle 19 vuol dire cenare verso le 21.30. Traumatico per chi vive al nord di Grosseto.
  14. Ho letto il comunicato stampa della procura. In pratica viene contestato a Lucano di aver affidato la raccolta rifiuti a due cooperative sociali di Riace (che davano lavoro agli stessi migranti accolti) senza gara d'appalto. Cosa che non è di per sè illecita visto che esiste la possibilità di deroga. (*) L'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, è data dall'aver celebrato matrimoni "di comodo" tra stanieri e cittadini italiani. Il GIP conclude con " ...Il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini NON si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”. Una persona pericolosissima, il ricerato numero 1 della Calabria, severa ma giusta la misura cautelare. (*)Fa ridere che esulti lo stesso ministro che nel suo decreto razziale ha previsto la deroga di 3 anni per l'assegnazione senza gara degli appalti dei CPR.
  15. La sguaiata esultanza del Ministro dell'Interno dice tutto. Il pericolossimo ndranghetista Mimmo Lucano, giusto?
  16. Farà anche lui affari con i trafficanti libici come le ONG e le loro navi sequestrate. Ah no, hanno archiviato l'inchiesta.
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