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andrea

intervista a Riccardo Scirea

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Joined: 01-Jun-2005
4203 messaggi


di G.B. Olivero · 22 apr 2025


Nelle case degli italiani la tristezza arrivò per voce di Sandro Ciotti, alla Domenica Sportiva: «Scusate, dobbiamo interrompere per una ragione veramente tremenda: è morto Gaetano Scirea». Nella casa di Andora, dove Riccardo Scirea era in vacanza con i nonni, qualche minuto prima era squillato il telefono: «Ci avvisarono così. Anche io poi mi misi davanti alla televisione. Mamma era da Anna Zoff: si sarebbero visti tutti insieme a Torino, papà di rientro dalla Polonia con il volo in arrivo alle 21 e Dino con la squadra di ritorno da Verona dove la Juve aveva vinto 4-1. All’inizio, e per un po’ di tempo, era come se non ci volessi credere: un dolore così forte che lo rifiuti. Al punto da fare finta di nulla. Il mio cervello non elaborava la cosa. Poi io e mamma ci siamo fatti forza anche per rispondere alla tantissime manifestazioni d’affetto. E in seguito ho cercato di trasmettere l’esempio di papà ai miei figli». La vita del dodicenne Riccardo, in quel maledetto 3 settembre 1989, fu stravolta per sempre.
► Qual è il primo ricordo di suo padre?
«I giorni in cui saltavo scuola e andavo con papà all’allenamento. Lo guardavo con il magazziniere e quando era finito facevo un po’ di passaggi con lui».
► Una sua frase famosa in campo: «Non vi vergognate? Le vostre mogli vi stanno guardando». Chi era Gaetano Scirea?
«Una persona normale che faceva un lavoro particolare e non si è mai messo su un piedistallo. Un capitano: sapeva come comportarsi. Un uomo che ha vissuto nella semplicità. Un calciatore che preferiva tirare la maglia piuttosto che fare un fallaccio. Ecco perché lo hanno sempre rispettato tutti».
► Si è mai sentito “costretto” a essere alla sua altezza?
«Non ci ho mai pensato troppo. Ho provato a giocare senza preoccuparmi dei paragoni. E ho trovato la mia strada, sempre nel calcio. Sono contento e orgoglioso di quello che sto facendo come match analyst e spero lo sia pure lui».
► Un suo tratto caratteriale che ancora adesso la lascia a bocca aperta?
«La tranquillità. Era molto sereno, disponibile. Scherzavamo, giocavamo a calcio in casa e spaccavamo tutto: mamma si incavolava. Me lo sarei voluto godere di più: se n’è andato quando io avevo l’età in cui un figlio gioca tanto con il papà».
► Ci sono zone della città o momenti in cui le sembra di vederlo?
«Alla Crocetta, il quartiere in cui abitavamo. Facevamo la passeggiata per andare a Messa, tutti lo fermavano e lui era gentile con ogni persona».
► Tre flashback. L’assist per Tardelli al Bernabeu nella finale del Mondiale. Più orgoglioso da figlio o ammirato da match analyst?
«Ho visto tante sue partite: senza voler fare paragoni tra epoche diverse, quella qualità tecnica e quei tocchi di palla li vedo raramente. L’azione al Bernabeu è bellissima: guardi il tempo che sceglie per passare a Tardelli. Papà sapeva sempre quando e dove salire. Creava la superiorità numerica. Ha personalizzato il ruolo di libero come aveva fatto Beckenbauer, sfruttando i suoi inizi da mezzala».
► La doppietta nel derby del 7 marzo 1982. Capitava che fosse davvero soddisfatto di come giocava? «Sì. Quel giorno si aspettava che a “90º minuto” la sua doppietta venisse enfatizzata anche perché la Juve aveva rimontato da 0-2 a 4-2. Ma quelli erano altri tempi, c’era più pacatezza. Ci restò un po’ male perché quella doppietta passò quasi come una cosa normale, ma era molto soddisfatto».
► Le parole al microfono all’Heysel, il 29 maggio 1985: «La partita si giocherà. Restate calmi, giochiamo per voi».
«Io ero piccolo. Mamma mi raccontò che furono settimane molto dure. Tornato a casa, dormiva poco. Fu un’esperienza traumatizzante. Videro scene strazianti anche negli spogliatoi. Non volevano giocare».
► La Juve non ritira le maglie. Non sarebbe il caso di fare un’eccezione per la 6?
«No, io sono felice quando vedo la numero 6 bianconera in campo. Papà manca molto al calcio, ha fatto tanto, ha dato l’esempio. Ed è giusto che i bambini sognino di giocare con quella maglia».
► Carlo e Davide Ancelotti lavorano insieme. Pensa mai a quanto sarebbe stato bello?
«Sì, ci penso. Credo che lui oggi sarebbe ancora su una panchina. Non so se ci sarebbe stata l’opportunità di lavorare insieme, ma mi sarebbe piaciuto. Ho tutti gli appunti che papà aveva compilato quando faceva il secondo di Zoff e andava a studiare le rivali della Juve. Mi ha dato alcuni spunti interessanti. Sono contento per gli Ancelotti, deve essere un’esperienza bellissima».
► La Juve è parte della sua famiglia?
«Certo, è normale. Ho sempre assaporato l’ambiente, lo spogliatoio, lo stile, il modo di pensare, la juventinità. Il senso di responsabilità. Continuo a imparare e spero di aver dato qualcosa: sono match analyst dal 2008, credo di essermi meritato la fiducia. I miei tre figli (Gabriele di 13 anni, Edoardo di 11 e Gregorio di 5) vengono allo stadio, giocano a calcio, riguardano i gol del nonno. Cerco di insegnare i valori dello sport».
► Ha qualche cimelio di papà Gaetano?
«Ho un guardaroba solo per le maglie utilizzate da lui o scambiate, anche in Nazionale. Le scarpe del Mondiale 1982, bucate davanti: erano rotte, ma non volle cambiarle. E poi c’è il pallone dei due gol che fece al Catania nel 1984 con la sua firma e una dedica di mamma: “Il Pelé bianco segna una doppietta”. Conservo tantissime cose. Ero davvero piccolo quando lui morì. Vedevo tutti i miei amici che giocavano con i loro papà. Mi mancava. Mi manca».

 

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Joined: 10-Jun-2017
772 messaggi

Per chi come me è nato nei 70, Gaetano è il motivo per cui siamo juventini.

 

 

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Joined: 24-Oct-2006
11796 messaggi

.penso

 

Il calcio di oggi non gli piacerebbe.

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Joined: 04-Aug-2005
67458 messaggi
3 ore fa, CRAZEOLOGY ha scritto:

.penso

 

Il calcio di oggi non gli piacerebbe.

 

Molto probabilmente nemmeno la società di oggi (non mi riferisco alla juve, parlo della società in cui viviamo tutti).

 

Era un uomo davvero di altri tempi, forse anche allora era fuori da quel tempo per il suo modo di essere.

 

L'intervista è molto bella, una frase del figlio mi ha più colpito e che rispecchia probabilmente l'indole del buon Gaetano :

 

Una persona normale che faceva un lavoro particolare e non si è mai messo su un piedistallo.

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Joined: 18-Jun-2007
9815 messaggi

La mancanza di un papà a quell'età è pesante per un ragazzino di 12 anni, io ne so qualcosa perché il mio l'ho perso all'età di 9 anni e dopo più di 40 ne porto, in certi aspetti caratteriali, ancora i segni.

Bravo Riccardo a trovare la sua strada e a mantenere vivo il ricordo di papà sia esternando i suoi ricordi di figlio, sia portando avanti lo stile di Gaetano nel suo lavoro e, presumo, nella sua vita privata. Fondamentale per lui, non va dimenticato, l'aver avuto accanto mamma Mariella, indubbiamente il detto "dietro (o meglio, accanto) a un grande uomo c'è sempre una grande donna " in questo caso non poteva essere più che azzeccato. 

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Joined: 18-Apr-2019
20059 messaggi
23 ore fa, Papone74 ha scritto:

Per chi come me è nato nei 70, Gaetano è il motivo per cui siamo juventini.

 

 

Bettega, Scirea, Cabrini, Gentile, Tardelli, Rossi...ecco perchè sono juventino

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Joined: 10-Jun-2017
772 messaggi
Adesso, Zico1982 ha scritto:

Bettega, Scirea, Cabrini, Gentile, Tardelli, Rossi...ecco perchè sono juventino

... nel mio caso Gaetano prima di tutti....e poi il grande Dino

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Joined: 08-Jun-2007
8952 messaggi

Manchi Gai :774_broken_heart:

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Joined: 22-May-2006
18977 messaggi

Bello leggere di una vera Juve di uomini veri

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