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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Joined: 10-Sep-2006
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I VERBALI DI NAPOLI

«Emarginato, non mi

passavano la palla»

Quagliarella nega in Procura la presunta combine con la Sampdoria

Poi si sfoga: «I sudamericani mi isolavano perché erano invidiosi»

A cura di ALBERTO ABBATE & EDMONDO PINNA (CorSport 11-07-2012)

Quagliarella: Ecco perché fui

costretto ad andar via da Napoli

Interrogatorio del 16 giugno 2011 del calciatore Fabio Quagliarella, presso la

Procura della Repubblica di Napoli: «Sono attualmente tesserato, come noto,

per la Juventus Football club s.p.a. ma sino al 30 giugno 2010 sono stato un

calciatore del Napoli Calcio. Fui ingaggiato dal Napoli l’anno precedente e

firmai un contratto quinquennale. L’anno successivo, tuttavia, accettai di

andare in cd. prestito con obbligo di riscatto alla Juventus.

A domanda, preciso che tale scelta fu determinata da ragioni prettamente

calcistiche. In pratica, già durante il campionato vi erano state frizioni ed

incomprensioni con alcuni dei compagni. In pratica mi sentivo emarginato nel

gioco della squadra e mi capitava di accorgermi che qualche compagno faceva di

tutto per non passarmi la palla. Tuttavia, si trattava di normali questioni

tecniche tipiche della vita sportiva di noi calciatori. Posso altresì

aggiungere che in questo mio disagio non mi sentivo compreso e sostenuto dalla

società, ma mai avrei pensato di interrompere così bruscamente dopo solo un

anno il mio rapporto con il Napoli se non si fossero verificate le vicende

delle quali ora dico, ma tutte sempre di mero rilievo sportivo.

In pratica, fui convocato in Nazionale per partecipare ai mondiali in

Sudafrica e mentre ero in ritiro leggevo sulla stampa sportiva italiana che

ero considerato cedibile dalla mia società. Ogni giorno erano pubblicate

notizie che mi davano prossimo ad essere ceduto a questa o quella società. La

cosa, naturalmente, mi dava fastidio, perchè era sintomo di una chiara crisi

di fiducia della dirigenza, che altrimenti sarebbe intervenuta, come in altri

casi, per dichiarare incedibile il proprio giocatore.

Al ritorno in Italia, appresi persino che le trattative del Napoli con la

società russa del Rubin Kazan erano ad un passo dal concludersi e questa fu la

goccia che fece traboccare il vaso. Chiesi così al mio procuratore, avv.

Giuseppe Bozzo, di trovarmi una nuova squadra e ben presto fu la Juventus a

farsi avanti.

La formula del prestito con diritto di riscatto credo sia però interpretata

dalla Juventus nel senso dell’effettivo mio trasferimento definitivo a Torino,

ciò che comporterà, come da contratto, il pagamento di 10 milioni e mezzo di

euro.

A domanda, preciso che il mio ingaggio era di circa 1.800. 000. 00 euro l’anno

ed erano poi previsti premi in denaro ove avessi segnato 12 gol e poi magari

18 in ogni campionato.

A domanda, preciso che quando nel campionato 2009-2010 si giocò Napoli-Parma,

io avevo già segnato 9 gol e mancavano, se non sbaglio 5 giornate alla fine

del campionato.

La partita si mise subito bene per me e per la mia squadra. Segnai un gol, ma

poi il Parma pareggiò e si potrò in vantaggio. Riuscimmo a pareggiare ancora

con un gol segnato su mio assist e poco dopo fui espulso dall’arbitro.

A domanda, preciso che la mia espulsione fu dovuta alle proteste che feci

avverso la decisione dell’arbitro di non punire con un rigore un fallo

commesso su di me da un difensore del Parma.

L’arbitro mi ammonì ed io a quel punto persi la testa, perchè l’ammonizione

comportava, essendo io stato già diffidato dal giudice sportivo, l’automatica

squalifica per il turno successivo. Fu così che usai frasi offensive nei

riguardi dell’arbitro e a ciò seguì la mia espulsione. In conseguenza di ciò,

fui squalificato anzichè per una giornata per tre giornate.

Prendo atto che così si rendeva ancor più difficile raggiungere l’obiettivo

del premio, ma ripeto che persi la testa per la rabbia e non feci calcoli.

La partita si concluse con la sconfitta della mia squadra ormai ridotta in

inferiorità numerica. Comunque, la partita Napoli-Parma segnò un chiaro

momento di crisi del mio rapporto col Napoli.

Non soltanto perchè mi fu irrogata dalla società una multa assi salata (28

mila euro), ma soprattutto perchè mi sentii abbandonato a seguito della

decisione della società, comunicazione a mezzo stampa, di non fare ricorso

avverso la squalifica, per tentare di ottenere una riduzione.

A domanda, preciso che tale sensazione nasceva anche dal senso di isolamento

che avvertivo creato attorno a me dal gruppo dei sudamericani (Lavezzi,

Gargano, Campagnaro, etc), forse perchè costoro sentivano ed invidiavano il

maggiore affetto che i tifosi spontaneamente mi avevano subito riservato,

magari anche perchè napoletano e non solo perchè attaccante di valore

nazionale.

Voglio precisare che durante tutto il campionato ho avuto la sensazione,

fondata su ciò che accadeva in campo, che il gruppo di sudamericani mi era

ostile in campo, non passandomi la palla quando avrebbero potuto e dovuto.

Parlai di tale malessere con il mister Mazzarri, con cui mi risentìi in

occasione della partita Fiorentina-Napoli, perchè non mi fece giocare titolare

ed avrei potuto essere in tale occasione capitano della mia squadra.

Feci comunque ritorno in campo in occasione della penultima giornata e grazie

a due gol segnati all’Atalanta in una partita casalinga, mi portai a quota

undici nella classifica di cannonieri di quell’anno. Dunque, effettivamente, è

vero che l’ultima partita aveva per me anche un particolare valore economico,

oltre che sportivo, perchè segnare un gol avrebbe comportato l’ottenimento di

quel sostanzioso premio in denaro.

Si giunse così alla partita Sampdoria-Napoli. Per i nostri avversari vincere

era necessario per andare in Champion’s League. Per noi era una partita priva

di valore di classifica. Ma, come detto, per me era importante anche per

quell’obiettivo economico.

A domanda, preciso che molti miei compagni erano a conoscenza di quella

clausola del mio contratto. Io stesso mi ero confidato con taluno di loro e la

voce si era sparsa nello spogliatoio, tanto che poco prima dell’incontro,

anche l’allenatore Mazzarri mi chiamò per dirmi che sapeva del mio obiettivo e

che, schierandomi in campo, mi avrebbe messo in condizione di raggiungerlo.

Durante la partita, feci di tutto per segnare. Il loro portiere fece miracoli

e mi parò due tiri con i quali ero certo di poter segnare.

A domanda, preciso che non colsi alcuna anomalia nel comportamento dei miei

compagni, del resto l’incontro fu preparato con scrupolo dell’allenatore che

come me e Maggio era un ex tesserato della Sampdoria e, magari solo per questo

ci teneva che la sua squadra facesse bella figura.

Matteo Gianello è stato un buon compagno di squadra, che accettava con

serietà il suo ruolo di terzo portiere quasi mai convocato per le partite. Non

ricordo di aver parlato con Gianello della partita Sampdoria-Napoli, ne ho

notato comportamenti "anomali" da parte sua. Non ricordo di aver parlato con

Gianello della Vicenda del mio premio contrattuale previsto per il dodicesimo

gol segnato. Sicuramente ne ho parlato con Gennaro Iezzo, cui ero

particolarmente legato, e con cui facevo sistematicamente in automobile il

percorso da Castellammare di Stabia a Castelvolturno per gli allenamenti».

Ma queste deposizioni sono state fatte in una stanza chiusa o all'aperto?

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SCOMMESSOPOLI

Scontro o patteggiamento?

La Juve studia il caso Conte

Domani via al ritiro, ma il club si interroga sulla situazione del mister (venerdì a

Roma per l’interrogatorio): rischia un anno di squalifica, forse è meglio conciliare

di FABRIZIO BIASIN (Libero 11-07-2012)

Gira che ti rigira ci tocca parlare di Antonio Conte. Che poi è l’allenatore

campione d’Italia conla Juventus. Che poi è il mister tirato in ballo dal

«pentito» Filippo Carobbio in Scommessopoli a proposito di una presunta

combine (Novara-Siena del 30 aprile 2011). Secondo il giocatore, Antonio

sapeva dell’accordo tra i club per «apparecchiare» un pareggio e i pm di

Cremona credono assai alle parole del pentito. Al mister girano i santissimi:

si proclama innocente e assolutamente tranquillo ma venerdì dovrà lasciare il

ritiro di Chatillon, destinazione Roma, per essere ascoltato dal procuratore

federale Stefano Palazzi. Una vera e propria rottura.

Allo stato attuale il tecnico rischia una squalifica da 8 a 12 mesi per

omessa denuncia (fino a 3 anni se si dovesse paventare l’illecito sportivo).

Un’esagerazione? Probabilmente sì, ma in fondo certe procedure sono note: la

giustizia sportiva diversamente da quella ordinaria dice che tu, accusato,

devi riuscire a discolparti da chi ti ha tirato in ballo, altrimenti sono

fattacci tuoi e incassi la mazzata.

Prima degli Europei Conte e Agnelli si proclamarono uniti, indissolubili e

per nulla preoccupati: la Juve sarebbe rimasta accanto al suo allenatore in

tutto e per tutto. In questi giorni c’è chi ha spergiurato: i bianconeri in

realtà starebbero pensando a un eventuale sostituto di Conte in caso di stop

forzato (da Capello in giù). Tutte balle, dicono dal club, ma ora tocca fare i

conti con il calendario di Palazzi: uno scontro frontale con la Federazione in

nome della giustizia potrebbe costare caro.

Da qui il dubbio shakespeariano della società campione d’Italia: perseguire

la strada dell’innocenza e rischiare di ritrovarsi a inizio stagione senza

allenatore o patteggiare la pena e accettare una squalifica di «soli» 4 mesi?

La decisione non è facile, perché «patteggiare» in ogni caso significherebbe

ammettere una colpevolezza con tutto quel che ne consegue: insulti dei tifosi

avversari, «macchia» indelebile sulla carriera del tecnico, varie ed eventuali.

La situazione non è semplice, ma una decisione va presa in fretta: domani in

Val d’Aosta inizia la stagione dei bianconeri...

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Tra crimini e travaglismo.

Un libro racconta la zona

grigia del calcio moderno

di PIERO VIETTI (IL FOGLIO 11-07-2012)

Roma. I più cinici diranno che – come al solito – non succederà nulla. Che

quello del Calcioscommesse sarà l’ennesimo scandalo da molto rumore per niente,

che a pagare alla fine saranno solo i “pesci piccoli” e che il grande circo

andrà avanti come se niente fosse. I vari Travaglio che hanno brindato alla

sconfitta dell’Italia in finale agli Europei pensano che invece così si potrà

davvero fare pulizia nello sporco mondo del calcio, ché una vittoria avrebbe

fatto dimenticare a tutti quanto brutto corrotto e cattivo sia lo sport più

amato dagli italiani. La speranza è che abbiano torto entrambi gli

schieramenti. Dopodomani sarà il giorno di Antonio Conte: l’allenatore della

Juventus sarà sentito dalla procura della Federcalcio sulle parole di un suo

ex giocatore del Siena, Filippo Carobbio (che ieri ha riconfermato la sua

versione), che lo accusa di essere stato al corrente di una combine tra i

toscani e l’Albinoleffe nella stagione 2010/11. Quasi sicuramente la

convocazione di Conte è l’ennesimo errore di una giustizia più preoccupata di

far parlare di sé, ma che ci sia molto che non va nel calcio di oggi non è

solo un luogo comune.

E’ vero che riuscire a dimostrare qualcosa di certo in questo mondo è più

complicato che battere il Barcellona con una squadra di lega Pro: leggendo

carte, intercettazioni, interrogatori e inchieste, e parlando con chi nel

calcio lavora da anni, emerge un mondo di tutti-sanno-che, si-dice,

si-sacome-funzionano-queste-cose, che però alla prova dei fatti sfuggono come

il pallone dalle mani di un portiere che si è venduto la partita. Simone Di

Meo e Gianluca Ferraris provano a fare il punto delle cose che sono in ballo

in “Pallone criminale” (Ponte alle Grazie), libro che raccoglie in maniera

dettagliata tutta la mole di materiale (anche inedito) degli ultimi scandali

del calcio italiano. Dalle pagine di questa lunga inchiesta emerge un sistema

allucinante in cui le mafie italiane e internazionali controllano ogni singolo

settore, dalle scommesse (clandestine e non) ai settori giovanili fino ai capi

degli ultras. Un libro che farebbe passare la voglia a chiunque di guardare

una partita di calcio per parecchi anni. Il problema è però che gran parte

delle storie torbide raccontate non hanno avuto il suggello di un processo con

condanne, che molti rapporti tra criminali e calciatori potrebbero benissimo

essere soltanto millanterie, e che tante vicende si basano su pentiti che

improvvisamente ritrovano la memoria o su fragili “nell’ambiente era noto a

tutti che”. Ma ci sono anche coincidenze inquietanti, intercettazioni in cui

al telefono due scommettitori parlano di risultati che poi si verificano,

vicende ben documentate dalle forze dell’ordine come il controllo da parte

della camorra della maggior parte delle ricevitorie di Castellammare di Stabia

con conseguente riciclo di denaro e influenza sui risultati della squadra

locale, e storie del recente passato come la vicinanza tra i boss di Napoli e

Maradona ai tempi di Ferlaino presidente del club partenopeo. Viscido e

sfuggente, il rapporto tra calcio e malavita esiste ed è un cancro

probabilmente impossibile da sconfiggere, un trauma che il tifoso italiano

rifiuta di guardare negli occhi e che rischia di essere trasformato in

spettacolo giustizialista da qualche pm ed editorialista nostalgici di

Tangentopoli. Intanto la procura federale della Figc vorrebbe spezzare in più

tronconi il processo sul Calcioscommesse, evitandone così la chiusura

anticipata per fretta con un paio di sentenze esemplari, tanti buffetti sulle

guance di chi patteggia e via ai campionati. La speranza (forse illusoria,

dati i precedenti) è che si vada avanti per gradi, evitando gli eccessi

manettari da una parte e l’illusione che tutto vada bene così com’è (e chi non

lo pensa è un Travaglio) dall’altra.

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Scommesse Aggiornato il calendario

Nuova audizione

per Gianello

lunedì in Procura

Gli 007 federali convocano l’ex terzo portiere azzurro dopo il forfait del 7 luglio

di PINO TAORMINA (IL MATTINO 11-07-2012)

Lo descrivono come l’uomo chiave del filone napoletano di calcioscommese. «Al

momento è solo un uomo molto segnato e colpito da questa vicenda», dice di lui

uno dei suoi legali, Eduardo Chiacchio. Matteo Gianello è stato nuovamente

convocato dal procuratore federale lunedì prossimo, 16 luglio. L’ex terzo

portiere del Napoli saltò l’audizione prevista lo scorso venerdì per dei

problemi renali: dovrà confermare o smentire le parole pronunciate

nell’interrogatorio del 15 giugno del 2011, dinnanzi ai pm della procura di

Napoli, Antonello Ardituro, Danilo De Simoe e Vincenzo Ranieri, coordinati dal

procuratore aggiunto Giovanni Melillo, in cui ammise di essere stato il gancio

di una tentata combine. Mai realizzata.

«Lunedì se starà bene verrà con me a rendere le dichiarazioni che riterrà

opportune», ripete l’avvocato Chiaccio. L’inchiesta sportiva è parallela a

quella ordinaria avviata dalla procura di Napoli dove l’ex terzo portiere del

Napoli insieme con Silvio Giusti, in passato centrocampista del Chievo, è

stato raggiunto da un avviso di chiusura indagini dalla Procura di Napoli in

cui si ipotizza per entrambi il reato di associazione per delinquere

finalizzata alla frode sportiva in riferimento al presunto tentativo di

combine della partita Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010, finita con la

vittoria dei blucerchiati per 1-0.

Si tratta dell’unica gara che gli inquirenti ritengono di aver individuato

come sospetta dopo averne esaminate numerose. Il grande accusatore del filone

napoletano ha chiesto di essere ascoltato nuovamente dai pm napoletani. Un

interrogatorio volontario che ha però saltato, il 6 luglio, per i soliti

calcoli renali. Una nuova data per un nuovo interrogatorio in procura non è

stato fissato. Ora bisogna capire cosa voleva dire Gianello: se aggiustare il

tiro della confessione resa davanti al giudice o ritrattare completamente. Più

che alla giustizia sportiva, s’intende, Matteo Gianello guarda a quella

ordinaria. Ed è per questo tra stasera e domani dovrebbe tenersi un vertice

tra il legale in sede sportiva, Chiacchio, e l’avvocato Vincenzo Maria

Siniscalchi che lo difende in sede penale. I due sono d’accordo su un punto:

il Napoli non ha nulla da temere da questa vicenda. Né punti di penalizzazione

né tantomeno l’esclusione dall’Europa League.

Gli altri interrogatori. In Procura era atteso come il ”grande giorno”, e

almeno a giudicare dalla durata delle loro audizioni, Filippo Carobbio e

Andrea Masiello non hanno deluso le attese. I due «pentiti» del

calcioscommesse, infatti, sono due elementi chiave dell’inchiesta: da Carobbio

dipende, il futuro del Siena, del presidente Mezzaroma e dell'ex allenatore

dei toscani e attuale tecnico della Juventus, Antonio Conte; da Masiello,

invece, le sorti del Bari. L’ex giocatore del Bari, entrato per secondo in

Procura, resta fino a tarda notte negli uffici degli 007 di Palazzi. Masiello,

secondo indicrezioni, avrebbe fornito elementi nuovi all'inchiesta, con novità

ulteriori rispetto a quanto dichiarato ai Pm.

Filippo Carobbio, squalificato per 20 mesi dopo il patteggiamento dell’ultimo

processo, il grande accusatore di Antonio Conte doveva confermare le accuse

mosse nei confronti dell'ex tecnico dei toscani. Ma soprattutto fornire

elementi sulle dichiarazioni rese ai pm di Cremona sulla partita Siena-Varese

5-0 del 21 maggio 2011, che tirerebbe in ballo direttamente il presidente del

club toscano. Carobbio oggi non ha fatto scena muta, confermando quanto già

detto in precedenza. Ora toccherà a Mezzaroma (domani) e Conte (venerdì)

smontare il castello di accuse, ma l'aiuto potrebbe arrivare da Coppola che in

una memoria difensiva aveva già screditato le dichiarazioni di Carobbio su

Conte.

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Inviato (modificato)

Parla Milanetto

Tutta la verità sul calcioscommesse dell'ex capitano del Genoa

di GIANLUCA FERRARIS (PANORAMA.IT 11-07-2012)

La prima cosa che ha fatto, dopo che gli sono stati revocati anche gli arresti

domiciliari, è stata andare dal barbiere. Con i capelli rasati a zero, gli

occhiali un po’ alla Clark Kent che indossa sempre fuori dal campo e gli oltre

cinque chili persi in carcere, pensava di essere irriconoscibile. In parte è

davvero così: visto da vicino Omar Milanetto assomiglia solo vagamente

al calciatore finito sulle prime pagine di tutti i giornali il 28 maggio scorso,

il giorno del suo arresto nell’ambito dell’inchiesta cremonese Last Bet sul

calcioscommesse nostrano.

Eppure, poco dopo il suo rilascio, a un tifoso genoano che lo ha incrociato

in spiaggia è bastato uno sguardo per riconoscerlo. E per coprirlo di insulti,

visto che quel giorno alcuni quotidiani riportavano il suo presunto

coinvolgimento in un altrettanto presunto tentativo di combine relativo al

derby dell’8 maggio 2011 tra i rossoblu e la Sampdoria. Solo a quel punto

Milanetto, classe 1975, ex centrocampista oggi ancora tesserato con il Padova,

ha scelto di rompere il muro di silenzio dietro al quale si era trincerato da

quando nello scorso dicembre era stato iscritto nel registro degli indagati,

assieme ad altri nomi eccellenti, con le accuse di associazione a delinquere

finalizzata alla frode sportiva.

Prima ha preso carta e penna per rispondere, assieme al suo avvocato Mattia

Grassani, alle accuse sul derby: «L’infamia più grossa per chi, come me, in

campo ha sempre dato tutto e ha vinto il maggior numero di stracittadine nella

storia del Genoa. Vorrei solo ricordare ai giudici che quel derby l’abbiamo

vinto grazie a un mio assist». Poi ha scelto Panorama per la prima, vera,

intervista a 360 gradi dopo la sua detenzione. Il dialogo è avvenuto alla

presenza del suo legale che lo ha aiutato a formulare alcune risposte.

Proviamo a riavvolgere il nastro: al centro delle accuse formulate contro di

lei dalla procura di Cremona c’è la settimana trascorsa tra Genoa-Sampdoria

e Lazio-Genoa. Due partite che avrebbero visto lei e alcuni suoi compagni al

centro di tentativi di combine, per favorire gli scommettitori o le squadre in

campo.

Qual è la sua versione?

Quel famigerato derby si è concluso con un violento scambio di accuse tra me

e la tifoseria genoana proprio perchè la curva accusava me e la squadra di

scarso impegno mentre noi sapevamo di avere dato il massimo. Detto questo. . .

Detto questo?

Detto questo, quella partita non compare neppure tra i miei capi

d’imputazione. È stato il pm Roberto Di Martino a tirarla fuori, a sorpresa,

durante il mio interrogatorio di garanzia. Io sono cascato dalle nuvole e il

gip lo ha subito stoppato. Il Tribunale del riesame, poi, non l’ha neanche

presa in considerazione nonostante le insistenze del pm.

In un’intercettazione allegata agli atti un ultrà afferma che 18

giocatori della Sampdoria versarono 100 mila euro a testa per

pareggiare la partita. Soldi che sarebbero serviti a pagare lei e

altri suoi compagni di squadra.

Che io sappia, un processo penale dovrebbe sui fatti, non sulle leggende

metropolitane o i sentito dire. Comunque la persona che lei cita ha già

smentito tutto, definendo «chiacchiere da bar» le proprie conversazioni

telefoniche. E io al ristorante Il Coccio di Genova, dove si sarebbe parlato

di questo accordo (alcune foto ritraggono un presunto summit tra i tifosi

rossoblu e i calciatori Domenico Criscito e Giuseppe Sculli, entrambi indagati

nello stesso procedimento-ndr) non ci sono mai stato. Sfido chiunque a

dimostrare il contrario.

Lei però ha ammesso di conoscere uno dei presenti, Safir Altic,

pregiudicato e oggi in carcere con l’accusa di traffico di

stupefacenti. Al di là di tutto, le sembra normale che intorno alle

squadre e ai calciatori gravitino personaggi di questo tipo che poi

finiscono per inguaiarvi?

Non sapevo che Altic fosse pregiudicato, per me era un semplice tifoso,

nemmeno tra i più esagitati. Credo che in un mondo dorato come quello del

calcio sia normale essere circondati da mille individui di ogni estrazione,

sta poi all'intelligenza del singolo giocatore valutare il singolo

personaggio. Per quel che mi riguarda, nella mia carriera ho instaurato

amicizie per la vita in ogni città dove ho giocato, ma Altic non rientra

certamente tra queste...

Contro di lei ci sono accuse e testimonianze molto circostanziate

anche su Lazio-Genoa 4-2 del 14 maggio 2011, uno degli episodi cardine

dell’inchiesta.

Falso. Io vengo tirato in ballo solamente da Carlo Gervasoni (uno dei

«pentiti» dell’inchiesta di Cremona, ndr), persona che non conosco, e in modo

ogni volta diverso: nel primo interrogatorio accenna alla partita ma non mi

nomina neppure, nel secondo sostiene di aver appreso da terzi che io avrei

incontrato alcuni esponenti della cosiddetta banda degli zingari, senza

specificare quali. Solo a marzo inoltrato, quando già sui giornali erano

uscite illazioni su di me, si ricorda – sempre per sentito dire – che avrei

incontrato altri due presunti esponenti dell’organizzazione, Hristyan Ilievsky

e Alessandro Zamperini. Entrambi hanno negato la circostanza, mentre

Almir Gegic (presunto capo della cellula degli «zingari», ndr) dice di

non conoscermi.

Quella partita ebbe un andamento piuttosto strano e con un volume

fuori norma di puntate azzeccate a Roma e dintorni nel primo

pomeriggio del sabato, proprio nelle stesse ore in cui gli «zingari»,

secondo l’accusa, si muovevano tra il ritiro genoano e quello laziale.

Lei era in campo: davvero non notò niente di strano?

No. Fu una partita assolutamente regolare. Magari i ritmi erano un po’ bassi,

ma è normale a fine stagione. Quanto ai movimenti, perché dovrei essere

proprio io il colpevole?

Cosa intende?

Se mai questi «zingari» si sono davvero avvicinati al noistro albergo, ho

le stesse probabilità di aver agganciato le loro celle di tutti gli altri: i miei

compagni, i tecnici e i dirigenti. Perché per me dovrebbe essere diverso?

Come spiega invece la sua presenza in un hotel di Milano, dove si

trovavano anche alcuni degli «zingari» e molti altri indagati, proprio

il giorno successivo?

Ero lì per un addio al celibato, e questo spiega la presenza di molti altri

calciatori. Quanto ai presunti capi dell’organizzazione, come abbiamo

ricostruito mostrando i movimenti della mia cella telefonica e del telepass e

i registri dell’albergo, solo uno di loro, Antonio Bellavista, si trovava lì

in quel momento, e peraltro era lì da quattro giorni. Gli altri erano già

ripartiti o dovevano ancora arrivare.

Ma allora perché la accusano?

Secondo me qualcuno é stato beccato con le mani nella marmellata e pur di

non affondare del tutto ha voluto far credere che certi comportamenti siano

generalizzati. Non c’è nessun contatto telefonico, sms, neppure un aggancio

di celle con gli altri indagati: come avrei potuto parlare con loro, coi segnali

di fumo?

Insisto. Perché avrebbero tirato in ballo, tra gli altri, proprio lei?

Non lo so. Ci ho pensato a lungo, ho riletto decine di volte l’ordinanza di

custodia cautelare che mi riguarda, e ancora non capisco come e perché ci sono

finito dentro. Posso solo ribadire che sono nel calcio da vent’anni e che ho

giocato sempre senza risparmiarmi. Forse la spiegazione è proprio questa: se

qualcuno ha deciso di millantare gli sarà sembrato più facile fare il nome di

chi, come me nel Genoa e Mauri nella Lazio, era più anziano e conosciuto e

aveva vinto molto.

Ammettiamo che lei sia pulito, come sostiene. Ma l’ultima tranche

dell’inchiesta di Cremona vede indagati altri ex giocatori del Genoa.

Perché?

È una domanda che mi faccio anche io. Di solito non metto la mano sul fuoco

su nessuno ma credo fermamente nei miei ex compagni di squadra. Escludo a

priori che qualcuno di loro abbia tenuto comportamenti illeciti lo scorso anno.

La serie A è pulita?

Per quel che ho visto io, sì. Credo però fermamente che se qualcuno avesse

davvero sbagliato, e ci fossero prove, ripeto prove, inconfutabili a suo

carico, dovrebbe pagare. Tutto. Senza nessun patteggiamento, nemmeno sul

piano sportivo. Ma allo stesso modo credo sia profondamente sbagliato mischiare

nomi, volti, circostanze e semplici dicerie e buttare tutto in pasto all’opinione

pubblica. Quando invece dovrebbe sempre prevalere il principio dell’innocenza

sino a prova contraria.

Si riferisce anche a lei?

Certo. Questa vicenda mi ha insegnato che anche se non hai fatto nulla puoi

finire nel tritacarne, e non è una bella constatazione. Il carcere poi è

un’esperienza devastante, fisicamente e mentalmente: un tunnel dal quale hai

costantemente paura di non uscire mai più.

Il mondo del calcio come l’ha trattata in questi mesi?

Devo ammettere che i miei compagni del Padova e l'allenatore non mi hanno

mai fatto pesare il coinvolgimento nell’indagine. Anzi, mi sono stati vicini, così

come la famiglia Preziosi e la maggior parte dei miei ex tifosi del Genoa.

Certo, quando giochi in trasferta le curve avversarie ti beccano. Ma questo

fa parte del gioco.

Rimarrà nel calcio?

È quello che mi auguro. Dal processo sportivo mi aspetto molta più attenzione

e scrupolosità di quello penale perché mi pare di aver già pagato abbastanza,

ho ancora un anno di contratto da giocatore e sarebbe assurdo non poterlo

onorare. Dopo mi piacerebbe lavorare sui giovani, ma non con un ruolo di

campo: magari collaborare a scoprire talenti. Intanto però cerco di

riprendermi la mia vita: famiglia, amici, enoteche, ristoranti, passeggiate.

Quelle cose di cui non ci si stanca mai.

Modificato da Ghost Dog

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Presidente, togliere

le stelle è un errore

Siccome la matematica della Juve e quella della

Federcalcio sono sfasate, allora si è deciso di

togliere le due stelle che ornavano la maglia.

di GIGI MONCALVO (Globalist.it 11-07-2012)

E così, invece di mettere la terza stella, la Juve ha deciso di... togliere le

altre due. Non condivido per nulla questa decisione di cui il presidente

Andrea Agnelli si è assunto la responsabilità. Non la condivido per tante

ragioni. Prima di tutto per il "ragionamento", chiamiamolo così, un po'

contorto, assurdo e privo di logica illustrato dal presidente bianconero:

siccome la matematica della Juve e quella della Federcalcio sono sfasate ("Se

noi sommiamo i nostri scudetti arriviamo a trenta, mentre la Figc facendo la

stessa somma arriva a ventotto"), allora si è deciso di togliere anche le due

stelle che invece erano state conquistate, che ornavano la maglia e che

rappresentavano un vanto.

Quando mai se uno sbaglia i conti e dimostra di non sapere nulla di

matematica, come la Figc, bisogna adeguarsi arrivando a tagliarsi i

cosiddetti? Secondo punto: questa è una botta dura per noi 14 milioni di

tifosi juventini, avevamo fatto di questa terza stella un motivo d'orgoglio,

un punto di partenza in un cammino che, secondo noi illusi e sognatori,

avrebbe dovuto portare ad una prima simbolica riparazione di una grave

ingiustizia subita. Abbiamo alzato i nostri vessilli, rialzato la testa, trovato

un modo palese ed efficace per mostrare a tutti che l'onta subita era solo

frutto di maneggi di Palazzo e ora veniamo addirittura privati di quello che

avevamo davvero conquistato sul campo e che, chissà per quale ragione,

vediamo ora inopinatamente cancellare?

Terzo: Andrea, cancellando le due stelle, ha compiuto una grave

mancanza di riguardo nei confronti di suo padre. Fu infatti Umberto,

in veste di presidente della Figc di allora (sì, avete ragione: era un

chiaro caso di conflitto di interesse) nel 1959 in occasione del decimo

scudetto vinto dalla Juventus a introdurre la consuetudine della stella

color oro sulla maglia, proprio sopra il tricolore. E quindi che ora sia

proprio suo figlio, cinquantatre anni dopo, ad andare a togliere questo

doppio simbolo (che né Milan né Inter hanno raggiunto dato che sono

ferme a 18 scudetti) mi pare un segno di vero e proprio incredibile

autolesionismo. Oltreché un vero tradimento nei confronti dei tifosi e dei

due massimi emblemi di una squadra di calcio: la maglia e la bandiera.

Andrea Agnelli sa quanto io lo stimi e con quale veemenza io abbia

denunciato e continui a denunciare il "golpe" interno alla Juve, in particolare

contro di lui e il ramo della sua famiglia, per "farlo fuori", impedirgli di diventare

presidente quando avrebbe dovuto, arrivando perfino a mandare la Juve in

serie B (con l'avvocato del club che addirittura chiese questa condanna) pur

di impedirgli di salire al vertice della società bianconera.

Per i finti smemorati è bene ricordare che nel 2004, dopo l'ingaggio di Fabio

Capello come allenatore e dopo la morte di Umberto Agnelli, Giraudo e Moggi

cominciarono a chiedere che Andrea entrasse nel consiglio di amministrazione

della Juve: in segno di omaggio postumo al "Dottore", come forma di ricordo

per quanto aveva fatto suo padre, come segno di rispetto verso sua madre

Allegra (la vera e impareggiabile first-lady del tifo bianconero), come

trampolino di lancio verso più grandi traguardi, e, non ultimo, perché era

bene che ci fosse un Agnelli nel cda della Juve.

Questi due ultimi punti indussero a muoversi i veri "padroni occulti" della

Juve di allora: il presidente Franzo Grande Stevens, che tutti oggi sembrano

aver dimenticato fosse il numero 1 della squadra ai tempi di "Calciopoli" (o

"Farsopoli") e Gianluigi Gabetti, l'uomo-ombra che interpretava il ruolo del

burattinaio e teneva i fili di John Elkann. Il problema rappresentato da

Andrea era proprio quello di chiamarsi Agnelli (mentre Jaky di cognome fa

Elkann), di essere bravo e capace e quindi in grado di intralciare i piani di

"ascesa al trono" che Gabetti e Stevens avevano in animo a favore del docile,

controllabile, mansueto, ubbidiente, imberbe, pallido, debole Jaky. Il "trono"

non era ovviamente solo la Juve ma il controllo di un impero da molti miliardi

di euro, con società che si chiamavano Ifi e Ifil (poi diventate Exor), Fiat,

Accomandita Giovanni Agnelli & C. e soprattutto la "cassaforte" rappresenta

dalla meno nota ma strategicamente fondamentale "Dicembre".

Un ruolo di primo piano di Andrea nella Juventus, con le vittorie conquistate a

ripetizione grazie a Moggi e Capello, e il piedistallo creato quotidianamente

dalla grande visibilità dovuta a quel ruolo manageriale-sportivo (analogamente

a quanto è avvenuto per Montezemolo con la Ferrari: con la differenza che

Andrea è davvero bravo mentre invece tutti hanno creduto che "Libera&Bella"

fosse davvero un grande manager), avrebbe sicuramente portato il coetaneo

cugino a intralciare gli ambiziosi piani di Jaky e dei suoi due potenti "protettori".

Ecco dunque spiegato perché bisognava "azzoppare" Andrea impedendogli

di infastidire e ostacolare la salita al trono di Jaky e quindi la conquista del

potere reale da parte dei suoi due "padrini".

Per fare questo bisognava "azzoppare" ovviamente Giraudo e Moggi, non

importa se il "fuoco amico" avrebbe provocato danni collaterali in casa. Si

spiega così la gestione di "Calciopoli", l'avvocato Zaccone - guarda caso

il difensore di fiducia che Grande Stevens ha scelto per farsi difendere nel

delicato processo sull'equity swap - che chiede la serie B (mai nella storia

un difensore aveva chiesto la condanna del proprio cliente, non lo ha fatto

nemmeno il legale di Olindo e Rosa, o di Erika e Omar), l'atteggiamento

remissivo della società, Jaky che "scarica" Moggi e Giraudo proprio all'ultima

partita dello scudetto 2006, Lapo che dice le sue consuete fregnacce.

Giraudo ci aveva messo del suo annunciando in una intervista a

"Repubblica" che, in pratica, intendeva fare una scalata azionaria e portarsi

via la Juve. Ma Jaky, lo si sarebbe saputo qualche anno dopo, da mesi aveva

già contattato Jean-Claude Blanc e si era mosso anche Luca di Montezemolo

- che non tollerava le vittorie della Juve visto che da presidente la sua gestione

fu fallimentare - al punto che fu ringraziato da Joseph Blatter per aver impedito

che la Juve ricorresse al Tar e in qualche modo "negoziasse" migliori condizioni

al posto della retrocessione.

Quindi coloro che hanno mandato la Juve in serie B, non sono stati solo

Moratti e Tronchetti Provera con il "lavoretto" commissionato a Tavaroli

& C. (come sta emergendo dal processo Telecom in corso a Milano), o

Franco Carraro e il suo amico Galliani (che credeva di perdere il suo posto

nel Milan a favore di Moggi, come gli aveva fatto capire Silvio Berlusconi),

o il professor Guido Rossi: no, la congiura ha avuto "complici" interni

al club bianconero e alla ex-famiglia di Gianni Agnelli, gente a cui non

interessava nulla della Juve, della passione e della dignità dei suoi tifosi.

Quando poi i giochi al vertice dell'impero Fiat si sono sistemati, dopo

quattro anni di disastri da parte degli indimenticabili Cobolli Gigli e Blanc,

non costava nulla chiamare finalmente Andrea Agnelli, anche se con

un colpevole ritardo, a cercare di risolvere quella "grana" rappresentata

da una società che spendeva e non vinceva nulla.

Detto tutto questo e manifestata ancora una volta la nostra stima al

presidente, non possiamo esimerci - proprio per l'affetto che nutriamo nei

suoi confronti - dall'avanzare due terribili dubbi che ci tormentano e che

siamo certi attraversano ingiustificatamente e senza alcun fondamento la

nostra mente di tifosi "perversi" e incontentabili. Non è che Andrea ha

"barattato" la retromarcia così clamorosa (e schifosa) sulla terza stella con

la carica di consigliere federale che la Figc starebbe o sta per assegnargli?

Non è che ha fatto un po' di finta confusione sulla terza stella per farsi poi

"silenziare" sulla battaglia necessaria per cancellare le ingiustizie patite

dalla Juve?

Oltre a questo c'è un terribile dubbio che ci inquieta: visto come si stanno

mettendo le cose per l'inchiesta che riguarda Antonio Conte, non è che

Andrea - che si è esposto così apertamente a "protezione" del proprio

allenatore per fatti che riguardano il passato e altri club - ha calato le brache

sulla terza stella, arrivando addirittura a cancellare le altre due, poiché spera

o ha avuto assicurazioni su un "trattamento di riguardo" a favore di Conte?

Mai come in questa occasione aspettiamo smentite sul fatto che si sia trattato

di un incredibile "do ut des".

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IL RITORNO DEI CAMPIONI LA POLEMICA

Sfida Agnelli,

via le stelle

«L’aritmetica della

Juve è diversa da

quella della Figc»

«I tifosi contano gli scudetti e quelli conquistati sul campo sono 30.

Non c’è un piano alternativo a Conte»

di G.B. OLIVERO (GaSport 12-07-2012)

Che fosse tornata la Juve, quella vera, ce n'eravamo accorti tutti da mesi.

L'estate sta solo sottolineando il concetto: gli avversari non perdono mai

l'occasione per mandare qualche messaggio (e di solito non sono carezze) e la

società risponde quasi con noncuranza, concentrata solo sull'obiettivo. Anzi,

come dice il presidente, sulla missione: vincere. Andrea Agnelli, per quanto

giovane all'anagrafe e relativamente fresco di carica, è la perfetta sintesi

della Juve che fu (suo padre Umberto, suo zio Giovanni) con la Juve che è e

che sarà. Un club che insegue i propri traguardi e difende le proprie idee

anche a costo di scatenare ogni tipo di reazioni: la Juve viene prima di tutto

e di tutti. Ieri la presentazione in grande stile delle nuove maglie è stata

per Agnelli l'occasione per affrontare alcuni temi di attualità, per mandare

un messaggio alla Figc, per rispondere a critiche che non gli sono piaciute,

per bacchettare Massimiliano Allegri, per esprimere ottimismo in vista della

prossima stagione.

Presidente, le nuove maglie hanno fatto discutere per le stelle

cancellate e la scritta «30 sul campo».

«Devo ringraziare la Nike che ci è venuta incontro quando tra la metà di

maggio e la metà di giugno si è posto il problema della maglia. Bisognava

decidere come rappresentare il trentesimo scudetto perché gli scudetti sono

quelli vinti sul campo e quindi per noi sono 30: nell'immaginario collettivo

c'erano le tre stelle che sono ben visibili all'ingresso dello stadio. Questa

è una vicenda che inizia nel 2006, quando la Juve accettò le sentenze della

giustizia sportiva. Poi però sono emersi fatti nuovi, il Consiglio Federale ha

deciso di non decidere ed è partita una serie di azioni legali che poco hanno

a vedere con lo sport, ma che hanno molto a vedere con la tutela della dignità

e del rispetto di un individuo, nello specifico una società che io rappresento

come presidente e come juventino. Le nostre azioni legali procedono e sono

monitorate. Il risultato straordinario dello scorso anno ci ha portato a

un'asimmetria: a fine stagione abbiamo contato gli scudetti e, uno dopo

l'altro, sono 30. Per la Federazione invece sono 28 e per questo non ci

troviamo d'accordo. Il nostro ragionamento è stato semplice: non riconosciamo

l'aritmetica della Federazione e abbiamo tolto ogni stella preferendo piazzare

sulle maglie la scritta "30 sul campo". Comunque noi abbiamo un dialogo aperto

con Coni, Figc e Lega».

A proposito di Lega, è vero che ci sono ancora tanti problemi?

«Mi dà parecchio fastidio sentire che in Lega non succede niente. Ci sono

stati dei problemi, ma da sei mesi sono state create due commissioni che si

occupano rispettivamente della ripartizione dei diritti televisivi e della

nuova governance. Risolti questi due aspetti, la Lega sarà un interlocutore

forte e credibile. In futuro andrà rivisto il codice di giustizia sportiva e

bisognerà prevedere un meccanismo che vada a regolamentare lo sport,

rappresentato ancora dai principi di lealtà, ma anche da un mondo

professionistico ad alto livello. Sono necessari due set di regole: lo sport

professionistico da una parte e dall'altra lo sport di base. E naturalmente

dovremo trovare il modo di combattere in qualunque modo il fenomeno delle

scommesse. Noi lavoriamo con il tempo libero e la passione della gente e non

possiamo permettere che nessuna organizzazione criminale decida i risultati

delle partite».

Avete già preparato un piano B nel caso Conte venga squalificato?

«Non esiste nessun piano B. Finalmente venerdì (domani, ndr) Conte potrà far

sentire la sua voce nell'interrogatorio con Palazzi. Conosco lui e i suoi

valori da 20 anni: è un uomo che pensa alla vittoria da quando si alza a

quando va a letto e poi la sogna mentre dorme. Sono certo che proverà la sua

innocenza».

Lei dice sempre che la Juve gioca solo per vincere. È possibile anche

in Champions?

«Ci aspetta un anno importante, in cui dovremo confermarci ai vertici, ma

allo stesso tempo un anno normale: la missione della Juve è sempre la stessa.

Noi abbiamo l'ambizione di vincere tutte le manifestazioni cui partecipiamo. È

splendido riuscire a farlo come è accaduto l'anno scorso, però sappiamo che

adesso si riparte da zero. La Champions è difficile, ma nel nostro dna c'è la

vittoria. Sfideremo società che fatturano il doppio di noi, ma la palla è

rotonda e ogni partita bisogna giocarsela. L'anno scorso nei pronostici

venivamo inseriti tra il quarto e il sesto posto, ma qualche mese dopo sentivo

parlare di squadra pronta per le semifinali di Champions. Noi partiamo con la

consapevolezza di sapere cosa vuol dire Juventus e di cosa vuol dire indossare

e onorare questa maglia. Lo scudetto di maggio è stato importantissimo: io

l'ho definito lo scudetto della rabbia e dell'orgoglio, la rabbia per quello

che ci è successo e l'orgoglio per essere tornati. Adesso andiamo avanti e

sappiamo che gli obiettivi sono sempre quelli, ricordando i sentimenti e le

emozioni fortissime della festa e delle 400 mila persone in piazza».

Arriverà un top player?

«Vedremo. Ci stiamo comportando coerentemente con le esigenze della squadra e

della società».

Allegri ha detto che gli scudetti della Juve sono 31, perché va

contato il campionato vinto in Serie B.

«Questa è l'ultima volta che mi occupo di quello che dicono gli altri.

Continua questo fatto singolare che tutti parlano di Juventus invece di

guardare in casa propria. Io rispondo del mio club ed è meglio che gli altri

si facciano gli affari loro. E comunque se fosse buono il conteggio di Allegri,

il Milan potrebbe mettere la seconda stella». Palla al centro.

bastian
Contrario
di NINO MINOLITI (GaSport 12-07-2012)

NEL PAESE DEGLI ETERNI RICONTEGGI

COSA VOLETE CHE SIANO 2 SCUDETTI?

L' Italia è il paese degli eterni riconteggi. A dispetto del

ritornello, imparato alle elementari, secondo il quale «la matematica

non è un'opinione», da noi, nel momento in cui ci si confronta sui

numeri, tutto diventa relativo. Si cominciò dagli albori della

Repubblica, anzi dal primo atto, quando i monarchici avvertirono puzza

di bruciato nel risultato del referendum che dava, appunto, la

vittoria ai repubblicani. E chi non ricorda le innumerevoli tribune

postelettorali, in cui tutti i partiti, anche quelli che avevano preso

bastonate epocali, parlavano di «successo» o tutt'al più di «buona

tenuta»? Per non parlare dei dati sui partecipanti a comizi e

manifestazioni, ovviamente di qualsivoglia partito, sindacato o

associazione, che immancabilmente oppongono i dati della questura a

quelli degli organizzatori, questi ultimi sempre moltiplicati per

quattro o per cinque rispetto ai primi. Ed è recentissimo il confronto

(chiamiamolo così...) sul reale numero degli esodati tra il ministro

Fornero e i sindacati: cifre distanti decine di migliaia di unità.

In confronto a questi precedenti, cosa volete che siano i due

scudetti che Andrea Agnelli continua a rivendicare - di ieri l'ultima

uscita - nel palmarès juventino, a dispetto dei conteggi ufficiali.

«30 sul campo», recita il nuovo motto sulla maglia bianconera,

polemicamente priva delle due stelle. «Non riconosciamo l'aritmetica

della Federazione», rincara il presidente, stabilendo, in linea con la

storia italica, che i conti cambino in base ai punti di vista. La

Federcalcio decide per il silenzio (come del resto, in senso figurato,

aveva già fatto quando si trattò di decidere, anzi di non decidere,

sullo scudetto 2006) e così, alla fine, tutti possono dire di aver

vinto: Agnelli che arringa i tifosi, la Federazione che non vedrà le

tre stelle sui petti bianconeri... Una cosa, però, è andata perduta:

la nostra pazienza. Non ne possiamo più di conti e riconteggi. Così,

per non dare i numeri, ci accontentiamo di leggere l'albo d'oro del

campionato di calcio di Serie A.

-------

Conte, la difesa

Un litigio tra le mogli

Ecco la carta segreta

I legali sono pronti a dimostrare a Palazzi che Carobbio aveva

motivi di risentimento nei confronti dell'allenatore della Juve

Il tecnico avrebbe negato al giocatore un permesso per assistere la compagna incinta

di FRANCESCO CENITI (GaSport 12-07-2012)

Una lite tra mogli; testimonianze; le parole esatte dette da Conte prima di

Novara; le versioni contrastanti dei due pentiti principali (Carobbio e

Gervasoni); l'ingorgo di telefonate tra zingari e l'ex giocatore del Siena; la

distanza tra le azioni eventualmente commesse da Stellini rispetto ai fatti

conosciuti dall'allenatore della Juve, specie quelli che riguardano la gara

con l'AlbinoLeffe. Domani la difesa cercherà di smontare le accuse portando

fatti e insinuando dubbi sulle dichiarazioni di Carobbio. Il motivo? Un grave

risentimento personale. Partiamo da qui.

La lite Nelle indagini difensive condotte dagli avvocati De Rensis e

Chiappero (depositate alla Procura di Cremona e girate dal pm di Martino a

Palazzi) si fa notare come Carobbio avesse acredine nei confronti del suo ex

tecnico. Tutto è legato a un permesso chiesto dal giocatore per restare vicino

alla moglie partoriente. Permesso negato in quanto c'era di mezzo una partita.

Dopo qualche mese a una festa di compleanno, dove erano presenti mogli e figli

dei giocatori, la signora Carobbio avrebbe rinfacciato, davanti al marito,

l'episodio con tono risentito alla compagna di Conte. Non solo, avrebbe fatto

cenno al conto pagato a una ostetrica per colpa del tecnico. I testimoni

sarebbero rimasti basiti dalle parole usate. La cosa strana è che, in una

recente intervista ad Oggi, la signora Carobbio non fa cenno a questo episodio,

ma al contrario esalta l'allenatore salvo poi emettere una sentenza: «Si

rassegni, mio marito ha detto la verità...». La difesa avrebbe altre carte: si

farebbe notare come Carobbio solo al terzo interrogatorio (da Palazzi) chiama

in causa Conte. Al pm di Cremona, invece, aveva raccontato di un accordo

raggiunto dai giocatori prima della gara. Accordo «sportivo». Stessa versione

di Gervasoni. I due collaboratori entrano in collisione. L'altro super pentito

(giudicato attendibile quanto Carobbio) aveva spiegato come Gegic gli avesse

detto che nella settimana della gara gli zingari avevano più volte contattato

Carobbio e Bertani, proprio per tentare una combine (un Over), ma senza

raggiungere lo scopo. Sempre Gegic, dice Gervasoni, avrebbe aggiunto di essere

stato avvertito dell'accordo nell'imminenza della sfida. Carobbio racconta per

due volte la stessa cosa, poi cambia idea. Come mai? Forse qualcuno in

famiglia lo ha convinto a forzare la mano? La difesa di Conte aggiunge anche

una domanda: se Carobbio era certo della combine dopo le parole del tecnico,

perché non ha avvisato gli zingari? In tutte le altre occasioni lo aveva

fatto...

Il discorso Altro punto centrale delle carte difensive è il discorso nella

riunione tecnica prima di Novara. Per Carobbio quello è il momento in cui

Conte esplicita l'accordo. Gli altri giocatori e lo staff tecnico sentiti dai

legali parlano invece di parole cariche di adrenalina alla ricerca di vittoria

e promozione. Gli avvocati fanno anche notare come sarebbe stato insensato

comunicare all'intera squadra una combine. Perché delegittimarsi in maniera

grossolana mettendo al corrente anche ragazzini poco utilizzati?

La matassa AlbinoLeffe e Stellini Le accuse per l'illecito nella gara

contro l'AlbinoLeffe («fummo tutti d'accordo, giocatori e tecnici, a perdere»)

sono state confermate da alcuni avversari. Carobbio indica in Stellini il referente

dello staff tecnico: è lui a «innescarlo» dopo l'andata. Carobbio non avrebbe

mai parlato della cosa in modo diretto con Conte, ma desume che sapesse di

quella richiesta. E' possibile, invece, che Stellini abbia agito in autonomia

oppure abbia raccontato una versione parziale al tecnico. In Siena-AlbinoLeffe

ci furono diverse risse in campo. Il contatto poteva servire a evitare

vendette all'ultima giornata. Carobbio, infine, racconta dell'incontro a

Bergamo con gli ex compagni il giorno prima del match. E' in quella

circostanza che si perfeziona l'accordo, spiega Carobbio: vittoria dei

lombardi da conseguire negli ultimi minuti per evitare sospetti. Subito dopo

Passoni (ex AlbinoLeffe) chiama i Cossato (intercettati a Napoli) per

scommettere a colpo sicuro. Ma Conte era informato? Carobbio sostiene di sì,

ma dagli atti la sua è una deduzione per via di Stellini. Una cosa sembra

probabile: a Roma si potrebbero separare le strade del tecnico juventino da

quella del suo collaboratore (chiamato in causa sempre da Carobbio anche per

la gara col Varese: avrebbe detto «no» a una richiesta di sconfitta fatta da

una persona vicina a Mezzaroma). La difesa di Conte spera di poter affrontare

una discussione franca con Palazzi e che siano analizzate per bene le

controdeduzioni. Anche perché al processo una volta insinuato il dubbio,

arrivare a una condanna non sarebbe facile. Insomma, la procura federale

potrebbe non trovare sconveniente una soluzione condivisa. Domani sarà tutto

più chiaro.

-------

L’AVVOCATO DEL TECNICO

«Bene Di Martino

La strada presa è quella giusta»

De Rensis: «Le parole del pm ci soddisfano. Patteggiare? È ancora presto per dirlo»

di FRANCESCO CENITI (GaSport 12-07-2012)

Avvocato Antonio De Rensis, come ha giudicato le dichiarazioni

rilasciate alla «Ġazzetta» dal pm Di Martino sulla posizione penale di

Conte? Allo stato attuale sembrerebbe andare verso un'archiviazione. . .

«Da subito, nonostante il dolore e la rabbia patita dal nostro assistito dopo

la perquisizione, abbiamo manifestato grande rispetto per l'operato della

Procura di Cremona. Assistendo all'evolversi delle indagini abbiamo avuto la

consapevolezza che il procuratore di Martino con grande impegno, considerata

la vastità dell'inchiesta, avrebbe valutato posizione per posizione. E

comunque, per risponderle, accogliamo con moderata soddisfazione le parole del

pm che vanno nella direzione da noi auspicata».

Forse le preoccupazioni maggiori sono sul procedimento sportivo. Con

che stato d'animo scendete domani a Roma?

«Conte ha sempre detto che attendeva di essere chiamato per esporre la

propria versione dei fatti e ribattere alle dichiarazioni di Carobbio. È

quello che farà. Anche nei confronti della Procura federale nutriamo grande

rispetto e siamo certi che applicherà lo stesso criterio di valutazione

analizzando le singole posizioni e sapendone individuare le diversità».

La Procura ha già acquisito le vostre indagini difensive che

dovrebbero evidenziare incongruenze nella versione di Carobbio?

«Non è più un segreto, lo stesso procuratore Di Martino ve lo ha confermato.

Abbiamo svolto delle indagini difensive, ritenendo le stesse un contributo da

consegnare a Palazzi al fine di delineare nel modo più chiaro possibile ogni

elemento».

Le accuse di Carobbio sono pesanti...

«Non le abbiamo mai sottovalutate: da subito abbiamo lavorato con grande

impegno per dimostrare l'infondatezza di ogni accostamento alla figura di

Conte su qualunque episodio di combine o scommesse illecite».

In questi ultimi giorni si è parlato con insistenza di un possibile

patteggiamento?

«Un avvocato durante il percorso processuale deve prendere in considerazione

tutte le ipotesi, analizzando nell'evolversi del procedimento le scelte da

fare. Fino a quando non ci sarà l'audizione, ogni discorso è prematuro e fuori

luogo».

la
Testimonianza
di ANTONIO DI ROSA (GaSport 12-07-2012)

Non riconosco
Conte

nelle accuse di Carobbio

L’ho conosciuto bene per un libro su di

lui: o è un attore o qualcuno si sbaglia

Non so come andrà a finire la vicenda di Antonio Conte, allenatore

della Juventus. E' una storia scivolosa da qualsiasi parte si prenda.

C'è il solito pentito che accusa. Nel caso specifico Filippo Carobbio,

ex giocatore del Siena, che ha rivelato al procuratore Palazzi: «Conte

sapeva dell'accordo tra noi e il Novara per il pareggio e lo disse

nella riunione tecnica ». L'allenatore smentisce ed è in buona

compagnia. Tutti i presenti a quella riunione negano di averlo sentito

annunciare un pari deciso a tavolino tra i due club.

Io non so se Antonio Conte sia innocente o colpevole. Certo è che il

lavoro comune su un libro che racconta la sua storia, in uscita con

Rizzoli a fine anno, mi ha dato l'opportunità di conoscere un uomo.

Molto lontano da quello che appare in tv, un po' scontroso, un po'

antipatico, sempre sul piede di guerra. E ancora più distante da

quello che emerge dalle parole di Carobbio. La sua vita di giocatore

è ricca di tantissimi successi e anche di sconfitte. Ha lavorato tanto

per affermarsi nella Juventus dove è rimasto per 13 anni. Ha avuto

la fortuna di giocare con Baggio, Zidane, Trezeguet, Del Piero, Buffon.

E di essere allenato da tecnici del calibro di Trapattoni, Ancelotti,

Lippi e in Nazionale da Zoff e Sacchi. La carriera di allenatore

brilla per i risultati ottenuti in serie B (due promozioni con Bari e

Siena), e in serie A con la Juve: uno scudetto inatteso, quasi

miracoloso dopo anni di anticamera e di sofferenza.

Conte non ammette vie di mezzo. La sua filosofia è il lavoro. Solo

allenandosi con intensità, applicando gli schemi dell'allenatore,

imparando a conoscere l'avversario attraverso i video messi a

disposizione ogni settimana, si può conquistare il successo. Dice

sempre che nessuno ti regala la vittoria, soprattutto quando sulla

carta non sei il più forte. Lui è uno che non regala nulla ai suoi

giocatori o al suo staff. Bisogna darci dentro tutti i giorni. Mi

ripete spesso una frase che a me sembra eccessiva: «La sconfitta mi

fa morire. Per due giorni non riesco a parlare con nessuno». E' fatto

così. Non vuole e non sa perdere. Il padre e la madre lo hanno educato

al rispetto delle regole, all'onestà, a non cercare mai vie secondarie

per raggiungere un obiettivo. Papà Cosimino da piccolo gli ha sempre

messo in testa un concetto: «Noi siamo gente umile, nessuno ci regala

niente. Dobbiamo faticare. Ricordatelo». Rigore ed etica lo tengono

distante da un mondo come quello che emerge dal Calcioscommesse.

Conte non dà tanto valore ai soldi, anche se sono importanti, ma è

persino paranoico nella dedizione al lavoro che fa. Solo l'arrivo

della figlia Vittoria lo ha intenerito. Lei è riuscita a smussare gli

angoli più aspri del suo carattere. Certe volte è persino irritante.

Lavoriamo assieme a un libro, si stabilisce una certa confidenza,

allora gli chiedi qualcosa sulla formazione. Ebbene, non ti dice

nulla. Oppure nelle ultime settimane ho cercato di strappargli qualche

anticipazione sulla campagna acquisti e lui mi ha risposto

evasivamente: «Non so, è tutto per aria. Vedremo ». Ti verrebbe voglia

di mandarlo a quel paese, poi ti trattieni perché ammiri questa sua

professionalità che non fa eccezioni.

Antonio Conte io l'ho conosciuto così. Lavoro, famiglia, rigore,

impegno, generosità. O è bravissimo a presentarsi per quello che non è

o qualcuno sta sbagliando.

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LUCCHESI E IACONI NEL MIRINO

Pescara fuori dai guai

«Sebastiani non c’entra»

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 12-07-2012)

ROMA. Ieri era il giorno del Pescara, gli abruzzesi si giocavano la permanenza

in serie A, perché la convocazione del patron Daniele Sebastiani lasciava

presagire il peggio. Eppure, dopo i 40 minuti di audizione, per il presidente

e il suo club il bicchiere diventa molto più che mezzo pieno: «È stato sentito

come teste riguardo a posizioni di terze persone», spiega il suo avvocato,

Flavia Tortorella. Le terze persone - andiamo a naso - sono Andrea Iaconi e

Fabrizio Lucchesi, rispettivamente ex ds e ex dg del Pescara. Dopo le

dichiarazioni di Erodiani («Parlato mi disse che “il direttore” della mia

città, cioè del Pescara calcio») riguardo alla gara Pescara-AlbinoLeffe 2-0

del 26 febbraio 2011, molto ruota attorno alle frequentazioni dei night di

Porto San Giorgio e le amicizie di Roberto Bagalini, l’arbitro dismesso (e ora

anche squalificato per un anno in primo grado), che aveva arbitrato quella che

sembra a tutti gli effetti la combine perfetta. A Sebastiani i federali

avrebbero chiesto di descrivere le abitudini dei suoi direttori, cosa ben

difficile essendo un lato della vita privata che un presidente non dovrebbe

controllare. Peraltro ieri l’arbitro Bagalini non si è presentato, mentre il

fratello Stefano dopo tre ore di audizione ha negato qualsiasi conoscenza di

combine (pesa però l’incontro con Gervasoni e Gegic nel ristorante di famiglia)

e di aver mai scommesso. In attesa di sentire oggi Gianfranco Parlato, sul

Pescara il campo si restringe invece su due personaggi: Fabrizio Lucchesi (sul

quale graverebbero alcune chiamate con Luigi Sartor in prossimità di

Pescara-Piacenza), e Andrea Iaconi. In ogni caso, se la procura - come sembra

- non ritiene Sebastiani responsabile, per il Pescara la serie A da ieri è

salva. Entrambi gli ex dirigenti non avevano potere di firma, e per il Delfino

ci sarebbe “solo” il rischio di un’altra responsabilità oggettiva. Marco

Turati ha invece confermato tutto quanto detto alla procura di Cremona dopo il

suo arresto di maggio. Tre le gare oggetto di combine: Ancona-AlbinoLeffe,

Grosseto-Reggina e Salernitana-Grosseto. Oltre a tirare in ballo il patron del

Grosseto, Piero Camilli (che sarà sentito domani), Turati tira in ballo anche

il ds dell’Udinese, Fabrizio Larini, per la partita Ancona-AlbinoLeffe: «Dopo

la partita - disse Turati al Gip, Guido Salvini - il ds Larini parlò con il

presidente Petocchi che gli diede il via libera a ricompensare Gervasoni. . . ».

___

LE AUDIZIONI A VIA PO

Turati inguaia il Grosseto. Pescara sereno

Il difensore: «Il presidente Camilli comprò la gara con la Salernitana». Toccata e fuga per Sebastiani

Il club toscano teme un nuovo processo e la retrocessione Giallo sul “direttore” di cui parla Erodiani

di ALBERTO ABBATE (CorSport 12-07-2012)

ROMA - Tre ore di fuoco: Turati “incendia” Camilli, inguaia il Grosseto.

Nessun dietrofront, confermate a Palazzi le dichiarazioni shock del 28 maggio

scorso. Impietrito dall’arresto a Cremona, s’era sfogato sulla trasferta di

Salerno del 17 aprile 2010: « Vincemmo quella partita 4-3. Il nostro

presidente l’aveva comprata» . Domani starà al diretto interessato difendersi,

spiegare. Ieri invece a via Po, sfilata sprint per un altro presidente: solo

40 minuti d’audizione per Daniele Sebastiani del Pescara.

TURATI - Le manette, l’arresto, le lacrime. E’ un uomo a pezzi, Marco Turati.

Scuro in volto, il broncio, lo sguardo triste. E’ caduto nel baratro, ora non

si tiene più niente: «Ha confermato la linea dell’interrogatorio di Cremona -

svela l’avvocato Camporini - e non ha aggiunto niente di vuoto» . S’era già

scrollato il peso in carcere. Il difensore del Modena vuole espiare la sua

coscienza e rinascere. Rianimare la sua carriera: «Probabilmente patteggeremo

- chiosa il legale - ma prima dovremo vedere gli atti».

CAMILLI - Dall’audizione di Turati ne esce ancora a pezzi Camilli. Un

presidente “accerchiato” da tre suoi tesserati. Perché, oltre Turati, ci sono

pure Joelson e Conteh ad accusarlo d’essere direttamente coinvolto nelle

combine. Il Grosseto, dopo aver patteggiato all’ultimo processo, rivede uno

spettro sempre più grande: un altro giudizio e la retrocessione per

responsabilità diretta.

SEBASTIANI - Non sembra affatto preoccuparsene il presidente del Pescara,

Daniele Sebastiani. Ha messo il turbo dopo 40 minuti, ieri in Procura: «E’

stato ascoltato solo come persona informata sui fatti» , spiega l’avvocato

Tortorella. Avrebbe dovuto chiarire una presunta combine con l’Albinoleffe

(vinta per 2-0 dagli abruzzesi) del 26 febbraio 2011. Perché l’ex diesse

Lucchesi, interrogato in Procura a marzo, si era lasciato sfuggire: «In città

circola voce che Sebastiani e Iaconi (hanno smentito entrambi, ndr), siano

legati da un rapporto di conoscenza e frequentazione con il signor Massimo

Erodiani, anche in relazione alle scommesse» .

ERODIANI - Controaccuse per difendersi proprio da quelle di Erodiani, che

guarda caso verrà riascoltato il 16 luglio a Roma. A Cremona il 7 luglio 2011

però spifferava su Pescara-Albinoleffe: «Parlato mi aveva riferito della

combine sul pronostico 1, diretta da Bagalini di Fermo. Mi disse che “il

direttore” della città di Pescara era molto amico con l’arbitro Bagalini (ieri

non s’è presentato in Procura, c’era solo il fratello calciatore, ndr) che

aveva un albergo e un ristorante a Porto San Giorgio. Disse che “il direttore”

era andato lì. Mi venne in mente il nome di Sebastiani» . Non è una prova,

forse neanche un indizio.

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Scommesse

“È solo una questione di mogli”

Così Conte organizza la difesa

di MATTEO PINCI (la Repubblica 12-07-2012)

«Se un uomo parte dalle certezze, terminerà con un dubbio». Quasi parafrasando

Francis Bacon, è proprio sul filo del dubbio e delle certezze che si

costituisce la difesa di Antonio Conte, atteso domani dalla Procura Federale

per chiarire la propria posizione. Da una parte, la «credibilità e coerenza »

del grande accusatore Filippo Carobbio, uno dei grandi pentiti dell’inchiesta

sul calcio scommesse, certificata nelle sentenze della Disciplinare per il

primo processo sportivo dell’estate. Dall’altra, un’indagine difensiva portata

avanti dal legale del tecnico per provare a dimostrare l’estraneità

dell’allenatore, e che quella credibilità prova a mettere in dubbio. Almeno

nel merito delle accuse a Conte: perché i racconti dei pentiti Carobbio e

Gervasoni, coincidenti per lunghi tratti, poi divergono? Per la difesa, la

chiave di volta è l’acredine personale di Carobbio nei confronti del suo ex

allenatore, che lo avrebbe spinto a ricostruzioni non verosimili. Acredine

maturata, sembra, a causa di rapporti critici tra le rispettive consorti. La

strategia difensiva (verrà ultimata oggi), rafforzata dalla certezza di non

trovarsi contro elementi probatori certi come foto compromettenti e scambi di

soldi, porterebbe così ad aprire dubbi sulle confessioni di Carobbio. Secondo

cui Conte, nella coda del campionato di serie B 2010-2011 condiviso dai due a

Siena, attese la riunione tecnica prima della partita del 1 maggio 2011 a

Novara per rappresentare al gruppo «che potevamo stare tranquilli in quanto

avevamo già raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio». Eppure, e su

questo dovrebbe puntare la difesa, già dai giorni precedenti alla riunione,

Carobbio scambiava telefonate in serie con lo “zingaro” Ilievski: una

cinquantina tra il 29 aprile e il 1 maggio, dal ritiro di Novara, con

telefonate notturne (anche alle 3 del mattino). Perché, se dell’eventuale

accordo avrebbe saputo soltanto il giorno della gara da Conte? E perché non

parlare di un episodio tanto eclatante come l’annuncio di un tecnico davanti a

tutta la squadra di un accordo raggiunto per alterare il risultato di una gara,

nel corso del primo interrogatorio con il pm di Cremona Di Martino, in regime

di custodia cautelare? Domande che la difesa dell’allenatore juventino

potrebbe considerare crepe nell’accusa. Domande che, però, non offrono

certezza sull’estraneità di Antonio Conte: perché Carobbio, anche nell’ultimo

interrogatorio, è apparso alla Procura Federale come soggetto «credibile». E

allora? «Conosco Antonio da 20 anni, pensa solo alla vittoria da quando si

alza a quando va a dormire », il proclama di Andrea Agnelli, ieri. Quasi a

indicare la strategia che potrebbe adottare anche davanti alla Procura

Federale: niente compromessi. «Non c’è un piano B al tecnico», continua

Agnelli, ma non è escluso che, se gli scenari precipitassero, le prospettive

difensive del tecnico possano cambiare.

Da ieri è senza dubbio meno tranquillo il presidente del Siena Massimo

Mezzaroma. Carobbio aveva aperto dubbi rilevanti anche su di lui, in merito a

Siena-Varese: «Ferdinando Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto

rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al

presidente che gli aveva chiesto se c’era la possibilità di perdere la

partita», aveva detto il pentito. Ricostruzione che lo stesso Coppola ieri

avrebbe confermato davanti agli 007 di Palazzi, spiegando di essere stato

effettivamente avvicinato da una simile richiesta senza conoscere chi l’aveva

formulata. Un personaggio poi rivelatosi vicino al presidente, costretto oggi

a difendersi anche dal suo ex portiere. Che, inguaiando Mezzaroma, ha

certificato nuovamente la credibilità di Carobbio. Acredine permettendo.

___

SCOMMESSOPOLI LA RESA DEI CONTI

Conte, si cerca la verità

Palazzi convoca Larrondo e Sestu per capire se Carobbio è davvero attendibile

Domani il tecnico campione d’Italia spiegherà la sua posizione.

Coppola lo scagiona, come altri ex giocatori del Siena. Oggi tocca a Mezzaroma

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 12-07-2012)

ROMA. La procura federale cerca nuovi adepti e chiama Larrondo e Sestu ,

mentre il caso Conte-Carobbio resta congelato in attesa che sia il tecnico a

fare il prossimo passo e spiegare. Oggi la Juventus ricomincia a viaggiare,

Antonio Conte annuserà l’aria, ma la testa va a domani, quando sarà vis-a-vis

con gli 007 Figc. Il tecnico bianconero ci arriva a braccetto con la Juve e

con in tasca le parole del pm Roberto Di Martino («A livello penale la

posizione di Conte è marginale e sarebbe difficile ipotizzare un reato

associativo»), che hanno alleggerito la sua posizione. La perquisizione non

sembra aver prodotto finora nulla, e anche su questo si baserà la difesa del

tecnico: nessuno scambio di denaro, nessun contatto con l’organizzazione. Al

di là della certezza matematica che il tecnico non rischierà alcun articolo 9

(associazione) - e quindi la Juve alcuna multa - quello che può spaventare

Conte resta l’eventuale accusa di partecipazione ai presunti illeciti di

Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. Ma Conte potrebbe non andare a Roma con

l’intenzione di alzare le barricate con il solito «estraneo ai fatti», che

troppo spesso costa un deferimento. Cercherà invece di spiegare la sua

versione ed eventualmente limitare i danni, atteggiamento che con Palazzi

premia sempre. Alcune domande le faranno anche gli avvocati Chiappero e De

Rensis , molte delle quali contenute nelle memorie difensive comprendenti

anche testimonianze giurate: si farà leva sui rapporti non proprio idilliaci

con Carobbio, e per questo difficilmente il tecnico si sarebbe così esposto

rischiando di essere denunciato da qualche suo giocatore scontento. La linea

difensiva è pronta da giorni, mentre le ultime parole di Carobbio l’altro ieri

non sembrano aver prodotto più di quanto si sapeva. Anzi, a tappeto, la

procura federale potrebbe aver iniziato una mini-indagine sul resto dello

spogliatoio del Siena. Non è un caso che lo stesso giorno di Conte, saranno

ascoltati anche i senesi Sestu e Larrondo. Dopo le accuse respinte da Ficagna,

Pesoli, Terzi , Vitiello e Coppola , la Figc è ancora in cerca di qualcuno

che apra un varco. Ferdinando Coppola ieri su Siena-Varese avrebbe smentito i

dettagli forniti da Carobbio ribadendo sulle altre gare che Conte nello

spogliatoio aveva incitato i suoi a vincere. Quella gara però, assieme ad

AlbinoLeffe-Siena, mette più paura al patron Massimo Mezzaroma , perché

secondo il pentito sarebbe lui il mandante della combine a perdere. Su questo

il numero uno del Siena sarà sentito oggi. Intanto, dopo l’audizione fiume (10

ore circa, fino alle 3 del mattino), emergono dettagli sulla deposizione di

Andrea Masiello . L’ex difensore del Bari avrebbe confermato l’episodio della

pacca sulla spalla a Giuseppe Vives , segno dell’accordo per la combine del

derby Bari-Lecce. Vives sarà sentito lunedì, mentre oggi la procura di Bari ha

emesso un invito a comparire a Pierandrea Semeraro , presunto mandante di

quella combine.

___

Commento

Severo ma non troppo:

Andrea teme per Conte

di FABRIZIO BIASIN (Libero 12-07-2012)

Conferenza stampa assai grintosa, pimpante, combattiva... quella di Agnelli.

Come dire: aver vinto lo scudetto non ci ha tolto l’incazzatura. Patron Andrea

vuole giustizia, non molla di un centimetro sulla questione scudetti e, al

massimo, leva le stelle dalla maglia per evitare il muro contro muro contro il

Palazzo pallonaro. «Ma come - pensa una certa parte del tifo bianconero -:

vogliamo fare la guerra atomica a tutto e tutti e poi ci leviamo le stelle da

bravi pupetti ubbidienti?».

La faccenda - francamente avvincente come un film surrealista tedesco - fa

pensare: domani a Roma il procuratore Palazzi ascolta Conte nell’ambito

dell’inchiesta Scommessopoli. Il rischio di una squalifica è concreto e,

magari, venirsi incontro nella questione «stelle sulle magliette » può aiutare

a rasserenare gli animi prima del giudizio.

Presto scopriremo la linea difensiva del mister campione d’Italia, nel

frattempo registriamo l’atteggiamentoassai deciso del suo presidente. Ha le

idee chiare, rinnega taluni conteggi federali, andrà avanti per la sua strada.

Legittimo, ma che nessuno quest’inverno venga a parlarci di ridicoli tavoli

della pace per cortesia...

___

Scommesse, domani sentito Conte

Anche Coppola smentisce Carobbio

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 12-07-2012)

La credibilità di uno dei due grandi pentiti dello scandalo scommesse,

Filippo Carobbio, per la procura della Federcalcio resta alta, ma,

ieri, gli uomini del pm del pallone Stefano Palazzi non hanno trovato

riscontri al loro teorema accusatorio dall’interrogatorio di

Ferdinando Coppola. L’ex portiere granata, un passato al Siena, ha,

infatti, negato con forza l’episodio raccontato da Carobbio agli

investigatori della procura della Repubblica di Cremona: l’ex

difensore senese parlò, nel suo verbale, di un Coppola bianco in volto

quando, prima di Siena-Varese, aprì la porta dello spogliatoio

affermando di aver incontrato un personaggio vicino al presidente del

club toscano Massimo Mezzaroma che chiedeva alla squadra di perdere la

partita perchè lo stesso patron aveva scommesso sulla sconfitta.

Finito al centro dello scandalo scommesse perchè tirato in ballo

anche da Carlo Gervasoni, l’altro grande pentito, oggi Mezzaroma potrà

raccontare la sua versione dei fatti davanti al pool del pm del

pallone Stefano Palazzi. La procura della Figc ha messo nel mirino il

Siena cercando prove per un eventuale deferimento per responsabilità

diretta, il che vorrebbe dire retrocessione in serie B. Oggi toccherà

a Mezzaroma, domani, alle 15, ad Antonio Conte: entrambi sono chiamati

in Federcalcio soprattutto per le accuse di Carobbio.

___

PROCURA FEDERALE IL PORTIERE: «LA PROPOSTA INDECENTE PER SIENA-VARESE? FU OPERA DI UN BALORDO»

Coppola non scagiona Mezzaroma

di GAETANO IMPARATO (GaSport 12-07-2012)

Dalle lacrime nella lunga notte di un Andrea Masiello a tratti commosso

(interrogatorio finito alle 3 di mattina) al «Mezzogiorno di fuoco» di oggi

con Massimo Mezzaroma, presidente del Siena, la cui posizione rischia di

aggravarsi dopo l'interrogatorio di ieri del portiere Ferdinando Coppola: il

contatto prima di Siena-Varese con un «inviato» del presidente, svelato da

Carobbio, avrebbe avuto il riscontro del portiere.

Coppola Al centro della giornata ci sono state le parole di Federico Coppola.

Ieri, il portiere avrebbe confermato di essere stato contattato prima di

Siena-Varese da una persona che gli chiedeva di perdere la partita a nome di

Mezzaroma: lo ritenne, però, un balordo inattendibile e di avere raccontato la

cosa ai compagni solo per l'assurdità del fatto. Per gli inquirenti il

«balordo» sarebbe però un uomo vicino al club. Tegola anche sul capo di

Camilli, presidente del Grosseto: Turati ha confermato tutte le sue accuse

alla società toscana per aver comprato Salernitana-Grosseto del 2010 finita

3-4. Difesa sprint di Sebastiani, presidente del Pescara, per

Pescara-Albinoleffe: 40' per negare tutto.

Mezzaroma In attesa di Antonio Conte, domani, oggi in Procura arriverà

Massimo Mezzaroma. La sorella Valentina, vicepresidente del club, sfiora

l'argomento spinoso: «Siamo preoccupati per la vicenda ma fiduciosi,

consapevoli di non avere commesso illeciti». Cambia leggermente il calendario

delle audizioni, integrato pure da altri due giocatori senesi: Larrondo e

Sestu saranno ascoltati domani, quando in via Po passerà anche Camilli.

Semeraro Intanto oggi l'ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro potrebbe

essere interrogato da indagato per frode sportiva. I magistrati intendono

contestargli i 300mila euro stanziati per comprare la vittoria del Lecce il 15

maggio 2011. L'interrogatorio dovrebbe essere l'ultimo atto delle indagini ma

Semeraro si avvarrà della facoltà di non rispondere e probabilmente nemmeno

andrà a Bari.

___

GLI INTERROGATORI A ROMA

Coppola: «Conte e Mezzaroma innocenti»

L’ex portiere del Siena smentisce agli 007 federali le accuse di Carobbio.

Oggi il presidente in Procura, domani tocca al tecnico

«In quella riunione tecnica, l’allenatore ci spronava a vincere Non so di accordi presi dal presidente»

Convocati i toscani Larrondo e Sestu Masiello riparla di Bonucci e cita Vives Atteso Semeraro

di ALBERTO ABBATE (CorSport 12-07-2012)

ROMA - Un assist dalla porta: «Conte e Mezzaroma sono innocenti ». Non è

affatto pallido il portiere Fernando Coppola, davanti agli 007 federali.

Sorride. Carobbio lo indica come teste chiave per “affossare” il Siena:

«Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto, rappresentandoci che poco

prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente Mezzaroma, che

gli aveva chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita. Fummo tutti

d’accordo, società, squadra e allenatore di lasciare il risultato

all’Albinoleffe» . Coppola smentisce tutto: «Non è vero nulla, non ci fu

niente» , assicura in appena un’ora d’interrogatorio a via Po. Ieri ha

spianato le strade alle difese di Mezzaroma e Conte. Al momento nessuno segue

Carobbio.

COPPOLA - Replay. Era preventivabile, Coppola ha confermato la sua difesa.

Nessuna ammissione sulla combine Albinoleffe-Siena 1-0 (29 maggio 2011),

nonostante Carobbio lo indicasse come personaggio di punta per incriminare

Mezzaroma. Nessuno spiffero su Novara-Siena 2-2 (30 aprile 2011) e su

quell’ormai famosa riunione tecnica di Conte. Il portiere non nega d’aver

partecipato: «Sì, si svolse a pranzo. Non mi risulta che il nostro allenatore

ci disse che la partita era concorcondata. Anzi, mi ricordo ancora l’emozione

che ho provato ad ascoltare le parole del mister. Ci esortava a dare il

massimo per vincere dopo la sconfitta col Portogruaro» . Nemmeno una parola in

più rispetto a quella memoria difensiva, recapitata a Palazzi lo scorso 8

marzo. Coppola si ripete.

MEZZAROMA E CONTE - Non aveva dubbi, il presidente Mezzaroma. Ma oggi dovrà

prima difendersi dalle accuse di Gervasoni: «Gegic mi riferì di aver appreso

da un suo amico del Kazakistan che il presidente del Siena diede dei soldi ai

giocatori del Modena Tamburini e Perna per far vincere il suo Siena il 26

febbraio 2011» . Poi Mezzaroma, come Conte (interrogato domani), proverà a

smantellare la “credibilità” del suo ex tesserato. Anche i sussurri di

Carobbio equivalgono a un terremoto sul Siena, che rischia la responsabilità

diretta. Il numero uno toscano e Conte dovranno spiegarsi davanti a Palazzi,

poi le loro difese passeranno al contrattacco. Con delle constatazioni:

Carobbio dice di aver appreso delle combine dalla riunione tecnica, eppure il

giorno prima si registrano delle telefonate con Ilievski. E poi: perché

ricordarsi la riunione tecnica di Conte solo in un secondo momento? C’era

acredine verso l’allenatore, ma sopratutto cercava forse elementi forti per il

patteggiamento?

LARRONDO E SESTU - Palazzi e la Procura di Cremona sono certi: «Carobbio è

un pentito supercredibile» . A via Po stanno cercando solo chi, sulla sua scia,

possa regalare qualche confidenza, un dettaglio. Sarebbe forse troppo una

conferma. Il 13 luglio, altri due tentativi: convocati Marcelo Paez Larrondo e

Alessio Sestu, altri calciatori che avrebbero partecipato alla riunione

tecnica, precedente alla gara col Novara. Probabilmente, compagni indicati da

Carobbio nell’ultima vacanza romana, durata appena sei ore. Nulla a che vedere

con le undici vissute in Procura da Andrea Masiello.

MASIELLO E VIVES - Era quasi l’alba: dentro dalle 15.30 di martedì, è uscito

ieri mattina alle quattro da Via Po, Andrea Masiello. Gli occhi degli 007

sbarrati, ma anche eccitati. Ha detto di tutto l’ex difensore del Bari,

sviluppata ogni storia contenuta nei verbali della Procura pugliese. Nuovi

particolari sull’ex compagno Bonucci, riflessioni su un’altra gara (Bari-Genoa,

penultima giornata del campionato 2009/10), un poema sul derby pugliese.

Masiello ha confermato il gesto della “pacca”: gli fu riferito dai leccesi che

avrebbe dovuto mettere una mano sulla spalla di un giocatore del Lecce, che

gli si sarebbe avvicinato prima della partita con una frase in codice. Era

quello il segnale per dire che la combine si poteva fare. Il giocatore

giallorosso (oggi in forza al Torino) era Vives, che verrà riascoltato il 16

in Procura Federale. Dopo essersi già difeso dalle accuse per il “tarocco” con

la Lazio. A Lecce invece, al Comando Provinciale, è atteso oggi

l’interoggatorio del presidente Pierandrea Semeraro. Non è detto affatto che

si presenti.

___

Calcioscommesse L’ex portiere del Siena Coppola ha negato che Mezzaroma gli avesse ordinato di perdere

Le accuse di Carobbio ancora senza conferme

di ANDREA ARZILLI (CorSera 12-07-2012)

ROMA — La prima sponda va a vuoto. La Procura Figc è in cerca di riscontri

sull'attendibilità di Filippo Carobbio, il pentito che ha messo nei guai

Antonio Conte spifferando della riunione tecnica pre Novara-Siena e del

presunto pari combinato dai toscani con l'AlbinoLeffe. Ieri, però, di

riscontri nemmeno l'ombra. Era il turno di Ferdinando Coppola, l'ex portiere

del Siena descritto da Carobbio come un uomo «sconvolto» dalla richiesta del

presidente Massimo Mezzaroma di giocare a perdere col Varese. Carobbio aveva

raccontato tutto, prima alla giustizia ordinaria e poi, martedì, a quella

sportiva infarcendo la sua versione di dettagli e particolari. L'episodio, le

circostanze, i colpevoli e l'atmosfera che si respirava, citando atri due ex

compagni del Siena, Larrondo e Sestu, non a caso inseriti ieri nel calendario

delle audizioni (domani, insieme a Conte).

La partita col Varese è un crocevia fondamentale per la responsabilità

diretta del Siena, ma gli uomini di Palazzi cercavano anche elementi che

potessero dare ulteriore forza a tutte le rivelazioni del pentito. Tutte,

quelle su Conte comprese. Però Coppola ieri ha negato tutto, nessuno

scricchiolio o incertezza sull'episodio in questione nell'ora e un quarto di

audizione. Nessuna combine fu proposta in Siena-Varese, così come nessun patto

di non belligeranza fu richiesto da Conte alla squadra nella riunione tecnica

tenuta poco prima di Novara-Siena. Le conferme, semmai, sono arrivate su

quanto già messo per iscritto l'8 marzo nella prima puntata

dell'interrogatorio in Figc dell'ex portiere del Siena che conquistò la A. E

cioè il quadro di un allenatore che voleva solo vincere e chiedeva ai suoi di

avere la stessa fame. Le posizioni di Mezzaroma sembrano essere oggi più

solide, o, comunque, sembrano per niente indebolite dal controllo incrociato

che i federali hanno provato a fare chiamando Coppola di nuovo. Al momento le

circostanze raccontate da Carobbio non trovano appiglio su altre testimonianze

se non quelle dei giocatori dell'AlbinoLeffe, che hanno detto sì di essersi

incontrati prima del match col Siena, ma che non hanno mai citato né Conte né

il presidente del club toscano.

Oggi è il giorno di Massimo Mezzaroma in Procura Figc, su di lui convergono

le accuse di Gervasoni e Carobbio. Sarà l'antipasto di domani, quando alle 15

in via Po sarà scattata l'ora di Antonio Conte.

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L’analisi In un mercato al risparmio nei prossimi anni prevarranno non i più bravi, ma i più ricchi

La sobrietà travolta dai

club vincenti e indebitati

di MARIO SCONCERTI (CorSera 12-07-2012)

L'Associazione calciatori facendoci sapere che gli stranieri in Italia sono

ormai quanto gli italiani, ha fornito tra le righe un dato molto più grave e

importante: che i tesserati in serie A sono 757, cioè 38 a squadra. Questo

significa che ogni società in media paga due squadre ogni stagione, una che la

domenica gioca o va in panchina e una che sta a guardare. Se l'Associazione

avesse fatto un po' di conti avrebbe scoperto che quasi l'intero deficit

annuale del calcio è fatto dagli stipendi dei calciatori che non giocano. Il

problema non è dunque la nazionalità del calciatore, ma il fatto che i

calciatori siano in ogni squadra quattro per ogni ruolo.

È questa la grande calamità che il mercato non può aiutare a risolvere. Se ci

sono troppi calciatori, nessuno compra e nessuno vende davvero. Il numero non

cala mai. Per tentare di uscirne molti club hanno cominciato a regalare i

giocatori. Julio Cesar e Forlan sono gli esempi più attuali, ma alcuni

pensionamenti importanti al Milan hanno avuto la stessa origine. Per

alleggerire i monti-ingaggi, molte società lasciano andare in scadenza i

contratti, anche quelli importanti. La crisi economica ha fatto il resto, si è

abbattuta infatti sul calcio da due direzioni opposte: dalla parte del

consumatore (lo spettatore-tifoso) e soprattutto da quella dell'imprenditore

presidente che ha visto entrare in difficoltà la sua attività originale,

quella vera, che gli permette di divertirsi con il calcio. Tutto questo sta

producendo alcuni risultati importanti. Un parziale livellamento tecnico

inevitabile e un abbassamento dei compensi dei calciatori quasi sconosciuto.

Negli ultimi vent'anni, dalla legge Bosman che ha aperto le frontiere,

all'inizio dei pagamenti per i diritti televisivi, gli stipendi dei giocatori

sono andati crescendo senza limiti. Ogni nuova entrata è sempre finita nelle

loro buste paga. Per la prima volta adesso si sta cercando di mettere un freno,

non solo in Italia. In tutta Europa il mercato è decisamente fermo. Anche Van

Persie è sempre lì. Per la prima volta anzi si pensa di cedere i migliori pur

di ridurre le spese (la vecchia sindrome Ibrahimovic). È una grande novità che

sarà però travolta dalla forza senza limiti di sceicchi e petrolieri, una

decina di società che vogliono e possono rilanciare sempre. Questo fa pensare

che anche nei prossimi anni non vincerà il migliore ma il più ricco. Non il

più bravo ma solo chi potrà ancora indebitarsi liberamente.

-------

Pirlo, l'autogol che

Allegri non ammette

di ALBERTO COSTA (CorSera 12-07-2012)

A nessuno piace tirare in ballo i propri autogol ed è pertanto

giustificabile il fastidio con cui Massimiliano Allegri da un po' di

tempo in qua si vede costretto ad affrontare la querelle riguardante

Andrea Pirlo. Due sono i capisaldi difensivi utilizzati a più riprese

dal tecnico rossonero per giustificare il passaggio del von Karajan

azzurro dal Milan alla Juventus, un'operazione di pronto soccorso nei

confronti di una diretta concorrente che non ha riscontri a memoria

d'uomo: 1) la società (Galliani) gli aveva proposto (a Pirlo) soltanto

un anno di contratto aggiuntivo; 2) il giocatore aveva necessità di

nuovi stimoli perché «dopo 10 anni nello stesso posto uno un po' si

adagia» (dichiarazione rilasciata domenica 3 giugno sulla Love Boat

rossonera in crociera nel Mediterraneo). A proposito del primo punto

Allegri evita ovviamente di approfondire le ragioni che, al di là dei

risvolti economici, avevano indotto il Milan a offrire al suo campione

forse più determinante il prolungamento di una sola stagione del

contratto già in essere. La verità vera è che, anche con il suo (di

Allegri) decisivo contributo, Galliani and company si erano convinti

del fatto che Pirlo fosse finito: alla frutta, pronto per il carrello

dei bolliti, alla canna del gas. Una cantonata bella e buona, come

certificato dal recente Europeo. Punto secondo: l'ipotesi della

consunzione delle motivazioni causa ripetitivo tran tran decennale a

Milanello, oltre a suscitare la graffiante ironia di uno che, grazie

al calcio sinfonico di Pirlo ha vinto tutto quello che c'era da

vincere («Credo che Andrea sia sempre stato un po' adagiato: anzi, non

escludo che sia nato già adagiato e comunque sono convinto che

continuerà ad essere adagiato ancora per un bel po'» ha infatti

commentato Carlo Ancelotti), è certamente campata in aria, soprattutto

in una repubblica come quella rossonera che ha fatto della fedeltà nei

secoli e di un senso di appartenenza fuori dall'ordinario la propria

politica vincente. Se la tesi di Allegri avesse un minimo di

fondamento forse Baresi, Maldini, Tassotti, Costacurta, Albertini,

Filippo Galli, Donadoni, Ambrosini e compagnia cantante sarebbero

un po' meno dentro la storia del Milan. E Adriano Galliani,

verosimilmente, non avrebbe la possibilità di snocciolare la lunga

serie di trofei vinti in un quarto di secolo di epopea berlusconiana

con i quali, attraverso il Milan di ieri, ci si sta sforzando di

convincere i tifosi a non pensare al Milan di domani.

___

il Giornale 12-07-2012

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ESCLUSIVA TJ - Paolo Ciabattini: "Vi spiego il Fair Play Finanziario. La Juve se vuole il Top Player deve vendere tanto e bene"

Gaetano Mocciaro - Tuttojuve.com - 12-07-2012

Paolo Ciabattini: "Vi spiego il Fair Play Finanziario. La Juve se vuole il Top Player deve vendere tanto e bene".

Ciabattini paolo autore del libro “Vincere con il fair Play Finanziario” e Direttore Operativo di Pioneer Italia Spa, ci introduce al Fair Play finanziario a 360°, valutando la situazione non solo della Juventus ma facendo uno screening generale sulla situazione europea. In esclusiva per TuttoJuve.

Qual è attualmente la situazione delle squadre più titolate rispetto al Fair play Finanziario?

"Che il Fair Play Finanziario sia molto presente oggi, lo dimostra l’attuale campagna acquisti di molti top club. Un po' in tutta Europa le squadre stanno cercando di allinearsi a quelli che sono i parametri da rispettare previsti dalla normativa UEFA. Si spende sicuramente di meno. Basti pensare che l'acquisto più importante in Europa in più di un mese è stato Hazard, 40 milioni, poi Lavezzi vicino ai 30, Giovinco, Kagawa e Jordi Alba. Niente a che vedere con gli anni passati. Le inglesi sono quasi ferme così come le spagnole. Le italiane spendono poco o niente, a parte la Juve che ha pagato molto anche Isla e Asamoah. In Germania il Bayern, che può permetterselo, ha preso soltanto Mandzukic per 14 milioni. Le russe stanno muovendosi meno che nel recente passato".

Fra le italiane c'è la posizione dell'Inter che è da valutare

"Ho fatto una proiezione del bilancio che si è chiuso al 30 giugno 2012 e di quello che si chiuderà il 30 giugno 2013, dell'Inter, è posso affermare che anche rescindendo con Forlan, Lucio, Julio Cesar e Stankovic che valgono un risparmio di circa 35 milioni di euro sul costo degli stipendi, più la cessione a 8 milioni di euro di Maicon, che impatta altri 15 milioni di euro compreso lo stipendio risparmiato, oltre il saving deruvante dal costo dell'ingaggio di Cordoba (netto 3 milioni), l'Inter non sarebbe ancora in linea con i parametri previsti dalla normativa. Mancano ancora qualche decina di milioni di euro (30/40). La cessione di Sneijder potrebbe risolvere il problema. Sei milioni netti di stipendio significano 12,5 milioni circa al costo. Ai quali andrebbero aggiunti circa 15 milioni di plusvalenza se venduto a 20-22 milioni, più ancora l’ammortamento del cartellino risparmiato di circa 2/3 milioni. Totale impatto 35 milioni circa. In questo modo l’Inter completerebbe una clamorosa rincorsa iniziata nel 2007 quando accumulava 216 milioni di euro di perdita e rientrerebbe nei parametri. Più facile a dirlo che a farlo".

Ci spiega più nel dettaglio ?

"Il primo periodo di monitoraggio del FPF si riferisce ai bilanci 2012 e 2013 in cui la perdita aggregata non deve superare i 45 milioni. C'è una clausola che permette però di dedurre il costo degli stipendi dei contratti firmati prima del 1 giugno 2010 soltanto in riferimento al bilancio 2012. Riguardo il bilancio 2012 dell’Inter, possiamo semplificare dicendo che gli impatti positivi derivanti dalle cessioni di Eto’o e Tiago Motta, si compensano con le plusvalenze del 2011 di Balotelli e Burdisso e i 12 milioni di minor ricavi tra diritti e botteghino derivanti da un turno di Champions in meno nel 2012. Il risultato potrebbe quindi essere in linea con la perdita prima delle imposte del 2011, vale a dire 80/85 milioni che verrebbe comunque completamente ammortizzata dalla clausola sugli stipendi. Si tratta quindi di limitare a 45 milioni la perdita dell’esercizio 2013. Un ulteriore sforzo di quasi 100 milioni di euro se si considerano le plusvalenze del 2012 e i mancati introiti dalla Champions del 2013".

E gli altri top club cosa stanno facendo?

"Il Manchester City che nel 2011 ha fatto registrare una perdita clamorosa di 225 milioni di euro, incrementerà di molto il fatturato nel 2012 e nel 2013, ma questo non gli permetterà di rientrare all’interno dei parametri. La perdita aggregata del biennio sarà di molto superiore ai 45 milioni di euro consentiti. Riguardo Paris Saint-Germain e Malaga, dipenderà dalla campagna acquisti di quest'anno, ma anche dal loro percorso in Champions. Le squadre inglesi beneficeranno del nuovo contratto sui diritti televisivi (3,5 miliardi di euro all'anno) che porterà ad un aumento degli introiti in relazione ai diritti televisivi domestici per ogni club della Premier tra 30 e 50 milioni di euro. Questo impatto positivo insieme alla vittoria della Champions dovrebbe salvare il Chelsea. Real e Barça per adesso non sembrano avere grossi problemi nonostante la situazione delle banche spagnole. Fatturato in crescita e costi contenuti all'interno dei ricavi generati".

E le altre squadre italiane?

"Il Milan che chiude il bilancio 2012 al 31 Dicembre e che quindi ha un po' più di tempo a disposizione per adeguarsi, con i contratti scaduti e non rinnovati (Zambrotta, Gattuso, Seedorf, Inzaghi, Aqulilani, Nesta, van Bommel) sarebbe già all'interno dei parametri. Per compare però deve vendere. I 60 milioni per Ibra e Thiago Silva sarebbero importanti per rifondare la squadra e preparasi al secondo periodo di monitoraggio che prevede per il triennio 2012-2013-2014 una massima perdita aggregata ancora di 45 milioni. Ciò significa che chi fa 45 di perdita nel primo periodo (2012-2013) nel 2014 deve necessariamente raggiungere il pareggio di bilancio. Il Napoli con la cessione di Lavezzi ha recuperato la perdita dei proventi Champions nel 2013 e chiuderà come sempre in utile, abbondantemente all'interno dei parametri UEFA".

Veniamo alla Juve. Qual è a posizione dei bianconeri?

"Ha speso molto e chiuderà il bilancio del 2012 con una perdita che potrebbe essere intorno ai 65 milioni, 30 in meno rispetto ai 95 del 2011. Nel 2013 si gioverà dei ricavi aggiuntivi provenienti dalla Champions, dallo stadio (aumenti prezzi), e dal nuovo sponsor Jeep, Per comprare il top player rimanendo all'interno dei parametri UEFA dovrà però vendere i tanti esuberi (Melo, Krasic, Ziegler, Martinez, Iaquinta, Pazienza, Motta, Padoin, un attaccante) senza generare minusvalenze. Questa è la parte più difficile. Vendere in un mercato con poche risorse giocatori che non sono stati pagati poco e che rispetto al valore dimostrato hanno ingaggi elevati senza generare minusvalenze. L’operazione Elia in senso stretto ad esempio, ha rappresentato un impatto negativo di 2,2 milioni sul conto economico. Se consideriamo anche il costo dello stipendio ed il fatto che il giocatore non verrà sostituito è comunque un risparmio".

Che sanzioni verranno applicate a chi non rispetterà i parametri previsti dalla normativa?

"Le sanzioni rispetto al primo periodo di monitoraggio impatteranno sulla stagione 2014-2015 e andranno dalla riduzione dei premi UEFA, al blocco del mercato calciatori (non poter utilizzare i giocatori comprati prima di una certa data), all'esclusione dalle competizioni europee per uno o due anni in caso di qualificazione in una delle prossime 5 stagioni, ad esempio".

Quale sarà la relazione tra le sanzioni e lo scostamento rispetto alla massima deviazione prevista?

"La relazione tra le sanzioni e lo scostamento rispetto alla massima deviazione prevista, deve essere ancora deciso dalla UEFA. Significa che se fai una perdita aggregata di 80 invece di 45, quindi con uno scostamento negativo di 35 milioni ancora non si sa quanto questa potrà essere considerata grave. Dipenderà da cosa faranno tutti i club".

La campagna acquisti appena iniziata rappresenta per molti club l’ultima occasione per allinearsi ai requisiti previsti dalla normativa del Fair Play Finanziario. Perché si parla così poco di questo tema?

"Fino a pochi mesi fa se ne parlava molto di più, mentre adesso proprio quando molti club hanno modificato le loro strategie di mercato rispetto al recente passato per poter velocemente rientrare all’interno dei parametri del famigerato Fair Play Finanziario, non lo si nomina quasi più. Ci si limita a dire: “In questo momento di crisi non è più possibile comprare”, “Non ci sono più soldi”, “I risultati di bilancio dei gruppi proprietari dei club non permettono più di operare come prima”, “Il calcio italiano non può più permettersi certi giocatori” etc. Gli stessi dirigenti del calcio, che adesso si stanno impegnando per rispettarlo e che fino a ieri ne avevano parlato con una certa frequenza, si guardano bene dal nominarlo. È quasi come se ricordare che esiste volesse significare doversi impegnare ancora di più per rispettarlo. È quasi come se significasse non potersene più liberare qualora non si riuscisse a rispettarlo. Si, perché ogni tanto si sente parlare anche della Superlega, alla creazione della quale, secondo qualcuno, si potrebbero appellare i club esclusi dalle competizioni europee. In effetti il Fair Play Finanziario è una normativa piuttosto flessibile, ma la sua apparente poca rigidità si spiega con la necessità almeno iniziale di aiutare il più possibile i club a intraprendere la giusta direzione senza penalizzarli troppo. Se fosse stata meno flessibile, avrebbe forse raccolto più consensi e avuto più credibilità, ma l’importante è quello che la UEFA farà nei prossimi anni. Se le nuove strategie dei club improntate al contenimento dei costi all’interno degli introiti generati dal club stesso dipendano dalla situazione economica generale e quindi dei gruppi industriali a cui appartengono i club o dalla normativa del Fair Play Finanziario, questo cambia poco. Possiamo dire però che il Fair Play Finanziario è stato richiesto dai mecenati stessi, stufi e preoccupati di dover ripianare le perdite dei loro club all’infinito. Se non ci fosse stato il FPF, i presidenti avrebbero continuato a spendere come nel passato. Lo dimostra la storia del calcio. Ad esempio se consideriamo gli anni 2008, 2009, e 2011, la Saras ha ottenuto all’incirca lo stesso utile di bilancio in tutti e tre gli esercizi mentre l’Inter nel 2011, l’anno alle soglie dell’introduzione della normativa del FPF, ha fatto registrare una perdita di 86 milioni di euro, che è circa la metà di quelle evidenziate invece nel 2008 e 2009. L’importante è comunque che il calcio esca rapidamente da questa situazione di profondo squilibrio economico finanziario e a giudicare da queste prime settimane di mercato, improntate all’insegna della parsimonia e dell’attenzione ai costi, sembrerebbe di si alla faccia degli sceicchi spendaccioni".

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Terza stella, ora Agnelli

rischia il deferimento

Ha detto di non riconoscere il conteggio degli

scudetti della Figc. In caso di processo potrebbe

anche essere squalificato, ma fin qui la Procura non

gli ha mai chiesto conto degli attacchi contro Abete

di GIOVANNI CAPUANO (PANORAMA.IT 12-07-2012)

La sortita di Andrea Agnelli sull'aritmetica degli scudetti diversa da quella

della Figc potrebbe costare al presidente della Juventus un deferimento per

dichiarazioni lesive del prestigio, della reputazione e della credibilità

dell'istituzione federale. Agnelli ha usato poca diplomazia per spiegare la

scelta di oscurare le due stelle dalla maglia juventina della prossima

stagione sostituendole con la scritta '30 sul campo'. Un'esigenza dettata

forse anche dal malcontento serpeggiante nel popolo bianconeri e in

particolare nelle frangie più decise nel voler rivendicare i titoli cancellati

da Calciopoli e che hanno giudicato la decisione di non mettere la terza

stella come un passo indietro dopo me di battaglie e dichiarazioni.

La spiegazione fornita da Agnelli è suonata, dunque, come una nuova

dichiarazione di guerra ad Abete: "Abbiamo preso le due stelle e le abbiamo

tolte perché non riconosciamo più il conteggio della Federazione" ha detto

chiarendo poi a cosa si riferisse perché non restassero dubbi. "Noi contiamo i

nostri titoli: uno, due ,tre e... arriviamo a 30. La Figc parte e a un certo

punto ne salta due e si ferma a 28" è l'aritmetica diversa che affonda le

radici come ovvio nella scelta di non revocare lo scudetto 2006 all'Inter.

Una delegittimazione completa della Federcalcio e dei suoi atti a partire

dalla delibera che nel maggio del 1958, proprio su proposta della Juventus,

spinse il Consiglio Federale a istituire "un particolare distintivo di cui

possono e potranno fregiarsi le società che abbiano vinto 10 campionati di

Divisione Nazionale Serie A", per finire con la dichiarazione di incompetenza

del luglio scorso sull'esposto relativo a Calciopoli.

Il Codice di Giustizia Sportiva fa riferimento ai rapporti tra società,

tesserati, dirigenti e organi istituzionali in un paio di passaggi.

Nell'articolo 1 ('Doveri e obblighi generali') obbliga i primi "all'osservanza

delle norme e degli atti federali" e a comportarsi "secondo principi di lealtà,

correttezza e probità". All'articolo 5 ('Dichiarazioni lesive') si specifica

che qualora le dichiarazioni "ledano direttamente o indirettamente" prestigio

e credibilità dell'istituzione federale scatta il deferimento e il processo a

meno che l'autore della dichiarazione non sia in grado di "provare la verità

dei fatti".

Per capire sono gli articoli per cui in passato sono stati spesso deferiti e

squalificati presidenti 'focosi' come Prezioni, Lotito o Zamparini per aver

messo in dubbio la buona fede di arbitri e Figc dopo qualche direzione di gara

controversa. Dichiarando di non riconoscere l'aritmetica della Federazione

Agnelli si è forse spinto oltre e in ogni caso ha aperto un nuovo fronte di

polemica con il presidente Abete che aveva avallato la scritta '30 sul campo

quasi come onorevole compromesso tra la guerra totale rappresentata

dall'indossare la terza stella e una resa senza condizioni da parte della

Juventus.

Sarà la Procura federale a decidere se esistono gli estremi per il

deferimento di Agnelli che rischia un'ammenda da 2.500 a 50.000 euro o - se la

critica fosse giudicata grave - una squalifica fino all'inibizione a tempo a

ricoprire qualunque carica federale o rappresentare la Juventus nelle sedi

istituzionali. Nulla di irreparabile, ma si tratterebbe di un gesto dal grande

valore politico. In passato gli attacchi verbali alla Figc da parte dei

dirigenti juventini sono stati tollerati. Nel maggio scorso, ad esempio,

nessuno chiese conto ad Agnelli del tweet al veleno contro Abete: “Se dopo un

anno dalla presentazione del nostro esposto nessuno si muove evidentemente è

perché qualcuno ha la coscienza sporca”. Va anche detto che non esiste alcun

obbligo di mettere sulla maglie le stelle ma solo la possibilità così come

sancito dalla delibera del 1958. Anche il regolamento della Lega non cita in

alcun passaggio la questione.

Sul tavolo c'è la causa da 443 milioni di euro per il risarcimento dei danni

provocati dalle sentenze dell'estate del 2006 al centro anche del tentativo di

mediazione promosso dal presidente del Coni Petrucci e fallito in inverno. Una

partita delicata e che fin qui ha evidentemente consigliato prudenza agli

organi federali. Ora però Agnelli ha esplicitato la sua delegittimazione del

massimo organismo del calcio italiano. Potrà la Figc girarsi dall'altra parte

e fare finta di niente?

___

GaSport 13-07-2012

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IL TEMPO 13-07-2012

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___

Quelle frasi di Agnelli e il disagio Figc

art.non firmato (TUTTOSPORT 13-07-2012)

COME era “aritmeticamente” prevedibile, in Federcalcio non

hanno apprezzato la gratuità dell’ironia di Agnelli sui trenta

scudetti e sulla diversa tipologia di conteggio tra Torino e

Roma. Un disagio contenuto, certo, perché dal presidente Abete

in giù tutti si sono imposti di non alimentare polemiche a

distanza e di abbassare il profilo dello scontro. Al punto che i

federali non hanno voluto rendere noto che nelle settimane

scorse anche loro hanno dato l’ok a Fifa e Uefa per la scritta

“30 sul campo” collocata sotto il logo. Piccole baruffe, insomma,

fini a se stesse. Secca invece la smentita sulle voci circolate

nel pomeriggio di ieri che davano Agnelli deferito: qualcuno le

avrebbe bollate come “minchiate”.

___

MAILBOX il Fatto Quotidiano 13-07-2012

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___

Le figurine di Agnelli

di Libeccio (indiscreto 13-07-2012)

Il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha dichiarato che non riconosce

il sistema di conteggio della Federazione Italiana Calcio e che in ragione di

tale nuova e cervellotica posizione, ha ritenuto di non apporre alcuna stella

sulla maglia della Juventus fresca vincitrice del Campionato italiano di

calcio. E come se alla fine di una partita qualcuno che ha perso 3 a 1

dicesse: “Siccome il mio gol vale 4, ho vinto con un gol di scarto”. Prima

aveva deciso di scrivere sulle maglie (neanche fosse una recita di fine anno)

“30 sul campo”. Si vede che è abituato a fare un po’ come gli pare, il

rampollo Agnelli. Del resto le vecchie abitudini di famiglia sono ben

difficili da cambiare. Un altro che fa un po’ come gli pare è Sergio

Marchionne che di fronte ad una sentenza di un Tribunale italiano che

reintegrava al lavoro un certo numero di operai ha sostanzialmente detto: e

chi se ne frega.

In realtà l’uscita “estiva” di Andrea Agnelli è sembrata a tutti quella che

effettivamente è: una frenata improvvisa ai proclami molto arroganti sulle tre

stelle e al fatto che per mesi la gran assa della comunicazione Juve abbia

suonato proprio questo genere di musica. Deve essersi reso conto (Agnelli)

che si stava mettendo in una brutta situazione dalla quale difficilmente poi

sarebbe uscito e quindi ha pensato bene di cambiare completamente strategia

attraverso una ritirata abbastanza rabberciata. Se non vinco non gioco ed

anche se non posso mettere il numero di stelle che meglio mi aggrada

preferisco non mettere nulla, è la sintesi che si può trarre dalla vicenda.

Del resto il giovane (per gli standard italiani) Agnelli non è nuovo a certe

magre figure che tentavano di ribaltare la situazione di Calciopoli a

vantaggio della Juventus da lui considerata (e come poteva essere altrimenti)

l’unica vittima, l’agnello sacrificale, il vaso di coccio tra quelli di ferro,

l’unica società al mondo sulla quale una torbida macchinazione aveva giocato

ai fini di una cancellazione della società dal calcio che conta grazie ad una

velenosa trappola organizzata dai poteri forti del calcio italiano. Una

barzelletta insomma, che però in parte è stata accreditata dai giornali amici,

dalle tv collaterali, da opinionisti che probabilmente tengono famiglia come

la tenevano ai tempi di Moggi. E le famiglie, si sa, con il crescere aumentano

anche i bisogni.

La Juventus ha chiesto alla FIGC ben 443.725.200 euro per i danni

ingiustamente patiti a “seguito dell’illecita condotta tenuta” tesa a

penalizzarla, favorendo altre squadre (l’Inter). La Juventus ha chiesto anche

il commissariamento della Federazione. Sul tema nei giorni scorsi è circolata

una indiscrezione rilanciata dal settimanale L’Espresso - secondo la quale la

Corte dei conti del Lazio depositerà a breve l’atto di conclusione

dell’inchiesta che non si esprime proprio nel senso auspicato dal Presidente

Juventus: la Figc non può essere ritenuta responsabile proprio di nulla e di

qualsivoglia danno erariale per la decisione assunta il 18 luglio 2011 quando,

affermando la sua incompetenza a decidere sulla richiesta della Juventus di

revocare all’Inter lo scudetto del 2006, aveva di fatto dichiarato la sua non

titolarità sul tema. La Juve aveva chiesto di verificare se, a causa della sua

azione, o meglio in questo caso della sua omissione, la Figc, che agiva per

conto della pubblica amministrazione in quanto inserita in un suo apparato

organizzativo come il Coni, fosse derivato un danno allo Stato. Da quanto

asserisce l’Espresso, pare proprio di no. E’ da dire che la sentenza non è

ancora stata emessa, quindi aspettiamo fiduciosi (non sappiamo in cosa, però).

La Juventus si era anche rivolta all’Uefa per verificare se i comportamenti

tenuti dalla Figc fra il 2006 e il 2011 fossero conformi ai principi dell’Uefa

stessa e se la Federazione non avesse peccato di inerzia nell’indagare; e di

conseguenza di verificare se fosse il caso di escludere dalla Champions League

l’Inter, che nella relazione di Palazzi era stata accusata di aver violato

l’art. 6 del CGS, quello relativo all’illecito sportivo. Su questo punto il

Disciplinary Board dell’Uefa aveva chiesto alla Figc chiarimenti in merito

alle azioni intraprese. L’esito della questione si è tradotto nella

archiviazione dell’esposto della Juventus per non sussistenza e non competenza

dell’Uefa. In più il Tribunale dell’Unione europea, con ordinanza nella causa

T- 273/09, aveva già rigettato un ricorso presentato dall’associazione

“Giulemanidallajuve” che contestava le sanzioni imposte alla Juventus nel 2006.

Per contrastare queste sanzioni, l’associazione “Giulemanidallajuve”

(crediamo esista veramente, non è uno scherzo) aveva presentato una denuncia

alla Commissione europea, ottenendone però nel 2009 un respingimento per

mancanza di interesse legittimo da parte dell’associazione e per insussistenza

di un interesse comunitario sufficiente per proseguire con ulteriori indagini.

Secondo la Commissione, infatti, l’associazione non rappresenta gli interessi

della Juventus, non agisce in nome di quest’ultima e non è riuscita a

dimostrare una lesione degli interessi economici dei suoi membri. Le

infrazioni allegate non sono inoltre tali da incidere sul commercio

intracomunitario e sul funzionamento del mercato unico. Contro questa

bocciatura, l’associazione aveva presentato ricorso al Tribunale Ue, che però

ha confermato su tutta la linea la posizione della Commissione respingendo il

ricorso.

Insomma, sconfitte una dopo l’altra sanciscono la donchisciottesca battaglia

di Andrea Agnelli per cancellare la vergogna di calciopoli e le provate

malefatte della Società che rappresenta. Dopo lo scudetto si era anche spinto

a far montare un trenta gigante sopra l’ingresso della sede sociale a Torino.

Ma anche qui alla fine ha fatto marcia indietro anche se con doppio

avvitamento carpiato. L’aspetto paradossale della vicenda è che la Juventus di

Andrea Agnelli ha vinto sul campo e che soprattutto ha buone possibilità di

continuare a farlo nei prossimi anni. L’ultima figura, anzi figurina viste la

pochezza delle argomentazioni, dell’erede Fiat (o di quel che ne rimane) è

proprio questa: screditare un sistema in cui sta vincendo e i cui dirigenti

fanno a gara nel non rispondere alle sue provocazioni.

Modificato da Ghost Dog

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___

MAILBOX il Fatto Quotidiano 13-07-2012

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abbiamo visto tutti il film.................................

w la rai...............o chi per lei poco cambia

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MAILBOX il Fatto Quotidiano 13-07-2012

aahU6VaG.jpg

Questo trafiletto è sicuramente un falso-

Si vede lontano un miglio.

Scommetto che oltre a quaesto sanna c'è anche il travagliato.

E' un covo questa specie di giornale

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mercato in Rosso

IL CALCIO SPAGNOLO FA I CONTI

CON LA GRANDE CRISI. FINALMENTE

di FILPPO MARIA RICCI (GaSport 13-07-2012)

Non sono più i tempi della Movida. Richiamata all'ordine da numeri spaventosi,

misure economiche di drastica brutalità e costosissime iniezioni di denaro

straniero, la Spagna ha smesso di far festa. Anche nel calcio. Alla chiusura

del mercato estivo manca più di un mese e mezzo ma i segnali sono

inequivocabili: sinora i 20 club della Liga hanno speso in tutto 32 milioni di

euro, meno di un decimo dei 346 milioni investiti la scorsa estate. La cifra è

ovviamente destinata a crescere, è lecito aspettarsi un colpo medio-grande del

Madrid (Luka Modric?), e movimenti da parte del Malaga, che ha alle spalle uno

sceicco e di fronte un preliminare di Champions League, e probabilmente anche

dal Barça, ma per molti altri club il mercato è già chiuso: l'Atletico che lo

scorso anno aveva incassato 67 milioni spendendone 68 oggi ne ha investito uno

per Diaz prendendo gratis Rodriguez e l'ex interista Emre. Nonostante abbia

venduto Dominguez (in Germania) per 8 milioni. Il Valencia che nel 2011 aveva

speso quasi 32 milioni quest'anno si ferma a 6, otto in meno dei 14 incassati

dal Barcellona per Jordi Alba (nella foto Reuters, la presentazione con il

presidente Rosell), sinora il colpo più caro del mercato spagnolo. Restando in

ambito Barcellona (che un anno fa ha preso Fabregas e Sanchez per 60 milioni)

due appunti. Ha perso Keita, un uomo che Guardiola considerava fondamentale,

per ragioni fiscali: il maliano aveva il contratto in scadenza ed è andato in

Cina rinunciando alla gloria per i soldi di un contratto che il Barça non può

più permettersi. Sinora i catalani pagavano il 24% di tasse sugli emolumenti

dell'africano, in caso di rinnovo avrebbero dovuto pagare il 52% per

l'abolizione della «legge Beckham», pensata per favorire l'ingresso dei

cervelli stranieri e costata al fisco spagnolo quasi 50 milioni solo per i

contratti di Kakà e Ronaldo (il cui rinnovo, col nuovo regime fiscale, sarà

dolorosissimo per il Madrid). Il Barça ha perso anche l'appoggio delle banche

che questa primavera hanno risposto no alla richiesta di un nuovo mutuo.

I prestiti stanno condizionando anche il Real Madrid: nel 2009 Caja Madrid,

che negava finanziamenti a chiunque, concesse a Florentino Perez 76 milioni

di euro. Grande scandalo, attutito dal clamore delle presentazioni di Kakà

e Ronaldo. Caja Madrid è finita nel pozzo senza fondo chiamato Bankia e

col crack di quest'ultima si è persino parlato di un possibile passaggio

dei cartellini dei due giocatori alla Banca Centrale Europea. Non succederà,

ma intanto il 3 luglio il Madrid, che sinora aveva pagato solo gli interessi,

ha versato 25 milioni di euro per la prima rata di rientro del prestito di cui

sopra e non sembra navigare nell'oro (come lo stesso Perez, alle prese con

un periodo economicamente nero).

Dopo aver vissuto per anni ballando allegramente sopra le righe del

pentagramma economico, ignorando o nascondendo pendenze con il fisco

(quasi 900 milioni di euro), stipendi non pagati, debiti in crescita vertiginosa

e amministrazioni controllate in serie, il calcio spagnolo fa i conti con la

crisi. Era ora.

___

L’OSSERVATORIO

Il conto molto salato

del calcio italiano

di GIANFRANCO GIUBILO (IL TEMPO 13-07-2012)

Alla fine, il calcio italiano è obbligato a onorare il conto. Quello che gli

hanno presentato decenni di gestione del professionismo affidati a dilettanti

allo sbaraglio, la classe dirigente di club illustri incapace di esprimere un

governo autonomo e responsabile. Si perdono nella notte dei tempi tutte le

occasioni perdute, tutte le priorità allegramente ignorate, tutti i reali

problemi elusi all’insegna del tirare a campare, senza considerare quanto ci

si avvicinasse al passo estremo. Sarà una casualità, ma da noi la sola società

in grado di operare sul mercato con reali ambizioni è la Juventus, unica a

godere del privilegio di un impianto di proprietà. Tutti gli altri hanno

privilegiato altre scelte, che hanno anche prodotto qualche traguardo tecnico

rilevante, come il «triplete» interista, ma senza curarsi del futuro. Quando

le carovane di cammelli si sono fermate nelle nostre invitanti oasi, ne sono

uscite con i forzieri meno pesanti, ma con oggetti di straordinario pregio.

Del resto, che cosa si pretendeva da dirigenti che per trent’anni si erano

rassegnati a fare a meno dei soldi di sponsors prestigiosi, perché la

Federcalcio imponeva di difendere la purezza delle magliette, scritte

rigorosamente vietate. Occasionale che, praticamente da sempre, chi guidava

la Lega fosse anche nell’organico federale, gli stessi personaggi al servizio

di due entità che dovevano trovarsi in istituzionale conflittualità. Sarebbe

bastato, per avere anni e anni di sovvenzioni industriali, opporre agli ukase

federali la minaccia di disertare la schedina del Totocalcio, vita e risorsa

di tutto lo sport nazionale. Che non sarebbe sopravvissuto se il popolo avesse

dovuto scommettere su Vogherese-Vado Ligure. Senza impianti, umiliati dalla

ineccepibile funzionalità palesata da ucraini e polacchi che avevano indotto

l’Uefa a cestinare il labile progetto italiano, siamo di fronte all’esigenza

di vendere i pezzi pregiati del salotto buono del Louvre gestito dagli

sceicchi. Avremo un campionato di medio livello, con inevitabili riflessi

anche sugli impegni europei, ormai gli stranieri veramente di alto rango

scelgono altre destinazioni, per una barca di soldi si può anche fare a meno

del sole amico, delle serenate, perfino degli spaghetti. Sarà dura, per i

bravi ragazzi, ma sopravviveranno.

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Mezzaroma nega tutto

Il Siena resta in ansia

Il presidente si difende, ma la Procura federale ha identificato

l'uomo che avrebbe chiesto a Coppola di perdere col Varese

di GAETANO IMPARATO (GaSport 13-07-2012)

Massimo Mezzaroma se l'è sbrigata in neanche due ore. L'interrogatorio del

presidente del Siena è durato molto meno del previsto, la sensazione palpata

appena uscito dagli uffici della Procura federale è che abbia parlato poco o

niente. O comunque smentito tutto e tutti in gran fretta. Tant'è che

difficilmente gli 007 di Palazzi lo riconvocheranno. Mezzaroma doveva

difendersi dalle accuse di Carobbio (suffragate indirettamente dal portiere

Coppola ieri l'altro) su Siena-Varese e poi da quelle di Gervasoni, che lo

tirava in ballo per Modena-Siena dove — secondo una ricostruzione doppiamente

indiretta del pentito — avrebbe pagato due avversari per assicurarsi la

vittoria. Ma l'impressione è che, oltre a una memoria difensiva presentata

dall'avvocato Paolo Rodella (ieri l'accompagnava all'interrogatorio), non ci

si sia addentrati nei dettagli e nella dinamica dei fatti che a Mezzaroma

vengono imputati. Quindi sì e no sfiorati AlbinoLeffe-Siena e Novara-Siena, le

due gare in cui viene accusato Conte.

Ottimismo forzato Circondato da giornalisti e telecamere (una gli sbatte

anche sul capo), il presidente del Siena svela nulla e regala battute. Quando

gli chiedono se abbia chiarito tutto, regala uno striminzito: «Sì, ma non c'è

nulla da commentare». Alla fine, le parti sono rimaste sulle rispettive

posizioni: tutto, ora, è delegato alla fase dibattimentale. Anche se nulla è

scontato, come dimostra la grande prudenza dei procuratori di Palazzi: né il

deferimento del padrone della società toscana, né conseguentemente quello del

Siena per «responsabilità diretta».

Balordo o dirigente? Come detto, due le gare che vedono Mezzaroma

chiamato in causa. Per Siena-Varese, secondo Carobbio, il presidente avrebbe

mandato un suo uomo a convincere Coppola a perdere la gara, con il

portiere che, abbastanza sconvolto, corse a svelare la cosa ai compagni.

Coppola, nell'audizione di mercoledì, avrebbe confermato il contatto con quello

che riteneva un balordo, un personaggio inattendibile che non prese nemmeno

in considerazione. Per l'accusa, invece, quel personaggio potrebbe essere Pier

Paolo Sganga legato al club toscano, con tanto di cariche ufficiali:

componente del Cda e delegato agli affari generali. Ma ancora la procura non

ha definito tutta la ricostruzione e la credibilità dell'ipotesi. Mezzaroma

sarebbe stato comunque davvero il mandante dell'invito a perdere?

Larrondo e Camilli Oggi ci saranno altri interrogatori «toscani». Ancora

due testi del Siena, Larrondo e Sestu, l'atteso Antonio Conte, ma anche

Piero Camilli, presidente del Grosseto. Camilli è chiamato in causa da alcuni

giocatori che, nell'inchiesta di Cremona condotta dal procuratore Roberto di

Martino, avevano raccontato di alcune combine, come Salernitana-Grosseto,

svelata nei dettagli da Turati proprio mercoledì pomeriggio in via Po.

___

L’INTERROGATORIO

Siena e Conte

garantisce Mezzaroma

Il presidente agli 007: «Il tecnico è un esasperato della vittoria, non può fare combine»

di EDMONDO PINNA (CorSport 13-07-2012)

ROMA - Massimo Mezzaroma si salva, salva il Siena e forse pure Conte. Il

mister X del Kazakistan, il pallore di Coppola, le parole di Stellini. Parole

di Gervasoni, parole di Carobbio, che sembrano però non più a tenuta stagna,

pur essendo i due pentiti altamente credibili. Forse, un mezzo punto per la

difesa. Forse, perché la battaglia (legale) sarà ancora lunga. Il club toscano

rischiava (rischia?) la serie B, il coinvolgimento del presidente (vale anche

per un dirigente con potere di firma) porta sempre alla retrocessione.

Mezzaroma, però, accompagnato dal suo legale di fiducia, Paolo Rodella, ha

respinto tutte le accuse davanti alla Procura federale. Fornendo un assist al

suo ex tecnico (che sarà interrogato oggi): «Conte che vende una partita? Mi

viene da ridere, lui è un esasperato della vittoria» .

CATENACCIO - Massimo Mezzaroma è arrivato alle 9.59 in via Po. Ad attenderlo,

il vice procuratore Squicquero e l’avvocato Giampaolo Pinna. Quattro le

contestazioni, ha respinto ogni addebito. Le più gravi, secondo l’accusa:

Modena-Siena 0-1 (Gervasoni disse che «Gegic riferì di aver appreso da un suo

amico del Kazakistan che il presidente del Siena diede dei soldi ai giocatori

del Modena Tamburini e Perna per vincere l'incontro» , però i due modenesi, a

Palazzi, hanno negato tutto) e Siena-Varese 5-0 (ne parlano sia Gervasoni, che

cercò Carobbio per la combine, sia lo stesso Carobbio, che riferì che «Coppola

entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che era stato

avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c’era

la possibilità di perdere la partita e gli aveva detto che il presidente

intendeva scommettere o aveva scommesso sulla nostra sconfitta. Intendo

riferirmi al presidente Mezzaroma (... ) In seguito ho appreso da Stellini

(vice di Conte, ndr) che la proposta era stata fatta da Mezzaroma anche allo

staff tecnico e anche loro si erano rifiutati» ). In più c’è Albinoleffe-Siena

1-0 (indiziata per un’eventuale responsabilità diretta, visto che Carobbio

riferisce che «in settimana si parlò molto tra calciatori, allenatore e

società dell’accordo raggiunto con l’Albinoleffe» ) e Novara-Siena, per la

quale è stato chiesto conto anche del comportamento di Conte. Accuse o ipotesi

d’accusa respinte, così come eventuali motivi di risentimento di Carobbio nei

suoi confronti (se non, forse, l’essersi ritrovato dalla serie A conquistata

col Siena allo Spezia in C1). Troppo poco. Forse.

___

Scommesse Ieri l’interrogatorio del presidente del Siena. Oggi tocca a Conte, Larrondo e Sestu

Mezzaroma non convince la Procura

di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 13-07-2012)

Davvero Massimo Mezzaroma ha scommesso e comprato alcune partite del Siena?

Il sospetto nato dalle confessioni dei pentiti Filippo Carobbio e Carlo Gervasoni

sembra non aver trovato risposte convincenti nell’audizione del presidente

bianconero. E ora il Siena rischia grosso. «Sereno e tranquillo» all’arrivo

negli uffici della Procura federale, dopo quasi due ore d’interrogatorio

Mezzaroma ha spiegato in modo sintetico di aver «chiarito tutto». Le risposte

fornite dal presidente su quanto affermato da Gervasoni («Gegic mi riferì di

aver appreso da un suo amico del Kazakistan che il presidente del Siena diede

dei soldi a Tamburini e Perna per vincere l'incontro Modena-Siena del 26

febbraio 2011, terminato 0 a 1») e soprattutto da Carobbio sulla partita

Siena-Varese 5-0 del 21 maggio 2011 («Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato

in volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona

vicina al presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere

la partita») sembrano però non aver convinto appieno i collaboratori di

Palazzi. Oggi la Procura cercherà nuovi riscontri sul Siena ascoltando i

calciatori Larrondo e Sestu, ma soprattutto l'ex tecnico Antonio Conte, la cui

audizione è prevista nel pomeriggio. L’attuale allenatore della Juventus -

arrivato ieri a Roma accompagnato dagli avvocati Chiappero e De Rensis - è

stato chiamato per far luce sulle accuse mosse nei suoi confronti da Carobbio:

le partite sotto osservazione sono la già citata Siena-Varese,

Albinoleffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 e soprattutto Novara-Siena 2-2 del 30

aprile 2011 («Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto

avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio»). In giornata la

Procura ascolterà anche Fabio Giacobbe (amico del pentito Masiello), il

calciatore della Sampdoria Da Costa e soprattutto il presidente del Grosseto

Piero Camilli, tirato in ballo da Turati e Joelson per le presunte combine di

Salernitana-Grosseto 3-4 e Ancona-Grosseto 1-1 dell'aprile 2010: accuse

pesanti per il club toscano, a forte rischio così come il Siena.

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SCOMMESSOPOLI: GLI INTERROGATORI

Mezzaroma lo difende

E la tesi di Carobbio

comincia a scricchiolare

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 13-07-2012)

ROMA. Un giorno atteso da tre mesi, praticamente da quando sono uscite le

prime accuse di Filippo Carobbio e quel «Conte sapeva», che oggi pomeriggio il

tecnico bianconero è chiamato a smentire in procura federale, nella trasferta

più complicata della sua carriera calcistica. La difesa del tecnico punterà a

scardinare l’accusa più grave, quella di una partecipazione attiva agli

illeciti per le gare Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. I suoi legali

(Chiappero e De Rensis) partiranno da un punto: Conte non ha mai preso parte

a nessuna combine. Negli ultimi giorni serpeggia l’ipotesi di patteggiamento, ma

i legali del tecnico fanno sapere che non sarà quella la base di partenza.

Hanno in mano tutte le accuse di Carobbio, mancano solo le sei ore del suo

ultimo interrogatorio dove non pare abbia alzato l’asticella. La procura

potrebbe contestargli un’omessa denuncia (da 6 mesi a 1 anno di squalifica),

quella patteggiabile anche a due terzi della pena. Conte potrebbe così

strappare anche 2 mesi di squalifica e comunque non si tratterebbe di

un’ammissione di colpa. Ipotesi impraticabile nel caso di illecito, che per

patteggiare richiede la collaborazione. Diversi i punti di distanza tra le

“verità” di Carobbio e quelle di Conte, che mirerà a scardinare la credibilità

del pentito a partire dai rapporti non idilliaci tra i due (compreso un

litigio tra mogli). Non solo, sembra che Carobbio ce l’avesse con il Siena per

non essere stato confermato dopo la promozione in serie A. I legali

dell’allenatore, faranno notare come tutti i componenti dello spogliatoio del

Siena abbiano negato qualsiasi conoscenza delle combine. Oggi le audizioni

anche di Sestu e Larrondo (oltre a Camilli e Da Costa): Palazzi cerca

l’appoggio a Carobbio, ma il rischio è un’omessa denuncia collettiva. Per il

caso Bologna-Portanova, la Figc ha convocato l’intero spogliatoio dei rossoblu,

in questo caso si è limitata a meno della metà. Ecco perché per facilitare il

compito a Palazzi, Conte fornirà una testimonianza giurata di tutto il Siena.

Per lui giocano a favore le dichiarazioni di Coppola su Novara-Siena («Ho

partecipato a quella riunione tecnica, e mi ricordo dell’emozione provata alle

parole del mister che ci esortò a dare il massimo»), mentre le accuse di

Carobbio a Stellini potrebbero proprio scagionare Conte nel caso il suo vice

avesse agito a sua insaputa. Ieri ha deposto il suo ex presidente, Massimo

Mezzaroma, al quale è stato chiesto delle due combine con Novara e AlbinoLeffe,

e del presunto avvicinamento a Coppola (episodio smentito dal portiere) di un

suo emissario per perdere con il Varese. Difficile - stando a Mezzaroma -

visto che Coppola non giocava quel match. Negato anche il tentativo di

corrompere Perna e Tamburini del Modena, appreso da Gervasoni da un amico

kazako di Gegic. Mezzaroma avrebbe anche spiegato come Conte non gli avrebbe

mai permesso di interferire nello spogliatoio. Per Palazzi Carobbio resta

credibile, ma qualche dubbio inizia a circolare.

___

Conte e la partita decisiva

E la difesa va all'attacco

Alle 15 Palazzi interroga il tecnico della Juve tirato in ballo da Carobbio

La strategia degli avvocati: acredine tra mogli e nessun riscontro

di FRANCESCO CENITI & G.B. OLIVERO (GaSport 13-07-2012)

Alle 15. L'orario è quello tipico delle partite italiane. E in un certo senso,

pur non essendo sabato o domenica, quella di oggi a Roma è un «sfida»

importante per Juve e, soprattutto, Antonio Conte. Dopo quasi 5 mesi dal

momento in cui il suo nome è comparso in un verbale della Procura federale, il

tecnico potrà difendersi e raccontare la sua versione. Lo farà, come abitudine,

in attacco. Non limitandosi a respingere le contestazioni che arriveranno

dagli 007 di Palazzi. Accuse pesanti basate solo sulle parole del pentito

Filippo Carobbio. L'ex centrocampista del Siena, arrestato lo scorso 19

dicembre nell'inchiesta del calcioscommesse, ha chiamato in causa il suo

vecchio allenatore per Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. Accuse che sulla

carta potrebbero portare a un deferimento per illecito e quindi a una

possibile lunga squalifica. Accuse che gli avvocati di Conte (De Rensis e

Chiappero) rispediranno al mittente. I legali hanno depositato delle indagini

difensive corpose, tese a dimostrare come Carobbio (giudicato attendibile

dalla Procura) avesse motivi di acredine nei confronti dell'allenatore. Un

risentimento familiare che coinvolge la moglie. Questo è il punto di partenza.

A seguire una serie di ricostruzioni per far vacillare le certezze dell'accusa

che per ora non ha trovato sponde (leggi testimonianze). Nonostante questo la

partita è aperta a qualsiasi soluzione. Pareggio compreso.

Notte romana Ieri Conte e i suoi avvocati sono arrivati alle 17 nella

Capitale. Subito dopo la delegazione juventina si è ritrovata per una lunga

riunione. Gli avvocati hanno fatto il punto della situazione e tracciato la

linea da seguire dinanzi alla Procura. Nessuno si aspetta tappeti rossi o una

audizione morbida. Al contrario è probabile che gli 007 di Palazzi alzino la

voce. Sarà una partita a scacchi. Ogni mossa dovrà valutare conseguenze

e risposta della controparte. Di sicuro prima delle 15 le posizioni restano

distanti: Palazzi senza ammissioni punta al deferimento di Conte (per

illecito), la difesa entra convinta di poter portare a casa l'assoluzione.

Scenari e il ruolo di Stellini È possibile una convergenza viste le premesse?

Non è da escludere. Certo, la procura dovrebbe ammettere che il risentimento

(e l'episodio della lite è stato documentato in modo preciso e difficile da

smentire) potrebbe aver portato il pentito ad alterare quella accusa. Carobbio

non perderebbe, quindi, lo status di «credibile». D'altra parte la difesa di

Conte dovrebbe fare un passo «distensivo». Magari accettando una omessa

denuncia e patteggiando una pena minima (tre mesi o due più forte multa).

Siamo nel campo delle ipotesi. In questo quadro mancherebbe un tassello: al

contrario di Novara-Siena, su AlbinoLeffe-Siena la Procura ha in mano dei

riscontri. Alcuni giocatori dei lombardi hanno confermato le parole di

Carobbio che però non accusa direttamente Conte, ma Stellini. Una sua

eventuale ammissione modificherebbe lo scenario. Una cosa è certa: alle 15 la

gara ha inizio. E Conte potrà dire la sua.

Ritiro dimezzato Che quella di oggi sia una sfida importante lo si è

capito ieri: il tecnico campione d'Italia nel primo giorno di ritiro ha solo

assaggiato l'aria di Chatillon. Un paio d'ore: il tempo di arrivare, salutare

lo staff della scuola alberghiera che si era messo in fila per applaudire la

squadra, pranzare, risalire su una macchina e poi sull'aereo privato che da

Aosta l'ha portato a Roma. Difficile capirne lo stato d'animo. Chi l'ha visto

da vicino racconta di un uomo apparentemente tranquillo, che ha cercato di non

trasmettere le proprie inevitabili ansie al gruppo che da un anno guida con

fermezza. Conte ha salutato tutti dando appuntamento per domani mattina. Resta

da capire con quale stato d'animo scenderà in campo. Forse quello che più lo

ferisce è che qualcuno possa non credere alla sua innocenza.

___

Scommesse

Il tecnico interrogato oggi da Palazzi. I legali non escludono il patteggiamento

Conte, il giorno più lungo

“Su di me Carobbio mente”

di MATTEO PINCI (la Repubblica 13-07-2012)

La trasferta romana, stavolta, vale più di tre punti. L’aereo da Chatillon a

Roma è atterrato già ieri, una giornata di lavoro prima di una cena

organizzata con alcuni tifosi juventini che volevano sostenere il tecnico, per

mettere a punto gli ultimi dettagli di una difesa che oggi, alle 15, dovrà

passare il test della Procura Federale: Antonio Conte, l’allenatore della

Juventus campione d’Italia, è atteso alle 15 dagli uomini del procuratore

Palazzi in via Po. Da tempo i legali del tecnico hanno pronta un’indagine

difensiva approfondita, per rispondere alle accuse mosse dal giocatore

Carobbio, che lo stesso Conte aveva allenato a Siena: «Ci rappresentò di stare

tranquilli perché col Novara avevamo già raggiunto l’accordo per il pareggio »,

la più grave delle confessioni, relativa al prepartita di Novara-Siena del 1

maggio 2011. Parole di un pentito cui attribuire, secondo Disciplinare e

Procura, «credibilità e coerenza». Una cosa è certa: la strategia difensiva

dei legali De Rensis e Chiappero, già da ieri a Roma con Conte, punta a

evidenziare attraverso un’indagine difensiva tutti i dubbi lasciati aperti

dalle dichiarazioni rese da Carobbio, minandone magari la credibilità anche

davanti agli uomini della Procura Federale. Non su tutta la linea, ma in

merito alle dichiarazioni sull’attuale allenatore juventino, causa il rancore

del giocatore nei suoi confronti dovuto a un rapporto conflittuale tra le

rispettive mogli. Basterà? «Prenderemo in considerazione tutte le ipotesi

nell’evoluzione del procedimento», il punto di vista dei legali di Conte in

merito alla possibilità di un patteggiamento. La strada più semplice, seguendo

le indicazioni che il processo sul primo filone ha suggerito, per limitare i

danni scontando una squalifica modesta. L’alternativa, seguire la strada

dell’estraneità, sfidando i potenziali capi d’imputazione che vanno dalla

semplice omessa denuncia fino allo spettro dell’illecito sportivo. Per provare

a vederci chiaro, in via Po cercano un soggetto terzo che possa confermare la

versione del pentito: in questo senso vanno lette le convocazioni di altri due

giocatori di quel Siena, verosimilmente indicati da Carobbio come possibili

testimoni delle dichiarazioni del tecnico: Larrondo e Sestu, tra i convocati

di quella gara. Verranno ascoltati tre ore prima che Conte faccia il proprio

ingresso in Procura Federale. Due ore scarse di interrogatorio, ieri, non

sarebbero bastate a Massimo Mezzaroma, presidente del club toscano,

per sciogliere le accuse nei propri confronti. «Abbiamo chiarito tutto», le parole

del numero uno del Siena lasciando gli uffici federali. In effetti, Mezzaroma

non ha potuto che negare – ma a quanto sembra senza produrre documenti

in grado di dimostrare l’infondatezza delle accuse – di aver dato dei soldi ai

giocatori del Modena Tamburini e Perna per vincere l'incontro Modena-Siena,

ma soprattutto gli addebiti riguardo la richiesta di un uomo vicino al club

formulata al portiere Coppola di perdere la partita. Episodio non smentito

dallo stesso Coppola. Delicata dunque la posizione della società: evitare un

potenziale deferimento per responsabilità diretta, a questo punto, è sempre

meno semplice.

___

Conte porta

15 testimoni

Oggi l'allenatore si difende davanti ai federali

Palazzi riceverà 15 testimonianze giurate di chi era alla riunione tecnica di Novara-Siena

La linea del pool legale messa in pratica dopo la perquisizione nella casa del tecnico

di EDMONDO PINNA (CorSport 13-07-2012)

ROMA - Omessa denuncia. Si parte così, l’obiettivo è cancellare tutto, la

Procura tenterà di metterlo alle strette. Antonio Conte è arrivato ieri sera

nella Capitale, in compagnia dei suoi legali, direttamente da Chatillon, dove

aveva aperto il ritiro della Juventus. Un lungo summit per preparare

l’interrogatorio di oggi, a due passi da Piazza del Popolo, nello studio

romano di uno dei suoi legali, la notte in un albergo non distante dalla

Procura federale. Una notte di voci, compresa quella di un interrogatorio

col favore delle tenebre. la linea difensiva dell’allenatore campione d’Italia,

però, è già stata messa in atto subito dopo la perquisizione dei Carabinieri

nella casa di Conte. Non screditare Carobbio, il grande accusatore, ma

usare le sue stesse armi.

DIFESA D’EFFETTO - Il pool legale di Antonio Conte ha messo in moto

una macchina che ha coinvolto mezza Italia. Sulla scrivania del Procuratore

federale arriveranno altre 15 testimonianze giurate di chi era presente alla

oramai famosa riunione tecnica che ha preceduto Novara-Siena, terminata 2-2

e, secondo le accuse di Carobbio, combinata. Testimonianze che si vanno

ad aggiungere agli altri otto tesserati del Siena che, a vario titolo, hanno già

smentito le parole dell’ex attaccante senese. Una strategia adottata anche dal

legale del Bologna per il caso-Portanova. Conte si difenderà così, negando di

aver mai pronunciato quelle parole, per di più davanti a tutta la squadra,

“sorretto” anche dal “giuramento” di queste 15 testimonianze giurate. E ce

ne saranno altre di chi ha assistito allo “screzio” con la signora Carobbio

(storia di permessi negati) e che sarebbero alla base dei risentimenti fra i

due. Resta, però, bizzarro che qualcuno decida di vendicarsi usando

uno scenario così “affollato”, col rischio di essere smentito ad ogni piè

sospinto.

L’ACCUSA - Ad accusare Antonio Conte è il pentito Filippo Carobbio. La

partita segnata con il rosso è Novara-Siena, il suo ex attaccante dice

al vice procuratore Piccolomini, al sostituto Quartarone e agli avvocati

Antonella Arpini e Ettore Licheri il 29 febbraio 2012: «Ci fu un accordo per

finire in parità, in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica

e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato (...) lo stesso

allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in

quanto avevamo già raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio» . Su

queste parole, su quelle eventualmente dette in quella riunione tecnica,

si giocherà la battaglia legale oggi e nei prossimi giorni. Ci sono sei giocatori

toscani, più Faggiano e Perinetti, che hanno già negato tutto davanti ai

federali. Altri quindici, presenti quel giorno, hanno fatto altrettanto, firmando

le loro testimonianze.

PUNTO CALDO - Il Siena sarà, comunque, l’argomento del giorno. Davanti agli

007 di Palazzi sfileranno, oggi, anche Marcelo Larrondo e Alessio Sestu,

aggiunti appena 48 ore fa. Ovvero, dopo l’ennesimo interrogatorio di Carobbio,

che martedì aveva non solo confermato ma anche puntualizzato quando già

riferito a febbraio. Facile pensare come i due fossero alla riunione tecnica

prima della partita contro il Novara e come abbiano qualcosa da dire o da

dover spiegare. Lo faranno (non è un caso) proprio prima dell’arrivo di Conte,

ed anche questo è un indizio. La stagione dell’allenatore della Juventus

campione d’Italia comincia a Roma, negli uffici della Procura. L’obiettivo,

cancellare l’incubo. Non sarà facile....

___

Conte, pronto un dossier con

15 firme per smentire Carobbio

Oggi il tecnico sentito in Procura Figc

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 13-07-2012)

Lo sbarco a Roma. Poi, un lungo pomeriggio di riflessioni, approfondimenti,

appunti: chiuso in uno studio legale del centro storico. Antonio Conte, oggi

alle 15, busserà alla porta della procura della Federcalcio per smentire le

accuse che lo rincorrono da tempo, da quando il suo ex giocatore Filippo

Carobbio lo ha coinvolto nello scandalo scommesse.

Molte le carte e i documenti che i legali dell’allenatore della Juve,

all’epoca dei fatti sulla panchina del Siena, porteranno a conoscenza degli

inquirenti federali. Per Carobbio, Conte sapeva, anzi, annunciò durante la

riunione tecnica l’esistenza dell’accordo per il pareggio fra il Siena e il

Novara (sfida del primo maggio 2011, 2-2). Otto fra tesserati o ex del club

toscano hanno già smentito nei loro interrogatori in Figc la circostanza fatta

mettere a verbale da Carobbio. Altri 15 giocatori di quel Siena lo hanno fatto

su di un foglio, firmato da tutti, che i legali del tecnico campione d’Italia

metteranno a disposizione degli investigatori federali. L’indagine difensiva

messa in campo dal pool degli avvocati di Conte è cominciata nelle ore

seguenti la perquisizione dei militari nella casa del tecnico del 28 maggio:

alla raccolta di testimonianze contrarie ai racconti del pentito hanno

partecipato legali di più fori proprio per dare il messaggio di indagini super

partes.

Per Carobbio, Conte sarebbe stato a conoscenza anche della combine per

la sfida Albinoleffe-Siena del 29 maggio del 2011 (1-0 il risultato per i

bergamaschi). «Mi viene da sorridere al solo pensiero che il mio ex allenatore

possa essersi accordato per pareggiare o perdere qualche gara. Nessuno

come Conte pensa soltanto a vincere...», in sintesi l’intervento spontaneo di

ieri davanti agli investigatori della procura del presidente del Siena, Massimo

Mezzaroma. Che ha negato con forza ogni ricostruzione fatta ai suoi danni

prima da Carlo Gervasoni, l’altro grande pentito dello scandalo, poi dallo

stesso Carobbio (la procura non ha ancora trovato riscontri tali da rafforzare

l’ipotesi di responsabilità diretta per la società bianconera). Conte, questo

pomeriggio, è chiamato a smontare le accuse nei suoi confronti. E’ sereno

perchè convinto della propria, completa, estraneità ai fatti. Ritiene che ci

sarebbero anche motivi di acredine personali: tutto nascerebbe dal divieto di

Conte all’ex difensore del Siena di stare vicino alla moglie in dolce attesa

saltando una partita. Fra la consorte di Conte e quella di Carobbio sarebbe

nata, poi, una lite in pubblico: anche per questo caso, il pool difensivo del

tecnico ha messo a disposizione di Palazzi numerose testimonianze.

___

Calcioscommesse La difesa di oggi in Figc

Una raccolta di firme per salvare Conte

Lo spogliatoio giura «Carobbio mente»

di ANDREA ARZILLI (CorSera 13-07-2012)

ROMA — Più di quindici firme per zittire il grande accusatore Filippo Carobbio

e salvare Antonio Conte dalle beghe del calcioscommesse. Nel giorno

dell'audizione in Procura Figc del tecnico bianconero, il piatto forte della

difesa è la raccolta dei giuramenti, un intero spogliatoio che ha messo per

iscritto quanto false e tendenziose siano state le rivelazioni del pentito nel

riportare gli accadimenti della famosa riunione tecnica tenuta dall'allora

allenatore del Siena poco prima della partita col Novara. Parole dette in

maniera strumentale da Carobbio, obbligato a straparlare per ottenere lo

sconto nel processo, il dubbio che gli avvocati di Conte sperano di insinuare.

La tattica del giuramento collettivo può pagare, la storia del Pescara ne è

la testimonianza più recente, e il pool di avvocati che ieri ha seguito Conte

a Roma ha mobilitato tutti gli ex-Siena verso cui il tecnico pronunciò le

frasi incriminate. Di strategia si è discusso ieri in serata nel summit in un

ufficio legale del centro. Che cosa e come riferire, le possibili domande dei

federali, i punti di forza e anche le tattiche da scartare. Tra queste ultime,

il riferimento all'acredine personale di Carobbio nei confronti di Conte. I

criteri della Procura sono spiegati nei primi deferimenti di Palazzi, che

considera «credibili» i pentiti e scevre di «acredine personale», le loro

versioni. Di lì non si passa.

Solo ieri si è arrivati a fare delle scelte precise, ma il materiale

dell'indagine difensiva ha cominciato a prendere corpo il giorno stesso della

perquisizione in casa Conte, il 28 maggio. Tanti elementi raccolti, dallo

studio dei verbali ai tracciati telefonici alle testimonianze degli screzi tra

la signora Carobbio e la signora Conte. La partita è aperta e si gioca su due

campi: la riunione tecnica col Novara e il presunto pari concordato con

l'AlbinoLeffe, un accordo, dice Carobbio, di cui al Siena sapevano tutti.

Ieri, infatti, è stato ascoltato Massimo Mezzaroma: «Ho chiarito tutto, ma

non c'è niente da commentare», ha detto il presidente del Siena dopo le

quasi due ore di interrogatorio. I federali non sono rimasti soddisfatti della

sua deposizione, considerato che su di lui convergono i racconti de relato

di Carobbio e di Gervasoni, si aspettavano una difesa più circostanziata

della smentita totale. Ma per la responsabilità diretta e la retrocessione del

club serve la pistola fumante, i pentiti potrebbero non bastare.

___

L'INCHIESTA

Scommesse

il giorno di Conte

da Palazzi

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 13-07-2012)

ROMA – All’uscita dagli uffici della procura federale, il presidente del

Siena, Massimo Mezzaroma, è sembrato quasi sollevato: «Ero sereno prima e

lo sono ancor di più adesso». Poco meno di due ore, trascorse in compagnia

dei suoi legali, Paolo Rodella e Emilio Ricci (penalista), con il vice procuratore

Carlo Loli Piccolomini. Quattro le gare incriminate: Siena-Varese,

Albinoleffe-Siena, Novara-Siena e Modena-Siena dove sarebbe avvenuto il

presunto passaggio di denaro che Gervasoni riferì di aver appreso da Gegic,

che a sua volta lo aveva saputo da un suo amico kazako. Mezzaroma ha chiarito

punto per punto, spiegando di non fare il presidente di professione, vista

l’attività d’imprenditore, e di vivere la realtà di Siena in modo secondario

(la sua presenza in città avviene quasi sempre il giorno della partita). Ha

poi precisato come non sia sua abitudine avere contatti con la squadra negli

spogliatoi. Tra l’altro, ha sottolineato, conoscendo Conte non gli sarebbe

stato nemmeno permesso. Ha più volte ripetuto di non riuscire nemmeno ad

immaginarsi l’allora tecnico del Siena che comunica presunte combine ai

calciatori, visto che l’allenatore ha sempre dimostrato di voler vincere

addirittura le amichevoli, figuriamoci quando il primo posto in classifica gli

avrebbe regalato un importante premio in denaro. Riguardo a Coppola (che

secondo Carobbio prima di Siena-Varese sarebbe entrato negli spogliatoi

dicendo di esser stato avvicinato «da una persona vicina al presidente, che mi

ha chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita») ha replicato con la

più semplice delle osservazioni: per manipolare una gara (che poi finì 5-0,

ndc) si sarebbe affidato ad un calciatore che nemmeno giocava? A quel punto

non si è fatto attendere il nuovo affondo della procura, che ha chiesto il

motivo per il quale Carobbio si sarebbe allora inventato tutto. In questo caso,

Mezzaroma ha replicato di esser giunto ad una doppia conclusione: così

facendo ha certamente goduto di sconti di pena ma l’astio covato per esser

stato allontanato una volta raggiunta la serie A (il calciatore venne venduto,

dopo resistenze, allo Spezia in C1), è l’unica, reale spiegazione che si è

riuscito a dare.

E oggi tocca a Antonio Conte che è giunto nella capitale già ieri pomeriggio,

trascorrendo un paio d’ore nello studio Chiappero per definire i dettagli

della linea difensiva. I suoi legali partiranno dalle parole del pm di Cremona,

Di Martino – «A livello penale la posizione di Conte è marginale» – per poi

far leva sui rapporti non idilliaci con Carobbio (sarebbe stato un rischio

troppo grande parlare in sua presenza) e sul fatto che i calciatori sinora

convocati (Ficagna, Pesoli, Terzi, Vitiello e Coppola) hanno sempre negato le

parole del grande accusatore. Esiste una possibilità (anche se i legali negano)

che l’allenatore possa patteggiare la pena. Molto dipenderà da cosa gli verrà

contestato: se illecito o omessa denuncia. Qualora fosse la seconda, non

sarebbe un’ipotesi da escludere (ciò avverrebbe solo dopo l'eventuale

deferimento), visto che il codice di giustizia sportiva prevede una riduzione

di pena per chi collabora che può essere anche di 2/3. Considerando che si

parte da un minimo di 6 mesi, la sanzione diventerebbe minima, magari

aggravata da una pena pecuniaria.

___

TEMPI LUNGHI: LA SERIE A PUÒ SLITTARE

Calcioscommesse, è il giorno di Conte

La difesa punta su una lite tra mogli

«È la “vendetta” del pentito Carobbio

per i pessimi rapporti tra le famiglie»

di MARCELLO DI DIO (il Giornale 13-07-2012)

Il pool del pm federale Stefano Palazzi sta per entrare nell’ultima fase delle

audizioni del calcioscommesse, che dovrebbe sancire i tempi dell’inizio del

secondo processo. Che non sarà prima della fine di luglio, scavallando così il

termine (venerdì20) per le iscrizioni delle squadre italiane alle Coppe

Europee. D’altronde il presidente federale Abete ha dato al momento ampie

assicurazioni agli eventuali club deferiti, sottolineando come i casi di

esclusione verranno decisi solo in caso di responsabilità diretta e non

oggettiva. Anche se le eventuali sanzioni dovrebbero riguardare comunque

la stagione passata per il principio dell’afflittività.

Si andrà dunque per le lunghe, visto che la Procura continua a navigare

a vista, tappa dopo tappa in base ai documenti forniti dalle Procure. I tempi

si dilateranno fino almeno a Ferragosto, ma Abete non metterà pressione

agli organi di giustizia sportiva che stanno per chiudere il primo processo

(il dispositivo della Corte di Giustizia federale arriverà probabilmente sabato,

con pochi ritocchi rispetto alle decisioni della Commissione Disciplinare). In

Federcalcio non c’è preoccupazione: l’eventualità di uno slittamento del

campionato magari di una settimana verrà presa in esame più avanti.

Intanto le squadre degli 007 federali, momentaneamente esaurito il filone

napoletano con le audizioni di De Sanctis, Cannavaro, Grava, Mascara

e Mazzarri, sono tornate a concentrarsi sul filone cremonese. Dopo gli

interrogatori-fiume di martedì con Masiello e Carobbio, uno dei «pentiti»

ritenuti più affidabili dalla Procura federale, e quello di ieri con il

presidente del Siena Mezzaroma («Chiarito tutto»), oggi sarà il turno di

Antonio Conte. La difesa dell’allenatore della Juventus si concentrerà sui

cattivi rapporti tra le famiglie di Conte e del suo ex calciatore. Ai tempi di

Siena, Conte non avrebbe concesso a Carobbio un permesso per andare

ad assistere al parto della moglie, convocandolo per una partita. Per questo

motivo la signora Carobbio durante una festa avrebbe apostrofato la moglie di

Conte. In questa ottica Carobbio avrebbe tirato in ballo nel calcioscommesse

Conte per vendetta. L’allenatore juventino, se deferito per la presunta omessa

denuncia, potrebbe chiedere il patteggiamento.

Le audizioni dovrebbero chiudersi martedì(lunedì sarà il turno di Ranocchia

e Bonucci), poi Palazzi preparerà i deferimenti e avrà bisogno di almeno

una decina di giorni. Ecco perché il processo vivrà il clou non prima di agosto.

Tempi stretti, si diceva a fine aprile. Ma la giustizia sportiva se la sta

prendendo comoda per avere un quadro il più chiaro possibile. Un’altra estate

calda, ma la sensazione è che non avremo verdetti stile Calciopoli. Almeno per

i club, mentre i tesserati verranno stangati.

Modificato da Ghost Dog

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bah fatevi 2 risate anche voi sefz

Juve, come una barzelletta

di Giorgio Simonelli | 13 luglio 2012

Commenti (6)

di Giorgio Simonelli

Docente di Storia della televisione e di Giornalismo televisivo

anche docente è sefz

.

Per quest’ultimo blog, prima di una pausa di una decina di giorni per un pezzo di vacanza, ho deciso di cercarmi dei guai, di attirarmi la più feroce antipatia di molti lettori. Non che finora abbia avuto solo tenerezze. Ma quello di cui oggi voglio parlare ci porterà ben oltre, perché andrà a toccare uno dei sentimenti più profondi dell’animo umano, il tifo calcistico.

Già mi sento fischiare le orecchie per le reazioni di alcuni tifosi illustri come Darwin Pastorin. Ma vado avanti ugualmente, perché la vicenda della nuova maglia della Juventus, squadra – lo dico subito – per cui ho una particolare antipatia – e degli scudetti da appiccicarci, ha dei risvolti così buffi che non riesco a tacere.

C’è, dunque un presidente, Andrea Agnelli, che dichiara di non riconoscere l’aritmetica, cioè le classifiche della FIGC, istituzione di cui disputa le competizioni. Quando lo vedo in tv, mi ricorda, un po’ anche somaticamente, Claudio Martelli ai tempi in cui sosteneva che Craxi era un esule e che i tribunali che lo avevano condannato non facevano parte di un sistema democratico (lui era stato ministro della giustizia ma fino a quel momento non se ne era accorto). Poi il presidente rinuncia alle tre stelle e si inventa la scritta “30 sul campo”.

Come se quello che succede in campo non c’entrasse nulla con quello che accade fuori, intorno. Per esempio si potrebbe aggiungere: 30 sul campo e sulle tessere telefoniche di Moggi, oppure 30 sul campo e nello spogliatoio di Reggio Calabria, dove il nostro eroe aveva chiuso a chiave un arbitro che non si era comportato bene. Infine l’Agnelli rinuncia alla scritta e se ne inventa un’altra, ancora più scema: “Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”, che si presta a maliziose interpretazioni, perché se vincere è l’unica cosa che conta, fate in po’ voi….

Poi c’è, come ciliegina sulla torta, anzi sulla maglia, l’immensa scritta che promuove non un marchio ma un modello della casa madre: JEEP. E la cosa mi ricorda una barzelletta che molti anni fa mi raccontò un mio allievo fiero torinista. La racconto? Ma sì! Anche se è un po’ vecchiotta. Per capirla bisogna andare agli anni Ottanta. Allorala Juventus era molto forte, era la squadra di Platini, Tardelli, Scirea con Trapattoni in panchina, ma non disdegnava aiutini arbitrali. E la Fiat, proprietaria della squadra, aveva due modelli di auto, la Ritmo, una media cilindrata, ela Croma, più costosa e prestigiosa. La storiella racconta che durante una partita la Juve va in difficoltà, il centrocampo è lento, un po’ macchinoso. Allora il Trap, com’è suo costume, si alza dalla panchina e comincia a urlare ai suoi ragazzi: “Ritmo! ritmo! ritmo!” L’arbitro lo sente, gli si avvicina e sussurra: “Guardi che eravamo d’accordo per una Croma”.

Dai! È solo una barzelletta, la solita vox populi…. Arrivederci a fine luglio

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bah fatevi 2 risate anche voi sefz

Juve, come una barzelletta

di Giorgio Simonelli | 13 luglio 2012

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di Giorgio Simonelli

Docente di Storia della televisione e di Giornalismo televisivo

anche docente è sefz

.

Per quest’ultimo blog, prima di una pausa di una decina di giorni per un pezzo di vacanza, ho deciso di cercarmi dei guai, di attirarmi la più feroce antipatia di molti lettori. Non che finora abbia avuto solo tenerezze. Ma quello di cui oggi voglio parlare ci porterà ben oltre, perché andrà a toccare uno dei sentimenti più profondi dell’animo umano, il tifo calcistico.

Già mi sento fischiare le orecchie per le reazioni di alcuni tifosi illustri come Darwin Pastorin. Ma vado avanti ugualmente, perché la vicenda della nuova maglia della Juventus, squadra – lo dico subito – per cui ho una particolare antipatia – e degli scudetti da appiccicarci, ha dei risvolti così buffi che non riesco a tacere.

C’è, dunque un presidente, Andrea Agnelli, che dichiara di non riconoscere l’aritmetica, cioè le classifiche della FIGC, istituzione di cui disputa le competizioni. Quando lo vedo in tv, mi ricorda, un po’ anche somaticamente, Claudio Martelli ai tempi in cui sosteneva che Craxi era un esule e che i tribunali che lo avevano condannato non facevano parte di un sistema democratico (lui era stato ministro della giustizia ma fino a quel momento non se ne era accorto). Poi il presidente rinuncia alle tre stelle e si inventa la scritta “30 sul campo”.

Come se quello che succede in campo non c’entrasse nulla con quello che accade fuori, intorno. Per esempio si potrebbe aggiungere: 30 sul campo e sulle tessere telefoniche di Moggi, oppure 30 sul campo e nello spogliatoio di Reggio Calabria, dove il nostro eroe aveva chiuso a chiave un arbitro che non si era comportato bene. Infine l’Agnelli rinuncia alla scritta e se ne inventa un’altra, ancora più scema: “Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”, che si presta a maliziose interpretazioni, perché se vincere è l’unica cosa che conta, fate in po’ voi….

Poi c’è, come ciliegina sulla torta, anzi sulla maglia, l’immensa scritta che promuove non un marchio ma un modello della casa madre: JEEP. E la cosa mi ricorda una barzelletta che molti anni fa mi raccontò un mio allievo fiero torinista. La racconto? Ma sì! Anche se è un po’ vecchiotta. Per capirla bisogna andare agli anni Ottanta. Allorala Juventus era molto forte, era la squadra di Platini, Tardelli, Scirea con Trapattoni in panchina, ma non disdegnava aiutini arbitrali. E la Fiat, proprietaria della squadra, aveva due modelli di auto, la Ritmo, una media cilindrata, ela Croma, più costosa e prestigiosa. La storiella racconta che durante una partita la Juve va in difficoltà, il centrocampo è lento, un po’ macchinoso. Allora il Trap, com’è suo costume, si alza dalla panchina e comincia a urlare ai suoi ragazzi: “Ritmo! ritmo! ritmo!” L’arbitro lo sente, gli si avvicina e sussurra: “Guardi che eravamo d’accordo per una Croma”.

Dai! È solo una barzelletta, la solita vox populi…. Arrivederci a fine luglio

Uno legge queste puttanate partorite dalla mente di un docente e quasi giustifica la riduzione delle sovvenzioni alle università.

Uno come questo che catzo deve insegnare?

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Uno legge queste puttanate partorite dalla mente di un docente e quasi giustifica la riduzione delle sovvenzioni alle università.

Uno come questo che catzo deve insegnare?

ad essere capaci di intendere e di volere

chi è juventuno non lo è

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Inviato (modificato)

Calcio truccato,

la difesa di Conte

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica SERA 13-07-2012)

Avere lo scudetto sul petto ed essere costretto a rimanere in tribuna. Per

colpa dell'accusa più infamante: aver barato o taciuto davanti a chi barava.

Antonio Conte rischia grosso. E il suo futuro dipende soltanto dalle

spiegazioni che oggi sarà riuscito a dare al procuratore della Figc Stefano

Palazzi. Saranno state più convincenti le sue parole o quelle del grande

accusatore, il pentito Filippo Carobbio? La risposta si avrà soltanto nelle

prossime settimane quando Palazzi procederà ai deferimenti. Conte rischia

di finire davanti ai giudici sportivi con la richiesta di una condanna che può

andare dai due mesi (nel caso dovesse patteggiare) ai tre anni. La linea

difensiva scelta non è chiara. Certo è che l'allenatore della Juventus

continua a dirsi assolutamente estraneo ai fatti che gli vengono contestati

sia da Palazzi sia dalla procura di Cremona (dove è indagato per associazione

a delinquere finalizzata alla frode sportiva, ma la sua posizione potrebbe

essere archiviata).

Le accuse riguardano la stagione 2010-2011 quando Conte allenava il Siena

in serie B. Secondo Carobbio, Conte sapeva di illeciti in due partite: quella con

il Novara e quella contro l'Albinoleffe. «In Novara-Siena 2-2 - dice Carobbio

- ne abbiamo parlato durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti

consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarsi di

conseguenza durante la gara. Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci

rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto

l'accordo con il Novara per il pareggio; non sono certo di chi per primo si

accordò, comunque Drascek venne nel nostro albergo in ritiro e parlò con

Vitiello. Credo che quello sia stato il primo contatto, ma poi l'accordo è

stato comunicato a tutti, visto che, come precisato, se ne parlò anche

durante la riunione tecnica con l'allenatore; ricordo che, oltre a parlarne con

l'intera squadra, ne parlai singolarmente al campo, con Bertani e Gheller del

Novara, prima della partita». Nella gara con l'Albinoleffe, invece, si parla

di un accordo preso tra i giocatori. «Ne parlammo alla riunione tecnica

dove partecipavano l'allenatore, il vice, il preparatore dei portieri e il

collaboratore. Anche la società ne era al corrente: ricordo di averne

parlato con Fagiano e Perinetti (anche lui perquisito, ndr )».

Su entrambe le partite sia la procura penale sia quella sportiva sono

convinte che ci sia stato l'illecito. Hanno prove e la certezza che nella gara

sul Novara scommisero e vinsero anche gli Zingari. Carobbio è stato l'unico

a parlare però di Conte. Carobbio che è considerato un «pentito credibile e

coerente». Conte e la sua difesa sostengono però che mente. Perché avrebbe

dovuto? L'allenatore ha depositato un'indagine difensiva nella quale prova a

mettere in dubbio la credibilità: fa notare come Gervasoni non dica le stesse

cose di Carobbio. Non solo si fa notare come la storia della partita con

Novara non sia stata raccontata subito dal centrocampista nemmeno

quando era in galera. E che è singolare che gli Zingari si siano mossi nei

giorni precedenti alla gara se poi Carobbio dice di aver saputo dell'accordo

soltanto il giorno della gara da Conte. Infine, Conte prova a dare anche

una spiegazione alle bugie, parlando di una vecchia ruggine tra l'allenatore e il

centrocampista maturata, sembra, a causa di rapporti critici tra le rispettive

consorti.

___

Conte Quattro ore in

Procura: “Ho chiarito tutto”

di LUCA DE CAROLIS (il Fatto Quotidiano 14-07-2012)

Ho chiarito tutto”. Ieri sera, dopo quasi quattro ore di interrogatorio in

Procura federale, a Roma, l’allenatore della Juventus Antonio Conte

ostentava tranquillità. Poco dopo le 15, il tecnico si è seduto davanti agli

inquirenti della giustizia sportiva per rispondere alle accuse di Filippo Carobbio,

suo ex giocatore ai tempi in cui allenava il Siena. Carobbio lo tira in ballo per

due presunte combine nella stagione 2010-2011: quella di Novara-Siena del

30 aprile, preceduta da una riunione tecnica in cui Conte avrebbe detto ai

giocatori senesi che c’era l’accordo sul pareggio, e Albinoleffe-Siena del 29

maggio. Ieri Conte, indagato dalla Procura di Cremona per associazione

a delinquere finalizzata alla truffa sportiva, ha respinto tutte le accuse.

Accompagnato da due avvocati, ha consegnato al procuratore federale Palazzi

le testimonianze giurate di 15 giocatori, presenti alla riunione tecnica citata

da Carobbio: tutte concordi nello smentire il giocatore. Una strategia già

usata dal Bologna, pensata dai legali di Conte per minare la credibilità del

suo accusatore. Il tecnico avrebbe poi ribadito che, alla base della accuse di

Carobbio, ci sarebbe un vecchio screzio tra le rispettive mogli, scoppiato per

un mancato permesso concesso da Conte al suo giocatore. La procura, che

ieri mattina aveva sentito anche i giocatori del Siena, Larrondo e Sestu,

gli avrebbe contestato le testimonianze di giocatori sulla combine in

Albinoleffe-Siena, e qualche passaggio su altri indagati della squadra

toscana. Ma Conte ha tenuto il punto: “Nessuna combine, io non ho mai

sentito nulla del genere”. Il tecnico è riapparso attorno alle 19, davanti

a una piccola folla di cronisti e tifosi juventini. Prima di ripartire per il ritiro

della Juventus a Chatillon, in Valle d’Aosta, un commento: “Sono contento

e soddisfatto, finalmente ho potuto raccontare la verità. Ora torno a fare

quello che mi riesce meglio, vincere”. Ma l’inchiesta della procura e della

giustizia sportiva andrà avanti.

___

aalRLoRg.jpg

Conte va all'attacco e nega tutto

«Ho detto la verità

e ora torno a fare ciò

che mi riesce meglio»

Oltre 3 ore e mezzo di interrogatorio davanti alla Procura

federale, poi il tecnico della Juve è rientrato a Chatillon

di FRANCESCO CENITI & GAETANO IMPARATO (GaSport 14-07-2012)

«Sono felice, ora posso ritornare a fare quello che mi riesce meglio: allenare

e vincere con la Juventus». Faccia stanca, ma occhi distesi. Sono le 18 e 45

quando Antonio Conte esce dagli uffici della Procura Federale e parla. Circa

tre ore e mezza d'interrogatorio per rispondere alle accuse di Carobbio sulle

presunte combine in Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. L'allenatore, scortato

dai suoi avvocati, raggiunge la «postazione» concordata con giornalisti e

cameraman: dietro una sbarra di un'uscita secondaria del palazzo della

Federcalcio. Non ci fa caso. Anzi, la fa sua quasi fosse l'area tecnica dello

Juventus Stadium. E ritrova la grinta dei giorni migliori, quella che ha

permesso ai bianconeri di ritornare campioni d'Italia e reso Conte

«antipatico» a chi se lo è ritrovato come avversario. La partita più lunga e

quella più importante per il suo futuro (e anche della Juve) è alle spalle.

«Chiarita ogni cosa, finalmente ho spiegato qual è la verità». Gli avvocati

Antonio De Rensis, Luigi Chiappero e Michele Briamonte annuiscono.

Tutto finito, dunque? E le parole di Carobbio, giudicato credibile dagli 007

di Palazzi, archiviate in un nulla di fatto? Cerchiamo di capire.

Risentimento Palazzi si ritrova due versioni. Conte ha negato qualsiasi

addebito per la gara di Novara. Stessa cosa per l'AlbinoLeffe con un piccolo

distinguo: il tecnico avrebbe riferito di aver appreso da Stellini, qualche

mese fa a indagine in corso, di un contatto avuto tramite Carobbio per calmare

gli animi. Alla fine della gara d'andata era infatti scoppiata una rissa. Alla

base delle accuse di Carobbio, secondo Conte e i suoi avvocati, ci sarebbe un

«forte risentimento» e «rapporti guastati da tempo». Acredine aumentata e

incancrenita per via della oramai nota lite tra mogli. In pratica un pentito

credibile, ma che ha raccontato delle bugie per motivi personali. Palazzi

dovrà pesare la difesa del tecnico bianconero e contrapporla a Carobbio. Sulla

gara di Novara le accuse non hanno trovato nessuna conferma alle parole di

Carobbio. In ogni caso se arriverà una archiviazione o un deferimento (omessa

denuncia per l'AlbinoLeffe?) lo sapremo tra un paio di settimane. Nel

frattempo non sono da escludere altre audizioni. A iniziare da Stellini,

collaboratore di Conte, tirato in ballo da Carobbio anche per Siena-Varese.

L'antipasto Conte era arrivato in procura alle 15 e 15: accolto dai

giornalisti e da alcuni tifosi juventini. Alcuni anche stranieri che di sicuro

non potevano sapere nei dettagli gli addebiti mossi a Conte da Carobbio:

«L'allenatore ci aveva informato durante la riunione tecnica dell'accordo per

un pari» aveva messo a verbale per la gara di Novara; «Tutti fummo concordi,

giocatori e staff tecnico, a lasciare la vittoria agli avversari» le parole

usate per la sfida contro l'AlbinoLeffe. Ieri i legali hanno contrattaccato:

nel primo caso non c'è uno straccio di riscontro, nessun giocatore ha

ascoltato quelle parole anzi tutti hanno ricordato frasi cariche di una

adrenalina positiva; il comportamento di Carobbio è ambiguo e durante la

settimana era in contatto con gli zingari per combinare la gara; cambia

versione (e si discosta dall'altro pentito Gervasoni) e accusa l'allenatore

dopo aver dato spiegazioni diverse a gip e pm; nel secondo episodio Conte

non sapeva nulla di eventuali accordi presi con gli avversari. La sfida non

è finita, ma da ieri sera il tecnico della Juve si sente molto più tranquillo.

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Quel litigio tra le mogli

può far saltare l'accusa

I giocatori che smentiscono Carobbio non sono fondamentali

La difesa del tecnico vuole far pesare la tesi del risentimento

Per la partita con l'AlbinoLeffe rischia di più Stellini, braccio destro di Conte

di FRANCESCO CENITI (GaSport 14-07-2012)

A Roma si è svolto l'interrogatorio di Conte,

ma per sapere se ci saranno sviluppi bisognerà attendere a lungo.

1

Ma allora perché la giornata di ieri era così importante?

Il procedimento sportivo ricalca quello ordinario, anche se ha regole e tempi

diversi. La Procura federale rappresenta l'accusa e fa il lavoro del pubblico

ministero. Ha il dovere di perseguire i tesserati (e le società) se riscontra

comportamenti illeciti. Per farlo svolge «indagini preliminari» dove raccoglie

prove e testimonianze. Le audizioni, che altro non sono che degli

interrogatori, servono a questo. Un tesserato ha l'obbligo di presentarsi: se

non lo fa, è squalificato. In questa fase le difese conoscono le accuse

rivolte e possono a loro volta presentare delle indagini per smontare gli

addebiti.

2

E dopo arriva la sentenza?

No, siamo nella fase preliminare. Alla fine del percorso l'accusa, se ritiene

che gli elementi siano sufficienti, deferisce un tesserato (o un club). In

base all'imputazione è possibile capire quale pena rischia. L'illecito è

punito minimo con 3 anni, l'omessa denuncia con 6 mesi. Patteggiamenti

esclusi.

3

Ma non si patteggia durante l'interrogatorio?

No. Certo, si possono porre le basi per un accordo anche in fase preliminare,

ma poi l'iter è questo: l'accusa deferisce con un capo d'imputazione e il

tesserato ha la facoltà di chiedere alla Procura il patteggiamento. Prima

dell'inizio del processo le parti s'incontrano e convergono sull'entità della

squalifica, allora si formalizza l'accordo che poi deve essere accolto dai

giudici. Possono anche rigettarlo, in quel caso il tesserato va a processo.

4

Dunque Palazzi rappresenta l'accusa e non emette le sentenze?

Esatto. E' un pm che fa delle richieste, ma ad accoglierle, del tutto o

parzialmente, o a respingerle (assolvendo) ci pensa una giuria terza e

indipendente. Il giudizio di primo grado è a cura della Disciplinare, poi c'è

l'Appello presso la Corte di giustizia federale. I gradi di giudizio della

Federcalcio si esauriscono qui. C'è un ulteriore appello presso il Coni, a

cura del Tnas (Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport) o a seconda dei

casi dell'Alta Corte di Giustizia Sportiva.

5

Si può capire meglio la strategia difensiva di Conte? Abbiamo letto

della lite tra le mogli, ma non è più rilevante il fatto che nessuno

abbia confermato le accuse di Carobbio per Novara-Siena? Gli altri

giocatori dei toscani hanno testimoniato che il loro allenatore non ha

mai detto nella riunione tecnica che la gara doveva finire in parità,

giusto?

Gli avvocati di Conte hanno puntato a minare la credibilità di Carobbio. E,

per quanto possa sembrare strano, in realtà proprio la storia delle mogli è

fondamentale. Per la Procura il fatto che ci siano 15 o 20 giocatori che

smentiscono Carobbio conta marginalmente perché su altre questioni le sue

verità hanno trovato riscontro presso terzi. Per l'accusa quel comportamento è

normale: difendono Conte per difendere loro stessi, perché se fosse creduto

Carobbio anche loro sarebbero squalificati. Nel procedimento sportivo l'onere

della prova è invertito. Tocca a chi è accusato dimostrare l'innocenza. E

spesso non basta la parola di 15 diretti interessati (e non testimoni) per

salvarsi. Negli ultimi processi chi ha scelto questa strada è stato condannato

persino su accuse riferite da altri. Al contrario, se la difesa dimostra o

insinua una dubbio ai giudici sul fatto che quella accusa può scaturire da un

risentimento personale, le cose cambiano. Ecco perché la lite tra mogli può

essere un grimaldello per far saltare l'accusa d'illecito. In quel caso

resterebbe forse un'omessa denuncia per la gara con l'AlbinoLeffe, dove

a rischiare di più è Stellini (vice di Conte). Ma occorrerà aspettare la fine

delle audizioni per sapere che cosa deciderà Palazzi.

___

Calcioscommesse Interrogato per 4 ore, cerca di smontare l’illecito ai tempi del Siena ma la sua posizione è tutt’altro che risolta

Conte si difende con 23 testimoni

«Ho detto la verità, ora torno ad allenare, la cosa che faccio meglio»

Alla procura sportiva

Il materiale prodotto da Conte e dalla difesa per

scardinare i sospetti sulle gare con Novara e AlbinoLeffe

di ANDREA ARZILLI (CorSera 14-07-2012)

ROMA — In coda alle quattro ore di interrogatorio alla Procura della Figc, la

posizione di Antonio Conte non si è né complicata né semplificata, risulta

solamente un po’ più approfondita. Ieri accusa e difesa si sono confrontate a

lungo, entrando nel merito delle dichiarazioni di Carobbio che inguaiano Conte

circa la riunione tecnica prima del Novara e l’accordo sottobanco con

l’AlbinoLeffe, e aggiungendo sul piatto i jolly a disposizione. «Sono sereno,

mi sento sollevato e soprattutto felice di aver potuto dire la verità, è

quello che volevo già fare da tempo—ha detto l’allenatore della Juve a fine

colloquio —. Ho chiarito tutto e sono totalmente soddisfatto, finalmente ho

potuto raccontare la verità e sono contento di poter andare in Valle d’Aosta

per tornare a fare quello che sono più bravo a fare: l’allenatore ».

Il sospetto dell’illecito per la riunione tecnica citata dal pentito potrebbe

essere uscito indebolito dai 23 testimoni che negano l’accaduto, otto

transitati fisicamente dalla Procura (due ieri mattina, Larrondo e Sestu) più

le quindici firme portate ieri ai federali da Conte e dal pool di avvocati per

dare forza alla tesi della difesa. Ma l’episodio non è stato certo depennato

dai federali, nemmeno derubricato a semplice omessa denuncia: un conto

è sapere, un altro è dire a tutti «state tranquilli che siamo d’accordo». Anche

se gli astanti hanno negato in blocco, le parole del pentito restano

«credibili », rafforzate dai riscontri anche indiretti che la Procura continua

a considerare attendibili quando vanno di pari passo alla logica.

E poi, nel procedimento sportivo, l’onere della prova spetta alla difesa. Il

materiale prodotto da Conte e dai suoi difensori ha tentato di scardinare le

certezze dell’accusa sulla partita con il Novara e su quella con l’AlbinoLeffe,

nella quale Carobbio non parla mai di Conte, ma cita il suo braccio destro,

Cristian Stellini. «Fummo tutti d’accordo, squadra, staff e allenatore» si

legge nel verbale di Carobbio. Nel caso, per la Procura il tecnico della

Juventus non poteva non sapere, la logica dell’accusa suggerisce che ci fosse

una consapevolezza globale di Conte su quanto gli stesse accadendo intorno.

E non è un caso che i federali, nell’interrogatorio, abbiano fatto riferimento

al compagno di stanza di Carobbio in Toscana, Salvatore Mastronunzio.

L’attaccante è finito nell’inchiesta dopo le rivelazioni di Gervasoni

sull’Ancona e, per questo, ha già subito una sonora squalifica. Ma dopo

l’Ancona fu prelevato dal Siena di Conte, con cui entrò in collisione fino a

finire fuori rosa: perché litigarono? Perché Conte decise di spedirlo in

tribuna? Forse perché sapeva dei giochi pericolosi del suo giocatore?

Queste le domande poste dagli uomini di Palazzi.

Insomma, la partita è ancora decisamente aperta e le contestazioni mosse al

tecnico della Juventus al momento non vacillano più di tanto. La difesa ha

puntato molto sulla tesi dell’acredine personale di Carobbio, il calciatore

era invisibile al tecnico e fuori dal gruppo dei titolari. Tanto rancore da

rendere plausibile il teorema della vendetta. Più avventuroso il tema dello

screzio tra mogli, sul quale è stato lo stesso pentito a emettere la sua

sentenza: «Secondo voi può essere una cosa normale — ha detto Carobbio

a radio Rtl 102,5 —, può essere una difesa logica? Però a me non interessa,

io sono sereno».

-------

Lo scenario Dopo i deferimenti, potrebbero iniziare i calcoli

Sull'omessa denuncia

l'idea patteggiamento

non è più una fantasia

Squalifica e sconti

L’omessa denuncia comporta la squalifica di un anno,

per chi patteggia si scala fino a tre mesi. Il ruolo di Mastronunzio

di ARIANNA RAVELLI (CorSera 14-07-2012)

ROMA — Ieri non se n'è parlato. Ieri nelle quattro ore di chiacchierata tra

Antonio Conte e Procura federale ci si è limitati a fatti, nomi, circostanze.

Eppure il vero tema, la domanda a cui nessuno vuole rispondere ufficialmente

ma che nelle private stanze di sicuro si sono già posti tutti è: esiste un

terreno d'incontro tra la difesa di Conte e la Procura? Che poi significa

inevitabilmente tra Juve e Figc, dopo tutto quello che è già accaduto, dalle

condanne di Calciopoli allo scudetto all'Inter, all'aritmetica contestata

delle stelle? Esiste l'ipotesi — non certo ammessa, di certo prematura — di un

patteggiamento?

Un passo indietro. Partiamo da quello di cui ieri si è discusso in via Po.

Partiamo da Salvatore Mastronunzio, per esempio: è un ex calciatore del Siena,

compagno di stanza di Filippo Carobbio che, a un certo punto, è entrato in

rotta con l'allenatore Conte, è finito praticamente fuori rosa ed è stato

venduto dopo una sola stagione (34 presenze, nove gol).

Mastronunzio — detto Mastro o, anche, la vipera — è stato condannato a

quattro anni dalla Commissione disciplinare nel primo processo sul

calcioscommesse per gli illeciti compiuti ai tempi dell'Ancona (precedenti a

quelli del Siena). Perché Conte lo ha messo fuori? Si era accorto di qualcosa?

Gli uomini della Federcalcio ieri hanno voluto chiarire anche questo aspetto,

perché — se l'allenatore fosse stato a conoscenza di certe abitudini — da una

parte la difesa potrebbe provare che Conte non le condivideva, ma dall'altro

la Procura potrebbe rispolverare il fantasma di un'omessa denuncia. Magari

continuata nel tempo. L'omessa denuncia è anche l'accusa che Conte rischia

per AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011, a proposito della quale il pentito

Filippo Carobbio ha dichiarato: «Fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore,

di lasciare il risultato all'AlbinoLeffe». Sulla combine di questa partita —

l'incontro nel parcheggio di fronte all'hotel, gli accordi tra giocatori — i

riscontri ci sono eccome: non sul nome di Conte, ma in questo caso

potrebbero bastare le conferme indirette e logiche, che si potrebbero

riassumere nel ragionamento «se Carobbio dice la verità sulle altre circostanze,

perché dovrebbe mentire proprio su Conte?». Anche perché la tesi della lite

tra le mogli e quindi di personali motivi di risentimento da parte del giocatore

non ha trovato grande accoglienza in Figc.

Come si sa, l'allenatore della Juve rischia anche di più, un illecito pieno

per Novara-Siena 2-2 del 1° maggio, ma su questo ci sono solo le parole di

Carobbio («Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in

quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio») contro

quelle di tutta la squadra che difende il tecnico. Un po' poco, ma comunque

abbastanza perché, alla Juve, legali e dirigenti siano molto meno tranquilli

di quanto danno a vedere in questi giorni.

E quindi si torna alla domanda iniziale: può convenire un compromesso? Sulle

due sponde, nessuno ne parla: l'argomento appena toccato viene lasciato

cadere, come fosse qualcosa che scotta. Lo è, ed è facile capire perché,

visto la linea societaria combattiva voluta da Andrea Agnelli. «È prematuro»,

si è fatto scappare nei giorni scorsi l'avvocato Antonio De Rensis. Eppure, par

di capire che dalla Juventus non ci sarebbe un no pregiudiziale o, per così dire,

politico. Una trattativa potrebbe anche partire: a quel punto dipenderà da un

mero calcolo di costi-benefici. Il punto è su cosa trattare. La terra di mezzo

in cui incontrarsi potrebbe essere quella dell'omessa denuncia. Un'omessa

denuncia comporta un anno di squalifica, ma chi ha patteggiato se l'è vista

ridurre anche a tre mesi. Troppi per la Juve? Troppo poco per chi, in Procura,

pensa che la posizione di Conte sia molto più compromessa? Dipenderà

da quanto duro sarà il deferimento firmato da Stefano Palazzi (perché è

difficile ipotizzare che Conte vi sfugga): a quel punto, cominceranno i calcoli.

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TUTTOSPORT 14-07-2012

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Conte, via un peso

«E ora vinciamo»

Le affermazioni di Carobbio («Conte ci disse che c’era l’accordo con il Novara») smentite ieri anche da Sestu e Larrondo

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 14-07-2012)

ROMA. L’approdo in un van grigio, l’accoglienza dei tifosi che gli danno la

scossa: «Tutta carica mister, è tutta carica». Così è stato accolto Antonio

Conte , prima di immergersi negli uffici federali per circa 4 ore con tre

avvocati ( Chiappero , De Rensis e Briamonte ) carichi di documenti per

allontanare le accuse di Carobbio . Ha dovuto spiegare e precisare, e lo ha

fatto con serenità evidenziata anche dalla procura, che però parte da un’altra

base: Carobbio resta credibile. Dimostrare l’eccezione che conferma la regola,

questa la mission dei legali di Conte. All’uscita, volto sorridente si è

concesso alle telecamere: «Sono contento, ho sicuramente chiarito tutto e sono

totalmente soddisfatto», le prime parole del tecnico bianconero. Poi,

alleggerito: «Finalmente ho potuto raccontare la verità e da stasera torno in

Valle d’Aosta a fare quello che mi riesce meglio, vincere con la Juventus».

Poi si lascia scappare una battuta: «Sì, mi sono tolto un peso».

LA SCALATA Prima di infilarsi di nuovo nel furgoncino, l’ultimo abbraccio con

i tifosi, alcuni lo chiamano per nome («Dai Antonio, siamo con te»), altri lo

ricordano quando era in maglia a strisce («Vai capitano»). Quell’abbraccio che

Conte non vuole perdere, quello che una lunga squalifica potrebbe togliergli

per tanto tempo. Da ieri è partita la scalata al processo del tecnico leccese,

e semmai ci sarà, questo lo scopriremo quando il pm federale Palazzi svelerà i

deferimenti, che dovrebbero arrivare tra fine luglio e i primi di agosto.

Perché la Figc conta di estinguere i due gradi di giudizio entro fine agosto e

la serie A non vuole sentir parlare di slittamento dei campionati. Il 31

agosto si riparte, ci sarà Conte sulla panchina della Juve? Le gare sotto

osservazione per le accuse di Carobbio sono Albinoleffe-Siena 1-0 del 29

maggio 2011 («Fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare il

risultato all’AlbinoLeffe») e Novara-Siena 2-2 del 30 aprile 2011 («Lo stesso

Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto

l’accordo con il Novara per il pareggio»). Per la riunione tecnica di

Novara-Siena, Conte ieri sembra aver messo un punto fermo, chiarendo che

quella di Carobbio è una battuta senza riscontri. Niente di più, peso minimo.

La procura sembra credergli, anche perché di contro ha praticamente tutto il

Siena escluso Carobbio a sconfessare le accuse del pentito. Pesano gli undici

“no” rimediati dai tesserati sentiti in procura (ultimi ieri anche Sestu e

Larrondo ) e le restanti testimonianze giurate.

IL SECONDO FRONTE Diverso è il caso di AlbinoLeffe-Siena: è lì che da

ieri Conte si gioca la sua partita. I dati e i riscontri che ha la procura federale

( Poloni e Passoni confermano l’incontro con Carobbio a Stezzano, che

il pentito avrebbe effettuato dietro richiesta del vice di Conte, Cristian

Stellini ), sono abbastanza per portare a un deferimento. Situazione da

batticuore, il ventaglio accusatorio varia dalla partecipazione all’illecito

di Conte (quindi squalifica lunga) a semplice omessa denuncia. Conte

dovrebbe riuscire a dimostrare che Stellini aveva agito a sua insaputa, cosa

difficile da spiegare visto che è il suo braccio destro. Molto ruota sull’attività

della società, perché gli accordi potrebbero esser stati presi dall’alto, e Conte

averli solo appresi. Ma la combine con l’AlbinoLeffe potrebbe essere vista

anche come il classico accordo di campo, giocato tra andata e ritorno. È lo

stesso Carobbio ad affermarlo: «Stellini chiese a me e a Terzi di contattare

qualcuno dell’AlbinoLeffe per prendere accordi sulla partita di ritorno, in

modo da lasciare i punti a chi ne avesse maggiormente bisogno...». La partita

di Conte è appena cominciata.

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IL RETROSCENA

Mastronunzio è un’altra figura chiave

I rapporti tesi nello spogliatoio c’erano?

Non solo Carobbio, anche Mastronunzio: molte domande su acredini e possibili rivalse personali a Siena

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 14-07-2012)

ROMA. Questione di acredine, con Carobbio e non solo. Conte non ammetteva

deroghe, il lavoro prima di tutto. Questo uno dei motivi per cui l’ex tecnico

del Siena impose a Filippo Carobbio di restare in gruppo nonostante la moglie

partoriente e la nascita di un figlio. Da qui sarebbe sorto lo screzio tra

mogli, poi rivendicato a una festa, pubblicamente, dalla consorte del grande

pentito a quella del tecnico. Quello screzio, secondo la difesa di Conte,

starebbe alla base dell’acredine che avrebbe indotto Carobbio ad accusare

l’allenatore, o meglio, inserirlo in una combine che a quanto pare sarebbe

stata organizzata da altri.

LE PAROLE «Conte ci disse che potevamo stare tranquilli che avevamo raggiunto

un accordo per il pari con il Novara», l’accusa più grossa. «Secondo te può

essere una cosa normale? Può essere una difesa logica? Però a me non interessa,

io sono sereno», questa la risposta che ha dato ieri Filippo Carobbio

intervistato su RTL 102. 5 durante “Password”, in merito alla strategia

difensiva di Conte relativa all’astio tra mogli. Al di là della stranezza del

fatto che un pentito in piena inchiesta si presti ad entrare pubblicamente nel

merito di una linea difensiva, peraltro a lui avversa, non può essere certo

questa l’arma segreta di Conte, semmai non può essere l’unica. Tuttavia,

scavando bene nel passato di quel Siena poi promosso in serie A, i rapporti

non idilliaci all’interno di quello spogliatoio c’erano, eccome. E su questo

accusa e difesa, ieri hanno discusso a lungo.

LA VIPERA I procuratori federali hanno chiesto a Conte se con qualcuno in

particolare avesse avuto problematiche relative allo scarso impiego. In

particolare, gli sarebbe stato chiesto del suo rapporto con Salvatore

Mastronunzio , che all’improvviso è stato messo fuori rosa e indotto a

cercarsi una nuova sistemazione. «Dopo aver vinto il campionato col Siena sono

cambiate alcune cose nei miei confronti...» disse “la vipera” appena passato

allo Spezia. Stessa destinazione di Carobbio, stessa etichetta. Cosa sospetta

la procura federale? I due sono stati allontanati per motivi tecnici o per

qualcos’altro? Se così fosse, la scelta era dipesa dalla società o dallo

stesso Conte? Sta di fatto che le possibili rivalse personali rivestono un

ruolo fondamentale nella strategia difensiva del tecnico. Si parte

dall’acredine delle mogli, il rancore che avrebbe conservato Carobbio nei

confronti del suo ex tecnico, ma poi si scavalla su altri giocatori, e

scavando nelle passate audizioni assumono diversi connotati anche alcune

domande che i federali hanno fatto a tappeto ai tesserati del Siena. Così

all’ex team manager Nazario Pignotti è stato chiesto con chi dividessero le

stanze Carobbio, Mastronunzio, Reginaldo , Terzi , Coppola , Sestu e

Vitiello . A domanda specifica l’ex dg del Siena, Giorgio Perinetti , ammette

infine: «Ricordo il caso di Calaiò e Reginaldo che avevano avuto qualche

screzio con l’allenatore per il loro scarso impiego e altri episodi simili di

altri atleti, sempre lo stesso discorso». Nessuno dei due è stato però

sentito.

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Conte sollevato

«Tolto un peso»

Tante risposte agli 007, i dubbi restano: decide Palazzi

Le gare del Siena con Albinoleffe e Novara quelle contestate. E poi c’è Mastronunzio...

«Ho raccontato la verità, ora torno a fare quello che so fare meglio: vincere allenando la Juve»

di EDMONDO PINNA (CorSport 14-07-2012)

ROMA - «Mi sono tolto un peso perché finalmente ho potuto raccontare la mia

verità» . Quasi quattro ore davanti ai vice procuratori Loli Piccolomini e

Quartarone e ai sostituti Licheri e Antonella Arpini. Risposte ad ogni domanda,

nessuna casella lasciata vuota, però gli interrogativi sono state molti,

anche circostanziati, e qualche dubbio nelle maglie della rete dei federali è

rimasta. Il giorno di Antonio Conte, ancora per quattro ore “solo” allenatore

del Siena anche se il tecnico di Lecce è campione d’Italia in carica con la

Juventus. Ma ci sono quelle accuse, Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, c’è

quella strana insistenza sulla posizione di Mastronunzio, condannato per

quattro anni per combine con la maglia dell’Ancona, che poi è diventato un suo

giocatore a Siena e ad un certo punto è finito ai margini della rosa della

prima squadra, guardacaso compagno di stanza di Carobbio, il grande

accusatore.

COME UNA PARTITA - Antonio Conte è arrivato davanti agli inquirenti federali

alle 15.11, la Juve lo ha tutelato ai massimi livelli, al suo fianco

l’avvocato Michele Briamonte e l’avvocato Chiappero. Nelle loro mani, le carte

dell’indagine difensiva depositata anche a Cremona, soprattutto le 15

testimonianze giurate che lo dovrebbero aiutarlo a smarcarsi dalle accuse di

illecito sportivo e omessa denuncia. Ad attenderlo anche una trentina di

tifosi, sembrava di essere allo stadio. «Vai Antonio» , «Daje Antonio» i cori,

mentre il tecnico bianconero raggiungeva a fatica il portone di via Po che dà

l’accesso agli uffici della Procura. Il grande accusatore, Carobbio (che ieri,

a Rtl, sulla questione degli screzi fra moglie alla base delle accuse ha

chiosato: «Ma può essere una difesa logica?» ) lo chiama in causa soprattutto

per Novara-Siena e Albinoleffe-Siena (e questa partita, dal racconto dell’ex

attaccante bianconero, sembra legata a quella dell’andata). Nel primo caso,

sarebbe stato lo stesso Conte a dire alla squadra di rimanere «tranquilli»

perché era stato «raggiunto un accordo con il Novara per il pareggio» . E’

successo questo, signor Conte? la sintesi delle domande dei federali. Nel

secondo caso, Carobbio racconta che, nella settimana precedente alla partita,

«si parlò molto tra calciatori, allenatore e società dell’accordo raggiunto

con l’Albinoleffe» , portato avanti dal vice del tecnico pugliese, Stellini

(ora con lui alla Juve). Possibile, hanno chiesto gli 007 federali, che non

sapesse nulla? E ancora: perché allontanò Mastronunzio, forse perché sapeva di

partite sospette o combinate da lui e non le ha denunciate? Ecco, omessa

denuncia, molto gira attorno a questo concetto, e non solo da una parte sola.

TUTTO IN BILICO - Una partita, comunque, ancora tutta da giocare, perché

adesso la palla passa nelle mani di Stefano Palazzi, il Procuratore che non

partecipa agli interrogatori perché si fida dei suoi uomini e perché vuole

tenere una posizione distante, per evitare di farsi condizionare e di non

riuscire a vedere la vicenda nella sua interezza. Valuterà, Palazzi, le

risultanze alle quali sono arrivati gli uomini della sua Procura, prima di

decidere che accusa (se accusa sarà) sostenere in dibattimento. Una

valutazione del genere sarà fatta anche da Conte, dalla Juve e dai suoi legali,

per capire quale via scegliere, anche, al limite, quella del patteggiamento.

Strada che, si vocifera, non sembrerebbe del tutto sgradita.

VOLTARE PAGINA - Conte è uscito alle 18. 55 dalla Procura federale,

inizialmente un po’ provato. «Mi sono tolto un peso, sono sollevato, perché

finalmente ho potuto raccontare la verità» ha detto l’allenatore arrivato lo

scorso anno sulla panchina della Juventus e capace di vincere al primo colpo

lo scudetto. Un concetto, quella della verità, che il tecnico di Lecce ha

sottolineato più volte nella sua pur breve conferenza stampa improvvisata in

mezzo alla strada. «Non ho molto da raccontare, sono comunque contento

perché oggi finalmente è stato il giorno nel quale ho potuto raccontare la

verità. L’interrogatorio si è svolto in un clima molto sereno, ribadisco la mia

contentezza» . Le accuse di Carobbio, le contestazioni della Procura, come è

andata? «Ho sicuramente chiarito tutto, sono totalmente soddisfatto» ha detto

Conte che adesso potrà pensare alla nuova stagione, in attesa di capire cosa

gli succederà: «Adesso torno a Chatillon a fare quello che mi riesce meglio,

l’allenatore e vincere con la Juventus» .

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Scommesse, l’allenatore della Juve

interrogato a lungo da Palazzi. Presto

ascoltati Bonucci, Criscito e Ranocchia

Semeraro e Lecce nei guai

L’ora della verità

Conte sotto torchio quattro ore

“Sono felice, ho chiarito tutto”

di MATTEO PINCI (la Repubblica 14-07-2012)

«Nessun passo indietro. Il tecnico della Juventus Antonio Conte, convocato

davanti alla Procura Federale, nega ogni coinvolgimento, insinuando i propri

dubbi e mostrando le proprie certezze, davanti alle domande degli 007

federali. 220 minuti, tanto è durata l’audizione del tecnico, chiamato a

rispondere di ricostruzioni e imputazioni disegnate nei suoi confronti da

Filippo Carobbio, suo ex giocatore nel Siena 2011 e grande accusatore oggi.

Una platea di cronisti e qualche tifoso troppo acceso («Dai Antonio, che li

ammazziamo »), ad attenderlo davanti agli uffici di via Po, dove i vice

procuratori Quartarone e Piccolomini hanno interrogato Conte, accompagnato dai

legali De Rensis, Chiappero e Briamonte. E pronto a negare con forza le

ricostruzioni, formulate dal suo grande accusatore, secondo cui avrebbe

approfittato della riunione tecnica prima di quel Novara-Siena del 1 maggio

2011 per comunicare a quasi 30 persone che «era stato raggiunto l’accordo per

il pareggio». Episodio già smentito da otto soggetti presenti nello

spogliatoio, a cui aggiungere le testimonianze nello stesso senso prodotte

dalla difesa. E smentite nette sono arrivate, ieri, anche da altri due

giocatori di quel Siena, Larrondo e Sestu. Carobbio conserva comunque quella

«credibilità» riconosciuta dalla Procura Federale. Venuta meno, sembra

sostenere la memoria difensiva, nella singola circostanza, a causa del

risentimento dopo un contrasto tra le consorti. «Ma può essere una difesa

logica?» la risposta sarcastica ai microfoni di Rtl dello stesso Carobbio. Le

cui accuse verso Conte si concentrano anche su Albinoleffe-Siena: in quel caso,

il racconto del pentito («Tutti insieme decidemmo di lasciare loro il

risultato») trova conferme nei verbali di Passoni. Eppure l’eventuale

coinvolgimento dell’allenatore in seconda Stellini non implica dovesse

“sapere” anche il tecnico. Questo avrebbe sostenuto Conte, che però - pur

negando di essere a conoscenza di accordi - avrebbe confidato come, una volta

coinvolto nello scandalo, lo stesso Stellini gli abbia raccontato di aver

chiesto in quella gara a Carobbio di sedare gli animi bollenti (ci furono più

risse) in campo. Una finestra aperta, chissà, sulla possibilità di patteggiare

un’eventuale deferimento per omessa denuncia da parte del procuratore Palazzi.

Che, davanti a sé, avrà anche altre due strade: assolvere l’allenatore o

ipotizzare un ben più grave illecito. «Da stasera - ha detto Conte prima di

imbarcarsi sul volo che lo avrebbe riportato a Chatillon - torno in Val

d’Aosta a fare quello che mi riesce meglio, vincere e allenare».

La prossima settimana, in Procura Figc, sarà il turno di Pierandrea Semeraro,

atteso in via Po per mercoledì 18. L’ex presidente del Lecce, da ieri, deve

fare i conti con la contestazione, da parte della Procura di Bari, del reato

di frode sportiva per il derby Bari-Lecce 0-2 del 15 maggio 2011. Una gara

“truccata” in cambio di 230mila euro, avrebbe rivelato Masiello: accusa che,

se confermata, a livello sportivo, rischia di configurare la responsabilità

diretta per il club salentino.

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Il retroscena Gli avvocati temono la stangata e pensano a un accordo con la Figc

Patteggiare due-quattro mesi

la tentazione della difesa

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 14-07-2012)

I giornalisti, ieri pomeriggio, davanti alla procura federale, durante la

lunga attesa dell’interrogatorio di Antonio Conte, canagliescamente,

scommettevano. Under/Over, come al solito. Non sul numero di gol, però. Ma

sui mesi di squalifica che l’allenatore della Juventus potrebbe scontare alla

fine di questa vicenda. Già, perché a sentir loro — al di là delle reali

responsabilità — l’esito più probabile dell’intricato sudoku paragiudiziario

in cui è precipitato Conte è quello di un sofferto patteggiamento: una pena

che dovrebbe essere compresa tra i 2 e i 4 mesi, e tanti saluti.

Un patteggiamento a queste condizioni sarebbe l’equivalente giuridico del

famoso paradigma Buffon, «meglio due feriti che un morto», laddove i due

feriti sarebbero la Figc (il cui presidente Giancarlo Abete fino ad oggi ha

sbandierato la famosa «tolleranza zero») e la Juventus (che ha appena

ritrovato la propria pace agonistica sotto la guida del tecnico salentino).

Diversamente, infatti, Conte rischierebbe una squalifica fino a due anni, o

anche di più, e quindi di perdere la panchina della Juventus; oppure, in caso

di assoluzione, la Federcalcio, una figura devastante e un mare di polemiche.

La strategia complessiva è dunque piuttosto chiara: la difesa Conte dovrebbe

inserirsi tra le incongruenze delle deposizioni di Gervasoni e Carobbio (i due

pentiti che incastrano il tecnico), dimostrare che Carobbio aveva motivi di

rancore personale nei confronti del suo ex allenatore, annullare con questo

argomento la sua accusa (quella più pesante, l’“illecito” di Siena-Novara) e

poi “ricontestualizzare” l’accusa residua, l’omissione di denuncia per

Albinoleffe-Siena. Trasformandola in un peccato veniale.

L’ostacolo più grande a questo percorso è rappresentato da Conte stesso. Il

patteggiamento prevede infatti l’ammissione dei fatti contestati (con relativa

collaborazione con la procura federale). Ma il tecnico, come dimostra la

deposizione di ieri, non appare intenzionato ad ammettere alcunché. Un po’

perché si ritiene innocente, e un po’ perché pensa che la mossa — che magari

gli potrebbe anche convenire dal punto di vista pratico — avrebbe degli esiti

devastanti sul piano dell’immagine. Non ho fatto alcun illecito — è il

ragionamento — una quindicina di testimoni smentiscono Carobbio, fino a oggi

ho sempre chiaramente respinto tutte le accuse, ora perché devo ammettere di

non aver denunciato?

A ben vedere, la risposta a questa domanda è il principale prezzo da pagare,

per il tecnico campione d’Italia, per evitare un processo che, sebbene

assolutamente imprevedibile, ha comunque serie possibilità di risolversi in un

grosso guaio. Basti pensare alla strana — diciamo così — situazione in cui si

trova Sergio Artico, il giudice che dovrà decidere sulla colpevolezza o

l’innocenza di Conte. In uno dei mille processi per i medesimi fatti voluti

dalla Figc nel tentativo di domare il mostro calcioscommesse, il giudice

Artico, nel condannare due impu-tati, ha già stabilito che i verbali dei

pentiti che accusano Conte sono «credibili e coerenti tra di loro ». Insomma:

il giudice — che per definizione dovrebbe essere terzo — si troverà ad

affrontare il processo Conte con un pregiudizio scritto nero su bianco su

un’altra sentenza. La difesa, ci sta pensando in queste ore, potrebbe chiedere

una ricusazione. Ma sarebbe molto più sicuro, per il futuro del proprio

assistito, non dover mai arrivare a quel punto.

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CALCIOSCOMMESSE: IL TECNICO BIANCONERO INTERROGATO PER QUATTRO ORE NEGLI UFFICI DELLA PROCURA FIGC

Più leggero

Conte: “Finalmente la mia verità. Ora posso pensare ad allenare”

L’accusa di illecito per Novara-Siena smentita dalle firme di 25 testimoni

Omessa denuncia: il «caso Mastronunzio» rafforza il teorema degli investigatori

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 14-07-2012)

Quattro ore davanti al pool del pm del pallone Stefano Palazzi. Antonio Conte

esce dagli uffici della procura della Federcalcio con la voglia di urlare al

mondo che «finalmente posso tornare a fare quello che mi riesce meglio:

allenare e vincere con la Juve. Sono felice, ho potuto raccontare la verità».

L’interrogatorio del tecnico bianconero è filato via liscio, senza brusche

frenate o colpi a sorpresa: Conte ha risposto a tutte le domande dei tre

investigatori federali smentendo con precisione ogni accusa mossa nei

suoi confronti dal pentito Filippo Carobbio. Due le partite al centro

dell’audizione dell’allenatore campione d’Italia ai tempi in cui era sulla

panchina del club toscano: Novara-Siena del primo maggio del 2011 ed

Albinoleffe-Siena del 29 maggio dello stesso anno. Conte si è presentato in

via Po accompagnato dal suo legale di fiducia Antonio De Renzis e dagli

avvocati Michele Briamonte e Luigi Chiappero in rappresentanza della Juve,

ma, soprattutto, dagli atti dell’indagine difensiva cominciata nelle ore

immediatamente successive alla perquisizione subita nella propria abitazione

dalla polizia giudiziaria di Cremona lo scorso 28 maggio.

Conte non ha costruito la sua difesa accusando Carobbio di essere un pentito

non credibile, ma si è soffermato sulle incongruenze nelle dichiarazioni

dell’ex difensore del Siena. In particolare, sul tavolo degli investigatori

della Figc, da ieri, sono finite venticinque dichiarazioni «giurate» di tutti

coloro (salvo qualche eccezione) erano presenti nella sala riunione dell’hotel

di Novara prima della sfida con la formazione piemontese, documenti dove i

giocatori o tesserati di quel Siena raccontano di non aver sentito Conte fare

alcun riferimento a possibili accordi per il pareggio. Le circa dieci pagine

di verbale dell’interrogatorio dell’allenatore della Juve, adesso, dovranno

essere valutate dal procuratore federale Palazzi: a fare gol per la procura

c’è solo Carobbio, dall’altra parte è una goleada con 25 dichiarazioni che

scagionano l’allenatore. Sarà sufficiente a liberare Conte dall’incubo di un

possibile deferimento per illecito sportivo? Cantare vittoria per il

condottiero bianconero potrebbe essere fatale perchè se Carobbio continuerà

ad essere per il pm del calcio «affidabile, molto credibile», il pericolo

potrebbe non essere scongiurato. Ma il fatto che la procura della Figc non

abbia ancora trovato alcun riscontro alle accuse del pentito (di ieri le

smentite degli ex senesi Larrondo e Sestu) , fa apparire più sfumata l’ipotesi

di un coinvolgimento di Conte perchè al centro di una possibile combine. Nelle

quattro ore di interrogatorio, i tre vice di Palazzi hanno chiesto a Conte del

perchè avesse messo fuori rosa l’attaccante Mastronunzio, compagno di camera

di Carobbio e condannato a 4 anni di squalifica per lo scandalo scommesse

quando indossava la maglia dell’Ancona nell’anno prima di arrivare al Siena.

«Ha deciso di metterlo fuori rosa perchè sapeva che era coinvolto in partite

dagli esiti strani?», in sintesi la domanda degli inquirenti. Chiaro il

messaggio della procura: per il pool di Palazzi, Conte sarebbe stato a

conoscenza di qualche mossa sbagliata del suo centravanti senza denunciarlo.

Il tema della possibile omessa denuncia sembra, così, restare quello più forte

nel teorema accusatorio: Conte, infatti, potrebbe rischiare il processo

proprio per non aver denunciato una serie di fatti, compreso l’accordo in

Albinoleffe-Siena che, per Carobbio, ha nel vice dell’ex tecnico dei toscani

Stellini il mandante.

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SCOMMESSOPOLI

Conte, quattro ore in difesa

Ma dice no al patteggiamento

Interrogatorio in Figc: «Sono tranquillo». Carobbio lo sfida: «Tentativo illogico»

di FABRIZIO BIASIN (Libero 14-07-2012)

Antonio Conte arriva a Roma e viene accolto neanche fosse il Pupone: «Daje

Antò che sei il mejo!». Attorno a lui una calca impressionante: agenti di

sicurezza, dozzine di giornalisti, curiosi e tifosi di ogni specie,

l’immancabile presenzialista Gabriele Paolini con un nuovo, particolarissimo

amico dallo sguardo inquietante. E si sa: dove c’è Paolini c’è notizia.

Conte finge indifferenza, se la ride, ostenta sicurezza anche se sa che

l’attende una partita assai complicata, quella con gli «investigatori» della

Figc. Alle 15 inizia la chiacchierata (che la chiami «chiacchierata» ma è un

interrogatorio bello e buono), terminerà alle 19: quattro ore dopo.

All’uscita il mister campione d’Italia è soddisfatto, ancora sorridente, forse

un po’ provato: «Sono sereno e felice per aver potuto raccontare la mia

verità. Ora posso tornare a fare l’allenatore in Val d’Aosta. Proverò a

vincere ancora ». Un aereo privato se lo porta via, a Chatillon, là dove i

bianconeri hanno appena iniziato il ritiro per la nuova stagione.

A CACCIA DI VERITÀ

I giornalisti nel frattempo cercano indiscrezioni, provano a capire: cosa si

saranno detti là dentro Antonio e Stefano Palazzi, procuratore federale?

Girano voci fantozziane, c’è chi sostiene che la chiacchierata sia stata

cordiale, chi assicura che Conte non abbia alcuna intenzione di patteggiare,

ovvero di ammettere una colpa che gli permetterebbe di ottenere una squalifica

minima, ma lo macchierebbe in eterno.

Conte è sicuro di poter dimostrare la sua innocenza, anche se sa che non sarà

facile smontare le accuse di Filippo Carobbio, il pentito, l’accusatore, l’ex

giocatore del Siena che l’ha tirato in ballo per una presunta combine in

Novara-Siena della stagione 2010-2011, in Serie B.

BOTTA E RISPOSTA

Così disse Carobbio ai procuratori federali: «Si parlò dell’accordo durante la

riunione tecnica alla quale partecipavano l’allenatore, il vice-allenatore, il

preparatore dei portieri e il collaboratore tecnico. Antonio Conte ci

rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto

l’accordo con il Novara per il pareggio». Una bomba atomica che Conte ha

provato a disinnescare tirando in ballo sua moglie e la consorte di Carobbio:

le due avrebbero litigato durante una festa di compleanno, da qui l’astio del

«pentito» nei confronti dell’allenatore. La faccenda ha fatto storcere il naso

proprio a Carobbio, intervenuto a Rtl 102.5: «Secondo voi può essere una cosa

normale? Può essere una difesa logica? Però a me non interessa, io sono

sereno».

Tutti sereni, insomma: Conte, Carobbio, Paolini e il suo amico. Nei prossimi

giorni continueranno le audizioni (lunedì Ranocchia e Bonucci per le vicende

«baresi», Criscito per quelle «genoane») ma tutti vogliono sapere che

decisione prenderà Palazzi a proposito del futuro del condottiero juventino:

sarà squalificato? E se sì, per quanto? La sensazione è che il tecnico dei

bianconeri ieri si sia tolto un bel peso. Chissà se basterà per chiudere la

faccenda con una pacca sulle spalle.

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CALCIO SCOMMESSE Il tecnico campione d’Italia con la Juve sentito ieri per 4 ore dalla Procura federale

Conte: «Finalmente la mia verità»

«E adesso torno in Valle d’Aosta dalla mia squadra. A fare ciò che mi viene meglio: vincere»

E CAROBBIO INSISTE

Riferito al litigio fra sua moglie e la signora Conte: «Vi sembra una difesa?»

di DAVIDE PISONI (il Giornale 14-07-2012)

Quattro ore di partita per evitare una macchia indelebile sulla carriera e

scacciare i fantasmi. Non si è fatto mancare nulla Antonio Conte davanti agli

007 della Procura Federale. Riscaldamen­to, partita, supplementari, rigori e

terzo tempo. È stata un’audizione all’insegna della serenità, nella quale non

si sarebbe parlato di patteggiamento per ora, eventualità che nei giorni

scorsi non è stata scartata neppure dagli stessi avvocati dell’allenatore

bianconero. Che all’uscita è apparso sereno come all’arrivo, nel primo

pomeriggio. «Sono contento, ho chiarito tutto e sono totalmente soddisfatto.

Finalmente ho potuto raccontare la verità», ha detto fuori dagli uffici di via

Po, a Roma. «Ora torno in Valle d’Aosta a fare ciò che mi riesce meglio:

vincere e fare l’allenatore », ha aggiunto prima di volare in ritiro con un

aereo privato.

La strategia difensiva messa a punto dai legali di Conte ha provato a

smontare l’accusa di Filippo Carobbio secondo cui l’allenatore della Juventus,

all’epoca dei fatti alla guida del Siena, era a conoscenza dell’accordo per il

2-2 di Siena-Novara del primo maggio 2011 («Lo stesso Conte ci rappresentò che

potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara

per il pareggio») e della combine per Albinoleffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011

(«Fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore di lasciare il risultato

all’AlbinoLeffe »). Conte e gli avvocati De Rensis, Briamonte e Chiappero non

si sarebbero limitati a rispondere alle domande, ma è logico supporre che

abbiano presentato anche delle controdeduzioni frutto del lavoro iniziato fin

dalle ore successive alla perquisizione della casa di Conte del 28 maggio. A

partire dal dossier firmato da quindici giocatori di quel Siena che negano il

racconto di Carobbio in particolare su Novara-Siena. Ieri avrebbero negato

tutto anche i bianconeri toscani Marcelo Paez Larrondo e Alessio Sestu,

ascoltati in mattinata prima di Conte. Agli investigatori di Palazzi sarebbero

state evidenziate le versioni contrastanti tra i principali pentiti (Gervasoni

e, appunto, Carobbio), oltre a una serie di contraddizioni dell’ex giocatore

senese, che sarebbero emerse, secondo i legali di Conte, dai verbali degli

interrogatori sia al pm di Cremona Di Martino che alla procura della Figc. E

per rendere ancor meno credibile Carobbio, sarebbe stata sottolineata

l’acredine maturata per i rapporti critici tra le rispettive consorti, causa i

mancati permessi al giocatore per stare vicino alla moglie partoriente.

Carobbio, su questo aspetto, ieri ha ironizzato: «Può essere una difesa

logica? Io sono sereno».

Anche Conte si è detto sereno. Probabilmente ritiene di essere riuscito a

convincere gli uomini della procura federale. Perché la giustizia sportiva al

contrario di quella ordinaria prevede che sia l’accusato a dover cercare di

discolparsi, altrimenti sono guai. Nel caso dell’allenatore della Juve il

rischio minore è il deferimento per omessa denuncia con una squalifica

ridotta. Se invece Palazzi dovesse paventare l’illecito sportivo, si

parlerebbe di una sanzione superiore ai tre anni. Conte vuole continuare a

guidare la Juve senza ombre anche se i tifosi da Chatillon a Roma non hanno

dubbi: fiducia a lui anche in caso di squalifica. E stamattina arriva in

ritiro il presidente Andrea Agnelli. Occasione per incontrare la squadra e

anche per ribadire che non c’è un piano B: si vuole continuare insieme.

___

Calcioscommesse Doveva rispondere alle accuse del pentito Carobbio sulle presunte combine di Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena

La fiducia di Conte:

«Non ho nulla da temere»

Interrogato alla procura Figc 4 ore: «Finalmente ho potuto dire la verità, torno ad allenare»

di ALESSANDRO FERRI (IL MATTINO 14-07-2012)

ROMA. «Finalmente ho potuto dire la verità». Antonio Conte attendeva il

confronto con gli 007 federali da tempo. Da quando sono iniziate a filtrare le

prime indiscrezioni sugli interrogatori in Procura di Cremona e in quella

federale del pentito e suo grande accusatore Filippo Carobbio. «Ho potuto

raccontare la verità in un clima molto sereno - ha sottolineato il tecnico al

termine della sua audizione durata circa tre ore e 40 minuti -. Ribadisco:

sono contento per aver potuto dire la verità. Ora torno in Valle d’Aosta a

fare quello che mi riesce meglio, vincere e fare l'allenatore».

A Chatillon da giovedì si è radunata la sua Juve. Lui, però, dopo i saluti di

rito, ha preferito raggiungere subito Roma per preparare al meglio la sua

difesa in un summit con i suoi legali Luigi Chiappero, Antonio De Rensis e

Michele Briamonte. L'obiettivo era smontare le accuse di Carobbio, suo ex

giocatore ai tempi di Siena che lo tira in ballo proprio per la stagione

2010/2011 in cui i toscani raggiunsero la promozione in Serie A. Le

dichiarazioni di Carobbio riferite a Conte sono circostanziate al pareggio per

2-2 di Novara-Siena, del 30 aprile 2011 e al successo per 1-0 in

AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011. «Lo stesso Conte ci rappresentò che

potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara

per il pareggio», raccontò in Procura federale il centrocampista lo scorso 29

febbraio. E ancora: «fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare

il risultato all'AlbinoLeffe».

Come già anticipato la difesa di Conte, per ribattere alle pesanti accuse,

ribadite da Carobbio anche nell'audizione di martedì, ha presentato una

memoria con 15 testimonianze giurate. Testimonianze che smentirebbero Carobbio,

e che si sommano a quelle rese negli uffici federali da altri tesserati

senesi. Avrebbero negato tutto anche i bianconeri toscani Marcelo Paez

Larrondo e Alessio Sestu. Altro elemento della linea scelta da Chiappero e De

Rensis è l'acredine tra la moglie di Conte e quella di Carobbio. Una ruggine

tra Conte e Carobbio, dovuta anche allo scarso impiego del giocatore. Ma

Carobbio, ritenuto finora altamente credibile dal pool del Procuratore Stefano

Palazzi, non ci sta ad essere screditato e, mentre il suo ex tecnico era sotto

torchio, ha commentato ai microfoni di Rtl 102. 5 la linea difensiva del

bianconero con un pizzico di sarcasmo. «Secondo te può essere una cosa

normale? - si è domandato - Può essere una difesa logica? Però a me non

interessa, io sono sereno».

È rimasto a lungo negli uffici dei federali anche il presidente del Grosseto,

Piero Camilli, chiamato a difendersi dalle accuse di alcuni suoi ex tesserati

per le presunte combine di Salernitana-Grosseto e Ancona-Grosseto dell'aprile

2010. «Io sono uno per bene, non sono mai andato in galera», si è sfogato

Camilli al termine della sua audizione. Sul match con la Salernitana, invece

ha precisato: «Turati ha detto che io avrei dato 3-4 mila euro a Mariano

Stendardo, un mio ex giocatore, per organizzare la combine. Ma io sono una

persona per bene». E proprio Stendardo è stato convocato dai federali martedì

prossimo, assieme a Nicola Mora, per fornire la sua versione dei fatti.

Infine la Procura di Bari è convinta che il derby Bari-Lecce di serie A del

15 maggio 2011 è stato comprato dal club salentino per 230 mila euro. Vicenda

che potrebbe costare al Lecce una seconda retrocessione in poche settimane, in

Lega Pro. L'avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato

notificato all'ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro.

___

SCOMMESSE Il tecnico respinge le accuse di Carobbio, ma rischia il deferimento

Le verità di Conte

Quattro ore da Palazzi: «Chiarito tutto, adesso torno a vincere»

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 14-07-2012)

Assistito dagli avvocati De Rensis, Briamonte e Chiappero, durante l’audizione

l’allenatore ha prima cercato di essere convincente con le parole. Poi,

coadiuvato dai legali, ha tirato fuori un foglio firmato dai calciatori che

facevano parte dello spogliatoio del Siena nell’incriminata trasferta di

Novara del 30 aprile 2011 (finì 2-2) con testimonianze giurate che smentiscono

Carobbio, secondo il quale «il tecnico ci disse che potevamo stare tranquilli

in quanto avevamo raggiunto l'accordo per il pareggio». Conte ha anche

parlato dei rapporti turbolenti con il centrocampista che sarebbero alla

base di questa rivalsa nei suoi confronti. Ai microfoni di Rtl, il diretto interessato

ieri ha replicato: «Secondo voi può essere una cosa normale? Può essere una

difesa logica?». Tornando all’interrogatorio, i legali del tecnico hanno fatto

notare come il nome del loro assistito nei resoconti di Carobbio sia emerso

solo in un secondo momento (prima parlava di un «accordo tra calciatori») e

che la versione del pentito è differente da quella di Gervasoni (altresì

ritenuto attendibile dalla procura) che parla di un tentativo di una combine

ma per un over. Punti certamente a favore della difesa (che tra l’altro ieri

ha potuto beneficiare anche delle audizioni dei due calciatori Larrondo e

Sestu che hanno negato i racconti di Carobbio, come avevano già fatto in

passato Ficagna, Pesoli, Terzi, Vitiello e Coppola) fino a quando gli uomini

di Palazzi hanno chiesto a Conte di AlbinoLeffe-Siena. A differenza della gara

con il Novara, Carobbio stavolta non è solo: almeno sulla combine della gara,

ci sono infatti delle conferme nella squadra lombarda da parte del vice

allenatore Poloni e del calciatore Passoni. In questo caso il pentito, a

differenza di Novara-Siena, chiama in causa il vice Stellini («Chiese a me e a

Terzi di contattare qualcuno dell'AlbinoLeffe per prendere accordi sulla gara

di ritorno») e solo indirettamente Conte: «Fummo tutti d'accordo, squadra e

allenatore, di lasciare il risultato agli avversari». Il tecnico ha continuato

a negare ogni coinvolgimento, prendendo le distanze anche da quello che una

volta era il suo collaboratore di fiducia. Sono rimasti però degli elementi di

riscontro che non hanno trovato spiegazione e che non fanno dormire sonni

tranquilli all’allenatore.

E ora? Tutto dipende da Palazzi. Toccherà al procuratore (una volta che è

stata chiarita la situazione riguardante Novara-Siena), decidere se spingersi

a deferire il tecnico per un illecito o limitarsi (ipotesi che al momento

sembra più probabile) a rinviare a giudizio Conte per un’omessa denuncia

(relativa a AlbinoLeffe-Siena). In quest’ultimo caso, la squalifica è minimo

di 6 mesi che può scendere a 2-3 (con forte multa) se si patteggia. La

Juventus ha già in mente l’eventuale sostituto in caso di squalifica: si

tratta del tecnico della Primavera, Baroni. In caso di illecito, la situazione

diventerebbe invece più pesante: la pena va dai 3 ai 5 anni.

___

Scommesse Il tecnico della Juve sentito per tre ore: finalmente sono riuscito a dire la mia verità

Conte respinge le accuse

del pentito Carobbio

di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 14-07-2012)

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Sereno e soddisfatto. Con questo stato d'animo Antonio Conte ha lasciato gli

uffici della Procura federale alle 7 del pomeriggio, dopo quasi quattro ore di

audizione davanti ai collaboratori di Palazzi. Un interrogatorio lungo, forse

più del previsto, ma indispensabile per dimostrare la propria completa

estraneità al calcioscommesse. Accompagnato a Roma dagli avvocati Chiappero,

De Rensis e Briamonte, Conte si è presentato poco dopo le 15 in via Po per

replicare punto su punto alle accuse di Carobbio. In particolare, il tecnico

della Juventus ed ex Siena è stato interrogato sulle presunte combine delle

partite Novara-Siena 2-2 del 30 aprile 2011 («Lo stesso Conte ci rappresentò

che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il

Novara per il pareggio») e AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 («Fummo

tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato

all'AlbinoLeffe»). «Sono soddisfatto – ha spiegato Conte – perché finalmente è

arrivato il momento di raccontare la verità». E la verità del tecnico

juventino è chiara: nessun coinvolgimento nel calcioscommesse, come

dimostrerebbe anche la memoria firmata dagli ex giocatori del Siena e

presentata in Procura. Ma come si spiegano allora le accuse di Carobbio? Solo

acredine – sempre secondo Conte – tra tecnico e giocatore, impiegato poco

nell'ultimo periodo al Siena. Tesi che saranno vagliate dalla Procura, così

come la posizione del presidente del Grosseto Camilli, accusato da Turati,

Joelson e Acerbis per le presunte combine delle partite Salernitana-Grosseto

3-4 e Ancona-Grosseto 1-1 del 2010. «Sono una persona per bene – ha spiegato

Camilli – e non sono mai stato in galera, come invece i miei accusatori».

Intanto la Procura di Bari ha chiuso le indagini su Bari-Lecce del maggio

2011. Secondo i magistrati il club salentino comprò il derby per 230 mila

euro: al riguardo il 18 luglio la Procura federale ascolterà Pierandrea

Semeraro, ex presidente del Lecce, ora a rischio retrocessione in Lega Pro.

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C’era una volta

il Milan da bere

26 anni separano il primo arrivo trionfale a Milanello di Sua

Emittenza dalla partenza di Ibra e Thiago Silva per tirare la cinghia.

Due momenti epocali di un re a cui non resta che limitare i danni

di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano 14-07-2012)

Faceva freddo ed era febbraio quando il neopresidente del Milan, Silvio

Berlusconi, scese in elicottero a Milanello per la sua prima visita pastorale.

Molti elicotteri dopo, fa il caldo di Minosse oggi che Silvio cedendo due

pezzi pregiati come Ibrahimovic e Thiago Silva “solo per esigenze di bilancio”

sigla a modo suo la fine di una stagione di grandi investimenti calcistici

elevando tale cessione a simbolo di un vistosissimo cambiamento epocale,

all’ombra di Monti e dello spread. L’Italia di 26 anni fa sembra impallidire

alla memoria nell’afa di oggi e nei 40 gradi che squagliano gli specchi

d’asfalto. Chi c’era allora in questo Paese, chi comandava, che parte recitava

colui che era già Sua Emittenza e stava cambiando gusti e valori degli

italiani (risultati poi in maggioranza ben contenti di tale mutazione

antropologica)? Vediamo. Berlusconi compra il Milan da uno sfiatato e

penalmente rincorso Giussy Farina, dalla credibilità affidata al vezzoso nomen

omen, dopo aver tentato di comprare l’Inter anni prima. Quello che si dice un

tifoso vero, folgorato da metà Madonnina sulla via di Damasco.

SCENDENDO da quell’elicottero dice subito alla bandiera rossonera

che si ritrova di fronte: “Ciao Gianni, avremo bisogno di te”. Rivera non

l’avrebbe più visto. È la Milano da bere, e del calcio in profonda trasformazione

sub specie televisiva. C’è Craxi a Palazzo Chigi che cola lattiginoso in quasi

tutti gli interstizi milanesi, e dal primo socialista premier nella storia della

Repubblica al primo vero tycoon dell’impero mediatico il passo è molto, troppo

breve come si saprà presto. Berlusconi si intende di calcio, è fuori discussione,

e mette insieme un lancinante populismo, declinato nelle sue tv commerciali e

nello sport (!?!) più amato dagli italiani. Diventa “moderno” e si accredita per

tale sposando queste due facce di un costume italiano incerto, che si è lasciato

alle spalle l’austerity del defunto Enrico Berlinguer: il messaggio è complementare.

Per la tv lo capisce subito Federico Fellini il cui Ginger e Fred sarebbe dovuto

essere adottato nei programmi scolastici, e lo capisce anche Pippo Baudo

che prima gode del mercato essendo allora molto più di un Fazio (Fabio…)

di oggi lasciando il pubblico politicizzatissimo per il nuovo Ziegler; poi ci ripensa

e torna in Viale Mazzini pagando una penale del valore di un palazzo in cui verrà

domicilato il Tg5. Per il calcio è invece quasi tutto un peana. Era arrivato il vero

Mecenate a rilevare la leggendaria genia dei “ricchi scemi”, come l’insuperato

Onesti mentore del Coni chiamava i presidenti di calcio. Da Fraizzoli a Berlusconi,

volete mettere anche solo in area ambrosiana… Berlusconi non ha bisogno di

capire, né di studiare la materia: sa come parlare al popolo anche se si propone

come uno che lo vuol servire, sa che gli acquisti, a partire dal trio olandese

delle meraviglie (Gullit, Van Basten, Rijkaard), mirati in un progetto congegnato

da Arrigo Sacchi prima propalato, poi valorizzato e infine smerciato dalla tv,

lo faranno crescere a dismisura. Nell’Italia degli Agnelli, il calcio è l’ideale per

guadagnarsi una libertà d’azione che all’inizio sembra solo mercantile.

Andando a pescare nelle rassegne stampa di allora si vedrebbe come dal

primo acquisto televisivo importante, il “Mundialito” in Uruguay del 1981, il

nome di Berlusconi passi nella seconda metà degli anni 80 soprattutto

attraverso il Milan. E la tv, naturalmente, e il Milan in tv. Dopo gli Agnelli e la

Fiat il calcio battezza il Cavaliere come fosse un nuovo acquisto, un campione

venuto da fuori: invece è lui che si sta comprando tutto da dentro. È il Milan

e la Milano degli eccessi, e Berlusconi ne riassume perfettamente il senso.

Di vuoto. Da riempire, certo, giacché in alcun campo fisico o virtuale si

sopporta il vuoto, ma con gradualità, in direzione di una più generale

occupazione di suolo pubblico, di un immaginario che televisione e calcio

compongono in un’idea di veline e campioni che strabuzzano dai teleschermi.

VUOLE FARE contenti i milanisti come quando avrebbe voluto il Meazza nelle

partite in casa “solo rossonero”, per non sprecare nulla, e successivamente

vorrà fare contenti gli italiani sub specie populista, vent’anni fa come oggi.

Oggi che si ritrova ad annaspare per risparmiare i 150 milioni di euro di Ibra

e Thiago Silva, come se fosse un presidente qualunque e non il plutocrate

famoso nel mondo. È l’ultima astuzia del camaleonte travestito comunque

sempre e solo da Berlusconi, o è una reale necessità di bilancio? È un modo

per dire a italiani e milanisti “pazienza, sobrietà, mi rendo conto, c’è la crisi e

non voglio più strafare” prendendo esempio dai tecnici lui che si ritiene e ha

dimostrato spesso di essere un tecnico (un Mister…) della comunicazione?

Oppure è un segno di resa travestito da ragionevolezza? Ci sta dicendo,

con una politica calcistica che ammicca alla politica tout court, che non gli

è rimasto altro da fare che limitare i danni perché tanto senza di lui il Milan

non sarebbe nulla così come il Pdl in cerca di nome, oppure ha in testa

qualche cosa di nuovo come è spesso accaduto in passato? Insomma ha

fiducia che tifosi ed elettori lo seguano sempre e comunque in ogni stagione

anche con meno elicotteri, campioni e ribalte, oppure è costretto a un’austerity

che nel suo segno sembra una ritirata che tende alla rotta? Non può rispondersi

da solo. Ci vorranno fatti, e gli abbonamenti incombono all’ombra di Galliani,

e i sondaggi elettorali alludono, all’ombra di Alfano. In un’altra Italia,

montiana suo malgrado, altra e berlusconizzata da tutti i punti di vista.

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LE ALTRE AUDIZIONI SUL SIENA ASCOLTATI ANCHE LARRONDO E SESTU

Camilli: «Con il d.s. Iaconi

voglio un faccia a faccia»

Il presidente del Grosseto chiede il confronto con i suoi accusatori: «Io uno perbene»

di FRANCESCO CENITI & GAETANO IMPARATO (GaSport 14-07-2012)

Camilli contro Iaconi. Il presidente del Grosseto ha chiesto un faccia a

faccia coi suoi accusatori ma soprattutto col suo ex direttore sportivo. Un

classico confronto all'americana. «Ipotesi innovativa, certo, ma quanto mai

utile a fare chiarezza sulla vicenda» conferma l'avvocato Grassani.

Faccia a faccia Il Grosseto è in bilico soprattutto per le rivelazioni di

Iaconi (spinge i giocatori a muoversi dal ritiro di Norcia per comprare la

gara con l'Ancona contattando Da Costa — ascoltato ieri — dicendo di essere

autorizzato dal Presidente). E proprio su questo punto Camilli ha tenuto banco,

chiedendo l'audizione dell'amministratore e team manager Cafaro (la Procura

ha acconsentito). Cafaro testimonierà relativamente al fatto che Iaconi era

stato praticamente messo da parte, sfogandosi con lui: «Ma che ci sto a fare

io, se il presidente parla solo con te e mister Sarri?».

In galera Il presidente, all'uscita dall'interrogatorio, è bellicoso: «Sono

tranquillo, persona per bene e in galera non sono mai stato. Chi mi accusa,

invece, è stato dentro». Il motivo dell'acredine dei suoi giocatori? Secondo

Camilli nascerebbe dalla sua richiesta di sequestro preventivo di somme ai

loro danni quale plausibile risarcimento dopo che, dall'inchiesta di Cremona,

erano venute fuori le gare che vedevano il Grosseto beffato. «Ho capito perché

non andavo in A: mi vendevano le partite, quindi chiesi alla federazione

l'autorizzazione ad aggirare la clausola compromissoria», dice Camilli. Oggi

arriverà in Procura il fascicolo con le richieste di risarcimento che gli

avvocati presentarono all'epoca.

Siena Interrogati, ieri, anche Larrondo e Sestu sulla vicenda Siena: il

consigliere Sganga ha chiesto di essere ascoltato dalla Procura federale.

-------

DERBY SOSPETTO CHIUSA L’INCHIESTA SU BARI-LECCE

Si stringe il cerchio

attorno a Semeraro jr

di FRANCO CIRICI (GaSport 14-07-2012)

Si stringe il cerchio intorno all'ex presidente del Lecce, Pierandrea

Semeraro. Ieri la procura di Bari ha chiuso l'inchiesta sul derby Bari-Lecce

del 15 maggio 2011. In mattinata sono stati notificati gli avvisi di

conclusione delle indagini a Semeraro e ai suoi amici, l'imprenditore Carlo

Quarta e l'avvocato Andrea Starace (la sua posizione è stata stralciata,

avendo avuto un ruolo defilato nella vicenda), accusati di frode sportiva,

oltre che a Marcello Di Lorenzo, amico del difensore Andrea Masiello. L'altro

ieri Semeraro e Quarta non hanno risposto alla convocazione del sostituto

procuratore Ciro Angelillis. Possibile, tuttavia, che nei prossimi giorni

Franco Coppi, legale di Semeraro, depositi una memoria difensiva per chiarire

l'estraneità dell'ex presidente del Lecce nell'organizzazione della presunta

combine. Secondo l'accusa, Semeraro avrebbe procurato i 230 mila euro, versati

in più tranche da Quarta ad Andrea Masiello, nonché ai suoi amici Gianni

Carella e Fabio Giacobbe. Le carte di Bari sono già state girate alla Procura

federale e Semeraro è stato convocato per il 18 luglio. Se l'ipotesi della

procura di Bari fosse confermata a livello sportivo, la situazione del Lecce

si aggreverebbe. Il club salentino rischierebbe la retrocessione in Lega Pro

per responsabilità diretta.

___

L’INCHIESTA GIUDIZIARIA

Chiuse le indagini su Bari-Lecce

Semeraro convocato da Palazzi

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 14-07-2012)

ROMA. In parallelo, corre la Scommessopoli delle responsabilità dirette. È di

ieri la notizia che la Procura di Bari ha notificato l’avviso di conclusione

delle indagini preliminari a tre persone, accusate di un episodio di frode

sportiva, tra le quali anche l’ex presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro.

Si parte da una base: per i pm il derby Bari-Lecce 0-2 del 15 maggio 2011,

sarebbe stato truccato e i soldi (230 mila euro in diverse tranche) per

corrompere Andrea Masiello sarebbero partiti proprio da Semeraro. Con lui,

indagati anche l’imprenditore Carlo Quarta e l’avvocato Andrea Starace. I due

avrebbero consegnato a Masiello e ai suoi amici Fabio Giacobbe e Gianni

Carella una cifra tra i 200 e i 250mila euro. Alla procura federale sono state

mandate le ultime carte da Bari, compresi i documenti che testimonierebbero la

responsabilità diretta di Semeraro. Appena appresa la chiusura delle indagini,

ieri la Figc ha notificato la convocazione di Semeraro in procura federale,

chiamato a deporre il 18 luglio. Mentre ieri era atteso Fabio Giacobbe la cui

audizione è però slittata. In merito a quel derby, l’interrogatorio fiume di

Andrea Masiello sembra aver messo un punto, peraltro confermato dallo stesso

difensore al momento della ritrattazione della sua versione precedente al suo

arresto. Lunedì fari puntati su Bonucci e Ranocchia, ma sarà chiamato a

deporre anche Giuseppe Vives, per riferire su una presunta pacca sulla spalla

ricevuta da Masiello come segnale per la combine. Il giocatore del Toro lunedì

andrà in procura per smentire. Lo stesso giorno è atteso anche Matteo Gianello,

la cui comparsa dipende dall’ok del medico: l’ex portiere del Napoli è in

stato confusionale, ma se non si presenterà in procura per lui sarebbe dura

evitare la radiazione.

GROSSETO «Io sono tranquillo, sono uno per bene e in galera non ci sono mai

stato». Piero Camilli commenta così le sue tre ore di audizione tenute ieri in

Via Po. La sua è una posizione delicata, tirato in ballo sulle presunte

combine di Salernitana-Grosseto e Ancona-Grosseto dell’aprile 2010. Pesante

l’accusa diretta al presidente fatta da Marco Turati dopo il suo arresto a

Cremona: «Faccio presente - precisa Turati al pm Di Martino - che vincemmo

questa partita 4-3 e che non se ne parla nell’ordinanza che mi è stata

notificata. Il nostro presidente Camilli, in pratica l’aveva comprata, cioè

aveva fatto in modo che noi vincessimo». Al termine del suo interrogatorio,

provato, Camilli risponde con uno sfogo: «Chi mi ha accusato? Ma se sono

dentro, loro sono per bene? Non credo».

___

L’ALTRO FILONE D’INCHIESTA

Semeraro in Procura per il «derby truccato»

Ieri chiusa l’indagine di Bari, le carte già ai federali: l’ex presidente sarà interrogato il 18

Ascoltato Camilli, presidente del Grosseto, che ora rischia: «Io però mai in galera...»

di EDMONDO PINNA (CorSport 14-07-2012)

ROMA - Per la Procura di Bari, Bari-Lecce valeva 230mila euro, quanto è

costato al club salentino il derby del 15 maggio 2011 e che significò la

salvezza per i giallorossi. Ieri è stato notificato l’avviso di chiusura

indagini all’ex presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro, all’imprenditore

Carlo Quarta e a Marcello Di Lorenzo, amico dell’ex difensore del Bari Andrea

Masiello. Stralciata la posizione di Andrea Starace. Il faldone dell’inchiesta

è già stato trasmesso alla procura federale. Palazzi, infatti, ha

immediatamente convocato per mercoledì prossimo Semeraro in Procura. La

posizione è delicata, agli 007 mancava solo un elemento per avviare l’indagine

(probabilmente, il famoso assegno), adesso l’incartamento è completo. Il Lecce

rischia grosso, fosse provata la tesi della procura di Bari la società

rischierebbe la responsabilità diretta (è coinvolto il presidente) per

illecito sportivo, con l’aggravante della consumazione, il che comporta sempre

la retrocessione con punti di penalizzazione (caso Genoa-Preziosi, dalla

promozione in A alla C1 con -3 di penalizzazione).

FIATO SOSPESO - C’è un altro club e un altro presidente con il fiato sospeso.

Ieri in procura, poco prima di Conte, è arrivato Piero Camilli, numero uno del

Grosseto. Circa tre ore per rispondere alle domande degli 007 federali, almeno

due le partite combinate secondo l’accusa, ovvero Salernitana-Grosseto (e per

questo è stato convocato per martedì Mariano Stendardo) e Ancona-Grosseto, è

Marco Turati ad accusarlo. Camilli si difende: «Sono tranquillo, sono una

persona per bene, in galera non ci sono mai stato. Invece, pensate a chi mi ha

accusato. Loro sono dentro, sono persone per bene? Non credo. Ho chiesto un

faccia a faccia con Turati e Acerbis, i due ex giocatori del Grosseto che mi

accusano. Voglio vedere se hanno il coraggio di ripetere quanto affermato

guardandomi in faccia. Io non frequento, come chi mi accusa, biscazzieri,

personaggi loschi e bande di zingari» .

NUOVE AUDIZIONI - La Procura ha chiamato, oltre a Semeraro e Mariano Stendardo,

anche Nicola Mora, calciatore dello Spezia. Lunedì si ricomincia, verranno

interrogati Ranocchia, Bonucci, Criscito e Gianello.

___

Lecce, un derby di guai

Chiusa l’inchiesta sulla gara col Bari. Conte in Figc

«Ho chiarito tutto» Il tecnico bianconero

davanti agli 007 federali ribatte alle accuse

Il presidente Semeraro accusato di frode sportiva

di IVAN CIMMARUSTI (l'Unità 14-07-2012)

CONCORSO IN FRODE SPORTIVA, DIETRO IL DERBY BARI-LECCE

DEL 15 MAGGIO 2011. Questa l’ipotesi della Procura di Bari, che ieri

ha notificato la chiusura indagini preliminari nel filone derby, all’ex patron

del Lecce Pierandrea Semeraro, all’imprenditore Carlo Quarta e a Marcello

De Lorenzis, uno dei faccendieri di cui si sarebbe servito l’ex difensore del

Bari, Andrea Masiello, per manipolare l’incontro. Nei loro confronti è

ipotizzato il concorso in frode sportiva, reato che prevede una pena blanda

e che potrebbe anche essere sospesa con la condizionale. Così non è per le

eventuali sanzioni di tipo sportivo, che potrebbero portare il Lecce ad una

seconda retrocessione in Lega Pro dopo quella, maturata sul campo, dalla

serie A. Il 18 luglio prossimo, infatti, l’ex patron Semeraro dovrà comparire

davanti al procuratore federale Stefano Palazzi, per difendere il club dalle

accuse della Procura di Bari.

Stessa cosa, intanto, è stata fatta anche dall’allenatore della Juventus,

tirato in ballo nell’inchiesta Calcioscommesse di Cremona, dal calciatore

Filippo Carobbio. In particolare il difensore ex Siena arrestato lo scorso 19

dicembre avrebbe chiamato in causa il suo ex allenatore in Toscana

accusandolo di aver preso parte alla combine di due gare (Novara-Siena e

Albinoleffe-Siena). «Sono contento, ho chiarito tutto e sono totalmente

soddisfatto – ha spiegato al termine delle quasi quattro ore audizione in

Procura federale – Finalmente ho potuto raccontare la verità. Ora torno in

Valle d’Aosta a fare ciò che mi riesce meglio: vincere». Tre ore e 40minuti di

confronto con Palazzi, per svelare che nessun ruolo ha giocato in quella

sospetta combine, di cui è accusato anche il presidente del Siena Massimo

Mezzaroma e per “spegnere” le accuse del pentito Carobbio riducendole ad

una questione di acrimonie personali e litigi fra rispettive consorti.

L’INCHIESTA BARESE

A Bari, intanto, il procuratore capo Antonio Laudati e il sostituto Ciro

Angelillis, mettono un punto al primo filone Calcioscommesse. Secondo le

indagini, l’ex presidente Semeraro avrebbe «nella qualità di presidente della

squadra di calcio Us Lecce e in concorso con Quarta che svolgeva la funzione

di intermediario» offerto «300mila euro al calciatore della squadra di calcio

A.s. Bari, Masiello (che ne riceveva materialmente 200mila) (…) al fine di

raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale

svolgimento della competizione». Da una parte dunque ci sono i leccesi, che

avrebbero operato col fine di non far retrocedere la squadra nel campionato

di serieA 2010-2011. Dall’altra, invece, ci sono i baresi, in testa fra tutti

Masiello, vera mente dell’associazione per delinquere di cui è accusato con

Gianni Carella e Fabio Giacobbe. L’ex difensore biancorosso sarebbe stato sul

“mercato” non già nel senso sportivo, ma «nella deteriore eccezione mercantile

del termine», scrisse il gip Giovanni Abbatista che dispose il suo arresto.

Come dire, che si sarebbe venduto le partite della propria squadra in cambio

di ricche somme. La stessa Procura fa la distinzione tra i due gruppi,

i salentini e i baresi, evidenziando i rispettivi interessi. Scrivono

imagistrati nell’avviso di chiusura indagini, che «Quarta, Carella, Giacobbe

e Di Lorenzo (il primo d’intesa con Semeraro, gli altri tre d’intesa con

Masiello) prendevano gli accordi che consentivano alla squadra del Lecce di

vincere la partita per 2 a 0, grazie al comportamento in campo del Masiello

che, tra l’altro, proprio al fine di assicurare la buona riuscita dell’accordo,

in occasione del 2° goal deviava volontariamente il pallone nella propria

rete».

Gli atti dell’inchiesta sono composti soprattutto dagli interrogatori di

Masiello e Carella, oltre che da alcune dichiarazioni indiziarie di un altro

ex calciatore del Bari, Marco Rossi. Secondo Carella, al primo incontro in cui

fu organizzata la combine, ci sarebbe stato anche l’ex patron Semeraro,

riconosciuto esclusivamente perché visto «in televisione ». Il denaro, tra le

200-230mila euro sarebbe stato pagato da Quarta a Masiello in circa 5-6

tranche. Noto l’incontro del 22 agosto 2011 all’hotel Tiziano, a cui partecipò

anche l’avvocato penalista Andrea Starace. Il nome del professionista è stato

stralciato dall’inchiesta madre e fonti investigative rivelano che la sua

posizione è destinata all’archiviazione in quanto non avrebbe avuto alcun

ruolo se non quello di accompagnare Quarta.

___

Scommesse

Camilli sfida chi lo accusa

«Voglio un confronto»

di FILIPPO BAFFA (Corriere Fiorentino 14-07-2012)

Oltre tre ore di interrogatorio, otto pagine fitte di verbale, ma Camilli

spera non sia finita qui. Nell'audizione di ieri agli uomini di Palazzi, il

presidente del Grosseto ha chiesto il confronto con l'ex ds Iaconi: vuole il

faccia a faccia con chi lo accusa di aver ricevuto ordine da lui di combinare

la gara Ancona-Grosseto di due stagioni fa. Ma la Procura per ora nicchia. La

parola del dirigente pesa, forse più di quelle «indirette» di Joelson e Turati

che hanno raccontato di aver combinato la gara su ordine del ds, che avrebbe

loro detto di aver ricevuto l'assenso dal presidente Camilli. Il patron ha

contrattaccato sostenendo che nella settimana precedente la gara aveva mandato

la squadra in ritiro dopo un duro scontro con Iaconi, con cui i rapporti erano

oramai deteriorati. C'è poi Salernitana-Grosseto. Lo tira in ballo ancora

Turati: avrebbe saputo della combine da Carobbio che aveva sentito da Mora di

un accordo tramite Stendardo ex biancorosso che avanzava un premio da Camilli.

Il presidente, saldando il debito, avrebbe ottenuto la sua disponibilità.

Camilli ha presentato la documentazione per dimostrare come non esistesse

alcuna pendenza, nè alcun rapporto successivo con Stendardo. La Procura per

vederci chiaro ha convocato per il 17 luglio Stendardo e Mora. Sul fronte

Siena ieri è stato il giorno di Conte anche se ai tifosi bianconeri

interessavano di più le risposte di Larrondo e Sestu sentiti in mattinata. I

due hanno negato di aver assistito al colloquio tra Coppola ed un uomo del

presidente Mezzaroma che gli avrebbe chiesto di perdere contro il Varese.

Sganga, membro del cda Robur, da alcuni indicato come il personaggio in

questione ieri tramite una nota ufficiale ha smentito categoricamente. Il

consigliere del Siena si è anche messo in contatto con la Procura

dichiarandosi disponibile ad essere ascoltato.

___

Il derby truccato Indagati pure i legali Quarta e Starace

Semeraro

inchiodato

Rivelazione di Carella

Per il complice di Masiello l'ex presdiente del

Lecce partecipò a un incontro prima della

gara nel quale fu organizzata la combine

di VALENTINA MARZO (Corriere del Mezzogiorno - Bari 14-07-2012)

BARI — Duecentomila euro per comprare il derby Bari-Lecce. La Procura di Bari

non ha più dubbi su quella partita disputata nel maggio del 2011 e finita 2-0

per i salentini, grazie ad un autogol realizzato volutamente dall'allora

capitano biancorosso Andrea Masiello. Secondo i magistrati, la società del

Lecce ha pesanti responsabilità nella combine. Chiusa l'inchiesta sul

calcioscommesse, sono stati notificati tre avvisi di conclusione delle

indagini.

Nei guai sono finiti l'ex patron giallorosso Pierandrea Semeraro e i suoi due

amici, gli avvocati Carlo Quarta Andrea Starace. Come dimostrato dai pm,

Quarta e Starace avrebbero consegnato in più tranche ad Andrea Masiello e ai

suoi amici Fabio Giacobbe e Gianni Carella una cifra tra i 200 e i 250mila

euro: soldi che dovevano servire a comprare il derby contro il Bari in serie

A. Con quella vittoria il Lecce guadagnò la salvezza, mentre i biancorossi

erano già retrocessi. Secondo quanto Carella ha raccontato agli inquirenti, fu

Starace a consegnare a lui ed a Masiello i primi 50mila euro in contanti.

Seguirono poi versamenti da 20mila euro fatti da Quarta a Carella durante

incontri che, a seconda delle circostanze, avvenivano sulla tangenziale per

Bari o nella città d'origine di Masiello, a Viareggio. Solo ad un incontro

partecipò Pierandrea Semeraro, e fu qualche giorno prima della partita. E'

Carella a mettere a verbale come andarono i fatti. «Ci vedemmo con Carlo

Quarta a Lecce - racconta Carella - sono sceso dalla macchina e gli ho detto:

«Guarda che mi devi dare una garanzia, io devo fare vedere, o mi dai dei soldi

o mi dai un assegno, perché io devo farlo vedere ai ragazzi, perché sennò non

mi credono, mica mi credono sulla parola..». A quel punto, racconta ancora

Carella, Quarta si allontanò per tornare verso la macchina in cui era seduto

il figlio del presidente del Lecce.

Le carte dell'inchiesta barese sono già state inviate alla Procura federale,

dove il 18 luglio sarà ascoltato Semeraro. La Figc potrebbe sposare la tesi

della Procura barese: in tal caso il Lecce rischia la retrocessione in Lega

Pro per responsabilità oggettiva.

___

Calcioscommesse

Soldi, confessioni e telefonate

“Così Semeraro comprò il derby”

La procura di Bari chiude le indagini, tre gli indagati

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica - Bari 14-07-2012)

LE DICHIARAZIONI di Andrea Masiello e dei suoi due amici. I riscontri con le

celle telefoniche. Gli assegni bancari. «Pierandrea Semeraro ha comprato per

230mila euro il derby di serie A del 15 maggio del 2011, corrompendo il

difensore biancorosso Andrea Masiello». La procura di Bari ha chiuso le

indagini sulla partita truccata dello scorso campionato di A, la gara

disputata al lo stadio San Nicola vinto 2-0 dai giallorossi che diede ai

salentini la salvezza anticipata contro un bari già retrocesso.

L’avviso di conclusione delle indagini preliminari - firmato dal procuratore

Antonio Laudati e dal sostituto Ciro Angelillis è stato notificato all'ex

presidente del Lecce Pierandrea Semeraro, all'imprenditore Carlo Quarta e a

Marcello Di Lorenzo, amico di Masiello. Proprio Di Lorenzo - insieme ai suoi

presunti complici, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, accusati anche di

associazione per delinquere perchè coinvolti in più di una combine - ha già

chiesto di patteggiare e comparirà davanti al gip del Tribunale di Bari

Michele Parisi il 3 ottobre prossimo. L’ipotesi di reato è la frode sportiva,

la stessa contestata all'avvocato Andrea Starace la cui posizione è stata però

stralciato e potrebbe essere anche archiviata.

Alla base delle accuse c’è la confessione di Masiello e le dichiarazioni di

Masiello. Secondo quanto ha raccontato il difensore del Bari ai magistrati a

condurre la trattativa fu Starace. L’imprenditore salentino consegnò a lui e

Carella i primi 50mila euro in contanti. In seguito agli incontri, con una

serie di versamenti da 20mila euro, furono invece fatti da Quarta a Carella

sulla tangenziale per Bari e da Quarta a Masiello durante le diverse

'missioni' compiute dall' imprenditore presso la località in cui viveva l' ex

difensore biancorosso (ora all' Atalanta) nel nord Italia. Prima della gara

c'è stato un incontro a Lecce nel quale Quarta versò un assegno a garanzia. A

quell'incontro, secondo il racconto di Carella, partecipò seppure a distanza

anche Semeraro jr. «Ci vedemmo con Carlo Quarta a Lecce - mette a verbale

l'amico di Masiello - non ricordo il nome della piazza, ricordo il bar, o il

bar Centomila o Trecentomila, una cosa del genere. Era una piazza centrale, c'

era una fontana. Sono sceso dalla macchina quando è arrivato Carlo, gli ho

detto: “Guarda che mi devi dare una garanzia, io devo fare vedere, o mi dai

dei soldi o mi dai un assegno, perché io devo farlo vedere ai ragazzi, perché

sennò non mi credono, mica mi credono sulla parola (... ) Dopodiché lui si è

allontanato, ha detto: Aspetta un attimo. Io sono tornato verso la macchina da

Fabio e ho visto lui che parlava con il figlio di - perché l’ho riconosciuto -

con il figlio del Presidente. Io però con lui, con il figlio del Presidente,

non ho mai parlato. Ho visto che parlava con lui. Aveva una camicia celeste un

jeans. L’ho riconosciuto perché l’avevo visto in televisione”.

Le dichiarazioni sono state riscontrate dagli investigatori: hanno accertato

che il racconto è confermato dalle celle telefoniche agganciato dai

protagonisti della storia. Inoltre sono stati trovati una serie di versamenti

di denaro da Semeraro a Quarta in coincidenza con i versamenti fatti

dall’imprenditore a Masiello e ai suoi amici. L’indagine è stata chiusa dopo

che sia Semeraro sia Quarta non si sono presentati dai magistrati che li

avevano chiamati per conoscere la loro posizione.

-------

Il caso

Il Lecce verso la retrocessione

mercoledì l’ex patron da Palazzi

Le carte già a Roma. I biancorossi rischiano la penalizzazione

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica - Bari 14-07-2012)

ROMA - Le carte sono state inviate nel tardo pomeriggio di giovedì.

Contestualmente è arrivata la convocazione per mercoledì 18: Pierandrea

Semeraro dovrà sfilare davanti al procuratore della Figc, Stefano Palazzi, per

rispondere della questione derby. La sua famiglia da qualche settimana non è

più alla guida della squadra giallorossa ma quanto successo nel maggio del

2011, prima del derby con il Bari, rischia di mettere oggi il Lecce in guai

serissimi. Tradotto: la retrocessione in Lega Pro per la squadra salentina.

Ad accusare il Lecce ci sono le carte trasmesse dalla procura di Bari. Un

fascicolo di seimila pagine nel quale sono contenuti tutti quegli accertamenti

tecnici che secondo il procuratore Antonio Laudati e il sostituto Ciro

Angelillis lascerebbero pochi spazi ai dubbi: la partita è stata truccata e

Masiello si è fatto comprare con i soldi di Semeraro. In queste ore l’avvocato

dei Semeraro, Saverio Sticchi Damiani, sta studiando le seimila pagine del

fascicolo per affrontare l’interrogatorio da Palazzi. L’obiettivo è smontare

le accuse della Procura provando a far cadere in contraddizione Masiello e

cercando di confutare i riscontri tecnici della procura. Per esempio: è vero

che il cellulare di Semeraro era agganciato alla stessa cella telefonica, allo

stesso orario dell’incontro raccontato da Carella. «Ma è anche vero - dicono

da Lecce - che Pierandrea abita in una zona che aggancia la stessa cella». È

vero che ci sono assegni tra Semeraro e Quarta in corrispondenza dei presunti

pagamenti, ma le cifre non corrispondono perfet- tamente e non c’è la prova

che quei soldi siano stati utilizzati per corrompere Masiello. Ancora, il

racconto del gesto convenzionale in campo tra Masiello e Vives prima

dell’ingresso in campo non è chiaro e soprattutto contraddittorio. Il Lecce

sta preparando sulla base di questi elementi una memoria difensiva che il 18

verrà presentata da Semeraro dai suoi legali a Palazzi.

In quell’occasione verrà contestato loro anche il nuovo interrogatorio di

Masiello, sentito per la prima volta nei giorni scorsi dal procuratore

Palazzi. In quell’occasione Masiello ha raccontato nuovi elementi sulla sua

stagione a Bari, quando da febbraio in poi buona parte della squadra smise di

giocare per i punti e per i tifosi e cominciò a darsi unicamente ai mercanti

delle scommesse. Proprio il Bari rischia in questa sede una forte

penalizzazione: al momento però non è ipotizzata la responsabilità oggettiva

che costringerebbe la squadra a una retrocessione.

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Quanti buchi nel

fair play finanziario

Sceicchi & C. continuano a spendere senza preoccuparsi

Crescono i dubbi: le norme sui bilanci varranno per tutti?

Tre anni di studio hanno dato luce a un regolamento complesso e con tanti angoli oscuri

L’Uefa si limita a ripetere: «Niente eccezioni, dal 2014 tutti dovranno mettersi in riga»

Però la complessità della materia non promette nulla di buono. Le battute sull’Italia neppure

di MARCO EVANGELISTI (CorSport 14-07-2012)

Un progetto di Platini

Ecco come funziona

Dopo tre anni di studio, l’Uefa ha varato il cosiddetto fair play

finanziario, contenuto in un regolamento di oltre cento pagine. Si

tratta essenzialmente di nuovi criteri per la concessione delle

licenze che consentono di partecipare alle coppe europee

(Champions League, Europa League).

● Il concetto base è che per essere ammessi alle competizioni i

club devono raggiungere il pareggio del bilancio, con un margine

di tolleranza di 5 milioni di euro.

● La sanzione dell’esclusione dalle coppe non è automatica: nel

corso della stagione 2013-14 l’organismo di controllo finanziario

dell’Uefa esaminerà i dati finanziari dei club riferiti alle

stagioni 2011-12 e 2012-13. Le eventuali esclusioni scatterebbero

a partire dalla stagione 2014-15.

● Per le valutazioni effettuate nelle stagioni 2013-14 e 2014-15 i

disavanzi possono arrivare a 45 milioni se essi vengono sanati da

contributi degli azionisti (cioè se i proprietari li coprono di

tasca propria). Per i tre bienni successivi i disavanzi massimi

scenderanno a 30 milioni e sono in programma ulteriori riduzioni

per le stagioni seguenti.

● Il pareggio tra entrate e uscite si valuta considerando come

entrate: incassi, sponsorizzazioni e pubblicità, plusvalenze su

giocatori, attività commerciali legate allo stadio (alberghi,

ristoranti, negozi, affitti). Come uscite: stipendi di calciatori

e dipendenti, costi operativi, acquisto dei giocatori; non, per

esempio, le spese per la costruzione dello stadio e quelle per il

settore giovanile.

aatgfFvO.jpg

L’idea è ottima. L’esecuzione lascia a desiderare. Di solito si dice quando un

calciatore azzarda una raffinatezza e si dà il pallone sui denti. A Michel

Platini capitava di rado quando girava in maglietta. E’ chiaro che la giacca e

la cravatta ostacolano i movimenti, più o meno quanto la ricerca del consenso.

Siamo onesti fino in fondo. Anche la realizzazione del progetto benemerito

chiamato fair play finanziario in realtà è piuttosto ben riuscita. A scorrere

il ricco faldone che contiene il regolamento e i vari allegati si ha

l’impressione di un lavoro condotto con cura, sicuramente maggiore di quella

messa, per esempio, nella scrittura del calendario dell’Europeo affastellando

le partite di alcuni e diradando quelle di altri. Però la materia è talmente

delicata da rendere inevitabili inciampi, dimenticanze, equivoci del tipo:

intanto scriviamo, poi si vedrà. Senza contare che il progetto conta ormai

qualche anno e quando è nato non si potevano prevedere i cataclismi economici

che hanno continuato a trasformare il mondo né l’improvvisa infatuazione per

il pallone di emiri e sceicchi ben forniti di petrodollari.

FILOSOFIA - Platini, dal 2007 presidente del massimo organismo calcistico

europeo, era partito da due considerazioni. La prima: il calcio europeo perde

ogni anno 1,5 miliardi. Altri calcoli spiegano che alla fine del 2010 i

deficit combinati dei grandi club arrivavano a 8,4 miliardi. La seconda: le

gerarchie consolidate avevano bisogno di una scossa e i Paesi emergenti di più

spazio. Poi occorre passare dalla filosofia all’azione. E qui sul sentiero del

fair play spuntano i primi sassi taglienti. Li spargono per esempio Mansour

acquistando il Manchester City e il qatariota Hamad bin Jassen con il Paris

Saint-Germain. E altri, forse meno ambiziosi, con il Malaga, con il Getafe.

Risultato: 630 milioni spesi sul mercato dei giocatori, il Psg che versa al

Milan 65 milioni per l’accoppiata Thiago Silva-Ibrahimovic e si appresta a

darne 40 se non di più allo svedese. Il fair play finanziario prevede in linea

di massima: niente coppe europee per chi non sta in pari con il bilancio. Può

darsi accada veramente. Ma chiunque viva di calcio e pure chi ci passa per

caso si domanda come sarà possibile per squadre che spendono tanto rientrare

nei parametri fissati. Sulla carta, sono severi. Però la carta per sua natura

è fragile. L’Uefa evita il discorso. Perlomeno lo ha evitato ieri, di fronte a

ripetute richieste di chiarimenti. Fornisce però una dichiarazione ufficiale

piuttosto evasiva: «Le regole valgono per tutti i club che partecipano alle

competizioni europee. Alcune di queste regole sono già in vigore, in

particolare quelle che riguardano i debiti verso altre squadre e le autorità.

Per quanto riguarda il pareggio di bilancio la prima valutazione avverrà

riguardo alle competizioni della stagione 2013-14. Seguiranno eventuali misure

disciplinari, che spetterà all’organismo di controllo finanziario sui club

dell’Uefa stabilire» .

PERPLESSITÀ - Questo è solo il regolamento spiegato al popolo. La domanda

fondamentale resta inevasa: quale sarà il destino di team come il Psg? Platini

ne ha parlato con una certa franchezza: «Sono il presidente e tocca a me

intervenire davanti a una situazione di crisi. Tutti dovranno rispettare le

norme. Con Blanc (ora direttore generale del Psg) ho parlato dell’argomento

già quando lavorava alla Juve. Sa bene come funziona. E nessuno si aspetti

favoritismi solo perché io sono francese. Piuttosto, trovo bizzarro che le

perplessità arrivino dall’Italia, dove per anni Moratti e Berlusconi hanno

speso un mucchio di soldi nel calcio» . In conclusione, tutti dovranno giocare

pulito con i bilanci. Nessuno resterà al di sopra delle regole e chiunque

potrà essere escluso dalle coppe per colpe gravi. Allora perché continuano a

piovere petrodollari su un mercato altrimenti arido? Perché qui qualcuno è

molto ingenuo o molto furbo.

-------

la telefonata

D’Amico «Vediamo se

cacciano il Real...»

di MARCO EVANGELISTI (CorSport 14-07-2012)

Andrea D’Amico lavora con i ricchi. E’ uno dei procuratori più quotati del

mondo e ha notato prima di altri che la geografia del calcio cambiava. Tratta

con le realtà emergenti tipo le nuove potenze asiatiche e squadre come l’Anzhi,

alimentata dal gas russo. Tra i suoi clienti, per dire, Sebastian Giovinco.

D’Amico, l’arrivo del fair play finanziario ha influito sul vostro

lavoro?

«Più del fair play ha potuto la crisi. Ci siamo ritrovati su un altro

pianeta. I potenti di una volta non sono quelli di oggi. Perfino il Barcellona

ha qualche difficoltà».

Chi sono adesso i ricchi?

«Sono ricche le squadre di Paesi che vendono risorse naturali. Quelli del

petrolio, del gas. Lì possono mettere sul piatto duecento milioni per una

campagna acquisti. Hanno trasformato anche gli scenari degli altri campionati.

Ora squadre come l’Atalanta, che hanno sempre curato il settore giovanile, non

hanno solo Milan, Inter e Juventus per interlocutori ma possono mandare

all’estero i giovani talenti che hanno cresciuto».

Questo famoso fair play finanziario funzionerà?

«Io lo avrei realizzato in maniera diversa. Avrei posto molta attenzione

sull’argomento dei debiti, in maniera da assicurare una vera correttezza. Chi

si presenta a una competizione con giocatori acquistati esponendosi a destra e

a manca non si comporta lealmente. Ma se il sultano del Brunei vuole farsi una

squadra e a fine anno può coprire il rosso con un miliardo ha il diritto di

farlo».

Le regole Uefa non dicono questo.

«Appunto. E anch’io dunque mi pongo la domanda: come farà chi spende un

mucchio di soldi a mettersi in pari con le norme?».

Qualcosa non torna.

«Diciamo che voglio vedere che cosa succede se per esempio il Real Madrid un

giorno dovesse trovarsi in condizione di essere messo fuori delle Coppe. Mi

concedo di nutrire qualche dubbio sull’applicazione di queste regole».

Oggi come oggi non si prova un certo imbarazzo ad andare a chiedere

ingaggi altissimi?

«Dipende dai calciatori che si hanno. Se il tuo uomo è in crescita, trovi

sempre chi è disposto a pagare molto per averlo».

MA PER CHI VALE IL FAIR PLAY?

di MARCO EVANGELISTI (CorSport 14-07-2012)

E' il mondo nuovo. Il mondo del Psg, dell'altra metà di Manchester,

dell'Anzhi che si allena vicino a Mosca e poi prende comodamente

l'aereo per andare a giocare nello stadio di casa, in Dagestan. Almeno,

una volta i ricchi salivano in elicottero per atterrare dove si

vendevano spigole fresche ed era una deliziosa esibizione di folclore

e pessimo gusto. Oggi siamo nel mondo del petrolio, del gas fossile e

aspettiamo che dalla Namibia arrivino oro e diamanti con i quali

ingaggiare giocatori fino a farsene venire la nausea. In Namibia la

mano dell'Uefa, che governa il calcio europeo, non arriverà mai. A

Manchester e in Dagestan invece dovrebbe.

Dovrebbe arrivarci con il fair play finanziario, lo strumento ideato

da Michel Platini per calmierare gli sprechi del calcio e consentire a

tutti di competere alla pari nelle Coppe Europee. Resta legittimo il

dubbio che il marchingegno giuridico manchi clamorosamente tutti i

bersagli. Sin qui comunque si tratterebbe al massimo di una riforma

sbagliata o inutile. Il guaio è che potrebbe rivelarsi una riforma

escludente, persino discriminatoria. D'accordo, entrerà in vigore a

pieno regime nel 2014. Stiamo all'oggi. Oggi i fatti dicono che

squadre di frontiere lontane o di proprietà di petrolieri orientali e

di ottimati ex sovietici scaricano sul mercato dei giocatori tappeti

di soldi, spendendo come se non esistesse un domani né qualcosa

chiamato fair play filnanziario. In qualche modo rientreranno nelle

regole, difficile capire come.

I club italiani intanto contraggono, tagliano, potano. Gli

investimenti e i risultati. E fossimo solo noi: anche il Barcellona si

ripiega sui progetti, anche il Real Madrid sta in equilibrio su

bilanci sottili. D'altra parte quelli hanno la cantera, questi possono

far pagare 400 dollari per il biglietto di un allenamento. Noi per

adesso continuiamo a perdere. Non preoccupatevi, sta arrivando il fair

play finanziario. Ah, allora siamo tranquilli.
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