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andrea

Liam Brady

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Di G.B. Olivero · 24 mag 2025

 

 

Si finisce sempre lì, su quel dischetto. Dici Liam Brady e pensi al rigore di Catanzaro, la seconda stella della Juve libera di brillare grazie al tiro glaciale di un campione consapevole di dover lasciare posto e maglia a un fuoriclasse, Michel Platini. Si finisce sempre lì e non è giusto, perché Brady è stato molto altro: regista raffinato dal sinistro morbido e affilato, uomo-squadra, autore della rete decisiva per l’unica vittoria dell’Irlanda contro il Brasile. Ma lui stesso, sorridente e gentile, sa che quel dischetto è il pianeta attorno al quale è girata la sua carriera: «Certo, se ne parla ancora adesso. Ma mi lasci dire una cosa: non sono contento di essere ricordato soprattutto per quel rigore. Nella Juve ho fatto tante belle cose, conquistammo due scudetti, segnai in due derby vinti, il secondo dei quali in rimonta da 0-2 a 4-2 con una doppietta di Scirea: Gaetano, persona stupenda e giocatore immenso. Mi viene in mente una partita fantastica contro l’Inter campione d’Italia: 2-1, segnai e poi feci l’assist a Gaetano. Ricordi meravigliosi. E poi... io quel rigore di Catanzaro nemmeno dovevo tirarlo».
▶Scusi?
«Le racconto tutto. Ci giochiamo il campionato punto a punto con la Fiorentina. A quattro giornate dalla fine battiamo l’Inter grazie a un mio rigore. Il mercoledì seguente mi telefona un agente inglese e mi avvisa che la Juve ha già preso Platini. Dopo l’allenamento parlo con Trapattoni che mi assicura di non sapere nulla, ma capisco che non mi ha detto la verità perché è in difficoltà. Un’ora e mezza dopo, ricevo una telefonata dalla sede dove vengo convocato da Boniperti che mi spiega cosa sta succedendo. Penso che la società avrebbe voluto tenere tutto segreto fino a fine stagione, ma le voci girano sempre».
▶Quale fu la sua reazione?
«Dico al presidente che non avrei più giocato: eravamo campioni in carica e in corsa per il bis, pensavo di meritare la conferma. Torno a casa e racconto tutto a mia moglie, compresa la decisione di non disputare gli ultimi tre incontri. Sono lei e Boniperti a farmi ragionare, a convincermi. Mi fanno capire che l’uomo è più importante del calciatore, che chiudere con un altro scudetto mi avrebbe regalato una gioia immensa: una soddisfazione così forte che mi sarebbe rimasta dentro per tutta la vita. Avevano ragione. Il giorno dopo comunico a Trapattoni la mia disponibilità e lui risponde che mi farà giocare ma preferisce che io non tiri eventuali rigori. A me va bene, anche perché la responsabilità sarebbe grande. Nella partita seguente ci sarebbe stato il rientro di Paolo Rossi dopo la lunga squalifica e anche altri compagni avrebbero potuto

cal­ciare dal dischetto».
▶Poi,
però, a Catan­zaro...
«Tutto molto natu­rale. Maroc­chino crossa, Rossi prende il palo di testa, Fanna tira, un difen­sore (Cele­stini, ndr) salva sulla linea con la mano e la palla, men­tre l’arbi­tro fischia il rigore, rim­bal­zando arriva diret­ta­mente nelle mie mani. L’assist del destino. Fanna esulta, Tar­delli e Sci­rea lo abbrac­ciano, Rossi viene verso di me e mi fa l’occhio­lino. Io devo solo bat­tere. Un avver­sa­rio (Bra­glia, ndr )fa un paio di buche nel ter­reno attorno al dischetto, ma non mi disturba: penso solo a segnare. Quel gol regala alla Juve il 20° scu­detto».

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▶E
a lei l’amore perenne del popolo bian­co­nero. «Ho fatto solo il mio lavoro. Avevo un grande fee­ling con il club e con i tifosi. Quello è stato il modo migliore per sug­gel­larlo per sem­pre».
▶Che rapporto aveva con Agnelli e Boniperti?
«L’Avvo­cato (testuale, ndr) lo incon­trai poche volte. Con Boni­perti, invece, avevo fre­quenti con­tatti: era un pre­si­dente mera­vi­glioso. Ci par­lava sem­pre prima delle par­tite. Capiva la men­ta­lità dei gio­ca­tori e mi spiegò bene cosa signi­fi­casse stare nella Juve».
▶Prima
della Juve c’era stato l’Arse­nal.
«Lasciai casa a 16 anni per pro­vare a diven­tare un pro­fes­sio­ni­sta. 
A 17 anni debuttai nell’Arsenal
anni debut­tai in prima squa­dra. Ero lon­tano dalla mia fami­glia, ma stavo bene. Ricordo la semi­fi­nale con­tro la Juve in Coppa delle Coppe nel 1979-80: ad High­bury era finita 1-1, a Torino con lo 0-0 sareb­bero pas­sati i bian­co­neri. Negli ultimi minuti il nostro alle­na­tore inserì un attac­cante 18enne, Paul Vaes­sen, per cer­care il gol della qua­li­fi­ca­zione e pro­prio lui segnò di testa all’87’. Poi per­demmo la finale con il Valen­cia ai rigori: sba­gliò Kem­pes per loro, sba­gliai io e alla fine vin­sero gli spa­gnoli. L’Arse­nal giocò meglio, il Valen­cia pensò solo a difen­dersi, ma poi si prese la coppa. Il dispia­cere fu enorme anche per­ché quella per me fu l’unica occa­sione per vin­cere un tro­feo euro­peo. Quelle sfide con la Juve indi­riz­za­rono pro­ba­bil­mente il mio futuro, per­ché fu quasi un esame: io gio­cai molto bene. Erano le set­ti­mane in cui il club stava cer­cando uno stra­niero da com­prare dopo l’aper­tura delle fron­tiere. Io facevo parte della lista, ma non credo che fossi il pre­fe­rito: ce n’erano tanti altri che pro­va­rono a pren­dere prima di me, senza riu­scirci. Come Pla­tini. E così nell’estate del 1980 arri­vai io».
Dopo la Juve ci furono Sampdoria, Inter e Ascoli.
«A Genova ho cono­sciuto un altro grande pre­si­dente come Paolo Man­to­vani e tanti amici. Lasciai la Samp per l’Inter solo per­ché volevo respi­rare di nuovo l’atmo­sfera di un grande club. Ad Ascoli sono stato bene ma... era un’altra cosa».
Adesso cosa fa?
«Mi godo la fami­glia e gioco a golf tre o quat­tro volte alla set­ti­mana. Ma si fidi: ero più bravo a cal­cio. Drib­bling, visione di gioco, pas­saggi pre­cisi, tiri da fuori. Però Pla­tini era migliore di me: la Juve non sba­gliò quella scelta».
 

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Joined: 18-Oct-2008
78989 messaggi

 

Mi è sempre rimasto nel cuore... 

 

:sventola::sventola::sventola::sventola:

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Joined: 24-Oct-2006
12261 messaggi

Sempre nel mio cuore, soprattutto dopo quel rigore. 

Mai dimenticato. Mai. 

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Joined: 18-Mar-2014
1201 messaggi

un grande campione

 

mai capito perchè noi in quel periodo bruciammo lo slot straniero con un difensore, oltretutto mediocre

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Joined: 15-Mar-2023
9485 messaggi

Uno dei pochi irlandesi passato alla Juventus, se me ricordo.. 

 

Peccato che si sia perso definitivamente quando è andato all'Inter 

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Joined: 05-Aug-2015
1024 messaggi

Era un giocatore con una buona tecnica, nulla di più.

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Joined: 01-Jun-2005
4449 messaggi
14 ore fa, maratona ha scritto:

un grande campione

 

mai capito perchè noi in quel periodo bruciammo lo slot straniero con un difensore, oltretutto mediocre

Van de Korput

 

https://ilnobilecalcio.it/2021/09/04/van-de-korput-il-suo-cognome-scateno-della-facile-ironia/

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