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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
huskylover ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Rai all'attacco di Sky Via al canale sport di Fulvio Bianchi - repubblica.it 9-04-2012 La Rai va all'assalto di Sky: dal 16 aprile, infatti, Rai Sport 1 (digitale terrestre free) trasmetterà dalle 7 del mattino alle 14 e dalla 16 alle 24. Una copertura quasi come Sky Sport 24. Il progetto studiato dal direttore di Rai Sport, Eugenio De Paoli, sarà presentato venerdì 13 aprile dallo stato maggiore di Viale Mazzini, dal presidente Paolo Garimberti al dg Lorenza Lei. E' il lancio in grande stile del canale tematico dello sport: sinora Rai Sport 1 ha fatto buoni ascolti, in costante progesso: ma in futuro diventerà un vero "contenitore" con trasmissioni di approfondimento tipo Uno Mattina, con rassegne stampa, tg sportivi a rullo, eccetera. Il cdr di Rai Sport resta comunque sul piede di guerra, non condividendo alcune scelte esterne: proclamato uno sciopero per i giorni successi al lancio del canale tematico. Ma le trasmissioni non si fermeranno comunque, perché una parte degli oltre 110 giornalisti dello sport Rai dovrebbe lavorare. Venerdì sarà anche l'occasione per la Rai per presentare il piano olimpico (Rai Due sarà la rete dedicata ai Giochi di Londra) e i nuovi progetti per il tennis (Internazionali di Italia e Roland Garros). Nessuna novità invece sul fronte diritti del calcio: ma a Viale Mazzini restano convinti di poter salvare le loro trasmissioni come Stadio Sprint, Novantesimo Minuto e Domenica Sportiva. La Lega di A, però, vuole almeno una quindicina di milioni. Soltanto Platini può salvare il nostro calcio. Ecco come... Un flop totale. Come noto, non abbiamo più nemmeno una squadra in corsa nelle Coppe europee (l'ultima ad arrendersi è stata il Milan). Nel ranking Uefa 2012, che tiene conto dalla stagione 2007-08 sino all'attuale, l'Italia è quarta, con 59.981 punti, staccatissima da Inghilterra (83.785), Spagna (82.329 punti: e ha ancora 5 squadre su 7 in corsa...) e Germania (74.519). Il Portogallo ci incalza (55.013 punti: una squadra ancora in lizza) e anche l'Olanda, in questa stagione, ha fatto meglio di noi. Un disastro totale: dal prossimo anno avremo solo tre club in Champions e se nel 2015-'16 non arriva davvero la riforma di Michel Platini, ecco che l'Italia nella Coppa che conta rischia di avere un ruolo secondario. La riforma prevede l'abolizione dell'Europa League, sempre snobbata dai nostri club, a vantaggio di una maxi-Champions con ben 64 club. In questo caso l'Italia potrebbe avere da cinque a sei squadre. Solo Platini può salvarci... (09 aprile 2012) © Riproduzione riservata -
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SPY CALCIO Tremano dieci club di A classifica "finta"? di Fulvio Bianchi - repubblica. it 8-04-2012 Tolta la corsa-scudetto (Juve e Milan con questa storiaccia non c'entrano nulla), ecco che tutto il resto, dalla volata-Europa alla lotta-salvezza, rischia di essere spazzato via nei prossimi mesi. Che si gioca a fare da qui sino a maggio se davvero rischiano di essere coinvolte 10 squadre di A? E' un campionato virtuale quello cui stiamo assistendo? Le classifiche saranno sconvolte? Entro fine aprile ci saranno i primi deferimenti di Stefano Palazzi, il superprocuratore Figc che con il suo staff sta lavorando a tempo pieno (in settimana audizioni eccellenti, fra cui Mauri e Brocchi): riguarderanno le carte di Cremona. Per quelle di Bari, con il terremoto di questi giorni (vedi Masiello e c.), si dovrà ancora aspettare. Poi, potrebbe arrivare anche Napoli... Non si finisce più con il calcioscommesse ma la colpa è dei Masiello, dei Doni, degli Zamperini, eccetera. Di un calcio fortemente inquinato alle sue radici da anni. Di dirigenti e allenatori (Bari per esempio) che come minimo dormivano e non si accorgevano di nulla. Come detto, i club di A coinvolti, e a rischio, potrebbero essere addirittura la metà, dieci: Atalanta (già punita con un meno 6 e ora coinvolta in altre due gare); Bologna, Cesena; Chievo; Genoa; Lazio; Lecce; Novara; Siena; Udinese. In serie B nei guai (seri) il Bari e la Sampdoria. Molti coinvolti anche in Lega Pro. Ma non tutte queste squadre potrebbero essere già punite con il processo-bis (poi ci sarà il ter, eccetera eccetera...) che si terrà forse a giugno-luglio (la Figc, se possibile, preferirebbe ad Europei appena chiusi). Sconti di pena per chi collabora, e stavolta sono parecchi. Un anno per omessa denuncia (e dovrebbero essere tantissimi); cinque anni con radiazione per chi ha taroccato, o tentato di taroccare le partite; due anni per chi ha "solo" scommesso. E i club? Rischiano da tre punti di penalizzazione in su. Se ci sono dirigenti coinvolti, prevista la retrocessione. Le penalizzazioni devono essere afflittive. Esempio: devono cancellare un traguardo (la qualificazione Uefa o la salvezza). E se un club finisce a metà classifica, lontano da tutto? I punti di penalizzazione li sconta nella stagione successiva: così si creano disparità, è vero. Ma non c'è nulla da fare, anche perché sia Coni che Figc vogliono che i processi si tengano in questa stagione sportiva e quindi la stragrande maggioranza delle condanne saranno applicate a questo campionato, anche se già chiuso. Ricordiamo, inoltre, che in base alle regole Uefa chi è condannato per illecito sportivo non si può iscrivere a nessuna Coppa europea. Tema amnistia: Giovanni Petrucci, n.1 dello sport italiano, ha ribadito che non se ne parla. Giusto. Non scherziamo nemmeno: troppo comodo, che segnale di serietà sarebbe? E poi, chi ha pagato in passato che direbbe? Lo sport deve dare un colpo durissimo a questo marcio che sta venendo pericolosamente a galla e forse è peggio ancora del (vecchio) Calciopoli, lì almeno i soldi non erano girati e ora si è scoperto pure che le partite non erano truccate. Michel Platini tuona, preoccupatissimo, contro l'ondata del calcio scommesse che invade non solo l'Italia:"Chi bara, squalifica a vita". Giancarlo Abete sostiene, con convinzione assoluta, che ci vuole "tolleranza zero". La Lega di serie A finalmente si sveglia: il 20 aprile, per la prima volta, sollecitata dall'Inter, parlerà del problema-scommesse. D'accordo che la responsabilità oggettiva, in molti casi, è estremamente penalizzante per i club, ma per ora esiste, è un caposaldo del calcio (anzi, dello sport), e quindi va applicata: semmai, se ne parlerà per il futuro. La Lega Pro, in questo (e in altro) , è all'avanguardia: si è dotata, per prima (ed unica sinora), di un sistema di controllo sulle scommesse. Ha studiato un codice etico. "Quando il treno parte, non si ferma più...", sostiene il direttore generale Francesco Ghirelli. Ora c'è attenzione massima ai calciatori: in caso di gare "sospette" subito segnalazione alla procura federale e quindi alla procura della Repubblica. Le altre Leghe, per ora, non si sono ancora mosse su questo fronte: quella di A, come detto, ne parlerà il 20 aprile. Non solo soldi, quindi... La Figc in futuro, speriamo presto, si doterà di una Procura federale all'altezza. Non che Palazzi e i suoi non lo siano. Anzi, sono preparati. Ma non ce la fanno. La diaria (30-40 euro) al giorno è bassissima, non viene pagata nemmeno l'assicurazione quando usano mezzi propri. Che 007 sono? Sono ex questori, avvocati, ex magistrati (il Csm vieta l'impiego di quelli in attività) che lo fanno con grande passione. Ma un po' di malcontento c'è e il pool di Palazzi ha mezzi troppo scarsi per spazzare via questo marcio che sta inquinando (anzi, ha inquinato) il nostro calcio. Speriamo che Abete questa estate voglia provvedere. -
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Tempo scaduto VIGILANZA ZERO Aligi Pontani - repubblica.it - 4-04-2012 Sono colpevoli del loro silenzio, gli innocenti di questa storia, anche se certo che è più facile a dirsi che a farsi: denunciare un proprio compagno, violare il sacrario dello spogliatoio, mettere all'indice il vicino di armadietto e magari di casa, diventare un infame insomma. Ma con il loro silenzio ("tappatevi le orecchie e giocate", disse il direttore sportivo del Bari Angelozzi ai giocatori che lo informavano delle proposte di combine ricevute) anche gli onesti come Gillet o Almiron o l'allenatore Mutti hanno permesso che il veleno del calcioscommesse andasse in circolo un po' ovunque, e continuasse ad intossicare il loro sport, il loro lavoro e le nostre passioni per mesi. Forse per anni. I giudizi morali non interessano, ora. Interessa molto di più capire quanto quel silenzio, quei silenzi ormai ufficiali su partite che tutti sapevano vendute o almeno in vendita, peserà sui prossimi mesi. Non tanto per le squalifiche agli omertosi, che sembrano inevitabili, quanto per ciò che significano. Vediamo, allora: un campionato falsato - nelle posizioni di coda, che naturalmente da un punto di vista sportivo contano come quelle di testa; calciatori che vendono, dirigenti che corrompono o tacciono, allenatori pavidamente inerti, tifosi che comprano le sconfitte dei propri beniamini. Pensiamoci: non una sola delle componenti del sistema calcio, nella singola vicenda di Bari e aspettando che si precisino anche quelle sotto inchiesta altrove, era all'oscuro delle combine. Ma nessuno ha parlato. Nessuno. E gli unici a non sapere erano gli ispettori della Federcalcio, ma questo non sorprende. Ecco, più che ricorrere a slogan di maniera come "tolleranza zero" e "giustizia rapida", la Federcalcio dovrebbe indagare sulle ragioni del disastroso fallimento del proprio sistema di autocontrollo, che è il pilastro di un'autonomia sacrosanta, fino a quando però in grado di garantire pulizia, efficienza e rispetto delle regole. Considerando, ricordiamolo sempre, che la Figc è una macchina molto costosa che spende soldi pubblici. E, una volta capito perché questo sistema di controllo non ha funzionato, ragionare rapidamente su come ricostruirlo, quando e se si riuscirà a venire a capo dell'emergenza. Un'emergenza che come tale andrebbe affrontata: non lasciando solo Palazzi, sopraffatto da carte, arresti, interrogatori e atti giudiziari destinati a moltiplicarsi come le scope di Topolino apprendista stregone; chiedendo aiuto al Coni per rafforzare, integrare e rendere davvero efficaci gli organi inquirenti e giudicanti; stabilendo presto e senza equivoci su quale campionato avranno effetto le sanzioni sportive; incentivando ancor più di quanto fatto nuove confessioni. La tolleranza zero non dovrebbe mai essere invocata, in un sistema capace di controllare, prevenire e punire chi sgarra: dovrebbe essere scontata, banale, ovvia. Diventa slogan quando la soglia di sopportazione della gente è stata ormai varcata, arriva il panico e non si sa bene cosa fare. E in genere, quando accade, è troppo tardi per rimediare. -
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Anche i Masiello’s boys confermano: «Per il derby pagati 250.000 euro» Francesco Ceniti - GASPORT - 0-04-2012 Carella e Giacobbe collaborano e ottengono i domiciliari Salvatore Masiello a Pepe: «Puoi comprarti la Ferrari…» Tutti a casa. Stamani si apriranno le porte del carcere anche per Gianni Carella e Fabio Giacobbe, gli amici di Andrea Masiello finiti lunedì dietro le sbarre per associazione a delinquere. Decisiva la retromarcia innestata dopo un primo interrogatorio (martedì) nel quale avevano negato praticamente tutto. Ieri le cose sono andate in modo molto diverso: mentre l’ex capitano del Bari si concedeva il primo pranzo dopo l’arresto con moglie e figlia ai domiciliari (all’alba l’arrivo a Torre Boldone, alle porte di Bergamo, dopo un lungo viaggio in macchina con i genitori), i due indagati si confrontavano di nuovo con il pm Ciro Angelillis. Solo un cambio di rotta poteva giustificare la richiesta avanzata dall’avvocato Russo Frattasi (rimetterà l’incarico a ore per ragioni di opportunità: è parente del mister X Carlo Quarta). Così è stato: nel lungo confronto, verbali secretati, avrebbero proprio confermato l’identità di Quarta, rispondendo anche alle domande sul Lecce, il filone dell’inchiesta al momento più caldo. Una collaborazione che dovrebbe indurre il gip Giovanni Abbattista a firmare l’istanza di scarcerazione. Le confessioni Carella e Giacobbe, secondo fonti accreditate, hanno fornito ulteriori riscontri alle ammissioni fatte da Masiello. Dando conferme, ad esempio, al racconto fatto dal giocatore sui circa 250 mila euro pagati per il tarocco nel derby Bari-Lecce 0-2. Altri elementi sarebbero emersi sulle pressioni degli ultrà per far perdere ai biancorossi (già retrocessi) alcune partite, in particolare quelle contro Cesena e Sampdoria. Una novità importante avrebbe detto Carella (oltre 4 ore di audizione), tirando in ballo diversi calciatori del Bari che avrebbero preso soldi per truccare delle partite nello scorso campionato. E sui soldi versati dai due indagati subito dopo alcune sfide sospette, ci sarebbe stata la conferma delle loro scommesse effettuate a colpo sicuro dopo le imboccate avute da Masiello. Come sul live di Udinese-Bari 3-3 del maggio 2010. A questo proposito sono trapelati altri particolari che riguardano Bonucci e Pepe. Telefonate e Ferrari Gli inquirenti nello scarcerare Masiello hanno giudicato importanti le rivelazioni fornite negli interrogatori. E soprattutto le considerano attendibili, anche perché sono stati aggiunti particolari precisi. Il difensore avrebbe confermato e circoscritto l’accordo sulla gara del Friuli: Parisi, Belmonte, Bonucci e Salvatore Masiello avrebbero dato a metà settimana (forse il giovedì precedente) la disponibilità ad alterare la gara per farla finire con molti gol e se possibile in parità. Il giorno prima della sfida, durante il ritiro, Salvatore Masiello avrebbe poi deciso di chiamare Simone Pepe con un telefonino consegnato da Iacovelli ad Andrea Masiello proprio per non lasciare tracce. Curioso è anche l’approccio che sarebbe stato utilizzato da S. Masiello per convincere l’attuale giocatore della Juve: «Non volevi comprarti la Ferrari? Beh, se vuoi la Ferrari ora c’è un modo…». Nonostante questo, Pepe avrebbe rifiutato. Almeno è quanto riferisce S. Masiello al compagno che era con lui in stanza. La storia finisce qui. Anzi, no. Pepe con l’ingaggio ottenuto alla Juve la Ferrari l’ha comprata da solo. Il colore? Rossa, naturalmente. ************************************************************************************* Portanova ai compagni: «State attenti». Ceniti - GASPORT - 07-04-2012 Di solito Daniele Portanova leggendo i giornali sbottava per qualche quattro in pagella. Ma da febbraio le cose sono cambiate: il difensore finisce nel tritacarne del calcioscommesse per la pre- sunta combine di Bologna-Bari 0-4. Prima della gara in città arrivano Carella e Giacobbe su indicazione di Masiello che gli ha preparato l’incontro: «Daniele, salgono dei miei parenti…». Il resto è noto: il riferimento alle quote da sballo del Bari vincente, la moglie del giocatore che si arrabbia, Portanova che richiama il gruppo per un ulteriore chiarimento dopo aver rifiutato. E poi l’avviso ai compagni di «stare attenti alle proposte di alcuni strani individui». Materiale più che sufficiente per un deferimento di Palazzi: l’omessa denuncia appare scontata. Ma ci sono almeno un paio d’intercettazioni che meritano approfondimenti. Colloqui nei quali il difensore pronuncia frasi sibilline. Oppure giudizi non proprio al miele su Di Vaio. Come le cose che riferisce all’amico giornalista Emanuele il 24 febbraio, lo stesso giorno del secondo interrogatorio di Masiello. Allusioni A chiamare è il giocatore: «Essere indagato per associazione a delinquere è un po’ grossa. Io ti denuncio…». La conversazione è tesa. E quando il giornalista fa riferimento a Di Vaio («ma all’altro non gli fanno niente?»), Portanova si trattiene a stento: «All’altro, no. Perché l’altro… Lasciamo stare… Sarebbero da arrestare altre persone di altre squadre…». In precedenza con l’amico Andrea, il difensore aveva commentato: «Io lo chiamerei proprio a quel figlio di mignotta che ha dato il mio numero a sto figlio… Associazione… Addirittura indagato per associazione a delinquere. Dicono che Iacovelli ha fatto il mio nome. Ma chi C***O è Iacovelli? Il mio avvocato sta chiamando la procura di Bari. Gli ho detto: adesso querelo anche il pm. Non mi interessa un C***O…». Poi dopo alcune bestemmie un altro passaggio interessante: «Ti trovi in mezzo a una situazione di m***a per colpa di 4 o 5 co*****i. E quello sta tranquillo lì… In panchina a Siena. Sì, sì, ora ti faccio vedere io… Stai tranquillo…». Forse Portanova si riferisce a Belmonte, indagato ed ex compagno nel Siena. Di sicuro c’è la rabbia del giocatore che nei giorni successivi prepara un memoriale con le testimonianze dei compagni (e un giornalista Sky) per dimostrare il «no» alla combine. Strada sicura per uscire indenne dal procedimento penale, ma che dovrebbe portarlo verso una squalifica sportiva per omessa denuncia. ******************************************************** Caccia a mister Y: portò i soldi all’hotel Tiziano Giuseppe Calvi -GASPORT 07-04-2012 Quarta: «Non sono scappato e sono pronto ad essere interrogato. Ma non c’entro niente» Dato un volto a mister X, Carlo Quarta, ora resta da scoprire mister Y, riconosciuto da Andrea Masiello nelle foto mostrategli dagli inquirenti per fare luce sull’incontro all’hotel Tiziano di Lecce, il 22 agosto, dove restituì l’assegno da 300 mila euro — ricevuto prima del derby Bari-Lecce — per ottenere il cash per circa 250 mila euro. «Alto 1,85 o 1,90»: l’indicazione del calciatore non poteva essere su Quarta, che avrebbe incontrato Masiello, convocando, con una telefonata, un’altra persona, quella sì davvero tanto alta. Si tratterebbe di un altro personaggio noto della Lecce bene, impegnato nel mondo forense e che sarebbe stato compagno di scuola di Quarta, al Liceo classico «Palmieri». Mister Y avrebbe portato i 250 mila euro in contanti, all’hotel Tiziano. Quarta disponibile Entrambi amici di Pierandrea Semeraro, all’epoca presidente della società, hanno agito solo per proprio conto? Ieri Quarta è stato iscritto nel registro degli indagati: il reato sarebbe la frode in manifestazioni sportive. «Ho già dato ampia disponibilità agli inquirenti a chiarire ogni circostanza, essendo i fatti privi di fondamento e tesi unicamente a strumentalizzare rapporti antichi fondati su sentimenti autentici — ha dichiarato Quarta —. Prendo atto di essere stato maldestramente tirato in causa, come diffusamente riportato dagli organi di informazione. Non sono scappato da Lecce, sono solo fuori città. Mi addolora che tutto ciò arrechi ingiustamente dolore a familiari e amici e mi auguro che la barbarie non arrivi fino al punto di strumentalizzare politicamente la grottesca vicenda». Movida e scommesse Carlo Quarta, 38 anni, figlio di un imprenditore del settore surgelati e prodotti dolciari, organizza eventi per la movida salentina. Ogni settimana l’appuntamento della sfida a calcetto con Pierandrea Semeraro, col quale era stato anche in rapporti commerciali: sino al 2008 Quarta era affittuario di Semeraro jr, tori delle agenzie con singole puntate anche di mille euro. Grande Lecce Già presidente circoscrizionale del Quartiere «Centro» dopo le Comunali del ’98 (si era candidato con il Ccd di Casini), Quarta è in lista con «Grande Lecce» per le prossime elezioni in città, nel Pdl, quindi in appoggio del sindaco uscente, Paolo Perrone, che ieri ha preso posizione con una nota. «Questa vicenda mi ha turbato come sindaco, cittadino e tifoso – ha sottolineato Perrone -. Ma, come è giusto che sia, attendo di conoscere gli esiti delle indagini e del procedimento. Se in relazione a quanto contestato, dovesse profilarsi una qualche responsabilità a carico di Carlo Quarta, allora gli chiederemo con fermezza di ritirarsi dalla campagna elettorale». -
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L'intervento L'OTTIMO STATO FISICO DELLA JUVE STA IN SEI PICCOLI GRANDI MOTIVI Enrico Castellacci - responsabile staff medico della Nazionale - GASPORT - 07-04-2012 Com'è bello assistere a una partita entusiasmante dal punto di vista agonistico ed esaltante da quello atletico. È il calcio che ti dà pathos e scariche di adrenalina. Una delle squadre che ha offerto più spesso sensazioni del genere è la Juve. Questi ragazzi, dopo un leggero calo invernale, sono tornati a correre, correre, correre nel primo come nel secondo tempo fino all' ultimo minuto. L’abbiamo visto con Inter e Napoli e siamo ad aprile, quando le energie cominciano a calare: come se la stanchezza non esistesse e come se dovessero vincere ogni volta la partita della vita. Perché loro sì e altri no? Nessun segreto ma razionalità, lungimiranza e qualche combinazione favorevole. 1. Intanto c’è l'effetto-Conte, allenatore preparato e scrupoloso che sicuramente ha innescato grinta, carattere e personalità nella squadra: spesso le energie mentali sostituiscono quelle fisiche (o si aggiungono). 2. Poi la mancanza della Champions, fatto non trascurabile. Meno partite e quindi: possibilità di doppi allenamenti infrasettimanali e non di semplici recuperi dalla fatica, meno stress fisici ementali, proiezione selettiva al campionato (e alla coppa Italia) con priorità assoluta. Il prossimoanno sarà necessario qualche accorgimento. 3. Pochi infortuni – e mentre lo scrivo, faccio tutti gli scongiuri del caso – oltretutto gestiti, magistralmente, dallo staff sanitario medico e fisioterapico. 4. Un turnover appropriato e doveroso, gestito in maniera egregia anche dal punto di vista psicologico per i giocatori coinvolti, e che ha salvato senza dubbio muscoli e articolazioni degli stessi atleti. 5. Infine, ma non ultima, la preparazione atletica. Indubbia la competenza professionale dei preparatori bianconeri, ma indiscutibili anche razionalità e scientificità del lavoro svolto soprattutto in estate: sappiamo bene quanto questo sia importante, anzi fondamentale, ma spesso per motivi diversi, soprattutto economici, viene trascurato, dedicandosi alle amichevoli e compromettendo la stagione. I preparatori hanno sicuramente lavorato con criterio logico, individuando preventivamente le caratteristiche fisiologiche del calciatore e identificando i mezzi di allenamento più idonei per la loro corretta stimolazione. 6. Aproposito, un’ultima riflessione:ma allora il terreno di Vinovo, tanto vituperato ed accusato, forse, non era poi così male... -
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IL BLOG DI MISTER X Scommesse, Abete ha troppa fretta: stavolta non deve finire come Calciopoli XAVIER IACOBELLI - calciomercato.com - 6-03-2012 Sul calcioscommesse, Giancarlo Abete ha fretta, troppo fretta. Il presidente della Federcalcio ha annunciato che l'obiettivo della giustizia sportiva è arrivare entro fine mese ai deferimenti, cioè ai rinvii a giudizio dei tesserati, per celebrare i processi in tempi rapidissimi. L'intenzione è lodevole, ma Abete dovrebbe ricordare quanto devastante sia stata la celerità che caratterizzò l'estate 2006, durante la quale non venne assolutamente fatta nè giustizia nè piena luce su Calciopoli, coi risultati che tutti sappiamo e ferite aperte bda cinque anni e mezzo ben lontane dall'essere rimarginate. A parte il fatto che o Abete sa molte cose che non sappiamo o ci dovrebbe spiegare come possano il procuratore Palazzi e i suoi collaboratori avere il tempo necessario per fare bene il loro lavoro se i magistrati inquirenti di Cremona, Bari, Napoli e Reggio Calabria non hanno prima concluso il loro. Il quadro che sta emergendo in Puglia è devastante, per non dire degli incipienti sviluppi dell'inchiesta cremonese dove risulta che i due imputati costituitisi la settimana scorsa ad Ancona stiano collaborando con gli investigatori:tant'è vero che si parla di nuovo arresti e provvedikmenti restrittivi a cavallo di Pasqua. Deve essere una sola la linea che la Federcalcio è chiamata a seguire, nel tentativo di restituire credibilità ad un Sistema sempre più screditato agli occhi di milioni di tifosi traditi da un pugno di privilegiati che si sonon venduti l'anima al diavolo: anche a costo di ritardare l'inizio dei campionati, sottolineiamo, anche a costo di ritardare l'inizio dei campionati, din fronte al marciume che sta venendo a galla la prima esigenza è fare pulizia senza guardare in faccia a nessuno. Nè amnistia, nè sanatorie nè indulgenze estive o plenarie: chi ha sbagliato deve essere radiato. Se qualcuno non l'ha ancora capito, fra partite comprate e vendute, imbroglioni e peracottari, il calcio italiano si gioca la sua stessa sopravvivenza. O ha il coraggio di fare pulizia o fa la fine del ciclismo avvelenato dal doping. -
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CALCIOMARCIO: LO JUVENTINO BONUCCI E L’INTERISTA RANOCCHIA NELLE CARTE DELL’INCHIESTA DI BARI - IACOVELLI INTERCETTATO: “LI SENTO ANCORA, MI HANNO AIUTATO Carlo Tarallo per Dagospia - 4-04-2012 2- Attacco alla Juve? Fango sull'Inter? E chi lo sa. Quello che si sa è che dalle carte dell'inchiesta di Bari che ha aperto un nuovo squarcio marcio nel calcio italiano, e che ha portato in manette il difensore ex Bari Andrea Masiello, spuntano anche due nomi di altrettanti (attuali) giocatori di primo piano delle due big: Leonardo Bonucci e Andrea Ranocchia. Il primo è uno dei pilastri della Juve e della nazionale; il secondo gioca nell'Inter. Insieme costituivano la coppia di gioiellini del Bari dei miracoli, la squadra che allenata da Giampiero Ventura, nella stagione 2009 - 2010, concluse il campionato al decimo posto. E una gara di quel campionato, Udinese - Bari (terminata 3 a 3), è tra quelle finite sotto i riflettori dei magistrati, come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Masiello firmata dal Gip barese Giovanni Abbattista. Nessuno dei due, è bene precisarlo, è indagato; se Ranocchia viene soltanto citato di striscio dal "factotum" Angelo Iacovelli nel corso di una conversazione del 21 dicembre 2011 con il ristoratore Nico De Tullio captata dalle microspie, nel quale elenca le persone che "lo hanno aiutato" e parla di cifre di denaro, presumibilmente ricevute, di Bonucci parla anche Andrea Masiello. Ecco i passaggi: Intercettazione ambientale 21 dicembre 2011 Iacovelli: Io tuttora mi sento con Bonucci, Ranocchia, persone umili veramente che ti vogliono bene. Loro mi hanno aiutato, non lo nascondo, mi hanno aiutato. De Tullio: Adesso ti hanno aiutato? Ultimamente? Iacovelli: Ultimamente, sì. Mi hanno aiutato, non lo nascondo (...). Bonucci 2.500, Ranocchia 1.700, Allegretti 500 euro. Ho avuto problemi.... E qui Ranocchia esce di scena; ma Bonucci? Nel corso dell'interrogatorio del 24 febbraio 2012 Andrea Masiello riferisce che "prima della partita Udinese Bari del campionato di Serie A 2009 - 2010, De Tullio gli aveva chiesto, promettendo in cambio del denaro, se poteva attivarsi, coinvolgendo altri suoi compagni di squadra, al fine di far terminare la partita con tanti gol; il calciatore aveva parlato negli spogliatoi con quattro suoi compagni di squadra (Nicola Belmonte, Salvatore Masiello, Leonardo Bonucci e Alessandro Parisi) i quali si erano dimostrati disponibili a portare a termine la partita con tanti goal" Ma Bonucci, interrogato lo scorso 8 marzo, smentisce qualunque coinvolgimento. Ecco uno stralcio del verbale. Pm: Che cosa ha da dire a proposito delle dichiarazioni di Masiello? Bonucci: Sono assolutamente false. Ripeto che la settimana prima della partita sono stato lontano dal resto della squadra perché convocato dalla Nazionale. Mi sono ricongiunto alla squadra il venerdì, ma escludo categoricamente di aver ricevuto questo tipo di proposte. Pm: Perché Masiello fa il suo nome insieme a quello degli altri? B: Me lo sto chiedendo anch'io, verosimilmente perché insieme agli altri facevo parte della difesa in quella partita. -
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Moggi e Giraudo: Radiazioni confermate ju29ro.com L'Alta Corte ha confermato la radiazione di Moggi, Giraudo e Mazzini - ALTA CORTE DI GIUSTIZIA: Confermate le radiazioni per Giraudo, Mazzini e Moggi: L'Alta Corte di Giustizia ha respinto i ricorsi presentati da Antonio Giraudo, Innocenzo Mazzini e Luciano Moggi, confermando la sanzione irrogata dalla Corte di Giustizia Federale, che prevede la preclusione alla permanenza dei tre ricorrenti in qualsiasi rango o categoria della FIGC. E' stato dunque respinto il ricorso presentato dai tre avverso le decisioni asssunte dai primi due gradi della giustizia sportiva. Questo i due dispositivi relativi a Moggi e Giraudo: Prot. n. 00058 - L’ALTA CORTE DI GIUSTIZIA SPORTIVA nel giudizio iscritto al R.G. ricorsi 21/2011, presentato in data 28 luglio 2011 dal sig. Luciano Moggi contro la FIGC per la riforma della decisione emessa dalla Corte di Giustizia Federale della FIGC con C.U. 002/CGF del 9 luglio 2011, che ha confermato la decisione emessa dalla Commissione Nazionale Disciplinare della FIGC resa con C.U. n. 96/CDN del 15 giugno 2011, nonché per l’annullamento della delibera di cui al C.U. 143/A del 3 marzo 2011, adottata dal Consiglio Federale della FIGC, con la quale si è disposta l’attivazione di un procedimento disciplinare anche nei confronti del ricorrente al fine di definire le proposte di preclusione formulate sino alla data di entrata in vigore del Nuovo Codice di Giustizia Sportiva, ed ogni atto ad essa comunque connesso, RIGETTA il ricorso; SPESE interamente compensate. DISPONE la comunicazione della presente decisione alle parti tramite i loro difensori anche con il mezzo della posta elettronica. Così deciso in Roma, nella sede del Coni, il 3 aprile 2012. Prot. n. 00059 - L’ALTA CORTE DI GIUSTIZIA SPORTIVA nel giudizio iscritto al R.G. ricorsi 22/2011, presentato in data 28 luglio 2011 dal sig. Antonio Giraudo contro la FIGC per l’annullamento o comunque la riforma della decisione emessa dalla Corte di Giustizia Federale della FIGC con C.U. 002/CGF del 9 luglio 2011, che ha confermato la decisione emessa dalla Commissione Nazionale Disciplinare della FIGC resa con C.U. n. 96/CDN del 15 giugno 2011, che comminava nei confronti del ricorrente la sanzione della preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della FIGC, RIGETTA il ricorso; SPESE interamente compensate. DISPONE la comunicazione della presente decisione alle parti tramite i loro difensori anche con il mezzo della posta elettronica. Così deciso in Roma, nella sede del Coni, il 3 aprile 2012. -
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DOSSIER - La moviola del campionato: senza errori Juventus davanti al Milan Giovanni Capuano - Panorama.it - 02-04-2012 Il gol fantasma di Muntari in Milan-Juventus (Ansa) di Giovanni Capuano Una guerra combattuta a colpi di dossier. Nessuno ufficialmente depositato presso Federcalcio e organi competenti eppure sbandierati al momento opportuno per rivendicare i torti subiti dimenticando magari qualche vantaggio avuto. Delle polemiche tra Milan e Juventus ormai tutti sanno tutto. Il dossier bianconero (7 punti persi a causa di rigori non dati) e quello pret-à-porter di Galliani e "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" dopo il gol fantasma di Catania che secondo il presidente dell’Aia Nicchi non c’era. Chi ha ragione? Panorama.it ha provato a mettere in fila torti e favori di tutto il campionato e ha scoperto che senza sviste degli arbitri alla fine le due contendenti si troverebbero più o meno dove sono: 67 punti (o 65) il Milan (oggi ne ha 64) e 66 la Juventus (che ufficialmente è a quota 62). Insomma il campionato sarebbe aperto allo stesso modo. Prima avvertenza: nell’elenco non troverete e non è stata valutata la sfida di San Siro del 25 febbraio, quella del gol di Muntari non visto da Romagnoli e Tagliavento. Quella sera la Juve si lamentò per una rete di Matri ingiustamente annullata per fuorigioco. Il raddoppio di Muntari avrebbe chiuso la partita come sostiene il Milan? Forse sì e allora i rossoneri sarebbero a +4 sulla Juventus (69 a 65). Sarebbe comunque finita pari come dice Marotta? Ai lettori il giudizio insieme alla guida ragionata di torti e favori delle due contendenti. Seconda avvertenza: nel dossier si tengono in conto gli episodi controversi più importanti legati a rigori visti o non visti e a reti annullate. Il criterio di valutazione sul loro ‘peso’ è il più possibile uniforme. Il calcio però è un gioco e ciascuno è libero di utilizzare il suo metro di giudizio. Il contatto tra Santacroce e Pirlo a tempo quasi scaduto nell'area del Parma (LaPresse) FAVORI ALLA JUVENTUS - La galleria inizia alla 4° giornata in Juventus-Bologna (1-1 il finale): il gol di Vucinic scaturisce da una punizione battuta con palla in movimento da Pirlo. C’è anche il rigore concesso e poi cancellato per fallo di Portanova su Chiellini: il difensore è in fuorigioco. Alla 7° a Verona contro il Chievo finisce 0-0 ma i veneti hanno ragione a lamentarsi per un gol annullato misteriosamente a Thereau da De Marco: avrebbe spinto Pirlo recuperando il pallone. Le immagini smentiscono. Il 4 dicembre 2011, 14° giornata, è il giorno dell’unico rigore a favore dei bianconeri. Accade in Juventus-Cesena (2-0) e si tratta di un clamoroso errore perché Antonioli tocca il pallone prima di abbattere Giaccherini. Viene anche espulso ma la svista di Doveri non incide sul risultato. Il 21 dicembre nel recupero della 1° giornata Udinese-Juventus (0-0) Tagliavento grazia Barzagli per una spinta a Di Natale in area di rigore. Il nuovo anno si apre con le polemiche per Juventus-Cagliari (1-1): Guida non fischia due falli di mano abbastanza evidenti di Bonucci su colpo di testa di Larrivey e Pirlo su conclusione dalla distanza di Cossu. Entrambi erano meritevoli di calcio di rigore. Passa una settimana e in Atalanta-Juventus (0-2) Denis protesta per una trattenuta di Chiellini alle sue spalle. Poteva essere penalty ma la vittoria cancella tutto. Nel recupero della 21° giornata Parma-Juventus (finale 0-0) ci sono i due episodi che scatenano Conte ma manca anche un penalty per i locali (spinta di Barzagli su Giovinco) ed è la Juventus a potersi lamentare di più. In Juventus-Catania (3-1) alla 24° giornata è da annullare il vantaggio di Chiellini che si appoggia a Bergessio. Ininfluente perché mediato anche da un rigore su Padoin di Gomez non visto. Alla 26° in Juventus-Chievo (1-1) De Ceglie è in fuorigioco mentre realizza la rete dell’1-0 poi pareggiata da Dramè che avrebbe però dovuto essere espulso in precedenza da Gervasoni. Bocciato. FAVORI AL MILAN - La prima partita discussa per i fischi pro-Milan arriva all’(° giornata ed è Lecce-Milan (3-4): sarebbe da annullare il secondo gol di Boateng per un fuorigioco attivo di Aquilani, ma è anche inesistente il rigore per i salentini nel primo tempo chiuso sul 3-0 per il Lecce. Alla 10° in Milan-Roma 2-3 è in leggerissimo fuorigioco Ibrahimovic quando realizza la rete dell’1-3. Errore veniale ma che vale un paio di punti. Completamente falsata invece Bologna-Milan (2-2). Rocchi la sbaglia da cima a fondo ma i rossoneri sembrano leggermente favoriti dalla giornata-no del direttore di gara che grazia Seedorf per un netto fallo di mano (accadrà anche al bolognese Morleo) e non vede il fuorigioco di partenza di Pato nell’azione del rigore su Ibrahimovic che lo stesso "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" definisce “generoso”. Manca anche un rigore ad Aquilani. In Milan-Inter del 15 gennaio (finale 0-1) è buono il gol di Thiago Motta annullato su segnalazione di Copelli. Alla fine l’Inter vince comunque. In Novara-Milan (0-3) sarebbe da cancellare il raddoppio nato da un controllo di mano di Nocerino. Non influisce. Da discutere il fischio di Mazzoleni che concede rigore in Milan-Roma (2-1): nessun dubbio sul fallo di mano preceduto però da un’entrata pericolosa di El Shaarawy su Heinze. Il momento in cui Marchese allontana il pallone calciato da Robinho. Gol o non gol? (LaPresse) TORTI CONTRO LA JUVENTUS - Le proteste e i sospetti di Conte iniziano subito all’alba del campionato. E’ l’11 settembre 2011 in Juventus-Parma (4-1): manca un rigore a Matri al quale viene anche negato un gol regolare. Ininfluenti. A San Siro in Inter-Juventus (1-2) Rizzoli nega un netto penalty con espulsione per un intervento scomposto di Castellazzi su Marchisio. La Juventus vince ugualmente. Non è decisiva nemmeno la disattenzione di Bergonzi in Lecce-Juventus (finale 0-1) con un’entrata da rigore di Oddo su Vucinic perdonata. E’ l’ultima volta che accade. Alla 22° giornata in Juventus-Siena (0-0) il mani di Vergassola su traversone di Chiellini non fischiato da Peruzzo costa due punti e le proteste di Marotta che chiede “arbitri esperti”. Poi c’è la rabbia di Parma-Juventus (0-0) con i rigori non visti su Giaccherini e Pirlo su cui si discute davanti alla moviola ma che lasciano la sensazione di ingiustizia e provocano lo sfogo di Conte in sala stampa (”Gli arbitri hanno paura a fischiare a nostro favore perché condizionati ancora da Calciopoli”). Nel recupero della 23° Bologna-Juventus (1-1) c’è un rigore su De Ceglie non concesso che fa infuriare Conte espulso e squalificato pur senza aver profferito insulti su indicazione del quarto uomo Bergonzi. Si va a Marassi e Genoa-Juventus (0-0) è la partita del gol regolare annullato a Pepe per un fuorigioco inesistente in una gara in cui bianconeri possono discutere anche per la trattenuta (peraltro reciproca) di Carvalho su Matri. TORTI CONTRO IL MILAN - L’elenco comincia con Napoli-Milan (3-1) alla 3° giornata: su cross di Nocerino c’è un tocco di braccio non visto di Cannavaro. Alla 12° in Fiorentina-Milan (0-0) Mazzoleni e i suoi assistenti ne combinano di tutti i colori: mancano due rigori (mani di Behrami e fallo di Nastasic su Pato) e a Seedorf viene annullato un gol regolare per fuorigioco. Alla 21° giornata in Lazio-Milan (2-1) c’è il giallo del rigore per fallo di mano di Dias prima concesso da Damato e poi ritrattato su segnalazione dell’assistente. Aveva ragione l’arbitro. Proteste laziali su un possibile rigore di Thiago Silva. Pesa molto l’errore di Rizzoli in Milan-Napoli (0-0) alla 22°: c’è rigore per un’entrata scomposta di Gargano su Robinho e anche in occasione dell’espulsione di Ibrahimovic manca il rosso ad Aronica. Si arriva a Catania-Milan (1-1). Il gol fantasma di Robinho fa discutere. Impossibiler certificare se il pallone ha varcato interamente la linea di porta anche se si tratta di millimetri e Ghiandai, assistente di Bergonzi, non può essere messo in croce per la scelta di tenere la bandierina giù. Secondo il presidente dell’Aia Nicchi non si trattava di gol e in quel caso il sorpasso in classifica sarebbe confezionato: Juventus 66 Milan 65 punti. -
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CONTE E CONTI: LA JUVE RITROVA UN TESORO Mirko Graziano - Gasport - 03-04-2012 Conta vincere. Conta pure guadagnare però. Anzi, più guadagni, maggiori sono le possibilità di portare a casa campioni veri, e quindi trofei. Ecco perché in corso Galileo Ferraris si festeggia sì per il prepotente 3-0 sul Napoli, per uno scudetto di nuovo a portata di mano, ma allo stesso tempo si preparano le prime bottiglie di champagne per l’imminente ritorno nell’Europa che conta. Perché la Champions League è prestigio e… appunto milioni di euro. In cifre Manca solo l’aritmetica certezza, i numeri lasciano però scarsissimo spazio a sorprese. Otto giornate alla fine del campionato, appena ventiquattro punti in palio, undici di vantaggio sulla terza Lazio, addirittura quattordici sulle quarte, Udinese e Napoli, con le quali i bianconeri hanno oltretutto un saldo positivo a livello di scontri diretti. Insomma, impossibile fallire i preliminari, quasi certo l’accesso diretto al tabellone principale. In arrivo soldi, tanti soldi. Necessari per andare a caccia di un paio di top player, quelli che la gente chiede, quelli con cui presentarsi adeguatamente ai vari gala europei. L’Uefa mette in palio 750 milioni di euro fra premi e market pool per i trentadue club finalisti. Solo a livello di premi, si va da un guadagno minimo garantito di 7,2 milioni a un massimo di 31,5 milioni. Nella scorsa stagione, per fare un esempio, raggiungendo i quarti di finale l’Inter portò a casa 37.982 milioni di euro incassi esclusi!, di cui 21.682 di market pool, che dipende dal valore di mercato nazionale, dal numero di club per nazione e dal numero di presenze in Champions. Tornando ai premi legati unicamente ai risultati sul campo, è per esempio possibile guadagnare 12 milioni di euro solo nella fase a gironi, naturalmente facendo bottino pieno in tutte e sei le gare: 7,2 milioni per l’ingresso nel tabellone principale e per la partite giocate; 800.000 euro a vittoria il pareggio ne vale 400.000. L’ultima in Champions La Juventus non disputa una gara di Champions League dall’8 dicembre 2009, quando fu travolta ed eliminata dal Bayern Monaco nella fase a gironi. Bastava un pareggio, ma a Torino finì 4-1 per i tedeschi: vantaggio di Trezeguet, poi la marea bavarese con Butt rigore, Olic, Gómez e Tymoshchuk. Bisogna tornare ulteriormente indietro, invece, per ritrovare la Juventus fra le migliori sedici d’Europa. C’era Ranieri in panchina, 10 marzo 2009, Juve eliminata dal Chelsea di Hiddink. Dopo la sconfitta per 1-0 a Londra, i bianconeri illusero i tifosi con una prova di alto livello, ma alla fine chiusero sul 2-2 e in dieci dal 25′ del secondo tempo espulso Chiellini, quando la partita era sull’1-1. Le reti: Iaquinta, pareggio di Essien, nuovo vantaggio di Del Piero e 2-2 definitivo di Drogba. In quella stagione, nella fase a gironi, la Juve si tolse la soddisfazione di andare a vincere a Madrid contro il Real: 2-0 e doppietta di Del Piero, che fu accompagnato negli spogliatoi dalla standing ovation del Bernabeu. Vittoria anche all’andata 2-1 con reti del solito Del Piero e Amauri. In quel Real Madrid giocava Cannavaro, allenava Schuster, Raul era il capitano e già c’erano i vari Casillas, Sergio Ramos e Higuain. PREMI UEFA Ai 42 club finalisti di Champions oltre 750 milioni Fase a gruppi Qualificazione 3,9 milioni Partite giocate 3,3 Vittoria 800 mila Pareggio 400 mila Eliminazione diretta Qualif. ottavi 3 milioni Qualif. quarti 3,3 milioni Qualif. semifinale 4,2 milioni Secondo 5,6 Campione 9 Totale per club Massimo 7,2 milioni Minimo 31,5 Oltre alle quali aggiungere il market pool (che dipende dal valore di mercato nazionale, dal numero di club per nazione e dal numero di presenze in Champions): con il market pool il totale finale può anche raddoppiare. Totale Champions Premi da distribuire: 754,1 milioni (413 per i risultati, 341,1 per il market pool) -
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SERIE A-FFONDATA - IL MARCIUME PALLONARO SCOPERTO DALLE PROCURE IMBIZZARRISCE PLATINI (“SQUALIFICHE A VITA”) MA IL PRESIDENTE UEFA NON HA CAPITO CHE RIMARREBBERO SOLO MACERIE: DECINE DI SOCIETÀ A RISCHIO PENALIZZAZIONE O RETROCESSIONE, ELENCO POTENZIALMENTE STERMINATO DI CALCIATORI COINVOLTI E DIRIGENTI COLLUSI - ECCO PERCHÉ DOPO IL BUCO È PRONTA LA PEZZA: RICONSIDERARE L’IDEA DI AMNISTIA SPORTIVA LANCIATA DAL PROCURATORE CAPO DI CREMONA… Giuliano Foschini e Marco Mensurati per "la Repubblica" Gettato nel panico dall´ennesima scossa di un terremoto che ormai va avanti da un anno, il mondo del calcio ha reagito come al solito invocando «misure estreme», «pugni di ferro», «tolleranze zero», eccetera eccetera. Cioè tutto l´armamentario classico di certe situazioni, lo stesso che poi viene di solito rapidamente riposto appena la tempesta è passata. Il primo a sparare è stato Michel Platini, presidente dell´Uefa: «Quando ci sono cose del genere la responsabilità maggiore è dei giocatori, e per questo dovrebbero essere squalificati a vita». Sulla stessa lunghezza d´onda Giancarlo Abete, presidente della Figc: «Ora ci vuole la tolleranza zero e processi sportivi in tempi rapidi per fare pulizia e individuare tutte le responsabilità», ha dettato la linea il numero uno del calcio italiano, spiegando poi che la Figc ha «un forte interesse perché al più presto la procura di Bari possa mettere a disposizione del procuratore federale gli atti dell´inchiesta, in modo da approfondire tutti gli aspetti che riguardano anche violazioni delle norme del Codice di giustizia sportiva». Facile a dirsi. Meno facile procedere: la procura federale non è ancora entrata nel vivo del processo bis (quello nato dagli arresti di dicembre di Doni & co.) che già si sta profilando l´incubo del processo ter (quello per Masiello e gli altri). Una situazione tanto complessa da legittimare più di una perplessità circa la reale applicazione della linea della "tolleranza zero". Un criterio che, se venisse applicato, per altro, trasformerebbe il calcio italiano in un cumulo di macerie visto che tra responsabilità diretta, responsabilità oggettiva, e omessa denuncia alla fine - applicando gli stessi parametri utilizzati nel corso del primo processo (quello nato dagli arresti, un anno fa, di Signori & co.) - non rimarrebbe in piedi niente. Tra le società rischierebbero pene comprese tra i pochi punti di penalizzazione e la retrocessione (anche di due categorie) Atalanta, Lazio, Lecce, Bologna, Parma, Sampdoria, Siena e Cesena, per limitare l´analisi a quelle di serie A (di questa o della passata stagione). Potenzialmente sterminato l´elenco dei calciatori dove spiccano i nomi di Pepe e Bonucci, oltre a tutti quelli presenti alle riunioni di Bologna (raccontate da Portanova) e Bari (raccontate da Gillet) durante le quali erano stati messi a conoscenza delle proposte di combine e che avrebbero dovuto quindi denunciarle alla procura. Una situazione complicatissima che dovrà essere risolta già nelle prossime ore visto che, per direttiva politica sia di Abete sia del presidente del Coni Gianni Petrucci, si è deciso che tutte le penalità dovranno essere "afflittive" già nella stagione in corso. La classica corsa contro il tempo il cui esito visto da Bari, nel giorno in cui il procuratore Antonio Laudati dichiara che l´arresto di Masiello non è che il primo, piccolo tassello di una inchiesta molto più ampia, appare non proprio certo. Ed è forse per questo che giorno dopo giorno, nei palazzi dello sport italiano, si ingrossano le fila di quanti sperano che venga riconsiderata la proposta di una amnistia sportiva lanciata qualche mese fa dal procuratore capo di Cremona, Roberto Di Martino, il quale per altro deve ancora scrivere l´ultimo capitolo - il più importante, a quanto pare - della sua inchiesta e di quella della Federazione. -
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Calcio Nicchi: "Quello del Milan a Catania non era gol" Il presidente dell'Aia: "Nessuno può dimostrare che la palla era entrata". Poi apre anche sull'introduzione dei giudici di porta: "Più occhi hanno la possibilità di vedere di più, ma più occhi interpretano diversamente da una telecamera". Sulla lettera di Galliani ad Abete: "Noi accettiamo le critiche e da queste prendiamo forza" ROMA - Marcello nicchi lo dice chiaramente: quello del Milan a Catania non era gol: "Su quello di Muntari in Milan-Juventus c'è poco da discutere, l'abbiamo visto tutti, io ero allo stadio, è stato un errore anche grossolano e la prima cosa che abbiamo fatto è studiare come sia potuto accadere - spiega il presidente dell'Aia - E' come quando un portiere sbaglia un intervento, un attaccante un gol, o una zolla diventa decisiva. L'episodio di Catania, invece, è diverso. Il gol di Robinho non c'era, nessuno può dimostrare che era gol. Si parla di una cosa che non esiste, la palla non era entrata, lo sostengo con forza, quello non era gol". "ARBITRI NON DIRANNO 'NO' AI GIUDICI DI PORTA" - Il numero uno degli arbitri però apre ai giudici di porta o alla tecnologia per giudicare i gol fantasma. Nicchi ha chiarito che non è l'Aia che può decidere su questo argomento e ne parla il giorno dopo la lettera nella quale Adriano Galliani chiedeva a a Giancarlo Abete l'introduzione dei giudici di linea dopo i due gol fantasma che hanno penalizzato i rossoneri: "La tecnologia? Sono sempre bene accette le cose che ci possono aiutare, ma non dipende degli arbitri introdurre qualcosa di tecnologico, se arriva siamo i primi ad essere felici, se serve per eliminare le discussioni. Gli arbitri di linea? Più occhi hanno la possibilità di vedere di più, ma più occhi interpretano diversamente da una telecamera. Se c'è questa possibilità gli arbitri non saranno quelli che ostacoleranno questo progetto". "ACCETTIAMO LE CRITICHE" - Nicchi a commentato così la protesta di Galliani: "Finché le cose rimangono in un ambito di educazione e correttezza, noi accettiamo le critiche e da queste prendiamo forza. E' umano che in società che cerca di lavorare, come noi, per raggiungere il massimo, ci siano dei momenti di amarezza. Niente da eccepire per come sono state messe in evidenza. Accettiamo le critiche ma quando facciamo bene ci piacerebbe venisse detto". "SQUADRA DI GRANDE VALORE" - Il presidente dell'Aia ha poi sottolineato il valore della nostra classe arbitrale: "Un calciatore quando ha sbagliato un gol dopo la partita non è che butta via gli scarpini, ma ricomincia a lavorare anche più di prima. Gli arbitri fanno lo stesso, la nostra è una squadra di grande valore che se supportato dall'ambiente sarà in grado di arbitrare sempre meglio". In Italia non è così facile: "Nel campionato italiano non è che vengono assegnati tre scudetti, uno solo vince... E' un campionato bellissimo, molto incerto e agli addetti ai lavori chiedo un atteggiamento di rispetto per dare una visione gradevole". "ABRITRI AI MICROFONI? NON E' IL MOMENTO" - E' ancora lontana la possibilità che un direttore di gara parli ai microfoni dopo una partita: "Gli arbitri ai microfoni nel dopo gara? Eravamo molto vicini, ma dopo gli ultimi fatti dobbiamo rallentare. Oggi non è ancora il momento. Se dopo un errore, che può capitare, se ne continua a parlare per cinque mesi vuol dire che non siamo ancora maturi per questa novità. Sento poi troppe telecronisti che fanno la telecronaca dell'arbitraggio, non va bene, perché quello che accade in campo non è quello che si vede dalle telecamere". Tornando sulla tecnologia, Nicchi ha aggiunto: "La tecnologia del gol-non-gol se arriva siamo contenti, ma bisogna chiedersi: ne vale la pena spendere questi soldi solo per la serie A, e magari avviene un solo episodio in stagione? O conviene investire questi soldi nei settori giovanili?". Infine un in bocca al lupo all'arbitro Gianluca Rocchi che dirigerà la gara di Champions tra Real Madrid e Apoel: "Gli arbitri stanno facendo molto bene e stanno lavorando con serenità e capacita. Rocchi ha il mio in bocca al lupo, come le squadre italiane, auguro al Milan di farci gioire e spero che Rocchi faccia una prestazione di grande livello. Noi siamo sempre presenti con i nostri uomini nel mondo europeo e questo significa che siamo apprezzati". -
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Milan vs Juve: la ‘santa alleanza’ post-Calciopoli si spezza sugli errori arbitrali Quanto successo a Catania (il gol non gol di Robinho) ha creato nuove tensioni tra bianconeri e rossoneri, con Galliani che ha chiesto ad Abete che dal prossimo anno in Serie A ci siano gli assistenti di porta, come in Champions La lotta scudetto si fa serrata, sono solo due i punti di distanza in classifica tra Milan eJuventus. Gli animi si surriscaldano e la rivalità si fa incandescente. Quella che sembrava la santa alleanza politica ed economica del calcio italiano scricchiola, e il patto societario rischia di sbriciolarsi sotto il peso di una lotta scudetto che sta assumendo un valore che va ben al di là del titolo numero 19 (Milan) o 28 (Juve). Se l’effetto a breve termine di Calciopoli è stato il ritorno alla vittoria dell’Inter, quello a lungo termine è la fine del patto di stabilità pallonaro tra bianconeri e rossoneri: in gioco c’è la nuova supremazia sul calcio italiano. E in guerra tutto è permesso. E così, dopo le roventi polemiche a seguito del gol di Muntari non visto dall’arbitro Tagliavento in Milan-Juve del 25 febbraio, dopo il forzato armistizio (ci sono da contenere i presidenti ribelli nella gestione della Lega Calcio), un nuovo gol fantasma riapre le ostilità. E’ quello di Robinho che poteva dare il 2-1 al Milan nella difficile trasferta di Catania. Nel dopopartita "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" si è infuriato e, più che con la quaterna arbitrale, se l’è presa con l’ad juventino Marotta, reo di lamentarsi troppo mentre dovrebbe essere il Milan l’unico con diritto a recriminare. Mentre Galliani, dopo essersi sforzato di non pronunciare la parola Juve per tutto il fine settimana, il lunedì mattina ha scritto una lettera ad Abete, presidente della Federcalcio, in cui ha chiesto che dal prossimo anno in Serie A ci siano gli assistenti di porta, come in Champions. “Caro presidente, come certamente sai, il Milan è stato vittima in due recenti occasioni di altrettanti errori arbitrali (…) non gli sono infatti state attribuite due marcature, peraltro decisive ai fini dei risultati, perché la terna arbitrale non ha visto che il pallone aveva superato per intero la linea della porta – scrive Galliani – Mi rendo conto che soluzioni tecnologiche, quali quelle proposte da più parti, potrebbero trovare ostacoli e non essere accettate dal sistema; penso però che non vi sia ragione per non adottare anche da noi l’istituto degli arbitri di porta, già praticato dall’Uefa inChampions League“. La Federcalcio ha risposto che la decisone se introdurre o meno la tecnologia per risolvere il problema dei gol fantasma sarà presa dalla Fifa. Dopo che l’argomento è stato il principale motivo di discussione nell’ultima riunione della Fifa, l’International Board ha rinviato al 2 luglio, in una riunione straordinaria a Kiev, la decisione finale su quali misure adottare. In campo tecnologico rimangono due sistemi ora in sperimentazione: l’ “occhio di falco”, già usato nel tennis, che si basa su un sistema di telecamere ed elaborazioni grafiche; e il “goalref” tedesco, un sistema che prevede invece l’installazione di campi magnetici su pali e traverse e l’installazione di un microchip nel pallone. La decisione sarà esecutiva solo per le competizioni internazionali (Mondiali, Europei, eccetera) mentre ogni singolo campionato o competizione continentale potrà scegliere se adottare o meno la tecnologia, o se decidere per gli arbitri di porta. La Fifa e Blatter propendono per la tecnologia, mentre la Uefa e Platini vorrebbero gli arbitri di porta. In realtà, nessuna delle due misure è esaustiva. Il fattore umano resta imprescindibile. Per gli arbitri di porta basti vedere l’ultimo turno di Champions (Benfica-Chelsea), con il netto fallo di mano di John Terry non segnalato dall’arbitro di porta a meno di due metri. Per la tecnologia ci si può riferire proprio al gol di Robinho in Catania-Milan, dove nessun replay è riuscito a dimostrare se la palla sia entrata o meno. Nel dopopartita di Catania, Galliani ha mostrato una foto in cui si vedeva che la palla aveva completamente superato la linea di porta. Che è stata pubblicata sullahome page del sito ufficiale del Milan con la didascalia “Inaccettabile!” e ha poi fatto il giro del web. La foto, scattata alla televisione con un telefonino cellulare, ha chiaramente mostrato che non sempre la tecnologia applicata al calcio risolve i problemi. Anzi, può generare nuove polemiche. Da una parte sul web si sono scatenati i tifosi milanisti, accusando le televisioni di non aver voluto mostrare le immagini decisive per il gol. Dall’altra gli juventini hanno parlato di un clamoroso falso. Forse per una distorsione di prospettiva di chi ha scattato la foto, troppo a lato rispetto allo schermo televisivo, forse perché è stata ritoccata, la foto dà adito a numerosi sospetti. L’immagine è schiacciata, i pali sono troppo stretti e il fondoschiena di Marchese, difensore del Catania che spazza via il pallone, troppo largo. Salta quindi totalmente la prospettiva reale che ne avrebbe certificato la veridicità. Ma la prova decisiva sembra essere che il giocatore nella foto ha il numero 17, mentre Marchese indossa il 12. Si tratta quindi di un’altra partita, un altro episodio e non del tiro di Robinho? Sarebbe clamoroso che il Milan, di solito attentissimo nella comunicazione, scivoli su una così colossale buccia di banana. Evidentemente l’importanza di questo scudetto, la sua posta in palio che va oltre il mero titolo sportivo, sta accecando ogni buon senso. -
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IL MILAN SI LAMENTA? VUOL DIRE CHE HA PERSO SICUREZZA Isidoro Trovato - gironalistinelpallone.corriere.it - 2-04-2012 Una premessa: non credo a una sola accusa emersa dalla cosiddetta Calciopoli altrimenti nota come Farsopoli. Quindi non credo alla malafede degli arbitri. Però "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" ha ragione a lamentarsi, ha ragione ad attaccare Marotta e la Juve. E’ la strategia migliore. Perché il signor "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" lo sa che se perde questo scudetto la colpa sarà(giustamente) soltanto sua. La società Milan nelle ultime due stagioni gli ha messo a disposizione i seguenti giocatori: Ibrahimovic, Robinho,Cassano, Van Bommel, Boateng, Aquilani, Mexes, Nocerino, Maxi Lopez e qualche altro. Un investimento portentoso che in Italia non ha pari. Un campionato da vincere senza neanche giocare. Invece il Milan gioca (quasi sempre) male e si aggrappa ai suoi fuoriclasse (e a qualche rigorino) per rimanere in piedi e tenere a distanza una Juventus strabiliante: una squadra, reduce da un umiliante settimo posto, alla quale sono stati aggiunti alcuni buoni giocatori e un solo fuoriclasse (quel Pirlo per il quale bisogna ringraziare lo stesso signor "Il gol di Muntari spero non sia decisivo"). E allora "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" pensi a vincerlo questo scudetto, sollevi polveroni rimproverando a tutti (tranne che a lei stesso) di parlare troppo. Perche’ se non dovesse farcela, avra’ realizzato un capolavoro che ha un solo precedente: quello del 5 maggio 2002, firmato Hector Cuper. -
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Serie A, esclusivo De Santis: "Gli arbitri di oggi sono un problema. Calciopoli? E' sparito un filmato sui sorteggi" Radiocalciomercato.it ha intervistato in esclusiva l'ex direttore di gara italiano calciomercato.it - 02-04-2012 RADIOCALCIOMERCATO.IT ESCLUSIVO DE SANTIS ARBITRI / ROMA - L'ultima giornata di Serie A ha rinverdito le polemiche per le decisioni arbitrali: dal gol-fantasma di Robinho ai quattro rigori di Inter-Genoa. RadioCalciomercato.it, la web radio ufficiale di Calciomercato.it, ha contattato in esclusiva Massimo De Santis, ex fischietto italiano, per una panoramica sui suoi ex colleghi e non solo. "Dopo il 2006 abbiamo avuto campionati squilibrati - ha esordito De Santis -, con una squadra che dominava senza problemi, quindi gli errori arbitrali passavano in secondo piano. Le società hanno vantaggi o svantaggi dai risultati sportivi, quindi siamo tornati ad un momento storico simile al pre-Calciopoli con due società a giocarsi lo Scudetto: siamo tornati ai vecchi attriti e scontri, con polemiche più grandi di quelle del recente passato". JUVENTUS E MILAN USURPATE - Sulle due potenze di questa stagione, De Santis ha dichiarato: "La Juventus si sente usurpata da titoli che, a mio dire, le sono stati tolti ingiustamente; il Milan vuole vincere perché sta giocando un buon calcio. Dopo la sfida tra rossoneri e bianconeri, con l'episodio clamoroso di Muntari, con Tagliavento che non ha avuto il coraggio di dare un gol che era certo di aver visto, si è presentata la situazione di Catania. Giusto annullare il gol in fuorigioco agli etnei, ma sono stati fischiati fuorigioco incredibili ai rossoneri, come Boateng che era partito dalla propria metà campo: sono stati scelti guardalinee inadeguati". PROBLEMA GUARDALINEE - De Santis, ai microfoni di RadioCalciomercato.it, lancia strali agli assistenti di gara: "La gestione tecnica degli arbitri è andata diminuendo, perché sono stati promossi molti fischietti dalla Serie C non ancora pronti. Il guardalinee sul gol di Robinho non è riuscito a raggiungere la linea di fondo in tempo, e questo dimostra anche una scarsa condizione atletica. Non abbiamo una ripresa certa che dissipi ogni dubbio: la palla è più dentro che fuori, ma non essendoci certezza assolverei l'operato dell'arbitro, non dell'assistente. E' stata una situazione casuale, ma sono convinto che anche se la palla fosse visibilmente entrata tutta non sarebbe stato nelle condizioni di poter giudicare correttamente. Visti i precedenti errori sul fuorigioco e le posizioni sbagliate assunte durante tutta la partita, possiamo dire che il problema dei guardalinee sia reale oggi". ERRORI DI GIORNATA - Parentesi per gli episodi più eclatanti del trentesimo turno di Serie A: "Ieri ci sono stati altri errori, come il fuorigioco errato fischiato a Jeda, poi atterrato da Kjaer: sarebbe stato calcio di rigore. Male anche Tagliavento, che non ha fischiato un rigore a Pinzi; Orsato dovrebbe essere il fischietto più in forma, ma ieri sera non ha convinto. I programmi di Nicchi non hanno contribuito ad un miglioramento reale di questi arbitri: c'è qualcosa che non quadra tra Braschi e Nicchi, perché gli arbitri hanno bisogno di aggiornamenti, di essere sentiti tutti i giorni. Sotto l'aspetto tecnico Bergamo e Beretta hanno ben poco da invidiare a questa classe dirigenziale: gli assistenti prima erano molto più preparati". ARBITRO DI PORTA? - Sull'ipotesi di aggiungere un quinto elemento arbitrale alle partite di Serie A (come in Champions ed Europa League), De Santis ribatte: "Malgrado ci fosse l'arbitro di porta, il Barcellona recrimina per un clamoroso rigore di Abbiati su Sanchez. E' un ausilio in più però, e tutto ciò che può essere in aiuto dell'arbitro ben venga. Ormai ogni domenica vediamo episodi clamorosi, ma l'arbitro di porta andrebbe preparato e responsabilizzato: dovrebbe essere all'altezza dell'arbitro della partita". VALERI IL CORAGGIOSO - De Santis loda senza mezzi termini la direzione arbitrale di Inter-Genoa: "Oggi si è perso il coraggio di dare rigori quando ci sono: se ce ne sono quattro, bisogna darne quattro, come ieri in Inter-Genoa. Ha ben fatto Valeri, non gli si può dir nulla: oggi gli arbitri che vanno per la loro strada sono inadeguati, ma i nerazzurri hanno poco da recriminare sulla direzione di gara di ieri. Ce ne fossero di altri Valeri in organico". RISARCIMENTO INTER E CALCIOPOLI- L'ex fischietto ha chiesto un risarcimento all'Inter per 21 milioni di euro per sospetto spionaggio. Il 13 marzo c'e' stato il primo dibattimento: "Abbiamo fatto la prima udienza: il giudice ha dato termine alla mia difesa entro aprile, e all'Inter per le repliche entro giugno, mentre la discussione è stata fissata ad ottobre. La cosa anomala è stata che in quella sede si è detto che l'Inter non sapeva nulla, e che seppur Facchetti avesse eventualmente fatto qualcosa non avrebbe avuto il potere di influire su niente. Gli avvocati dell'Inter hanno detto che, da statuto, tutti i vice presidenti hanno potere di firma, quindi decisionale: mi sembra strano che Facchetti non lo avesse. Pare che in qualche momento Facchetti sia la bandiera dell'Inter, in qualche altro sia quello su cui buttare la croce. A volte mi telefonava, e l'Inter aveva battuto la Juventus solo due volte prima di Calciopoli, e in entrambi i casi arbitravo io: col gioco delle prescrizioni troppo è stato lasciato impunito in questa brutta vicenda". Poi rincara la dose: "E' il momento di fare luce su Calciopoli: c'è qualcosa di sconvolgente sul filmato dei sorteggi, che non riusciamo a trovare e non sappiamo che fine abbia fatto. E' lampante che la pallina dell'arbitro non la estraeva Bergamo ma il giornalista di turno: oggi questo filmato è sparito". -
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LA POLEMICA Gol fantasma, tra sogni e trigonometria Ma solo i sensori possono dire la verità Un nostro lettore dimostra (con l'Autocad) che il tiro di Robinho a Catania non era dentro. MKa da quando la televisione si è impadronita del calcio di reti "non reti" sono pieni i campionati. Dal mitico gol-non gol di Geoffrey Hurst nella finale del 1966 tra Inghilterra e Germania alla "vendetta" tedesca in Sudafrica con quello di Lampard. A tanti esempi di casa nostra di MASSIMO RAZZI -repubblica.it - 02-04-2012 ROMA - Adesso, Galliani invoca ufficialmente (con tanto di lettera alla Federazione) i giudici di porta. Ma a Catania, sul gol-non gol di Robinho, anche i giudici di porta avrebbero avuto grosse difficoltà a decidere. Anche avessero avuto (e non pare sia previsto) la moviola instantanea. La trigonometria di un nostro lettore che ha usato l'autocad (Computer aid design, il software di progettazione e disegno più diffuso e preciso) ci dice che il pallone non aveva passato del tutto la linea di porta: per la precisione, la proiezione della sfera toccava una porzione di gesso larga la bellezza di 11,54 millimetri. Sempre che il frame sia quello giusto e che il nostro amico Stefano non sia interista... Il futuro possibile ha più di uno scenario. Con i giudici di porta: Bergonzi ferma il gioco e interpella i due malcapitati (sul "gol non gol" di Muntari sarebbe molto più facile) che, in pochi secondi dovrebbero decidere. E se non fossero d'accordo tra loro? Nel dubbio, è gol o non è gol? Con i sensori sulla linea di porta: Bergonzi sente il "bip" in cuffia e decide in tempo reale. Sembra la strada più corretta, ma i "puristi" del calcio arbitrato e deciso dall'occhio umano non ci stanno e la Fifa da questo orecchio non ci sente. Anche in questo caso, stando al Cad, Galliani avrebbe avuto il gol di Muntari, non quello di Robinho. Con la supermoviola come nel rugby. Bergonzi ferma il gioco, fa segno con la mano disegnando un rettangolo nell'aria e pone la fatidica domanda: "Voglio sapere, per favore, se è gol o non è gol". Un tecnico (o forse un "quinto uomo"), nascosto chissà dove nello stadio, passa in rassegna tutte le immagini a disposizione mentre Galliani, in tribuna, assume una delle sue celebri espressioni invetrate e lo stadio ammutolisce. Se il tecnico ha solo i suoi occhi, nel caso di Catania, non può decidere. Se può applicare la trigonometria, probabilmente, sentenzia che non è gol. Galliani, in catalessi, viene portato via con seggiolino e tutto. Storie che vanno avanti da decenni. Più o meno da quando la televisione è entrata nel calcio. Prima, infatti, il gol fantasma erano un lampo negli occhi dei tifosi. Un attimo che, durante la settimana, si poteva dilatare in ore e ore di discussione da bar, ma che nessuno aveva modo di rivedere se non nei fotogrammi sbiaditi di "Calcio Illustrato" o nei disegni fantastici di Carmelo Silva e, più tardi, di Paolo Samarelli. Il gol fantasma sbiadiva nel ricordo già un attimo dopo che si era verificato. Le proteste duravano secondi, l'arbitro gesticolava come una marionetta impazzita e faceva riprendere il gioco ammonendo (allora senza cartellino giallo) i più riottosi, sperando in cuor suo di non essersi sbagliato. Prima della tv era un mondo (e un calcio) del tutto diverso. Il Genoa del primo scudetto (8 maggio 1898 a Torino contro l'International di Torino), quello capitanato da Spensley e formato in maggioranza da marinai inglesi con baffoni a manubrio e lunghi mutandoni, giocava sul campo di Ponte Carrega (sulle rive del Bisagno). Le foto dell'epoca testimoniano che le porte non avevano la rete e, spesso, al posto della traversa c'era una corda, ma se Mr. William Baird, portiere di quel Genoa, avesse detto che non era gol, nessuno, allora avrebbe osato mettere in dubbio la sua parola di gentleman. Molto British... Meno British, a dire il vero, quello che accadde il 30 luglio 1966 sul mitico terreno di Wembley in occasione della finale dei mondiali (allora Coppa Rimet). Germania e Inghilterra erano sul 2-2 e stavano giocando i supplementari. L'ala sinistra Geoff Hurst (che quel giorno passerà alla storia come unico giocatore capace di segnare una tripletta in una finale mondiale) gira in porta un cross da destra di Ball. La palla supera il portiere Tilkowski e rimbalza per terra: sulla linea o dentro? Per l'arbitro svizzero Gottfried Dienst (uno dei migliori del'epoca) non è gol. Ma il suo collaboratore di destra, il russo Bakhramov lo richiama con insistenza e, in modo concitato, gli spiega di aver visto benissimo. Per lui è gol. Le moviole successive non hanno mai chiarito del tutto. A vederlo oggi, sembra più "non gol" che "gol", ma siamo sempre nel campo delle impressioni. Più prosaicamente, nei mesi successivi, si vociferò che Bakhramov fosse stato trattato particolarmente bene dagli ospiti inglesi (cene sontuose, champagne e donnine) nei giorni precedenti la finale e che se ne fosse ricordato al momento di decidere (e, forse, trarre in inganno Dienst) sulla rete decisiva di Hurst. Ma ormai, appunto, la televisione si stava impadronendo della faccenda. E Carletto Sassi stava per entrare in scena con la sua mitica moviola. Era il 22 ottobre 1967, giorno del derby Inter-Milan finito 1-1 con reti di Benitez e Rivera. Proprio la rete del pareggio del "golden boy" rossonero, segnata a una dozzina di minuti dalla fine, divenne oggetto del primo vero caso da moviola. Sassi, con il suo portentoso marchingegno, dimostrò al pubblico sbalordito della Domenica Sportiva che non era gol, che quel pallone non era entrato e che l'arbitro D'Agostini si era sbagliato. Da quel giorno, nulla fu più come prima. E il calcio entrò in un'altra era. Qualche mese più tardi, a dire il vero, il 22 gennaio 1967, le immagini televisive avevano documentato un altro gol fantasma. Il colpo di testa di Virginio De Paoli, in Lazio Juventus era entrato nettamente in porta, ma era rimbalzato fuori e il portiere laziale Cei l'aveva bloccato come se niente fosse. Da allora, i gol fantasma si sono sprecati. A decine. Da Galante a Ferrini, da Thiago Motta a Zalayeta, a quello di Lampard ai mondiali in Sudafrica che sembrò la nemesi storica di quello di Hurst. Era il 27 giugno 2010, si giocava la partita degli ottavi di finale. La Germania era andata avanti con due reti di Klose e Podolski, gli inglesi di Capello avevano appena accorciato con Upson. Al 38' del secondo tempo, un meraviglioso pallonetto di Lampard supera il portiere Neuer, colpisce la traversa e rimbalza ben al di là della riga di porta. L'arbitro, l'uruguayano Larrionda, non convalida. L'Inghilterra è fuori dai mondiali. Wembley 1966, per i tedeschi, è vendicata. Gol fantasma se ne sono visti di tutti i colori. Con palloni che finiscono in fondo alla rete e tornano in campo senza che nessuno se ne accorga, con il piedino di un raccattapalle che respinge da dentro la porta un tiro di Savoldi in Ascoli-Bologna 1-3 del 1975, con palloni dentro anche di un metro e mezzo che ricompaiono magicamente in campo tra le mani del portiere e l'arbitro che grida di andare avanti. Poche settimane fa, un colpo di testa su un campo minore è finito fuori di un metro, ha picchiato su un muro dietro la porta ed è rimbalzato in campo. L'arbitro ha dato il gol e le immagini hanno fatto il giro del mondo. Prima di quello di Catania, c'è stato quello enorme di Muntari in Milan-Juventus e la polemica ha finito per toccare Buffon reo di non aver confessato all'arbitro (ma andiamo!) di aver tirato il pallone fuori dalla porta. E la storia continuerà. A meno di mettere i sensori sulla riga di porta. Ma se dopo Milan-Barcellona si fa polemica perché, secondo la stampa spagnola, i rossoneri avrebbero dato un'aggiustatina all'infame terreno di San Siro per renderlo più scivoloso, cosa ci vorrà a sospettare che qualcuno abbia spostato i sensori un po' più dentro o un po' più fuori dalla porta? Andrà a finire che anche nel calcio tecnologico scoppieranno le beghe. E qualcuno sosterrà che era meglio tenerci gli errori degli arbitri, le polemiche e l'imperdibile sguardo invetrato di Galliani. Oppure si dovranno spegnere i televisori e vietare i replay. E tornare ai ricordi della domenica, confusi e obnubilati dal tifo, che diventano leggenda durante la settimana. -
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LA LETTERA DI ADRIANO GALLIANI AL PRESIDENTE ABETE dal sito ufficiale del Milan - 02-04-2012 La lettera dell'Amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, al Presidente della Figc Giancarlo Abete. Caro Presidente, come certamente sai, il Milan è stato vittima in due recenti occasioni di altrettanti errori arbitrali: nel corso di Milan-Juventus e di Catania-Milan non gli sono infatti state attribuite due marcature, peraltro decisive ai fini dei risultati, perchè la terna arbitrale non ha visto che il pallone aveva superato per intero la linea della porta.> Le persone - e dunque anche chi dirige una partita di calcio - commettono inevitabilmente errori. Tra questi ultimi, però alcuni sono davvero molto difficili da accettare, pur mettendo in campo tutta la ragionevolezza e la comprensione disponibili. Tali sono quelli di cui per ben due volte il Milan è stato destinatario. Mi rendo conto che soluzioni tecnologiche, quali quelle proposte da più parti, potrebbero trovare ostacoli e non essere accettate dal sistema; penso però che non vi sia ragione per non adottare anche da noi l'istituto degli arbitri di porta, già praticato dall'UEFA in Champions League: non prevede, mi pare, particolari accorgimenti e non ha alcuna caratteristica di "alienità", ciò che potrebbe invece addebitarsi a sensori, moviole e simili. L'obiettivo di tutti, anche fuori del gioco del calcio, è l'eliminazione, quando possibile, dell'incertezza: credo quindi che quel che ti propongo si debba fare al più presto e mi sento di escludere che tu non convenga con me. Attendo dunque il tuo pronto intervento normativo nel senso qui suggerito e, grato dell'attenzione, ti prego di gradire i miei più cordiali saluti. Adriano Galliani -
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Calcio scommesse: arrestato Andrea Masiello, ecco le partite truccate del Bari Lunedì 2 Aprile 2012, 08:59 in Calcio, Calcio Serie A di Silvio De Rossi - blogosfere.it - 02-04-2012 Nuove ordinanze di custodia cautelare in merito allo scandalo calcio scommesse. Arrestato Andrea Masiello attualmente all'Atalanta. Avrebbe partecipato alla combine di ben 9 partite del Bari. Nuova benzina sullo scandalo del calcio scommesse. Nuove ordinanze di custodia cautelare in merito all'indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Bari. Tra queste spicca l'arresto di Andrea Masiello, difensore attualmente all'Atalanta (foto InfoPhoto). Il giocatore avrebbe partecipato alla combine di ben 9 partite del Bari. In carcere anche gli amici Giovanni Carella e Fabio Giacobbe, ritenuti complici. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Nella lista delle partite truccate spicca il derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011. I giallorossi vinsero 2-0 e si salvarono. Prima segnò Jeda, poi proprio Masiello fissò il risultato sul 2-0 con una sua autorete. Il Bari era già retrocesso in Serie B. Ecco la lista degli ex calciatori biancorossi indagati a Bari: Daniele Portanova (difensore del Bologna), Alessandro Parisi (difensore del Torino), Simone Bentivoglio (attualmente al Padova), Marco Rossi (Cesena), Abdelkader Ghezzal (Levante), Marco Esposito (Pisa), Antonio Bellavista e Nicola Belmonte (Siena). Nel registro degli indagati ci sono anche i nomi del factotum barese Angelo Iacovelli, tre ristoratori - Nico De Tullio, Onofrio De Benedictis e Francesco De Napoli - ritenuti complici dei calciatori, scommettitori e loro amici: Arianna Pinto, Giovanni Carella, Fabio Giacobbe, lo 'zingarò Victor Kondic, Leonardo Picci e l'albanese Armand Caca. Tra le partite truccate figurano anche Palermo-Bari, Bologna-Bari, Bari-Chievo e Bari-Sampdoria. C'è‚ anche Udinese-Bari del maggio 2010, una delle ultime del campionato 2009/2010. -
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Il caso L'ARBITRO DI PORTA NON BASTEREBBE A PLACARE LA POLEMICA MILAN-JUVE Umberto Zapelloni - Gasport -2-04-2012 La regola numero 10 del giuoco del calcio la conoscono anche i bambini: “Una rete è segnata quando il pallone ha interamente superato la linea di porta tra i pali e sotto la sbarra trasversale”. Semplice, quasi banale. Ma tra la regola e la sua interpretazione ce ne passa e se il gol di Muntari era clamorosamente gol acne senza immagini rallentate, su quelle di Robinho qualche dubbio resta ancora. E lo avrebbe avuto molto probabilmente anche un eventuale arbitro di porta, tanto veloce è stata l’azione e il rinvio galeotto di Marchese. Soltanto un sensore, un occhio di falco di eredità tennistica abituato a fissare servizi che viaggiano a 200 all’ora avrebbe potuto produrre una certezza. Per questo motivo il calcio non può più aspettare e deve accelerare, nonostante le barricate di Michel Platini e dell’Uefa, per applicare la tecnologia più affidabile al goal fantasma. L’uomo (l’arbitro di porta) avrebbe concesso la rete di Muntari, ma su quella di Robinho avrebbe avuto anche lui molti dubbi. La stessa moviola viene interpretata in modo diametralmente opposto a secondo di chi la guarda. Per i milanisti è gol al 100%, per gli juventini la palla non è entrata interamente al 100%. A Catania un uomo (l’assistente Ghiandai) ha interpretato male due situazioni molto più facili da leggere: i fuorigioco fischiati a Ibra e Boateng (partito addirittura dalla sua metà campo). E se l’uomo può sbagliare in occasioni così, figuriamoci se può non sbagliare in un episodio come quello di Robinho e Marchese. In settimana il Milan farà avere alla Figc una raccomandata in cui chiederà di utilizzare arbitri di porta dal prossimo campionato. Un aiuto, non la soluzione definitiva. UN aiuto comunque ben accetto e indispensabile anche perché siamo convinti che se il gol di Muntari fosse stato concesso oggi ci sarebbero molte discussioni e molte polemiche in meno su quello di Robinho. Certo, resterebbero le frasi poco opportune di Marotta (“Sugli arbitri la Juve paga ancora Calciopoli”), ma quelle in fin dei conti sono figlie del gioco delle parti. Non aiutano a rendere l’ambiente più sereno, aumentano la pressione sugli arbitri che ne hanno già abbastanza, ma alla fine non influiscono sul risultato finale. Come ci auguriamo possa succedere anche per il gol di Muntari, il vero peccato mortale di questo campionato. ********************** Il gol fantasma di Robinho non era entrato, giusta la decisione arbitrale Analisi Milan - 02-04-2012 Ieri sera nel corso della Domenica Sportiva, abbiamo potuto fugare qualche dubbio sul gol-fantasma di Milan-Catania. In effetti l’episodio era completamente diverso, nella dinamica, rispetto a quello di Muntari di qualche settimana fa a cui è stato improvvidamente accostato. In questo caso sin dall’inizio rimanevano forti dubbi sull’interpretazione essendo veramente una situazione limite. Grazie agli strumenti tecnologici che ho a disposizione, ho fatto vedere la ricostruzione grafica da una prospettiva ortogonale del momento dell’impatto della palla con in piede di Marchese, il terzino del Catania. Ebbene da questa prospettiva (praticamente sopra la traversa della porta) si capisce che il tiro di Robinho non ha varcato completamente la linee bianca. Un piccolo spicchio del pallone infatti la ricopre. Il dettaglio è significativo e dovrebbe sgonfiare le tante polemiche intorno alle valutazioni arbitrali. E’ chiaro che si parla di centimetri rilevabili solo con software sofisticati e non in tempo reale. L’assistente di linea in quel momento si è fidato delle sue sensazioni e gli è andata bene. Ma qualsiasi decisione avesse preso, considerato il gradiente altissimo di difficoltà, andava accolta con maggior serenità. Non è con le polemiche che si alza la cultura sportiva in Italia e la passione per il calcio. Video: -
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Milan, ira sacrosanta: troppi 2 gol fantasma, ma la colpa è di Blatter e Platini XAVIER JACOBELLI - calciomercato.com - 1-04-2012 Il Milan, i tifosi del Milan, Allegri e Galliani sono furibondi e ne hanno ben donde. Dopo Muntari a San Siro, Robinho a Catania: due gol fantasma, due gol pesantissimi che mancano eccome alla conta dello scudetto. Ma, al di là delle polemiche furibonde che scandiscono queste ore, della piccata risposta di Allegri a Marotta, dei nuovi veleni propalati sull'asse Milan-Juve, c'è un aspetto che, ancora una volta balza evidente. Riguarda, come sempre, la questione della tecnologia. Perchè la colpa di questa situazione ricade su Joseph Blatter e la sua organizzazione, la Fifa che vive nel Medioevo e pervicacemente si rifiuta di aiutare gli arbitri e gli assistenti. Se poi ci si mette anche Platini, secondo il quale non ci vuole la moviola in campo, ma la moltiplicazione degli arbitri attorno alle porte, siamo a posto. Sapete da quanti anni, la Federcalcio mondiale e il suo International Board hanno sul tavolo la questione del gol fantasma? Da dieci anni. E sapete quando, forse, si pronunceranno definitivamente? Il 2 luglio, a Kiev. Eppure, anche un bambino capirebbe che la soluzione del problema sarebbe immediata con la tecnologia che ci ritroviamo all'inizio del terzo millennio. L'occhio di falco del tennis, l'istant replay del basket, il fotofinish nel ciclismo, la moviola nel rugby: c'è solo l'imbarazzo della scelta. Ieri sera, a Catania, Adriano Galliani si aggirava in preda all'ira negli spogliatoi del Massimino mostrando sul suo telefonino il fermo immagine che mostra come il pallone colpito da Robinho abbia oltrepassato la linea della porta difesa da Carrizo. Bravo. La prossima volta che Galliani incrocia Blatter o Platini o tutti e due; la prossima volta che uno dei migliori e preparati dirigenti del calcio mondiale incontra i colleghi degli altri Clubboni, siano essi 14 o 16 o 30, insomma quelli che volevano andarsene dall'Uefa, brandisca il cellulare e mostri anche a loro il fatidico fotogramma. Ponendo solo una domanda: fino a quando? Fino a quando il Milan, come altre squadre a ogni latitudine dovranno fare i conti con l'arretratezza, il conservatorismo, l'anacronismo di un sistema che aborrisce la tecnologia, manco fossimo nel mesozoico. Ventisei anni fa, non ventisei giorni fa, insediandosi alla presidenza del Milan un signore a nome Silvio Berlusconi disse che ci voleva la moviola in campo. Blatter era già in giro con i suoi dinosauri. I risultati si vedono. -
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Tevez, il gruppo e un mercato decisivo Guido Vaciago - Tuttosport - 30-3-2012 PRIMO non illudere. Il nuovo comandamento di Beppe Marotta lo spinge a tenere il profilo basso, o comunque non altissimo, quando parla di mercato. La storia dei “top player” che ha tormentato la scorsa estate deve aver lasciato il segno e l’amministratore delegato juventino ora è più prudente nel parlare. Così al tifoso rimane il dubbio se sognare o no il grandissimo colpo estivo o volare più basso. ESTATE BOLLENTE Marotta non promette, anzi con onesta trasparenza si fa i conti in tasca ed esclude di poter affrontare un’operazione da 100 milioni, che - almeno sulla carta - sono i soldi per andare a prendere uno come Tevez (pagandone 30 per il cartellino e dandogli i suoi 8 milioni netti a stagione per almeno quattro anni). Il che, tuttavia, non esclude che un Tevez arrivi davvero, perché il Milan ha insegnato che ci sono molte strade per arrivare a un fenomeno e non tutte richiedono sforzi economici impossibili. Marotta (che insieme al manager Bozzo riuscì a portare Cassano alla Sampdoria senza pagare un euro al Real Madrid) lo sa e tiene d’occhio il mercato e le sue situazioni. Sarà un mercato atipico, drogato dai soldi russi ancora più della scorsa estate, e condizionato non poco dal giro di grandi attaccanti che innescherà proprio il City di Dzeko e Tevez (per parlare di due probabili partenti). Sarà, insomma, un’estate bollente e la Juventus la affronta con un appeal più allettante per un grande giocatore: quello che le mancava senza la Champions e con una misera dote di due settimi posti consecutivi. PRIMO: IL CARATTERE Ma la questione del “top player”, in ogni caso, sarà meno centrale rispetto all’anno scorso perché la lezione di Conte sarà decisiva per guidare il mercato. Il tecnico ha edificato la nuova (e competitiva) Juventus sulla coralità e sull’unità granitica del gruppo. Per rinforzarla, anche in chiave Champions, non se ne può prescindere: servono giocatori con maggiore qualità, campioni di spessore anche caratteriale, ma devono essere integrabili con il gioco e con i metodi del tecnico. Altri Vidal, altri Pirlo e altri Barzagli, per esempio, potrebbero essere più graditi a Conte di un fenomeno indisciplinato. I TRE COLPI E’ difficile prevedere ora che mercato sarà fra tre mesi, anche perché rispetto agli anni passati la Juventus può muoversi con maggiore discrezione, non dovendo acquistare mezza squadra, ma solo qualche giocatore. Almeno uno per ruolo, garantisce Marotta in continuo contatto con il suo allenatore per aggiornare le strategie in tempo reale. L’ALTRO TOP PLAYER Il che porta alla riflessione finale: è sempre più nodale la figura di Conte all’interno della Juventus: allenatore moderno non solo nei sistemi di gioco, ma anche nell’interpretare il ruolo in modo totale, partecipando in prima persona alle strategie societarie. Oggi è più che mai lui il top player della Juventus. E' il weekend chiave per il campionato Oreggia-Vaciago - Tuttosport - 30-03-2012 - Buongiorno Marotta, il Milan a Catania e voi in casa con il Napoli: in questo weekend c’è lo snodo del campionato? «Dalla sua il Milan ha la continuità, ma ha un impegno molto importante con Montella e noi, logicamente, confidiamo sempre su un passo falso per recuperare punti». Lei ha avuto parecchi presidenti: come giudica De Laurentiis? «Rappresenta a pieno la napoletanità: grande temperamento e creatività. Lo definirei cinematografico, nel senso che ha portato idee e modi di fare del suo mondo nel nostro. E, visti i risultati, bisogna dargli ragione». La visione di De Laurentiis orientata allo show-business è la ricetta per salvare il calcio italiano? «Lui ragiona su logiche molto economiche e poco meritocratiche: per lui, vado a naso, il Chievo non ha ragione di esistere perché non porta ricchezza al sistema. E’ una concezione americana e non so se in Italia si può realizzare. Certo, il nostro calcio ha bisogno di riforme e Andrea Agnelli sta lavorando in questa direzione. Siamo per la riduzione a 18 squadre, per esempio». Che giocatore ruberebbe al Napoli? «Hanno tanti, ottimi giocatori…». Bando alla diplomazia: Cavani lì davanti le dispiacerebbe? «Certamente no…» (sorride) Il Napoli, che per certi versi ha uno stile di gioco simile alla Juve, soprattutto per il dispendio energico, quest’anno ha sofferto il doppio impegno campionato-Champions. Voi avete già preso delle contromisure? «Bisogna allenarsi mentalmente a convivere con questa realtà. E’ una questione psicofisica e, secondo me, Conte sarà bravo a gestire la situazione. E poi, logicamente, bisognerà mettere a sua disposizione un organico adeguato per operare un turnover senza perdere competitività». A proposito: non cè il rischio che Conte sprema troppo i giocatori? «Assolutamente no. Conte li allena, non li logora. L’intensità delle sue sedute di lavoro prepara molto meglio i giocatori allo stress della gara, quello che spesso è alla base degli infortuni». L’ha visto il nostro gioco di schierare una mista Juve-Napoli per sfidare il Barcellona? «Sì, divertente e affascinante, forse è una formazione un po’ sbilanciata in avanti, ma in fondo è un gioco». Ma una JuveNapoli contro il Barcellona come la immagina? «Bene, bene. Ma attenzione che le vittorie sul campo non arrivano solo per la forza dei singoli giocatori che si mettono insieme, ma grazie a modelli di riferimento che le società creano, ovvero il gruppo dirigente, un bravo allenatore a cui è permesso di portare avanti la sua metodologia. Senza questi presupposti non vinci. Infatti io preferisco partire con la società forte, un bravo allenatore e poi i bravi giocatori forti». Con il passare delle giornate diventa sempre più difficile dare un rigore alla Juventus? Insomma: chi è l’arbitro che se la sente di essere quello che ha ridato un rigore alla Juve dopo 20 giornate? «Non lo so, ma voglio chiarire: noi nelle scorse settimane non volevamo mettere le mani avanti per ottenere vantaggi nei match successivi. Volevamo puntualizzare una situazione anomala. Purtroppo c’è la sensazione che qualche volta manchi serenità da parte di chi arbitra la Juve: le scorie di Calciopoli sono ancora lì». Pensa che i media siano contro la Juve? «Casi isolati, non vedo complotti mediatici». I tifosi ne vedono parecchi… «Se è per questo anche quelli di Milan e Inter. Fa giustamente parte dell’essere tifoso». Buffon va in scadenza nel 2013… «Gigi può stare alla Juve quanto vuole, incarna un forte sentimento di juventinità e non ci sono ostacoli. Lui sa che la società lo stima e basta uno sguardo. Al momento opportuno ci siederemo intorno a un tavolo per firmare». Sarà un problema di soldi? «Non credo proprio». Vi aspettate da Buffon un video in cui annuncia la firma in bianco? «Sa che non è necessario nemmeno parlarci…». Con Del Piero cosa succederà? «Se ne è discusso fin troppo. E mi pare che quello che ha detto Agnelli sia chiaro ed esplicito…». Un giocatore come Tevez, prendiamolo come esempio di grandissimo acquisto, ha un costo complessivo di 100 milioni. Domanda brutale: ve lo potete permettere? «Il sistema calcio Italia, alla luce della crisi generale, non è in grado di portare nel nostro campionato un giocatore che costa 30/40 milioni di cartellino e ha un ingaggio di 7/8. Nessun club può sostenere una spesa del genere». Vero, certo che se ci fosse un Tevez lì davanti, lo scudetto probabilmente l’avreste già vinto o quasi. Il Milan può contare su Ibra. «Ma il Milan colse un’occasione particolare, con Ibra che era entrato in conflitto con il Barcellona. E lo ha ingaggiato attraverso la formula del prestito. Ecco, quella è stata un’operazione di grande abilità: se capitasse a noi un’occasione di questo genere non la lasceremmo sfuggire». Tevez potrebbe essere una situazione del genere? «Può darsi… E’ una situazione complessa, noi siamo attenti. Prima di tutto bisogna capire qual è il parere di Conte, perché anche un campione deve inserirsi nella tipologia del suo gioco e possedere certe caratteristiche umane». Per evitare delusioni è meglio volare basso quando si immagina il prossimo mercato? «Assolutamente no. Volare bassi, no. Partiamo dal presupposto che possiamo e dobbiamo migliorarci ancora e lo faremo in ogni reparto con almeno un innesto». Vuole dire che la speranza di arrivare a un fenomeno rimane? «Tutto può tramutarsi in realtà. Noi oggi pensiamo in grande e l’obiettivo che ci porremo sarà importante. Ma un conto è pensare in grande, un altro è promettere. L’unica promessa che posso fare adesso è che ci miglioreremo di sicuro e lo faremo in ogni reparto». Teme che Silvio Berlusconi, tornato alla guida del Milan, abbia in testa di realizzare un colpo a effetto? «No, credo che il contenimento dei costi sia anche la loro logica economica». A proposito di logica economica: 31 milioni per Lavezzi sono esagerati? «E’ la sua clausola, quindi è il suo prezzo. Anche perché a compratori russi o inglesi si possono chiedere quelle cifre». E voi? Non si adatterebbe benissimo al modulo Conte? «E’ prematuro focalizzare l’attenzione su un nome specifico. Noi abbiamo dei profili di giocatori che possono essere utilizzati nel modulo di Conte, ma è presto per parlarne». Come funziona la macchina del mercato Juve? «L’anno scorso e quello prima, nei quali dovevamo ricostruire l’organico e quindi chiudere parecchi acquisti, procedevamo in modo molto analitico. Paratici aveva costruito dei campetti, che sono un mio vecchio metodo, in cui ci sono i giocatori sul mercato ruolo per ruolo. Per esempio: nella casella del terzino sinistro ci sono i sei/sette nomi, dal più forte in giù e così diventa più facile valutare come agire. Quest’anno sarà diverso perché confermeremo l’80% della rosa e gli acquisti saranno più mirati. Dalla quantità si è passati alla qualità: ora è il momento della perfezione. Non abbiamo bisogno di elenchi». Quanto incide Conte nelle scelte? «Tanto. Ma spieghiamoci una volta per tutte: non esiste Conte da una parte e la società dall’altra. Noi non facciamo nulla senza l’imprimatur dell’allenatore, come d’altronde nessun grande club. A volte il tecnico segnala dei nomi perché li conosce, altre volte fornisce dei profili. Poi la società deve fare le valutazioni sul prezzo e non solo…». In che senso? «Sincerità? Ecco… Noi abbiamo un gruppo sano, non ci sono teste matte, neppure una. Per cui bisogna sempre andare a conoscere bene la persona, per evitare brutte sorprese. Noi siamo orgogliosi del nostro modello di riferimento che consta in una società con le idee chiare sul mercato e di un tecnico vincente che riesce a valorizzare al massimo le risorse attraverso una metodologia e una precisa cultura del lavoro. Oggi abbiamo un gruppo che segue ciecamente quello che l’allenatore dice o vuole, che significa farsi un mazzo così e allenarsi in maniera costante. Se c’è qualcuno che non si applica, rischia di non inserirsi. E poi: se sbagli il giocatore da 5 milioni puoi fartene una ragione, se sbagli Tevez che te ne costa 100 sei morto! Bisogna stare molto attenti». Arriveranno giocatori dal nome magari non altisonante però funzionali al gioco di Conte. Sbagliamo con una sintesi di questo tipo? «No, il ragionamento più o meno è quello. E resta l’obiettivo di migliorarci in ogni reparto». Altra sintesi: la grande stella della Juventus, alla fine, è Antonio Conte… «Beh, lui ha saputo conquistarsi i tifosi con grande carisma». C’è il rischio di perderlo? Sa il Tottenham… «Non penso proprio. Vale il discorso di Buffon». Se lui chiede delle garanzie tecniche per la Champions? «C’è un piano industriale che tiene conto del fatto che la Juventus deve resistere ad alto livello in tutte le competizioni. Io sono convinto che per vincere non sia indispensabile il solista, ma la coralità. E sotto questo aspetto noi siamo avviati molto bene perché Conte ha modellato un sistema di calcio che è più orientato alla coralità che al singolo». Quanto è ancora distante il Milan? «Quest’anno abbiamo compiuto dei passi da gigante. Quello che i rossoneri hanno in più è un gruppo di giocatori di grande esperienza, che ha vinto molto. Hanno quella sicurezza, quel tipo di arroganza che deriva dal fatto di essere temuti dagli avversari. Il Milan oggi è più temuto di noi e noi dobbiamo arrivare a essere temuti come il Milan». Restando al Milan: San Siro va verso il manto in sintetico. E un’opzione anche per lo Stadium? «Per tipologie di strutture come San Siro o come la nostra bisogna pensare a qualcosa che dia garanzie assolute. All’orizzonte noi possiamo avere qualche piccolo problema e abbiamo già fatto qualche rizollatura. Siamo sul pezzo e studiamo tutte le ipotesi, anche quella del sintetico». Dietro il Milan ci siete subito voi o anche il Napoli? «Il Napoli conta su un gruppo che lavora insieme da tre anni, ma il nostro non ha nulla da invidiare a parte questo». I vostri osservatori sono spesso in Sud America, alla fine però non chiudete grandi operazioni. «Domanda: chi è quel giocatore sudamericano che negli ultimi cinque anni è riuscito a imporsi in uno dei primi quattro club italiani? Sono pochissimi gli esempi… Noi in Sud America ci siamo e teniamo d’occhio molti talenti. Però non siamo nelle condizioni di fare una scommessa su un campioncino da 15 milioni. Quando avremmo completato tutta la rosa potremmo anche fare dei ragionamenti del genere». Il vice-Pirlo è un dilemma che vi rode? «Sì e siamo giunti a una conclusione condivisa da tutti: non esiste un vice Pirlo, perché Pirlo è Pirlo, unico nel suo genere. Quindi dovremmo cercare di rafforzare il centrocampo in generale, senza l’ossessione di trovare un altro Pirlo». Immobile: lo vedremo a breve su questi schermi? «Lo vedremo, ma non lanno prossimo. Deve farsi le ossa in provincia, è meglio anche per lui». Felipe Melo si riuscirà a vendere? «Certamente sì». Cosa è successo a Krasic? «Krasic è un ottimo giocatore, diciamo che non è congeniale al tipo di gioco di Conte. Questo può aver innescato un’involuzione psicologica, ma le qualità rimangono: deve solo rilanciarsi». Dopo quasi due anni in bianconero, si sente juventino? «Sono un professionista ed è chiaro che tutte le mie energie sono sempre per il mio club. Certo, la Juventus ha un fascino particolare e devo confessare di essere molto orgoglioso di essere qui e mi piacerebbe restarci a vita». -
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Truffa alla Roma, c'è Moggi: «Mi sono rotto le scatole» Tuttosport.it - 30-03-2012 Massoni, sospetti tentativi di truffe, sms per incastrare dirigenti della Roma, e strane telefonate. Con il nome di Luciano Moggi tirato in ballo nella vicenda tutta capitolina. Per una telefonata in cui l'ex dg della Juve contatterebbe Paolo Calabresi, la "Iena" che ha realizzato il servizio sulla tentata truffa ai giallorossi, protagonisti il giornalista Roberto Renga e i conduttori radiofonici Giuseppe Lomonaco e Mario Corsi, tutti indagati dalla procura della Repubblica ROMA - Massoni, sospetti tentativi di truffe, sms per incastrare dirigenti della Roma, e strane telefonate. Con il nome di Luciano Moggi tirato in ballo nella vicenda tutta capitolina. Per una telefonata in cui l'ex dg della Juve contatterebbe Paolo Calabresi, la 'Ienà che ha realizzato il servizio sulla tentata truffa ai giallorossi, protagonisti il giornalista Roberto Renga e i conduttori radiofonici Giuseppe Lomonaco e Mario Corsi, tutti indagati dalla procura della Repubblica. Il botta e risposta tra la Iena e l'ex dirigente bianconero va in scena a distanza, con Calabresi che racconta di essere stato chiamato da Moggi proprio nei giorni in cui stava realizzando i filmati. «Mi sono proprio rotto le scatole - sbotta Lucianone con l'ANSA, lasciando intendere di voler adire le vie legali - La vicenda parla da sola, se vengo chiamato in causa da uno che per vivere è costretto a travestirsi da cardinale...». Un riferimento, quello del travestimento, che però nel racconto di Calabresi diventa proprio l'elemento su cui Moggi avrebbe scherzato nel chiamare la Iena: «Gioviale, carino: ha esordito chiamandomi "cardinale", ripensando allo scherzo che gli ho fatto qualche anno fa... Però a me quella telefonata è sembrata strana, non mi aveva mai chiamato prima», la replica di Calabresi. I FATTI DELL'INCHIESTA - Una chiamata arrivata quando lui aveva già realizzato i video in cui Renga gli mostra lo "scoop", facendogli vedere alcuni documenti, trascrizioni di sms provenienti secondo Renga dalla Digos e dai quali emergerebbe che Franco Baldini e Mauro Baldissoni (consigliere d'amministrazione del club giallorosso) sarebbero massoni. Una versione poi confermata anche da Lomonaco (che parla però di compagnie telefoniche come fonte e non più Digos), fino alla marcia indietro quando il conduttore radio si accorge di essere ripreso dalla telecamera. «Ho ricevuto una telefonata da Moggi - dice Calabresi all'ANSA - proprio nei giorni in cui avevo fatto i video, non lo avevo mai sentito prima. L'unico precedente, lo scherzo che gli avevo fatto nel 2007 vestendomi da cardinale. Allora ci rise su. Poi due anni fa gli ho chiesto un'intervista e mi disse di no. Mi sono chiesto perchè mi avesse chiamato, ma zero cenni a questa vicenda. Ci siamo visti in uno studio legale e lui stava con due avvocati. Sono uscito da lì con un punto interrogativo: ma che voleva Moggi da me?». Calabresi racconta però anche un altro particolare: «Senza fare dietrologia, però all'inizio dell'incontro mi ha chiesto di mio figlio - racconta ancora la Iena -. Uno dei due legali ha detto se ero il padre di quel ragazzo che gioca nella Roma, 'è fortissimo, è molto bravò. E Moggi ha anche aggiunto 'Ha fatto un torneo importantè, e mi ha stupito che lo sapesse. 'Lo possiamo seguire, dare un'occhiatà aveva anche aggiunto. Ma io l'ho tenuto a distanza, dicendo che mio figlio è giovane, ci ho glissato su. Io spero solo che tutto questo serva a dare un senso all'informazione deviata che c'è a Roma: nelle radio qui si parla di tutto, tranne che di sport. E quello che abbiamo mostrato nel servizio è chiaro...». LA RISPOSTA DI PRIORESCHI - «Ho ricevuto mandato di agire giudizialmente contro chi accosta in modo indebito il nome di Luciano Moggi con la storia del dossier a danno del dirigente della Roma calcio, Franco Baldini». Così ha detto l'avvocato Maurilio Prioreschi, difensore dell'ex direttore generale della Juventus, in relazione alle ultime notizie e dopo un servizio della trasmissione delle 'Iene' che ha riguardato la tentata truffa ai danni della società giallorossa e per la quale sono indagati un noto giornalista capitolino, il figlio e due conduttori radiofonici. «L'incontro con l'attore che lavora alla trasmissione di Italia 1 - ha continuato il penalista - avvenne nel mio studio. Nel corso della breve riunione, una delle tante persone presenti parlarono del figliolo dell'intervistatore. Non vedo in quanto avvenuto alcun collegamento con la storia che abbiamo letto sui giornali e che riguarda presunte accuse a Baldini». -
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Stile Conte, la Juve si esalta "Ma non sarò mai simpatico" Una squadra ricostruita nel gioco e nello spirito, un campionato giocato al vertice, il sogno scudetto ancora vivo. Dal rapporto con i giocatori alle polemiche, il tecnico bianconero si racconta: "Tiro dritto per la mia strada, chi allena questo club non potrà mai piacere troppo" di EMANUELE GAMBA - repubblica.it -30-03-2012 TORINO - Antonio Conte, lei riterrebbe il suo lavoro positivo anche se quest'anno la Juventus arrivasse due volte seconda? "Mi era stato chiesto di provare a tornare in Champions perché è fondamentale sia a livello economico sia per attrarre grandi giocatori. In più vedo che è rinato l'entusiasmo, che lo stadio è sempre stracolmo: da questo punto di vista abbiamo già vinto. Però dobbiamo arrivare almeno secondi. La Champions è vita". E lo scudetto? "Ci sono gli obiettivi minimi, per i quali non firmerei a priori, e ci sono i sogni, che sono quelli che inseguo ma che sono difficilissimi da realizzare. Noi quest'anno abbiamo fatto tanta strada, forse sarebbe stato anche giusto crescere in maniera più graduale. Però siamo la Juve, qui conta solo la vittoria, quindi bisogna accelerare e cercare di arrivarci quanto prima. Il problema è che il Milan è avanti di qualche anno. Con le altre abbiamo colmato il gap, con loro no". Basterà un mercato a colmarlo? "Oltre che comprare bisogna crescere, tutti quanti. Molti di noi hanno vissuto vigilie mai capitate, hanno giocato per la prima volta per una finale, per il primo posto, e sono cose che si pagano a livello di emozioni, di stress mentale. Dopo la semifinale di Coppa Italia ho dovuto dare un giorno libero alla squadra perché ho capito che non c'erano più energie. Questo per dire che tra le tante cose ci manca l'esperienza. Siamo nati per attaccare, non sappiamo speculare". Lei era convinto di imporsi già al primo anno? "Sì. Non sarei certo venuto a suicidarmi. Ho fiducia in me, nei miei quattro anni di gavetta ho quasi sempre vinto". Si sente diverso da quello che era a luglio? "Ogni stagione che passa ti migliora a livello professionale, gestionale, didattico. Ad esempio non avrei mai creduto che un giorno avrei cambiato sistema di gioco. Un anno in una grande ne vale cinque o sei altrove, per questo oggi mi sento molto più maturo. Ma sono arrivato preparato perché ho giocato tredici anni ad alto livello e sapevo cosa aspettarmi, anche se un giocatore l'ansia da vittoria l'avverte in minima parte, rispetto a un allenatore". Lei rappresenta totalmente la Juventus: non è troppo, per un semidebuttante? "La Juventus non sono io, ma gli Agnelli. Però siamo giovani anche come società, quindi ci va dato tempo per crescere. Ma siccome ce n'è poco, abbiamo dovuto farlo in fretta. A me tocca una parte importante perché sono il più presente a livello mediatico e quindi, se c'è da mandare un messaggio, quello passa da me". Quindi Conte è anche un dirigente? "I tempi sono cambiati, oggi un allenatore deve gestire anche la comunicazione". Pensa di avere attirato più stima o più simpatia, in questi mesi? "Chi vince non è simpatico, io rimango di questa idea. E poi in questo mondo vorremmo essere sempre gli unici a fare bene, e vorremmo che tutti gli altri facessero male". Sta dicendo che quindi ha attirato invidia? "Io vado dritto per la mia strada, se poi genero stima, invidia o antipatia è secondario. So che chi allena la Juve non sarà mai un simpaticone". Amici non ne ha, dunque? "Sono un cane sciolto. Non uscivo con i miei compagni neanche quando giocavo, a parte Ferrara. Però mi sento con i vecchi maestri, con Lippi, con Sacchi: a loro consigli ne chiedo". Lei è marchiato come juventino: questo le negherà la panchina di altre grandi squadre italiane? "Mi sorprendo quando qualcuno mi paragona a questo o a quell'altro, magari per ciò che dico o perché faccio silenzio stampa. Guardate che io sono sempre stato così, non è stata la Juve a cambiarmi. Ero così ad Arezzo, a Siena, a Bergamo, a Bari. Io sono questo: passionale, istintivo. Anzi, sto migliorando perché prima ero anche peggio. Vivo in maniera totale il lavoro, non ho vie di mezzo, mi butto anima e corpo in quello che faccio perché soltanto concedendomi completamente posso guadagnare rispetto. Non è la mia juventinità a farmi apparire così, ma sono proprio io". Quindi potrebbe lavorare all'Inter, al Milan? "Sono un professionista e l'ho dimostrato. Chi conosce l'odio che c'è tra Lecce e Bari mi capirà: da leccese mi sono totalmente incarnato nel Bari". L'inglese lo sta studiando per la Champions o per poter lavorare all'estero? "Più che altro, lo studio da anni perché in quella materia sono un po' duro di comprendonio. Comunque, lo voglio imparare perché è la lingua del calcio. E perché prima o poi mi piacerebbe un'esperienza altrove". Quanto pensa di poter durare, agitandosi in questo modo in panchina? "Mi ha moglie mi ha detto che, se non cambio, tra otto o nove anni mi sarò consumato. Mi auguro che l'esperienza mi insegni a consumarmi di meno, perché troppo spesso mi capita di non dormire la notte, anche se poi alle cinque del mattino sono lucidissimo: è a quell'ora che risolvo i problemi, pure quelli sulla formazione". Lei consuma se stesso, ma non rischia di consumare anche i giocatori? "I miei ex continuano a ringraziarmi perché con me hanno capito cosa significa vincere. Il fatto che mi rimangano legati mi fa capire che sono riuscito a lasciare qualcosa, anche a gente con cui ho litigato". È arrivato un altro giovane, Stramaccioni: che ne pensa? "Penso che Gasperini sia un grandissimo, uno dei più bravi, quindi la crisi dell'Inter non è tutta colpa sua. Se non viene supportato dalla società e non trova calciatori che danno una mano, anche l'allenatore più fenomenale del mondo è destinato a fallire. Io lo so perché mi è successo". -
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Coppa Italia Petrucci, guerra al calcio "Non vi diamo l'Olimpico" Il presidente del Coni annuncia una possibile svolta per la finale del 20 maggio tra Juventus e Napoli: "Non abbiamo ancora avuto comunicazioni ufficiali e in questa situazione stiamo valutando di non concederò lo stadio romano" di GABRIELE BONINCONTRO - repubblica.it - 27-03-2012 ROMA - Petrucci dichiara guerra al mondo del calcio. "Stiamo valutando la possibilità di non concedere lo stadio Olimpico per la finale di Coppa Italia". Il presidente del Coni annuncia la svolta sull'ultimo caso che sta scuotendo il mondo del pallone. "Non abbiamo ancora avuto - spiega - nessuna conferma dalla Lega. E in questa situazione non avendo ricevuto comunicazioni ufficiali, stiamo pensando noi di non dare l'Olimpico per la sfida tra Juventus e Napoli del 20 maggio". "Tutto questo - conclude il presidente del Coni - scaturisce dalle troppe polemiche di questi giorni". La vicenda relativa alla finale di Coppa Italia è da giorni al centro delle polemiche. Il presidente del Napoli De Laurentiis aveva 'minacciato' di spostarla altrove: tra i motivi del contendere l'obbligo di avere la tessera del tifoso per acquistare il biglietto e i non facili rapporti tra i tifosi napoletani e quelli di Roma e Lazio. Perplessità non gradite da Petrucci. I toni ieri si sono alzati: il numero uno del Coni ha reagito con durezza ("Chi ha cervello faccia un passo indietro") e la replica del presidente del Napoli non si è fatta attendere: "Quella di Petrucci è una battuta di dubbio gusto". Poi De Laurentiis aveva spiegato: "Se esistono tutte le condizioni perché sia una bellissima festa gradirei giocare la finale di Coppa Italia a Roma ma, se avremo dei dubbi, vireremo da un'altra parte". La finale di Coppa Italia è però solo l'ultima scintilla: quello di Petrucci è un attacco deciso e più generale contro la gestione del calcio italiano. Il presidente del Coni contesta l'assenza del presidente della Lega, Beretta - in uscita ormai da un anno ma sempre in sella - e del presidente della Federcalcio Abete quando si tratta di prendere decisioni su questioni importanti (dal calcioscommesse al problema degli stadi, Petrucci si sente di fatto un 'supplente') e il fatto che siano i presidenti delle società ad annunciare decisioni o 'minacciare' spostamenti di sedi di una manifestazione importante come la Coppa Italia per un capriccio, come possono essere le possibili frizioni tra tifoserie. Facendo un paragone, è come se in Inghilterra fosse Alex Ferguson, manager del Manchester United, a decidere che la finale di FA Cup non si debba giocare a Wembley ma, ad esempio, all'Old Trafford o a Birmigham perché i tifosi londinesi sarebbero ostili alla sua squadra: impensabile. E non manca, per quanto riguarda la finale del 20 maggio, un imbarazzo istituzionale che Petrucci vuole a tutti i costi evitare: il Coni ha infatti già inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l'invito formale per presenziare alla partita dell'Olimpico e per consegnare il trofeo alla squadra vincitrice. Il massimo organismo sportivo vorrebbe risparmiarsi a tutti costi la figuraccia di dover comunicare al Capo dello Stato lo spostamento della sede. -
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Inter Ranieri esonerato: i discoli alunni nerazzurri fanno festa, arriva il supplente Stramaccioni MASSIMILIANO BORDIGNON - blogosfere.it - 27-03-2012 Nuovo cambio della guardia in casa Inter. Si scioglie il rapporto con Claudio Ranieri. Nuovo tecnico dei nerazzurri è il giovanissimo Andrea Stramaccioni. Scelta logica o ennesimo volo d'angelo verso la follia di patron Massimo Moratti? Alunni dell'Inter, tutti in piedi: arriva il supplente Stramaccioni. Il riempitivo dell''ora buca' del campionato, quello con cui studiare al parco le ultime giornate di torneo, prive di senso e di siginificato, anche perché tanto gli esami quest'anno non si fanno. I professori, infatti, da Gian Piero Gasperini a Claudio Ranieri, li hanno tutti bocciati. Il suo nome è una via di mezzo fra Trapattoni e Ramaccioni, vecchie volpi del mondo del calcio, ma anche si avvicina a 'scapaccioni', quello di cui forse avrebbero bisogno alcuni 'senatori' (e non), ormai abituati a immolare secondo esigenza il tecnico nerazzurro di turno. L'Inter cambia 'conducator', ma già sappiamo che il nuovo allenatore al massimo sarà uno 'yes man' nelle mani dello spogliatoio e, almeno nei primi tempi, di patron Massimo Moratti. L'unico senso da dare a questa mossa è quello della classica 'bocciata' nel mucchio dei birilli impazziti. Chiunque venisse chiamato e qualsiasi cosa venisse fatta, non sarebbe peggio dell'attuale situazione del Biscione. Il disastro interista ora dovrà essere plasmato dal giovane virgulto che con la squadra giovanile ha vinto quella che pomposamente (ma erroneamente) è stata definita la 'Champions League' di categoria. Peccato che quella squadra, per lo meno, fosse farina del suo sacco. Qui, invece, si troverà a gestire gli avanzi di uno tra i campionati più disastrosi della storia nerazzurra.