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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Sampdoria: arbitro condizionato dagli insulti di un dirigente del Napoli

Alessio Da Ronch - Gasport - 1-10-2012

«L’arbitro è stato perfetto per come ha gestito la sua partita». Ciro Ferrara sottolinea con il tono della voce la parola «sua». L’indirizzo imposto dalla società blucerchiata, che chiede ai suoi tesserati di evitare polemiche, in particolare contro gli arbitri, gli impedisce di fare di più, ma basta e avanza la sottolineatura per evidenziare tanta amarezza, non tanto per episodio del rigore, quanto per una serie di decisioni, sull’importanza di alcuni falli e la conseguente gestione dei cartellini, sparse in tutta la partita e poco condivise. In più c’è un retroscena: nell’intervallo in molti, compreso l’inviato della procura federale, avrebbero visto un alto dirigente del Napoli apostrofare poco elegantemente il direttore di gara, accusato di aver espulso ingiustamente Mazzarri. Cosa che i sampdoriani hanno visto come un evidente condizionamento dell’operato dello stesso Tagliavento.

Fair play Alla fine, comunque, resta la soddisfazione per una buona prova: «La migliore della mia Samp — afferma ancora Ferrara — che, pur in emergenza, ha messo in difficoltà la miglior difesa del campionato. E in campo c’erano dieci undicesimi della formazione dello scorso anno in B», e la conferma della signorilità di Gastaldello, al terzo episodio di fair play nel giro di poche partite. Al momento del fallo da rigore non era convinto di essere in area: «Ho avuto l’impressione — ha detto a fine gara — di essere fuori, ma non mi attacco certo a queste cose. Il fallo c’era, è stato bravo Hamsik a saltarmi e, tutto sommato, mi fa piacere che l’arbitro si sia complimentato con me per il mio comportamento», ma non ha reagito polemicamente, ha stretto la mano all’arbitro, che lo espelleva, e se ne è andato, così come aveva fatto contro il Siena, anche lì dopo aver causato un rigore. Contro il Torino, infine, corresse un errore dell’arbitro, concedendo ai granata un angolo non visto dalla terna.

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Ilcommento di ANDREA MONTI (GaSport 01-10-2012)

Nerone nel pallone

Cronaca di un'ordinaria giornata all'ultimo stadio. Mentre Massimo Cellino - al ritorno da due settimane a Miami in cui ha cercato di terremotare il calcio italiano e l'ordine pubblico a Cagliari col remote control - si accomodava trionfalmente sulla tribuna ancora in costruzione, il nostro Francesco Velluzzi rimaneva fuori a godersi la partita insieme a un gruppo di tifosi, anche loro esclusi grazie alla lunare gestione dei lavori di ristrutturazione di Is Arenas. Persona non gradita: al giornalista della Ġazzetta è stato negato l'accredito. Senza spiegazione, ovviamente. Ma è facile immaginare che i suoi articoli, lontani dalle ovazioni che il presidente rockstar vorrebbe sentire, non siano piaciuti. Da qui la reazione che ogni integralismo religioso, politico e pallonaro riserva ai media non compiacenti: abnorme oltre che stupida e probabilmente illegittima.

Si sarebbe tentati di dire che Cellino, questa volta, abbia oltrepassato ogni limite. Ma non sarebbe esatto. Il limite lo ha superato da tempo. Anzi, in quella terra di nessuno - nessun buon senso, nessun rispetto per gli altri - ci ha piantato le tende. Vi campeggia felice degli incendi che appicca. Nerone nel pallone, ora ci spiegherà che a casa sua invita chi vuole. Peccato che una partita di calcio sia, da sempre, un grande spettacolo pubblico che richiede tutti i suoi interpreti: calciatori, allenatori (i suoi sono a scadenza, come lo yogurt di giornata), tifosi e, purtroppo per lui, pure quei gazzettari impuniti che talvolta osano criticarlo. Peccato soprattutto che lo stadio non sia suo, e che lo Stato provveda a spedirgli polizia, carabinieri, vigili e pompieri a spese della collettività.

Francamente non mi importa nulla, e nulla voglio sentire, dei rapporti evidentemente non idilliaci tra il bat-presidente e il nostro giornalista. Sicuramente dirà che è malevolo e prevenuto. Massì, una bella congiura mediatico-giudiziaria, in questo Paese, non si nega a nessuno... Resta il fatto che il direttore della Ġazzetta, allo stadio, ci manda chi vuole, non chi è gradito ai padroni del vapore. E che Cellino è consigliere federale e autorevole membro della Lega di Serie A. Non male come rappresentante delle istituzioni. Sarà il caso che qualcuno, sortendo la testa dalla sabbia, gli spieghi che il diritto di cronaca è costituzionalmente garantito. E se pure Velluzzi, ieri, avesse voluto comprarsi un biglietto e commentare la partita dagli spalti non avrebbe potuto visto che il pubblico pagante (esclusi gli abbonati) a Is Arenas non ci può mettere piede. Questa è Cellinoland: non un'arpa, ma il suono acre di una chitarra rock ne accarezza le macerie.

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Napoli: la leggenda di Mazzarri, polemico a rigori alterni

Espulsioni e battaglie contro arbitri e colleghi. Ogni tanto giura di non parlare più di loro, poi ci ricasca. E i direttori di gara non lo sopportano più

Giovanni Capuano - panorama.it .1-10-2012

Forse il suo vero cruccio è che il 'maestro' Mou è ancora inarrivabile. Digiti su Google le parole 'Mourinho contro arbitro'? Un milione e 300 mila pagine. Ci provi con 'Mazzarri contro arbitro'? Solo (si fa per dire) 706 mila. In confronto allo Special One, Walter da San Vincenzo provincia di Livorno è ancora un dilettante o quasi. Però migliora con gli anni e di questo passo può anche sperare di arrivarci. Anche perché, a differenza del portoghese, è uno specialista assoluto dell'inversione a U sulla strada della polemica. Mou attacca sempre e comunque. Walter no. Dipende.

Un esempio? Autunno 2011, torrido e non solo per le temperature. Il Napoli pareggia in casa contro la Fiorentina (25 settembre) e recrimina per un fallo di mano non visto. Mazzarri fa il saggio: "Il calcio è fatto di episodi. Poteva essere quello che ci apriva la partita". Passa una settimana e a San Siro Rocchi ne combina di tutti i colori facendo infuriare Moratti. Walter fa un po' il furbo: "Vittoria limpida. Gli episodi ci sono stati anche in altre partite".

Polemiche a non finire, poi a Cagliari il Napoli pareggia (23 ottobre) e lui sbotta: "Non commenterò più le valutazioni arbitrali". Mai più fino al 29 ottobre, addirittura 6 giorni. A Catania espulso Santana: "Episodi che hanno condizionato gravemente il risultato. Montella? Non l'ho salutato perché mi girava aver perso in questo modo". Poi Napoli-Lazio (19 novembre): "Non commenterò più una decisione arbitrale. Ho detto ai ragazzi che per me hanno vinto 4-0". Solo che in campo era finita pari.

Irascibile, polemico nato, incapace di stare zitto. A Marassi è stato espulso su chiamata del quarto uomo. "Credo ci sia stato un fraintendimento" ha spiegato. Ma sul rigore 'fasullo' di Hamsik che ha deciso la partita di nuovo buonista: "Fallo a cavallo dell'area quindi giusto fischiarlo. Basta il contatto con la linea per decretare il rigore". Mah. Ritrovava Tagliavento, giudice di porta a Pechino, la gara dopo la quale (espulso) Mazzarri ha raccontato di "aver pensato alle dimissioni" e di "aver avuto voglia di smettere".

Inizio di una stagione faticosa. Alla prima a Palermo rigorino non dato ai siciliani. Lui zitto, Sannino onesto: "C'era ma sarebbe finita 1-3". Poi il Parma e un gol di Cavani con sospetto fuorigioco. Donadoni velenoso: "Non commento ma vorrei che chi invece di solito parla sottolineasse anche i vantaggi ricevuti". La risposta? "L'anno scorso a Parma dissi che avevamo vinto ma il Parma aveva giocato meglio". Certo, con omissione che la rete di Lavezzi era stata un metro in fuorigioco.

Poi Napoli-Lazio e l'autodenuncia da 'libro cuore' di Klose. Che fa Mazzarri? Abbozza: "Bravo, ma bravo anche chi ha fatto le nuove regole". Come dire che, senza la certezza della prova tv e della squalifica, il tedesco non si sarebbe mai sognato di confessare.

Così come Walter non confesserà mai di avere un debole per la rissa (verbale) con i colleghi. Si è attaccato con molti. Allegri (che è di Livorno quasi come lui)? "Vuole un arbitro all'altezza. Lo scelga lui" gli manda a dire prima di un Milan-Napoli decisivo per lo scudetto e finito 3-0 con rigore spacca-partita contestato: "Il fallo di Ibra su Cannavaro prima del mani era netto". No, l'arbitro non l'aveva portato lui. Montella non l'ha salutato a Catania, Ferrara ha dovuto spiegare di "non aver fatto la spia", Conte e Carrera non lo sopportano dalla finale di Pechino quando mandò anche due spie all'allenamento di rifinitura (poi beccate dalla security).

Leggendario il rosso preso a Vila-Real nella gara decisiva per la qualificazione agli ottavi in Champions. Spinge via Nilmar e non si può (ovvio). Espulso. "Serviva una scossa e i ragazzi mi hanno capito" racconta lasciando intendere di aver fatto apposta. Dice anche: "Non penso di meritare la squalifica". La merita e ciao Chelsea. E imperdibile lo sfogo dopo un Napoli-Brescia (6 marzo 2011): "Se ci sono due pesi e due misure basta dirlo". Chiedeva due rigori ed era stato espulso. Una settimana prima c'era stata la sfida contro il Milan e ancora non l'aveva digerita: "Ho detto che non avrei parlato di arbitri perché altrimenti finisco sotto processo ma la verità è sotto gli occhi di tutti". Appunto.

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Campionato, vince lo spread

di Gianfrancesco Turano

Gianfrancesco Turano - l'Espresso.it -1-10-2012

Chi era forte l'anno scorso è più forte adesso, chi è era scarso l'anno scorso è più scarso adesso. Mentre il Milan è paralizzato dalla lotta tra Galliani e Barbara Berlusconi

Non è un campionato per progetti. Chi era forte l'hanno scorso si è rafforzato. Chi era debole si è indebolito. Succede anche in economia. E' la crisi, bellezza.

I due anticipi di sabato hanno celebrato i dogmi del calcio, uno sport che gode di essere conservatore. Roma e Milan, in fondo, sono bocciate dallo stesso principio. Il calcio è una struttura sociale semplice. Prevede un padrone-proprietario che gestisce il club in prima persona, un lavoratore dotato di potere contrattuale relativamente elevato, un pubblico capace di imporre la dittatura della democrazia cacciando giocatori, allenatori e, in casi estremi, i proprietari stessi.

Milan e Roma, in questo momento, sono due squadre senza padroni. Hanno due numeri uno operativi che sono Adriano Galliani, di diritto, e Franco Baldini, di fatto.

Il proprietario del Milan non segue più la squadra. Quando lo fa, è per vendere, vendere e ancora vendere. Non potendo comprare campioni, Galliani segue schemi vecchi di vent'anni. Siamo in difficoltà? Compriamo un olandese. Una volta erano Rijkard o Seedorf. Ieri era Van Bommel, oggi è De Jong, calciatore in netto calo di rendimento da quando gli hanno spiegato che non può sempre spaccare le gambe dell'avversario.

L'allenatore è Allegri. Grazie al "modulo Ibrahimovic" ha vinto uno scudetto. Ma dovrebbe piuttosto passare alla storia per avere tolto dalla lista Champions Pippo Inzaghi, che anche sulla soglia dei 40 può giocare titolare in questo Milan, e per avere escogitato insieme a Galliani il più grande autogol di mercato degli ultimi dieci anni, la cessione di Pirlo alla Juve.?Ad aggravare il caos societario c'è la figura di Barbara Berlusconi (torna bionda, BB, per favore!).?Tra l'erede Fininvest e Galliani c'è la stessa simpatia che affratella Pippo e Allegri. Ma Silvio non ha il coraggio di dare la squadra alla figlia (Pato vicerè?) e non ha tutti i torti.

Se Milanello non ride, Trigoria piange. Contro la Juventus la squadra ha dimostrato di non avere i 19 minuti nelle gambe e questo è strano per una formazione allenata da Zeman. Il boemo ha dichiarato che i ragazzi non lo seguono. E' un uomo sincero e c'è da credergli. Del resto, per i ragazzotti ingaggiati in giro per il Sudamerica, Zdenek è un vecchietto bizzarro di cui non hanno mai sentito parlare e non la bandiera dell'indipendenza contro i poteri forti capace di pagare a caro prezzo per le sue idee.

Le altre figure di maschio alfa in giallorosso sono difficili da identificare. La proprietà non ne fornisce. Dopo la batosta con la Juve arriverà il neopresidenteJim Pallotta da Boston, farà un cazziatone urbi et orbi e se ne tornerà nel Massachusetts, dove lavora. Né la sostituzione di Di Benedetto con Pallotta dopo poco più di un anno ha suggerito solidità.? Per lo spogliatoio il boss è Baldini, il direttore generale. E' carismatico, parla le lingue, i giornali lo stanno a sentire, è stato al Real, nella nazionale inglese e molti dei più grandi club, dalla Juventus al Chelsea, gli hanno offerto un contratto per molti più soldi di quelli che prende alla Roma. Ecco appunto il problema.

In una situazione come quella della Roma, l'unico riferimento societario è un signore che ha offerte in continuazione e che si è già fissato - lo ha detto lui stesso - un termine per decidere se ha fallito e se deve andarsene.?Per lui è facile trovare un posto migliore ed è proprio questo, paradossalmente, a creare incertezza tra i giocatori. Lotito non può andarsene dalla Lazio, né Moratti dall'Inter o De Laurentiis dal Napoli, e via dicendo. Ossia, possono ma è difficilissimo vendere una squadra di serie A. Lo stesso Galliani ha basato la sua forza non tanto sul mandato di SB ma sul fatto che nessuno lo immagina altrove che a Milanello e forse nessun altro club ha mai pensato di offrirgli un posto.

Il calcio si basa sulle vecchie leggi della marineria. Il capitano, chiunque sia, va a fondo con la nave. Se il capitano è l'unico sicuro di scamparla, la ciurma si fa i fatti suoi. Anche se il titolo del post parla di due progetti alla frutta, sarebbe più esatto considerare due porzioni e mezzo di ananas. Non si illudano gli interisti. La loro vittoria di domenica contro lo Jovetic Football Club è appunto dovuta allo scarso rendimento del fuoriclasse slavo. Senza di lui la cosiddetta Fiorentina va in difficoltà anche contro il Gavorrano. Quanto al resto, l'Inter è un centauro spaccato in due tra qualche vecchio leone di Mourinho, il poco affidabile Cassano e una truppa di giovinotti di incerto avvenire.?Si prevede un mesto derby, al prossimo turno. Ps In caso interessi a qualcuno, da questa puntata RdC si trova anche sul sito Huffington Post in modo da essere più facilmente leggibile da Jim Pallotta (battuta! battuta!)

______________________________________-

L'Analisi

Nozze d'interesse

Massimo Cecchini - Gasport - 1-10-2012

Storia e antropologia spiegano come la genesi dei matrimoni, così come adesso li immaginiamo, siano un prodotto lievitato nella civiltà occidentale soprattutto a partire dall'Ottocento. In precedenza (e altrove), amore e desiderio potevano arricchirlo, ma la loro presenza non era ritenuta necessaria. Nessuno scandalo. Tutto ciò, in culture differenti, ha prodotto delle unioni stabili e serene, che hanno fatto da contrappunto ai pathos sentimentali raccontati dalla letteratura. Nella Roma, probabilmente, è accaduto qualcosa di analogo, il cui esito però è tutto da decifrare.

Se quello con Luis Enrique è stato un matrimonio d'amore («un meraviglioso errore», secondo Baldini), lo Zeman 2.0 (un anno fa mai davvero preso in considerazione) è nato da una reciproca convenienza. Dopo il flop spagnolo, la dirigenza aveva bisogno di un allenatore che avesse il consenso della piazza e che permettesse abbonamenti in un momento di necessità finanziarie. Il boemo, invece, desiderava una occasione («l'ultima», ha ammesso) per tornare al calcio di vertice. Per cementare l'unione la società ha accantonato le perplessità sul lavoro del boemo e le sue «provocazioni», così come il tecnico ha dato un pubblico placet ad una squadra poco «zemaniana». Ora il rapporto è in crisi e la mancanza d'amore si fa evidente. L'interesse, però, ora condanna la coppia ad andare avanti almeno fino a giugno. Poi, se sarà addio, speriamo sia senza rancore.

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Scommesse Oggi non ci sarà nessuna conciliazione, il verdetto arriverà entro il 7

Conte dritto verso lo sconto

La squalifica sarà di 4 mesi

Il tecnico potrebbe tornare in panchina il 12 dicembre

Caso Mastronunzio Cade l’aggravante Mastronunzio: al Siena non ha giocato perché infortunato

Un’omessa denuncia Da due omesse denunce la Corte federale è passata a una: uno sconto è inevitabile

di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 02-10-2012)

La squalifica di Antonio Conte dovrebbe finire il 10 dicembre. L'allenatore della Juve potrebbe tornare a sedersi in panchina per la partita di Coppa Italia di due giorni dopo (il 12) contro Pescara o Cagliari. Le ultime indiscrezioni raccontano di una squalifica ridotta dal Tnas (il tribunale arbitrale, l'ultimo grado di giudizio dello sport) a 4 mesi, contro i dieci inflitti in secondo grado. Questo il risultato finale, frutto di un tortuoso percorso. Vediamo quale.

Oggi a mezzogiorno Conte — difeso dagli avvocati Giulia Bongiorno, Luigi Chiappero e Antonio De Rensis — tornerà davanti al Collegio (presidente Massimo Zaccheo, arbitri Guido Calvi ed Enrico De Giovanni) e si proverà un ultimo tentativo di conciliazione tra le parti. Che fallirà. Se c'è una cosa che Conte vuole evitare è far passare la linea di un accordo tra i due contendenti, di un patteggiamento, seppure a posteriori: lui si dice innocente e punta solo all'assoluzione. Nemmeno la Figc vede troppo di buon occhio, almeno formalmente, conciliazioni con condannati per lo scandalo scommesse. Ma l'accordo ci sarebbe — anche se non si vede —, frutto di contatti che si sono tenuti tra società e Federazione. Ora però dovrà reggere al vaglio del collegio arbitrale.

Il verdetto non sarà oggi, ma entro il 7 ottobre. Appare quasi scontato che il Tnas sia intenzionato a dare una bella sforbiciata alla squalifica. Prima dovrà pronunciarsi sulle richieste istruttorie avanzate dai legali della Juve che volevano fossero sentiti il grande accusatore Carobbio (per un contraddittorio), il giocatore del Siena Mastronunzio (che secondo la Corte federale è stato messo ai margini da Conte perché non ha aderito alla combine), il medico del Siena (per dimostrare che in realtà Mastronunzio non ha giocato perché infortunato) e l'ex collaboratore Stellini. Con ogni probabilità nessuna di queste richieste sarà ammessa: non c'è bisogno di sentire testimoni, bastano le carte, le prove documentali. Per esempio, sono più che sufficienti i certificati medici per stabilire che Mastronunzio era infortunato. E quindi questa «aggravante» dovrebbe automaticamente cadere.

Per decidere il resto degli sconti conterà la storia processuale, così come si è svolta fino a qui. Decisiva la sentenza della Corte federale, che ha ridotto le omesse denunce imputate a Conte da due a una (quella di AlbinoLeffe-Siena) senza però che ne conseguisse una riduzione della pena. Un equilibrio un po' fragile da sostenere e che il Tnas dovrebbe correggere.

Partendo dalla considerazione che, all'inizio di tutta questa storia — prima cioè che si celebrassero i processi sportivi, quando si era tentato il vero patteggiamento — la Disciplinare aveva ritenuto «incongrua» una condanna a tre mesi e 200 mila euro di ammenda per due omesse denunce. Saltato l'omessa denuncia di Novara-Siena (quella della famosa riunione tecnica che si sarebbe tenuta prima del match), depotenziato il «caso Mastronunzio», ecco che si arriva ai possibili 4 mesi di squalifica che potrebbero alla fine non scontentare nessuno. E siccome il conto è partito il 10 agosto, ecco perché dal 10 dicembre Antonio Conte potrà vedere la sua Juve dal campo.

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Conte sorride: 4 mesi

Oggi si discute davanti al Tnas, ma il lodo propende già verso il sostanzioso sconto

di ALBERTO ABBATE (CorSport 02-10-2012)

ROMA - Stasera il prato sarà meno lontano. Si schiariranno i vetri dello Sky box dello Juventus stadium: sbrana il campo, Conte. Lo addenterà in Coppa Italia mercoledì 12 dicembre. Quattro mesi di stop, una sostanziosa riduzione della squalifica di sei mesi: è questo il verdetto nell’aria, il Tnas pronuncerà il lodo entro un paio di giorni, 7 ottobre deadline. Oggi il collegio arbitrale si riunirà, s’era dato appuntamento a mezzogiorno l’ultima volta per il dibattimento. E’ il momento, anche se negli ultimi giorni si è discusso parecchio fuori dall’aula. Contatti frenetici per concordare il destino di Antoniocapitano. Il suo sorriso potrebbe riaccendersi in un istante.

RESTA L’OMESSA DENUNCIA - Un altro giorno del giudizio infinito: «Antonio è parecchio fiducioso - rivela Carrera - ma ora pensa solo alla Shakhtar. Fuori dal campo ci sono i suoi legali». La Bongiorno, De Rensis e Chiappero hanno già il risultato nella tunica. Proscioglimento? Quasi. Ma non ditelo alla Figc: c’è comunque la conferma della responsabilità di Conte per l’omessa denuncia di Albinoleffe-Siena. E conta tanto: quella macchia rimane indelebile, preserva la Federazione dalle ombre (rischio di un’altra omessa denuncia) di Bari - l’interrogatorio s’è concentrato su diverse gare - dove l’allenatore bianconero verrà presto riascoltato. E poco importa - tanto, con le norme vigenti, allena comunque e confabula (di nascosto) con i suoi assistenti nelle sfide ufficiali - che il tecnico possa tornare a mangiare il panettone in panchina. Nel suo curriculum c’è un reato sportivo.

CROLLA MASTRONUNZIO - Mezzogiorno di fuoco: stavolta è un dolce calore per Conte a Torino. Il presidente Zaccheo e gli arbitri Calvi (Juve) e De Giovanni (Figc) rivedono le sue sorti. All’ordine del giorno riecco le richieste istruttorie: i testimoni dei legali bianconeri (Mastronunzio, il dottore del Siena e l'ex collaboratore Stellini) ed, eventualmente, della Figc (il superpentito Carobbio) difficilmente verranno accolti. Ma crollerà comunque l’”aggravante Mastronunzio”, anche se i certificati e la dichiarazione del medico sociale del Siena, presentati dagli avvocati juventino, non attesterebbero con assoluta certezza - nella memoria difensiva non c’è traccia di una scheda sanitaria - l'infortunio del giocatore. Distrutta una motivazione della Corte di Giustizia Federale per giustificare i 10 mesi di stop, sarebbe già automatico lo sconto di 4 mesi. E il bonus di altri due? All’epoca dei fatti contestati, non esisteva una previsione normativa della pena, sarà la giustificazione del Tnas.

COME ALLE ORIGINI - Flash back, si torna alle origini: gli eventuali 4 mesi del Tnas equivalgono ai 3 mesi e 200 mila euro patteggiati con Palazzi inizialmente, rigettati poi dalla Disciplinare. La Figc non ha nessuna voglia di sollevare un’altra furia bianconera, ma oggi ripudierà il tentativo di conciliazione. Creerebbe un pericoloso precedente: tutti gli altri “condannati” lo pretenderebbero. Si è parlato e riparlato per superare l’ostacolo. Ecco quindi l’accordo di massima sul lodo: 4 mesi di stop. Un regalo di Natale, che di riflesso aspetta pure Portanova (da sei mesi di squalifica a 2), ieri davanti al Tnas: «Preferisco non parlare per scaramanzia». Tocca già il prato.

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Sconto

Conte va al Tnas:

la squalifica può

ridursi di 4 mesi

Oggi si riunisce il Collegio arbitrale sulla pena

per omessa denuncia: la sentenza entro il 7

di MAURIZIO GALDI (GaSport 02-10-2012)

Oggi si riunisce il Collegio arbitrale del Tnas (lo farà a mezzogiorno) e già circolano le ipotesi più disparate di sconto ad Antonio Conte, ma la sola certezza è che lo sconto ci sarà: al massimo quattro mesi di sconto, per cui resterebbe fuori sei mesi. Probabilmente, però, inferiore a quello che auspicano in casa Juventus. Conte, per l'omessa denuncia di una combine in AlbinoLeffe-Siena, alla fine dovrebbe scontare sei mesi di squalifica e qualcuno dice che potrebbero anche essere di più. Difficile che si possa andare sotto questa soglia. Vale la pena ricordare che la Disciplinare aveva ritenuto «non equa» la richiesta di patteggiamento di Conte a tre mesi più ammenda di 200 mila euro (a «copertura» di altri trenta giorni di stop) e che «il rilancio» della Procura federale era stato di cinque mesi, ma non fu accettato da Conte. In appello la Corte di giustizia federale aveva «cancellato» una delle due omesse denunce, quella per Novara-Siena, ma aveva confermato i dieci mesi con una motivazione che aveva sollevato non poche polemiche: «La responsabilità di Conte... poteva essere diversamente valutata, nella sua gravità, sia dalla Procura, che dai giudici di prime cure, in modo da poter configurare, ovviamente verificata la sussistenza dei presupposti, una fattispecie diversa e più grave di incolpazione». Ma oggi il Tnas deve decidere soprattutto se c'è stata o meno omessa denuncia per AlbinoLeffe-Siena e che sanzione infliggere a Conte. Questo apre la porta allo sconto anche se non sarà eclatante.

Nessuna conciliazione L'altra certezza dell'intera vicenda è che né gli avvocati di Conte (Giulia Bongiorno, Antonio de Rensis e Luigi Chiappero), né quelli della Federcalcio (Luigi Medugno e Letizia Mazzarelli) oggi arriveranno alla conciliazione. Il Collegio del Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport (Tnas) deve comunque tentarlo, prima di dare il via libera alla discussione. Subito dopo si passerà alla discussione «nel merito», poi il Collegio tratterrà «in esame» la vicenda per emettere entro il 7 ottobre (molto probabilmente tra venerdì e sabato) il lodo (così viene chiamata la sentenza di un arbitrato).

Fair play Nell'udienza del 21 settembre le parti avevano parlato al termine di un clima disteso, ma non sono certo mancati gli scontri. Oggi il Tnas deve decidere anche sull'ammissione delle richieste istruttorie dei legali di Conte. In particolare in questi giorni sono state depositate le memorie e le controdeduzioni sull'ipotesi che fosse chiamato come testimone Mastronunzio e che fosse acquisita la documentazione sull'infortunio di quest'ultimo. La Federcalcio ha contestato l'utilità dell'esame del teste chiedendo in subordine di poterne presentare a sua volta. Inoltre sulla documentazione medica dell'infortunio a Mastronunzio ha chiesto l'esame della cartella medica che accompagna il calciatore in tutta la sua carriera e non della sola dichiarazione del medico sociale del Siena. Insomma una decisione che il Collegio dovrà prendere prima di cominciare e che si presenta spinosa. Nel pomeriggio, poi, al Tnas ci sarà l'esame del ricorso di Angelo Alessio.

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Il retroscena

Se salta l’accusa più grave

il 16 dicembre in panchina

di MATTEO PINCI (la Repubblica 02-10-2012)

Il rientro sembra più vicino del previsto. Oggi davanti al Tnas del Coni i legali di Antonio Conte discuteranno, probabilmente per l’ultima volta, il ricorso contro i dieci mesi di squalifica inflitti da due gradi della giustizia sportiva all’allenatore della Juventus. Una discussione destinata a segnare una svolta favorevole per il tecnico: il collegio arbitrale composto dal presidente Zaccheo e dagli arbitri Calvi e De Giovanni, avrebbe già raggiunto un’intesa di massima sull’entità della pena definitiva. Che gli spifferi suggeriscono debba esaurirsi in 4 mesi di stop. Uno sconto sodella stanziale che, se confermato, consentirebbe a Conte di tornare in panchina già dall’11 dicembre, in tempo per la gara del 16 contro l’Atalanta, e che renderebbe identico la sanzione a quella patteggiata da un altro tecnico, Bortolo Mutti. Possibile in termini giuridici: in fondo per due omesse denunce la Disciplinare avrebbe ritenuto congruo un patteggiamento a 4 mesi e 20 giorni. Già abbattuta poi, con i certificati che dimostrano l’infortunio di Mastronunzio, l’accusa più grave, che aveva fatto ventilare alla Corte Federale (secondo cui l’esclusione del giocatore era da imputare al suo rifiuto di combinare Albinoleffe-Siena) l’ipotesi di illecito sportivo e l’impennata pena anche per una sola omissione. E può cadere anche il termine minimo di 6 mesi per una omessa denuncia, in ragione di reati commessi prima del rinnovamento dell’ordinamento federale, siglato il 9 giugno 2011.

Il procedimento è destinato dunque a chiudersi in queste ore: niente conciliazione con la Figc, Zaccheo dovrebbe rigettare le istanze istruttorie dei legali De Rensis, Bongiorno e Chiappero per l’audizione dei testimoni (Mastronunzio e il medico del Siena), e procedere al dibattimento. Per andare al lodo in settimana: il termine fissato scade il 7 ottobre, già entro venerdì potrebbe arrivare il verdetto.

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OGGI L’UDIENZA FINALE AL TNAS: IL VERDETTO ENTRO LA SETTIMANA

Si decide il destino

di Conte: a dicembre

può finire l’esilio

Il tecnico chiede il proscioglimento:

potrebbero arrivare 6 mesi di sconto

Non ci sarà conciliazione. Difficile l’ok dei giudici alle audizioni dei teste Stellini e Carobbio

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 02-10-2012)

L’udienza decisiva per il destino di Antonio Conte davanti alla giustizia sportiva comincerà poco prima dell’ora di pranzo: da una parte i legali del tecnico bianconero, dall’altra gli avvocati della Federcalcio, nel mezzo il collegio arbitrale del Tnas.

Conte, al tribunale di terzo grado (la Cassazione dello sport), chiede il proscioglimento dall’ultima accusa rimasta ancora in campo, l’omessa denuncia per la partita Albinoleffe-Siena del 29 maggio del 2011: dieci sono stati i mesi di squalifica inflitti dalla Corte di Giustizia Federale della Figc in appello all’allenatore, due già quasi scontati perchè lo stop per il tecnico campione d’Italia con la Juve è cominciato il 10 agosto scorso. Oggi il collegio arbitrale del Tnas cercherà la via della conciliazione fra le parti come prevede il regolamento e davanti all’impossibilità di trovare un accordo fra Conte e la Figc - entrambi non hanno alcuna intenzione di chiudere il contenzioso con un’intesa - sarà chiamato ad esprimersi sulle richieste di audizione dei testimoni: difficile appare il via libera dei tre arbitri agli interrogatori di Stellini o Carobbio come chiesto rispettivamente dai legali del tecnico bianconero e da quelli della Federcalcio. L’udienza dovrebbe, quindi, entrare nel merito del ricorso e concludersi già nel pomeriggio: da questa sera ogni momento potrebbe essere quello del verdetto che dovrà arrivare comunque entro il fine settimana.

Oggi, a mezzogiorno, andrà in scena, dunque, l’ultimo passaggio di Conte in un aula di tribunale (sportivo). Gli avvocati Antonio De Rensis, Luigi Chiappero e Giulia Bongiorno faranno valere le ragioni di un tecnico che chiede la piena assoluzione dai dieci mesi di squalifica. Il punto di equilibrio, però, potrebbe essere la stessa storia processuale di Conte a trovarlo. Come? Sul tecnico non pesano più due accuse per omessa denuncia - quella per Novara-Siena è stata cancellata fra primo e secondo grado - e sull’unica rimasta l’aggravante è destinata a cadere. Conte aveva cominciato il suo cammino davanti alle toghe del pallone piegandosi controvoglia all’ipotesi del patteggiamento, poi respinto sulla base di un accordo con il procuratore Palazzi per 3 mesi e 200 mila euro di multa. Quel patteggiamento nasceva dal peso di due omesse denuncia. Oggi quel peso non c’è più: il collegio arbitrale del Tnas potrebbe chiudere il contenzioso senza assoluzione, ma con una sentenza che rimandi in panchina Conte a dicembre. Oggi un diverso collegio arbitrale del Tnas esaminerà anche il ricorso di Angelo Alessio.

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La battaglia in tribunale Oggi al Tnas si chiude la partita sul ricorso dell’allenatore

Conte verso lo sconto: quattro o cinque mesi

Per la riduzione è determinante Mastronunzio

No alle testimonianze E’ improbabile che verranno ascoltati testimoni: si allungherebbero i tempi

di PAOLO FRANCI (Quotidiano Sportivo 02-10-2012)

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ANTONIO CONTE, ultimo atto. Oggi a mezzogiorno al Tnas, terzo grado di giudizio sportivo, si chiude la partita sul ricorso del tecnico juventino. Da una parte vi saranno i legali del tecnico campione d’Italia — che diserterà l’udienza: la Juve è impegnata in Champions — Giulia Bongiorno, Luigi Chiappero e Antonio De Rensis che puntano a un difficile proscioglimento; dall’altra, gli avvocati Luigi Medugno e Letizia Mazzarella per la Figc. Nel mezzo il collegio arbitrale presieduto dall’avvocato Massimo Zaccheo.

L’udienza partirà con un tentativo di conciliazione che si chiuderà con un nulla di fatto. Né Figc né Conte hanno intenzione di arrivare ad una sorta di ‘patteggiamento’. Subito dopo il collegio prenderà in esame le istanze presentate lo scorso 25 settembre dagli avvocati bianconeri, in particolare le audizioni dell’ex attaccante del Siena Salvatore Mastronunzio, del vice di Conte Cristian Stellini e del pentito Filippo Carobbio. Improbabile che il collegio arbitrale possa ammettere le testimonianze, ipotesi che allungherebbe il procedimento oltre la data del 7 ottobre, entro la quale dovrà arrivare il lodo.

La partita si giocherà dunque sulle carte. In particolare sui certificati medici di Mastronunzio. Dimostrano, secondo la difesa, che Conte escluse il giocatore dalla partita con l’Albinoleffe perché infortunato. E non per aver rifiutato la combine.

Conte è stato condannato a dieci mesi di squalifica per due omesse denunce, relative a Novara-Siena e Albinoleffe-Siena in primo grado. In secondo grado, la Corte di Giustizia Federale ha depennato gli addebiti per la partita con il Novara, confermando i dieci mesi di squalifica per omessa denuncia aggravata relativa al match con i lombardi.

SE, GRAZIE al chiarimento della posizione di Mastronunzio, dovesse cadere l’aggravante per l’omessa denuncia, si ricomporrebbe uno scenario simile a quello del processo di primo grado, quando un patteggiamento di 5 mesi per due omesse denunce sarebbe stato congruo per i giudici. Palazzi e la difesa però, trovarono l’accordo per 3 mesi e 200mila euro, rigettato dalla giudici. Con una sola omessa denuncia, senza aggravante, il mirino della sanzione potrebbe a questo punto scendere fino a 4-5 mesi. Conte ne ha già scontati due e, dovesse arrivare lo sconto, a dicembre tornerebbe in panchina. Da questa sera ogni momento è buono per il verdetto (il lodo) che, tassativamente, dovrà arrivare entro la fine della settimana. Domani pomeriggio, sarà discusso al Tnas anche il ricorso di Angelo Alessio.

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IL GIORNO DI CONTE

Ciak, Natale

in panchina

Conte a Dicembre torna al suo posto

di GIANNI LOVATO (TUTTOSPORT 02-10-2012)

TORINO. L’interrogativo a questo punto è: fischieranno prima i tre arbitri del Coni chiamati a decidere sulla sorte di Antonio Conte o l’olandese Nijhuis, designato dall’Uefa a dirigere Juventus-Shakhtar? Considerato che il calendario della Champions è noto da tempo, viene spontaneo pensare che a Roma si poteva mostrare maggiore sensibilità nella scelta delle date ed evitare l’incredibile sovrapposizione. Alla Juve e al suo tecnico, però, preme soprattutto il merito della questione, sulla cronologia sono disposti a sorvolare. Ovvero ottenere la cancellazione dei dieci mesi di squalifica sanzionata prima dalla Disciplinare e poi dalla Corte d’Appello (anche se nel frattempo si è passati da due omesse denuncie a una sola) o quantomeno un robusto sconto.

SOTTO L’ALBERO Le previsioni ipotizzano (il precedente del patteggiamento concordato e poi saltato induce a un minimo di prudenza nel considerarle Vangelo) un robusto sconto. Diciamo che il Tnas avrebbe gli strumenti per agire in tal senso e pare pure la volontà. Si parla di un ritorno in panchina a Natale o poco prima, il che non consentirà a Conte di vivere in prima fila la fase a gironi della Champions, dal momento che l’ultimo atto, il ritorno con lo Shakhtar, è fissato per il 5. Per contro la Juve e il suo timoniere avranno un’ulteriore motivazione per raggiungere quanto prima la qualificazione agli ottavi. A quel punto d’Europa si tornerà a parlare in febbraio, quando Conte potrà essere a bordo campo a spingere la squadra verso i traguardi che si è prefissato da tempo.

L’AMBIZIONE Perché Conte è e rimane un uomo in missione. Riportato a Torino lo scudetto, il tecnico bianconero ha messo nel mirino la Champions e la partita di questa sera può effettivamente dargli una bella spinta in avanti nella strada che conduce a Wembley. Qualora vincesse, la Juve si ritroverebbe infatti in testa al girone con davanti le due partite con i parvenu danesi del Nordsjelland. Un progetto niente male.

LE DUE SQUADRE Ma qui ci siamo spinti nel futuro, mentre una giornata come quella che si appresta a vivere, tiene Conte ancorato al presente. La decisione di non viaggiare alla volta di Roma è stata presa ieri ed era l’unica possibile, anche se è costata parecchio al tecnico juventino, che anche di questo ha discusso a lungo con Beppe Marotta nella mattinata di Vinovo. L’altra squadra bianconera, quella che muoverà sulla capitale sarà dunque composta dal trio di legali Bongiorno-Chiappero-De Rensis e dal direttore della comunicazione Claudio Albanese. La loro partita nelle migliore delle ipotesi potrebbe sfociare nell’assoluzione del tecnico. In quella più gettonata nelle ore di vigilia, come detto, in un robusto sconto: cinque o sei mesi in meno rispetto ai dieci decisi nei primi due gradi di giudizio. Se le previsioni si riveleranno esatte, ci ritroveremo come d’incanto in zona Palazzi, versione patteggiamento bocciato dalla Disciplinare. Il che darebbe connotati abbastanza paradossali a tutto quanto è seguito a quel giorno. Ma l’interesse delle parti, giunti a questo punto, è di tirare una riga su incomprensione e incongruenze per voltare pagina.

TITOLI DI CODA Certo è che mantenere la concentrazione in questo contesto richiederà uno sforzo immane a Conte. In parte potrà aiutarlo la routine della marcia di avvicinamento all’inizio del match. La riunione tecnica con i giocatori, lo spiegare nel dettaglio le contromosse per frenare l’imperiosa corsa degli ucraini (vincono da 25 partite consecutive), il solito lavoro da motivatore. Queste incombenze occuperanno parte della mattinata e l’inizio del pomeriggio del tecnico, ma è ovvio che ogni tanto il pensiero volerà a Roma dove attorno alle 12 inizierà la seduta del Tnas. Da quel momento in poi non resterà che aspettare il corso degli eventi. Fino a sera, quando toccherà ancora una volta a Massimo Carrera e Claudio Filippi dirigere i lavori. Con Conte qualche metro più in alto, a studiare mosse e contromosse. E, anche se non lo confesserebbe mai, magari a distrarsi per un attimo, con il pensiero rivolto a Juventus-Atalanta del prossimo 16 dicembre. “Natale in panchina” è il titolo atteso. Poi potranno scorrere i titoli di coda su questa brutta parentesi, anche se per il diretto interessato rimarrà difficile considerarla tale.

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LE REGOLE DELL’ARBITRATO

Sconto maggiore grazie al vecchio codice

L’omessa denuncia imputata a Conte risale al maggio 2011: il Tnas può scendere sotto i sei mesi

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 02-10-2012)

ROMA. Nessuna conciliazione, si entra subito nel merito e l’orientamento del Tnas sembra indirizzato verso il sostanziale sconto per Antonio Conte : 4 mesi. Oggi sarà l’ultimo atto per il tecnico della Juventus, ricorso all’arbitrato contro la squalifica di 10 mesi per la sola omessa denuncia di AlbinoLeffe-Siena. Da una parte i legali del tecnico bianconero ( Bongiorno , Chiappero e De Rensis ), dall’altra quelli Figc, Medugno e Mazzarelli . Per l’ultima volta davanti al collegio giudicante composto dal presidente Zaccheo , e dagli arbitri De Giovanni (Figc) e Calvi (Conte). Si va a lodo, tecnicamente anche stasera, più realisticamente tra domani e venerdì.

NON CONCILIA Non ci sarà conciliazione, perché la Figc non può (non vuole) permettersi pericolosi precedenti nei casi di Scommessopoli. Saltata questa fase si passerà alle richieste di testimonianze da parte di Conte: Mastronunzio , Stellini e il medico sociale del Siena. Tutte istanze che il Tnas dovrebbe respingere: è interesse di tutti fare presto. Il Tnas si accontenta già del certificato firmato dal medico del Siena, che attesta come Mastronunzio non fu messo fuori rosa da Conte ma fosse fuori per infortunio. E se per la Corte di Giustizia l’aggravante di 10 mesi per la sola AlbinoLeffe-Siena è relativa proprio alla partecipazione attiva di Conte nel caso-Mastronunzio (che aveva trasformato un’omessa denuncia mascherata da illecito), per il Tnas viene meno l’aggravante e già si passa da 10 mesi al minimo: 6 mesi. Ma va notato che il Tnas giudica sempre sulla normativa vigente all’epoca dei fatti contestati, e AlbinoLeffe-Siena era il 29 maggio 2011. Undici giorni prima del nuovo codice che fissa la sanzione minima a 6 mesi per chi non denuncia. Dunque si può passare a 4. Determinante la storia processuale di Antonio Conte. Se in primo grado la Disciplinare avrebbe ritenuto congruo un patteggiamento di 5 mesi per due omesse denunce, per una “sola” omessa denuncia il Tnas darebbe carta bianca a 4 mesi. Alla Figc basterà la conferma del principio dell’omessa denuncia.

PORTANOVA Ieri intanto è arrivato a discussione il difensore del Bologna, Daniele Portanova : «Non si può parlare di omessa denuncia in termini di dubbio - ha tuonato il suo avvocato, Gabriele Bordoni - perché se anche la minima perplessità comporta l’obbligo di denuncia, allora avremmo ogni settimana decine di persone che vanno a denunciare per mettersi le spalle coperte». In subordine al proscioglimento, Portanova ha comunque chiesto la riduzione a un terzo della pena, quindi due mesi di stop.

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IL PUNTO DI VISTA

Un sogno scaccia incubo

di ELVIRA ERBI’ (TUTTOSPORT 02-10-2012)

ALTRO giro, altri confronti, altri rivali. Nemici carissimi? Dipenderà dal risultato. Perché sarà giornata piena, pienissima, oggi. Prima il Tnas, poi lo Shakhtar. Conte alla sbarra, Juve in campo. In ballo la squalifica di dieci mesi che da agosto pesa sul capo del tecnico e - giusto qualche ora dopo - la leadership del girone di Champions League. Surreale, ma reale. Un incubo che può lasciare spazio al sogno. Massì, un doppio sogno: ritrovare la panchina, anche se poi mai ci si siede, e salire in vetta con il primo successo europeo allo Stadium.

Oramai, la condizione da esiliato da stadio pare ai più quasi una condizione normale per Conte. No, non è così. Solo lui sa quanto ha sofferto in questo periodo da “condannato”, solo chi gli sta attorno nella quotidianità capisce appieno il suo stato d’animo, la sua rabbia, anche il suo scoramento. Svanito il patteggiamento, ora la caccia è allo sconto, anche se per principio solo il proscioglimento potrebbe regalare un po’ di pace emotiva all’allenatore salentino.“E’ una vergogna”, continua lo sketch di Crozza-Conte. E’ una vergogna sul serio, comunque la si voglia guardare. Anche la coincidenza dell’udienza al Tnas con la partita di Champions. La Juve vince con il suo condottiero concentrato e manovratore a Vinovo, spettatore e decisionista in tribuna. Ma è ora di finirla, subito o quantomeno entro la fine dell’anno, perché non sia sempre “una vergogna”.

Modificato da Ghost Dog

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QUESTA SERA A TORINO CON LA JUVE

Da squadra dei minatori a feudo dell’oligarca

Il malinconico e folle sogno dello Shakhtar

Akhmetov regna incontrastato. Nel calcio e non solo

Primo titolo con Nevio Scala, ora vincono con Lucescu

di BORIS SOLLAZZO (Pubblico 02-10-2012)

Recoba torna nel suo Uruguay e vince lo scudetto. Shevchenko torna in Ucraina dopo i 127 gol milanisti e la sfortunata parentesi al Chelsea e nella sua mitica Dinamo Kiev, facendo 23 gol in 55 partite, ci prova per tre volte ad arrivare primo, ma niente da fare. E dire che il suo ritorno doveva servire a lavar via il dolore di una sconfitta, in semifinale di Europa League, nel 2009. I cattivi erano sempre gli stessi, i parenti poveri dello Shakhtar Donetsk. Che vinsero l’ex Coppa Uefa e i tre scudetti ucraini a seguire. Tanto che Andryi, per vincere, s’è ritirato e candidato alle elezioni, seguendo il virus politico che già aveva contagiato, nel Milan, Berlusconi, Weah e Kaladze.

Quelli del Donetsk hanno una storia straordinaria e inquietante. Nasce come squadra proletaria e povera, Shakhtar sta per minatore e dal 1936 al 1946 la squadra sfoggia orgogliosa il nome Stachanovec, in onore del mitico Aleksej Grigor'evic Stachanov, eroe del lavoro socialista che ha battuto per ben 14 volte il record delle tonnellate di carbone estratte in un solo turno di lavoro. Il Bacino del Donec, zona iperindustrializzata, vedeva molta povera gente attaccarsi a questa squadra sfortunata, che gioiva, negli anni ‘70 per piazzamenti da podio che avrebbero permesso loro di rappresentare l’Unione Sovietica in Europa. La Dinamo Kiev gli lasciava poco più che briciole.

Quando arriva l’indipendenza ucraina, però, come nelle altre ex repubbliche sovietiche dilaga il virus degli oligarchi che, sfruttando le privatizzazioni selvagge, cumulano fortune inenarrabili che, spesso e volentieri, dedicano anche al calcio. Rinat Akhmetov, sorta di Abramovic in scala (al primo Forbes l’ha messo solo recentemente tra i più ricchi del mondo, poveretto), è uno di loro. I trionfi dello Shakhtar arrivano con lui: i sette scudetti (il primo, nel 2002, con il mitico Nevio Scala in panchina), sette delle otto coppe di Ucraina, il trionfo in Europa. Niente a che fare, però, con l’eroica Supercoppa di Russia contro il Dnipro del 1983, qui è stato tutto facile. Il Donetsk ha pescato a piene mani nel calciomercato, facendo in particolare la felicità di società e calciatori del campionato italiano e brasiliano (Cristiano Lucarelli segnò 4 gol in Champions, poi non resistette e tornò in Italia, rinunciando a 9 milioni di euro), vincendo ovunque a forza di bonifici.

Lo spregiudicato Rinat ha applicato il metodo Abramovic. Entrambi hanno origini operaie e hanno una squadra di calcio da coprire d’oro. Entrambi hanno accumulato enormi fortune in pochissimo tempo (e con molti sospetti: più d’uno li ha accusati, senza successo, d’essere stati legati alla criminalità organizzata), entrambi hanno colonizzato la loro sfera d’influenza economica con la politica: Roman facendo il governatore della Chukotka (ma sarebbe meglio dire re), Rinat sostenendo, in maniera determinante Janukovyc alle politiche ucraine e utilizzando il bacino del Donec come sua riserva privata, sfruttando abitanti e territorio damagnate capitalista e buttando loro fumo negli occhi da presidente di calcio. Per non darsi fastidio, il boss del Chelsea è nel petrolio, lui nel gas, dopo aver commerciato in tutto (offre anche i suoi tubi speciali alla Gazprom per esportarlo). Da quando Rinat regna su Donetsk e dintorni, lo Shakhtar, di fatto, ha i tifosi più tristi che mai si siano visti sugli spalti di una squadra di successo. Sentono, forse, d’essersi venduti un po ’d’anima e se li incontri fuori dalla Donbass Arena - neanche a dirvelo uno degli stadi più avveniristici d’Europa - non ti parlano dell’ultima vittoria dei loro ragazzi ma di come Akhmetov stia rovinando la loro regione. Perché se a due passi c’è il Donbass Palace (ovvio, anch’esso di Akhmetov) e se Donetsk ora è il motore trainante del paese, pur se a 600 km della capitale, l’hinterland ancora propone miniere e fabbriche in cui lo sfruttamento è sempre più selvaggio, nella migliore tradizione dell ’economia russa moderna. Ma come successo agli Europei di calcio, la città propone la sua faccia migliore, quella borghese ed efficiente, a chi arriva. E anche quella di Mircea Lucescu, allenatore nomade che è passato anche da noi con poche fortune, abituato a ogni tipo di presidente (dopo Corioni e Anconetani, in fondo, cosa può fargli paura?), gioco e latitudine. Questa Ucraina ancora scossa da una politica indecifrabile e ambigua almeno quanto il suo sistema economico, in fondo, non può sconcertarlo più della peggior stagione di Moratti presidente, della sua scombinata Romania o della Turchia delle caldissime Besiktas eGalatasaray. Immaginiamo le loro riunioni di mercato: Rinat compra tutti e lui, da consumato intellettuale del calcio, sorride sornione.

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Se a Conte danno quattro mesi credo proprio che non sorriderà.

Conte non ha fatto niente.

Quattro mesi sono un'ingiustizia!

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Se a Conte danno quattro mesi credo proprio che non sorriderà.

Conte non ha fatto niente.

Quattro mesi sono un'ingiustizia!

Concordo ma alla fine sarà una sentenza politica per salvare capra e cavoli. Impossibile l'assoluzione pena richiesta risarcimento danni,Carobbio anche in questo caso giudicato non credibile ,rimane solo il non poteva non sapere, classico della legislazione italiana per dire tutto e niente, un processo alle intenzioni. Povero a chi ci capita nelle grinfie di questi.......

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Ombre di DOPING sul preparatore della Juventus, lo spagnolo Julio Tous Fajardo

Cristian Amadei - Sport&Stars - 2-10-2012

Le accuse mosse nel web di "sostanze che aiutano" alla Juventus partono tutte da una visibile superiorità muscolare, una sorta di instancabile forza dei giocatori bianconeri. Ne possono essere l'ultimo esempio, ma non il solo, la grinta che ha portato Vucinic a correre come una gazzella per quasi 300 metri alla rincorsa del pallone per poi prendere il giallo per fallo su Taddei, a pochi minuti dalla fine di una gara giocata a mille contro la Roma. Stesso strano esempio di grinta eccessiva anche nelle reazioni rabbiose di Bonucci su Florenzi quando il punteggio era ormai ampliamente assicurato e un "ragazzino di primo pelo" muoveva timide proteste in area di rigore. Per concludere con una galoppata incredibile di Barzagli a tempo quasi scaduto dove tutto il campo viene percorso dal difensore prima di servire un assist al bacio al compagno Giovinco.

IL MEDICO SPAGNOLO. Fin qui nulla che faccia gridare allo scandalo, solo superiorità e null'altro. I segnali però non finiscono qui e quello che ne viene dopo è tutt'altro che confondibile. Le accuse principali ricadono sul medico spagnolo Julio Tous Fajardo, che compare nell'organigramma della Juventus alla voce preparatore atletico, e soprattutto era il ricercatore associato presso il laboratorio della performance sportiva (Inefc) dell'Università di Barcellona, insomma il 'guru' spagnolo dell'allenamento di potenza e velocità, venuto alla ribalta come preparatore del Barça di Rijkaard. Dice di lui il Corriere della Sera "...già preparatore atletico nel Barcellona targato Rijkaard e di campioni del tennis come Nadal e Moya è un grande specialista dei lavori di potenziamento muscolare. Il suo motto è quanto mai esplicito: la forza ringiovanisce, la resistenza invecchia". Insomma non l'ultimo arrivato e decisamente esperto in materia "massimizzazione prestazioni muscolari e sportive".

DOPING. Il marcio inizia ad emergere quando arrivano le prime accuse di doping per Nadal. Julio Tous Fajardo è infatti legato a doppia mandata col campione della racchetta spagnolo, più volte si è occupato di lui e interpellato dai giornalisti e ha dichiarato: "Rafael Nadal è un atleta straordinario. Rafa è semplicemente due volte più potente di un qualsiasi giocatore di calcio, figuriamoci di tennis". Tuttavia, come si apprende da TennisWorld Italia: "Le "Journal de Dimanche" aveva inserito nella cosiddetta "lista nera", della quale fanno parte 58 ciclisti tra cui personaggi di primo piano quali "Piti" Valverde, Ivan Basso, Francesco Mancebo, Jan Ullrich e Alexandre Vinokurov, anche atleti di altri sport tra i quali il tennista Rafael Nadal e ben cinque atleti del Real Madrid additati come "clienti" della clinica del dottor Eufemiano Fuentes, capo della centrale di doping ematico scoperta nel 2010 in Spagna". Insomma si tratta dei misteriosi potenziamenti spagnoli che hanno portato gli iberici a eccellere in ogni sport, non è la prima volta che si sente questa storia. Vi proponiamo uno specchietto utilizzato dalla WADA (agenzia mondiale antidoping) tratto dal suo sito ufficiale per capire i fattori che indicano sospetto di doping: 1) Parametri biologici anormali; 2) Infortuni, assenza dai tornei programmati o ritiri; 3) Precedenti sospetti di doping; 4) Miglioramenti importanti improvvisi nelle prestazioni; 5) Omissione ripetuta di informazioni, compresi spostamenti geografici; 6) Età e storia dell'atleta; 7) Reintegrazione dell'atleta dopo un periodo di ineleggibilità; 8) Incentivi finanziari per migliori prestazioni; 9) Associazione dell'atleta con terzi quali un coach o un medico con precedenti in materia doping; 10) Informazioni affidabili dai terzi.

NADAL. Già nel 2009 a seguito di una serie di infortuni dichiarati dal giocatore, lo spagnolo potè saltare i controlli antidoping prima di Winbledon, con una fitta rete di sospetti sollevata da colleghi tennisti e esperti dell'ambiente. Dopo il declino ci fù il possente ritorno del fenomeno spagnolo ma solo dopo una cura miracolosa. I giornali spagnoli hanno riportato che la cura di cui ha usufruito Rafa sia la PRT (Platelet Rich Therapy, terapia ricca di piastrine, traducendo alla lettera). Spieghiamo bene di cosa si tratta: il sangue del paziente viene preso e centrifugato in un macchinario, quindi il sangue coagulato viene iniettato nella zona dell'infortunio. Nadal stesso ha evidenziato come sia un trattamento "doloroso ed applicato direttamente sul tendine". Questo è un dettaglio non trascurabile, in quanto solo la parte del corpo in questione può ricevere il trattamento della PRT, altrimenti perseguibile dall'antidoping. Tamira Paszek infatti, per una variazione nella procedura sul trattamento alla schiena cui si è sottoposta nel 2009, è stata anche posta sotto indagine. Insomma un trattamento basato sull'iniezione di sangue "arricchito" con i fattori di crescita grazie al quale l'organismo rigenera più velocemente i tessuti lesionati nel corpo dell'atleta ed è impossibile determinare a posteriori questo tipo di pratica a meno che non sia dichiarata direttamente dall'interessato. Molti sospetti su Nadal, ma nessuna condanna fino ad oggi.

E allora la domanda nasce spontanea, cosa ci fa uno spagnolo esperto di potenziamento muscolare e ottimizzazione sportiva tra i preparatori della Juventus? Come è finito a lavorare per i bianconeri dopo aver lavorato con Nadal? In che rapporti è con Conte che lo ha voluto nel suo team? Conosce i segreti della pratica PRT? E' del tutto derivata dagli allenamenti la spinta in più dei giocatori bianconeri?

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Stiamo per finire con il tnas e già cominciano le accuse di dooping?

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In Inghilterra c'è un calciatore anonimo che racconta il marcio della Premier League

Operazione giornalistico-commerciale del Guardian che denuncia quello che non va nel calcio british. E vende libri

Francesco Caremani - ilfoglio.it -2-10-2012

La Premier League messa a nudo da un giocatore anonimo che scrive sul Guardian. Nasce così “I am the secret footballer”, libro di denuncia edito da Guardian Books, che dovrebbe aprire uno squarcio profondo sul marcio che si nasconde dietro il volto patinato del campionato inglese di calcio. Pubblicato lo scorso 23 agosto il sottotitolo recita “Sollevando il coperchio sul gioco più bello”, parole che non possono non solleticare gli appassionati, noi italiani in particolare, sempre alla ricerca degli scandali altrui per pareggiare il conto, per non sentirsi gli ultimi della classe, per poter indicare il dito verso chi troppo spesso s’è sentito superiore per nascita e definizione.

Ma se da un lato l’operazione giornalistica del Guardian è stata costruita nel rispetto dell’etica anglosassone (non stiamo mica parlando di The News Of The World), dall’altra quella commerciale appare quanto mai azzeccata, in un Paese in cui l’editoria sportiva ha ben altro spessore e successo che in Italia. Il calciatore anonimo ha iniziato a scrivere sul giornale, ha un account Twitter @TSFGuardian, una maglietta commemorativa e infine un libro, in perfetto stile buzz marketing. “Oggi, come ogni mattina, grazie alla mia porzione di antidepressivi sono diverso. Ci sono sempre i momenti storti ma non mi sveglio più con la paura d’affrontare la giornata, non desidero essere lontano dal centro d’allenamento e ogni cosa che faccio non mi appare come scalare l’Everest”, scrive l’anonimo.

Più che Carlo Petrini (ineguagliabile il suo “Nel fango del dio pallone”) un Almeyda qualsiasi, che una volta arrivato al capolinea sputa nel piatto dove ha mangiato (come direbbero calciofili italici e addetti ai lavori in carriera o squalificati), raccontando lo schifo che circonda il mondo del calcio, meno prosaico e più borghese di quanto ognuno di noi possa immaginare. “Molte wags sanno che il loro uomo non è fedele ma stanno zitte altrimenti sarebbe la fine della bella vita. Ne conosco alcune che hanno trovato il marito a letto con un’altra e hanno continuato a preparare la cena come se niente fosse. Il problema si pone solo quando i media ne parlano, ma la regola generale è nascondere la notizia il più velocemente possibile, fino a quando la signora non ha più bisogno del giocatore”: banale.

Seguono quindi episodi, racconti, ma senza fare i nomi, una fonte anonima che racconta fatti anonimi che si presume abbiamo visto o vissuto in prima persona. Qualche nome è stato scritto ma solo per una battuta acida o riferimento, comunque, generico. Sul sito del Guardian c’è addirittura un video in cui si vede the secret footballer palleggiare e raccontarsi (la voce è di un attore) fino a tirare il pallone col piede sinistro. Un indizio su chi potrebbe essere, tanto che è stato creato un sito per cercare di scoprirne l’identità, attraverso una classifica continuamente aggiornata col voto dei tifosi (?). Ecco: Dave Kitson (svincolato), Nicky Shorey (Reading FC) e Paul Konchesky (Leicester City) sono mancini, anche se il primo è molto più alto. Ma il mistero resta e deve resistere a lungo perché tutto questo parlarne possa generare il giusto business.

“Si dice spesso che il 95 per cento di ciò che accade nel calcio rimane chiuso dietro una porta. Molte di queste storie non ve le dovrei raccontare. Ma lo farò”. E noi sciocchi che credevamo che fosse il paradiso della sincerità e della trasparenza, mica come la politica o le nostre misere esistenze quotidiane, già. L’anonymous della Premier League ha scritto di soldi, manager, wags, verruche e altro, ma alla fine la domanda più importante, come sottolinea il Guardian, è: chi è il calciatore segreto? Altro indizio che, al di là delle verità nascoste dietro una maglia indossata alla rovescia, ci sussurra all’orecchio il lato fortemente commerciale, più che d’inchiesta, del libro. E il calcio? Per fortuna non è tutto qui.

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La nuova linea, con durata fino a dicembre 2015, serve a garantire il pagamento differito

Mercato targato Unicredit

Dalla banca una fidejussione di 25 milioni al club per la campagna acquisti

Il credito dell’istituto sale a 220milioni ma a fine anno si ridurrà a 180

Piazza Cordusio vigila sui costi. Nel 2013 margine negativo (35 milioni)

di ROSARIO DIMITO (Il Messaggero 03-10-2012)

ROMA - I tifosi sono delusi. I soci anche, tra questi ancora di più Unicredit che oltre ad avere il 40% di Neep Roma holding di cui il 60% è in mano agli americani di As Roma Spv Llc, continua a versare soldi per sostenere la As Roma. E lo ha fatto di recente, in agosto, con un nuovo finanziamento. Obiettivo: contribuire al rafforzamento della squadra di calcio. Dopo sei partite di campionato, però, il nuovo sforzo si è rivelato inutile.

Piazza Cordusio, secondo quanto ricostruito da Il Messaggero presso fonti della società calcistica, ha concesso una linea di credito di 25 milioni sotto forma di fidejussione, con durata dicembre 2015, per garantire il pagamento differito dei nuovi calciatori. Nell’ultima campagna acquisti Zeman ha voluto ben 10 rinforzi per una spesa totale di 36 milioni da pagare a rate. Con la nuova linea accordata, il credito complessivo della banca verso il club giallorosso sale attorno a 220 milioni, ma solo per poco tempo. Perchè a breve si profila il rientro di poco meno di 9 milioni di garanzie concesse per la precedente campagna acquisti e circa 30 milioni relativi alla cash confirmation, cioè alla garanzia in denaro che Neep holding ha dovuto rilasciare per l’opa sulla As Roma portata a compimento a novembre dello scorso anno. L’esposizione quindi al massimo entro fine anno dovrebbe ridursi attorno a 180 milioni.

L’appoggio di Unicredit continua a essere determinante per tenere in piedi la società, nonostante piazza Cordusio voglia stare fuori dalla gestione operativa. E appena possibile procedere col piano di riduzione della partecipazione. Il suo ruolo continua a essere di presidio al top management rappresentato dall’ad Mark Pennes in arrivo stasera a Roma assieme al presidente James Pallotta. L’istituto guidato da Federico Ghizzoni che è rappresentato dal vicedirettore generale Paolo Fiorentino, vicepresidente di Neep holding, punta da un lato a rendere competitiva la squadra e dall’altro a contenere le spese complessive del personale allo scopo di rimettere in ordine i conti. A maggio-giugno gli americani e Unicredit hanno versato proquota 50 milioni a titolo di finanziamento-soci all’interno dell’aumento di capitale di complessivi 80 milioni da realizzare in più rate entro il prossimo anno. Prima di immettere i 30 milioni della propria quota parte, la As Roma Spv Llc - di cui sono azionisti Pallotta, Tom DiBenedeto, Michael Ruane, Richard D’Amore - aveva cercato attraverso un consulente di trovare nuovi soci disposti a sostituirli oppure ad affiancarli nell’avventura calcistica. Ma la ricerca non ha dato risultati concreti. Il budget aggiornato per il 2012 prevede ricavi per 113 milioni circa, un ebitda (margine operativo lordo) negativo di 15,5 milioni, comprensivo di quanto ricavato dalle compravendite di giocatori e un risultato in rosso per poco meno di 60 milioni.

Sotto il pungolo di piazza Cordusio, Pannes e gli altri manager devono abbassare la struttura dei costi, condizione preliminare per ristrutturare la società, con un focus sul costo del personale. Questo obiettivo potrà essere conseguito con una politica molto rigorosa che però rischia di essere vanificata se l’altro ad Claudio Fenucci dovesse andare al Milan. Ma oltre al manager italiano potrebbe arrivare un altro super manager americano in sostituzione di Pannes che potrebbe lasciare. Le previsioni per il prossimo anno non contemplano il raggiungimento del pareggio operativo. Prevedeva di realizzare una plusvalenza netta di poco più di 5 milioni dall’ultima campagna acquisti e un cash flow nuovamente negativo di circa 35 milioni da finanziare tramite l’altra rata della ricapitalizzazione da 10 milioni circa oltre dalla vendita di altri giocatori e da altri tagli sulle spese dei dipendenti di poco meno di 15 milioni.

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L’OSTILE JUVENTUS

Juve, chi è quel preparatore?

L’International Business Times svela la collaborazione del club bianconero con Julio Tous Fajardo, che lavora nello

staff del tennista Nadal, circondato da tanti sospetti legati ai casi di doping che hanno colpito lo sport spagnolo

di LUCA PELOSI (IL ROMANISTA 03-10-2012)

Ad essere buoni, si potrebbe dire che il doping segue la Juventus come un’ombra. E infatti ecco che qualche ombra torna sulla società bianconera dopo il processo che si concluse con la sentenza della cassazione che certificava l’abuso di farmaci, reato caduto in prescrizione. «Prescritti», ironia degli sfottò, è uno dei termini che oggi gli juventini usano contro gli interisti, ricordando loro la parte di Calciopoli emersa dopo il 2006. L’ombra torna oggi, alla scoperta che nella Juventus, come riporta l’International Business Times, lavora come "preparatore atletico" il medico Julio Tous Fajardo. Si tratta di un ex ricercatore presso il laboratorio di performance sportiva dell’università di Barcellona, considerato un luminare dell’allenamento di potenza e velocità, già preparatore del Barcellona ai tempi di Rijkaard.

Il nome di Julio Tous Fajardo è legato a Rafael Nadal, il tennista che da anni stupisce tutti oltre che per il suo gioco anche per la sua potenza muscolare e di cui lo stesso Fajardo è uno dei preparatori. Ma anche lui non è esente dai sospetti che da anni accompagnano l’improvvisa esplosione di risultati dello sport spagnolo. Il suo nome è stato spesso accostato al dottor Fuentes (la stampa francese lo inserì nei nomi dei frequentatori del medico), lo stregone del doping ematico (che prima di salire agli onori delle cronache per l’Operacion Puerto ebbe un’offerta - rifiutata - anche dal Barcellona e che oggi lavora con una squadra di calcio della Serie C spagnola) che dopo la scoperta dei ciclisti che andavano da lui per autoemotrasfusioni dichiarò che da lui andavano anche calciatori e tennisti. Non se n’è saputo più nulla di calciatori e tennisti e lui se l’è cavata facilmente in un processo-farsa, perché all’epoca il doping non era reato in Spagna, dove non c’era neanche una legge antidoping.

Oggi la legge c’è, ma è molto morbida. Ad esempio, se un atleta rifiuta un controllo a sorpresa, che comunque non si può fare di notte, non passa alcun guaio. In Italia una cosa del genere è equiparata alla positività. Regole contrarie anche a quelle della Wada, criticate spesso dallo stesso Nadal. «Il codice antidoping perseguita il tennis», disse nel 2009. Due anni prima L’Equipe aveva parlato di un controllo risultato positivo a Dubai. E proprio nel 2009, quando più di un testimone riferì di aver visto il tennista maiorchino assieme al dottor Fuentes, saltò alcuni controlli a Wimbledon e in occasioni successive. Pochi mesi dopo, al Masters, stupì tutti perché la sua massa muscolare si era praticamente dimezzata. Poi gli infortuni e una cura a base di fattori di crescita (autorizzata) per riprendersi. Si chiama PRT, in sintesi prevede di trattare il sangue del paziente con i fattori di crescita e poi applicarlo al tendine. Ma solo lì, altrimenti è doping.

Fin qui, solo cronaca. Resta la domanda: perché Fajardo, preparatore di Nadal, lavora nella Juventus? Che cosa se ne fa la Juve di uno spagnolo esperto di potenziamento muscolare? Se è lecito sospettare, ad esempio, di Bolt, che frequenta ex collaboratori di Victor Conte (l’uomo del caso Balco e di Marion Jones, mai trovata positiva a un controllo finché non s’è scoperto cosa fosse il Gh...), è lecito anche sospettare di Nadal e dei suoi controlli saltati più volte. E magari, almeno per eleganza, si può evitare di assumere il preparatore di Nadal.

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A tu per tu di MATTIAS MAINIERO (Libero 03-10-2012)

Il colpo gobbo delle farmacie calcistiche

Caro Mainiero, i “gobbi” di solito sono simpatici, noi juventini un po’ meno, ma pazienza, però se penso che con le nuove norme antirazzismo puoi prendertela solo con i bianchi allora sabato sera con la Roma ci è andata di c..o, se al posto di essere boemo Zeman fosse stato di colore con tutto quello che ha ricevuto ci avrebbero squalificato lo Juventus Stadium per 20 anni.

Enzo Bernasconi

Varese

Caro Bernasconi, mi tolga una curiosità. Innanzitutto, perché bisogna prendersela per forza con qualcuno? Si potrebbe essere tifosi e basta, non le pare? In secondo luogo, lei ha mai sentito qualcuno urlare «sporco bianco»? E «sporco bianco tornatene in Europa»? Immagino di no. E allora perché si meraviglia se le norme antirazzismo - anche se non è proprio così - difendono soprattutto i giocatori di colore. Di solito, si difende chi è vittima, chi è soggetto ad un attacco. Insomma, ci siamo intesi. Quanto a Zeman, e indipendentemente dalla Juve e dalla Roma, c’è poco da dire: bisognerebbe fargli un monumento. E non perché abbia una certa visione del gioco. Perché più di un decennio fa, quando tutti sapevamo e nessuno parlava, se la prese con le farmacie calcistiche. E per più di un decennio è stato emarginato. Disse che lo sport doveva tornare ad essere sport. Il calcio, per difendere le farmacie, rispose esiliandolo. Zeman non trovò più una panchina importante. Se ne andò a Istanbul per guidare il Fenerbahçe. Poi a Belgrado, Stella Rossa. In Italia, solo panchine dei giardinetti pubblici e panchine nelle serie minori. Disse Zeman: «Anche io ho ricevuto molti dépliant pieni di farmaci. Farmaci che forse non provocano danni, ma chi può escludere che le conseguenze non si manifestino a distanza di anni? Da un po’ di tempo è sempre più difficile resistere alla tentazione della pillolina magica. Sarò anche romantico, ma non sono ingenuo. Sono certo che molti giocatori di Serie A, forse anche nella mia squadra, la Roma, non sappiano rinunciare a certe sostanze. Il business prevale su tutto». Ci vuole coraggio, caro mio. Bisogna avere la schiena dritta per dire certe cose. E questo anche i gobbi devono riconoscerglielo.

P.S. Gobbi, per chi non lo sapesse, sono i tifosi della Juve. Colpo gobbo è un’altra cosa. Certamente non le dichiarazioni di Zeman contro le farmacie calcistiche. Un monumento, ci vorrebbe. Piccolo, ma comunque un monumento.

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Scommesse Nessuna conciliazione, ora tocca agli arbitri

Conte, si va di fretta

Sarà venerdì

il giorno dello sconto

Il Tnas orientato a non sentire i testi

Quattro mesi Secondo indiscrezioni la squalifica sarà ridotta a 4 mesi: il tecnico in panchina il 12 dicembre

di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 03-10-2012)

MILANO — Arriverà venerdì mattina (attorno alle 10.30) il verdetto su Antonio Conte. Che finalmente saprà quando potrà abbandonare sky box e tribune e seguire la sua Juve dal campo. Il Tnas (tribunale nazionale arbitrale) deciderà quanto consistente sarà lo sconto alla squalifica di dieci mesi confermata in secondo grado. Perché che ci sia uno sconto appare ovvio: le indiscrezioni parlano di una squalifica ridotta a quattro mesi, con ritorno in panchina il 12 dicembre per la partita di Coppa Italia contro Cagliari o Pescara.

Ieri, come previsto, non c’è stata alcuna conciliazione tra i legali della Figc (Luigi Medugno e Letizia Mazzarelli) e quelli dell’allenatore bianconero (Giulia Bongiorno, Luigi Chiappero e Antonio De Rensis). Nelle due ore di udienza, si è discusso sulla richiesta della Juve di ascoltare una serie di testimoni. In linea teorica il collegio arbitrale può ancora decidere di accogliere la richiesta e far slittare il verdetto; in pratica l’orientamento è di respingerla, basarsi sui documenti già prodotti e chiudere la questione con una condanna a quattro mesi. Buona per la Figc perché resta pur sempre una condanna e buona per Conte perché comporta comunque sei mesi di sconto.

Se è così, tutto quello che segue in questo articolo è piuttosto inutile perché tutto è già stato deciso. Formalmente però la difesa bianconera gioca ancora per arrivare all’assoluzione. E ieri ha insistito particolarmente perché venisse ascoltato Salvatore Mastronunzio, giocatore che, secondo la Corte federale, a Siena era finito fuori rosa perché si era rifiutato di aderire alla combine di Siena-AlbinoLeffe (per cui Conte è stato condannato per omessa denuncia). Secondo i giudici sportivi il caso Mastronunzio configurava un’«aggravante»: la ragione per la quale una sola omessa denuncia — che virava quasi all’illecito, ma che non è diventata illecito: equilibrismi giuridici — meritava una pena di dieci mesi, così come le due omesse denunce contestate in primo grado. Per la Juve dimostrare che Mastronunzio non ha giocato perché infortunato significherebbe ribaltare tutto. «Nella sentenza c’è scritto che Conte mente perché ha avuto un ruolo attivo nel non far giocare Mastronunzio — ha spiegato l’avvocato Bongiorno — dimostrare che il giocatore è stato fuori per ragioni di salute significa quasi vincere la causa». In realtà per la Figc l’eventuale testimonianza di Mastronunzio è del tutto «irrilevante»: «Conte è stato sanzionato per omessa denuncia — ribatte l’avvocato Medugno —, laddove ci fosse stato un allontanamento di Mastronunzio ci troveremmo di fronte a un illecito che nessuno ha contestato». E (anche) per questo venerdì arriverà lo sconto.

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Conte, sospiro fino a venerdì

Dopodomani il dispositivo del Tnas: nessuna prova testimoniale, subito sentenza

L’allenatore della Juve avrà subito lo sconto: 4 mesi in panchina torna a dicembre

di EDMONDO PINNA (CorSport 03-10-2012)

ROMA - Proscioglimento. Quattro mesi. Sei mesi. Il certificato e la scheda sanitaria di Salvatore Mastronunzio, le testimonianze del medico sociale del Siena, Andrea Causarano, e dell’ex “secondo” Cristian Stellini. Il cerchio è chiuso, i buoi sono dentro la stalla, venerdì uscirà il dispositivo del Tnas sulla vicenda di Antonio Conte, squalificato per dieci mesi per omessa denuncia rispetto ad Albinoleffe-Siena. Una data ed un giorno significano molto più di quello che sembrano. Non ci saranno prove testimoniali, segno che il collegio, presieduto dal prof. Massimo Zaccheo e composto dal prof. Guido Calvi e dall’avvocato Enrico De Giovanni, ha (avrebbe) in mano quanto basta per decidere. Quattro mesi, la data di scadenza già impressa (dicembre 2012), indiscrezioni che hanno portato «un certo imbarazzo» nei lavori, filtra dalle vetrate delle stanze dello stadio Olimpico che ospitano il tribunale arbitrale dello sport presso il Coni.

DISCUSSIONE - Nessuna conciliazione (nessuno se l’aspettava), ma il tentativo va fatto, è la prassi. Le parti, però, hanno discusso, sulle istanze istruttorie e sul merito. Gli avvocati di Antonio Conte (Giulia Bongiorno, De Rensis e Chiappero, coadiuvati da Maria Turco) hanno puntato sul proscioglimento, la chimera al primo posto dei desiderata di Conte. «E’ veramente essenziale che venga sentito Mastronunzio, la sua testimonianza può ribaltare il processo» ha detto la Bongiorno. Ma il collegio è orientato diversamente. Più realistici, i quattro mesi, visto che l’infrazione ricade nel vecchio codice (senza, cioè, un minimo edittale). Nelle cartelle in pelle un precedente datato 1985, Agroppi tanto prese per un’omessa denuncia. Quella vicenda riguardava la doppia sfida fra Cagliari e Perugia, taroccata l’andata, taroccato pure il ritorno, e tanto somiglia agli scambi fra Albinoleffe e Siena. All’epoca, però, Agroppi c’era solo all’andata, s’era già dimesso prima del ritorno. La Federcalcio (gli avvocati Letizia Mazzarelli e Luigi Medugno) ha replicato. Su Mastronunzio: «La prova dell’infortunio va offerta nei modi previsti, cioè con l’esibizione della scheda sanitaria. E comunque, è un episodio irrilevante per l’omessa denuncia, se ci fosse stato un allontanamento deliberato, allora si parlerebbe di illecito» . Su Stellini: «Favorevoli alla sua testimonianza, ovviamente con la possibilità per noi di controinterrogare. E di chiamare Carobbio» . E sui quattro mesi per omessa denuncia, hanno ricordato come lo scorso anno, sempre sul fronte scommesse, «qualcuno ha preso un anno e poi sei mesi» . Quel qualcuno era Daniele Quadrini, l'accusa la stessa: omessa denuncia (per Siena-Sassuolo).

QUESTIONE DI ORE - Dopodomani, allora, per scrivere la parola fine, almeno sul capitolo Albinoleffe-Siena. Il Tnas emetterà un dispositivo, poi i giudici avranno tempo fino al 15 novembre per depositare le motivazioni. Una questione di ore. Di giorni, invece, per Angelo Alessio, che dovrà aspettare il 10 ottobre per la nuova udienza (6 mesi di squalifica). Ieri il collegio del Tnas, oltre al rito del tentativo di conciliazione, ha preso atto del deposito di alcuni documenti da parte della difesa di Alessio, ha fissato i termini per il deposito di memorie e repliche ed ha fissato per il 10 ottobre (10.30) l'udienza di discussione.

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Niente accordo, ma la Juventus ci prova:

“Assolvete lo smemorato Conte”

LA DIFESA Giulia Bongiorno: “Chiediamo l’audizione di Mastronunzio.

Sarà decisiva per l’assoluzione”. La Figc “Teste irrilevante”

di PAOLO ZILIANI (il Fatto Quotidiano 03-10-2012)

Calcio batte politica 3-0. O se preferite Conte batte Polverini 3-0. Eh sì, perché se dopo lo scandalo della Regione Lazio il refrain più gettonato è stato, ed è ancora, “la Polverini non poteva non sapere”, dopo lo scandalo del calcioscommesse la tesi che Conte non potesse non sapere – delle partite che i suoi giocatori e i suoi stretti collaboratori taroccavano – non pare aver avuto molti sostenitori. Ma tant’è. Ieri, davanti al Tnas – chiamato a esprimersi sulla squalifica di dieci mesi inflitta a Conte –, il tentativo di conciliazione tra la Figc e l’allenatore della Juventus è naufragato. Come da copione. La Juve punta infatti all’assoluzione piena e chiede per questo che venga ascoltato il giocatore Mastronunzio che Conte – secondo l’accusa di Carobbio – escluse di squadra perché indisponibile a prestarsi alla combine di Albinoleffe-Siena 1-0.

“La sua testimonianza può ribaltare il processo”, ha spiegato l’avvocato Bongiorno. Mastronunzio, che non è esattamente uno stinco di santo (sta scontando 4 anni per due illeciti commessi ai tempi dell’Ancona) sostiene di non aver giocato quel match perché infortunato. Mentre Conte alla Procura Federale diede – una dopo l’altra – tre differenti spiegazioni: 1) Perché era infortunato; 2) Perché aveva dimostrato scarso spirito di gruppo; 3) Per scelta tecnica. Secondo i giudici, troppe idee e confuse. “L’episodio di Mastronunzio, rispetto all’illecito contestato, è irrilevante – ha detto ieri Medugno, legale della Figc – e nelle motivazioni della Corte di Giustizia non è stato valorizzato perché Conte è stato sanzionato per omessa denuncia. Laddove ci fosse stato un deliberato allontanamento di Mastronunzio dalla squadra, ci troveremmo di fronte a un illecito sportivo che nessuno ha contestato”. Per la cronaca: la Juve chiede che venga sentito anche Stellini, il collaboratore di Conte che ha patteggiato 2 anni e mezzo per illecito; la Figc, in caso di okay, chiede che venga ascoltato pure Carobbio. Se le richieste venissero accolte dal collegio arbitrale presieduto da Massimo Zaccheo, il lodo subirebbe un rinvio; in caso contrario, venerdì 7 il Tnas si esprimerà. I bookmaker danno lo sconto di 4 mesi per Conte alla pari.

Sul fatto che Conte – come la Polverini – non potesse non sapere, a meno di non essere l’allenatore più tonto della storia del calcio, si tende volentieri a sorvolare. E se al procuratore Laudati, che a Bari ha aperto un’inchiesta su quella “vera e propria squadra di calcioscommesse” (la definizione è testuale) che fu il Bari allenato da Conte negli anni dal 2007 al 2009, l’allenatore col parrucchino ha ripetuto che no, lui non si è mai accorto di niente e men che meno delle partite vendute al Treviso (11 maggio 2008) e alla Salernitana (28 maggio 2009), coi giocatori del Bari a dividersi le banconote nello spogliatoio come da confessioni di Micolucci e Masiello confermate da Lanzafame, Gillet, Kutuzov e Stellini (proprio lui, l’insostituibile braccio destro di Conte), poco importa. Tanti indizi che non fanno una prova.

D’altronde l’allenatore imitato da Crozza è fatto così. Nella sentenza del 26 novembre 2004 firmata dal giudice Casalbore dopo il processo-doping alla Juventus, a proposito di Conte – a quei tempi giocatore – e della sua ammissione di aver fatto uso di un potente antidepressivo, il Liposom forte, si legge: “A ben vedere il teste non è stato in grado di chiarire e precisare le proprie affermazioni e, anzi (…) non può non rilevarsi come Conte, da una parte, non abbia inteso precisare in alcun modo quale potesse essere stata la situazione di fatto che aveva generato il disagio che a suo dire ne riduceva pure il rendimento (…) assumendo trattarsi di eventi particolarmente intimi e dolorosi sui quali egli preferiva mantenere il massimo riserbo e, dall’altra parte, non è stato in gradi di ricordare neppure in quale periodo ciò sarebbe accaduto e se altri compagni di squadra fossero venuti a conoscenza della descritta situazione”. Conte è fatto così: non vede nulla, quindi non può ricordare. Neanche i dispiaceri in famiglia.

In attesa del verdetto del Tnas, oggi a Roma farà chiarezza sul suo futuro, e su quello della Roma, Franco Baldini, il direttore generale. Indiscrezioni lo vogliono deluso e in procinto di trasferirsi al Tottenham: con le valigie in mano al pari di Fenucci, l’ad della Roma che andrebbe a Milano, in via Turati 3, a sedersi nientemeno che sulla poltrona di Galliani. Berlusconi non ha perso tempo e ha prontamente riconfermato la “più totale fiducia in Adriano Galliani, uno dei massimi dirigenti calcistici”. E Baldini? Oggi, alle 14,30, sapremo.

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SCANDALO SCOMMESSE

Su Conte il Tnas prende

tempo: si decide venerdì

di MARCELLO DI DIO (il Giornale 03-10-2012)

Venerdì Antonio Conte conoscerà il giorno in cui potrà ritornare in panchina. Nessuna conciliazione tra i legali del tecnico della Juventus Bongiorno, Chiappero e De Rensis, e la Federcalcio, rappresentata dall’avvocato Medugno nell’udienza di fronte al Tnas durata circa un’ora e mezzo. Così il collegio presieduto da Massimo Zaccheo ha deciso – acquisita l’autorizzazione delle parti – di rendere noto il dispositivo del lodo entro il 7 ottobre e le motivazioni entro il 15 novembre.

No alle richieste degli avvocati di Conte (audizione dell’ex calciatore del Siena Salvatore Mastronunzio, dell’allora medico sociale del club toscano e dell’ex collaboratore di Conte Cristian Stellini) e a quelle della Figc (controinterrogatorio di Stellini e audizione del pentito Filippo Carobbio), per cui venerdì arriverà il dispositivo con la sentenza. Sicuro lo sconto di pena per Conte che alla fine dovrebbe avere una squalifica di 4 o 5 mesi. Il che significa saltare l’intero girone di Champions League e rientrare o per le ultime sfide del 2012 - prima possibile il 12 dicembre, ottavo di Coppa Italia contro la vincente di Cagliari-Pescara – o alla ripresa dopo la sosta natalizia (Juve-Samp o più probabilmente Parma-Juve). Per il vice di Conte, Angelo Alessio (6 mesi), nuova udienza il 10 ottobre.

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SCOMMESSE

Niente conciliazione per Conte

venerdì la sentenza

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 03-10-2012)

ROMA – Il giorno è venerdì e il 7 ottobre Antonio Conte saprà se e quanto la sua squalifica sarà ridotta. Ieri infatti è fallito l’ultimo tentativo di conciliazione tra gli avvocati della Figc, Medugno e Mazzarelli, e quelli del tecnico, Bongiorno, Chiappero e De Rensis. Cadono nel vuoto le richieste d’istanza istruttoria avanzate dai legali dell’allenatore: «Riteniamo essenziale che venga sentito Mastronunzio. La sua testimonianza può ribaltare il processo», erano state le parole dell’avvocato Bongiorno. Pronta la replica del legale Medugno: «L'episodio di Mastronunzio, rispetto all'illecito contestato, è sostanzialmente irrilevante. Laddove fosse ammessa questa testimonianza chiediamo allora che venga udito Carobbio». Con queste premesse, era inevitabile che il collegio arbitrale del Tnas rifiutasse di accogliere le istanze. Se da un lato si sarebbe infatti creato un precedente pericoloso (l’audizione di testimoni non è prevista, ndc) dall’altro sarebbe venuta meno la motivazione dell'accettazione dell'urgenza del provvedimento. Venerdì, quindi, ci sarà la sentenza. La sensazione che si possa tornare al punto di partenza è forte. Conte potrebbe veder ridotta la squalifica a 4 mesi e 15 giorni. Più o meno la sanzione, secondo alcuni rumors, che la Commissione Disciplinare (che ieri ha comminato 3 anni e 6 mesi di squalifica a Pellicori, 3 anni a Turati e un anno a Bertani) avrebbe ritenuto «congrua» come patteggiamento in primo grado, dopo aver rifiutato 3 mesi e 200 mila euro proposti da Palazzi.

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CALCIOSCOMMESSE

Conte, conciliazione fallita

Entro venerdì il lodo arbitrale

di GIACOMO DELL’ARTRI (IL ROMANISTA 03-10-2012)

È fallito il tentativo di conciliazione tra gli avvocati della Federcalcio e quelli del tecnico della Juventus Antonio Conte. Dinanzi al collegio arbitrale del Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport le parti hanno discusso prima sulle varie istanze istruttorie e poi sono entrati nel merito del ricorso contro la squalifica di 10 mesi inflitta all’allenatore dalla Commissione Disciplinare e confermata dalla Corte di Giustizia federale nell’ambito del processo al Calcioscommesse, per fatti risalenti a quando Conte sedeva sulla panchina del Siena. Gli arbitri decideranno ora se ammettere le prove testimoniali richieste dagli avvocati di Conte e da quelli della Figc. Acquisita le autorizzazione dei entrambe le parti, il collegio ha inoltre deciso di rendere noto il dispositivo del lodo entro il 7 ottobre.

«Non c’entra assolutamente nulla, non c’è nulla nei suoi confronti e spero che venga confermato in questa sede. Mi aspetto il proscioglimento di Angelo Alessio così come per Conte». Lo ha dichiarato l’avvocato juventino, Luigi Chiappero, in merito all’arbitrato tra Federcalcio e il vice allenatore di Conte, Angelo Alessio, dinanzi al Tnas, chiamato a decidere sul ricorso contro la squalifica di Alessio di 6 mesi per la vicenda Calcioscommesse, dopo che la prima sanzione era stata ridotta di due mesi in secondo grado. «Alessio è stata un pò una comparsa all’interno di questo processo e speriamo di poter aver ragione», ha aggiunto Chiappero.

Il legale ha poi commentato l’udienza relativa al caso Conte. «Gli argomenti che abbiamo sono forti – ha ammesso l’avvocato -. Credo che, giuridicamente parlando, abbiamo ragione ». Sulla possibilità che le richieste delle prove testimoniali vengano respinte dal collegio arbitrale, Chiappero ha quindi precisato: «Oltre alle istanze che abbiamo fatto, abbiamo prodotto anche dei documenti.Quelli che provengono dal medico del Siena, il dottor Causarano, sono inoppugnabili e testimoniano la sicura e certa malattia muscolare del giocatore Mastronunzio risalente all’epoca dei fatti». E il collegio difensivo bianconero punta molto proprio sulla posizione dell’ex attaccante del Siena. «È per noi molto importante. Nel momento in cui riusciamo a dimostrare, come è certo, che Mastronunzio è stato fuori per ragioni legate alla sua condizione di salute, la causa non dico che sia vinta, ma quasi. Perché poi diventano difficili gli argomenti d’accusa contro Conte », ha concluso Chiappero. Anche Giulia Bongiorno, avvocato di Conte, ritiene decisiva l’audizione dell’attaccante: «Mastronunzio può ribaltare il processo: ho sentito strane cose, ma il nostro obiettivo è il proscioglimento e siccome per la Corte di Giustizia Federale Conte mente perché ha avuto un ruolo attivo nella combine omettendo di far giocare Mastronunzio, noi abbiamo insistito sull’audizione del calciatore e chiesto al collegio arbitrale di verificare se ci fosse o no un problema medico». Diversa la versione fornita dall’avvocato della Federcalcio Luigi Medugno: «L’episodio Mastronunzio è sostanzialmente irrilevante rispetto all’illecito contestato».

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Scommesse Venerdì il verdetto del Tnas. I bianconeri sperano nel proscioglimento o in una riduzione di 6 mesi della pena

I giudici preparano lo «sconto» per Conte

Disciplinare Condanne più elevate per Bertani e Pellicori. Turati patteggia 3 anni

di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 03-10-2012)

Ancora 48 ore d’attesa e tutto sarà finito. La sentenza definitiva, o più correttamente lodo arbitrale sull’ultimo ricorso presentato da Antonio Conte nell’ambito del processo sportivo sul calcioscommesse arriverà con ogni probabilità venerdì mattina. Dopo la seconda udienza davanti al Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport (Tnas) una cosa sembra certa: il collegio arbitrale - presidente Massimo Zaccheo, componenti Guido Calvi ed Enrico De Giovanni - si appresta a ridurre la squalifica ricevuta da Conte in secondo grado, 10 mesi per non aver denunciato l’ormai accertata combine di AlbinoLeffe-Siena 2011. In ballo, però, c’è ancora l’entità dello sconto: l’asticella dei 5 mesi sembra invalicabile, nonostante in casa bianconera sperino in una riduzione più consistente (6 mesi) o addirittura nel proscioglimento. A tal fine la difesa ha prodotto un certificato medico per spiegare l’esclusione di Mastronunzio, emarginato perché contrario alla combine secondo Carobbio («Prova inutile - ha osservato l’avvocato della Federcalcio Luigi Medugno - perché la legge prevede l’esibizione della scheda sanitaria del giocatore») e ha poi chiesto le audizioni dello stesso Mastronunzio (per Giulia Bongiorno, legale di Conte, «può ribaltare il processo»), del medico del Siena e del collaboratore Stellini («Siamo favorevoli - ha spiegato Medugno - ma bisogna chiamare anche Carobbio»). Con ogni probabilità, però, il Tnas rigetterà ogni testimone e venerdì renderà nota la decisione. Intanto la Disciplinare ha pubblicato le sentenze di primo grado per Bertani (1 anno di squalifica in aggiunta ai 3 anni e 6 mesi ricevuti nel processo d'agosto) e Pellicori (3 anni e 6 mesi in aggiunta ai 3 anni già ricevuti), mentre Turati ha patteggiato 3 anni di stop.

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Conte, i giorni

della verità

Venerdì lo sconto

Niente conciliazione, il 5 la sentenza: lo stop

sarebbe ridotto a 6 mesi. Il 10 udienza per Alessio

di MAURIZIO GALDI (GaSport 03-10-2012)

Dobbiamo aspettare venerdì, poi si conoscerà la decisione del collegio arbitrale del Tnas (Massimo Zaccheo presidente, Guido Calvi ed Enrico De Giovanni arbitri) su Antonio Conte. Ieri a mezzogiorno i tre arbitri non erano per nulla contenti delle voci che parlavano di un supersconto a favore dell'allenatore della Juve (anche se il giudizio riguarda il tempo in cui era allenatore del Siena). È molto probabile che alla fine Conte debba scontare sei mesi di squalifica contro i dieci che gli ha inflitto la Corte di giustizia federale per l'omessa denuncia di una combine in AlbinoLeffe-Siena. Il precedente è quello di Quadrini che, per omessa denuncia, si vide ridurre dal Tnas la squalifica da 12 a 6 mesi, ma lui aveva solo denunciato in ritardo.

La difesa di Conte Gli avvocati Giulia Bongiorno, Antonio De Rensis e Luigi Chiappero hanno concentrato la propria difesa su un precedente diverso di parecchi anni fa e per il quale il Tnas (o la Camera di Conciliazione e Arbitrato) ridusse a 4 mesi la squalifica di un allenatore per omessa denuncia. Forti del fatto che gli avvenimenti si riferirebbero alla stagione precedente quella dell'entrata in vigore del nuovo Codice di giustizia sportiva che prevede una sanzione minima per l'omessa denuncia: 6 mesi.

Richieste istruttorie Ieri dopo il tentativo di conciliazione, si è passati a esaminare le richeste istruttorie. I legali di Conte hanno «battagliato» con gli avvocati della Figc, Luigi Medugno e Letizia Mazzarelli, sull'ammissibilità dei testi e in particolare di Mastronunzio (ma sicuramente non verranno accolte). Posizioni differenti. «Mastronunzio può ribaltare il processo: ho sentito strane cose, ma il nostro obiettivo è il proscioglimento e siccome per la Corte di Giustizia Federale Conte mente perché ha avuto un ruolo attivo nella combine omettendo di far giocare Mastronunzio, noi abbiamo insistito sull'audizione del calciatore e chiesto al collegio arbitrale di verificare se ci fosse o no un problema medico», ha detto la Bongiorno. «La prova dell'infortunio va offerta nei modi previsti dalla legislatura vigente, cioè attraverso l'esibizione della scheda sanitaria di cui dispone ogni calciatore. È perfettamente inutile che venga il medico del Siena a dire quello che ricorda. Conte — ha spiegato Medugno — è stato sanzionato per omessa denuncia, laddove ci fosse stato un allontanamento di Mastronunzio dalla squadra ci troveremmo di fronte a un illecito sportivo che nessuno ha contestato». Ieri c'è stato poi il tentativo di conciliazione per Angelo Alessio: visto il fallimento l'udienza per la discussione è stata aggiornata al 10 ottobre.

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Scommesse

E Conte deve aspettare

venerdì l’ultima sentenza

di MATTEO PINCI (la Repubblica 03-10-2012)

Bisognerà attendere venerdì per conoscere il verdetto del Tnas. Antonio Conte aspetta, dopo l’ultima giornata dibattimentale negli uffici del Coni: lì si è giocata la partita finale dell’iter giuridico per tentare di ottenere uno sconto sui 10 mesi di squalifica deliberati dalla Corte Federale per l’omessa denuncia, da parte dell’allenatore bianconero, della combine su Albinoleffe-Siena. Dopo una nuova riunione in camera di consiglio - dato che quella di ieri è stata infruttuosa -, il Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport emetterà il dispositivo per delineare in modo definitivo la pena per il tecnico bianconero, a 48 ore dalla partita contro il Siena, guardacaso la squadra con cui tutto ebbe inizio. Al di là del lavoro dei legali De Rensis, Bongiorno e Chiappero, le trattative sull’asse Torino-Roma affinché la pena sia il più lieve possibile continuano frenetiche da tempo: e la fuga di notizie sul possibile verdetto del collegio arbitrale sin da ieri ha indispettito non poco il professor Zaccheo. La Figc, al contrario, spinge e lavora perché venga ribadita l’affermazione di responsabilità del tecnico. Una cosa è certa: l’idea che i reati commessi prima dell’inasprimento delle pene federali voluto a giugno 2011 possano beneficiare dell’ordinamento precedente, si scontra con i precedenti, come quello del giocatore Quadrini (al Tnas da 12 mesi a 6 per omessa denuncia).

Appuntamento dunque a venerdì quando, dopo il fallimento di ieri del tentativo di conciliazione, verranno respinte anche le istanze presentate nell’occasione: l’audizione di testimoni chiesta dalla difesa (Mastronunzio, il collaboratore Stellini, che avrebbe voluto ascoltare anche la Figc) e soprattutto la richiesta dell’accusa della scheda clinica di Mastronunzio: per l’avvocato Medugno non basta un certificato redatto a mano per dimostrarne l’infortunio e provare ad abbattere l’aggravante che aveva portato la Corte Federale a configurare un reato più grave dell’omessa denuncia.

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Conte, venerdì arriva lo sconto

Sarà da quattro a sei mesi

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 03-10-2012)

Prima il dispositivo, poi il lodo. Il destino processuale di Antonio Conte davanti alla giustizia sportiva verrà scritto venerdì mattina quando il collegio arbitrale del Tnas - la Cassazione dello sport - emetterà in poche righe di comunicato il verdetto sul ricorso del tecnico bianconero contro i dieci mesi di squalifica.

Niente conciliazione, come annunciato. E nessuno spazio all’audizione dei teste Stellini, Carobbio e Mastronunzio: questo è stato il risultato dell’udienza di ieri al Tribunale Arbitrale per lo Sport. I legali di Conte ancora una volta hanno ribadito con fermezza la posizione di un tecnico che chiede il proscioglimento da ogni accusa, ma il verdetto atteso fra 48 ore (per scrivere i motivi i tre arbitri avranno tempo fino al 15 novembre) potrebbe trovare il suo punto di equilibrio in uno sconto per il tecnico fino a sei mesi: Conte potrebbe tornare in panchina a dicembre, o al massimo ai primi di gennaio. Quale può essere la strada giuridica perché il collegio arbitrale arrivi ad una squalifica di quattro mesi, di cui due praticamente già scontati? Le accuse di omessa denuncia per Conte non sono più due, ma solo quella per AlbinoLeffeSiena del 29 maggio del 2011. Data precedente di pochi giorni all’entrata in vigore delle nuove norme che hanno fissato - dal 10 giugno dello stesso anno - in almeno sei mesi la pena per chi non denuncia situazioni che configurino illeciti sportivi: all’epoca dei fatti, dunque, non esisteva una sanzione da cui partire per comminare la squalifica e il collegio del Tnas giudicherà sulla base di quello che diceva il «vecchio» codice di giustizia sportiva (c’è un precedente a metà anni ’80 che portò Aldo Agroppi, tecnico del Perugia, ad una squalifica di 4 mesi per non aver denunciato presunti accordi nelle due partite con il Cagliari). Conte chiede il proscioglimento, i suoi legali Luigi Chiappero, Antonio De Rensis e Giulia Bongiorno (a difendere la Figc sono gli avvocati Luigi Medugno e Letizia Mazzarelli) hanno messo al primo punto delle loro richieste istruttorie l’audizione dell’ex attaccante del Siena Mastronunzio. «Il suo interrogatorio ha spiegato la Bongiorno - può ribaltare la decisione della Corte Federale in appello: Mastronunzio non ha giocato le ultime partite del Siena perché infortunato, non perché messo fuori rosa da Conte. Lo dimostrano i certificati medici...». Il collegio arbitrale del Tnas, però, sembra orientato ad arrivare ad emettere la propria sentenza senza ascoltare i testimoni richiesti dalle parti. Intanto quella di domenica a Siena potrebbe essere l’ultima in panchina di Carrera: dal Tnas la prossima settimana potrebbe arrivare uno sconto fino a due mesi di pena per il vice di Conte, Angelo Alessio. Due mesi già scontati.

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Calcioscommesse

Nessuna conciliazione per Conte

Mastronunzio sarà decisivo

per ottenere lo sconto di pena

di MATTEO MARTELLI (Libero 03-10-2012)

Nessuna conciliazione tra Antonio Conte e il Tnas: il ricorso del tecnico bianconero contro la squalifica di 10 mesi continua. Questo è quanto successo ieri, nella seconda udienza dinanzi al collegio arbitrale del Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport, presieduto da Massimo Zaccheo.

Un secondo incontro durato circa due ore, in cui come dicevamo si è provato ad arrivare ad una conciliazione, senza però trovare un accordo tra le parti. Si va quindi alla discussione, e il collegio arbitrale dovrà prendere l’importante decisione sulle testimonianze: ovverosia se ammettere le prove richieste dagli avvocati di Conte (l’audizione dell’ex calciatore del Siena, Salvatore Mastronunzio, dell’allora medico sociale del club toscano e dell’ex collaboratore di Conte, Cristian Stellini)e da quelli della Figc (il controinterrogatorio di Stellini e l’audizione del pentito Filippo Carobbio).

DUE OPZIONI Le opzioni ora sono due: se il collegio arbitrale deciderà di ascoltare nuove testimonianze, poiché ritiene che quelle in possesso non bastano, slitterà la data del 7 ottobre come limite ultimo per rendere noto il dispositivo del lodo, e in questo modo Conte dovrà attendere ancora per conoscere il proprio futuro. Al contrario, se il collegio arbitrale deciderà di non ascoltare più nessuno, la decisione definitiva sulla squalifica del tecnico bianconero verrà resa nota entro il 7 ottobre. E la più probabile delle possibilità è proprio quest’ultima.

La difesa di Conte spinge però affinché vengano sentite, perché, secondo quanto ritenuto dall’avvocato dell’allenatore Giulia Bongiorno, «la testimonianza di Mastronunzio può ribaltare il processo. Ho sentito strane cose, ma il nostro obiettivo è ottenere il proscioglimento per Antonio». L’avvocato poi continua: «Crediamo si possa veramente ribaltare questa decisione con questa prova. E dopo un’ampia discussione, gli avvocati della Federcalcio, hanno preso atto della decisività e non si sono opposti. Siccome nella sentenza - ha aggiunto la Bongiorno - c’è scritto che Conte mente perché ha avuto un ruolo attivo omettendo di far giocare Mastronunzio, abbiamo insistito su questo. Verificate se c’è il problema medico o no di Mastronunzio».

Di parere ovviamente opposto è Luigi Medugno, legale della Figc: «L’episodio di Mastronunzio, rispetto all’illecito contestato, è sostanzialmente irrilevante, perché l’episodio viene citato nelle motivazioni della Corte di Giustizia unicamente per esprimere dissenso rispetto all’incolpazione originaria e prefigura il sospetto di un concorso attivo che però non è stato minimanente valorizzato perché Conte è stato sanzionato per omessa denuncia».

RITORNO A GENNAIO? Resta solo da aspettare per capire se questi nuovi testimoni verrano ascoltati, e nel caso positivo capire quando potrebbe arrivare la decisione definitiva su Conte. Che punta all’assoluzione, ma l’ipotesi più probabile ora è quello di uno sconto di pena, quantificabile in 5 mesi. Con il tecnico che potrebbe quindi tornare ad allenare nel 2013, magari il 6 gennaio contro la Sampdoria del suo ex compagno (alla Juventus) Ciro Ferrara.

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Calcioscommesse Conciliazione fallita davanti al Tnas

Conte, la decisione venerdì

Potrebbe tornare a dicembre

di PAOLO FRANCI (Quotidiano Sportivo 03-10-2012)

Il traguardo è fissato, il countdown è già partito. Venerdì prossimo Antonio Conte saprà quanto tempo dovrà aspettare per tornare sulla panchina della Juventus. Il collegio arbitrale del Tnas ha confermato che il 5 ottobre, due giorni prima della data fissata per chiudere la partita del terzo grado di giudizio, uscirà il dispositivo (verdetto) sul ricorso del tecnico juventino, al quale sono stati inflitti dieci mesi di stop per l’omessa denuncia di Albinoleffe-Siena.

L’udienza, iniziata ieri a mezzogiorno e durata meno di due ore, è partita con quello che si sapeva: nessuna conciliazione possibile tra Antonio Conte e la Figc. Il tentativo andava fatto, ma solo per prassi. Il traguardo fissato per il dispositivo (la sentenza) al 5 ottobre — i giudici avranno tempo fino al 15 ottobre per depositare le motivazioni (il lodo) — di fatto ha chiuso anche il duello sulle prove testimoniali. Nè Conte nè la Figc potranno portare sul banco delle audizioni Mastronunzio, Stellini e Carobbio. Il collegio arbitrale, ha dunque deciso che quanto contenuto nelle documentazioni presentata dalle parti, è sufficiente per arrivare al giudizio. Se il bersaglio grosso, per gli avvocati di Conte, resta l’assoluzione, verosimilmente, si potrebbe arrivare a una riduzione che riporterebbe Conte in panchina a dicembre: 4 o 5 mesi di stop. Come? Albinoleffe-Siena si è giocata il 29 maggio 2011, pochi giorni prima dell’entrata in vigore del nuovo codice (10 giugno) che prevede il minimo edittale di 6 mesi per l’omessa denuncia. Prima del nuovo regolamento, la sanzione era nei poteri discrezionali dei giudici.

Con una omessa denuncia — cancellata in secondo grado quella di Novara-Siena — e con la sgravante di Mastronunzio, quella discrezionalità si rifarebbe alla giurisprudenza precedente al nuovo codice. Un esempio, è quello di Aldo Agroppi, che prese 4 mesi (l’accusa ne chiese 6) nel 1985 per il taroccamento delle due sfide di campionato tra Cagliari e Perugia. Agroppi c’era all’andata e non al ritorno (s’era già dimesso).

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SCOMMESSOPOLI SCONTO AL TNAS

Conte: tre giorni

per i quattro mesi

Venerdì alle 10.30 il deposito del dispositivo del lodo

Prende corpo l’ipotesi del ritorno il 14 dicembre

Come previsto è subito saltata la concilazione, ma le dichiarazioni

di Mastronunzio ridimensionano il quadro accusatorio

di SIMONE DI STEFANO & GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 03-10-2012)

L’UDIENZA è tolta, venerdì arriverà il dispositivo. Saltata la conciliazione, salvo sorprese respinte anche tutte le richieste di istanza istruttoria avanzate dalle parti, il collegio giudicante Tnas (composto dal presidente Massimo Zaccheo e dagli arbitri Guido Calvi , per Conte , e Enrico De Giovanni , per la Figc) venerdì alle ore 10.30 comunicherà pubblicamente al tecnico bianconero l’esito dell’arbitrato. Conte era ricorso al Tnas, il Tribunale dell’arbitrato del Coni, terzo grado della giustizia sportiva, per ricorrere contro i 10 mesi di squalifica inflitti dalla Corte di Giustizia federale per l’omessa denuncia in AlbinoLeffe-Siena.

TRE Tre giorni e si saprà il finale della storia: l’unica certezza è il giorno della sentenza, il resto sono indiscrezioni. Ieri nella pancia dello stadio Olimpico di Roma, si è svolta la discussione, presenti per il tecnico bianconero gli avvocati Giulia Bongiorno , Luigi Chiappero e Antonio De Rensis , mentre per la Figc l’avvocato Luigi Medugno e Letizia Mazzarelli . Rispetto allo scorso 21 settembre, quando, con la Federazione i legali uniti erano scesi braccio a braccio, stavolta per Conte parla come sempre la Bongiorno, ma Medugno resta in disparte. Tutto previsto, perché se dieci giorni fa si trattò piuttosto di un “rinvio tecnico”, stavolta si sono imbracciate le armi, ed entrando nel merito i legali juventini hanno utilizzato anche il minimo appiglio per abbattere in primis l’accusa più grave di un’illecito mascherato da omessa denuncia, per poi passare al contrattacco sulle richieste di testimonianze aggiuntive per scardinare l’accusa anche minore e puntare dritti all’assoluzione di Conte. Cosa che difficilmente potrà avvenire, ma all’orizzonte per l’allenatore si prevede un forte sconto.

QUATTRO Si tratterebbe di una sanzione che si aggira attorno ai 4 mesi, e giorni. Nella logica del proscioglimento sarebbe comunque una sconfitta, ma alla fine ne uscirebbero tutti con il sorriso. Il tecnico, che dovrà restare fermo ancora un po’, ma avrà ridotto di molto il periodo di stop e chiuderebbe la vicenda a testa alta per non esser sceso, patteggiando, a compromessi con la giustizia sportiva. È anche per questo che di conciliazione fallita si parla già da tempo. Dal canto suo, alla Figc poco interessa l’ammontare della sanzione: quattro, cinque o sei mesi, per i federali non cambierebbero il succo del discorso, con la federazione interessata non tanto ad accanirsi contro Conte (anche se la dura a conferenza di Vinovo in ambienti federali non è stata ancora digerita), quanto a salvaguardare l’istituto dell’omessa denuncia.

QUINDICI La stessa storia del processo a Conte, lo ripetiamo, ha fornito l’input per arrivare a una sanzione congrua se rapportata alle richieste passate. Dal primo grado a oggi, molti sono stati i colpi di scena in questa vicenda, a partire dal fallito patteggiamento di 3 mesi e 200 mila euro di multa per due omesse denunce. La conseguente richiesta del pm federale Stefano Palazzi , di 15 mesi fece tutti balzare dalla seggiola ma non abbastanza quanto la decisione della Corte di Giustizia di comminare gli stessi 10 mesi, inflitti dalla Disciplinare, per una sola omessa denuncia, con l’aggravante motivata dal fatto che Conte avrebbe messo fuori rosa Mastronunzio perché contrario alla combine. Ma il giocatore ha negato questa circostanza e sarebbe pronto a deporre, anche se al Tnas sembra bastare l’intervista audio-video della “vipera”. Quell’audizione secondo la Bongiorno è «veramente essenziale perché può ribaltare il processo» mentre per Medugno resta «irrilevante» in quanto si parla sempre di omessa denuncia. È vero, ma lo stesso avvocato Figc, non potrà negare che, cadendo l’episodio che portò la Corte a parlare di «un possibile contributo causale (da parte di Conte, ndr) idoneo e finalizzato ad assicurare l’effettiva alterazione del risultato», verrebbe meno l’aggravante dei 10 mesi.

SETTE A conferma di tale episodio c’è la firma del medico sociale del Siena che ribadisce: «Mastronunzio era fuori per infortunio». Ma la Figc non ci crede e - quando ancora le istanze erano in ballo - chiede (assieme all’audizione di Carobbio), anche la scheda sanitaria del giocatore in base all’articolo 7 della Legge 91. Tutto saltato, visto che tutte le richieste delle parti in quella che è diventata una guerra di posizione, dovrebbero essere rigettate dal collegio. Partendo dai 6 mesi di squalifica però, va aggiunta l’acuta osservazione che Chiappero si sforza di far passare fin dal primo grado, vale a dire il giudicare sulla base del codice di giustizia sportiva vigente all’epoca dei fatti (maggio 2011), quando non era ancora stabilita la pena minima per l’omessa denuncia. Inoltre Chiappero fa notare anche il precedente di Aldo Agroppi , che per un caso simile in Cagliari-Perugia del 1985, prese proprio 4 mesi.

QUATTORDICI Insomma, se il quattro diventa il numero chiave, Antonio Conte dovrebbe tornare in panchina il 16 dicembre in campionato contro l’Atalanta allo Stadium. Dopo aver saltato ventiquattro partite, un’eternità per i suoi nervi e il suo morale che in questi mesi ha toccato i minimi storici. Chi gli è stato vicino in questo periodo ha raccontato di un Conte impeccabile sui prati di Vinovo, maniacale come al solito nello spiegare le partite, forse pure più attento nel pianificare le strategie tattiche e nel prevedere qualsiasi situazione di partita. Ma nello stesso tempo è stato raccontato di un Conte che ha vissuto in modo devastante la vicenda giudiziaria e che non conosce più la parola serenità. Se c’è, tuttavia, un aspetto positivo per lui in questa vicenda è il modo con cui il suo staff si è compattato e si è messo completamente al suo servizio. La coppia Carrera-Filippi ha permesso di tradurre alla squadra il suo pensiero anche durante le partite e, all’interno della Juventus, la figura del tecnico esce da questa storia ulteriormente rafforzata.

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LE RICHIESTE DI AUDIZIONE RESPINTE

Stellini non verrà risentito

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 03-10-2012)

ROMA. Il valzer delle audizioni, respinte. Tre le istanze di istruttoria presentate dagli avvocati di Antonio Conte e di ripicca dalla Figc. La prima riguarda l’audizione di Mastronunzio. Che secondo Carobbio avrebbe accettato la combine con l’AlbinoLeffe soltanto con pari trattamento per l’Ascoli, sua ex squadra. Mastronunzio ha negato tale circostanza, scagionando il suo ex tecnico: «Ero infortunato non ero stato messo fuori rosa”. Ma la sua testimonianza sembra passare in secondo piano in quanto è già contenuta nel ricorso una sua intervista. A corollario c’è anche il certificato firmato dal medico sociale del Siena, Andrea Causarano, che la difesa avrebbe voluto sentire. Ma se c’è già il certificato, parla la sua firma. La Figc non la pensa così: “Vogliamo la scheda sanitaria”. Ultima richiesta: l’ex vice di Conte, Cristian Stellini. La Figc lo voleva sentire su entrambe le gare con l’AlbinoLeffe (andata e ritorno), e a riprova aveva chiesto di ascoltare anche Carobbio.

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L’accusa contesta: «episodio irrilevante»

«Mastronunzio è essenziale»

La Bongiorno: «La sua testimonianza può ribaltare il processo»

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 03-10-2012)

ROMA. È nell’operazione Mastronunzio che gli avvocati di Conte hanno concentrato il massimo sforzo: «Riteniamo veramente essenziale che venga sentito Mastronunzio. La sua testimonianza può ribaltare il processo. Ho sentito strane cose in questi giorni, ma il nostro obiettivo è il proscioglimento», ha detto Giulia Bongiorno , certa che il Tnas prenda in considerazione il materiale documentale prodotto dal medico del Siena Causarano : «Crediamo si possa veramente ribaltare questa decisione con questa prova e dopo un’ampia discussione gli avvocati della Federcalcio hanno preso atto della decisività e non si sono opposti». E si torna indietro all’audizione di Conte in procura federale, un’indecisione («Non ricordo che Mastronunzio fosse fuori rosa», salvo poi rettificare) che gli è costata il sospetto dell’illecito da parte della Corte di Giustizia: «Siccome nella sentenza c’è scritto che Conte mente - aggiunge la Bongiorno - perché ha avuto un ruolo attivo omettendo di far giocare Mastronunzio, abbiamo insistito su questo. Verificate se c’è il problema medico, o no, di Mastronunzio». E da fonti Tnas emerge che venerdì verrà pubblicato subito il dispositivo (entro il 15 novembre il lodo con le motivazioni), lasciando cadere tutte le richieste istruttorie. Ultima chiosa su Alessio : «Contiamo nell’assoluzione». Su Mastonunzio, Luigi Modugno , legale della Figc, ha insistito: «Episodio irrilevante. E la prova dell’infortunio dovrà essere offerta con la scheda sanitaria di cui dispone ogni giocatore, non sentendo il medico».

Modificato da Ghost Dog

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E il Milan assume

il poliziotto condannato

Filippo Ferri, figlio dell’ex ministro Enrico, all’epoca era capo della Mobile di La Spezia

di FABIO POLETTI (LA STAMPA 03-10-2012)

La sua prima vita pubblica è stata scritta con l’inchiostro nero dei racconti alla scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001. La nuova vita di Filippo Ferri, allora capo della Squadra Mobile di La Spezia, riparte dal verde scintillante dello stadio di San Siro, come consulente per la sicurezza del Milan di Silvio Berlusconi. «Non ho niente da dichiarare, abbiamo già avuto troppa pubblicità... Quello che faccio riguarda solo me...», fa muro lui al telefonino, il giorno in cui escono le motivazioni della Cassazione sui funzionari di polizia condannati per le violenze al G8. Centonovantadue pagine che distillano il peggio «C’è stata una scellerata operazione mistificatoria», scrivono i giudici della Suprema corte - di quanto già si sapeva e che a Filippo Ferri sono valse una condanna a 3 anni e 8 mesi di carcere, più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici come a tutti gli altri funzionari.

«Il mio cliente può svolgere altri incarichi nella veste di collaboratore o consulente», commenta l’avvocato Mario Valerio Corini, ma giura di non sapere di questo nuovo incarico del suo assistito. Un posto delicato ma di rilievo, defilato dopo il clamore dei processi andati avanti per anni, dove Filippo Ferri è stato prima assolto e poi condannato. Ma quello che più è pesato a lui e agli altri vertici della polizia condannati per il G8 è quella pena accessoria. Cosa che a luglio scorso gli ha fatto immediatamente perdere il suo incarico di capo della Squadra Mobile di Firenze, con gran rammarico dei giornali locali che di lui hanno tessuto solo elogi . Quasi un riscatto dopo le parole della Cassazione dove dei funzionari condannati per il reato di falso, per aver stilato falsi verbali, si parla di «odiosità di comportamento... avevano scelto di persistere negli arresti creando false circostanze... invece di dissociarsi da una condotta che aveva gettato discredito sulla nazione».

Parole gravissime per questo giovane e brillante funzionario, figlio dell’ex ministro Enrico Ferri, quello del limite dei 110 all’ora in autostrada, diventato prima sindaco di Pontremoli e poi dal 1999 al 2004 eurodeputato di Forza Italia. Ora a Filippo Ferri tocca un incarico delicato ma non visibilissimo. E non è la prima volta che Silvio Berlusconi apre il suo Milan a personaggi di altri mondi. Lo ha fatto con Isabella Votino, che continua ad essere pure la portavoce del leghista Roberto Maroni. E pure con Massimo Zenaro, il capo della comunicazione dell’allora ministro Maria Stella Gelmini, sacrificato come il colpevole della gaffe sul fantomatico tunnel tra il Gran Sasso e la Svizzera per gli esperimenti del Cern di Ginevra.

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Conti truccati

Finisce in cella

la bella vita

del re del Mantova

Arrestato l’ex presidente Lori

di MARINELLA ROSSI (Il Giorno 03-10-2012)

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Immagine da «simpatico mascalzone», sia detto certo senza offesa, o da Grande Lebowski. Immagine che lo ha portato su molte vetrine, anche televisive, in tempi in cui il Mantova faceva parlare di sé la Serie B. Altri tempi, per Fabrizio Lori, 44enne che, scivolato nel dimenticatoio delle sfide calcistiche, riemerge alla luce di una ribalta scomoda e clamorosa come re degli spendaccioni. Elicotteri, barche, ville, resort, auto di lusso, taxi milionari e chi più ne ha più ne metta. Un elenco imbarazzante da vita da nababbo. Ma tutta a spese della società di famiglia, fatta fallire, miseramente, in un gorgo di debiti per oltre 130 milioni di euro. Ieri, la parola fine. La scrive la Guardia di finanza di Milano che arresta Lori, lunghi capelli e bella faccia che buca lo schermo, per bancarotta fraudolenta: della nuova Pansac, società specializzata in materie plastiche e ai tempi leader nella produzione di pannolini, e di cui Lori era amministratore unico. Il sostituto procuratore della Repubblica di Milano Isidoro Palma ottiene dal giudice preliminare Alessandra Clemente una misura cautelare, giustificata da una sfilza di distrazioni di fondi della società a favore del Mantova Calcio e non solo. Distrazioni per spese correnti, sarebbe meglio dire.

E l’elenco dei capi d’accusa non è da poco: vi si leggono 16.536.000 euro stornati dalle casse della nuova Pansac tra il 2005 e il 2009. Denaro che, secondo il giudice delle indagini preliminari, rappresenta l’operazione più significativa «per il depauperamento delle casse sociali della Nuova Pansac». Poi i contratti stipulati con «la società di calcio Ac Mantova»: «Di valorizzazione del marchio e del business Nuova Pansac per la stagione sportiva 2009/2010 per 4 milioni di euro; di sponsorizzazione per la stagione sportiva 2009/2010 per un corrispettivo di 4 milioni di euro oltre iva; di branding per la stagione 2009/2010 per 2 milioni di euro». Poi le spesucce personali, per le quali Lori «avvia una serie di iniziative che determinano il drenaggio di ingenti risorse dalle casse di Nuova Pansac». Nel marzo 2004 — scrive il gip — «in qualità di amministratore delegato di Nuova Pansac, ha stipulato un contratto di leasing finanziario per un immobile sito nel Comune di Ravenna, da destinare ad abitazione familiare. Il prezzo dell’immobile è pari a 3,4 milioni di euro». Ma il costo totale «dell’operazione fu di 3,8 milioni, interamente gravante su Nuova Pansac». Il drenaggio «di risorse a danno della società» è «per soddisfare i bisogni personali del suo amministratore e della di lui madre Romana Marini». La preziosa abitazione viene poi ampiamente ristrutturata e migliorata (fra l’altro con piscina e palestra) «a spese di Nuova Pansac per la ragguardevole cifra di circa 1,4 milioni di euro».

Ci sono poi elicotteri, barche e bella vita: «Ingenti le spese per il servizio di trasporto», dapprima sotto forma di spese del Cda a rimborso, «per la cifra mirabolante di 1 milione di euro in tre anni, poi acquistando in leasing un elicottero, i cui costi di gestione tra il 2005 e il 2010 furono di 2,25 milioni di euro, oltre a circa 300mila euro di costi di assicurazione». In carico alla povera Pansac agonizzante, l’acquisto «di un’imbarcazione a motore nel 1999 per 231mila euro». E auto di lusso e «quote associative al circolo “La Rovere” per circa 1.700 euro l’anno, spese personali mensili della signora Marini per 2.500 euro al mese oltre alle spese di taxi... e soggiorni in resorts in Sardegna (circa 40mila euro)».

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Football League referee arrested

on suspicion of computer hacking

• Official is also FA's national referee development manager

• Suspect removed from overseeing Barnsley v Peterborough

by ANNA KESSEL (The Guardian 03-10-2012)

A senior member of the Football Association's referee department and football league referee has been arrested on suspicion of computer hacking and the dissemination of private information. Dean Mohareb, 29, was due to take charge of the Championship match between Barnsley and Peterborough on Tuesday night but following his arrest he has now been removed from the fixture.

Mohareb, the FA's national referee development manager, who is responsible for handling sensitive data, including child protection issues, was arrested at his home on Sunday. It is unknown whether Mohareb has been suspended from his role beyond no longer overseeing the match at Oakwell.

A statement from Greater Manchester Police said: "On Sunday 30 September 2012 police seized a number of electrical items as part of an investigation into computer hacking and the dissemination of private information. A 29-year-old man was arrested on suspicion of unauthorised access to computer material/data, under section 1 of the Misuse of Computers Act 1990. The man has since been bailed until 26 November 2012."

CID are investigating the hacking of personal and work email accounts belonging to Janie Frampton, the FA's former national referee manager for education and training. Frampton's emails were leaked to the press, from a single email address, over an extended period. Stories were published alleging she had offered FA Cup semi-final tickets to a flight steward in return for British Airways flight upgrades for herself and three female referees returning from a work trip to the Dallas Cup in the US. Frampton strongly denies the allegations.

The newspaper reports prompted her immediate suspension and eventual dismissal by the FA after an internal investigation found her guilty of bringing the game into disrepute. During the process of investigation, emails were sent to senior figures in football, including the Fifa president, Sepp Blatter, from the same email account calling for Frampton to be sacked. The anonymous hacker who adopted the name "pink ref" also posted comments about the case in internet chat rooms.

Frampton, the most senior woman in the department, is currently appealing against her dismissal on the grounds that the procedures leading to it were fundamentally flawed and in breach of natural justice. An FA employee of 10 years, she has widespread support for her case from senior figures at Fifa, as well as the England Cricket Board – where she is a director of the Association of Cricket Officials – and Sports Officials UK, for whom she is CEO. No date has been confirmed for the tribunal hearing. The FA declined to comment on any matters relating to the arrest.

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Violence, bribes, slums

and a decaying Maracanã

spell a host of problems

by RICK BROADBENT (THE TIMES 03-10-2012)

Football is the beautiful game and Brazil is its natural home. That is the mythology. The truth is uglier and involves drug-trafficking, gun crime, corruption and 40,000 fans baying for the blood of Ronaldinho.

If ever a place was crying out for a sporting legacy that goes beyond nostalgia and Copacabana clichés, it is here. Rio de Janeiro is preparing to stage both the World Cup and Olympic Games within the next four years. It is a gargantuan task in a country that has a growing economy but a polarity of wealth.

“Everything in London was perfect,” Marcia Lins, Rio’s secretary of state for sport, said as she glanced back and forwards. “We have many problems.”

She was standing in one of them, the Complexo da Maré, a favela torn asunder by a decade of drug wars. Lins knows that this community, with its crumbling façade hiding manifold ills, is the first thing that visitors will see when they leave the airport en route to the 2014 World Cup.

She says that fact will spark longlasting changes, beyond the sinister cynicism that led to slums being hidden behind hoardings and beggars shipped from sight during Delhi’s Commonwealth Games in 2010. However, there is no doubt that London has raised the benchmark and reports of stolen files, rampant hooligans and inveterate corruption have not helped Rio’s attempt to pick up the baton.

“The bridge is not broken,” she said in reference to the ten Brazilians sacked last month for downloading files without authorisation while working at the London Olympics. In some ways it seems a minor issue, as there was always going to be an exchange of knowledge between London and Rio, but Lord Coe reportedly demanded action and, then, Renata Santiago, one of those fired, went public to dispute the Rio bosses’ claims that the guilty had not received their orders from on high.

Many believe that the Rio 10 were sops to London rancour and it prompted some unusually negative press for Carlos Arthur Nuzman, the Rio 2016 president much loved for winning the right to host the Games. This week Nuzman is standing to be re-elected as the president of the Brazilian Olympic Committee (COB), insisting that he has the support of 29 of 30 sporting federations and that there is no conflict of interest with his role as head of the organising committee.

If not all agree on that, there is a consensus about the need to be transparently honest in the coming years. In March, Ricardo Teixeira resigned as president of the Brazilian Football Confederation (CBF), despite denying allegations that he had taken huge bribes from a Swiss-based marketing company while serving on Fifa’s executive committee. Romário, the former Brazil striker turned politician, reacted by stating: “We exterminated a cancer from Brazilian football.”

Talk to people in Rio, though, and there seems a resigned acceptance of corruption in the corridors of power. The greatest player of all, Pelé, has tried to attack the source, once alleging that the CBF demanded a $1 million bribe for broadcast rights. He later withdrew the allegation, but way back in 1998, he was quoted in Garry Jenkins’s book, The Beautiful Team, as saying: “If the CBF had to explain the contracts it had with Pepsi, Umbro and Nike, lots of people would be in prison.”

Last week another age-old problem reared its head, Flamengo fans fighting with Atlético Mineiro counterparts as Ronaldinho returned to Rio for the first time since walking out on the club in May. Yans Felippe, a film-maker working on a documentary about Rio’s unsuitability to stage the Paralympics, was at the game. “Fans were jumping off a ramp to get away,” he said. “It was horrible.”

A supporter of another Rio club, Vasco da Gama, was stabbed, shot and killed before a match against Flamengo in August, while last week Brazil’s Superior Tribunal of Sport ordered Palmeiras to play matches more than 270 kilometres from their native São Paulo after fans attacked VIP boxes and the vice-president’s restaurant.

Palmeiras’s greatest rivalry is with Corinthians. Both have hardcore supporter groups based in secure compounds. Corinthians’ Gavioes da Fiel, meaning Hawks of the People, have been accused of a litany of crimes, including once threatening to kill Marquinhos, their defender, his wife and their seven-year-old daughter, as well as ambushing the team bus on a mountain road, armed with crowbars.

“We have problems around the stadiums with people looking for fights,” Lins admitted. “But now we have special policing to deal with it. We need to change the culture of the people, but next year we will inaugurate the Maracanã and change the future.”

However, the Maracanã is another source of anger. It is a ground swathed in history but beset by problems. Lying in one of Rio’s poorer neighbourhoods, the venue for the final match of the 1950 World Cup is loved as a totem to the people’s passion, but it is now closed to all as $470 million (about £290 million) of renovation work takes place. The changes are controversial, football supporters suggesting that the common fan is being priced out and that the developers are turning an iconic cathedral into an identikit stadium.

A falling roof has hindered the rebuilding, which ground to a standstill last month when a strike was called after one worker was badly burnt by an exploding oil drum. That was resolved, but scepticism remains over plans to reopen in time for next year’s Confederations Cup, while bitterness is rife among those forcibly evicted from Favela do Metrô to make way for the World Cup wrecking ball.

The Maracanã is the link between the World Cup and Olympics; it will stage matches during the former and the Opening and Closing ceremonies at the latter. The athletics at the Olympics will take place at the João Havelange stadium, scene of the ill-fated match between Flamengo and Vasco. Rio’s Olympic Stadium will be in a different district to the Olympic Park and transport between the four Olympic zones promises to be the greatest logistical problem.

There is no metro link to the Barra zone, which houses the Olympic Park, and work to tunnel through four miles of granite to get there has been painstakingly slow.

The Olympics may also be a hard sell for a country raised on football. Down on the Copacabana beach, with goalposts dotting the sand, the locals did not seem flushed with a post-London Olympic spirit.

“Brazilian people watch football,” Emerson Matos, a bar worker in a Botafogo football shirt, said. “They are not bothered about running or anything else.”

Yet for all London’s back-slapping, Rio is perhaps the perfect place to prove that there is such a thing as an Olympic legacy. “The most important thing is not the venues or the transport, but the life of the people,” Lins said.

In the Complexo da Maré, where drug barons are often teenagers, they hope that this is not lip service. “If you give us healthcare and education, you will not need the police coming in to pacify us,” one young boy told Lins.

Luke Dowdney, a British man behind the Fight for Peace boxing project in the favela, said that the social inclusion projects were already working and that the World Cup and Olympics provided gilt-edged opportunities to build on that.

“If there is any place in the world ready to show what can be done with sports development, it is Rio,” he said.

The officials are adamant that the favelas will not be forgotten by the two commercial giants of the sporting calendar. “Everything in London was perfect,” Lins repeated. “But the transformation in Rio will be bigger.”

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Articolo scomparso nel giro di pochi minuti.

Le molte versioni del portiere Gianello,

da comparsa a protagonista dell'inchiesta

di FRANCESCO BENUCCI (Il Sole 24ORE.com 03-10-2012)

Il mistero si chiama Matteo Gianello, ex terzo portiere, una comparsa diventata protagonista nell'indagine. Si presenterà? Il dubbio è fondato. Ancora una volta si è distinto per la...

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Ma avete notato che il nemico peggiore che abbiamo in questo momento è proprio quella carta straccia del fatto quotidiano?

Questo ziliani trova sempre come apostrofare Conte per metterlo in ridicolo.

Mi pare, però, che di ridicolo in quello che scrive c'è solo l'autore dell'articolo.

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Juve-Shakhtar, flop-tifosi ma il cassiere ride

Solo 29.368 presenti per il 5° incasso di sempre. Proteste per i prezzi. La strategia sugli abbonamenti: +11% delle tessere e +50% nei ricavi. Così cambia il tifo Juve

Giovanni Capuano - Panorama.it - 3-10-2012

Il più sincero è stato Bonucci: "Forse abbiamo sofferto il clima surreale allo stadio. Ci aspettavamo di più, ma i tifosi avranno avuto i loro motivi per non esserci oggi". Sincero ma disinformato, visto che da qualche giorno il tam tam della protesta contro i prezzi dei biglietti per il debutto in Champions League stava montando nel popolo juventino.

Curve a 40 euro e distinti da 90 a 130 euro. Ecco quanto costava andare a vedere Juventus-Shakhtar Donetsk. In molti hanno rinunciato e alla fine il cassiere ha contato 29.368 tagliandi staccati per un incasso di 1.515.836 euro. Eppure erano 1.028 giorni che i tifosi bianconeri attendevano questo momento, la musichetta della Champions e il ritorno nell'Europa che conta.

Marotta ha provato a circoscrivere il caso ("Chiaro che, essendo di martedì e avendo la Juventus tantissimi tifosi fuori Torino, esistono delle difficoltà oggettive. Comunque siamo felici dei 30mila paganti"), ma l'immagine dei vuoti in uno stadio che nella passata stagione ha registrato una media di 37.545 presenze in campionato con percentuale di riempimento del 92% hanno fatto impressione.

Solo una volta, dal giorno dell'inaugurazione, c'è stata stata meno gente. Era l'8 dicembre giorno della sfida con il Bologna valida per gli ottavi di finale di Coppa Italia: 23.078 presenti. Poi sempre oltre la soglia dei 35.226 spettatori che rappresentavano finora il record negativo (Juventus-Siena 22° giornata). In questa stagione 113.971 biglietti staccati in tre gare interne, media 37.990.

Difficile, però, che il flop di pubblico contro lo Shakhtar cambi la politica juventina. Polemiche c'erano state anche in estate per l'aumento dei prezzi degli abbonamenti (le curve da 275 a 350 euro 21,5%). Eppure, come recita la sintesi del bilancio 2011-2012 in approvazione, il loro numero è cresciuto da 24.530 a 27.400 (tetto massimo deciso dal club): 11,7% con ricavo di 22,8 milioni di euro in vertiginosa crescita ( 50%).

Tradotto significa che il valore di mercato di un seggiolino allo Juventus Stadium è cresciuto di circa il 30% ed è destinato a salire ancora perché, insieme alla partecipazione alla Champions che moltiplica gli incontri, è l'unico modo di ottenere una crescita dei ricavi da gara che a bilancio hanno fatto segnare il record di 31,8 milioni di euro contro gli 11,5 della stagione precedente.

Una tendenza evidente anche nelle prime tre gare della stagione in campionato contro Parma, Chievo e Roma. A parità di presenti (solo 802 in più) hanno portato nelle casse 4.124.992 contro i 3.686.273 delle stesse partite un anno fa: 10,6%. E l'incasso di Juventus-Shakhtar è il quinto di sempre da quando c'è lo Juventus Stadium dietro alle sfide con Inter e Milan della passata stagione (record con i nerazzurri 1.717.458 euro) e di poco inferiore a Juventus-Atalanta dello scudetto (1.520.378 euro) e Juventus-Roma di sabato scorso (1.552.099 euro).

Lo Juventus Stadium a 41mila posti rischia di penalizzare la passione del tifo bianconero. Più si riempe, più la società potrà fare leva sui prezzi e selezionare un pubblico meno 'popolare' e più disposto a spendere non solo per il biglietto ma anche per le attività collaterali che animano l'impianto di proprietà. E' il modello inglese che i club italiani inseguono. Il futuro è lì. Basta saperlo e non stupirsi poi di qualche vuoto di troppo in un momento di crisi economica che sta rendendo più povere le famiglie italiane.

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L'osso è stato spolpato

ora tutti davanti alla tivù

di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica SERA 03-10-2012)

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Calcioscommesse La prima sentenza sullo scandalo, un anno

e 10 mesi con patteggiamento all’ex difensore barese, cinque

mesi in meno ai suoi due amici. Ma le indagini proseguono

Masiello condannato

Il pentito Micolucci L’anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso.

Nella stagione della promozione sicuramente è stata fatta Piacenza-Bari e Salernitana-Bari

di VINCENZO DAMIANI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 04-10-2012)

BARI — La prima sentenza penale nei confronti di un giocatore coinvolto dal calcio scommesse è stata emessa. Anche se in realtà si tratta di un patteggiamento, quello che ieri ha portato l'ex difensore del Bari, Andrea Masiello, ad essere condannato ad un anno e dieci mesi di carcere, pena sospesa.

Il terzino destro era accusato, assieme altri due suoi amici, di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Lui, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, che hanno patteggiato un anno e cinque mesi, pena sospesa, furono arrestati dai carabinieri lo scorso aprile. Quattro le partite che sarebbero state truccate, come ammesso in parte dallo stesso Masiello: l'ormai famoso derby pugliese Bari-Lecce (0 a 2) che sarà ricordato per l'autogol siglato volutamente dal terzino destro; Palermo-Bari (2 a 1), combine organizzata dalla banda degli «Zingari», ma che non andò in porto; Bari-Sampdoria (0 a 1); e Bologna-Bari (0 a 4), tutti match del campionato di serie A 2010-2011. Quindi, dopo le sentenze emesse dalla giustizia sportiva, arriva anche la prima decisione sotto il profilo penale. E non è escluso che, successivamente, si possano aprire anche procedimenti civili: i tifosi sono intenzionati a chiedere un risarcimento del danno morale e patrimoniale che hanno subito, sulla stessa strada potrebbe muoversi anche l'As Bari. Masiello, ieri mattina, non era presente in Tribunale, ha preferito restare a casa nella sua Viareggio.

«Andrea - dichiara il legale Salvatore Pino alla fine dell'udienza celebrata davanti al giudice Michele Parisi - ha solo voglia di vivere con serenità e nel silenzio più totale, soprattutto non vuole continuare a far parlare di sé». Ma l'inchiesta sul calcio marcio, coordinata dal pm Ciro Angelillis, non è terminata, un secondo filone investigativo è in piedi e riguarda alcune partite di serie B disputate dal Bari nelle stagioni 2007-2008 e 2008-2009. In settimana sono ripresi gli interrogatori e le audizioni che proseguiranno sino a domani: sono stati convocati in caserma alcuni calciatori che hanno vestito la maglia del Bari tra il 2007 e il 2009 e, che nel corso delle due stagioni calcistiche, hanno vissuto al margine della squadra perché messi fuori rosa. Nelle prossime ore saranno ascoltati ex dirigenti del club pugliese, oltre che i protagonisti delle partite sospette. Le nuove indagini sono partite grazie alle rivelazioni fatte proprio da Andrea Masiello in relazione a due match: Salernitana-Bari del 23 maggio 2009 (finita 3 a 2) e Bari- Treviso (0 a 1) del 10 maggio del 2008. Sono almeno 25 i giocatori indagati per frode sportiva in questo nuovo capitolo: secondo la Procura barese, quelle sfide furono truccate, Treviso e la squadra campana avrebbero «comprato» i tre punti pagando lautamente alcuni calciatori biancorossi, somme sino a 250mila euro. A rivelare le presunte combine agli inquirenti, oltre a Masiello, anche un altro ex del Bari, Vittorio Micolucci.

«In riferimento alle partite del Bari - scrive Micolucci in una memoria consegnata in estate al procuratore federale, Stefano Palazzi - le posso dire che l'anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Nella stagione della promozione, invece, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana...». Gli inquirenti hanno ascoltato come persona informata dei fatti l'allenatore dell'epoca, Antonio Conte, attualmente sulla panchina della Juventus anche se squalificato dalla giustizia sportiva per una omessa denuncia ai tempi in cui guidava il Siena.

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Calcioscommesse,

condannato Masiello

All’ex difensore biancorosso 1 anno e 10 mesi per aver venduto le partite del Bari

Patteggiano un anno e 5 mesi i suoi amici scommettitori Giacobbe e Carella

Il legale: “Aveva davanti una carriera importante e l’ha bruciata così”

di MARA CHIARELLI (la Repubblica - Bari 04-10-2012)

L’ex calciatore del Bari Andrea Masiello ha patteggiato la pena ad un anno e 10 mesi di reclusione per associazione per delinquere e frode sportiva al termine di una delle inchieste baresi sul calcioscommesse. I suoi due amici-scommettitori, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, hanno invece patteggiato un anno e 5 mesi ciascuno.

La condanna è stata emessa ieri mattina dal gip del Tribunale di Bari Michele Parisi, che ha concesso a tutti e tre gli imputati il beneficio della pena sospesa. Si chiude così una delle inchieste del filone barese sul calcio scommesse. Andrea Masiello e i suoi amici furono arrestati lo scorso 2 aprile e le partite contestate in relazione al reato di frode sportiva sono quattro: Palermo-Bari, Bari-Sampdoria, Bari-Lecce e Bologna-Bari. Assenti all’udienza i due calciatori: «Non era necessario, non ha lasciato un ricordo gradevole - ha commentato il difensore di Masiello, l’avvocato Salvatore Pino -Come mai ha fatto tutto questo? Lui stesso non se lo spiega: è un ragazzo che aveva davanti una carriera importante, il talento e i mezzi per realizzarla, e li ha bruciati in questa vicenda».

Sono intanto ricominciati martedì scorso in località segreta gli interrogatori di ex calciatori del Bari, che erano fuori rosa nel 2008-2009, soprattutto in relazione a due partite presumibilmente truccate: Salernitana — Bari e Bari — Treviso. Nella confessione fiume fatta quest’estate da Andrea Masiello al procuratore federale Stefano Palazzi e durata fino alle tre di notte, l’ex difensore biancorosso aveva svelato retroscena sospetti per Bari-Treviso, giocata nel maggio 2008, e Salernitana-Bari del maggio 2009.

In entrambe le gare il Bari perse: nel primo caso la sconfitta dei padroni di casa, tranquilli in classifica, diede la salvezza al Treviso; nel secondo caso i biancorossi, già promossi in A, si fermarono bruscamente dopo una lunga serie di vittorie e pareggi. Ad agosto scorso, gli inquirenti avevano interrogato gli ex calciatori del Bari Alessandro Parisi, Stefano Guberti e Marco Esposito, che si erano avvalsi della facoltà di non rispondere.

I tre sono indagati per frode sportiva con riferimento alla presunta combine Salernitana- Bari del 2009, finita 3 a 2. Su questa gara, la procura avrebbe già in mano molti elementi in linea con la confessione di Andrea Masiello davanti a Palazzi. Il sospetto è che per favorire la vittoria dei campani, nello spogliatoio biancorosso qualcuno abbia diviso 250mila euro. All’epoca dei fatti il Bari era allenato da Antonio Conte, che portò i biancorossi in serie A.

E, intanto, non si esclude che nei prossimi giorni i carabinieri del Comando provinciale, delegati ad indagare dal pm Ciro Angelillis e dal procuratore Antonio Laudati, ascoltino altri giocatori, i procuratori dei calciatori e i manager delle società. In ogni caso, insospettabili che possano aiutare a fare luce su altre competizioni non svoltesi regolarmente.

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SCOMMESSE

Masiello patteggia 22 mesi

Pena sospesa

di BORIS SOLLAZZO (Pubblico 04-10-2012)

«Dopo aver segnato quell’autogol e aver confessato d’averlo fatto di proposito agli inquirenti, Andrea Masiello, in confidenza, mi disse: sai, io ancora oggi non ricordo se davvero quella palla l’ho buttata dentro di mia volontà». Salvatore Pino, legale dell’ex giocatore di Bari e Atalanta al centro dell’inchiesta della Procura di Bari sul calcioscommesse, confessa che il suo assistito ha rimosso il ricordo degli istanti che l’hanno fatto diventare l’anima nera del calcio, l’icona dello scandalo con un’autorete vista nei tg centinaia di volte in questi mesi.Dopo il patteggiamento sportivo, con una squalifica di 26 mesi come calciatore, ieri è arrivato quello penale: un anno e dieci mesi, per associazione a delinquere e quattro episodi di frode sportiva. «Si conclude un percorso umano e giudiziario iniziato a gennaio, con gli obiettivi che ci eravamo prefissi. Masiello ha reagito con gioia, anzi con liberazione, temeva che potessero respingere la nostra proposta. Spera di farsi dimenticare per poi tornare nel calcio, cercherà di tenersi in forma». In questo lasso di tempo le rivelazioni dell’ex calciatore del Bari - che sono valse, tra l’altro, la retrocessione del Lecce (nella città salentina, con già lamaglia degli orobici addosso, sarebbe andato a ritirare il pattuito per la sconfitta nel derby) - sono state messe in dubbio dalle ultime sentenze sportive. «Andrea ne è stato anche contento: quando decise di collaborare, ovviamente, non poteva nascondere nulla. Ricordo le sue lacrime perché lamoglie di Bonucci era in cinta e lui non voleva coinvolgerlo. Umanamente, quindi, il fatto che non abbiano subito pene in seguito alle sue parole, non riesce ad amareggiarlo: sono pur sempre ex colleghi e amici a cui era legato. Le dichiarazioni sono lacunose? Verissimo, ma proprio per questo le trovo attendibili e leali: chi vuole incastrare qualcuno costruisce storie inattaccabili». C’è, nel legale, un solo dubbio. «Sono abbastanza perplesso, comunque, proprio su quell’Udinese-Bari che ha coinvolto l’attuale difensore della Juventus, Pepe e altri. Cristiano Doni, un altro mio assistito, è stato condannato in base a intercettazioni di terzi che parlavano di lui, qui non si sono prese in considerazione le chiamate dirette ai giocatori di Masiello stesso. Non mi pare che in questo cosiddetto calcioscommesse ci sia sempre lo stesso metro di giudizio». E l’impressione è che al di là di patteggiamenti sportivi e penali, ci siano ancora molte zone oscure in uno scandalo che ha le sue radici in un elaborato e organizzatissimo progetto criminale.

Modificato da Ghost Dog

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Il caso Acquisiti bilanci e documenti dal 2008 a oggi, sospetti sull’ingaggio di Chavez

Il contratto Lavezzi-Napoli

sotto la lente della Procura

Il pm Melillo manda la Gdf in Federcalcio e al club

di FULVIO BUFI (CorSera 04-10-2012)

NAPOLI — La gestione amministrativa del Napoli dell'era De Laurentiis dal primo anno di serie A (stagione 2007-2008) a oggi è sotto indagine. Contratti dei giocatori, operazioni d'acquisto e cessione, rapporti economici con i procuratori, transazioni estero su estero: una enorme mole di documentazione è stata acquisita ieri mattina dalla Guardia di Finanza, su delega del pool della Procura napoletana che si occupa dei reati collegati al mondo del calcio. L'inchiesta, coordinata dall'aggiunto Giovanni Melillo, nasce da una segnalazione arrivata agli inquirenti, ed è alla primissima fase. Per il momento, infatti, non ci sono indagati, né tra appartenenti alla Ssc Napoli, né tra chi, a vario titolo, ha avuto in questi anni rapporti economici, finanziari o commerciali con la società. E non c'è nemmeno una ipotesi di reato. Sarà l'esame dei documenti a indicarne — eventualmente, e non è detto che ciò accada — una.

Per quanto, quindi, per ora si possa parlare a tutti gli effetti di una indagine conoscitiva, su qualcosa l'attenzione degli investigatori è particolarmente puntata. Due contratti: quello che, con ripetuti adeguamenti, ha legato il Pocho Lavezzi al Napoli dal 2007 fino alla cessione al Psg, durante l'ultimo calciomercato, e quello che per metà della scorsa stagione — dal 26 agosto 2011 al 10 febbraio 2012 — ha fatto dello sconosciutissimo Cristian Gabriel Chavez, argentino che nel suo Paese giocava in seconda serie, un calciatore del Napoli, dove collezionò due smozzicate presenze (subentrando sempre nei minuti finali) fino a essere rispedito in patria alla prima occasione. Per ottenerlo in prestito la società azzurra sborsò circa due milioni di euro, e i tifosi si sono sempre chiesti perché spendere tanto per un signor nessuno di cui si ricorda soltanto il procuratore: Alejandro Mazzoni, lo stesso di Lavezzi, lo stesso con il quale il Napoli ha intrattenuto rapporti di natura economica nell'arco dei cinque anni di militanza del Pocho in maglia azzurra.

Ora il perché di quello strano ingaggio se lo chiede anche la Procura, che dall'esame dei documenti acquisiti sia nella sede della Federcalcio (dove vengono depositati tutti i contratti), sia negli uffici romani della Filmauro, la società di produzione cinematografica di Aurelio De Laurentiis (la Finanza è andata anche nella sede del Napoli a Castelvolturno, ma non ha trovato nulla di quello che cercava), vuole capire se l'operazione Chavez possa essere servita per coprire eventuali movimenti opachi di denaro in favore di altri tesserati o di interlocutori esterni (procuratori, agenti).

L'indagine, però, non si limiterà soltanto a questo. Avendo acquisito documenti relativi agli ultimi quattro anni, sarà esaminato anche altro. Dai bilanci (tra i pochissimi non in rosso del calcio italiano), ai contratti di altri giocatori ingaggiati pagando cifre apparentemente eccessive e poi non utilizzati.

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Punti oscuri Inspiegabili a volte certi affari

Fiumi di denaro tra società e agenti

In mezzo il giocatore e regole poco chiare

Spesso c’è anarchia In Italia il rapporto tra società e procuratore è regolamentato altrove le norme spesso saltano

di ANDREA ARZILLI (CorSera 04-10-2012)

ROMA — Euro, dollari, yuan, qualsiasi valuta è buona a far ingrossare il fiume di milioni su cui naviga il calcio. Un flusso di soldi incontrollabile, e talvolta incontrollato, che tutto risucchia: club, giocatori, procuratori, un triangolo delle Bermuda nel quale spesso i capitali scompaiono per ricomparire nei paradisi fiscali o laddove le banche sono più discrete. In Svizzera e a Milano c'è un'indagine in corso sui laziali Zauri e Mauri, è storia di questi giorni. Ma anche la giustizia sportiva ha dovuto rimboccarsi le maniche per sanzionare le irregolarità nei trasferimenti: problemi di non tracciabilità, di soggetti non titolati a operare in ambito sportivo, di consulenze e commissioni fittizie, di un «far-west» selvaggio nel quale il confine tra lecito e illecito è talmente sfumato da rendere difficile capire se oltre alla colpa c'è il dolo. In tanti ci sono cascati, una pioggia di ammende e inibizioni che non ce la fanno a essere un deterrente efficace.

Poche regole in Italia e praticamente nessuna nelle transazioni con l'estero, soprattutto con le colonie del pallone, Africa e Sudamerica. Lì succede davvero di tutto, dai cartellini gonfiati ai fondi di investimento che li detengono e che stabiliscono il prezzo del giocatore in base alla tassazione di chi compra e alla quantità di «nero» che è possibile ricavare sottobanco.

In Italia, almeno, ci sono delle regole. Il club vuole un giocatore e contatta il suo agente, se l'operazione si fa anche lui va a libro paga. Poiché il calciatore non tira fuori un euro, la percentuale che spetta al procuratore è a carico di chi compra. Una volta questa non poteva andare oltre il 5% sul lordo del nuovo contratto, ora il tappo è saltato e il «quid» è libero, di prassi intorno al tre. Se il direttore sportivo è un amico, l'agente ha svoltato. La burocrazia federale prevede un modulo blu e uno rosso, il primo riguarda il mandato a trattare da parte del club, il secondo è la procura del calciatore, entrambi convergono su una figura che per operare deve essere registrata dalla Fifa, l'agente sportivo appunto. Che si deve sdoppiare visto che di carte può firmarne solo una ed è sempre costretto a chiamare il procuratore amico per la ratifica di una trattativa che ha condotto in prima persona. Sono regole tutte italiane, nel senso che tengono conto di un ipotetico conflitto di interesse, ma preferiscono chiudere un occhio sull'escamotage per aggirarlo.

All'estero, invece, la deregulation è assoluta. Il mandato per trattare un tesserato diventa una vera e propria investitura di mediazione finanziaria, non prevede limiti o tetti e segue sempre la via meno tassata. Lievitano i prezzi dei cartellini, spesso, soprattutto in Sudamerica, ci pensano le finanziarie che lottizzano il calciatore in azioni come fosse un'azienda. Quasi sempre vige la legge del «do ut des», una pratica per consolidare rapporti redditizi che compatta tutti i soggetti verso un obbiettivo comune: il profitto.

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Blitz della Guardia di Finanza,

presi i contratti dei calciatori

I militari nella sede del Napoli a Castel Volturno, alla Filmauro e Figc

Nel mirino una Spa argentina e le transazioni con Lavezzi, Chavez e Vargas

di FELICE NADDEO (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 04-10-2012)

NAPOLI — Abito scuro, occhiali da sole e valigetta. Sembrano quattro dirigenti d'azienda, arrivati per proporre qualche operazione commerciale al calcio Napoli, e invece sono agenti della Guardia di Finanza. Che ieri mattina, poco prima delle 9, hanno sistemato l'auto di servizio nel parcheggio antistante gli uffici della società azzurra a Castel Volturno per poi varcare la soglia d'ingresso della sede. Con una richiesta specifica della Procura della Repubblica di Napoli: acquisire tutti i contratti sottoscritti dai calciatori con il Napoli dal 2008 ad oggi — compresi i bonifici dei versamenti effettuati dalla società agli atleti — e tutti gli atti relativi ai trasferimenti di giocatori acquistati o ceduti nell'ultimo quadriennio.

Nelle stesse ore, a Roma, altri agenti delle Fiamme Gialle sono entrati nel palazzo della Federcalcio in via Allegri. L'obiettivo è analogo. Con una sola variazione sul tema. I militari chiedono al segretario della Figc, Antonio Di Sebastiano, sia i contratti sportivi che quelli che legano i calciatori ai propri procuratori. Qui l'operazione si completa in appena mezzora. A Castel Volturno, invece, i finanzieri — che erano stati accolti dal solo direttore amministrativo Antonio Saracino perchè l'intero staff era partito in mattinata con la squadra per la trasferta di Europa League in Olanda — restano quasi a mani vuote. Gran parte della documentazione richiesta, infatti, è nella sede di Roma della Filmauro, la holding amministrata da Aurelio De Laurentiis che controlla il Napoli al 99,98% (una sola azione è intestata direttamente al patron). Ecco perché mentre gli agenti presidiano ancora per qualche ora la sede azzurra in Campania, lo stesso gruppo che si era rivolto alla Federcalcio si trasferisce negli uffici della società cinematografica. E qui, dove trova ad accoglierli sia De Laurentiis che il consigliere delegato del Napoli Andrea Chiavelli. gli uomini della Gdf raccolgono il materiale sollecitato dal pm Giovanni Melillo, il magistrato titolare dell'inchiesta affiancato dai sostituti De Simone, Ardituro, Capuano e Ranieri della Procura di Napoli. Ma l'operazione non è finita qui. C'è una ulteriore task force delle fiamme gialle alla quale è stato assegnato il compito di controllare gli incroci finanziari tra il Napoli e i suoi calciatori. Con una verifica analitica dei versamenti sui conti correnti di tutti gli atleti.

Il fragore mediatico dell'operazione della Gdf è clamoroso. Tant'è che dalla Procura si affrettano a far trapelare una considerazione giudiaziaria sul caso: «Si è trattato solo di acquisizione di materiale per iniziare la valutazione dei fatti» e l'attività posta in essere sarebbe addirittura da definirsi «preinvestigativa». E, soprattutto, al momento non c'è nessuno iscritto nel registro degli indagati. Di fatto, però, l'attenzione degli inquirenti pare incentrarsi soprattutto su due filoni. Innanzitutto il versante acquisti del club azzurro. Con particolare riguardo ai trasferimenti conclusi in Sudamerica dal Napoli. Da Lavezzi fino a Vargas. Passando per Chavez e Datolo. Calciatori, questi, che sono assistiti direttamente o sono stati in qualche modo veicolati in Italia dal procuratore argentino Alejandro Mazzoni. E proprio in Argentina sarebbe calata l'attenzione della magistratura. Che ha intenzione di verificare l'esistenza e l'attività di una società di gestione dei diritti sportivi che avrebbe avuto un ruolo nelle transazioni dei calciatori arrivati in Italia. Già ai tempi dell'approdo del Pocho a Napoli c'era stato qualche sussulto giudiziario. Non Italia però, ma In Argentina. Dove la magistratura locale aveva indagato, senza però individuare alcun reato, su alcune discrepanze nelle cifre per la vendita di Lavezzi dal San Lorenzo al Napoli. L'indagine, però, era incentrata sul club argentino e non sulla società partenopea. Adesso i finanzieri dovranno passare al setaccio l'intero pacchetto di acquisti e cessioni a partire dal 2008. Con l'intento di constatare se ci siano stati trasferimenti illegali di somme all'estero. Ma è l'aspetto legato ai «diritti d'immagine» che sembra aver particolarmente colpito gli investigatori. I finanzieri hanno il mandato di appurare se ci siano stati accordi tra società e calciatori che potrebbero avere qualche rilievo di illegittimità fiscale. Ovvero se ci siano stati flussi di denaro differenti a quelli sanciti dai contratti per la prestazione dei calciatori. E se gli accordi per la cessione dei diritti d'immagine — che il Napoli acquista dall'atleta insieme alle prestazioni sportive — siano stati inseriti negli accordi contrattuali depositati in Lega e regolarmente pagati dalla società: insomma se davvero quanto pagato è stato riportato nei contratti che sono stati recuperati in società.

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Quagliariello: agenti bianconeri

Villari: vadano anche dagli altri

di FELICE NADDEO (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 04-10-2012)

NAPOLI — Il primo sussulto politico al blitz della Guardia di Finanza nella sede del Napoli arriva da Gaetano Quagliariello, vicepresidente del gruppo Pdl a Palazzo Madama. Il senatore del centrodestra, ieri impegnato tra un ufficio di presidenza del partito e la riunione dei capigruppo, ha trovato il tempo di affidare a Twitter un verso da falco più che un semplice cinguettio. «Sono preoccupato: pare che gli agenti della Gdf nella sede del Napoli indossassero maglie bianconere» è stato il messaggio trasferito al social network dal parlamentare di centrodestra. Che è sfegatato tifoso azzurro tanto quanto Riccardo Villari. Il parlamentare partenopeo, in passato anche al vertice della commissione di vigilanza della Rai, ha prima scherzato sulla battuta del collega — «sono sicuro che ci sono tantissimi finanzieri azzurri» — poi si è soffermato sulle motivazioni dell'indagine avviata dalla Procura di Napoli.

«Mi pongo molte domande su quale sia il criterio che ispira questo tipo di inchieste — ha rilevato Villari — se non c'è una precisa notizia di reato, allora perchè preventivamente si è attivata l'attenzione soltanto nei confronti del club napoletano. Mi auguro che queste mie domande troveranno presto una risposta. Anzi ne sono certo, ma sarà comunque opportuno comprendere su quali linee si muove questa attività che viene addirittura definita preinvestigativa. Di certo non può essere stata una sorta di discrezionalità a muovere la magistratura in questo momento».

Per l'ex sottosegretario ai Beni Culturali, c'è comunque un pericolo di destabilizzazione della squadra. Anche se le prime notizie che arrivano dall'Olanda sembrano averlo tranquillizzato. «Sono fiducioso soprattutto perchè la società ha reagito bene — insiste Villari — e anche la squadra, impegnata nella trasferta di Europa League a Eindhoven, non sembra aver risentito molto di questa situazione. Spero che la stessa cosa valga per l'ambiente, per i tifosi. Ma i napoletani sanno rimanere sempre con molto affetto vicino alla squadra».

Infine una valutazione sul comportamento mantenuto dal presidente del club azzurro durante la visita degli uomini della Guardia di Finanza alla sede della Filmauro a Roma «E' davvero apprezzabile il comportamento tenuto da Aurelio De Laurentiis — conclude il parlamentare — ha collaborato con i militari della Gdf e ha dato ampia disponibilità a consegnare tutta la documentazione richiesta dalla Procura. Questo può essere davvero il segno che alla fine non ci saranno problemi per il Napoli».

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Chiacchio: pericolo ammenda

art.non firmato (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 04-10-2012)

L'avvocato Eduardo Chiacchio a radio Crc: credo sia stata un'operazione mirata, un controllo curato degli agenti di calciatori poiché questi sono direttamente connessi ai contratti di calciatori. Ad oggi Napoli non rischia nulla di rilevante. Si tratta di situazioni contabili e le società in questi casi sono state sempre sanzionate con ammende. Siamo in una fase primaria e ogni valutazione è prematura

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La società «Massima collaborazione con la magistratura»

«Accomodatevi, questo è un club con conti a posto»

Il presidente De Laurentiis ha accolto così la Finanza

L’allenatore Non siamo preoccupati, non c’è alcun coinvolgimento della società e della squadra

Il legale Grassani La contrattualistica del Calcio Napoli è sempre stata condotta nel pieno rispetto delle norme

di MONICA SCOZZAFAVA (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 04-10-2012)

NAPOLI - La visita della Guardia di Finanza negli uffici della Filmauro a Roma è durata oltre tre ore ed ha fatto seguito a quella immediatamente precedente negli uffici del centro sportivo del Napoli a Castel Volturno. Clima di serenità ed assoluta collaborazione, nel palazzo storico di via XXIV Maggio con vista sul Quirinale, i finanzieri hanno avuto la possibilità di acquisire tutta la documentazione richiesta dalla magistratura. L'invito immediato di Aurelio De Laurentiis è stato quello di effettuare tutte le operazioni richieste dalla Procura con massima tranquillità. «Questa è una società a posto», così il presidente del Napoli ha salutato gli «ispettori» delle Fiamme Gialle, esortandoli ad acquisire ogni modulistica di cui avessero bisogno. «Prego, accomodatevi. Mi auguro che questi accertamenti vengano svolti in tutti i club di calcio. Noi siamo ben contenti di collaborare con la magistratura». Più o meno questa l'accoglienza del presidente che ha colpito favorevolmente i militari della Gdf, che hanno lasciato palazzo Filmauro nel primo pomeriggio. La società Calcio Napoli ha poi emesso un comunicato in cui sostanzialmente ha ribadito la disponibilità a collaborare, sottolineando che «la Guardia di Finanza ha compiuto un accesso presso gli uffici della Società per acquisire informazioni nell'ambito di un procedimento radicato nel 2007 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli e di cui non sono noti i contenuti. La società, i suoi rappresentanti e dirigenti non risultano indagati. Seguendo una linea di continuità comportamentale adottata dal primo giorno della costituzione della società, siamo al fianco della magistratura in ogni attività volta all'accertamento della verità».

Aurelio De Laurentiis si trovava a Roma per impegni cinematografici improrogabili, tant'è che non aveva potuto seguire la squadra in Olanda per la partita contro il Psv Eindhoven di stasera. Negli uffici Filmauro anche l'amministratore delegato Andrea Chiavelli che ha materialmente fornito ai militari la documentazione richiesta. La visita negli uffici di Castel Volturno, invece, aveva richiesto meno tempo. Tutti gli incartamenti, infatti, relativi a trasferimenti e cessioni di calciatori sono custoditi solo ed esclusivamente negli uffici romani della Filmauro. I militari hanno comunque stilato un verbale riferendo che l'indagine in corso si riferisce alle stagioni dal 2008 al 2012. Il blitz è scattato quasi in concomitanza con la partenza del charter da Capodichino destinazione Eindhoven. Il club ha blindato la squadra, concentrata solo ed esclusivamente sulla gara di Europa league e l'indagine non ha intaccato l'umore sereno del gruppo e dello stesso allenatore che durante la consueta conferenza stampa di ieri pomeriggio aveva detto: «Quanto successo non ci preoccupa visto che non c'è alcun coinvolgimento da parte nostra». Serenità è stata trasmessa anche dal legale del club azzurro Mattia Grassani che ha precisato: «Si tratta di una indagine conoscitiva che consiste in una mera acquisizione documentale su alcuni calciatori. Non ci sono indagati nè soggetti nei confronti dei quali viene mossa alcuna accusa. Tutti i contratti del calcio Napoli, sia quelli relativi al rapporto sportivo che per la cessione dei diritti d'immagine dei calciatori, sono, dall'inizio della presidenza De Laurentiis, sempre stati stilati in maniera rigorosa e nel pieno rispetto delle norme sportive e statuali vigenti, portando a termine tutti gli adempimenti fiscali e contributivi».

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L’inchiesta

Contratti di Lavezzi e Chavez

la Finanza nella sede del club

A Napoli Su mandato della Procura partenopea acquisiti documenti riguardanti due ex azzurri

A Roma I finanzieri sono stati anche negli uffici della Filmauro e della Federcalcio

di LEANDRO DEL GAUDIO (IL MATTINO 04-10-2012)

Gli stipendi e le indennità corrisposte ai giocatori e ai rispettivi agenti. I contratti di compravendita, gli accordi con altre società, la gestione dei diritti all’immagine, il versamento di premi e compensi. Eccoli i punti che spingono la Finanza nella sede di Castelvolturno (ma anche negli uffici romani del palazzo della Filmauro) e, sempre nella Capitale, nella sede della Figc. Un doppio sopralluogo, stesso target, secondo quanto emerge dal decreto di acquisizione atti firmato dalla Procura di Napoli: raccogliere tutta la documentazione amministrativa e contabile relativa alla gestione dei calciatori tesserati dal 2008 al 2012, mettere a fuoco tutti i passaggi seguiti nei vari atti di compravendita. Indagine ad ampio spettro, sono stati acquisiti documenti contabili e amministrativi degli ultimi quattro anni, a partire da un punto di partenza: l’attenzione - almeno come spunto introduttivo - cade sull’acquisto e sulla cessione di Ezequiel Lavezzi e Cristian Chavez, due argentini seguiti dallo stesso procuratore. Una triangolazione che ha spinto la Procura ad accelerare, in una vicenda investigativa che è solo alle battute iniziali e che potrebbe fare da apripista anche per l’analisi di altre posizioni o per l’incrocio di dati con gli organi inquirenti di altre città. Vicenda complessa, una premessa però è doverosa: al momento non risultano persone iscritte nel registro degli indagati, si lavora su un fascicolo aperto nel 2007, nell’ambito di alcune indagini sul tifo violento. Qui però non c’entrano tafferugli o tentativi di estorsione nei confronti della società calcio Napoli, ma il pool di inquirenti è lo stesso. Inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Gianni Melillo, capo della sezione reati legati a manifestazioni sportive, al lavoro i pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano e Vincenzo Ranieri. Si parte da una ipotesi iniziale - quella di dichiarazione fraudolenta - ma al momento le indagini procedono contro ignoti e non si fa fatica a studiare il tragitto investigativo. Perché bussare alle porte del Napoli e della Federazione? C’è innanzitutto l’esigenza di operare un raffronto: occorre confrontare i bilanci del club azzurro con quelli depositati in Federazione, per capire se ci sono eventuali anomalie. Si procede dal caso singolo ad uno scenario ancora tutto da descrivere. Ma non è l’unico screening in queste ore. Al lavoro i militari del nucleo di polizia tributaria agli ordini del colonnello Nicola Altiero, decisivo lo spulcio delle fatture, anche in relazione a una possibile analisi di documentazione bancaria. Qualche esempio per entrare nell’ottica investigativa: quanto è costato il calciatore «X»? Quanto è stato versato in termini di premi e di indennità? Che tipo di rapporti stabiliti con il suo agente? Sono i dati esibiti ieri mattina dai manager del club azzurro, su cui ora insistono gli inquirenti.

Inchiesta esplorativa, si lavora su uno sfondo ancora più ampio: sono i pagamenti estero su estero, il vero e proprio punto chiave degli accertamenti condotti in queste ore dai militari napoletani. Fatti i dovuti riscontri tra Napoli e Roma, tra informazioni rese dal club azzurro e quelle depositate in Federazione, il vero e proprio salto di qualità delle indagini risiede nelle informazioni da ricavare all’estero: negli intrecci societari con altri club, nel lavoro svolto da agenti o procuratori, nelle tracce lasciate in mezzo mondo, quando si tratta di portare in Italia un atleta di un altro paese. Lo spunto iniziale, ormai è chiaro, è in quella triangolazione di rapporti - al momento da considerare come formalmente corretta - tra i calciatori Lavezzi e Chavez e il loro procuratore Alejandro Mazzoni. Storia nota, almeno per quanto riguarda gli atti di compravendita: un anno fa, siamo a metà del 2011, Lavezzi decide di non lasciare Napoli, di concedersi un altro anno con la maglia azzurra e viene acquistato il connazionale Chavez. Un anno dopo, i due argentini lasciano la città per due mete differenti, in una trattativa curata ancora da Mazzoni. Spiega l’avvocato della società Mattia Grassani: «Abbiamo consegnato gli atti chiesti dalla Finanza, massima trasparenza. Non si è trattato di acquisizioni particolarmente onerose, ma di atti depositati anche in Lega Calcio e verificati dalla Covisoc e dai consulenti esterni della Deloitte. Dunque erano atti e documenti alla luce del sole».

Nulla di irregolare al momento, ma l’intreccio di dati offerti agli inquirenti diventa il primo passo di una vicenda investigativa che spinge ad ampliare il raggio d’azione. E a ripercorrere a ritroso tutta la storia economica e manageriale del Napoli negli ultimi quattro anni.

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Lavezzi Ceduto nella scorsa estate al Paris St. Germain

Pagato sei milioni e nel 2009 la società

aveva dovuto aumentargli lo stipendio

di ROBERTO VENTRE (IL MATTINO 04-10-2012)

Ezequiel Lavezzi fu acquistato dal Napoli nell'estate del 2007 dalla squadra argentina del San Lorenzo per sei milioni di euro e firmò con il club azzurro un contratto per cinque anni. Poi nel 2010 firmò il prolungamento dell'accordo con il Napoli per altri tre anni firmando quindi un accordo con la società partenopea fino al 2015. Il contratto di Lavezzi prevedeva un ingaggio intorno ai due milioni di euro, tenendo presente la cifra base dell'accordo e vari bonus legati a più voci del tipo reti segnate in stagione, numero di presenze e assist decisivi per i compagni di squadra. Venne introdotta nel contratto una clausola rescissoria da 30 milioni di euro, per cui se una società si fosse fatta avanti con questa cifra e in presenza del sì dell'argentino la trattativa sarebbe andata automaticamente in porto. Lavezzi è stato al centro di trattative di mercato già nell'estate del 2011. La sua cessione si è concretizzata a giugno con il passaggio del Psg. Il ricchissimo club francese ha chiuso la trattativa con il Napoli per 30 milioni di euro. Il Pocho ha firmato un accordo con il Psg da 4,5 milioni di euro.

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Chavez Sponsorizzato da Mazzoni, costo un milione

Attaccante della serie B argentina

ha giocato solo due gare in azzurro

di ROBERTO VENTRE (IL MATTINO 04-10-2012)

Christian Gabriel Chavez, attaccante argentino di 25 anni è stato acquistato dal Napoli nell'estate del 2011 dal San Lorenzo, la squadra argentina, la stessa dal quale il club azzurro acquistò nel 2007 il Pocho Lavezzi. Un'operazione da poco più di un milione di dollari, quella definita dal club azzurro con il team. La prima volta fu convocato per la trasferta di Cesena, poi Mazzarri lo fece esordire qualche minuto al «Meazza» contro l'Inter nella trasferta vinta 3-0 dagli azzurri. Una fugace apparizione, in tutto furono appena due le presenze di Chavez con la maglia azzurra, un'esperienza brevissima durata appena sei mesi con il Napoli. Esperienza della quale - da un punto di vista agonistico - non ha lasciato praticamente traccia. Il 10 febbraio del 2012 l'attaccante tornò in prestito al San Lorenzo, squadra dalla quale il Napoli lo aveva acquistato. Quest'estate nuovo prestito all'Almirante Brown, squadra argentina di seconda divisione. Nella scala guadagni quello di Chavez era uno dei contratti meno onerosi del club, quelli appartenenti alla fascia più bassa. Il parametro tipo dei contratti del club azzurro prevede una media tra gli 1.2 e gli 1.5 milioni a stagione.

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Il Napoli: ma i nostri atti sono regolari

Mazzarri: «La squadra è serena, nessuno è coinvolto. Il comunicato del club spiega tutto»

La società Una nota sul sito «Sempre al fianco della magistratura alla ricerca della verità»

Il legale Grassani ridimensiona «Gli atti acquisiti sono documenti già depositati non c’è nulla di anomalo»

di PINO TAORMINA (IL MATTINO 04-10-2012)

Castelvolturno. Le Fiamme gialle sono entrate nella sede del Calcio Napoli, nel quartier generale di Castelvolturno, proprio mentre gli azzurri a Capodichino stavano per imbarcarsi sull’aereo che li avrebbe portati in Olanda. Probabilmente non è stato scelto a caso dalla Guardia di finanza il giorno in cui acquisire gli atti e le documentazioni richieste dal provvedimento della procura di Napoli firmato dal procuratore aggiunto Gianni Melillo, capo della sezione reati legati a manifestazioni sportive. L’indagine, che come poi è stato confermato non vede nessun tesserato del club azzurro iscritto nel registro degli indagati, è esclusivamente conoscitiva senza la formulazione di precise ipotesi di reato: ed è per questo che i finanzieri sono arrivati a Castelvolturno a bordo di due auto di servizio, senza scritte ai lati. Un modo per cercare di non attirare le attenzioni, per non accendere i riflettori su un atto meramente procedurale. Quattro i militari che hanno bussato alla porta degli uffici praticamente deserti verso le 10 e 10, in una mattinata senza vento, che sul litorale domizio contribuisce a rendere il clima ancor più torrido.

I dirigenti del Napoli sono tutti con la squadra: il centralinista della società in pochi minuti riesce a contattare un addetto del club che consente alle Fiamme gialle di recuperare i contratti e le documentazioni al centro del decreto di acquisizione. Quando escono è da pochi istanti passato mezzogiorno: i quattro, in elegante completo nero con tanto di giacca, camicia bianca e cravatta, si dirigono verso le due auto che hanno parcheggiato lungo il viale che i giocatori regolarmente percorrono per raggiungere il parcheggio e i campi di gioco. Inutile fare domande. Qualche sorriso, una smorfia di sorpresa e poi via, ognuno con la propria borsa d’ordinanza.

Dieci minuti prima dal centro era uscito Marek Hamsik: solo una coincidenza, sia chiaro. Lo slovacco con Gamberini era in sede per dei massaggi. Probabilmente sono stati gli unici a incrociare i finanzieri nella sede sociale. Ignorando del tutto quello che stava succedendo. Della presenza dei militari, lui, non sa nulla.

La comitiva azzurra ha appreso la notizia una volta atterrata a Eindhoven, poco dopo le 12,30. Walter Mazzarri minimizza: «Non siamo per nulla preoccupati, ha piegato tutto la nota del club. Di sicuro la cosa non disturba la nostra vigilia». Il tecnico blinda la serenità della sua squadra a poche ore dal match con il Psv in Europa League. La società poco prima, in un comunicato, mostra di non temere alcune conseguenza: «Seguendo una linea di continuità comportamentale adottata dal primo giorno della sua costituzione, siamo al fianco della magistratura in ogni attività volta all’accertamento della verità», si legge nella nota pubblicata sul sito e in cui il Napoli conferma che non ci sono indagati.

Mattia Grassani, legale del club azzurro è molto più eloquente: «Non ci sono neppure soggetti nei confronti dei quali viene mossa un’accusa», dice ridimensionando ulteriormente la faccenda. L’acquisizione di atti è avvenuta anche nella sede della Filmauro e della Figc: «Non si è trattato di acquisizioni particolarmente onerose, ma di atti depositati anche in Lega Calcio e verificati dalla Covisoc e dai consulenti esterni della Deloitte. Sono quindi atti e documenti alla luce del sole».

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Trasferimenti

In Argentina nel mirino 146 procuratori

di DARIO SARNATARO (IL MATTINO 04-10-2012)

Centoquarantasei agenti Fifa, diversi club argentini e almeno 35 calciatori di prima divisione coinvolti: è l'inchiesta emersa a fine agosto in Argentina che ha fatto precipitare nel caos il calcio albiceleste. L'indagine portata avanti dall'amministrazione federale dei conti pubblici (l'Afip) ha messo nel mirino la presunta evasione fiscale compiuta dai procuratori sportivi nel trasferimento oltreoceano dei loro assistiti. L'Agenzia nazionale che controlla il flusso e il pagamento delle tasse ha sospeso i 146 agenti Fifa e ha chiesto all'Afa, la federazione calcistica argentina, e alla stessa Fifa (con tanto di lettere inviate a Grondona e a Blatter) di bloccare i trasferimenti dei loro giocatori in quanto ci sarebbero delle commissioni per i manager non dichiarate al fisco. A fine agosto nell'occhio del ciclone sono finite inizialmente le cessioni di Bottinelli dal San Lorenzo al River Plate ed anche quello dell'ex leccese Ignacio Piatti dallo stesso club argentino alla società salentina attraverso una terza società uruguagia, l'Atletica Sud America.

In base alle indagini della giustizia argentina, infatti, un gran numero di procuratori si sarebbe servito di club satellite all’estero (Uruguay, Cile e Svizzera) per far transitare i giocatori nella tappa intermedia del trasferimento da una squadra all’altra. Uno dei casi, secondo i media argentini, riguarderebbe ad esempio il neo acquisto viola Roncaglia, che prima di firmare per la Fiorentina sarebbe stato «parcheggiato» per qualche giorno al Club Fenix. Secondo l'inchiesta argentina in virtù di questo artifizio gli agenti riuscivano ad evadere le tasse in virtù della minore pressione fiscale di determinati Paesi.

Oltre ad essi nel mirino degli inquirenti sudamericani anche i trasferimenti di Stracqualursi, Ustari, Pablo Ledesma, Román Martínez, Vergini, Ortiz, Gigliotti, Santana e Zapata di proprietá di sette club argentini con il presunto coinvolgimento di diversi club (7 societá uruguaiane, 2 cilene e una svizzera, il Locarno), definiti dall’Afip «paradisi fiscali».

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Inchiesta contratti

Blitz della Finanza

a «casa» del Napoli

Gli agenti hanno «visitato» Castelvolturno, gli uffici di De Laurentiis a Roma e la sede Figc

L’indagine è solo mall’inizio: in corso verifiche sugli ingaggi di Lavezzi, Datolo e Chavez

Sul piano sportivo il club comunque non rischierebbe che un’ammenda o inibizioni minime

di MAURIZIO GALDI & GIANLUCA MONTI (GaSport 04-10-2012)

La prima domanda che i tifosi del Napoli si stanno ponendo in queste ore è: «Ma cosa rischiamo se ci fossero irregolarità nei contratti acquisiti?». E allora rassicuriamoli: intanto non c'è al momento nessuna indagine sportiva (e anche quella della magistratura ordinaria è in embrione), poi i precedenti che i giornali hanno spesso accolto sotto la voce «agentopoli» ha portato solo ad ammende o piccole inibizioni per i dirigenti coinvolti. Insomma, da questo punto si può stare tranquilli.

L'inchiesta E allora veniamo alla cronaca. Ieri mattina le agenzie hanno «battuto» con molte stellette (massima attenzione) la notizia che la Guardia di finanza era andata nella sede del Napoli a Castelvolturno (Caserta), negli uffici della Federcalcio in via Allegri a Roma e, sempre a Roma, negli uffici della Filmauro (in realtà anche la sede legale delle attività del Napoli). Siamo in un periodo di calcioscommesse e immediata l'idea è corsa a quello, ma niente di tutto ciò. «I controlli alla sede del Napoli si inseriscono in una normale fase preliminare di acquisizione atti. Sono solo delle verifiche, ma non c'è alcun indagato nè ipotesi di reato. Siamo all'inizio e non capisco perché si sollevi questo polverone», è costretto a spiegare alle agenzie il procuratore aggiunto di Napoli, Giovanni Melillo, che coordina anche il pool di magistrati (Ardituro, Capuano, De Simone e Ranieri) che si occupano anche di reati finanziari. E il Napoli in un comunicato informa che si tratta «di un procedimento radicato nel 2007 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli».

Ma cosa cercavano? Gli uomini del colonnello Altiero della Guardia di Finanza di Napoli avevano alcuni nominativi sui quali dovevano acquisire informazioni. Si tratterebbe dei contratti (e dei relativi pagamenti anche delle commissioni agli agenti) di tre calciatori stranieri: Ezequiel Lavezzi, Cristian Chavez e Jesus Datolo. I primi due sono assistiti da Alejandro Mazzoni, mentre quest'ultimo aveva solo fatto da intermediario per l'acquisto del terzo. Lavezzi fu acquistato dal Napoli nell'estate del 2007 dal San Lorenzo, stessa società dalla quale è arrivato in azzurro anche Chavez nell'agosto 2011. Il cartellino di quest'ultimo è ancora di proprietà del Napoli, che però lo ha ceduto in prestito a luglio all'Almirante Brown, formazione di B argentina. Datolo è invece arrivato nel gennaio del 2009 dal Boca Juniors.

Le acquisizioni Ieri i finanzieri sono arrivati poco dopo le 10 a Castelvolturno e si sono trattenuti fin poco dopo mezzogiorno. Alla stessa ora i loro colleghi erano a Roma in Federcalcio. Infine in via XXIV Maggio, alla Filmauro, altre due ore per acquisire altri documenti. In realtà proprio lì sono stati acquisiti i contratti originali e fotocopiati anche quelli di altri calciatori perché a Castelvolturno non c'è archivio contabile. Le acquisizioni servono a verificare se le somme iscritte a bilancio sono le stesse riportate dai contratti e per questo sarebbero anche state fatte verifiche contabili sui conti correnti dei calciatori. L'avvocato Mattia Grassani, legale del club, precisa: «La contrattualistica del calcio Napoli è, dall'inizio della presidenza di De Laurentiis, sempre stata condotta in maniera rigorosa e nel pieno rispetto delle norme sportive e statuali vigenti e portando a termine tutti gli adempimenti fiscali e contributivi».

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L’inchiesta

La Finanza fa tremare il calcio

Blitz nella sede del Napoli: si indaga su contratti e procuratori

Acquisiti anche in Figc documenti e contabilità relativi agli ultimi quattro anni

L’operazione nasce dall’ingaggio di Chavez, l’argentino amico di Lavezzi: un tunnel e basta

di DARIO DEL PORTO (la Repubblica 04-10-2012)

È cominciato tutto da un acquisto a sorpresa, quello del giovane Cristian Gabriel Chavez, arrivato al Napoli nell’agosto 2011 dalla serie B argentina con l’unica referenza di «amico di Lavezzi», con il quale condivide uno dei procuratori. Ma se il Pocho ha lasciato l’Italia dopo cinque anni per trasferirsi a Parigi, Chavez è stato rispedito in patria dopo una sola stagione, qualche scampolo di presenza e un unico lampo, il (fortunoso) tunnel a Lucio nei minuti finali di Inter-Napoli 0-3 dello scorso campionato. Quella operazione però ha insospettito la Procura che ha deciso di approfondirne i dettagli per capire se l’acquisto sia stato utilizzato per mascherare accordi o passaggi di denaro in violazione delle norme e per avviare una verifica a 360 gradi.

Così i magistrati hanno incaricato il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di acquisire presso la sede del Napoli a Castel Volturno e negli uffici della Federcalcio la documentazione contabile e amministrativa relativa a quattro anni di contratti dei calciatori (tutti, non solo quelli di Lavezzi e Chavez, dunque) dal 2008/2009 fino all’ultima sessione di mercato, terminata il 31 agosto scorso: compravendite, stipendi, indennità per i calciatori e per i loro agenti, accordi e pagamenti estero su estero, stipendi, premi e fatture. Gli atti sono stati chiesti sia al Napoli sia alla Figc allo scopo di verificare innanzitutto la corrispondenza tra la documentazione custodita in sede e quella archiviata in Federazione.

È sulle operazioni dell’intero calcio italiano che ora si potrebbe concentrare l’attenzione dei finanzieri. Capitoli investigativi analoghi a quello entrato nel vivo ieri mattina a Napoli sono stati aperti anche da altri uffici giudiziari, come la Procura di Piacenza. E anche in Argentina gli investigatori locali hanno cominciato a frugare nei complessi intrecci legati ad acquisti e cessioni di calciatori e all’attività di mediatori attivissimi sul mercato internazionale. Italia compresa.

L’inchiesta napoletana è ancora in una fase conoscitiva, non ci sono indagati, come ricorda in una nota anche il club presieduto da Aurelio De Laurentiis, peraltro una delle poche società europee ad aver applicato da anni una politica di rigore nelle spese, con un saldo attivo di 6 milioni e mezzo nell’ultimo mercato. «Seguendo una linea di continuità comportamentale adottata dal primo giorno della sua costituzione, il Napoli è al fianco della magistratura in ogni attività volta all’accertamento della verità», ribadiscono da Castel Volturno. Sono tranquilli anche Mazzarri e la squadra, prima in campionato assieme alla Juve e stasera impegnata in Olanda per il secondo turno di Europa League. Quando i finanzieri, ieri mattina, sono arrivati, Cavani e compagni erano già in volo per Eindhoven. L’indagine è all’attenzione del pool della Procura sui reati collegati a manifestazioni sportive, coordinato dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo con i pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri, lo stesso gruppo di magistrati che mantiene un’attenzione altissima sulle vicende che ruotano attorno al Napoli e si è occupato, ad esempio, del caso scommesse dove è indagato l’ex terzo portiere Matteo Gianello, e delle indagini sull’ala violenta della tifoseria.

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Le piste. La tracciabilità dei pagamenti e le tasse sui compensi

Uruguay nella lista nera del football per triangolazioni sospette

Parte da Napoli la bufera fiscale sul calcio

Il pool sui reati da stadio ha avviato l'ispezione su acquisti e cessioni di alcuni calciatori

LE INDISCREZIONI Sotto osservazione i contratti di Lavezzi, Quagliarella e Gargano

e di «carneadi» sudamericani transitati all'ombra del Vesuvio senza lasciare traccia

di MARCO BELLINAZZO & FRANCESCO BENUCCI (Il Sole 24ORE 04-10-2012)

Non si è ancora placato il clamore dell'inchiesta sul calcioscommesse che un'altra indagine rischia di travolgere il mondo del pallone: questa volta i riflettori sono puntati sul calciomercato. Intorno alle 10 di ieri mattina gli agenti del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, su mandato della Procura di Napoli, si sono presentati nella sede della Società sportiva calcio Napoli presieduta da Aurelio De Laurentiis a Castelvolturno, in via Allegri a Roma nella sede della Figc (dove vengono depositati i contratti) e presso l'azienda di produzione cinematografica Filmauro sempre nella Capitale. Squadra e dirigenza partenopea erano in quel momento in volo per l'Olanda (dove stasera è in programma la sfida di Europa League contro il Psv Eindhoven).

L'"ispezione conoscitiva" è stata innescata dal pool dei reati da stadio della Procura napoletana, una struttura unica nel panorama italiano nata qualche anno. Il gruppo di lavoro guidato dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo intende verificare la regolarità degli affari conclusi nell'ambito del calciomercato dal club di De Laurentiis dal 2008 in avanti. Per questo le Fiamme Gialle hanno portato via una corposa documentazione relativa alle procedure di acquisto e cessione dei diritti relativi alle prestazioni sportive dei calciatori, ai rapporti con gli agenti e alle movimentazioni finanziarie. Ma non solo. I magistrati hanno anche disposto l'acquisizione dei bilanci del club.

Come ovvio, visto che l'inchiesta sta muovendo i primi passi, mancano conferme, ma secondo le prime indiscrezioni nel mirino della Procura ci sarebbero i contratti di tre-quattro calciatori che attualmente non sono più nella rosa del Napoli: big del calibro di Ezequiel Lavezzi, finito al Paris Saint Germain, Walter Gargano passato all'Inter e Fabio Quagliarella, già da due anni alla Juventus, ma anche "carneadi" sudamericani transitati all'ombra del Vesuvio senza quasi lasciare traccia come Cristian Chavez, assistito dallo stesso agente di Lavezzi, Alejandro Mazzoni.

Il Napoli ha affidato la difesa a una nota pubblicata sul sito nel pomeriggio: «In data odierna la Guardia di Finanza ha compiuto un accesso presso gli uffici della Società per acquisire informazioni nell'ambito di un procedimento radicato nel 2007 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli e di cui non sono noti i contenuti. Al riguardo si sottolinea che la Società ed i suoi rappresentanti e dirigenti non risultano indagati». Il legale del club Mattia Grassani ha aggiunto che «la contrattualistica del Calcio Napoli sia per il rapporto sportivo che per la cessione dei diritti d'immagine dei calciatori, è, dall'inizio della presidenza di De Laurentiis, sempre stata condotta in maniera rigorosa e nel pieno rispetto delle norme sportive e statuali vigenti e portando a termine tutti gli adempimenti fiscali e contributivi».

In effetti, l'attività istruttoria è stata inquadrata all'interno di un procedimento aperto nel 2007 dopo i disordini di Napoli-Frosinone di serie B del dicembre 2006, disordini in seguito ai quali alcuni esponenti delle frange più estreme del tifo napoletano furono arrestati con l'accusa di estorsione ai danni del club. I documenti acquisiti ieri saranno passati al setaccio dalla Gdf per valutare l'identità dei contratti depositati in Figc con quelli custoditi dalla società. Le cifre saranno poi incrociate con altri elementi già in possesso degli inquirenti. I fronti dei possibili illeciti sono due. Da un lato, c'è quello della tracciabilità dei pagamenti, in quanto le somme versate per le operazioni di calciomercato devono viaggiare su conti dedicati e si dovrà perciò appurare se ci sono stati trasferimenti irregolari, magari estero su estero. Dall'altro lato, si dovrà certificare l'entità di emolumenti e percentuali attribuiti a calciatori e agenti ai fini di possibili episodi di evasione fiscale e contributiva.

Se dovessero emergere indizi idonei a supportare i dubbi degli inquirenti lo screening dei tecnici delle Fiamme Gialle potrebbe comportare la necessità di incrociare i documenti prelevati dal Napoli con quelli delle società controparti, con la conseguenza di allargare a macchia d'olio le indagini ad altri club di serie A e non solo.

Il calciomercato, d'altro canto, rappresenta un territorio che non di rado si è prestato ad assecondare fenomeni di evasione/riciclaggio in virtù della mole di danaro mossa annualmente. Nel 2011 a livello mondiale per i trasferimenti di calciatori sono stati spesi oltre tre miliardi di dollari (2,26 miliardi di euro), frutto di 11.500 affari conclusi. Dal 1° ottobre 2010 per assicurare la trasparenza nel mercato e far rispettare le regole in materia di minori la Fifa ha imposto a tutti i club di far transitare in un sistema informatico centralizzato i dati contrattuali e bancari. Nonostante il Fifa Transfer Matching System, Mark Goddard, general manager del sistema ha ribadito poco tempo fa che il calcio resta «l'ultima area del mondo commerciale in cui grandi quantità di denaro può essere spostato senza la supervisione o regolamentazione». L'informatizzazione del calciomercato globale non ha, infatti, impedito l'esplodere di scandali per pratiche più o meno "disinvolte" legate alla compravendita di atleti. Quest'estate l'Administración Federal de Ingresos Públicos (Afip, l'amministrazione finanziaria argentina) ha avviato un'inchiesta per presunta evasione fiscale sul trasferimento di due giocatori, Jonathan Bottinelli (passato dal San Lorenzo al River Plate) e Ignacio Piatti (ceduto dal Lecce al San Lorenzo), che si è poi subito estesa a decine di club e a centinaia di agenti per commissioni non dichiarate, al punto da indurre il presidente dell'Afip, Ricardo Echegaray, a denunciare che «l'inchiesta riguarda uomini che lavorano nel mondo del calcio, un mondo dove l'evasione è all'ordine del giorno».

L'Afip ha anche stilato una sorta di black list di società di calcio definite come "paradisi fiscali sportivi", stabilendo che gli affari che riguardano giocatori che provengono o sono destinati ad un club "canaglia" devono essere comunicate allegando copia dei documenti e che, in ogni caso, l'operazione viene assoggettata alle imposte sul reddito come se realizzata in Argentina, allo scopo di neutralizzare eventuali trattative sorte esclusivamente per fini di evasione o elusione. È accaduto che in molti casi i giocatori trattati con i club europei venissero fatti figurare come tesserati di queste società, residenti soprattutto in Uruguay e spesso di serie minori (come il Club Deportivo Maldonado o il Boston River), per sfruttare la più bassa tassazione sulle transazioni commerciali. Società nelle quali ovviamente i calciatori non avevano mai militato. In queste triangolazioni "fantasma" sarebbero rimasti implicati anche team inglesi, spagnoli e italiani di prima fascia.

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Al consiglio di domani verrà esaminata la scelta di avere un solo amministratore delegato

Roma, troppi manager

Pressing di Unicredit sui soci americani per sfoltire l’organigramma

È arrivato Pallotta «Mi fido della squadra». Alla banca il pegno sulle azioni del club

di ROSARIO DIMITO (Il Messaggero 04-10-2012)

ROMA - Svolta alla guida della Roma calcio. Domani pomeriggio è in calendario il consiglio della società che, secondo quanto risulta a Il Messaggero, sarà incentrato sulla semplificazione del vertice operativo dove ci sono Mark Pannes, super amministratore delegato, Claudio Fenucci ad, Franco Baldini dg e il direttore sportivo Walter Sabatini.

Sembra che Pannes sia stipendiato da Raptor fund, il fondo del presidente del club giallorosso James Pallotta, arrivato ieri nel tardo pomeriggio a Ciampino in vista del cda di domani e degli incontri che avrà a Trigoria. Ieri sera ha cenato con Baldini e l’avvocato Mauro Baldissoni per fare il punto: «Mi fido di questa squadra, ci riprenderemo». Oggi vedrà a pranzo Fenucci e avrà un colloquio istituzionale per il nuovo stadio.

Ma la Roma paga la Raptor in base a un contratto di consulenza. Gli altre tre top manager percepiscono una retribuzione di 600 mila euro annui ciascuno, cioè 1,8 milioni complessivi netti più i bonus.

La cabina di comando viene ritenuta troppo affollata da Unicredit, socio al 40% della Neep holding, la società di cui la As Roma Spv Llc ha il 60% e che possiede il 78% del club. La banca con sede a Milano nella centralissima piazza Cordusio, cuore del potere finanziario, spinge in direzione dell’efficienza della struttura manageriale anche per tutelare il proprio investimento in linea col suo ruolo di azionista finanziario. Di qui il pressing a tutto campo finalizzato al risparmio. Per l’efficientamento e il taglio dei costi sarebbe preferibile dotare la società di un solo timoniere. Pannes è arrivato a dicembre dello scorso anno e sin dall’inizio rappresentava una soluzione-ponte. Il manager vorrebbe lasciare per curare da vicino le sue attività negli Usa. Resta Fenucci, nominato ad poco dopo il passaggio del club alla cordata italo-americana avvenuto il 18 agosto 2011. Sarebbe tentato dall’offerta ricevuta dal Milan ma non è detto che alla fine lasci Roma anche perché sembra sia gradito dall’istituto di piazza Cordusio per le sue precedenti esperienze bancarie: era alla Banca del Salento. Ma a prescindere da chi va e chi potrebbe restare, l’attuale configurazione è troppo pesante e influisce negativamente sull’efficienza anche per la sovrapposizione di parte delle deleghe attribuite a Pannes e a Fenucci. L’appesantimento deriva anche dagli stipendi complessivamente corrisposti pari a circa 90 milioni l’anno (compreso quelli dei calciatori), dopo un taglio di 15 milioni negli ultimi due anni.

Nel consiglio di domani sarà avviato il confronto tra i rappresentanti dei due schieramenti e non è detto che venga presa una decisione. E’ possibile che la svolta che comunque ci sarà venga ratificata in una successiva riunione. La strada è segnata. Unicredit protegge il rischio reputazionale legato anche all’andamento della società calcistica che annaspa in campionato: dopo sei giornate ha 8 punti, frutto di una partita vinta sul campo fuori casa contro l’Inter, un’altra a tavolino a Cagliari e nessuna all’Olimpico. Per proteggere reputazione e soldi versati, Unicredit in estate ha concesso un’altra linea di credito di 25 milioni con scadenza fine dicembre 2015, sotto forma di fidejussione per il pagamento differito dei 10 giocatori voluti da Zeman. A titolo di garanzia ha ottenuto il pegno su un controvalore di azioni del club pari a circa 65 milioni. Quindi l’intero pacchetto di proprietà della Neep è in garanzia alla banca, atteso che la capitalizzazione di borsa attuale è di 74 milioni. L’istituto rappresentato nella società da Paolo Fiorentino, consigliere della Roma e presidente di Neep propende per una strategia di valorizzazione dei giovani anche perchè meno costosi. C’è pressing su Pannes e Fenucci per mettere a punto un piano di sostenibilità economica. Unicredit attende entro qualche settimana tutta la documentazione corredata però anche da un piano B nel caso in cui dovesse esserci discordanze con le previsioni. Per il 2012 il budget prevede ricavi per 113 milioni e un ebitda (margine operativo lordo) negativo di 15,5 milioni. E anche per il 2013 i numeri sono in rosso.

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