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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Terza stella

La Juventus non molla

Abete attacca: «Per noi sono 28»

Ma la società cambierà il logo

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 14-05-2012)

TORINO. Un’altra stella è spuntata nel cielo della Juventus e non è una cometa

di passaggio, visto che finirà sulla maglia della prossima stagione. Con buona

pace del presidente federale Giancarlo Abete che, mentre esplode la festa

bianconera, attacca ribandendo la linea dei 28 scudetti. E va detto che,

proprio nel giorno in cui la Juventus sceglie un profilo più sobrio, senza

proclami e senza ostentare (a livello ufficiale) nessuna simbologia

richiamante il 30° o la terza stella, stona un po’ l’attacco del presidente

federale. Soprattutto dopo l’invito al buon senso del presidente del Coni

Petrucci e alla luce del fatto che la Juventus vince lo scudetto con 9

italiani in campo e 7 convocati azzurri per gli Europei. Ma ispirato dai

microfoni della Rai («Presidente, gli scudetti della Juventus sono 28, vero?»),

Abete va giù duro.

LA SPARATA «Di fronte a questa domanda la risposta è che sono 28 gli

scudetti della Juventus. Sono quelli che sono stati sanciti da una decisione

di un organo di giustizia esterno alla Federcalcio (l’allora Camera di Conciliazione

e Arbitrato presso il Coni, ndr ) operante presso il Coni e sono 28, come ha

detto Blatter nella sua lettera alla Juventus. Ognuno pensa di avere la

giustizia sostanziale al proprio interno. C’è una decisione della giustizia

dello sport e quella va rispettata. Non è una trattativa tra sentimenti, che

comprendo, non è quello che uno sente nel cuore. Del Piero lo diceva e

ricordava di sentire nel cuore 30 scudetti. Gli scudetti sono 28 e su questo

versante non può esserci una discussione, da parte di quei giocatori che sono

andati in B e hanno ripreso un discorso nel 2006 è comprensibile questa presa

di posizione sui 30 titoli. La terza stella? Se parliamo di mettere sulla

maglia la terza stella classica per ogni dieci titoli questo non è possibile,

se poi saranno individuate altre soluzioni nel logo o nel sogno o nel disegno,

saranno valutate da chi di dovere. Le tre stelle classiche legate al

riconoscimento di dieci titoli vinti tra l’altro sono il frutto di una

iniziativa partita allora dalla Juventus».

TELESCOPIO E dalla Juventus, quella del figlio di Umberto (l’ inventore della

stella), partirà l’iniziativa della terza stella. Perché i bianconeri vanno

avanti e inseriranno nel logo le tre stelle che diventeranno anche il simbolo

della Stadium. E in questi giorni di febbrili preparativi, hanno aggiornato le

sale del museo con il numero 30 che campeggia un po’ ovunque. Forse

proprio per questo, giovedì Abete rimarrà a casa, dribblando l’inaugurazione

del “J-Musem”, alla quale è stato invitato. La terza stella, eventualmente, la

vedrà con il telescopio.

___

Abete: «I titoli sono 28

No alla terza stella»

Il presidente della Federcalcio: «Juve, trionfo meritatissimo»

di MAURIZIO GALDI (GaSport 14-05-2012)

«La priorità oggi è data dalla festa e dalle emozioni. Però è ovvio che gli

scudetti della Juve sono 28, come sancito da un organo della giustizia

sportiva e come ha ribadito il presidente della Fifa Sepp Blatter nella

lettera di congratulazioni inviata alla società bianconera», il presidente

della Federcalcio Giancarlo Abete è ospite degli studi Rai di Stadio Sprint e

assiste in diretta alla festa bianconera. Una festa per la quale la Lega di

Serie A ha provveduto a stare molto attenta a non sollevare polveroni tra

numero di scudetti, stelle o altro. Lo striscione ufficiale parlava solo di

«campioni d’Italia», dopo la festa ufficiale c’era il «liberi tutti », ma in

tv tutto regolare e nessuna polemica.

La precisazione «Di fronte a questa domanda — spiega Abete a precisa

domanda del conduttore Enrico Varriale — non si può che dare una risposta

naturale: gli scudetti sono 28, quelli sanciti dalla decisione di un organo di

giustizia sportivo, non della Federcalcio, ma del Coni. Sono 28 come ha

anche detto Blatter nella sua lettera di complimenti alla Juventus». E quando

parla di Coni fa esplicito riferimento alla decisione che venne presa dalla

Camera di conciliazione e arbitrato del Coni che si pronunciò sulla

penalizzazione subita dalla Juventus dopo che, con accordo tra le parti

(Federcalcio e bianconeri), la società allora presieduta da Cobolli Gigli rinunciò

al ricorso al Tar e fermò i suoi ricorsi davanti alla decisione della giustizia sportiva.

Trenta nel cuore «È comprensibile che i tifosi nel cuore ne sentano 30, così

come quei giocatori che sono rimasti e hanno accettato di scendere in serie B»,

ha aggiunto il numero uno della Figc, che poi non si sottrae alla domanda

sulla prossima maglia della Juventus: «La terza stella? Se è quella classica,

legata al numero di scudetti vinti, non è possibile che sia aggiunta sulla

maglia. Se poi si parla di sogno della società o di un logo nuovo sulla maglia

si vedrà. Non va però collegata la dimensione della stella alla dimensione

ufficiale ». Per Abete comunque quello della Juventus è uno scudetto

«meritatissimo» e non ha risparmiato elogi per Alex Del Piero che ieri ha

lasciato il calcio italiano. Abete ha anche fatto un accenno alle inchieste

sul calcioscommesse dicendosi «preoccupato» per la Serie A e ribadendo

che la «responsabilità oggettiva» resta un caposaldo della giustizia sportiva.

-------

GaSport 14-05-2012

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“Ma Monti è juventino?”

di OLIVIERO BEHA (tv.ilfattoquotidiano.it 14-05-2012)

Malgrado gli scandali, circa trecentomila tifosi hanno festeggiato

il ritorno della Juve sul tetto della serie A. E' il segnale che gli

italiani, in tempi di crisi, hanno bisogno di qualcosa che li rimetta

in vita. Il campionato però resta marcio. Per stanare i furfanti si

ricorre al pentitismo. Infatti l'omessa denuncia non è più un reato.

Sul fronte scommettopoli, se ne vedranno delle brutte o bruttissime.

Ma se il calcio, nonostante tutto, è ancora in grado di scuotere

emozioni, allora i governanti dovrebbero trattarlo meglio. La serie

A è l'oppio del popolo italiano. Se Mario Monti fa appello alla coesione

sociale, il calcio potrebbe essere uno strumento utile. Intanto, la

vecchia signora dà l'addio ad Alex Del Piero. Lui di smettere non

ne vuole sapere, ma Andrea Agnelli non lo vuole più tra i piedi

-------

OGNI MALEDETTA DOMENICA

Viva la fiction

del Dio Pallone

di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano 15-05-2012)

È una fiction, ma che fiction...! Contestualizziamo subito, e a spanne. Nella

domenica in cui Monti diffonde alti lai sulla “forte tensione sociale” dell’ex

Bel Paese calcistizzato, e Benedetto XVI invita a “non farsi prendere dallo

scoramento”, a Torino scoppia la festa per lo scudetto juventino : arrivati da

tutta Italia, erano più numerosi degli alpini a Bolzano, non so se rendo

l’idea. Hanno festeggiato alla sudamericana il pullman scoperto dei giocatori,

hanno pianto, riso, urlato, si sono abbracciati e hanno scherzato, si sono

tatuati Del Piero in tutti i cm corporei, erano vecchi e bambini, del sud e

del nord, immigrati e juventini secolari... Una festa di popolo. Forse qualche

suggerimento tutto ciò potrebbe darlo al premier laico e al capo della Chiesa,

o al capo dell’ecclesia economico-politica e all’erede di (Del) Pietro: c’è

bisogno di tornare a sorridere in un paese triste e tristo, e tutto fa brodo

per un pomeriggio e una sera. Questa la prima, succinta indicazione dal

tripudio, di solito trascurata nella franchigia socioculturale e

sottoculturale riservata al Reame Rotondo.

LA SECONDA nota, più stretta, riguarda la domandina facile facile: ma se il

Dio Pallone con tutto il suo fango ancora riesce a muovere tali passioni,

quantitative e qualitative, forse sarebbe un preciso dovere civico far

funzionare questo mondo come si deve, renderlo credibile, ridurre le ombre,

salvaguardarne un briciolo d’etica e legalità, leggi la disastrata “lealtà

sportiva”. Insomma, al posto di – per dire – un Abete ci vorrebbe un Monti. . .

Rimarremo nello stesso habitat lessicale. Invece c’è il precipizio che sta per

ingoiare il calcio professionistico con deferimenti e processi, e stupide

pezze a colore per nascondere fin che si può la verità dei fatti, ossia un

calcio colabrodo. Dopo che tempo fa il Procuratore capo di Cremona, Di Martino,

aveva invocato “un’amnistia” alla luce della gravità dei fatti (ma come, un

Procuratore capo?), adesso ci ha pensato il Procuratore capo di Bari, Laudati,

a incontrare il fantasmagorico Palazzi (console della giustizia calcistica) in

una specie di Teano tra le due giustizie: lo scopo era trovare un accordo sul

reato sportivo di omessa denuncia. Una specie di “busillis”: dello scandalo se

ne viene a capo solo se parlano i “pentiti”, come nel resto, ma nello sport il

pentito equivale alla condanna per chi “non ha tempestivamente denunciato”.

Come uscirne? Arrotondando benevolmente la pena dell’omessa denuncia,

accorciandone i tempi di prescrizione, benedicendo insomma il pentitismo.

Magari risolve qualcosa al momento, ma è come inferire un colpo mortale ai

valori fondanti e significativi dello sport. D’ora in poi non ci sarà neppure

quel tipo di deterrente: non denunceranno mai più alcunché a meno che non

scoppi uno scandalo “per altri motivi”, nel qual caso rimedieranno quasi senza

rischio con resipiscenze tardive. Se questa è la cornice realistica del

quadro/pallone oggi, è ancora più commovente la fiction contenuta da questa

cornice: il quadro è effettivamente intrigante, pieno di pennellate cromatiche

di dritto e di rovescio. E pure di sghimbescio. Pensate a Del Piero, al suo

fantastico addio a stadio unificato, le lacrime che sgorgavano dalle cateratte

degli spalti che lui invece tratteneva nel lucore trasmesso dalle immagini tv.

Pensate a Lapo Elkann, travestito da Lapo Elkann, che sembrava davvero Lapo

Elkann con occhiali e abbigliamento juventini, perché evidentemente era

proprio Lapo Elkann: almeno da come ululava al microfono consenziente “abbiamo

fatto un campionato della Madonna, Conte è un allenatore della Madonna, siamo

un po’ tutti gente della Madonna compreso mio cugino, Andrea, della Madonna

pure lui...”). Quindi la dirigenza manda via uno come Del Piero, solo perché

vuol giocare (come ha fatto e bene part time anche quest’anno, ma l’hanno

cacciato troppi mesi fa allorché nessuno immaginava il trionfo e non sanno

tornare indietro... la serie “della Madonna . . . ”), e resta Lapo?

O TEMPORA o mores, in bianconero. Ma da un Del Piero fulgido a un Inzaghi

inzaghesco è tutta una sceneggiatura straordinariamente emotiva: segna Pippo,

un vetero Pippo che forse qualche altro gol avrebbe potuto realizzarlo quando

serviva, segna e se va, come Del Piero, come forse Totò Di Natale che ha

trascinato in Champions la fenomenale Udinese, il vero caso di questo

campionato bianconero in tutti i sensi e in tutte le variazioni sul tema. A

Catania ha sbagliato un gol facile che poteva essere decisivo, e ne ha marcato

uno meraviglioso, coefficiente di difficoltà da tuffo del trampolino

inarrivabile, un gol da sognarsi tutta la vita, ovviamente un gol decisivo.

Per la centesima volta ripeto che quello sì, come Del Piero, è un giocatore,

dentro e fuori dal campo.

Adesso Prandelli, sul lastrico degli infortuni, lo recupera per gli Europei.

È l’unico che può salvarlo se si trasfigura fuori confini, naturalmente

assieme all’ipotetico Balotelli, stessa classe, ma anagrafe, struttura fisica

e testa opposte. Balotelli incisivo nella partita in cui il Manchester City

del misterioso sceicco Mansur e di Mancini in panchina ha vinto lo scudetto

all’ultimo tuffo per il piede del Kun Aguero, una specie di Roma (United) e

Lazio (City) sul filo di lana risolto a favore del secondo dopo secoli di

predominio storico del primo (per Roma e Lazio è un po’ diverso, è vero. . . ).

Sì, avranno pur fatto segnare il City quelli del QPR che avevano perfino Cissé

(ex Lazio...), ma c’era uno stadio che ha trasformato i singhiozzi ormai in

uscita in barriti di gioia, a dimostrazione della planetarietà emotiva della

faccenda. Niente di nuovo, basta ricordare i fatti e i misfatti dell’ultima

giornata del campionato 1972-‘73, quando la Juve vinse sospettamente su Milan

e Lazio in extremis. Bei tempi, allora i dubbi erano solo sudore di maggio.

Adesso si suda freddo per tutto l’anno.

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PAG. 5 Resoconto intermedio di gestione al 31 marzo 2012

FATTI DI RILIEVO DEL TERZO TRIMESTRE DELL’ESERCIZIO 2011/2012

fatti scoperti grazie a KAOS

da JUVENTUS.com (Il Club/Investor relations/Pubblicazioni/Bilanci e relazioni 10-05-2012)

[...]

Deferimento alla Commissione Disciplinare Nazionale

Il 22 febbraio 2012 il Procuratore Federale della FIGC ha reso pubblici i

deferimenti, tra gli altri, anche nei confronti di alcuni ex amministratori

della Società e, in relazione a due soli casi, di Juventus F.C. S. p. A. . I

deferimenti hanno ad oggetto l’attività di compravendita di calciatori e i

relativi rapporti con procuratori ed agenti.

Nei giorni 7 e 9 maggio si sono tenuti dinanzi la Commissione Disciplinare

Nazionale della FIGC le udienze relative ai deferimenti. In accordo con la

Procura Federale è stato chiesto il patteggiamento per gli ex amministratori

e dirigenti.

Per la Società è stato chiesto di concordare una sanzione pecuniaria di

€ 38.000 da devolvere alla Fondazione Crescere Insieme al Sant’Anna

Onlus e alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus.

FIGC.IT 14-05-2012

News In Breve

Violazione regolamento Agenti:

ammende per sei società

La Commissione Disciplinare Nazionale ha pubblicato oggi due comunicati

ufficiali relativi alla riunione del 7 maggio, in cui sono state affrontate

problematiche che riguardano violazioni del regolamento Agenti. Ammende per

sei società Crotone, Parma, Benevento, Siena, Juventus e Pescina Vallegiovenco,

sanzioni per alcuni giocatori e agenti di calciatori.

Per consultare il testo integrale dei documenti clicca qui

[...]

“La Commissione disciplinare nazionale,

rilevato che, prima dell’inizio del dibattimento, i Signori Roberto Bettega, Antonio

Giraudo, Jean Claude Blanc, Antonio Chimenti, Marcello Bonetto, Giuseppe Bonetto,

Candido Fortunato, tramite i loro legali, hanno depositato istanza di applicazione di

sanzione ai sensi dell’art. 23, CGS;

[“• pena base per il Signor Roberto Bettega, inibizione di mesi 2 (due) e giorni 15

(quindici), diminuita ai sensi dell’art. 23, a mesi 1 (uno) e giorni 15 (quindici);

• pena base per il Sig. Antonio Giraudo, inibizione di mesi 3 (tre) e giorni 15

(quindici), diminuita ai sensi dell’art. 23, a mesi 2 (due) e giorni 10 (dieci);

• pena base per il Sig. Jean Claude Blanc, inibizione di mesi 3 (tre), diminuita ai

sensi dell’art. 23, a mesi 2 (due);

• pena base per il Signor Antonio Chimenti, ammenda di € 15.000, 00 (€ quindicimila/00),

diminuita ai sensi dell’art. 23, a € 10. 000, 00 (€ diecimila/00);

• pena base per il Signor Marcello Bonetto, sospensione della licenza per mesi 1 (uno)

e giorni 15 (quindici) oltre all’ammenda di € 30.000,00 (€ trentamila/00), diminuita ai

sensi dell’art. 23, a mesi 1 (uno) e € 20. 000, 00 (€ ventimila/00);

• pena base per il Signor Giuseppe Bonetto, sospensione della licenza per mesi 1 (uno)

e giorni 15 (quindici) oltre all’ammenda di € 30.000,00 (€ trentamila/00), diminuita ai

sensi dell’art. 23, a mesi 1 (uno) e € 20. 000, 00 (€ ventimila/00);

• pena base per il Signor Candido Fortunato, sospensione della licenza per mesi 2 (due)

oltre all’ammenda di € 22.500, 00 (€ ventiduemilacinquecento/00), diminuita ai sensi

dell’art. 23, a mesi 1 (uno) e giorni 10 (dieci) e 15. 000, 00 (€ quindicimila/00); si

procede alla conversione della sanzione dell’ammenda di € 15.000, 00 (€ quindicimila/00)

nella sospensione della licenza di giorni 15 (quindici); la sanzione finale pertanto

sarà la sospensione della licenza di mesi 1 (uno) e giorni 25 (venticinque)];

considerato che su tale istanza ha espresso il proprio consenso il Procuratore federale;

visto l’art. 23, comma 1, CGS, secondo il quale i soggetti di cui all’art. 1, comma 1,

possono accordarsi con la Procura federale prima che termini la fase dibattimentale di

primo grado, per chiedere all’Organo giudicante l’applicazione di una sanzione ridotta,

indicandone la specie e la misura;

visto l’art. 23, comma 2, CGS, secondo il quale l’Organo giudicante, se ritiene corretta

la qualificazione dei fatti come formulata dalle parti e congrua la sanzione indicata,

ne dispone l’applicazione con ordinanza non impugnabile, che chiude il procedimento nei

confronti del richiedente;

rilevato che, nel caso di specie, la qualificazione dei fatti come formulata dalle parti

risulta corretta e le sanzioni indicate risultano congrue,

P.Q.M.

la Commissione disciplinare nazionale dispone l’applicazione delle sanzioni di cui al

dispositivo.

Dichiara la chiusura del procedimento nei confronti dei predetti”.

Per gli altri deferiti la Procura Federale ha chiesto l’irrogazione delle seguenti

sanzioni: € 15.000,00 di ammenda per Maresca Enzo, Grygera Zdenek, Cardoso Mendes Tiago,

Vieira Patrick, Ibrahimovic Zlatan e Marchionni Marco; 12 mesi di sospensione ed €

110.000,00 di ammenda per Raiola Carmine; 5 mesi di sospensione e € 30.000,00 di ammenda

per Mendes Agustinho Jorge Paulo; 4 mesi di sospensione e € 30. 000, 00 di ammenda per

Granello Franco; 5 mesi di sospensione ed € 30.000,00 di ammenda per Carpeggiani Bruno;

3 mesi di inibizione per Oriali Gabriele; 4 mesi di inibizione per Moggi Luciano.

I difensori dei deferiti hanno discusso oralmente e concludendo si sono riportati alle

rispettive memorie e alle articolate richieste ivi formulate.

In ordine all’eccepito difetto di giurisdizione per gli addebiti formulati nei confronti

degli agenti con licenza straniera Raiola e Mendes Agustinho questa Commissione osserva

che, se è ben vero che l’art. 1, comma 5, CGS, l’art. 32, comma 1, del Regolamento FIFA

sugli agenti dei calciatori e l’art. 25, commi 1 e 3, del vigente Regolamento FIGC degli

Agenti dei Calciatori farebbero propendere per un radicamento della giurisdizione basato

sulla nazionalità della transazione, è altrettanto evidente che l’art. 18, comma 1, del

Regolamento FIGC approvato col C.U. 48 del 28/12/96, l’art. 25, comma 2, del vigente

Regolamento FIGC degli agenti dei calciatori e perfino la seconda parte dell’art. 32,

comma 1, del Regolamento FIFA farebbero propendere invece per un radicamento legato alla

nazionalità della licenza dell’agente o addirittura per una sorta di giurisdizione

concorrente. Ne deriva che, alla luce dell’art. 25, comma 7, del vigente Regolamento

FIGC e dell’art. 32, comma 3, del Regolamento FIFA, per i defeferiti Raiola e Mendes

Agustinho appare necessario rimettere gli atti alla Commissione Disciplinare della FIFA

affinché decida quale sia l’organo competente per l’applicazione delle sanzioni.

Il presente procedimento è frutto delle indagini disposte dalla Procura Federale in

seguito a notizie di stampa relative a presunti illeciti fiscali posti in essere dalla

dirigenza della Juventus F.C. S.p.A., relativi agli anni di imposta 2005 e 2006 (notizie

di stampa dell’11.02.2010). La Procura ha proceduto anche all’acquisizione degli atti

del procedimento penale apertosi a Torino in relazione a tali presunti illeciti e

archiviato con decreto del G.I.P. 30/8/2010.

L’imponente mole delle acquisizioni documentali ha consentito di ricostruire per tabulas

i fatti che sono in larghissima parte pacifici e non contestati. Resta da valutarne la

rilevanza disciplinare. Per il resto appaiono illuminanti le dichiarazioni raccolte

dalla Polizia Giudiziaria nell’ambito del suddetto procedimento penale.

In ordine all’eccezione di prescrizione sollevata da alcune difese, va precisato che,

mentre per le violazioni commesse dalle società si applica l’art. 18, comma 2, CGS nel

testo all’epoca vigente che prevedeva il termine della seconda stagione sportiva

successiva all’ultimo atto per tutte le infrazioni disciplinari a qualsiasi titolo

addebitate ai sodalizi, alle persone fisiche in via generale si applica l’art. 18, comma

1, che prevede il termine della quarta stagione successiva all’ultimo atto. Il più breve

termine di cui all’art 18, comma 4, si applica solo alle violazioni che riguardano

l’irregolarità dei termini economici strictu sensu delle pattuizioni. Trattasi di norma

speciale non suscettibile di applicazione analogica.

In ordine all’eccezione di improcedibilità ex art. 32, comma 11, CGS si ribadisce che il

deferimento costituisce l’esito delle indagini e non già atto delle medesime che si sono

regolarmente concluse nei termini previsti.

Priva di fondamento è la pretesa, comune a molte delle difese, di applicare al

procedimento sportivo principi e addirittura norme proprie del procedimento penale.

L’ordinamento sportivo è autonomo ed è regolato da principi e da norme proprie cui ogni

tesserato e, comunque, ogni soggetto indicato dall’art. 1 CGS accetta volontariamente di

sottoporsi per poter agire in ambito federale.

Il decreto di archiviazione intervenuto nel procedimento penale dal quale sono stati

acquisiti gran parte degli atti del presente procedimento sportivo non ha alcuna

efficacia preclusiva. Innanzitutto, nei due diversi procedimenti i fatti sono contestati

sotto profili del tutto difformi. Peraltro, l’illecito disciplinare non coincide affatto

con quello penale, cosicchè un fatto penalmente irrilevante può essere invece contrario

alle norme sportive. Ma non solo. Il decreto di archiviazione adottato in sede penale

non ha efficacia di giudicato e non rivestirebbe autorità di cosa giudicata neppure nel

giudizio civile promosso per le restituzioni e il risarcimento del danno da reato, o in

quello tributario, trattandosi di provvedimento per il quale non si è verificata la

condizione della pronuncia a seguito di dibattimento e che, perciò, non può considerarsi

irrevocabile.

Il procedimento sportivo diverge da quello penale perfino per quanto riguarda il

requisito probatorio necessario per giungere a una dichiarazione di responsabilità.

Recentemente il TNAS ha più volte affermato che “per ritenere la responsabilità da parte

del soggetto incolpato di una violazione disciplinare sportiva non è necessaria la

certezza assoluta della commissione dell’illecito – certezza che, peraltro, nella

maggior parte dei casi sarebbe una mera astrazione – né il superamento del ragionevole

dubbio,come nel diritto penale. Tale definizione dello standard probatorio ha ricevuto,

nell’ordinamento sportivo, una codificazione espressa in materia di violazione delle

norme anti-doping, laddove si prevede che il grado di prova richiesto, per poter

ritenere sussistente una violazione, deve essere comunque superiore alla semplice

valutazione della probabilità, ma inferiore all’esclusione di ogni ragionevole dubbio

(cfr. ad es. l’art. 4 delle Norme Sportive Antidoping del CONI, in vigore dal 1 gennaio

2009). A tale principio vigente nell’ordinamento deve assegnarsi una portata generale

sicchè deve ritenersi sufficiente un grado inferiore di certezza, ottenuta sulla base di

indizi gravi, precisi e concordanti, in modo tale da acquisire una ragionevole certezza

in ordine alla commissione dell’illecito” (cfr. il lodo del 31 gennaio 2012,

Saverino/FIGC, il lodo 2 aprile 2012, Amodio e SS Juve Stabia/FIGC, e il lodo 16 aprile

2012, Spadavecchia/ FIGC).

[...]

Sanzioni congrue per i responsabili come sopra individuati appaiono quelle di cui al

dispositivo.

A conclusioni difformi si deve pervenire per i deferiti Vieira e Oriali. Per il primo

non appare provata l’esistenza di fatto di un mandato in favore della Steve Kutner

Management Ltd, anzi molteplici elementi convincono questa Commissione del contrario.

Per quanto riguarda il deferito Oriali, egli non risulta essere il legale rappresentante

della soc. Inter e, comunque, le dichiarazioni rese dal Direttore Tecnico Marco Branca

non sono sufficienti a chiarire il ruolo effettivamente svolto dal deferito nella

trattativa relativa al calciatore Ibrahimovic.

P.Q.M.

La Commissione disciplinare nazionale, visto l’art. 23 CGS dispone l’applicazione delle

seguenti sanzioni:

• per il Signor Roberto Bettega inibizione di mesi 1 (uno) e giorni 15 (quindici);

• per il Sig. Antonio Giraudo inibizione di mesi 2 (due) e giorni 10 (dieci);

• per il Sig. Jean Claude Blanc inibizione di mesi 2 (due);

• per il Signor Antonio Chimenti ammenda di € 10. 000, 00 (€ diecimila/00);

• per il Signor Marcello Bonetto sospensione della licenza per mesi 1 (uno) e ammenda

di € 20.000,00 (€ ventimila/00);

• per il Signor Giuseppe Bonetto sospensione della licenza per mesi 1 (uno) e ammenda €

20.000,00 (€ ventimila/00);

• per il Signor Candido Fortunato sospensione della licenza per mesi 1 (uno) e giorni

25 (venticinque).

Proscioglie dagli addebiti loro rivolti Vieira Patricke Oriali Gabriele.

Infligge le seguenti sanzioni: € 15.000,00 (€ quindicimila/00) di ammenda per Maresca

Enzo, Grygera Zdenek, Cardoso Mendes Tiago, Ibrahimovic Zlatan e Marchionni Marco; mesi

1 (uno) e giorni 15 (quindici) di sospensione e € 20.000,00 (€ ventimila/00) di ammenda

per Granello Franco; mesi 1 (uno) e € 15. 000, 00 (€ quindicimila/00) di ammenda per

Carpeggiani Bruno e Conti Paolo; mesi 1 (uno) di inibizione per Moggi Luciano.

Dispone la restituzione alla Procura Federale degli atti relativi a Damiani Oscar.

Dispone la trasmissione degli atti relativi a Raiola Carmine e Mendes Agustinho Jorge

Paulo alla Segreteria Federale affinchè li rimetta alla Commissione FIFA che dovrà

decidere quale sia, nella fattispecie, l’organo competente per l’applicazione di

sanzioni.

[...]

La legge per gli amici s'interpreta,

per tutti gli altri s'applica.

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Inchiesta

Ecco tutte le spiate di Telecom

Paolo Biondani - espresso.repubblica.it -14-05-2012

Il rapporto finale di Deloitte squarcia il velo sulla montagna di dossier illegali realizzati da Tavaroli e soci ai tempi di Tronchetti Provera. Che però, alla fine, l'ha fatta franca.

Tra le vittime - più di quattromila - il calciatore Bobo Vieri, gli amici e i domestici della moglie di Tronchetti, l'ex vicedirettore dell'Espresso Massimo Mucchetti e perfino l'attuale numero uno della società, Franco Bernabè

I padroni del vapore non pagano mai. La Procura di Milano ha fatto cadere il muro di segretezza che dal dicembre 2010 copriva un pezzo di storia del capitalismo italiano: la scelta dei vertici di Telecom di non chiedere alcun risarcimento ai precedenti top manager guidati da Marco Tronchetti Provera, il numero uno della Pirelli, che conquistò il gruppo telefonico nel luglio 2001. Finora si sapeva solo che la gestione Tronchetti era stata passata al setaccio dalla società di revisione Deloitte. Il rapporto finale però è rimasto riservato: nonostante le richieste degli azionisti di minoranza, ha potuto leggerlo solo il consiglio d'amministrazione. Solo ora è diventato pubblico, con la chiusura dell'inchiesta penale sulle sim card gonfiate, nata proprio da quei controlli.

Il rapporto integrale della Deloitte (più di 1.500 pagine) analizza tutti i problemi giudiziari che hanno colpito il colosso telefonico negli anni di Tronchetti: lo scandalo dei dossier spionistici di Pirelli e Telecom, le maxi-evasioni fiscali della controllata Sparkle, la scoperta di 6,8 milioni di schede dei telefonini intestate a clienti inesistenti e un nuovo filone d'indagine, che riguarda traffici sospetti con società di San Marino. Il capitolo più corposo è sulle deviazioni della security: l'apparato spionistico organizzato da Giuliano Tavaroli, l'ex carabiniere chiamato da Tronchetti prima alla Pirelli e poi a Telecom. Tavaroli e molti altri indagati come l'informatico Fabio Ghioni, arrestati tra il 2006 e il 2007, hanno confessato e sono stati già condannati.

Tronchetti è indagato solo dall'anno scorso e solo per alcune "operazioni", come le presunte corruzioni in Brasile che nel 2004 decisero un memorabile scontro con gli investigatori della Kroll. Nonostante nove mesi di carcere preventivo, Tavaroli ha sempre difeso Tronchetti, che a sua volta ha giurato di non essere stato "mai informato delle attività illecite". Nei giorni scorsi, dopo i giudici milanesi, anche la Cassazione ha giudicato "elusiva" e "poco credibile" l'autodifesa di Tronchetti. Ma l'inchiesta penale resta in salita: l'accusa dovrebbe dimostrare una complicità piena nei reati. Per chiedere un risarcimento civile, invece, basta molto meno: ad esempio, è sufficiente provare che non c'erano controlli sulle spese. Per questo il rapporto Deloitte elenca decine di "indicatori di possibile percezione e condivisione degli illeciti con il vertice aziendale".

I costi per le "consulenze investigative", per cominciare, esplodono con l'arrivo di Tavaroli, passando da 3 milioni a oltre 21, e ogni anno sforano il budget (anche del doppio). In totale i collaboratori esterni della security, poi arrestati, incassano più di 58 milioni di euro. Il rapporto esamina otto blocchi di "anomalie" che avrebbero dovuto allarmare i capi-azienda: si va dagli investigatori pagati "su conti esteri, tramite società non trasparenti, con fatture in codice che non spiegano la prestazione" alle "buste di contanti consegnati alla lobbista che teneva i rapporti coi politici".

Nonostante le prime segnalazioni interne (dicembre 2003), Tavaroli continua a essere autorizzato a strapagare gli investigatori-spioni con "procedura semplificata e riservata", cioè senza controlli e senza neppure conservare la documentazione. E intanto allarga i suoi poteri alle intercettazioni giudiziarie, che prima dipendevano dall'ufficio legale, come denunciò "l'Espresso" già nel dicembre 2004. Solo dopo essere stato indagato e perquisito, nel luglio 2005 Tavaroli viene mandato via con una liquidazione di 790 mila euro, ma continua a essere stipendiato come "consulente sia di Telecom che della Pirelli in Romania". In aggiunta, a lui e ad altri condannati, come il responsabile degli attacchi informatici Ghioni, l'azienda concede un "salvacondotto": la garanzia di non dover risarcire nessuno. E paga pure i loro avvocati, versando oltre 1,7 milioni ai principali indagati nel pieno dell'inchiesta.

***********************************************************************************

Documento

Telecom, il Cda assolve mister Pirelli

Il documento con cui il consiglio di amministrazione dell'azienda assolve Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora, manager sotto cui è scoppiato il caso Tavaroli

espresso.repubblica.it - 14 maggio 2012

L'amministratore delegato Francò Bernabè presenta il rapporto Deloitte che chiede l'azione di responsabilità, ma il blocco Mediobanca-Generali fa muro e impone una bocciatura immediata, con l'appoggio dei rappresentanti degli altri grandi azionisti come Banca Intesa.

Ecco il verbale del consiglio di amministrazione di Telecom che nel dicembre 2010 ha deciso di mandare in prescrizione l'azione societaria di risarcimento (nome in codice, progetto Greenfield) a carico degli ex top manager Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora, con il solo voto contrario del consigliere indipendente Luigi Zingales. Il documento offre uno spaccato straordinario sui rapporti di forza che governano un'azienda strategica per l'economia italiana.

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LA QUERELLE

Terza stella: Abete aspetta

che la Juve sveli la maglia

Il presidente Figc: «Occorre essere chiari e rispettosi del sistema di regole».

Dopo la sede e lo stadio, domani il 30 all’inaugurazione del Museo juventino

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 15-05-2012)

TORINO. Dopo quella sulla bandiera esposta in sede, quella allo stadio e

quella sul sito, il prossimo posto dove comparirà la terza stella sarà il

museo, il cui vernissage (domani pomeriggio) pare sarà un tripudio di 30. Ma

la terza stella più attesa è quella che la Juventus metterà sulle maglie della

prossima stagione. Perché il nocciolo della questione ormai è questo, almeno

per la Figc che attende con ansia di capire come e dove comparirà la stella

della discordia.

LE NORME Anche ieri, il presidente federale Giancarlo Abete è entrato

nell’argomento: «Occorre essere chiari e rispettosi. Ci sono delle titolarità

che sono in capo alla federazione, altre ai club. Penso che chi ha un ruolo

come presidente di federazione ha diritto e il dovere di ricordare il sistema

di regole con grande rispetto per la storia. Tutti siamo tifosi ma bisogna

tener conto quadro normativo. Attendiamo con serenità idee e proposte Juve che

poi saranno oggetto di una valutazione».

IL MARCHIO In realtà se la Juventus, come è trapelato in questi giorni,

inserirà la terza stella (insieme alle altre due) all’interno del suo logo, ci

sarà poco da valutare perché tutto ciò che compare in quell’ovale non può

essere contestato dalla Federcalcio. Rimarrebbero, insomma, solo le

considerazioni “morali”, ma nessun tipo di conseguenza disciplinare, per altro

piuttosto complicata da applicare, visto che il «quadro normativo» a cui fa

riferimento Abete non è chiarissimo, visto che si sta scavando negli archivi

in cerca di precedenti, in assenza di una norma precisa.

NEL MERITO D’altra parte, la decisione di usare il logo per esprimere la

propria opinione sul numero degli scudetti è una scelta di buon senso che

aveva ricevuto una sostanziale benedizione da parte di Gianni Petrucci ,

presidente Coni, che anche ieri ha cercato di rimanere neutrale nella

querelle. «La Juventus ha festeggiato il 30° scudetto? Non mi prendete in

castagna. Rispetto tutti e non esprimo giudizi - ha dichiarato Petrucci a

margine del convegno “Il dilemma tra curare e guarire” organizzato

dall’associazione Alma Salus all’Auditorium di Rieti - Faccio il presidente

del Coni e la federazione ha una sua autonomia e ha delle regole. Non voglio

entrare nel merito».

L’INAUGURAZIONE E, per il momento, non entra nel merito neppure la Juventus

che assiste senza commentare alle prese di posizione della Figc. Un’occasione

per ribadire la posizione bianconera sul numero degli scudetti vinti ci sarà

domani all’inagurazione del museo, poi si tratterà di aspettare la finale di

Coppa Italia, dopo la quale arriverà la presentazione della maglia. Anzi della

stella...

-------

CALCIOPOLI: LO STATO CONTRO DIRIGENTI E ARBITRI COINVOLTI

Richiesta danni:

decide la Corte

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 15-05-2012)

ROMA. Tocca alla Corte dei Conti dire la sua su Calciopoli: lo Stato chiede i

danni a dirigenti federali e arbitri coinvolti nel caso, molti di loro

condannati nei due riti a Napoli. Danno d’immagine per un centinaio di milioni

di euro, chiede il vice procuratore generale del Lazio, Ugo Montella, al nuovo

collegio presieduto da Ivan De Musso. Il problema è che dal 2009 una legge

nega alla Corte contabile la competenza sul presunto danno d’immagine. Eppoi

c’è una sentenza che esclude che sia stato realmente alterato quel campionato.

A rispondere in aula a viale Mazzini, a Roma, proprio l’ex vicepresidente

Mazzini, gli ex designatori Pairetto e Bergamo, ma anche assolti di Napoi come

l’ex impiegata Fazi o l’arbitro Gabriele. In aula anche Lanese, Mazzei, De

Santis, Babini, Puglisi, Ambrosino (anche lui assolto a Napoli), Bertini,

Dattilo, Pieri, Racalbuto e Titomanlio. Oggi la battaglia delle eccezioni per

capire se questo processo s’ha da fare.

-------

La revisione per chiudere il discorso

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 15-05-2012)

La Juventus ha ottime ragioni per porre la terza stella sulla maglia, atto non

violento per esprimere un’opinione riguardo a sentenze che nuove prove hanno

reso, almeno parzialmente, sbugiardato. E se in uno stato di diritto le

sentenze vanno rispettate, in democrazia vanno rispettate le opinioni espresse

civilmente.

Detto ciò, la determinazione con la quale la Juventus ostenta la terza stella

e indica in 30 il numero degli scudetti potrebbe essere sostenuta, oltre che

dal legittimo orgoglio di un popolo intero, anche da una... sentenza. Quella

con la quale si potrebbero revisionare i processi (sommari) del 2006.

Resta, infatti, aperta la strada dell’articolo 39 del codice di giustiza

sportiva, quello che permette di revisionare qualsiasi sentenza (qualsiasi!)

in presenza di fatti o prove che non erano disponibili al momento del

giudizio. Quello che si è scoperto negli ultimi quattro anni ha smontato la

maggior parte dei capi d’accusa per i quali la Juventus fu condannata nel 2006

alla retrocessione e alla revoca degli scudetti e dimostrare, insomma, che la

pena inflitta dalla giustizia sportiva era, quanto meno, eccessiva. L’articolo

39 è l’unica strada per chiudere veramente la questione a meno che non si

riapra un tavolo come quello che a dicembre stava portando a un compromesso

storico in cui si riconosceva i limiti di quei processi e di quelle sentenze,

per le quali oggi si pretende rispetto.

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Il pallone di Luciano

Lippi in Cina, Capello a Londra:

spopolano le panche made in Italy

di LUCIANO MOGGI (Libero 15-05-2012)

Nella sua crociata contro la terza stella, Abete si confonde un po’. Succede

durante “Stadio Sprint” quando gli vengono ricordate le parole di uno

juventino doc, lo scrittore Sandro Veronesi: «La Juve dovrebbe rinunciare alla

stella solo se l’Inter ammettesse che lo scudetto 2006 è immeritato».

Abete s’incarta, il tema lo agita: «Esiste una giustizia sportiva che ha

preso delle decisioni che vanno rispettate». Ohibò, e qual è questa giustizia?

Non è stato forse l’ex interista Guido Rossi a regalarglielo senza nemmeno una

delibera specifica (cosa che - Figc dixit - non permette di fare retromarcia

dopo il ridicolo balletto delle incompetenze)? Abete poi sfrutta i complimenti

di Blatter a Andrea Agnelli giocando sul «28» artatamente ripetuto. Ma che

cosa ci si poteva aspettare dal presidente della Fifa che a suo tempo stoppò

l’accesso della Juve ai tribunali extrasportivi anche grazie a Montezemolo (lo

smascherò lo stesso Blatter ringraziandolo pubblicamente)? Il presidente della

Ferrari ora ha cambiato parere: «Gli scudetti sono quelli vinti sul campo». E

ha aggiunto che «la terza stella va messa».

Ma sul tema ci sarà ancora battaglia. Ad esempio, la «Ġazzetta» (tanto per

cambiare) è partita lancia in resta contro la Lega Calcio che - sul comunicato

relativo alla cerimonia dello scudetto - aveva confermato la propria

partecipazione senza ricordare il numero dei tricolori, come fatto in passato.

Abete non può usare due pesi e due misure: non può vestirsi di incompetenza

quando si tratta di revocare lo scudetto all’Inter - nonostante la relazione

di Palazzi che nega i presupposti etici di quel “grazioso dono” - e rimettersi

l’abito della “competenza” sulla questione della terza stella. Un po’ di

coerenza, almeno da parte delle istituzioni, non guasterebbe. Ma c’è di più.

La Lega si trincera dietro le sentenze, ma dimentica che già la Corte

Federale aveva escluso l’alterazione anche di una sola gara (affermazione

ribadita dalla sentenza penale di primo grado). Di fronte a questa ammissione

non si capisce perché qualcuno debba ancora pagare. Mentre non si può che

essere d’accordo con Andrea Agnelli che chiede la restituzione dei due

scudetti e 444 milioni di danni. Tutta colpa del pateracchio 2006: in pieno

linciaggio dei suoi dirigenti, la Juve diede una mano ai persecutori.

Arrivarono sentenze già scritte su reati inventati in toto - risibili già

nella loro denominazione («strutturali») e basati sul sentimento popolare (!)

- piuttosto che su norme violate. Abete faccia uno sforzo di dignità e

approfondisca la materia. Informi anche quel Blatter che “dimenticò” di

premiare la nostra Nazionale campione del mondo.

Tornando sul campo, le scene di trionfo durante Juve-Atalanta si sono

frammiste alla giornata speciale di Del Piero: giro di campo a partita ancora

in corso, gioia e lacrime. Andrea Agnelli lo ha esaltato: «Il nostro capitano

per sempre». Addii con lacrime anche a Milano, dove hanno lasciato in tanti.

La lotta per il terzo posto è stata vinta dall’Udinese, ma il rush finale ha

travolto Guidolin che - come Guardiola - chiede riposo. In coda si salva il

Genoa, va in B il Lecce, ma a Cosmi va comunque l’onore delle armi.

Parte per una nuova avventura invece Marcello Lippi che se ne va in Cina con

Ciro Pezzotti (preparatore azzurro ai tempi del Mondiale) e un contratto di

tre anni. Scopriremo presto se avrà successo (come Spalletti, al secondo

titolo in Russia con lo Zenit) o no (come Ancelotti, destinato al secondo

posto in Francia). Non potrà fallire invece Fabio Capello in Inghilterra,

ormai regno degli italiani dopo la memorabile vittoria di Mancini in Premier.

Per Capello è pronta la panchina del Chelsea al posto di Roberto Di Matteo.

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L'intervista

Petrucci

«Napoli modello d’Europa»

Il presidente del Coni fa un appello a De Magistris «Ci vuole un palasport»

di FRANCESCO DE LUCA (IL MATTINO 15-05-2012)

È il padrone di casa. «Non sarebbe bastato uno stadio da duecentomila posti

per la finale di Coppa Italia, non ci sarà un biglietto disponibile: non

accadeva dalla finale di Champions League 2009 tra Barcellona e Manchester

United». Gianni Petrucci È il presidente del Coni, il suo ufficio dà le spalle

allo stadio Olimpico dove domenica c’È la sfida Juventus- Napoli. «Un grande

evento che non creerà problemi», assicura il capo dello sport italiano in

questa intervista al Mattino. «Sarà una grande festa perché Roma sa

organizzare e ospitare eventi di questo livello», puntualizza.

Ventisette marzo, Petrucci dice alla Juve e al Napoli: «La finale

giocatela in un altro stadio». Le società pensavano di sfidarsi a

Milano.

«Ero un po’ risentito, sembrava che ci facessero un piacere a giocare a Roma

la finale dedicata al presidente della Repubblica... Parlai con Agnelli e De

Laurentiis, alla fine È prevalso il buonsenso».

C’È preoccupazione per l’invasione di trentamila napoletani e

trentamila juventini all’Olimpico. E potrebbero arrivare tifosi senza

biglietti.

«C’È un ottimo capo della Polizia, il prefetto e il questore di Roma sono

eccellenti. La città ha sempre garantito organizzazione, tranquillità e

sicurezza, a cominciare dal Giubileo. Un anno fa c’era mezza Palermo per la

finale contro l’Inter: tanto entusiasmo e tanto colore, sarà così anche

domenica. Ci sarà il record degli ascolti televisivi, oltre che quello di

presenze all’Olimpico».

In questi anni lei ha assistito all’ascesa del Napoli.

«È una fortuna quando si trova un grande imprenditore e una persona capace

come De Laurentiis. Il modello Napoli È vincente non solo in Italia, ma in

Europa. Sotto l’aspetto dei bilanci È un esempio per i club della Premier

League, che hanno un forte indebitamento, ma anche per Real Madrid e

Barcellona. Nel calcio si pensa soltanto a vincere, invece bisogna essere

bravi anche con i conti. De Laurentiis È intelligente e ha portato idee nuove,

che saranno condivise più in là: ogni cosa ha i suoi tempi».

Il Napoli parteciperà a una coppa europea per il terzo anno

consecutivo.

«L’Europa League È una competizione prestigiosa. Il Napoli tiene i conti a

posto e riesce a vincere: È un grande motivo di orgoglio».

L’altra finalista È la Juve, che È tornata a vincere lo scudetto e

reclama la terza stella.

«Mi limito a dire che rispetto le regole e l’autonomia della Federcalcio. È

stata premiata domenica una società che ha vissuto momenti difficilissimi,

superati grazie a famiglie solide come quelle degli Elkann e degli Agnelli.

Tutti si sono dispiaciuti per l’addio di Del Piero, pochi hanno sottolineato

il coraggio avuto da Andrea Agnelli che ha annunciato ad inizio stagione che

il rapporto si sarebbe interrotto. Gli aspetti affettivi sono importanti,

specie se riguardano un simbolo calcistico nazionale, però Agnelli ha badato

al futuro e all’aspetto economico».

Sabato 26 sarà a Napoli per consegnare a Mazzarri il Premio Bearzot.

«Lo seguo da quando allenava la Reggina, negli anni di Napoli l’ho ammirato

per i risultati e per l’energia che riesce a trasmettere ai giocatori,

spingendoli a credere nel risultato fino al fischio dell’arbitro. Ha la

filosofia del tecnico di basket, sport che io amo molto».

Lo vedrebbe sulla panchina della Nazionale?

«Stimo troppo Prandelli e credo che l’Italia sia la squadra da battere agli

Europei grazie a un ct e a un gruppo che non esprimono esclusivamente valori

tecnici: non c’È un raduno della Nazionale che non veda la Federcalcio

impegnata in una iniziativa sociale».

A Napoli sono state poste le basi per un nuovo stadio da 700 milioni.

Ma a che punto È la legge sulla privatizzazione?

«Non costerebbe nulla e darebbe grande impulso alle società. Auspico tempi

brevi, mi auguro che prima della chiusura estiva delle camere possa essere

tagliato il traguardo. A proposito di impianti vorrei lanciare un appello al

sindaco di Napoli».

Prego, presidente.

«Da pochi giorni sono sindaco di un piccolo comune, ma anzitutto come uomo di

sport conosco le difficoltà dei comuni: io e il segretario generale Pagnozzi

siamo costantemente al lavoro su questo fronte. Vorrei ricordare al sindaco de

Magistris che non basta avere una squadra di vertice come il Napoli, bisogna

incentivare gli altri sport e per farlo occorrono gli impianti. Napoli ha

avuto grandi squadre e grandi dirigenti, come Carlo de Gaudio. Ha una

tradizione nel basket, ma da anni non ha più il Palasport. Eppure, gli atleti

sono ai vertici: la Campania È al momento la terza regione per numero di

qualificati ai Giochi dopo Lombardia e Lazio. La cultura sportiva È viva e

forte, ma va incentivata».

Si avvicinano i processi per lo scandalo scommesse: tanti club e tanti

tesserati coinvolti, non può esserci il rischio di un colpo di spugna?

«Impossibile. Proprio perché sono coinvolti numerosi tesserati e club vi sarà

una giustizia seria che farà processi giusti e concederà difese legittime.

Siamo reduci da una domenica bellissima e romantica per l’addio di Del Piero e

altri campioni, adesso da responsabile dello sport sono in attesa di sviluppi

sul fronte giudiziario, certo del buon lavoro della Federcalcio».

Cosa farà l’Italia alle Olimpiadi?

«Mi aspetto che non deluda. Abbiamo avuto un numero minore di atleti rispetto

a Pechino 2008, ma non per una questione economica, perché lo Stato ci ha

comunque assicurato sostegno: ci sono stati problemi nella fase di

qualificazione».

Qual è il suo atleta campano preferito?

«Rosolino. Ha personalità e talento, tuttavia non si atteggia e non È mai

sopra le righe. Ma anzitutto Napoli e la Campania sono nel mio cuore».

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UN CONVOCATO DI TROPPO

di FABRIZIO BOCCA (la Repubblica 15-05-2012)

Dice Prandelli che «le mie scelte sono state esclusivamente meritocratiche ».

Parlava di giocatori, ma si dovrebbe pensare che l’inserimento del figlio

Niccolò come preparatore atletico nello staff azzurro segua lo stesso

principio. «Non ho pensato alle polemiche. Servivano due figure nuove, lui è

bravo e ha già lavorato con i miei collaboratori. Solo merito. Poi ho la

fortuna di essere suo padre, vivrò un mese con lui. Auguro a tutti i genitori

di lavorare con i figli, se davvero lo meritano. . . » Prandelli jr percepirà

solo la diaria di 50 euro al giorno spettante a tutti gli azzurri. Ma in

nazionale non contano i soldi quanto piuttosto il biglietto da visita.

Un preparatore non è un calciatore che si può facilmente giudicare. Nessuno

poteva accusare Maldini Sr. di nepotismo per le convocazioni del figlio, un

campione. Il fatto è che uno non se l’aspetta dal ct dei codici etici, dei

doveri prima di tutto e dei comportamenti corretti. Nell’Italia di oggi

serviva un esempio diverso e l’opportunità avrebbe dovuto consigliare la

rinuncia. Comunque la si giri resta sempre la spintarella di un papà famoso e

con un certo potere. Milioni di papà sconosciuti non avranno mai la

possibilità di dare spintarelle del genere ai loro bravi figlioli e spedirli

in nazionale.

___

Mancini e il calcio inglese sono vivi,

il resto è sepolto a Sant’Apollinare

di JACK O’MALLEY (IL FOGLIO 15-05-2012)

Londra. L’Inghilterra ha un nuovo campione, il Manchester City di Roberto

Mancini, che si è meritato il titolo con una partita talmente rocambolesca che

se fosse stata giocata in Italia sarebbe entrata di diritto nel faldone

dell’inchiesta sul calcioscommesse. Invece si è giocata in Premier League, e

il fatto che il Qpr abbia preso due gol nei minuti di recupero (era in

vantaggio 2-1 sul City, ha perso 3-2), proprio quando aveva la certezza che

non sarebbe più retrocesso, è un dettaglio. Così mentre in Italia si consumava

il rito sentimentale e retorico di applaudire vecchi giocatori e si piangeva

in campo, sugli spalti, in tv e a casa davanti a partite che avevano poco da

dire, a Manchester il portiere del City batteva lui le rimesse laterali a

centrocampo per portare in avanti la squadra. Certo, si è riuscita a fare

della retorica anche sulla vittoria dei Citizens, ma è tutta roba fresca come

quella trovata nella tomba di De Pedis, dove oltre alle ossa del boss della

banda della Magliana pare siano stati rinvenuti altri resti della stagione:

alcuni giocatori dell’Inter, gli scontrini delle scommesse di Cristiano Doni,

due sim card di Luciano Moggi, un paio di editoriali di Beppe Severgnini, la

pancera di Adriano, la terza stella della Juve, Blatter, il preparatore

atletico del Milan, Luis Enrique, il parrucchiere di Hamsik, le cartelle

esattoriali di Maradona, Villas Boas, Claudio Ranieri, tutta la redazione di

Rai Sport, il Suv di Lapo Elkann e gli ultras del Genoa.

Per sopravvivere a quello che è successo a Manchester ho dovuto annaffiare il

pomeriggio con il brandy. Vincere così la Premier è contrario alle

prescrizioni del mio cardiologo, ma del resto è anche l’immagine di quella che

con un eufemismo Mancini ha chiamato una “crazy season”. E’ la squadra intera

ad essere pazza, così com’era pazza l’Inter prima di capitombolare in una

mediocrità da preliminari di Europa League, costretta a guardare in tv le

vittorie dei suoi ex eroi. Il City pazzo di Mancini è un concetto che

abbraccia la kefiah e Liam Gallagher, Tévez e Agüero, l’eroico Kompany, e

riesce persino a ricondurre a una dimensione calcisticamente umana Balotelli,

miniera a cielo aperto per i tabloid e i tutori della legge. In questa

scorpacciata di sentimenti mi si lasci dire che l’immagine più bella è quella

di Mancini che scappa da Dzeko che vuole spettinarlo con lo spumante, e

l’allenatore tremebondo che cerca di mettere al riparo il ciuffo per non

perdere la sfida a distanza con Ferruccio De Bortoli. Nella tenacia con cui ha

cercato fino all’ultimo minuto – in senso letterale – di perdere il campionato

c’è qualcosa di eroico, una specie di sentimento tragico per l’esistenza che è

stato ricompensato con la più spettinante delle vittorie. Sono tentato di

cedere, e dire che a prescindere dalla sponda di Manchester sulla quale vi

trovate quello che si è visto è un inno universale al calcio, e che in fondo

ha vinto il migliore. Ma mi piace ancora di più l’idea che i Red Devils siano

incazzati come animali feriti, e già in queste ore meditino la vendetta.

I can’t wait.

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TELECOM DELLE MIE TRAME - BEBÈ BERNABÈ CAMBIA MUSICA E PROPORRA' ALLA PROSSIMA ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI L'AZIONE SOCIALE DI RESPONSABILITA', CIOÈ LI VUOLE TRASCINARE IN TRIBUNALE, CONTRO L'EX AD E VICE PRESIDENTE CARLO BUORA, PER LE VICENDE RELATIVE AL PROCEDIMENTO SECURITY E L'EX AMMINISTRATORE DELEGATO RICCARDO RUGGIERO PER LE INDAGINI SULLE SIM FALSE…

Dagospia - 15-05-2012

Radiocor

telecom_riccardo-ruggiero_lap_tn.jpgRICCARDO RUGGIERO

Telecom Italia proporra' alla prossima assemblea degli azionisti l'esercizio dell'azione sociale di responsabilita' contro l'ex ad e vice presidente Carlo Buora, per le vicende relative al procedimento Security e l'ex amministratore delegato Riccardo Ruggiero per le indagini sulle sim false.

81318_tn.jpgFRANCO BERNABEcarlo-buora_lap_tn.jpgCARLO BUORA

Franco Bernabe', presidente esecutivo di Telecom Italia, rispondendo alla richiesta di diffusione di informazioni da parte della Consob, ha dichiarato che il cda di Telecom Italia del 9 maggio ha deciso di porre in essere nei confronti di Buora e Ruggiero atti interruttivi alla prescrizione, che scadrebbe il 3 dicembre 2012, propedeutici all'esercizio dell'azione sociale di responsabilita', che sara' inserita all'ordine del giorno in apposita assemblea

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Le inchieste del calcio

«Serie A toccata dalle scommesse»

Abete e Petrucci sugli sviluppi delle indagini: «Siamo realisti: ci aspettiamo altri deferimenti»

Maurizio Galdi - Gasport - 15-05-2012

Abete e Petrucci uniti per il rispetto delle regole, soprattutto se si chiamano «responsabilità oggettiva». Il presidente federale parla da Coverciano dove con il c.t. Cesare Prandelli e il direttore generale Antonello Valentini, ha presentato la lista dei convocati per gli Europei. Il presidente del Coni rilancia da Rieti dove era per un convegno organizzato dall’Alma Salus.

Responsabilità oggettiva «Le regole vanno rispettate, per il futuro possono essere migliorate com’è stato fatto per i fenomeni di violenza dove le società che hanno dimostrato di essersi attivate per garantire che non accadano certi episodi, vengono sanzionate in maniera diversa o assolte del tutto — spiega Abete ai cronisti —. Per le situazioni in essere non può non valere la norma esistente, senza dimenticare che il principio della responsabilità oggettiva è un principio cardine dell’ordinamento sportivo». «Lo scandalo del calcio ha colpito e non sappiamo come finirà — ha detto Petrucci – Sono realista, mi aspetto quello che c’è scritto sui giornali. Però la mia serenità è che c’è una federazione seria alle spalle con organi giudicanti seri e con il procuratore Palazzi e i suoi collaboratori che stanno lavorando correttamente e seriamente».

Le inchieste E poco prima di recarsi a Coverciano, Abete a Radio Anch’io Lo Sport di RadioRai aveva fatto il punto sullo scandalo calcioscommesse: «Palazzi svolge il suo ruolo di pubblico ministero e di soggetto che fa indagini e poi deferisce. Successivamente vedremo le valutazioni degli organi di giustizia sportiva. Ci sono stati i deferimenti relativi alle carte di Cremona e domani o dopodomani dovrebbero arrivare i documenti di Bari. Probabilmente quando arriveranno gli atti di Laudati che riguardano il Bari dello scorso anno, che militava nel massimo campionato, l’attenzione si sposterà sul campionato di serie A». In realtà è probabile che la trasmissione della documentazione da Bari possa slittare di qualche giorno visto che la Procura sta chiudendo gli ultimi aspetti dell’inchiesta.

Pulizia «Dobbiamo trasmettere non solo una faccia pulita ma anche senso di appartenenza e voglia di fare pulizia — ha detto sul calcioscommesse il commissario tecnico Azzurro, Cesare Prandelli —. Abbiamo la necessità morale di fare pulizia». E di pulizia parla a La politica nel pallone, anche il presidente del Parma Tommaso Ghirardi: «Sono schifato, ogni 2-3 anni succede qualcosa. Speriamo che questa volta sia fatta pulizia, sia fatto ordine, che ci siano delle regole da rispettare semplici, molto pratiche e molto chiare altrimenti si continua a girarci attorno per eluderle».

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L'inchiesta di Bari

Ultrà in silenzio. Non rispondono davanti al gip

Sblendorio e Loiacono sono accusati di aver minacciato i calciatori: 2 gare nel mirino

Gasport -15-05-2012

Dalle minacce alle bocche chiuse. Questa è la scelta che ieri hanno fatto Roberto Sblendorio e Raffaele Loiacono, i due capi ultrà arrestati giovedì scorso dai carabinieri di Bari nell'ambito dell'indagine sul calcioscommesse. Davanti al gip che li ha visti in carcere per l'interrogatorio di garanzia, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Sblendorio e Loiacono sono accusati di violenza privata aggravata ai danni dei calciatori del Bari, ai queli nella passata stagione calcistica avrebbero chiesto di "perdere" (contro Cesena e Sampdoria). La stessa accusa pende su un altro capo ultrà, Alberto Savarese (attualmente ai domiciliari), che sarà interrogato dopodomani presso il tribunale di Bari.

Sviluppi - Intanto l'inchiesta prosegue e il filone relativo alla frode sportiva potrebbe essere chiuso in breve tempo, in modo da dare i documenti necessari al procuratore Palazzi. La pista più calda è sempre quella che porta ai soldi (230 mila euro) consegnati a Masiello e soci per la sconfitta nel derby con il Lecce. Per gli inquirenti il denaro passato in più tranche dall'imprenditore Quarta e dall'avvocato Starace sarebbe stato in realtà messo a disposizione da Pierandrea Semeraro, allora presidente del club giallorosso. Nei giorni scorsi sono stati effettuati alcuni controlli bancari sui costi del dirigente. Non solo, importante anche la verifica dei tabulati telefonici. Tutto il materiale dovrebbe permettere agli investigatori di ricostruire la vicenda. Sviluppi sono attesi nelle prossime settimane.

************************************

Il caso - Ieri in sede la Procura Federale

Caso Genoa-Siena: sentiti i giocatori

Filippo Grimaldi - Gasport - 15-05-2012

La Procura Federale ha avviato ieri mattina (proseguendo sino a tarda sera: possibile un prolungamento delle audizioni nella mattinata odierna) l'acquisizione delle prove testimoniali dei tesserati rossoblù presenti sul prato del Ferraris il 22 aprile scorso, quando Genoa-Siena venne sopsesa per 44 minuti in seguito a un'invasione ultrà dalla gradinata nord del settore dei distinti. Sino ad oggi sono stati comminati 110 daspo di durata fra i tre e i cinque anni ai responsabili del gravissimo episodio, 12 dei quali già indagati con varie ipotesi di reato: l'inchiesta penale prosegue e mira a individuare tutti i tifosi che hanno fatto irruzione in un altro settore, alcuni dei quali già con precedenti specifici a loro carico.

Seconda fase. La visita della Procura nella sede genoana di Villa Rostan a Pegli era stata decisa già il 24 aprile scorso, quando nell'albergo milanese sede del ritiro rossoblù prma della gara con il Milan, erano stati ascoltati quattro protagonisti di quella gara (Frey, Rossi, Sculli e Mesto), oltre all'ormai (quasi) ex diesse Capozucca. Tutti da valutare i possibili sviluppi dell'inchiesta sportiva: a caldo, giocatori e società spiegarono che l'ordine di togliersi le maglie era arrivato dalle forse dell'ordine presenti sul terreno di gioco. Una versione dei fatti, questa, poi rivista nelle ore successive, quando si fece strada l'ipotesi che la folle richiesta fosse partita dagli stessi ultrà, che il 12 gennaio avevano fatto irruzione negli spogliatoi del Pio XII, a Pegli, minacciando anche alcuni giocatori.

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«Brescia sempre danneggiato Ma presto sarò... ricchissimo»

L'INTERVENTO. Estromessi dai play-off i biancazzurri seguono l'evolversi del nuovo scandalo delle scommesse

Corioni duro: «Da Moggiopoli al calcio-scommesse, noi sempre puliti e sempre penalizzati Retrocessi dopo stagioni alterate, spero di ottenere il risarcimento milionario che attendo»

Vincenzo Corbetta - Bresciaoggi.it -13/05/2012

«Presto sarò molto ricco, così voi giornalisti la smetterete di scrivere che non ho soldi». Gino Corioni, il giorno dopo l'estromissione aritmetica del suo Brescia dai play-off, ha la battuta pronta e il realismo di chi sa che la serie A ormai è perduta: «Meglio tranquillizzare tutti: da questa nuova ondata di inchieste per le scommesse non mi aspetto niente - ribadisce il presidente del Brescia -. Piuttosto, sono più fiducioso sull'esito della causa che abbiamo intentato per Calciopoli. Mi aspetto un bel risarcimento di svariate decine di milioni di euro». A due giornate dalla fine il Brescia è fuori dai play-off. Per il campo è così, ma questo non significa fallimento: «Eravamo partiti per salvarci e ci siamo riusciti con grande anticipo, direi: questo era il nostro obiettivo di partenza», dichiara Gino Corioni.

ORA CHE la fine del campionato si avvicina, ci sono nodi che vanno sciolti: dall'allenatore al direttore sportivo; dalla squadra da rifondare alla società da rinforzare. E la questione stadio, l'attesa di risposte da parte delle istituzioni per non dover emigrare per la Coppa Italia. La sede prescelta potrebbe essere Cesena, sia per il gemellaggio tra tifoserie sia per agevolare i bresciani in vacanza sulla Riviera romagnola in agosto. Ma chissà, in agosto, in che stato sarà il calcio italiano dopo i processi, dopo i ribaltoni: «Ribaltoni? Io non mi aspetto ribaltoni, non mi aspetto niente di niente e lo dico non avendo letto nessuna carta, nessun atto. Non so assolutamente nulla, credetemi, sto solo a quello che leggo sui giornali».

E QUEL che legge sui giornali, al presidente, fa salire la rabbia: «È già accaduto nel 2005 e anche lo scorso anno: il Brescia è retrocesso al termine di campionati che non sono andati come dovevano andare. È un fatto che il Brescia non solo non è mai stato coinvolto, ma è anche parte lesa». L'unico tesserato deferito è il direttore sportivo Andrea Iaconi, tirato in ballo anche da Filippo Carobbio per una presunta combine ai tempi del Grosseto. Iaconi, che dicono moralmente provato dalla vicenda ma pronto a combattere, in 30 anni di carriera non ha mai avuto bisogno di un avvocato. E questo non cambierà l'intenzione della società di proporre a Iaconi l'allungamento del contratto, portandolo a 4 anni.

CORIONI, al di là delle rivendicazioni dell'estranietà del Brescia e dei suoi tesserati al ciclone scommesse, è scettico sulla possibilità di un Brescia ripescato: «Piuttosto mi aspetto la felice conclusione del processo per Calciopoli. E allora voi giornalisti la smetterete di dire che non ho soldi, perchè diventerò molto ricco». E allora chissà che squadrone, in attesa degli sviluppi sul nuovo scandalo delle scommesse: «Ma il presidente fa bene a essere così realista - spiega l'avvocato Bruno Ghirardi, legale di fiducia della famiglia Corioni -. Oggi come oggi pensare a vantaggi immediati per il Brescia significherebbe illudere la gente su un qualcosa che difficilmente potrebbe accadere. Più credibile che l'anno prossimo la serie B parta con una spaccatura già netta e con qualche squadra che non ci sarà più». L'hanno ribattezzata classifica siberiana, prevede il segno meno davanti ai punti in classifica, come nelle temperature invernali: «Il Brescia, come è giusto che sia, sarà vigile ma è inutile alimentare illusioni - ribadisce l'avvocato Ghirardi -. Pensare a uno stravolgimento dei verdetti del campo, almeno in serie B, non è saggio. Certo, il Brescia è parte lesa come lo è stato nel 2005». La qualificazione ai play-off, probabilmente, avrebbe dato alla società di via Bazoli qualche chance in più di essere ripescata. «Ma in Lega - perchè Bruno Ghirardi è anche legale della Lega Calcio - il Brescia è considerato un modello per il calcio italiano. Quest'anno ha centrato tre obiettivi: ha risanato il bilancio recuperando risorse, ha valorizzato giovani interessanti, ha ottenuto ottimi risultati lottando per i play-off fino quasi alla fine».

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 15-05-2012)

Mai più un caso Muntari

Italia pronta ai ...6 arbitri

Un piccolo record: per il secondo anno consecutivo il campionato di serie A si

è chiuso senza polemiche arbitrali. Merito forse di un ambiente un po' più

maturo (tranne rare eccezioni, vedi Zamparini) e del buon lavoro che ha fatto

il designatore Stefano Braschi, alla sua seconda stagione e avviato alla

terza. Venti arbitri in A sono pochi, la divisione con la B ha creato problemi

di organico: il capo degli arbitri, Marcello Nicchi, in odore di riconferma

pure lui (votazioni a fine anno), sta studiando qualcosa, un correttivo. La

soluzione sarebbe nel caso l'International Board (leggi: Blatter. . . ) il 2

luglio dovesse dare davvero il via il libera agli arbitri di area, progetto

voluto da Michel Platini, e che funziona come deterrente e non solo. Ottimo il

lavoro fatto da Pierluigi Collina, designatore europeo: ha sicuramente meno

visibilità del passato, ma Platini lo stima molto e poi i soldi che ha perso

lasciando l'Italia a sorpresa (senza mai raccontarci la verità. . . ) li ha

ampiamente recuperati in Ucraina, come capo degli arbitri (così come Rosetti a

Mosca).

L'Italia è pronta ad ospitare il progetto dei sei arbitri. Sì, sei. Che

squadrone. L'arbitro n.1, i due assistenti, il quarto uomo e, la novità

appunto, i due arbitri di area che non possono essere pensionati perché una

loro decisione (gol fantasma, rigore, espulsione, ecc. ) può essere decisiva.

L'Italia, calcisticamente parlando, è una Nazione ricca e quindi può

permettersi i sei arbitri a partita. Costano molto e ci vuole una grande

organizzazione: ma se ci fossero già stati, beh, non ci sarebbe stato il

clamoroso errore del gol-fantasma (macché fantasma...) di Muntari, che secondo

i milanisti forse avrà cambiato la sorte dello scudetto. Chissà, onestamente è

difficile da dimostrare: la Juve ha vinto più che meritatamente, lo hanno

ammesso pure i rivali. Ma la topica di Romagnoli, che pure è uno degli

assistenti più bravi, resta, ed è stata clamorosa. Ora sia Romagnoli, che dopo

quell'errore si era ripreso bene, sia Copelli (45 anni) lasciano per motivi di

età: un problema per Braschi, ma Nicchi è sempre poco favorevole alle deroghe.

E' stata una stagione dove, a sorpresa, i più grossi errori li hanno commessi

proprio i più bravi. Rizzoli, Tagliavento e Rocchi: dopo un doveroso periodo

di riposo forzato, sono stati rilanciati in pista. Braschi ha utilizzato molto

il turn over, per un lungo periodo ha anche lanciato un arbitraggio molto

europeo (salvo stringere poi le redini nei periodo più caldi) sul progetto già

avviato da Collina, è stato anche bravo e furbo nel non cascare nella trappola

delle provocazioni. La "squadra" ha tenuto, e questo è un buon segnale.

Latitano un po' i ricambi all'altezza, e questo è un brutto segnale. Qualcosa

va rivisto per il futuro. Una cosa inoltre di cui gli arbitri possono andare

fieri: nelle migliaia di pagine di intercettazioni del calcioscommesse non

compaiono mai (tranne un accenno a Bacalini, subito dismesso). "Segno che

qualcosa è cambiato: sanno che con noi è inutile provare, sanno che l'ambiente

è sanno. Possiamo davvero essere orgogliosi", dicono i dirigenti arbitrali. Sì

giravano tanti soldi ma gli arbitri sono stati arrestati solo nei Paesi

dell'Est e in Germania. In Italia sbagliano, come no, ma almeno sono puliti.

Di questi tempi non è cosa da poco.

Rai: Novantesimo e Domenica Sportiva chiudono col botto

L'annata Rai va in archivio, ora gli Europei di calcio in esclusiva e le

Olimpiadi (200 ore). Fra le novità della stagione, "5' di recupero", in onda

la domenica sera dopo il Tg1: un botta e risposta sovente interessante,

condotto da Carlo Paris. Non tutti gli ospiti sono stati all'altezza, qualcuno

ha preferito anche non comparire. Ma l'idea è più che valida. Così come quella

di un canale tematico, su Rai Sport 1: cresce piano, qualche volta supera

anche Sky Sport 24 e ha l'obiettivo di arrivare all'1% medio di ascolto,

traguardo non semplice. Così intanto domenica le principali trasmissioni Rai:

Gp di Spagna 41,36%, 7.730.000; pallavolo Italia-Germania 1%, 226. 000 (su Rai

Sport 1); Stadio Sprint 11,10 %, 1.598.000 (ospite Abete); 90 Minuto, 15, 59%,

2.357.000; Domenica Sportiva 13,72%, 1.929.000; 5' di recupero (ospite Andrea

Della Valle) 18,40%, 4.375.000.

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 15-05-2012)

Mai più un caso Muntari

Italia pronta ai ...6 arbitri

Un piccolo record: per il secondo anno consecutivo il campionato di serie A si

è chiuso senza polemiche arbitrali. Merito forse di un ambiente un po' più

maturo (tranne rare eccezioni, vedi Zamparini) e del buon lavoro che ha fatto

il designatore Stefano Braschi, alla sua seconda stagione e avviato alla

terza. ..........................................

e allegri, no?

Proprio oggi vedevo un servizio non so su quale canale dove veniva premiato.

Tra le varie doti che gli venivano riconosciute, c'era quella di essere un GRAN COMUNICATORE (sic!)

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Esposto di Moggi & C. contro chi indagò

Nell'atto depositato oggi si chiede di accertare se alcuni investigatori si siano resi responsabili di abuso d'ufficio, falso ideologico in atto pubblico e falsa testimonianza

Tuttosport.it - 15-05-2012

ROMA - Un esposto-denuncia nel quale si chiede che vengano svolti accertamenti nei confronti di chi ha investigato sulla cosiddetta Calciopoli, l’allora maggiore Auricchio, alcuni carabinieri e i pm Narducci e Beatrice, alla luce di alcune risultanze emerse nel corso del dibattimento tenutosi a Napoli, è stato presentato oggi da alcuni imputati del processo, tra i quali l'ex dg della Juventus Luciano Moggi e gli ex arbitri Pierluigi Pairetto e Massimo De Santis.

Ma anche l’ex arbitro Bertini e l’assolto assistente romano Enrico Ceniccola. Nell'atto depositato oggi da Moggi, De Santis, Ceniccola e Bertini in persona a piazzale Clodio si chiede di accertare se alcuni investigatori si siano resi responsabili di abuso d'ufficio, falso ideologico in atto pubblico e falsa testimonianza. Allegate all'esposto alcune dichiarazioni fatte durante il processo svoltosi a Napoli ed informative di polizia giudiziaria. Il focus dell’esposto il giallo del video scomparso del sorteggio di Coverciano del 13 maggio 2005 presuntamente taroccato e la controversa testimonianza di Auricchio a Napoli.

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Danno a immagine Figc

chiesto un risarcimento

per Calciopoli: 120 milioni

Nel mirino da Pairetto a Mazzini

quotidiano.net - 15-05-2012

La Procura regionale della Corte dei Conti rispetto al danno arrecato alla Figc ha chiesto risarcimento da 120 milioni di euro per “danno di immagine” ai ex tesserati Figc coinvolti. Tra questi Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo l’ex vicepresidente Figc Innocenzo Mazzini, la segretaria Maria Grazia Fazi e alcuni ex arbitri, tra cui Massimo De Santis

Roma, 15 maggio 2012 - Un risarcimento da 120 milioni di euro per “danno di immagine” è stato chiesto dalla Procura regionale della Corte dei Conti rispetto al danno arrecato alla Figc per la vicenda Calciopoli.

La richiesta è stata formalizzata nel corso dell’udienza davanti alla sezione giurusdizionale dei giudici contabili del Lazio nel procedimento che chiama in causa gli ex designatori degli arbitri Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo e un’altra decina di ex tesserati Figc.

Tra loro anche l’ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini, la segretaria Maria Grazia Fazi e alcuni ex arbitri, tra cui Massimo De Santis.

Al termine dell’udienza il collegio, presieduto dal giudice Ivan De Musso, si è riservato di decidere. La sentenza è attesa entro l’estate.

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Inviato (modificato)

Combine in diretta

Così si retrocede in Spagna

Labiale svela l’intesa Rayo-Granada

A farne le spese il Villarreal di Rossi

di GIULIA ZONCA (LA STAMPA 16-05-2012)

L’ imbarazzo di questi giorni rende tutto ancora più surreale. Il campionato

spagnolo finisce con un papocchio, due squadre che bisbigliano e si accordano

per uno strano gol che le salva entrambe e manda in seconda divisione una

terza. Dirigenti che negano, giocatori che confessano e ritrattano e bambinate

varie a cui nessuno bada. Se non altro dalle nostre parti fingiamo ancora di

scandalizzarci, lì scannerizzano i gol di Messi e Ronaldo, ma sulle combine

tirano dritto.

Domenica il Rayo Vallecano e Granada, entrambe in lotta per non retrocedere,

stavano sul pari. Nei minuti di recupero Michu, centrocampista del Rayo, si

piazza in mezzo a quattro avversari e avverte che sull’altro campo interessato

alla sopravvivenza il Villarreal sta perdendo quindi il Granada è

matematicamente salvo e non ha più bisogno di un punto. Nel gruppetto c’è

Tamudo che, guarda il caso, segna un bizzarro gol (pure in fuorigioco) qualche

secondo dopo. Per trascrivere il discorso di Michu non serve l’alta

tecnologia: lui scandisce, gesticola, preso dalla fretta di aggiustare il

risultato neppure pensa alle conseguenze tanto che intervistato da Radio Cope,

dieci minuti dopo la gara, confessa candido: «Ho detto a quelli di Granada che

il Villarreal stava perdendo, loro mi hanno risposto: giuralo e io ho ripetuto

il risultato». Bene, interrogato il giorno successivo Michu tenta il dribbling

impossibile: «Sì è vero, li ho avvisati del risultato, ma non ho detto che

dovevano lasciarci segnare». Certo, voleva solo comunicare in tempo reale gli

altri finali, non si sa per quale motivo. La sceneggiata da sola è già oltre

la decenza perché il conciliabolo dura parecchio, i giocatori del Granada

chiedono conferma poi parlottano tra loro, si guardano intorno alla ricerca di

altri accenni. Come se non bastasse, dopo la rete, Granada che in quel momento

sta perdendo e anche se si tratta di secondi rischia persino di finire in

Segunda Division, visto che il Villarreal è sempre in campo, non si scompone

affatto per la sconfitta. Chiedono solo: «Quanto manca?» ed è difficile che si

riferiscano alla partita che stanno giocando. Il fischio finale libera tutti e

il Villarreal resta fregato.

Al momento non c’è nessuna inchiesta, il Villarreal ha messo su una mesta

conferenza stampa per prendersi le colpe di una stagione disastrosa e

accennare un vago disagio per l’andazzo generale della Liga: «Sono già tre o

quattro anni che qualcosa gira male, non sappiamo se c’è dolo ma certo abbiamo

visto cose strane e il gol del Rayo... una combinazione molto rara». Fine. I

grandi giornali, la tv e i dieci siti sportivi, che aggiornano minuto per

minuto persino sulle cene di Busquets con la fidanzata Shakira, hanno speso

poche laconiche parole per raccontare l’epilogo del campionato come fosse uno

scherzo. Una stranezza che in realtà non cambia le cose. È vero che il

Villarreal sarebbe probabilmente andato giù in ogni caso (magari accompagnato

dal Rayo però), è vero che una squadra che passa dal 4° posto con

qualificazione in Champions al fondo classifica ha poco da recriminare, ma

esisterebbero delle regole, solo che in Spagna non sembrano avere grande peso.

___

Gli investitori arabi hanno sfondato un muro conquistando la Premier

E ora possono cambiare il panorama e gli equilibri più dei russi

L´Italia li aspetta

I nuovi

padroni

Comandano i petrogol degli sceicchi

Mancini: "Per vincere la Champions spenderemo come Real e Barcellona"

di ENRICO FRANCESCHINI (la Repubblica 16-05-2012)

Il mondo è degli sceicchi. Lo si diceva un tempo, alludendo al petrolio. Lo si

ripete ora, a proposito del calcio. Sotto, c´è sempre l´oro nero. Ma in

superficie adesso c´è il pallone, di cui gli Emirati Arabi, il Qatar e magari

un giorno o l´altro qualche altra potenza energetica del Medio Oriente

vogliono diventare i padroni. Non c´è dubbio che ci stanno riuscendo, dopo che

il Manchester City si è aggiudicato la Premier League. Il muro è stato

abbattuto. Ed è solo l´inizio. «Ogni estate Real Madrid e Barcellona spendono

un sacco di soldi per comprare due o tre giocatori», ha detto ieri Roberto

Mancini alla Bbc. «Penso che dobbiamo fare altrettanto, per migliorare ancora

e avere la forza di competere contemporaneamente per la Premier e per la

Champions». E se si guarda alle ultime campagne del Real da 200 milioni si può

avere un´idea di quanto potrebbe scucire ora il City, o meglio lo sceicco

Mansur, un giovanotto con l´aria dello studente che è stato solo una volta

allo stadio Etihad di Manchester, 4 anni fa, e ha preferito restare lontano

dai riflettori anche domenica, ma che è imparentato con l´emiro di Abu Dhabi e

guida il fondo di investimenti più ricco del pianeta.

L´emiro del Qatar ha comprato il Paris Saint Germain, un altro sceicco,

sempre del Qatar, nel 2010 ha acquistato il Malaga e quest´anno col 4° posto

nella Liga è arrivato in Champions. E lo shopping continuerà. Gli sceicchi

cercano la squadra giusta, nel paese giusto: si dice che abbiano puntato gli

occhi anche sull´Italia, o forse è un calcio italiano disperatamente a caccia

di capitali che ha puntato gli occhi sugli arabi, per non retrocedere

ulteriormente al rango di ex-potenza europea. Il Milan è in trattativa per la

cessione di una quota, e altrettanto Zamparini per il Palermo.

Nemmeno gli oligarchi russi hanno così tanti soldi da spendere. E soprattutto

è diversa la motivazione. Abramovich lo fa per fare pubblicità a sé e ai suoi

affari, per capriccio, perché tutti, anche i miliardari, hanno bisogno di un

giocattolo. Ma proprio per questo, così com´è venuto, potrebbe andarsene, o

decidere di spendere meno, se non altro per non irritare il suo vero padrone,

lo zar Putin, che tutto vede da Mosca e potrebbe sempre mettergli l´ex-Kgb

alle calcagna. Gli sceicchi invece hanno uno scopo geopolitico. Per fare

ottenere rispetto e influenza al loro paese. Per suscitare simpatie in

Occidente. Per avere alleati economici e protezioni militari. È una strategia

a lungo termine. Perciò non smetteranno di spendere tanto presto.

___

MARADONA E IL BELPAESE Ora fa l’eroe antitasse

La «mano de Dios»

ora gioca in porta

Contro i gol del fisco

Fallito il tentativo di mediazione per sanare i suoi debiti

E gli avvocati fondano un movimento contro Equitalia

di NINO MATERI (il Giornale 16-05-2012)

Vabbè che adesso è di moda il campione con la lacrimuccia incorporata, ma

Maradona che si commuove per i suicidi «provocati» dai gabellieri di Equitalia

è credibile quanto un monastero di clausura intitolato a Rocco Siffredi.

Eppure gli avvocati di Diego ce l’hanno messa tutta per sanare il contenzioso

fiscale che da anni oppone la mano de Dios del mitico goleador alla mano

lestas dell’erario italiano.

Il tentativo di mediazione è però finito con un nulla di fatto (uno squallido

zero a zero, calcisticamente parlando). Ieri era infatti in programma

l’udienza extragiudiziale per il «patteggiamento» proposto dal pibe de oro a

Equitalia e all’Agenzia delle Entrate sulla vertenza che- ormai da 25 anni -

lo vede «debitore» nei confronti delle nostre casse statali di circa 40

milioni di euro.

Ma passiamo alla cronaca delle fasi salienti dell’incontro. Di buon mattino,

sul rettangolo di gioco della Stazione Marittima di Napoli(dove ha sede

l’organismo di mediazione), si sono presentati due arcigni difensori:

gliavvocati Angelo Pisani e Angelo Scala. Al momento dello scambio dei

gagliardetti, però, Pisani e Scala si sono accorti che, a centrocampo, gli

avversari non c’erano: Equitalia e Agenzia delle Entrate erano,

inspiegabilmente, rimasti negli spogliatoi. Pisani e Scala, per chiudere la

partita, hanno cercato di fare un po’ di melina offrendo 3, 5 milioni di euro

che sarebbero stati pagati dagli sponsor di Maradona. Obiettivo: mettere fine

alla querelle finanziaria. Ma, al termine del derby, l’«arbitro» non ha potuto

fare a meno di stilare il seguente verbale: «Vista l’assenza dei

rappresentanti di Equitalia e dell’Agenzia delle Entrate, si dichiara estinto

il tentativo di mediazione». Tradotto: la sfida continua e chissà - se, come e

quando - si concluderà mai.

«Chi è assente ha sempre torto - ha detto Pisani al momento del triplice fisco,

pardon fischio -. Lo Stato italiano aveva il dovere di intervenire. Se in

possesso di prove certe sul credito legittimo, liquido ed esigibile nei

confronti di Maradona, avrebbero dovuto mostrarle al mediatore. Evidentemente

queste prove non ci sono».

Clamoroso al Cibali! «Maradona non ha nessun debito così come stabilito dai

giudici tributari e penali fino dal 1994».

Ma la cosa non finisce qui. Maradona si candida infatti a diventare una specie

di San Gennaro, patrono dei tartassati dal governo Monti. «Chiedono una

revisione del Dpr del 1973 in una direzione che garantisca la tutela del

contribuente e il pagamento trasparente delle tasse - marcano stretto i

difensori Pisani e Scala, manco fossero la reincarnazione di Bruscolotti e

Pogliana -. Stiamo organizzando un movimento anti-Equitalia per supportare chi

è vittima delle assurdità del sistema di riscossione nel Paese ». Testimonial

d’eccezione: Diego Armando Maradona, appunto.

«Nel suo caso - spiega la coppia di «terzini», Scala&Pisani -, si intrecciano

tre grandi barbarie di questo sistema:

1) la notifica, atto mai avuto dal campione ma considerato consegnato da

Equitalia che lo diede al custode del centro Paradiso, dove si allenava il

Napoli;

2) l’ostinazione formidabile dell’agente riscossore, nonostante il titolo sia

già stato annullato dalla Commissione tributaria per il Calcio Napoli, per

altri due calciatori del Napoli: Careca e Alemao;

3) l’errata convinzione che - da parte nostra - si chiedano sconti, mentre

probabilmente alla fine sarà lo Stato a dover risarcire Maradona».

Sarà un gol o un autogol? Lo stadio è gremito in ogni ordine diposto. Ma si

segnala la presenza di molti portoghesi.

Modificato da Ghost Dog

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Per il processo c’è il balletto delle date

A distanza di una settimana dai deferimenti ancora non si sa quando cominceranno

le udienze per la sentenza di primo grado. Si annuncia la battaglia delle eccezioni

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 16-05-2012)

ROMA. Incartati. Si attendono le date per il prossimo processo sportivo

Scommessopoli, anche se la cosa inizia ad assumere contorni kafkiani.

Soprattutto se si tiene a mente la tanto decantata «celerità» del presidente

della Figc, Giancarlo Abete . La domanda è lecita: perché tanta fretta se poi

a distanza di una settimana dall’uscita dei deferimenti, la Disciplinare

ancora non ha comunicato il giorno d’inizio del processo? Da oggi a venerdì

ogni giorno è buono, a quanto risulta i federali stanno studiando la causa col

regolo e tuttavia siamo già oltre le più tardive previsioni. Cominciare il

primo grado prima del 28 maggio comporta l’accavallarsi con la stagione

regolare di serie B, andare oltre i playoff (quindi dall’11 giugno in poi)

sembra la scelta più coerente ma finire oltre potrebbe risultare fatale per i

tempi della seconda tranche di deferimenti che seguirà questa prima ondata.

Anche perché il 2 agosto comincia l’Europa League e occorrerà presentare in

tempo le liste Uefa. Qualora dai successivi deferimenti venissero coinvolte in

alto squadre come Udinese, Lazio e Napoli, sarebbe difficile divagarsi ad

agosto (infatti a quelle latitudini potrebbe finirci la “coda” della serie B).

Dunque il secondo processo (strano mix tra procure di Cremona, Bari e Napoli)

non potrà vedere l’inizio delle nuove audizioni oltre i primi di luglio. Resta

un’ipotesi da non escludere: primo processo ai primi di giugno, in

contemporanea ai playoff: Abodi non si metterebbe di traverso.

ECCEZIONI E sarebbe una settimana guadagnata. Non per gli avvocati delle

parti (ben 83 deferimenti) molti dei quali sono già sul piede di guerra e

promettono battaglia a suon di eccezioni. La più pericolosa riguarda la solita

velocità, che rischia di abbattersi sulla Figc come un boomerang. Da

Calciopoli in poi, l’esigenza di fare in fretta sembra esser diventata la

consuetudine, peccato che a regolare i tempi ci sia ancora una norma

«assurda»: l’accesso ai documenti alle difese è consentito solo a udienza

fissata, con la routine per il rito abbreviato che prevede 5 giorni più 3

dall’inizio del processo. Paradosso: più la Disciplinare ritarda, più passa il

tempo per cui sia i giudici che la stessa procura possono studiare le carte,

mentre per le difese resterà una manciata di ore per studiarsi 200mila pagine

di deferimento. Un danno a tutti, qualcuno paventa l’ipotesi di rivolgersi

alla Corte Europa per i diritti dell’uomo. Nel frattempo, finito il tour di

procure della settimana scorsa, il pm federale, Stefano Palazzi , in questi

giorni dovrebbe completare la collezione di atti delle procure di Napoli e

Bari (domani verrà ascoltato il terzo ultrà arrestato, Alberto Savarese ). Da

Cremona si attendono invece importantissime novità. La prima sarebbe la

desecretazione del verbale dell’ultimo interrogatorio di Filippo Carobbio ,

che avrebbe parlato anche del presunto coinvolgimento nelle combine dei

toscani dell’attuale tecnico della Juventus, Antonio Conte . Nel frattempo il

Gip di Cremona, Guido Salvini , è alle prese con la scrittura dell’inchiesta

“Last Bet”, per questo tornerà in procura solo domani. I prossimi arresti

previsti dovrebbero essere anche gli ultimi, che dovrebbero mettere la parola

fine all’inchiesta penale che il pm Di Martino conta di portare a processo non

oltre la fine del 2012.

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Joined: 14-Jun-2008
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CALCIOPOLI

Corte Conti

è battaglia tra procura e avvocati

E Moggi presenta un esposto contro le indagini

di MAURIZIO GALDI (GaSport 16-05-2012)

È durata cinque ore l'udienza di Calciopoli davanti alla Corte dei Conti

(presidente e relatore Ivan De Musso, a latere Maria Teresa Docimo e Marco

Valerio Pozzato) e ci vorranno almeno 30 giorni per avere la decisione. La

battaglia tra il viceprocuratore regionale Ugo Montella e i legali dei 16

«convenuti» (così vengono chiamati gli imputati davanti alla Corte dei Conti):

Mazzini, Bergamo, Pairetto, Lanese, Mazzei, Fazi, De Santis, Babini, Puglisi,

Ambrosino, Bertini, Dattilo, Gabriele, Pieri, Racalbuto, Titomanlio.

Lo scontro Poteva il Procuratore Montella far riaprire il giudizio per il

«danno d'immagine» quantificato in 100 milioni per le vicende di calciopoli

dopo la sola sentenza di primo grado? È questa la principale questione che

aleggia in aula. La Corte dovrà decidere se applicare una legge del 2009

confermata dalla Cassazione che impone il giudizio «definitivo», cioè la

sentenza di terzo grado, per rivendicare il danno d'immagine. La risposta di

Montella? «Aver sollevato l'eccezione oggi è tardivo, andava fatta con le

memorie». Procedura e tempistica rispettate solo dall'avvocato Silvia

Morescanti che difende l'ex designatore Paolo Bergamo. Il Procuratore nella

sua requisitoria ha sottolineato come «le vicende di calcioscommesse di questi

giorni, penso abbiano come genesi proprio quanto avvenuto con calciopoli».

Luciano Moggi Il legale di Moggi, Maurilio Prioreschi ha presentato a nome

del suo assistito e di De Santis, Bertini, Ceniccola e Pairetto, un esposto

alla Procura di Roma contro le indagini che hanno portato al processo di

Napoli «per verificare se ci furono abusi d'ufficio o falsi ideologici».

___

CALCIOPOLI

Falso ideologico e abuso

Denunciato Auricchio

di ALVARO MORETTI & SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 16-05-2012)

ROMA. Luciano Moggi, Massimo De Santis, Enrico Ceniccola (unico assolto a

Napoli), Paolo Bertini in persona, Pier Luigi Pairetto in delega, hanno

firmato ieri e presentato, accompagnati dai loro legali, un esposto-denuncia

alla Procura della Repubblica di Roma, a piazzale Clodio contro l’allora

maggiore dei carabinieri Auricchio e del maresciallo Ziino che fece foto e

filmato del sorteggio presuntamente taroccato del 13 maggio 2005, con il

giallo delle foto non nell’ordine giusto svelato da Tuttosport; denunciano

anche la sottrazione da parte della Procura del video di quel sorteggio,

asportato dal fascicolo processuale il 29 luglio 2009 e non presente al

momento delle sentenze dell’abbreviato (Giraudo) e del rito ordinario, per

questo Moggi e gli altri puntano il dito sugli ex pm di Napoli, Beatrice e

Narducci, coordinatori dell’indagine. Chiedono che i giudici di Roma,

competenti sui colleghi di Napoli e sui carabinieri di via in Selci, indaghino

e ascoltino con le garanzie di legge chi - a loro avviso - ha indagato su

Calciopoli. Le ipotesi di reato segnalate al Procuratore di Roma, Giuseppe

Pignatone, sono quelle di falso ideologico, abuso in atti d’ufficio e falsa

testimonianza (le parole di Auricchio su Manfredi Martino a Napoli).

INTANTO IL DONDA Il procuratore di Roma sa che l’iniziativa sulle indagini di

Calciopoli non è isolata. I pm di Roma hanno infatti cominciato a indagare

sull’esposto presentato da Paolo Dondarini, l’ex arbitro che col suo legale,

Paolo Bordoni, ha “scoperto” la sottrazione del video poi ricomparso -

clamorosamente - sul sito del Corriere della sera e non ancora negli atti

processuali. I pm romani hanno cominciato ad ascoltare i protagonisti

dell’indagine Off Side perché non erano state brogliacciate le telefonate a

discarico degli indagati? Perché è scomparso il video chiave del sorteggio? I

pm romani lo stanno domandando ai protagonisti. E le domande diventano più

precise, con l’esposto di Moggi, De Santis, Pairetto, Bertini e dell’assolto

Ceniccola (per certi aspetti, il firmatario più significativo: vuole la verità

sui suoi cinque anni sulla graticola, nonostante sia fuori dai giochi

giudiziari). Se la Procura romana aprirà il fascicolo potrebbe sentire

Auricchio e i pm coi legali.

I CONTI Ieri, intanto, presso la Corte dei Conti (presidente De Musso,

componenti Docimo e Pozzato), il dibattimento relativo alla causa di

risarcimento danni di immagine rilevati, ma non quantificati ieri dal

procuratore Ugo Montella, (ma si tratta di 120 milioni) per la vicenda

Calciopoli. A difendersi - tra assolti e condannati a Napoli - Babini, Bergamo,

De Santis, l’impiegata Figc Fazi, Lanese, Mazzei, Mazzini, Pairetto, Puglisi,

Ambrosino, Bertini, Dattilo, Gabriele, Pieri, Racalbuto, Titomanlio. Proprio

la Figc, la danneggiata, fa presente col suo legale Medugno che - in base ad

una sentenza del 2009 - perseguire il danno d’immagine in casi del genere non

competerebbe alla Corte dei Conti secondo la Cassazione. E su questo si

giocherà la sentenza che arriverà nelle prossime settimane. «Una vicenda

strana - dice Montella riferendosi a Calciopoli - perché il piatto dei danni

all’immagine è ormai in decomposizione. Ma deve pagare chi tenta di alterare

il risultato». E proprio sull’alterazione si gioca un’altra parte del

procedimento: a Napoli hanno stabilito che il campionato 2004-2005 alterato

non fu.

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Masiello chiede di patteggiare

Ventidue mesi per le combine

La pena sarebbe sospesa con la condizionale, poi stesso percorso con Palazzi

Francesco Ceniti - Gasport -16-05-2012

Un anno e 10 mesi di reclusione. E’ la richiesta di patteggiamento che Andrea Masiello ha presentato tramite l’avvocato Salvatore Pino. Toccherà al procuratore Laudati e al sostituto Angelillis dare una risposta. In caso di parere positivo, l’ultima parola sarà del gip Abbattista che valuterà l’equità della pena. Nell’attesa l’ex capitano del Bari, arrestato il 2 aprile con Giovanni Carella (anche quest’ultimo ha chiesto alla Procura di Bari di patteggiare la pena, a un anno e cinque mesi) e Fabio Giacobbe nell’inchiesta sul calcioscommesse, ha avanzato un’altra istanza: la revoca dei domiciliari.

Collaborazione Il giocatore è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. In pratica aver alterato (o tentato) diverse gare dei biancorossi. L’emblema della combine è il derby perso 2-0 contro il Lecce: Masiello ha ammesso di aver preso parte dei 230 mila euro offerti da alcuni emissari (per l’accusa mandati dal club giallorosso) e di aver volontariamente causato l’autogol utile «a cristallizzare il risultato». Proprio l’atteggiamento collaborativo potrebbe portare la Procura ad accettare il patteggiamento: la sentenza sarebbe sospesa con la condizionale. Il difensore ora potrebbe tentare di chiudere in tempi brevi i conti con la giustizia sportiva. Anche qui l’avvocato spera di concordare la squalifica, facendo leva sullo status di «pentito»: le tante rivelazioni di Masiello saranno utilizzate da Palazzi che le contesterà a molti tesserati (anche nel giro della Nazionale). Nelle scorse settimane lo stesso procuratore Figc aveva ricordato come siano previsti «sconti» per chi non si trincerà dietro il muro di omertà. Un muro che ultimamente si sta sgretolando. Intanto, si svolgerà l’11 giugno l’udienza di arbitrato al Tnas di Cristiano Doni (squalificato 3 anni e mezzo).

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Joined: 31-Jul-2007
1401 messaggi

Masiello chiede di patteggiare

Ventidue mesi per le combine

La pena sarebbe sospesa con la condizionale, poi stesso percorso con Palazzi

Francesco Ceniti - Gasport -16-05-2012

Un anno e 10 mesi di reclusione. E’ la richiesta di patteggiamento che Andrea Masiello ha presentato tramite l’avvocato Salvatore Pino. Toccherà al procuratore Laudati e al sostituto Angelillis dare una risposta. In caso di parere positivo, l’ultima parola sarà del gip Abbattista che valuterà l’equità della pena. Nell’attesa l’ex capitano del Bari, arrestato il 2 aprile con Giovanni Carella (anche quest’ultimo ha chiesto alla Procura di Bari di patteggiare la pena, a un anno e cinque mesi) e Fabio Giacobbe nell’inchiesta sul calcioscommesse, ha avanzato un’altra istanza: la revoca dei domiciliari.

Collaborazione Il giocatore è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. In pratica aver alterato (o tentato) diverse gare dei biancorossi. L’emblema della combine è il derby perso 2-0 contro il Lecce: Masiello ha ammesso di aver preso parte dei 230 mila euro offerti da alcuni emissari (per l’accusa mandati dal club giallorosso) e di aver volontariamente causato l’autogol utile «a cristallizzare il risultato». Proprio l’atteggiamento collaborativo potrebbe portare la Procura ad accettare il patteggiamento: la sentenza sarebbe sospesa con la condizionale. Il difensore ora potrebbe tentare di chiudere in tempi brevi i conti con la giustizia sportiva. Anche qui l’avvocato spera di concordare la squalifica, facendo leva sullo status di «pentito»: le tante rivelazioni di Masiello saranno utilizzate da Palazzi che le contesterà a molti tesserati (anche nel giro della Nazionale). Nelle scorse settimane lo stesso procuratore Figc aveva ricordato come siano previsti «sconti» per chi non si trincerà dietro il muro di omertà. Un muro che ultimamente si sta sgretolando. Intanto, si svolgerà l’11 giugno l’udienza di arbitrato al Tnas di Cristiano Doni (squalificato 3 anni e mezzo).

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Portieri: Buffon (Juventus), De Sanctis (Napoli), Sirigu (Paris St. Germain), Viviano (Palermo);

Difensori: Abate (Milan), Astori (Cagliari), Balzaretti (Palermo), Barzagli (Juventus), Bocchetti (Rubin Kazan), Bonucci (Juventus), Chiellini (Juventus), Criscito (Zenit San Pietroburgo), Maggio (Napoli), Ogbonna (Torino), Ranocchia (Inter);

Centrocampisti: Cigarini (Atalanta), De Rossi (Roma), Diamanti (Bologna), Giaccherini (Juventus), Marchisio (Juventus), Montolivo (Fiorentina), Thiago Motta (Paris St. Germain), Nocerino (Milan), Pirlo (Juventus),Schelotto (Atalanta), Verratti (Pescara);

Attaccanti: Balotelli (Manchester City), Borini (Roma), Cassano (Milan), Destro (Siena), Di Natale (Udinese), Giovinco (Parma).

chissà chi saranno quelli nel giro della nazionale .penso

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5138 messaggi
Inviato (modificato)

........................................

chissà chi saranno quelli nel giro della nazionale .penso

un portiere, tre difensori e tre centrocampisti.

non mi pare che possano incolpare attaccanti!

Modificato da totojuve

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Joined: 08-Jul-2006
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un portiere, tre difensori e tre centrocampisti.

non mi pare che possano incolpare attaccanti!

drogati ladri e .............combinatori

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Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

“Star Wars” tra Juventus e Federazione

per l’apposizione della terza stella

di EDOARDO REVELLO dal blog SPORT & LEGGE (Ġazzetta.it 16-05-2012)

Cerchiamo oggi di ripercorrere e chiarire l’ormai nota querelle in merito alla

possibile apposizione della terza stella sulla maglia da gioco della Juventus

per la prossima stagione.

Abbiamo tutti ammirato sul campo le gesta sportive degli uomini di Conte

che hanno portato alla conquista del titolo di Campioni di Italia. Grandi feste

e grandi celebrazioni per il ritorno al successo della Vecchia Signoria dopo

le nefaste vicende di Calciopoli. Destino vuole che, senza l’intervento della

giustizia sportiva del 2006, il club di Torino avrebbe conquistato proprio il

30esimo scudetto potendosi, dunque, fregiare della famigerata terza stella

a partire dal prossimo campionato.

Nel nuovo stadio, sorto sulle ceneri delle Delle Alpi, erano numerosi e

plateali i riferimenti al numero 30 così come quelli apparsi tanto nella sede

quanto anche sul pullman scoperto usato per i festeggiamenti. Tifoseria e

società, uniti nell’orgoglio ritrovato, hanno da sempre considerato come

propri i due scudetti vinti sul campo e poi “scippati” – a loro dire – nella

rovente estate 2006.

E da qui il casus belli: perché a livello ufficiale, gli scudetti conquistati

dalla Juventus sono soltanto 28. Scorrendo, infatti, l’albo d’oro della Lega

di Serie A – che organizza il campionato su delega Figc – il titolo 2005 non

è stato assegnato, mentre quello 2006 è stato attribuito a tavolino all’Inter

(senza addentrarci qui nell’altrettanto spinosa questione relativa alla

mancata esistenza di un vero e proprio provvedimento di assegnazione ad

opera dell’allora Commissario straordinario Guido Rossi).

Alla luce dell’intervento degli organi di giustizia sportiva, il club

bianconero non potrebbe, quindi, avvalersi della terza stella. Come sempre

succede, si è andati alla ricerca di alcuni riferimenti normativi per cercare

di inquadrare la fattispecie e dipanare così la matassa. Una simile vicenda

non può essere, infatti, risolta aprioristicamente indossando o meno i panni

del tifoso.

Non è in ballo soltanto una questione stilistica o di marketing policy:

apponendo la terza stella il club si porrebbe, infatti, in aperto contrasto

con il giudicato sportivo del 2006 e, quindi, contro l’ordinamento sportivo in

generale. Cosa non da poco se si tiene conto delle controversie tutt’ora

pendenti su più fronti tra Juventus e Figc (dalla Corte dei Conti, all’appello

proposto contro la decisione del TNAS del Coni in merito proprio alla revoca

dello scudetto 2006, fino alla richiesta di un maxi risarcimento di oltre 440

milioni di Euro depositato presso il Tar Lazio sempre nei confronti della

Figc).

Destino vuole nuovamente che a proporre l’idea della stella sia stato proprio

un Agnelli, Umberto, quando nel 1958 ebbe la brillante intuizione, in veste di

presidente, di celebrare la vittoria del decimo scudetto apponendo la prima

stella dorata.

Scorrendo le carte federali non esiste una prescrizione specifica in merito.

Persino il “Regolamento delle divise da gioco” adottato dalla Lega Serie

A, pur disciplinando nel dettaglio la materia, non offre alcun appiglio

normativo. L’articolo 10 prevede soltanto che le maglie debbano ricevere

una preventiva approvazione da parte della Lega, la quale ha la facoltà

di segnalare eventuali violazioni di regolamenti o disposizioni federali ai

competenti organi di giustizia. In generale c’è chi ha cercato, poi, un

riferimento nell’articolo 1, il quale sancisce che tutto ciò che non sia

previsto espressamente nel Regolamento debba considerarsi vietato. Aldilà

di questi tentativi, è legittimo ritenere allora che si sia creata una vera e

propria consuetudine a riguardo.

Ma quale è stato l’iter seguito nel lontano ’58? Spulciando tra gli archivi

federali, risulta in realtà che tanto la Lega quanto la Federazione si siano

espressi a riguardo con atti ufficiali. In data 3 maggio, la Figc ha

deliberato infatti “l’istituzione di un particolare distintivo” per celebrare

la vittoria di 10 campionati, mentre, nel luglio successivo, la Lega parla

espressamente dell’adozione “di una stella d’oro a cinque punte”.

Tenuto conto di ciò, risulterebbe esservi stato un certo procedimento

formalizzato, mai però recepito dalla normativa sportiva successiva.

In questa situazione di apparente stallo, si sono già espressi alcuni organi

di vertice dello sport nazionale e non solo: il Presidente federale ha parlato

espressamente di 28 titoli, facendogli poi eco persino il Presidente della

Fifa Blatter attraverso una lettera ufficiale di congratulazioni al club.

Aldilà della liceità o meno della pretesa, è auspicabile che la Juventus e

gli organi di governo del nostro calcio non giungano ad un aperto scontro

frontale, tenuto già conto della delicatezza della situazione attuale.

A riguardo, pare allora che la società bianconera stia studiando un

escamotage (per fare una lieta “sorpresa” al popolo bianconero, per citare

le parole usate da Andrea Agnelli), ovvero l’inserimento delle 3 stelle

direttamente nello stemma (soluzione già adottata, ad esempio, dal Manchester

City di Mancini). A quel punto, nulla potrebbe esserle obiettato in quanto

tutto ciò che viene rappresentato all’interno del marchio registrato di una

società viene considerato insindacabile da un punto di vista giuridico

sportivo.

Confidando in una soluzione pacifica della questione, possiamo fin d’ora

affermare senza tema di smentita come il vero vincitore di tutta la querelle

sarà la Nike, in qualità di sponsor tecnico del club anche per la prossima

stagione: un affare di marketing davvero stellare!!

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5138 messaggi

Quelli del giornalaccio rosa sono sempre per le soluzioni pacifiche

ma quelle che vanno in c. alla Juve

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IL MATTINO 17-05-2012

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