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[ Serie A Tim ] Fiorentina - Juventus 4-2
pie ha risposto al topic di - Domenico - in Stagione 2013/2014
vidal ha perso l'areo, isla no e che cacchio... non poteva il contrario ?? -
hanno fatto un'accozzaglia di telefonate e fatti scollegati fra di loro e hanno fatto le frodi allora le telefonate a biscardi diventano mezzi per proteggere gli arbitri amici le cene per.... boh, non lo sanno manco loro... ogni tanto le mettono in mezzo per rimpolpare la fuffa ecc... altro che tentativi gli unici tentativi sono stati i loro.... di rendersi ridicoli... e ci sono riusciti alla grande !
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la cosa ancora più vergognosa è che questo non utilizzo del buon senso non è valso per tutti perché se per tutti avessero avuto lo stesso metro di giudizio, allora dici: va be, sono stati coerenti ma solo ed esclusivamente per una parte... perché se andiamo a vedere tutte le intercettazioni occultate, di reati di pericolo, interpretati in quel modo, se ne possono trovare a frotte... e qui capisci che il desiderio di chi ha condotto l'indagine era solo quello di colpire una parte...
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leggetevi come hanno condannato moggi..... giusto per capire come hanno interpretato il reato di pericolo... ju29ro spiega, in una serie di articoli, vari capi di imputazione che sono costati una condanna a moggi. buona lettura http://www.ju29ro.com/farsopoli/5172-speciale-calciopoli-b-il-pugno-di-jankulovski.html
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il reato di pericolo così come lo hanno interpretato è un arma impropria di un qualsiasi giudice o magistrato così è possibile condannare chiunque per frode sportiva balotelli dopo una partita ha detto all'arbitro "ti ammazzo"... un qualsiasi magistrato potrebbe incriminarlo per frode sportiva, a questo punto, se questa è l'interpretazione.... ma anche una semplice protesta di un giocatore in campo può essere interpretata come reato di pericolo la realtà è che per condannare moggi ad ogni costo hanno superato i limiti di decenza e sono sconfinati nel ridicolo e ci hanno trascinato l'intera giustizia italiana da cittadino italiano sono schifato dal tribunale di napoli e dalla giustizia italiana
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nell'attesa fonte ju29ro SPECIALE CALCIOPOLI: Q, “grigliata” ad effetto in Juventus-UdineseContinuiamo la nostra miniserie di articoli dedicati alla sentenza di primo grado di Calciopoli con particolare riferimento alle condanne subite dall’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi. Con questo articolo dedicato al capo d’imputazione Q, relativo alla famosa grigliata“vediamo chi ha studiato meglio” di Juventus-Udinese, terminiamo la serie dedicata alle condanne per le presunte frodi sportive. L’ex dirigente della squadra che nel 2006 aveva sotto contratto otto giocatori che poi avrebbero partecipato da protagonisti assoluti alla finale mondiale a Berlino, si ritrova imputato perché lui ed altri “compivano atti fraudolenti consistiti nell’alterare la corretta e genuina procedura di individuazione delle c. d. 'griglie arbitrali' e il successivo sorteggio del direttore di gara, nonché la designazione degli assistenti del direttore di gara in relazione all’incontro Juventus/Udinese, atti finalizzati a predeterminare il risultato di Juventus/Udinese (2/1), esito perseguito anche mediante la designazione fraudolenta della terna arbitrale che si adoperava per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra di cui Moggi e Giraudo erano i massimi dirigenti”. Quindi, in questo capo d’imputazione “si ipotizza la turbativa dell’incontro con risultato 2-1 tra Juventus e Udinese, svoltosi a Torino il 13/2/05” (pag. 192, nelle motivazioni della sentenza), specificando che “vi sarebbe stata non genuinità delle griglie arbitrali, del sorteggio del direttore di gara, della designazione degli assistenti” (pag. 192). Ricordiamo innanzitutto che, come espresso nelle motivazioni del capo F, "il sorteggio truccato è un mal riuscito espediente dell'accusa per generalizzare l'ipotesi accusatoria" e che, quindi, il sorteggio arbitrale è stato giudicato regolare anche da questo tribunale. Premesso che all'arbitro e agli assistenti arbitrali accusati in questo capo d'accusa, non viene attribuita alcuna scheda svizzera, né per il periodo attorno alla gara né mai, e mettendo inoltre in rilievo il fatto che la terna arbitrale è stata completamente prosciolta “per non aver commesso il fatto”, anche qui, come per il capo F, relativo a Juventus-Lazio, il destino di Luciano Moggi resta incagliato sul famoso 'effetto farfalla'. Infatti, “una incidenza, sia pur remota, sull’andamento della partita poté in effetti derivare da quella che appare una smodata collaborazione tra Bergamo e Moggi per la formazione della griglia, nella quale collocare la partita, che accresceva la possibilità che fosse sorteggiato un arbitro gradito, soluzione alla quale cooperava di necessità Pairetto” (pag. 192). Ci troviamo, insomma, di nuovo al cospetto della teoria del battito delle ali a New York con conseguenze catastrofiche nel Mar Giallo o in Bangladesh. Da notare anche la sottile variazione linguistica: da “sia pur marginale” del capo F al presente “sia pure remota”. Un “espediente”, questo, che non ci permette di soddisfare la nostra curiosità personale di capire quale delle incidenze presenti nelle due condanne venga considerata dal tribunale di Napoli quella più marcata. Cosa potrà incidere maggiormente su una frode? Stare ai margini oppure essere remoti? Boh. Comunque sia, il tribunale condanna sulla base di una serie di conversazioni intercettate, di cui la prima, la 123 dell'8/2/05, tra Moggi e Bergamo, “rileva per il suo contenuto di collaborazione alla predisposizione delle griglie, ed è quella che più direttamente presenta legame con la partita” (pag. 205). Questa è forse la più famosa delle centinaia di migliaia di telefonate ascoltate dai carabinieri di Via In Selci, molte delle quali però ancora oggi sconosciute, alcune negate ed altre scoperte soltanto negli anni. Quindi ci sono un paio di conversazioni per implicare l’altro designatore arbitrale, Pairetto, rappresentato come "aperto alla collaborazione nelle conversazioni telefoniche dell’epoca prossima a quella della partita” (pag. 192). In realtà i giudici nella sentenza fanno una gran confusione, poiché scrivono che "il progressivo 31466 del 6/2/05 (oltretutto per errore riportata due volte, ndr) rileva per la rappresentazione di una convocazione in epoca non distante alla partita di Pairetto da parte di Moggi”(pag. 205). Questa però è una telefonata tra Moggi e Giraudo in cui non vi è traccia di alcuna convocazione di Pairetto. Anzi, i due ex dirigenti bianconeri, in particolare Giraudo, parlando della partita tra Palermo e Juventus lamentano un maltrattamento da parte del settore arbitrale ("nel dubbio, oramai, siamo penalizzati"). La "rappresentazione di una convocazione" in realtà avviene un paio di giorni dopo in un'altra conversazione tra Moggi e Giraudo, la 31956 dell'8/2/05: decisiva per i giudici la frase rivolta dall'ex direttore generale al suo interlocutore: "tu però verso le dieci alle otto, così, liberati un attimo che ho fatto venire 'Pinochet' a casa mia un attimo". Telefonata in cui il tribunale ci legge anche "un comportamento non consono alla dignità dei designatori, per il riferimento alla durezza del trattamento". L'altra telefonata che coinvolge Pairetto è la 17298 del 6/2/05, tra Moggi e l'ex designatore arbitrale, che “rileva per le parole 'non l’ho ancora acceso', cui segue il collegamento tra l’utenza svizzera attribuita a Pairetto, con numero finale 213, e l’utenza di Moggi con numero finale 741” (pag. 206). Ed infine c'è la 523 del 9/2/05, tra Bergamo e la Fazi, in cui “traspare condizionamento della libertà del designatore in riferimento all’assistente” (pag. 206). È quella del "se non è zuppa, è pan bagnato" di cui riportiamo il pezzo incriminato (è Bergamo che parla) "ho detto: chi vuoi assistenti domenica? Dice: voglio Ambrosini e Foschetti. Ho detto: no, ti mando Ricci e Gemignani...-ride-..." Abbiamo già analizzato la “grigliata” notturna in varie occasioni ( "Accuse Juve: griglie, sorteggi e designazioni pilotate", "Metodo Auricchio - Le griglie, uno strumento della cupola") ed ogni volta ci chiediamo come possa configurare un reato il gioco dello ‘indovina la griglia’ all’interno di una conversazione lunga, della durata di circa 20 minuti (pag. 2 della nostra trascrizione della deposizione di Di Laroni del 10/11/09), nella quale sono stati trattati i più svariati temi, tra i quali la “grigliata” è stata, questa sì, abbastanza marginale; un esercizio evidentemente ludico e leggero “vai, vediamo cosa torna con quello che ho studiato io”, “vediamo chi ha studiato meglio”. Oltretutto l’influenza di Moggi sulla griglia finale stessa non c'è, visto che a prevalere è proprio quella “studiata” da Bergamo durante il gioco del confronto e non quella di Moggi, che aveva quindi “studiato” peggio, volendoci mettere Tombolini, rimasto però fuori. Per quanto riguarda i guardalinee, infine, appare chiara l'intransigenza dei giudici nel voler considerare reato la risposta ad una domanda del designatore, e questo nonostante il fatto che tale richiesta non sia stata ascoltata dagli inquirenti, bensì rappresentata, quindi un racconto, e completamente decontestualizzata. Ma quello che ci colpisce maggiormente è come possano delle, magari evitabili ed inopportune, griglie o rappresentate "richieste" mettere in pericolo il “corretto e leale svolgimento della competizione” se la terna arbitrale viene poi assolta in blocco "per non aver commesso il fatto" e dunque evidentemente, né la terna né, quindi, la partita stessa hanno subito alcun condizionamento da parte delle azioni di Moggi. Appare, dunque, in tutta chiarezza l'arrampicata dei giudici, i quali individuano un generico pericolo a monte di un evento sportivo svoltosi poi però assolutamente in modo regolare. Con il criterio utilizzato, la definizione di pericolo è talmente generica e soggettiva che, a questo punto, potrebbe anche essere di tutto e di più. Ad esempio, un commento del tassista tifoso che porta l'arbitro allo stadio raccomandandosi di far vincere la propria squadra oppure, per rimanere in tema Calciopoli, ma sappiamo che lì alcune squadre non interessavano, un dirigente calcistico che prima di una partita ricorda al designatore arbitrale lo "score" poco felice di un arbitro con la propria squadra o altro ancora, lasciato alla libera fantasia di ciascuno di noi. Chiudiamo dicendo che per i capi d'imputazione Q ed F avevamo usato il paragone con 'l'effetto farfalla'. In realtà in quella teoria già di per sé molto fantasiosa, almeno a seguito di un'azione a monte vi è una conseguenza a valle. Nel caso della sentenza di primo grado del tribunale penale di Napoli dell'8 novembre 2011 che condanna Luciano Moggi per il capo d'imputazione Q, e con lo stesso metodo anche per il capo F, non c'è nemmeno quella. Avvertiamo i nostri lettori che il Q è l’unico capo d’accusa di frode sportiva per il quale nel rito abbreviato è stata confermata la condanna in Appello per Giraudo. Tale giudizio è sostanzialmente propedeutico per mantenere per l'ex dirigente juventino anche il capo A, quello relativo all’associazione, quindi Q è necessario al quadro accusatorio complessivo se si vuole tenere dentro questa farsa giudiziaria anche l’ex amministratore delegato della squadra bianconera. http://www.ju29ro.com/farsopoli/5212-speciale-calciopoli-q-grigliata-ad-effetto-in-juventus-udinese.html
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nell'attesa SPECIALE CALCIOPOLI: G+I /1, la “dottrina Meani” Continuiamo la nostra miniserie di articoli dedicati alla sentenza di primo grado di Calciopoli con particolare riferimento alle condanne subite dall’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi. Riprendiamo, occupandoci in due puntate di due condanne collegate tra loro, che contengono in pratica buona parte del campionario fin qui visto: dalla “dottrina Meani” alle telefonate di Biscardi, passando per le schede estere e dicerie varie, qui non manca quasi nulla. Iniziamo in modo cronologico affrontando per primo il capo d’accusa G, secondo il quale Luciano Moggi, “in qualità di istigatore, e il De Santis quale direttore di gara dell’incontro di calcio Fiorentina/Bologna (1/0), compivano atti fraudolenti consistiti per Bergamo e Pairetto nell’alterazione del sorteggio del direttore di gara e per De Santis nella dolosa ammonizione dei calciatori Petruzzi, Nastase, Gamberini, difensori del Bologna F.C., successivo avversario della Juventus nella XV giornata di andata, giocatori cioè, Petruzzi e Nastase, già diffidati e, conseguentemente, squalificati per cumulo di ammonizioni dal giudice sportivo per l’incontro del Bologna con la Juventus, atti dunque che, sia pur finalizzati ad influire sull’andamento della partita successiva, comunque alteravano l’andamento e la regolarità dell’incontro tra la squadra felsinea e quella toscana, in quanto la gara del Bologna risultava condizionata dalle tre ammonizioni inflitte dal direttore di gara”. Si ipotizza, quindi, “turbativa dell’incontro tra Fiorentina e Bologna, svoltosi a Firenze il 5/12/04, e nel quale il Bologna avrebbe patito tre ammonizioni artificiose di giocatori, per minarne la capacità offensiva in successiva partita, indicata come quindicesima di andata, a disputarsi con la Juventus” (pag. 140 delle motivazioni della sentenza). Come per il capo B, siamo quindi nuovamente in presenza della “dottrina Meani” e del reato di pericolo usato dai giudici per condannare l’ex direttore e mago del mercato bianconero, nonostante, “così com’è emerso al dibattimento, - le ammonizioni siano state la giusta dovuta risposta a comportamenti fallosi dei giocatori, - e che questa delle ammonizioni mirate sia stato l’assillo, fatto spandere nell’ambiente del calcio, di per sé sospettoso, dalla dottrina Meani”. (pag. 140) Il tribunale infatti decide di condannare Luciano Moggi poiché “dal contenuto delle intercettazioni telefoniche, che, tra l’altro, additano che Meani il rapporto telefonico con De Santis non lo disdegnava, si può effettivamente ricavare la prova che alla determinazione di ammonire giocatori, che già conosceva come inclini al fallo, De Santis potè essere mosso anche per suggestione di altri” (pag 140). Dunque, “le contrarie indicazioni emerse al dibattimento, ad avviso del tribunale, non riescono a scomporre il quadro probatorio offerto dal contenuto delle conversazioni telefoniche intercettate, pur tenuto in conto i limiti di affidabilità dei parlanti, e dello stesso frasario calcistico, mostrante indubbia predilezione per i termini polizieschi, in particolare per il termine killer” (pag. 140-141). Premesso il fatto, che l'accusa di sorteggi truccati è caduta ovunque e che anche in questo caso non c’è traccia di schede svizzere, a puntellare la convinzione dei giudici ci sono alcune telefonate: nella ”8790 si intravedono le ammonizioni che poi avverranno sul campo, nel progressivo 5738 vi è riferimento, sia pure nelle parole di giornalista, a delitto perfetto del De Santis, che va valutato in collegamento con le parole adoperate in precedenza per telefono nel progressivo 2254 dallo stesso De Santis” (pag. 145). A nulla sono valse quindi le argomentazioni portate dall'ex arbitro laziale durante la suadichiarazione spontanea dell’11 gennaio 2011, né quelle che testimoniano di come il Bologna in quella gara fosse partito con sette diffidati, né “il discorso telefonico del dopo partita” (pag. 147) con i designatori arbitrali(?), né “le deficienze dell’investigatore maggiore Auricchio fatte emergere dai difensori al dibattimento (vedi verbali udienze 23/3/10 e 30/3/10) con riferimento, tra altre, anche specificamente a questa partita” (pag. 147). Con tale tipologia di reato, di pericolo, per condannare Moggi, ai giudici sono bastate, dunque, le seguenti telefonate: - la 8790 del 3/12/04, contenente un'intercettazione in ambientale, quella di “oh, la peggiore che ti poteva toccare, eh!”, nella quale si possono ascoltare una serie di frasi sconnesse dette da Moggi al suo interlocutore, il quale, tramite gli incroci pasticciati del maresciallo Di Laroni, è stato identificato in Racalbuto nonostante la conversazione finisca con il famoso “Ciao Albè” trasformato dagli inquirenti in un più neutrale e vantaggioso “Ciao bello” e nella sentenza in “ciao, -ionc.-, ciao, ciao, ciao”. Sono risultate rilevanti, quindi, le seguente frasi dette però a parecchia distanza l’una dall’altra, evidentemente perché nel mezzo parlava il suo interlocutore: “quello che mi serve è... è... è Fiorentina-Bologna, in modo particolare...apposta, il minimo... eh... quello... quello mi serve in particolare e poi... mi serve... il Milan, di avanzare... uhm... nelle... nelle ammonizioni, per fare le diffide, insomma”. Si può comprendere al meglio la confusione del discorso, ascoltando direttamente la telefonata. - la 2254 del 3/12/04, tra l’arbitro De Santis e un uomo, di cui non si capisce assolutamente il contesto (qui il testo, perché ognuno possa farsi la sua opinione al riguardo) e che i giudici non chiariscono in alcun modo, al di là dell’unica contestualizzazione della telefonata in tutta la parte riguardante il capo G, ovvero quella che abbiamo riportato qualche riga più sopra. - la 5738 del 5/12/04, tra Moggi ed il giornalista Tony Damascelli, in cui quest’ultimo, tra il disinteresse generale del suo interlocutore, lo mette al corrente del fatto che “De Santis ha fatto il delitto perfetto”, ovvero “i tre difensori del Bologna fuori, squalificati tutti e tre” in vista della sfida contro la Juventus (oltretutto sbagliando, poiché soltanto due, Petruzzi e Nastase, avrebbero saltato la gara successiva). Dopo la richiesta di Moggi, che asseconda il giornalista, su chi fossero questi giocatori, Damascelli domanda: “Non male, no?" ricevendo come risposta un inequivocabilmente disinteressato “E va beh, aoh, meno male, che ti devo dire?" Emerge, dunque, chiaramente il completo disinteresse dell’ex-direttore per la questione, non al corrente di nulla, in aperta contraddizione con l'accusa di voler frodare in quella gara. Ciò che salta agli occhi in questo capo d'imputazione è che non si capisce, ed infatti le motivazioni non lo dicono in alcun modo, come e dove venga trasmesso il presunto messaggio deliquenziale da Moggi a De Santis, ovvero dove si concretizzi "la prova che alla determinazione di ammonire giocatori, che già conosceva inclini al fallo, De Santis potè essere mosso anche per suggestione di altri" (pag. 140), dato che per questo periodo non vengono attribuite schede svizzere a De Santis e non ci sono contatti in chiaro fra loro due, né fra nessun altro, con un contenuto potenzialmente idoneo a configurarsi tale. I giudici, quindi, non sono riusciti a collegare i confusi dialoghi dell’ex direttore bianconero con un certo “Albè”, espressivi, ad avviso del tribunale, di un disegno criminoso, con l’arbitro della gara, Massimo De Santis, e la sua presunta determinazione a commettere una frode in quella partita. E nulla può valere che un giornalista abbia, usando un "frasario calcistico, mostrante indubbia predilezione per i termini polizieschi, in particolare il termine 'killer'" (pag. 141), espresso la convinzione che l'arbitro in quella partita avesse fatto "il delitto perfetto".Infine, vogliamo mettere in evidenza come le motivazioni per questo capo d'accusa siano molto poco esplicite e chiare, un po' caotiche e difficili da interpretare. Nella seconda parte analizzeremo invece il capo I, relativo a Bologna-Juventus, partita apparentemente talmente temuta dall’ex direttore generale bianconero vincitore di importanti competizioni un po' ovunque, in Europa e nel mondo, da dover mettere in atto, ad avviso del tribunale, un piano diabolico e illegale per togliere di mezzo dalla sfida i temutissimi difensori felsinei Petruzzi e Nastase e gravare della condizione di diffidato l’altro difensore, Gamberini, rendendolo così innocuo, oltre a, come vedremo, assicurarsi la benevolenza dell'arbitro stesso della gara. http://www.ju29ro.com/farsopoli/5195-speciale-calciopoli-gi-1-la-dottrina-meani.html SPECIALE CALCIOPOLI: G+I /2, il ‘fai da te’ Continuiamo la nostra miniserie di articoli dedicati alla sentenza di primo grado di Calciopoli con particolare riferimento alle condanne subite dall’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi. Chiudiamo la parte relativa alle accuse ai capi G ed I, due condanne collegate tra loro per via della “dolosa ammonizione da parte del De Santis dei calciatori Petruzzi, Nastase e Gamberini, difensori del Bologna F.C.” nella partita, oggetto del capo G, che precede Bologna-Juventus del capo I. Infatti, “attraverso l’opera prestata dall’arbitro Tiziano Pieri, alteravano la regolarità e l’andamento dell’incontro tra la squadra felsinea e quella juventina, in quanto la gara del Bologna, anzitutto, risultava condizionata dalle squalifiche inflitte a due difensori titolari della formazione e in secondo luogo l’arbitro Pieri si adoperava per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra di cui Moggi era dirigente”. Premesso che gli altri accusati verranno tutti assolti per questo capo d’imputazione, i giudici lasciano la frode soltanto sulle spalle di Moggi e Pieri, con quest'ultimo però a sua volta assolto in sede di Appello del rito abbreviato, questa condanna, per la quale dunque Moggi ad oggi è rimasto il solo colpevole, è molto simile a quella subita per il capo M e poggia sostanzialmente soltanto sul binomio schede svizzere-Biscardi. Da un lato, quindi, abbiamo tre contatti su schede svizzere (la 958 finale per Pieri, la 138 per Moggi), teorizzate nel solito modo artigianale dal maresciallo Di Laroni, in particolare, di un contatto “avvenuto il giorno precedente alla partita l’11/12/04, alle ore 17,37, di altro contatto, il giorno stesso della partita, 12/12/04, alle ore 18,37, di un ulteriore contatto alle ore 0,41 del 13/12/04” (pag. 154, nelle motivazioni della sentenza). E dall’altro, come abbiamo già avuto modo di vedere in tutte le circostanze di questo 'Speciale Calciopoli' in cui compare il Processo di Biscardi, la solita salvaguardia della reputazione della Juventus nell’arena dei bar sport televisivi, attacchi spesso fomentati da dietrologi anti-juventini. Salvaguardia che, dato il contesto, deve necessariamente passare attraverso la difesa dell’arbitro, come per altro avviene nelle tre telefonate, 7032, 7040 e 7045 del 13/12/04, tra Moggi ed una responsabile della redazione del Processo di Biscardi. In tali conversazioni Moggi lamenta la diversità di trattamento alla moviola tra la partita Bologna-Juventus appena conclusa e la famosa Reggina-Juventus del mese precedente, diretta da Paparesta poi"chiuso" negli spogliatoi, in cui la squadra bianconera subì una serie di torti arbitrali, evidentemente, a giudizio di Moggi, non messi in dovuto risalto durante la corrispondente trasmissione, rispetto al modo enfatico degli episodi controversi di Bologna. C’è anche la 7063 del 14/12/04, tra l’ex direttore e Baldas, in cui Moggi invece si complimenta con l’ex designatore arbitrale per il modo con cui ha difeso l’arbitro durante la trasmissione. A corredo delle accuse c’è infine una telefonata tra Moggi e l’allora presidente del Messina, Pietro Franza, la 7150 del 14/12/04, in cui emerge la pretesa di Moggi, dopo le controversie arbitrali di Reggio Calabria, di avere nelle trasmissioni televisive parità di trattamento per quanto riguarda le moviole e relativi giudizi. A riprova del fatto che quel programma era tutto fuorché un ambiente succube di Moggi, in quella conversazione traspare oltretutto la forte irritazione per il trattamento ricevuto in quella sede dall’ex dirigente bianconero, “a li mortacci, ieri sera hanno fatto delle guerre che tu non hai neppure l’idea, e con me non si devono pigliare confidenza, guarda, perché io non piglio mai per il ‘C**O’ nessuno, ma non voglio neppure essere preso”. A differenza di quanto successo per l’arbitro Pieri, il quale ci fa piacere ricordarlo nuovamente, è stato prosciolto dalle accuse durante l’appello del rito abbreviato, laddove lo stesso tribunale aveva sentenziato che “il tenore delle citate conversazioni smentisce l’assunto accusatorio secondo cui il Pieri aveva ricevuto, attraverso colloqui telefonici con Moggi, suggerimenti su come comportarsi durante la direzione di gara, esortazioni e/o promesse”, in questo giudizio, tuttavia precedente all’altro, a nulla sono valse quelle stesse telefonate che dimostrano chiaramente la buona fede dell’arbitro e dunque l’assenza di ciò che invece il tribunale in questa occasione ritiene essere sostanzialmente l’elemento di condanna, ovvero “l’avvicinamento clandestino del Pieri in funzione del condizionamento dell’arbitro, quand’anche generico, stante la mancanza di conoscenza delle parole adoperate da Moggi” (pag. 161). A noi sembra un giudizio superato dai fatti ed è quello per il quale nutriamo la maggior fiducia di un "ribaltone" in sede d’appello. E se il capo F era quello più avventuroso, ed il capo G quello più confuso, questo è sicuramente quello con il minor numero di stampelle, visto che è stata tolta addirittura quella principale, ovvero l’esecutore materiale del presunto disegno criminoso. Diciamo questo, tuttavia, con un po' di cautela, dovendo sempre tenere in debita considerazione il fatto che nei vari giudizi farsopolari finora espressi, il tribunale di Napoli, pur di condannare, si è dimostrato molto creativo e determinato a sfidare il comune senso del ridicolo. http://www.ju29ro.com/farsopoli/5204-speciale-calciopoli-gi-2-il-fai-da-te.html
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ieri conte si è reso conto che padoin non è cosa.... non ha messo isla e ha messo pogba fuori ruolo quindi ieri ha segato due uomini alternativi allo svizzero nel ruolo di esterno destro per il suo amatissimo 352... ora che facciamo ?? spremiamo come un limone lo svizzero fino a quando non spruzza in campo ?? no perché, essendoci due partite a settimane, se le gioca sempre lo svizzero, è molto probabile che gli metta le mani al collo, a conte come si risolve la questione ??
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a me è piaciuta la forza con cui hanno cercato la vittoria le solite cappelle difensive che quest anno non mancano mai, non ci si crede
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la probabilità di rigore al milan cala quando non gioca il più grande simulatore della storia del calcio: rigorelli
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llorente va messo assolutamente zapata si mette a piangere ha fatto fare due gol a toni...
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magari...
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non vedo l'ora di gustarmi 90 minuti di asa che prova a saltare l'uomo e di padoin che da la palla indietro tutte le volte che la riceve sarà uno spettacolo entusiasmante
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purtroppo è così... speriamo di cambiare rotta sul piano del gioco, perché i risultati, in italia, bene o male arrivano, per il momento
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per come giochiamo in questo periodo vincere una gara è dura pure se giochi col milan, che è oltre il penoso...
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Scommettiamo Chi Crede In Isla?
pie ha risposto al topic di Demongod in L'Archivio Di Tifosibianconeri.com
rimandiamolo ad udine e dopo aver vinto il pallone d'oro lo cediamo per far cassa -
[ Uefa Champions L. ] Juventus - Galatasaray 2-2
pie ha risposto al topic di Morpheus © in Stagione 2013/2014
il problema che ultimamente prendiamo gol pure col 352 -
[ Uefa Champions L. ] Juventus - Galatasaray 2-2
pie ha risposto al topic di Morpheus © in Stagione 2013/2014
tango scusa ma col 433 non vinciamo in italia ??? la roma col 433 ha fatto 18 punti in 6 gare -
[ Uefa Champions L. ] Juventus - Galatasaray 2-2
pie ha risposto al topic di Morpheus © in Stagione 2013/2014
1 squadra smorta distratta superficiale senza cattiveria senza forza 2 isla bip bip bip, mi auto censuro 3 basta 352, per l'amore di DIO... basta affidare la fase offensiva per il 70% a asamoa e lichsteiner. facciamo ridere le galline così.... -
Scommettiamo Chi Crede In Isla?
pie ha risposto al topic di Demongod in L'Archivio Di Tifosibianconeri.com
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