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Shaka

Juventus Campione D'Italia 2011/2012 [E Sono 30]

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Joined: 11-Jul-2009
966 messaggi

ma chi è???

quello dietro sembra pepe

L'ha twittata Pepe. Immagino sia lui, quello è uno specchio sefz

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Joined: 28-Aug-2010
3327 messaggi

AsoTp_9CMAA7KtG.jpg

Mito sefz

secondo me è Bonucci mh

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Joined: 29-Jun-2008
16 messaggi

E' Pepe,quello lì è uno specchio..l'ha postata anche storari su fb sefz

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Joined: 02-Jun-2005
665 messaggi

E' Simone .asd

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Joined: 01-Jun-2005
26 messaggi

spettacolo!!

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Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

IL SACRIFICIO VINCENTE DEGLI AGNELLI

di ROBERTO BECCANTINI dalla rubrica il mitico Beck (GUERIN SPORTIVO | GIUGNO 2012)

CONTE CORRENTE

Alzi la mano chi. Io no di certo. Quando venne annunciato Antonio Conte, ero

scettico: il suo Bari, in Serie B, mi aveva entusiasmato, ma la Juventus era

la Juventus, soprattutto questa, calciopolizzata e sepolta sotto due settimi

posti. Ebbene sì, i dubbi erano tanti e profondi: riguardavano lui e la rosa

che gli avrebbero affidato. Per questo, nella griglia estiva, collocai la

Juventus al sesto posto. Gli devo, dunque, uno dei più grossi abbagli della

mia carriera. A 43 anni, Antonio è stato una scelta giovane d'età e di testa.

Juventino fino al midollo, sanguigno e, quando serve, settario. Ma lucido,

sempre: e così molto razionale, e così poco talebano, da non restare

prigioniero di quel 4-2-4 con il quale si era speso e aveva fatto campagna

"elettorale". Non sempre correggere un sistema di gioco significa rinnegare

un'idea. Nel suo caso, sì: come documentano il mercato dei troppi esterni

(Elia, Estigarribia, Giaccherini) e il drastico passaggio al triangolo di

centrocampo, né previsto né suggerito. Conte ha trasformato un gregge in

gruppo, l'ossesso palla in possesso palla e una delle difese più crivellate in

un bunker blindato. Come un vampiro, ha succhiato sangue a tutti,

ricavandone pressing e passione. Di solito, queste cose si chiamano

capolavori.

FIAT LUX

In principio fu Cristiano Zanetti. Poi Tiago e Almiron. Lampadine. Fino a

quando non si passò alle due torce (Sissoko-Felipe Melo) e ai fiammiferi di

Aquilani. Improvvisamente, Pirlo. Un lampadario. E tutto cambiò. Non solo alla

Juventus: anche, e soprattutto, al Milan. Andrea Pirlo ha tolto e ha dato, ha

indebolito e rafforzato. Classe 1979, veniva considerato un regista in

disarmo: o così, almeno, filtrava da Milanello. Fine contratto e, quindi,

scartato. Bravo Marotta a stargli addosso. Pirlo è il regista che mancava a

Conte e che, Allegri dixit, non sarebbe mancato al Milan. Non siamo di fronte

a una semplice operazione di mercato, siamo di fronte a un cambio, se mi

passate il termine, filosofico. In parole povere: da Pirlo a Van Bommel, da

Felipe Melo a Pirlo. Dentro a questi confini è cominciata la rimonta ed è

stato formalizzato il passaggio di consegne. Era la Juventus, la squadra del

muscolo, non il Milan. Il Milan era scuola, geometria, estetica. Pirlo ha

mescolato le carte e prodotto una rivoluzione capace di far cambiare indirizzo

persino allo scudetto. Non solo lui. Ma soprattutto lui. Cotto, bollito? Al

contrario. Le "vacanze" europee e l'orgoglio ferito l'hanno spinto a una

stagione straordinaria. Fiat lux.

IN FAMIGLIA

Dicono: è stato un caso. Forse, boh, chissà. Ma se davvero lo è stato,

complimenti al destino per come coltiva la memoria e cura i dettagli. Torna un

Agnelli alla presidenza e la Juventus torna a produrre scudetti, come in

passato, quando regnava lo zio di Andrea o comandava suo padre Umberto. È il

primo titolo del dopo Calciopoli. Il ventottesimo della collezione (ci

sarebbero anche i due "orfanelli" delle sentenze sportive, ma questa è

un'altra storia). Dietro ad Andrea c'è Antonio Giraudo: prova ne sia la

gestione del caso Del Piero, molto pratica, molto giraudiana. Andrea è

presidente dal 19 maggio 2010. Governa un popolo rancoroso perché diviso sul

lascito dello scandalo e, a maggior ragione, perché frustrato da ben sei anni

di "zeru tituli". John Elkann aveva sbagliato la pedina cruciale (Jean-Claude

Blanc), Andrea ha scelto Giuseppe Marotta. L'impatto è stato ruvido, visto lo

spazio che si era presa la concorrenza e visto, soprattutto, il rosso del

bilancio. Due gli obiettivi: restituire la Juventus alla tradizione, fare

chiarezza su Calciopoli. Andrea ha battuto i pugni sul tavolo, sfidato la

Federazione, bacchettato l'Inter. E così la Juventus è tornata antipatica

perché vincente (o vincente perché antipatica). Ai suoi spasimanti piace così.

LA PRIMA PIETRA

Con lo stadio di proprietà, la Juventus ha anticipato il futuro. Mai battesimo

è stato così simbolico, così dolce. Il Comunale, se non altro, aveva un'anima.

Il Delle Alpi no, era una scatola. L'Olimpico, un astuccio: e comunque, sempre

a due piazze, Juventus e Toro. Qui sì che, tenendo conto delle abitudini

italiane, possiamo parlare di svolta epocale. Mormorano, i maligni, che le

condizioni strappate da Antonio Giraudo all'allora sindaco Sergio Chiamparino

furono fin troppo "eccezionali" (99 anni di concessione dell'area in cambio di

25 milioni di euro); resta il fatto che la Juventus ha staccato il gruppo.

Parafrasando l'antico proverbio cinese, quando il saggio indica lo stadio, lo

stolto guarda il mercato. Sapete citarmi il nome di una società che, Juventus

esclusa, abbia preferito un mattone a una mezzala? L'arena è la casa, la tana.

Scrivi Bernabeu e dici Real. Pensi al Camp Nou e sei attraversato dai

dribbling di Leo Messi e dalle pagine che George Orwell dedicò alla Catalogna.

Il progetto di Giraudo è stato ripreso e completato da Blanc. I giocatori

passano, lo stadio rimane: se mai Andrea Agnelli decidesse di vendere la

Juventus, l'acquirente non troverebbe soltanto emozioni, sentimenti, ma anche

muri. Juventus Stadium, con tanto di museo. Perché la memoria va allenata, non

parcheggiata.

IL MIGLIOR GIOCO

Non era più la Juventus onnivora dell'era pre-Calciopoli. Era una Juventus

magra, tutta pelle e ossa. Per questo, aveva fame: e, di morso in morso, più

fame di tutti. Ma l'appetito, da solo, non sarebbe bastato. E nemmeno il

carattere, riportato ai livelli della normalità storica. E neppure la "bava

alla bocca", recuperata da anni di mediocrità. Ci volevano giocatori

all'altezza, serviva un gioco di qualità. La formazione tipo può essere così

riassunta (4-3-3): Buffon; Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini; Vidal,

Pirlo, Marchisio; Pepe, Matri, Vucinic. I nuovi sono quattro. Conte ha

praticato scelte nette (Krasic) e affidato le ambizioni al gusto del gioco,

non solo ai piaceri della carne (ritmo, aggressività, eccetera). Tre i

vantaggi di fondo: la mediocrità del contesto, l'assenza di impegni extra, gli

infortuni del Milan. Precisato ciò, ribadisco il concetto: la Juventus ha

offerto il miglior calcio del campionato. Campionato nell'ambito del quale ha

dato e ribadito l'impressione di essere un piccolo Barcellona,

dall'occupazione degli spazi al sequestro degli avversari. La prossima

Champions ci fornirà il peso della squadra al netto della modestia collettiva

che, senza intaccarne i meriti, ha zavorrato la bilancia e cementato

l'imbattibilità.

GRAZIE, CAPITANO

Per entrare nella storia, bisogna uscire dalla cronaca. Alessandro Del Piero

lascia la Juventus dopo vent'anni: era arrivato, cucciolo, nell'estate del

1993, scovato dal naso di Aggradi, che teneva bottega a Padova, e dall'occhio

di Boniperti. Gli anni passano, a novembre saranno 38. Andrea Agnelli venne

criticato per averne anticipato l'addio. Il capitano ha risposto, dopo il gol

alla Lazio, con un'intervista in cui si diceva dispiaciuto per quell'uscita.

Avrebbe voluto chiudere la carriera a casa sua, nella Juventus. Nulla (e

nessuno, voglio sperare) gli impedirà di tornare. Ale si è preso un ruolo

impegnativo: seconda punta. Gli Zanetti e i Giggs giocano a centrocampo, là

dove il gol rappresenta un diversivo e non un obbligo: i tifosi non li

aspettano al varco con il fucile puntato. Viceversa, per chi gioca all'attacco,

il gol è dovere, senza se e senza ma. Nelle gerarchie di Conte, Del Piero era

scivolato al quinto (e ultimo) posto. In assenza di controprove, ognuno ha

diritto di coccolarsi la sua tesi: 1) con Del Piero meno riserva, molti

pareggi sarebbero diventati vittorie; 2) con Del Piero riserva, la Juventus ha

vinto lo scudetto. L'importante è che la scelta sia netta. E che, appunto, sia

una scelta, e non un taglio. O, peggio, una ripicca.

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Joined: 14-Jun-2008
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Inviato (modificato)

CONTE E PIRLO

I PILASTRI DELLO SCUDETTO

di GIANNI MURA dalla rubrica murales (GUERIN SPORTIVO | GIUGNO 2012)

Dicono sia un martello. Lo sarà pure, Antonio Conte, ma non è un fanatico. E

lo ha dimostrato. Con un vecchio giochino, se si deve stabilire quanto c'è del

tecnico nello scudetto direi il 50%. E, dovendo scegliere un giocatore-simbolo,

assegnerei a Pirlo l'altro 50%. È una storia istruttiva. Sembravano fatti per

non piacersi, invece dal loro incontro, tutt'altro che uno scontro, è nato

qualcosa di solido. Il 4-2-4 tanto amato da Conte non prevedeva un giocatore

con le caratteristiche di Pirlo, per cui al Milan non c'era più spazio. Una

volta che se l'è trovato in rosa, Conte ha rivisto le sue idee. Rivederle non

significa bocciarle, ma semplicemente scegliere l'assetto più conveniente e

fruttifero. Per la squadra, per il tecnico, per il giocatore, quindi per la

classifica. Secondo Boban, Pirlo è l'unico giocatore in Europa a darti la

certezza del gioco. Io ci metterei anche Xavi, ma è questione secondaria. Per

appoggiare Pirlo, che peraltro ha ancora una buona mobilità, ecco Marchisio e

Vidal, passato da oggetto misterioso a grande recuperatore di palloni.

Blindata la difesa (utilissimo Barzagli), ruotato molto in attacco. E allora?

Allora, non è facile sistemare progressivamente la squadra senza perdere una

partita. Qui sta la grande bravura di Conte: nella continuità di rendimento da

settembre a maggio. Poi è chiaro che si può anche incappare in qualche

pareggino con le piccole, ma la cartina di tornasole è un'altra: la Juve non è

stata messa mai sotto dalle grandi, e un po' alla volta s'è convinta di essere

tornata grande a sua volta. Non poteva essere diversamente. Carta canta: i

numeri. Campo canta: i risultati.

A proposito di grandezza, i numeri non dicono tutto ma qualcosa sì, e su scala

europea. Oltre ad aver firmato il più lungo periodo d'imbattibilità stagionale

(record della Juve, poi vengono Borussia Dortmund con 26 giornate e Real

Madrid con 19), la Juve - al momento in cui scrivo - è ben piazzata (quarta)

nella classifica dei tiri in porta a partita e terza, dopo Barcellona e Bayern,

in quella del possesso di palla. Che non è un totem; ma qualcosa, che è poi

fondamentale, comunica: la voglia di fare la partita e di non subirla. Qui

Conte ha lavorato proprio bene, mettendo fascine sotto il fuoco dell'orgoglio

d'appartenenza, dicendo a chiunque scendesse in campo «noi siamo la Juve e

dobbiamo esserlo sempre ». Normale, obietterete, volete che non conosca la

Juve uno che con la sua maglia ha giocato quasi 300 partite? Non tanto normale,

direi, perché le situazioni cambiano, come le facce. Qualcuna Conte la

conosceva bene, fu lui a passare a Del Piero la fascia da capitano. Qualche

altra no. Molte altre no, sul campo e negli uffici, o in tribuna d'onore.

Conte aveva fatto un buon lavoro, prima di arrivare, anzi di ritornare alla

Juve. Ma vuoi mettere, dicevano gli scettici: un conto è allenare ad Arezzo, a

Bari, a Siena, un conto a Torino, con la pressione che c'è, con la voglia di

rivincita che c'è. La pressione, che c'era e c'è, sembra durare solo il tempo

di giocare la partita e di arrochirgli la voce. Un altro merito è che questa

pressione non sembra aver condizionato le teste dei giocatori, tant'è vero che

la disciplina di gruppo non è mai venuta meno. Nessuna polemica da parte dei

giocatori, nemmeno da quelli tenuti un po' in disparte, nessun gesto sgarbato

al momento della sostituzione, nessun focolaio di contestazione: percorso

netto, Conte può esserne fiero. Qualcuno del gruppo lo ha ammesso, come

Vucinic: «Conte mi ha fatto capire quanto posso correre». E si sa che correre

su un campo di calcio, per Vucinic, non è l'attività preferita. Corricchia,

corre solo quando è indispensabile, ma spesso fa affidamento sui numeri dati

dal talento naturale.

La corsa è una componente fondamentale del gioco · di Conte. Il modulo va e

viene, a seconda delle circostanze. Ultimamente è stato privilegiato il 3-5-2

già praticato da Napoli e Udinese, 3-5-2 che in Italia ha toccato la punta più

alta col Parma di Scala. Basta un attimo per trasformarlo in 5-3-2 per la fase

difensiva, importante è disporre di esterni che sanno difendere come attaccare,

e Conte li ha avuti: Lichtsteiner (o Caceres) a destra, il molto migliorato

De Ceglie (o Chiellini, o Estigarribia) a sinistra. La corsa, dicevo, la

velocità. Nell'andare in pressing per recuperare la palla c'è nella Juve

qualcosa del Barça. Nell'andare ossessivamente all'attacco all'inizio di ogni

tempo c'è molto di Conte. È come picchiare un pugno sul tavolo, far sentire

che la presenza non è formale, né decorativa.

Come un mantra, Conte per larga parte della stagione ha ripetuto: non

dimentichiamo da dove siamo partiti. Poteva sembrare scaramanzia, ma è così

che sono arrivati dove sono arrivati. Ovvio che lassù non si arriva solo con

la fame arretrata, la voglia di rivincita, le famose motivazioni, parola

talmente usata da risultare un guscio vuoto (un po' come progetto e

filosofia). Ci si arriva con gioco efficace. Altro punto a favore di Conte:

non ha avuto bisogno di molto tempo per trovarlo. Ed è, già adesso, un gioco

di valore europeo. In cui tutti arrivano in porta, pensiamo ai gol di

Marchisio e Vidal. Qui torna il discorso su Pirlo: quando una squadra sa di

poter contare su un tipo così, tutti sono più tranquilli, perché sanno che

basta farsi vedere e quello ti sforna palloni col contagiri.

L'estate scorsa avevo dedicato la rubrica all'importanza di Pirlo, non

occorre aver studiato a Coverciano per rendersene conto. Il Milan può sempre

dire di non aver patito la sua partenza, perché è stato in ballo fino

all'ultimo, e questo è innegabile. Ma bisogna considerare anche quel valore

che Pirlo ha aggiunto alla Juve. Oppure chiedersi, così per gioco, come

sarebbe stato, senza Pirlo, il cammino della Juve. Manca la controprova, ma

penso che sarebbe stato più faticoso. Top player è un termine molto di moda.

La Juve ne ha tre: Buffon, Pirlo e Del Piero. Altri sono ottimi, forse

diventeranno top player. Altri sono buoni e comunque utili. Aver vinto lo

scudetto con un esiguo numero di top player può essere il fiore all'occhiello

di Conte, che ha messo in piedi una squadra vera. E adesso, attrezzarsi per

l'Europa.

Modificato da Ghost Dog

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Joined: 11-Jul-2009
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secondo me è Bonucci mh

E' Pepe, ma anche Bonucci si è fatto le stelle e un 30. Fonte ACB sefz

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Joined: 23-Mar-2011
156835 messaggi

ma sono dei grandi .rulez @@

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Joined: 15-May-2010
10010 messaggi

Riscattate subito Estigarribia!

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Joined: 01-Jan-2009
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Non vedo l'ora che arrivi domenica per la premiazione @@ Aspetto da anni questo magico momento. E la canzone ideale sarebbe questa (usata durante la premiazione dei mondiali 2006).

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Joined: 01-Jan-2009
58716 messaggi

Che gruppo unito!! Nessuno è invidioso dell'altro, si vogliono tutti bene. Grandi ragazzi!! @@

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1578 messaggi
Inviato (modificato)

LEONARDO BONUCCI su Facebook

"L'unico a potermi togliere una stella è il mio parrucchiere!!!!....dedicato a tutto il popolo bianconero!!!... FINO ALLA FINE FORZA JUVENTUS"

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.rulez

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Modificato da Juventina10Alex

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Joined: 24-Feb-2008
3459 messaggi

:261: :261: :261: :261: :261: :261: :261: :261: :261: :261: :261:

:261:

Cmq la cosa inquietante è che Mirko conosce il verbo essere a differenza di Simone... :S

si scherza ehhhhhh .asd (nemmeno troppo)

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Joined: 01-Mar-2011
44080 messaggi

:261:

Cmq la cosa inquietante è che Mirko conosce il verbo essere a differenza di Simone... :S

si scherza ehhhhhh .asd (nemmeno troppo)

:haha:

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Joined: 30-Oct-2007
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:261:

Cmq la cosa inquietante è che Mirko conosce il verbo essere a differenza di Simone... :S

si scherza ehhhhhh .asd (nemmeno troppo)

sefz

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1578 messaggi

Lo stavo per postare il giardino di Giorgio sefz

Idolo .rulez .rulez .rulez .rulez @@

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