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A.a.a Nuovo Stadio Costruendosi
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di zack80 in Allianz Stadium & Places: archivio costruzione
Al posto dell'Unieuro, chiusa un bel p -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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F1, la Fia annuncia azioni legali contro Fota e Ferrari PARIGI, 19 giugno - Nessun avvicinamento, nessun accordo: la Fia dichiara guerra alla Fota e alla Ferrari con una azione legale per violazione di leggi e del codice sportivo. Lo ha annunciato la Federazione internazionale in un comunicato: -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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Marpionne non -
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Margherita Agnelli eredit -
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GLI Agnelli SOLLEVANO "IL MONDO" E BRUCIANO MARGHERITA TRA LE FIAMME GIALLE - A PARTE il miliardo e 166 milioni -
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l'attacco furibondo dei giornali ispirati dalle manine di Montezemolo alle ferrovie di Moretti Gli uscieri del palazzo-obitorio delle Ferrovie dello Stato sono molto preoccupati per lo stato di salute di Innocenzo Cipolletta, l'economista dal cervello fino e il naso incomparabile che dirige l'azienda insieme all'ex-sindacalista della Cgil, Mauro Moretti. Con grande angoscia gli uscieri hanno letto stamane sulla prima pagina del "Corriere della Sera" un articolo che inizia con queste parole del loro presidente: "mi fa male al cuore offrire un servizio non adeguato ai pendolari". E questa ? sembrata la miglior conferma del tormento che attanaglia il cervello del brillante economista che non ha mai nascosto le sue simpatie per la sinistra. Ai piani alti delle Ferrovie non tutti si strappano i capelli come Cipolletta, ma oggi c'? molta fibrillazione per quello che viene definito un autentico complotto mediatico nei confronti della societ?. La ragione ? da cercare nel bombardamento che sul tema dei pendolari vede in prima fila il "Corriere della Sera" e "La Stampa", due giornali nei quali c'? la manina di Luchino di Montezemolo, il ragazzo dei Parioli che si sta preparando a sfidare le Ferrovie sull'Alta Velocit?. Il complotto sembra inarrestabile e porta a scrivere di passeggeri disidratati e incazzati che viaggiano su treni pi? lenti di quanto fossero nel 1933. Il coro delle polemiche si sta allargando a macchia d'olio e attribuisce la causa di tutti i disagi al concentramento di risorse e di energie per l'Alta Velocit?. ? pur vero che anche per l'Alta Velocit? non mancano le critiche, ma sono del tutto irrilevanti come quella ad esempio sollevata da chi ? costretto a viaggiare da Roma a Milano con passeggeri storditi dalle telefonate e dalle chiacchiere dei manager logorroici. Tanto per fare un esempio del fastidio insopportabile provocato dall'uso dei cellulari sulla Frecciarossa, si pu? citare ci? che ? accaduto venerd? scorso a uno dei pi? noti giornalisti economici che per tre ore e mezzo ha dovuto ascoltare le telefonate del presidente di Assocontact, Umberto Costamagna, reduce da un'assemblea romana di Confindustria. Cipolletta e Moretti non danno alcuna importanza a questi dettagli, ma l'attacco furibondo dei giornali ispirati dalle manine di Montezemolo rappresentano un problema che li vedr? correre sempre di pi? nei palazzi di Montecitorio e dei governatori regionali. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-6967.htm ---------------------- L. ELKANN, BENE ITALIA. DUNGA SIA MENO PRESUNTUOSO (ASCA) - Firenze, 16 giu - ''Mi fa piacere che l'Italia abbia vinto 3-1 mentre il Brasile ha avuto difficolta'. L'allenatore del Brasile dovrebbe essere meno presuntuoso''. Lo ha detto Lapo Elkann, parlando con i giornalisti allo stand di Italia Independent a Pitti Uomo. ''Non ho visto la partita perche' stavo lavorando ma ho letto i giornali'', precisa Lapo Elkann, affermando che ''tifo per l'Italia, il nostro allenatore, i nostri ragazzi, spero che diano al Brasile del filo da torcere e che siano all'altezza dell'ultimo campionato del mondo e non dell'ultimo europeo''. http://www.asca.it -------------------------- Il rampollo di casa Agnelli presenta una nuova collezione a Pitti Uomo Lapo Elkann, moda: 'Eleganti e indipendenti' Per l'uomo del futuro, abiti comodi, ma senza rinunciare all'eleganza Firenze - Nipote di Giovanni Agnelli, sinonimo di stile ed eleganza, Lapo Elkann sembra voler calcare le orme del nonno scomparso. Il rampollo della famiglia torinese, per?, non si accontenta di rappresentare con la sua verve un'icona della moda. Ha infatti pensato di lanciare un marchio, Italian Indipendent. Oggi, ? stata presentata la collezione, firmata Lapo Elkann, a Pitti Uomo, la kermesse italiana della moda maschile. L'eclettico personaggio ha dichiarato alla stampa i propri intenti: ?Bisogna che l'uomo ritrovi la sua attitudine all'eleganza ? ha spiegato - senza voler sembrare un calciatore, un velino, un palestrato burino?. Per un Lapo cos? lanciato nel mondo dell'imprenditoria, non poteva mancare la richiesta di un parere sull'attuale situazione economica globale. Il giovane Elkann, a questo proposito , ha dichiarato: ?Bisogna rimboccarsi le maniche. La crisi si vince con qualit?, dettagli e perfezionismo.? Poi, ha aggiunto esaltando il valore dell'operosit?: ? Rimarr? chi ha un'anima pura, senso del lavoro e con equit? e morale. Il mondo come lo voglio io ? dei giovani e questa collezione, anzi questa famiglia di prodotti ne ? la dimostrazione. Ci? che pensano gli altri mi interessa fino a un certo punto.? La nuova collezione Italian Indipendent, mira ad un target di uomini che prediligono la comodit? dei capi, ma non rinunciano alla ricercatezza ed alla cura del dettaglio. Le giacche Tuxedo (nome Americano per definire lo smoking) sono abbinate a cappelli firmati Borsalino, realizzati con gli stessi materiali degli indumenti. La collaborazione con il noto marchio di cappelli, prevede anche il lancio di una rivisitazione del classico ?panama?, presentato nella versione con fettuccia tricolore italiana o francese. In casa Elkann, novit? eccentrica, il doppio petto in maglia di cotone si indossa abbinato ai bermuda. L'attenzione al dettaglio, poi, ha dato vita ad altre due collaborazioni eccezionali. Per la sua collezione, Lapo ha scelto calzature Arfango e Pantofola d'oro. L'obiettivo, dopo l'inaugurazione del negozio Italian Indipendent a Saint Tropez, ? per il giovane Elkann, quello di puntare alla sartoria su misura nell'universo maschile. Anna Rita Chietera http://www.voceditalia.it ---------------------------- Juve, Montali lascia Primavera: arriva Bruni. Sta per finire un?era. Non ? durata un granch?, spunt? al?l?improvviso dopo l?eruzione del calciocaos, nell?estate 2006. Al?lora la Juventus cerc? facce nuo?ve. In societ? apparvero volti che con il football avevano poco da spartire. All?incarico di a.d. sa?l? Jean Claude Blanc, manager francese approdato dal tennis. E nel consiglio d?amministrazione arriv? anche Gian Paolo Monta?li, un allenatore-manager che con un pallone da pallavolo ave?va vinto tutto. Tre estati e un?era dopo, Montali se ne va. La deci?sione ? gi? stata presa. E concor?data con la propriet?. Possibile che Montali resti in carica fino all?assemblea di novembre. Pi? probabile che l?annuncio venga comunicato dopo un nuovo in?contro tra Montali, John Elkann e Carlo Sant?Antalbano. Ma una cosa ? certa: Montali non far? pi? parte del prossimo cda. Altre sono le scelte del club. Dove emer?gente ? la figura di Castagni?ni, gi? capo degli osserva?tori, incarico sul qua?le manterr? la super?visione. Assumendo anche il ruolo di re?sponsabile del setto?re giovanile. Setto?re dove approder? Luciano Bruni, nuovo tecnico della Primave?ra, stesso incarico rico?perto nel Piacenza di Castagnini. E per co?struire la nuova Juve arriveranno anche diri?genti come Carrera e Ravanelli. Ex bianco?neri, nella Juve di Lip?pi. Inizia una nuova era, ma ha un sapo?re antico. Fonte: giornalaccio rosa dello Sport http://www.goal.com --------------------------- E IL MONTEZEMOLATO ABETE VA (MALGRADO IL MARCHIO VELTRONICO) Luigino Abete ha ripreso a sudare. Questa volta non si tratta di un sudore freddo ma della reazione emotiva alla nomina avvenuta ieri di presidente di Assonime, l'Associazione che rappresenta le societ? per azioni dove nel 2007 era stato eletto al vertice l'ex-manager dell'Eni, Vittorio Mincato. Finalmente l'esponente della lobby-continua capitolina riesce a conquistare uno strapuntino che di per s? non ? particolarmente importante, ma gli offre una certa visibilit? nel mondo dell'economia. Da quando ? stato eletto presidente di BNL, l'ex-editore e presidente di Confindustria ha cercato di arricchire la collezione di cariche iniziata nel 1978 quando ? stato nominato a capo dei Giovani Imprenditori di Confindustria. Nel '98 ? riuscito a scalare la banca oggi controllata dai francesi di Paribas, ma da tempo Luigino cercava di posizionarsi negli organigrammi del potere con un incarico prestigioso. Purtroppo sulle spalle si ? portato addosso l'amicizia con WalterEgo Veltroni e questo gli ha impedito di planare su una delle tante utilities che il sindaco dalle scarpe ortopediche Gianni Alemanno ha distribuito ai suoi fedelissimi. E anche l'amicizia storica con Luchino di Montezemolo non gli ha giovato perch? nei palazzi del potere il presidente della Fiat ? visto come una "variabile" che potrebbe impazzire. Tra i due c'? comunque un feeling che nasce sui banchi del liceo dove avevano come compagno di classe Mario Draghi, e un comune sentire che li spinge a evocare costantemente il tema della modernizzazione. Cos? anche oggi dallo strapuntino di Assonime dove nel Consiglio Direttivo siedono personaggi come Montezemolo, Cipolletta, Guarguaglini e Tronchetti Provera, il 62enne Abete dichiara che le societ? per azioni e le imprese devono battersi per le riforme e le liberalizzazioni che rappresentano la strada della modernit?. Dal suo nuovo ufficio nel palazzotto di piazza Venezia dove ha sede l'Assonime, la battaglia di Luigino sembra pi? facile. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-7019.htm -
A.a.a Nuovo Stadio Costruendosi
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di zack80 in Allianz Stadium & Places: archivio costruzione
Chi ha voglia di fare delle foto deve andare su Strada Altessano, c?? un punto dove dietro la recinzione non c?? la rete protettiva a maglie strette per evitare la vista sui lavori. E' incredibile, lo stadio non esiste pi?, lo hanno completamente devastato. Per fare un lavoro del genere forse era meglio raderlo al suolo e farlo in una posizione migliore. Ci sono solo i piloni bassi su cui si appoggiavano le gradinate, non ci sono pi? nemmeno le due punte con le luci sopra, le rimetteranno alla fine dei lavori. Dentro anche, lo stadio ? stato riscavato completamente... Ci? che rimane del vecchio ? pari al 10%... -
Irregular Season 08/09... Sempre Da Annullare...
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Pi? titoli dell?Inter e senza Telecom! Lakers campioni! qui: http://blog.ju29ro.com/2009/06/piu-titoli-...za-telecom.html -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
> A tutti gli juventini che, come noi, hanno sofferto la > retrocessione in serie B e continuano a sostenere e a tifare per i > colori e la maglia della nostra gloriosa societ -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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Montezemolo: -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
FUORI I FONDI NERI! - VOLANO STRACCI TRA MARGHERITA E I CURATORI DEL PATRIMONIO DELL -
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LAPO L -
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Domenicali: -
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Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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Romiti deve averti fatto davvero del male. Ogni volta che si tocca questo tasto si legge il tuo rancore. -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
CRONACA La figlia dell'avvocato porta l'attacco pi? duro nell'affaire dell'eredit? del "signor Fiat". Gabetti replica: risponderemo entro una settimana "Il tesoro nascosto dell'Avvocato" La verit? di Margherita Agnelli di ETTORE BOFFANO e PAOLO GRISERI TORINO - Ieri mattina, infatti, la figlia dell'Avvocato e le sue controparti, oltre a Gabetti anche l'avvocato Franzo Grande Stevens, il commercialista svizzero Siegfried Maron e la madre Marella Caracciolo, hanno depositato le memorie finali davanti al giudice del Tribunale civile di Torino Brunella Rosso. (l'udienza decisiva ? fissata per il 30 giugno). E se Gabetti e Grande Stevens ribadiscono di non aver mai amministrato i soldi dell'Avvocato, la vedova Agnelli ha prodotto copia di una citazione inoltrata alla giustizia elvetica nella quale chiede di dichiarare la validit? della divisione ereditaria stipulata in Svizzera nel 2004 con la figlia. Ma il vero colpo di scena emergerebbe dalle carte consegnate proprio da Margherita: la figlia di Gianni Agnelli, infatti, avrebbe quantificato per la prima volta ci? che, a suo dire, le sarebbe stato tenuto in buona parte nascosto. L'unica erede diretta dell'Avvocato non chiede quel denaro, ma conferma al giudice la sua istanza: quelli che lei considera i "gestori" degli averi del padre, Grande Stevens, Gabetti e Maron, devono consegnarle il rendiconto di tutto. Un gesto clamoroso e un'affermazione molto pesante che si spiegano solo col duro scontro giudiziario che ormai si ? imposto nella causa civile cominciata due anni fa. A sostegno della sua posizione, Margherita indica una serie di documenti e le sofisticate operazioni finanziarie che costituiscono l'asse della sua tesi. Una vicenda che corre tra Svizzera, Liechtenstein, Lussemburgo, Usa e paradisi fiscali dei Caraibi. Un possibile "tesoro" estero che, a detta del gruppo di analisti internazionali ingaggiati per tre anni dalla figlia dell'Avvocato, avrebbe il suo fulcro in un'operazione finanziaria del 1998 celebrata all'epoca come una delle pi? importanti dal dopoguerra: l'Opa Exor. "L'Opa pour rire". "Un'Opa per ridere" e dunque finta, secondo invece i consulenti di Margherita. Cerchiamo di spiegare i perch? di questa tesi clamorosa. Nel 1996 Gianni Agnelli deve subire un delicato intervento al cuore a Montecarlo. e scrive un "memoriale" per indicare la successione alla guida della Famiglia e della Fiat: tocca al primogenito di Margherita, John Elkann. Superata l'operazione, l'Avvocato capisce che ? necessaria una costruzione pi? accurata della questione ereditaria con l'obiettivo di attribuire al nipote la guida dell'accomandita di famiglia. Il problema pi? importante, sostengono i legali di Margherita, sarebbe per? quello del "patrimonio" estero riconducibile a Gianni Agnelli. Somme ingenti, a detta della figlia, le cui tracce potrebbero essersi addirittura intersecate con i "fondi neri" Fiat emersi nel processo torinese contro Cesare Romiti sui falsi in bilancio. Il "salvadanaio" del Lussemburgo. Nella ricostruzione degli analisti dell'erede Agnelli, tutto sarebbe accaduto nel Granducato dov'era quotata la societ? "Exor Group". In realt? essa esisteva dal 1966 (ma aveva un altro nome) come filiale dell'Ifi ed era stata creata da Gianni Agnelli e dal cugino Giovanni Nasi. Col trascorrere dei decenni, per?, la partecipazione dell'Ifi e dell'accomandita di famiglia, la "Giovanni Agnelli Sapaz", diminuisce costantemente, sino a rappresentare all'inizio del 1998 solo il 19,74 per cento, mentre oltre il 60 per cento ? in mano ad "azionisti anonimi" rappresentati nelle assemblee da fiduciari. Al momento della fondazione, Exor Group ha un capitale di mille dollari, ma esso crescer? con dodici aumenti sino a consentire la quotazione nella Borsa del Lussemburgo per usufruire dei benefici fiscali di una legge del 1929. La societ? lussemburghese ? strategica nel Gruppo Agnelli-Fiat e ha distribuito dividendi anche dieci volte superiori a quelli delle finanziarie italiane, Ifi e Ifil: dal 1974 al 2002, infatti, Exor assicura un miliardo e 808 milioni di euro a fronte di 215 milioni di euro da parte delle finanziarie italiane. Quanto alla quotazione in borsa essa appare, a detta degli analisti, "flebile": il flottante rester? sempre inferiore all'1 per cento. Questioni di fisco. Nel 1998 Exor ? ricchissima grazie alle numerose filiali negli Stati Uniti e in Asia. Al 31 dicembre 1997 il patrimonio netto ? di 737 milioni di euro, ma il consolidato ? di due miliardi e 286 milioni. A questo punto, nello scenario dei consulenti, la societ? mette in vendita le filiali creando un maxidividendo pari a un miliardo e 750 milioni di euro sul quale i soci italiani (sia ufficiali che anonimi) dovrebbero poi versare al nostro fisco somme molto elevate. Secondo la consulenza, chi comandava davvero in Exor avrebbe allora deciso di trasformare quei dividendi in plusvalenze pagabili all'estero e non tassabili. Si tratterebbe di "un'operazione geniale": la famosa Opa lanciata ufficialmente dalla "Giovanni Agnelli e Sapaz" il 10 novembre 1998 per 2600 miliardi di lire. L'amico americano. In realt? l'accomandita fonda, sempre in Lussemburgo, una nuova societ?. ? il 12 novembre e la chiama "Giovanni Agnelli & C. International". Sar? quest'ultima a lanciare ufficialmente l'Opa (il prospetto ? di 15 pagine e l'offerta va dal 21 dicembre 1998 al 15 gennaio 1999) su tutte le azioni di Exor escluse quelle detenute dall'Ifi, dall'accomandita di famiglia e da Sopraexo (della famiglia Mentzelopoulos): tutti i titoli degli azionisti anonimi. Per farlo, per?, la nuova societ? chiede un prestito di 1,3 miliardi di dollari alla Chase Manatthan Bank controllata da un grande amico di Agnelli e Gabetti: David Rockefeller. Il prestito ? subito concesso, nonostante un capitale sociale di 16 milioni di dollari. L'Opa ha un effetto immediato tra gli azionisti sconosciuti: i titoli acquistati ammontano a un totale di un miliardo 364 milioni 474.680 dollari finiti nelle casse degli "anonimi" i quali, da quel momento, escono per sempre da Exor Group. Il 21 giugno, la stessa Exor delibera il futuro pagamento del maxidividendo da un miliardo 526 milioni 915.745 dollari e il 30 giugno assorbe la sua azionista, la "Giovanni Agnelli & C. International", che sparisce. A questo punto, Exor delibera infine di saldare il debito con la banca di Rockefeller (debito che ha "eredidato" dalla societ? scomparsa) e lo fa utilizzando proprio il denaro del maxidividendo. Al termine dell'operazione, Ifi e accomandita controllano assieme l'84,79% della societ? lussemburghese (che nel frattempo ? uscita dalla Borsa) anche se nessuna delle societ? italiane coinvolte ha dichiarato di aver ricevuto un reddito dall'Opa. Gli "anonimi", invece, avrebbero lasciato Exor portando con s? un miliardo e trecento milioni di dollari. Il "sancta sanctorum". Ma chi sono i "soci anonimi" che hanno rotto il "salvadanaio lussemburghese"? Qui sta il perno della tesi di Margherita Agnelli. I fiduciari in realt? avrebbero rappresentato, secondo quel che dice la consulenza, quasi sempre una sola persona: Gianni Agnelli. In altre parole, il lento declino azionario di Ifi e dell'accomandita dal 100 per cento di Exor del 1966 sino al 19,74 per cento del 1998 avrebbe avuto un contraltare "riservato": chi comprava le azioni da altri membri della Famiglia sarebbero stati lo stesso Avvocato o dei suoi fiduciari. Ma in quale percentuale? Gli analisti hanno varato due ipotesi: da un minimo del 33% (in questo caso Agnelli avrebbe ricavato un miliardo 44 milioni 54.418 euro dall'Opa del 1998) a un massimo del 100 per cento (pari a 2 miliardi 514 milioni 675.897 euro). Nell'ipotesi mediana (il 50 per cento), quell'accumulazione di capitale all'estero ammonterebbe a un miliardo 463 milioni 243.000 euro: proprio quest'ultima ? quella prospettata al Tribunale. Dal 1999 il denaro sarebbe poi transitato su una decina di trust offshore gi? indicati da Margherita Agnelli nella citazione a giudizio del 2007. La risposta di Exor. Gianluigi Gabetti, interpellato ieri da "Repubblica", ha scelto di non replicare: "Non ho ancora visto le carte - ha detto - Le stanno valutando i miei legali e ci vorr? almeno una settimana. Per ora non com-mento". (11 giugno 2009) La Repubblica -
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ECCLESTONE TRAVOLGE LUCHINO ? IL PATRON DELLA FORMULA 1 SI SCHIERA CON MOSLEY SULLE NUOVE REGOLE DELLA FIA ? MINACCE AI TEAM RIBELLI GUIDATI DALLA FERRARI (BRIATORE COMPRESO) - CAMPIONATO INDIPENDENTE? ?SI TROVERANNO DI FRONTE A GROSSI PROBLEMI?? 1 - Fia-Fota, Ecclestone sta con Mosley e minaccia team ribelli... Da "Apcom" - Continua a stringersi il cerchio intorno agli otto team ribelli del Mondiale di Formula 1. Contrariamente a quanto suggerito da voci incontrollate Bernie Ecclestone, patron del circus iridato, si ? schierato pubblicamente contro il fronte dei team guidati dalla Ferrari nella lotta alle novit? regolamentari delineate dalla Federazione Internazionale dell'Automobile. Ecclestone ha minacciato le scuderie prefigurando vita difficile ed una dura battaglia legale nel caso in cui la protesta contro la Fia dovesse portare ad una rottura insanabile e alla conseguente creazione di un campionato indipendente, eventualit? prefigurata da alcuni team. "Se dovessero provarci, e non credo che ci riusciranno, si troverebbero di fronte a grossi problemi", ha spiegato Ecclestone all'edizione online del quotidiano britannico 'Daily Express': "Anche senza considerare i miei contratti con le scuderie - ha aggiunto il patron della Formula 1 - se qualcuno dovesse contattare le persone, le societ? e le televisioni legate a noi da contratti allora prenderemmo la questione in maniera molto seria. Si tratterebbe di istigazione alla violazione di vincoli contrattuali, non me ne starei con le mani in mano lasciando che accada una cosa simile. Qualsiasi azione potrebbe costare centinaia di milioni di sterline o chiss? quanto". 2 - F1: FIA-FOTA, ECCLESTONE MINACCIA AZIONI LEGALI... (Adnkronos) - Bernie Ecclestone minaccia azioni legali contro i team ribelli della F1. Se Ferrari, Renault e le altre squadre della Fota lasceranno il 'Circus', cercando di portarsi dietro anche gli sponsor, i circuiti, le televisioni, "andranno incontro a grandi problemi", dice Ecclestone in un'intervista al 'Daily Express'. Il 12 giugno la Fia annuncera' le 13 squadre che parteciperanno al Mondiale 2010. La Fota non e' disposta a trattare con Mosley sulla questione del tetto al budget e starebbe progettando un Mondiale parallelo. "Se provano a creare una propria serie, e io non credo che saranno in grado di farlo, andranno incontro a grandi problemi", dice Ecclestone. "A parte i miei contratti con i team, se qualcuno andasse dalle nostre controparti, dalle societa', dalle televisioni, prenderemmo la cosa molto seriamente. Questo -prosegue- sarebbe un incentivo alla violazione dei contratti e io non starei li' ad aspettare che accada. Qualsiasi azione potrebbe costare centinaia di milioni di sterline, chi sa quanto?", sottolinea Ecclestone. 3 - F1: FIA-FOTA, ECCLESTONE MINACCIA AZIONI LEGALI... (Adnkronos) - Secondo Ecclestone, creare un Mondiale parallelo e' un'impresa onerosa: "Io non credo che i CdA di Toyota e Bmw, che stanno gia' cercando di tagliare i costi in F1, sarebbero contenti se i loro team optassero per una serie che non sia il Mondiale Fia di F1", osserva il boss del 'Circus'. "Creare una serie costa un sacco di soldi. In questo momento -spiega- noi forniamo ai team gli eventi a costo zero, con gli sponsor, i soldi e le gare davanti al grande pubblico televisivo che fornisco loro grazie a contratti ed appalti che vinciamo. Questi soldi tornano ai team e loro li investono. Sarebbe diverso se dovessero trovarsi tutte le sedi, le televisioni e promuovere il tutto quando noi abbiamo il meglio". I team vogliono che entro il 12 giugno venga firmato il Patto della Concordia: "I team hanno avuto l'opportunita' per firmare il Patto della Concordia 1998 che li avrebbe protetti dai cambiamenti tecnici di Max (Mosley, ndr), ma hanno detto di no", obietta Ecclestone. [10-06-2009] dagospia -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Fiat-Chrysler, s? dei giudici Fra poche ore l'intesa sar? operativa NEW YORK - Dopo quattro giorni di febbrili manovre legali non stop la Corte Suprema ha dato oggi senza dissensi luce verde all'accordo Fiat-Chrysler respingendo il ricorso presentato nel fine settimana da alcuni fondi pensione dell'Indiana. Insistendo che la decisione si applica "in questo caso soltanto", l'ordinanza di due pagine del massimo organo giudiziario degli Stati Uniti ha dato una vittoria ai protagonisti dell'accordo orchestrato dall'amministrazione Obama affermando che non ci sono gli estremi giuridici per giustificare una sospensione dell'intesa. La Casa Bianca ha applaudito alla decisione, "lieta che l'alleanza Chrysler-Fiat possa ora andare avanti, permettendo a Chrysler di riemergere come un produttore automobilistico competitivo ed efficiente". L'ordine spiana la strada alla conclusione della vendita di Chrysler a Fiat entro luned? 15 giugno revocando il rinvio temporaneo ordinato ieri dal giudice Ruth Bader Ginsburg che aveva la competenza territoriale del caso. I promotori del ricorso non hanno risposto all'obbligo di dimostrare che la Corte Suprema doveva esercitare il proprio potere discrezionale e sospendere la vendita della casa di Auburn Hills, si afferma nella motivazione non firmata che ha chiuso la vicenda Fiat-Chrysler alla Corte Suprema. L'ultima battaglia sull'accordo con cui l'amministrazione Obama sta cercando di far uscire dal guado l'industria americana dell'auto in crisi ? stata combattuta oggi a Washington a colpi di memorandum. Gli avvocati della Fiat, dopo che il numero uno della casa di Torino Sergio Marchionne aveva annunciato che "non avrebbe mai abbandonato" la Chrysler, avevano sostenuto che se fosse stata superata la scadenza del 15 giugno fissata dal memorandum di intesa per l'operazione, il Lingotto era intenzionato a ridiscuterne i termini perch? il gruppo di Auburn Hills avrebbe avuto un valore decisamente inferiore, dato che perde circa 100 milioni di dollari al giorno. Avevano fatto sentire la loro voce anche i tre fondi pensione dell'Indiana che contestano la vendita facendo notare che non essendoci pi? "i rischi di un ritiro della Fiat se l'operazione non andr? in porto entro il 15 giugno" non c'era pi? nessuna ragione di accelerare i tempi. Fiat, Chrysler e Amministrazione Usa avevano replicato contestando questa posizione e osservando che dopo il 15 giugno il memorandum di intesa non avr? pi? nessun valore giuridico, non potendo neppure essere prorogato. "Il punto cruciale ignorato dai fondi pensione dell'Indiana ? che, se la transazione di vendita approvata dal tribunale fallimentare non andr? in porto entro il 15 giugno 2009, si concluder? in base ai suoi stessi termini", avevano scritto gli avvocati del Lingotto a cui aveva fatto eco il gruppo di Auburn Hills e la Solicitor General degli Stati Uniti Elena Kagan prospettando esiti catastrofici in caso di slittamento: la Fiat sarebbe stata libera di insistere per nuove concessioni come condizione della sua approvazione a una nuova intesa: e in questo caso sarebbe necessario tornare di nuovo al tribunale della bancarotta. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha scelto di non entrare nel merito delle questioni sollevate dall'accordo Fiat-Chrysler e ha deciso con l'unanimit? dei nove giudici. I provvedimenti della Corte sono spesso di difficile interpretazione e la loro analisi richiede la conoscenza delle consuetudini giuridiche che regolano l'attivit? dei nove giudici della Corte. Secondo Scotusblog, un sito di analisi della Corte Suprema gestito da un team di avvocati e costituzionalisti, la decisione fa trasparire che il giudice Ruth Bader Ginsburg, dopo aver deciso luned? di congelare momentaneamente l'iter dell'alleanza automobilistica, ha chiesto il parere di tutti i propri colleghi (aveva la possibilit? anche di decidere da sola). La Corte "? apparsa unanime", secondo gli esperti, nel decidere di respingere la richiesta di aprire una vera e propria battaglia giudiziaria sulla vicenda. Dopo il via libera giudiziario, ? adesso solo questione di ore la definizione del passaggio di Chrysler sotto il controllo della Fiat. Secondo indiscrezioni raccolte negli Usa dalla Reuters, le parti sono pronte a chiudere l'operazione entro le 09:00 di oggi ora di New York (le 15:00 in Italia). Il passaggio necessario ? un trasferimento di 2 miliardi di dollari di fondi del governo americano ai creditori di Chrysler e tutto dovrebbe avvenire nel corso delle prossime ore. http://www.repubblica.it ------------------------------------------- E' nata Fiat-Chrysler NEW YORK - Accordo definitivamente concluso tra Fiat e Chrysler. Sergio Marchionne sar? l'amministratore delegato del gruppo, Robert Kidder ? stato designato presidente. Lo afferma una nota congiunta. L'annuncio ufficiale arriva dopo il via libera della Corte Suprema. Dopo quattro giorni di febbrili manovre legali, infatti, la Corte Suprema ha dato oggi senza dissensi luce verde all'accordo Fiat-Chrysler, respingendo il ricorso presentato nel fine settimana da alcuni fondi pensione dell'Indiana. Grazie all'alleanza con il Lingotto, ha commentato Marchionne, Chrysler "pu? tornare ad essere una societ? forte e competitivita con una gamma di vetture affidabile che colpiscono l'immaginazione e ispirano fedelt?". L'a.d. ha definito quello odierno "un giorno molto importante, non solo per Chrysler e per i suoi dipendenti, che hanno vissuto quest'ultimo anno in un contesto pieno di incertezze, ma anche per l'intera industria automobilistica". Come previsto dall'accordo, si legge nella nota congiunta, Fiat fornir? a Chrysler "la tecnologia tra le pi? innovative e avanzate al mondo, le piattaforme e i propulsori per vetture piccole e medie. Chrysler potr? cos? offrire una pi? ampia gamma di prodotti comprese anche vetture a basso impatto ambientale, sempre pi? richieste dal mercato. Chrysler potr? anche trarre beneficio dall'esperienza della Fiat nelle ristrutturazioni aziendali e avr? accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia". Fiat, attraverso una societ? controllata, ha assunto una quota del 20% in Chrysler Group. Quota che aumenter? progressivamente fino ad un totale del 35% "subordinatamente al raggiungimento di determinati obiettivi previsti dall'accordo". Il Lingotto non potr? ottenere la quota di maggioranza di Chrysler fino a quando i debiti derivanti dai finanziamenti pubblici non saranno stati interamente rimborsati. La nuova Chrysler sar? guidata da un consiglio di amministrazione composto da tre amministratori nominati da Fiat, tra i quali lo stesso Marchionne in qualit? di amministratore delegato, quattro nominati dal dipartimento del Tesoro statunitense, uno dal governo canadese e uno dall'United Auto Workers' Retiree Medical Benefits Trust. La Casa Bianca ha applaudito alla decisione della Corte Suprema, che ha aperto la strada al perfezionamento dell'accordo, "lieta che l'alleanza Chrysler-Fiat possa ora andare avanti, permettendo a Chrysler di riemergere come un produttore automobilistico competitivo ed efficiente". http://www.repubblica.it ------------------------------ ELKANN MORDE - ?LA STAMPA? CHIEDER? LO STATO DI CRISI IL PROSSIMO SETTEMBRE ? DOVRANNO LASCIARE 60 REDATTORI SU 228 (TRA PENSIONAMENTI E PREPENSIONAMENTI) E 76 POLIGRAFICI: L'ALTERNATIVA POSTA DALL'EDITORE ? LA CASSA INTEGRAZIONE? MARCO A. CAPISANI PER "ITALIA OGGI" Tira aria di crisi anche alla Stampa degli Agnelli. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi si prepara infatti, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, a chiedere lo stato di crisi dal prossimo settembre. Nel frattempo, il piano dell'editore ? avviare tra i giornalisti 17 pensionamenti per raggiunti limiti di et?, iniziando dal prossimo autunno fino all'agosto 2011, oltre ad altri 43 prepensionamenti. Le uscite sarebbero, in tutto, 60 su 228 redattori in organico. Nelle file dei poligrafici, invece, dovrebbero essere in 76 a lasciare, tra pensionamenti e prepensionamenti. Al momento non ? stato ancora definito un vero e proprio piano di riorganizzazione n? tantomeno uno editoriale. La scelta del neodirettore Calabresi potrebbe avvicinarsi, per?, a quella gi? tracciata dal suo predecessore, Giulio Anselmi, ora presidente dell'Ansa, che aveva puntato su un maggior presidio delle province. Proprio quelle redazioni che lo stesso Calabresi avrebbe dichiarato di non voler toccare, pur nell'ottica di un'intera rivisitazione del lavoro. A conferma dovrebbero restare aperte, secondo alcune indiscrezioni, le sedi distaccate di Roma e Milano, probabilmente per? rivedendo il flusso delle notizie: il desk delle pagine capitoline e meneghine non sar? pi? fatto a Torino, ma direttamente nelle redazioni locali per facilitare l'ufficio centrale. I giornalisti dovrebbe incontrare il direttore gioved? prossimo, il giorno prima di sedere al tavolo delle trattative con l'amministrazione della casa editrice. L'alternativa posta dall'editore a pensionamenti e prepensionamenti ? la cassa integrazione. Se la redazione dovesse accettare questo piano iniziale di prepensionamenti, anche la richiesta per lo stato di crisi dovrebbe seguire pi? velocemente il suo iter. Poco pi? di un paio di anni fa, comunque, La Stampa aveva gi? richiesto lo stato di crisi e confezionato un piano di ristrutturazione. Oggi non si sa ancora quali saranno le redazioni al centro dalle partenze: di certo c'? solo che il capo della redazione di Novara, Gianfranco Quaglia, dovrebbe lasciare prossimamente. http://www.dagospia.com -
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Concordo abbastanza con le vostre riflessioni. Edoardo era una persona con delle stranezze mica da poco, per? era sincero e dolce di spirito. Qualit? rarissime in qualunque periodo storico. Quello che mi crea davvero dolore ? sapere che delle persone cos? diverse fra loro, come Gianni Umberto Edoardo Giovannino ecc, abbiano amato la Juventus allo stesso modo e con la stessa profondit?, mentre gli eredi sono una masnada di pseudoaffaristi modaioli e senza principi di nessun genere. Boh. Vorrei che tutto questo non fosse mai successo, rinuncerei al mio affetto per la Juventus fin da subito se avessi la certezza che tutto tornerebbe come prima in tempi brevi. Rinuncerei volentieri al mio sogno se sapessi che voi potrete presto riavere il vostro. Vab?, lasciam perdere. -
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? 2009-06-09 11:38 Fiat: ad, non abbandoniamo Chrysler 'Dobbiamo essere pazienti e consentire al sistema di lavorare' (ANSA) - TORINO, 9 GIU - La Fiat non ha nessuna intenzione di abbandonare l'accordo con Chrysler, neanche dopo la scadenza del 15 giugno. 'Mai', dice Marchionne. L'ad del Lingotto ha cosi' risposto ad alcune domande dopo la decisione della Corte Suprema di sospendere temporaneamente la vendita della Casa americana alla Fiat. 'Dobbiamo essere pazienti - ha precisato il manager - e consentire al sistema di lavorare. Non abbandoneremo mai questo processo con la Chrysler'. -
Irregular Season 08/09... Sempre Da Annullare...
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Infatti il campionato ? da annullare anche se l'avessimo vinto noi. -
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Fiat-Chrysler, vendita sospesa la Corte Suprema ferma tutto WASHINGTON - L'amministrazione Obama invita la corte Suprema Usa a respingere la richiesta di rinviare la vendita delle attivit? di Chrysler alla nuova societ? di cui fa parte anche Fiat. Ma la risposta, ha rivelato il Wall Street Journal, ? stata di verso opposto: l'operazione di cessione ? stata sospesa. Un rinvio che, secondo il governo, rischia di avere "gravi conseguenze" per Chrysler. L'ufficio del Solicitor General, che rappresenta il governo di Washington nelle cause dinanzi alla Corte, ha formalizzato la sua opposizione alla richiesta da parte di tre fondi pensione dell'Indiana che vogliono bloccare l'operazione. I tre fondi pensione che si sono opposti fin dall'inizio all'operazione hanno infatti gi? consegnato alla Corte, ultimo grado di giurisdizione, un ricorso d'appello d'emergenza per tentare di bloccare la vendita della casa automobilistica Usa al Lingotto. La richiesta di congelamento della transazione, accolta in serata, era stata formalizzata pochi minuti prima della mezzanotte tra sabato e domenica, ? giunta dopo che venerd? scorso la Corte Federale di appello di New York aveva confermato il parere positivo del tribunale fallimentare alla vendita di asset di Chrysler al Lingotto, rigettando di fatto un primo ricorso che era stato presentato dagli stessi fondi pensione. In quell'occasione i tre giudici della Corte di Appello di New York avevano deciso di congelare la vendita effettiva di Chrysler a Fiat fino alle ore 16 di oggi (le 22 in Italia), proprio per permettere ai fondi di presentare un ulteriore appello alla Corte Suprema. Ora il ricorso ha avuto anche lo stop del giudice Ruth Bader Ginsburg della Corte Suprema, che gestisce questi dossier da New York. http://www.repubblica.it -
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MARPIONNE DISEGNA LA NUOVA FIAT A SUA IMMAGINE: ? IL NUOVO 'PADRONE' DEL LINGOTTO - GLI EREDI DELL'AVV. MEDITANO SOLO DI "CHIUDERE" per diventare qualcos'altro - I PROGETTI DI ESPANSIONE HANNO COSTI E RISCHI TROPPO ALTI PER GLI ELKANN E PARENTI - E l'addio all'auto degli Agnelli, IMPOSSIBILE IERI, oggi ? una strategia concreta Paola Pilati per "L'espresso" Se il gruppo Fiat ha distrutto valore per circa 60 miliardi di euro negli ultimi 22 anni, in gran parte per colpa dell'auto, vuol dire che la famiglia, a cui fa capo il 10 per cento dell'azienda, ha bruciato oltre 6 miliardi di risorse. In pratica, il patrimonio del clan Agnelli si ? ridotto a meno della met? di quello che era nel 1987, in termini reali. Questo quadro lo dipinge un esponente della dinastia torinese, disposto a ragionare di numeri e a fare un bilancio dell'impresa di famiglia ma non a essere citato. Troppo delicato il momento, e nessuna voglia di accendere la miccia della polemica: la compagine famigliare ha dato, all'unanimit?, il suo appoggio a Sergio Marchionne e all'azione del capofamiglia prescelto dall'avvocato, il trentatreenne John Elkann. La missione del primo ? quella di 'mettere in sicurezza' l'impresa Fiat, cio? di darle un futuro meno precario di quello a cui ? condannata restando sola; la strategia del secondo ? quella di traghettare la dinastia imprenditoriale verso lidi diversi dall'auto, senza che questo appaia una fuga, una disfatta, il tradimento di una storia famigliare. Senza perderci la faccia, insomma. Il passaggio cruciale della storia degli Agnelli in questa fase ? proprio questo: spogliarsi di una identit? che vedeva i signori di Torino titolari della pi? potente impresa industriale italiana, e quindi grandi datori di lavoro, interpreti dell'orgoglio nazionale all'estero e protagonisti dell'agenda economico-politica del Paese, per diventare qualcos'altro. Ma cosa? Dei ricchi investitori in giro per il mondo, a caccia di affari che fanno fruttare il proprio capitale, in breve dei finanzieri, come ? avvenuto per tante altre importanti dynasty, dai Rockefeller ai Wallenberg? La ricerca di questa nuova identit?, volontariamente o no, ? gi? cominciata. Sul piano dell'egemonia, intanto, la Fiat non conta pi? come una volta. "? un'azienda che non parla pi? di politica, che anche sul piano sindacale si ? sottratta alle liturgie del passato, quando le sue lotte facevano scuola", afferma lo storico Giuseppe Berta: "In complesso, ? meno 'potenza'. E anche la famiglia Agnelli ha una visibilit? e una risonanza molto meno vistosa di un tempo". La nuova 'stagione di opacit?', come la chiama Berta, ? certo il risultato dei cattivi risultati dell'impresa, che hanno tracciato una lunga strada di bilanci in rosso, ma non solo. La scomparsa dell'Avvocato, poi di suo fratello Umberto e ora della sorella Susanna, insomma l'avvicendamento generazionale, ha lasciato un vuoto che non ? stato riempito da nessuno. Chi tiene oggi il timone, nella Exor che ? la finanziaria di famiglia, si chiama Elkann. I figli e i nipoti che oggi sono i titolari delle azioni, dai Rattazzi ai Teodorani, dai Brandolini ai Nasi, hanno posti in consiglio e a volte ruoli manageriali, come Edoardo Teodorani Fabbri che lavora in Cnh, o affari in proprio come Lupo Rattazzi, ma si sono votati tutti a una presenza discreta e corale sulle vicende industrial-famigliari. Solo Andrea Agnelli, unico maschio a portare ancora il cognome dinastico, non ha mai nascosto l'idea che la famiglia possa prima o poi fare un passo indietro, e ha ammesso in passato differenze caratteriali e di vedute con il cugino John. E mentre i fratelli Gianni e Umberto erano abituati a 'tenere corte', erano cio? circondati da manager che avevano i propri riferimenti con questo o quel rappresentante della famiglia, ora tutto ci? ? stato spazzato dal ciclone Marchionne. Che ha fatto fuori la prima linea dei manager e stabilito nuove regole, cos? sintetizzate da chi le osserva da vicino: "Si governa Fiat con l'appoggio dell'azionista, non in combutta con lui. E Marchionne non va a raccogliere il parere di Sant'Albano (amministratore delegato della finanziaria Exor, ndr.) prima di fare qualcosa". Brutale, ma rende l'idea. Insomma, nella galassia Fiat sono state iniettate alte dosi di normalizzazione che prima il governo dinastico non consentiva. Questo avrebbe dovuto rendere pi? sereni i rapporti esterni. Invece, la forza magnetica che la Fiat aveva nei confronti dell'establishment, sia quello politico che quello finanziario, si ? appannata. Lo testimonia l'atteggiamento tiepido che le banche hanno avuto nella vicenda Opel e, ora che Intesa e Unicredit sono state nominate advisor per lo scorporo della Fiat Auto e per il suo collocamento in Borsa, hanno continuato a ribadire di essere disposte a dare altre linee di credito, ma di comprare azioni non se ne parla. E lo testimonia anche l'atteggiamento tenuto dalla politica nella vicenda Opel. Nonostante le richieste fatte arrivare da Sergio Marchionne al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il governo italiano ? stato assente. La nuova solitudine del clan, di fronte alle scelte imprenditoriali che lo aspettano, potrebbe anche essere un sollievo. Come ha notato il 'Financial Times', finora le grandi famiglie mondiali dell'auto sono sopravvissute (al contrario di altre dinastie impegnate in altri settori) perch? hanno sempre resistito alle fusioni, che avrebbero diluito le proprie partecipazioni ma anche salvato le attivit?: ora per? i nodi sono venuti al pettine per tutte. E l'addio all'auto degli Agnelli, o almeno un progressivo distacco, che fino a ieri sembrava un'enormit?, oggi ? una strategia concreta. "Macch? addio, ieri la Fiat stava per conto suo e ora si ? messa in gioco e prova a correre con gli altri", si infiamma il vicesindaco di Torino Tom D'Alessandri. Resta il fatto che dopo aver sacrificato il patrimonio in nome dell'auto, ora la famiglia ? a un bivio. Gli azionisti hanno tutti grande fiducia in Marchionne, che ha riportato i conti in equilibrio. Ma se saranno chiamati a contribuire di nuovo, come reagiranno? Gi?: il succo dell'operazione Marchionne, l'architrave del blitz che lo ha portato a conquistare la Chrysler e poi a puntare al ramo europeo di Gm, cio? Opel, ? sempre stato 'zero cash'. Alleanze-acquisizioni senza soldi, solo scambio di tecnologie e di know-how. Ma si tratta comunque di una campagna di conquista in chiave difensiva: per dare un futuro a Fiat serve arrivare a una stazza industriale da sei milioni di auto, con almeno un milione di vetture per ogni piattaforma produttiva. Fiat pi? Chrysler sono lontane da quella dimensione. E non ? stato ancora affrontato il delicatissimo tema del ridimensionamento in Italia, dove si stima che ci siano 8-9 mila posti di lavoro di troppo. La 'messa in sicurezza' ? dunque ancora lontana. Per questo la famiglia ha incominciato a guardarsi nel portafoglio, e a fare due conti. Gli azionisti riuniti nel clan hanno sborsato nell'ultimo decennio circa 2 miliardi di euro attraverso le proprie holding per fronteggiare i buchi dell'auto; di fare altri sforzi non ne hanno tanta voglia. Non solo: l'incertezza sull'auto paralizza anche i piani di espansione alternativa. La Exor, la holding guidata da John Elkann che possiede il 30 per cento delle azioni Fiat Group e che ? il cuore della nuova strategia imprenditoriale rivolta ai nuovi business, ? di fatto impiombata dall'auto. Se ? vero che la met? del suo valore patrimoniale ? nelle quattro ruote, altrettanto vero ? che questo fa s? che dal Lingotto arrivino inviti a non correre troppi rischi su altri fronti, a non disperdere energie in nuova avventure, insomma a conservare le munizioni se dovessero arrivare altri tempi difficili. O le buone occasioni. Come potrebbe essere un'altra avventura tedesca: il piano B di Marchionne potrebbe infatti mettere nel mirino la Bmw. Anche se gli asset di Gm in Sudamerica gli stanno sempre nel cuore, il manager abruzzo-canadese ha preso atto che nella disfatta Opel hanno giocato, oltre al resto, alcuni aspetti psicologici: la Gm non ha mandato gi? la sua avventura torinese, quando era entrata anni fa in Fiat come futuro padrone e poi uscita pagando un assegno di un miliardo e mezzo. Dunque ? necessario non guardarsi troppo indietro e trovare rapidamente un altro alleato per Fiat. La francese Peugeot si sovrappone molto con la sua produzione a quella di Torino, e oltretutto ha ricevuto una ricca dote dal governo Sarkozy: questo crea una asimmetria sciovinista che i francesi farebbero contare pesantemente. Bmw, invece, fa automobili che la Fiat non fa, oggi guadagna ma in futuro chiss?, ed ? controllata da una famiglia, i Quandt, con un pacchetto del 46,6 per cento. Dunque padroni in casa propria e liberi di muoversi senza condizionamenti politici. I tempi della metamorfosi degli Agnelli sono quindi legati alla soluzione per Fiat. Finch? l'auto rischia di bruciare denaro, investire in altre direzioni non si pu?. Il miliardo che Exor ha in cassa ? a fronte di un miliardo di debito, quindi il margine ? stretto. Invece la giovane finanziaria che ha fuso Ifi e Ifil ha molta voglia di volare. Ma mentre Gianluigi Gabetti, tuttora presidente onorario, assecondava tutti i desiderata dell'Avvocato, ora la selezione ? diventata pi? rigorosa. Un comitato strategico nuovo di zecca, formato da tre 'professionisti dell'investimento' (una donna, Christine Morin-Postel, e due uomini, Victor Bishoff e Antoine Schwartz), sono sguinzagliati in cerca di nuovi affari e riferiscono a Elkann ogni mese e mezzo, poi un team di 15 analisti li mette sotto la lente d'ingrandimento per valutarli. Certo, finora l'investimento in Cushman &Wakefield, la societ? immobiliare con l'ambizione di diventare prima a livello mondiale, ha inciampato sulla crisi del mattone; funziona bene la Sgs (servizi alle imprese), il pi? grosso investimento dopo la Fiat; ? stato aperto un nuovo fronte puntando al settore della produzione tv per produrre format (Banijay Holding). "Non facciamo new economy", si inalberano in Exor, "c'? una forte matrice imprenditoriale nelle nostre scelte: non ? solo finanza, non vogliamo solo staccare delle cedole". Come dice un suo giovane esponente: "La famiglia ? coesa finch? gli affari vanno bene". E la famiglia sa che, se si ? salvata dal precipizio per merito di Marchionne, che ha invertito l'emorragia di denaro negli ultimi due anni, ora deve gestire il passo indietro dall'auto stessa, e tutto il resto ? acqua fresca. Lo spettro della perdita di controllo non fa paura pi? di tanto. Sia perch? gli Agnelli hanno gi? rischiato di perdere tutto, e sono stati a un passo dal disastro senza ritorno. Sia perch?, come fa notare un erede, "anche Bill Gates controlla Microsoft con il 10 per cento". Allora non resta che quotare Fiat Auto, come si ? deciso di fare nel consiglio di famiglia di inizio maggio. Questo significher? dunque una 'diluizione', come si dice in gergo, della loro partecipazione. Ma vuole soprattutto dire che ? al mercato che gli Agnelli si rivolgono per salvare l'industria delle quattro ruote torinese. Sar? il mercato a dire se se la sente ancora. [08-06-2009] Dagospia