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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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CALCIO IN CRISI

Il valore della produzione del calcio professionistico è di 2,4 mld. Ma la perdita è di 428 mln

Il giocattolo sta per implodere

In Italia il valore della produzione del football professionistico è superiore ai 2,4

miliardi di euro, ma c'è una perdita pari a 428 mln. Diminuisce il numero dei club

iscritti nei quattro campionati, ma resta il problema dell'impiantistica sportiva.

di MARCEL VULPIS (ItaliaOggi 09-07-2012)

Da almeno due lustri i bilanci del calcio europeo segnano "rosso". Un

mercato ,dalle forti connotazioni socio-economiche, che si sta purtroppo

avvitando su se stesso. Al termine di ogni stagione, infatti, il deficit economico

cresce a velocità doppia. Si è passati dai -649 milioni di euro del 2008, a

-1,2 miliardi di euro (2009), fino ad arrivare, nel 2010, alla cifra "monstre"

di -1,6 miliardi. Nel confronto dell'ultimo biennio, secondo i dati forniti

dall'Uefa (organo di governo del football continentale), i ricavi dei club di

58 campionati sono cresciuti da 12 a 12,8 miliardi, ma, parallelamente,

sono schizzate in alto le spese: da 13,3 a 14,4 miliardi. Una voragine difficile

da contenere, anche perchè il 52% delle società ha dichiarato un

peggioramento del bilancio e l'incidenza degli stipendi sul fatturato aziendale

è superiore al 64%. Livelli gestionali non più sostenibili, soprattutto in tempi

di crisi.

Lo stato dell'arte del mercato tricolore

Il valore globale della produzione del calcio professionistico italiano nel

2010/11 è stato pari a 2,47 miliardi di euro (-1,2% rispetto ad appena un

anno fa). La serie A-Tim genera l'82% dei ricavi, la serie Bwin il 14% e la

Lega Pro (la ex C1/C2) il restante 4%. Il costo della produzione ha raggiunto

il livello record di 2,88 miliardi di euro. La perdita netta prodotta dal nostro

sistema quindi è pari a 428.208.944 euro, in aumento rispetto al 2009/10

(+80.956.773 euro, +23,2%). Solo 19 dei 107 club analizzati nell'indagine

"Report calcio 2012" (commissionata dalla Figc alla Arel e Pwc) presentano

un utile di esercizio.

Un ulteriore segnale negativo è il livello di indebitamento complessivo della

serie A, sempre nel periodo 2010/11: ben 2,65 miliardi di euro. In aumento

del 14% rispetto ad un anno fa.

I debiti finanziari pesano per il 35%, quelli commerciali per il 16%, e

quelli verso enti settore per il 21%. Il restante 28% si riferisce ad altre

tipologie di debiti. Significativa anche la contrazione dei ricavi da ingresso

stadio, a causa anche della contestatissima "tessera del tifoso", che non

sarà più operativa dalla prossima stagione. Una riduzione dei ricavi vicina

ai 22,4 milioni di euro e pari a circa l'8,2% del totale (253 milioni di euro

nel 2010/11 contro i 275,47 milioni del 2009/10).

Il sistema calcio professionistico è ancora dominato dalla "torta" dei

diritti audiovisivi (gestiti centralmente dalla Lega calcio, con il supporto

dell'advisor Infront sul mercato domestico e all'estero). In totale, se si

considerano le tre principali leghe (A, B e Pro), è del 47,8% e domina

incontrastata l'area revenues dei club. Nella massima serie rappresentano

il 55,6% dei ricavi di esercizio (contro il 58,3% della stagione 2009/10),

mentre in serie B pesano per il 16,7%. A incidere sui risultati gestionali dei

club è la voce "costo del lavoro", soprattutto se messa a confronto con i

ricavi di vendita.

Secondo i dati monitorati da Arel-Pwc, questo rapporto è pari al 71%

(circa 69% se si considera la sola serie A) nella stagione sportiva 2010/11.

A conferma del fatto, che, al di là delle dichiarazioni di facciata, i club

italiani continuano a spendere sul terreno dei salari e anche quando

non erogano cifre a nove zeri, durante le sessioni di calciomercato

(agosto e gennaio), portano avanti una politica del "ritocco" contrattuale

sulla stragrande maggioranza dei calciatori top, generando, in questo modo,

una lievitazione dei costi, stagione dopo stagione.

Ci sono, però, alcuni segnali positivi all'orizzonte. Uno dei problemi

principali del nostro sistema era, fino ad alcuni anni fa, la presenza di

troppi club professionistici. Nel 2009/10 sono state iscritte 132 squadre

(ben 90 inserite nei gironi di Lega Pro). Quest'anno sarà un miracolo se

alle 20 di A e alle 22 di B riusciranno ad unirsi 68 società della ex C1/C2,

per un totale di 110 club. Nelle stagioni a venire molti addetti ai lavori

auspicanoche questo plotone possa fermarsi a quota 90 società, con tagli

prevedibili anche nella massima serie e in quella "cadetta". Un ulteriore

elemento di riflessione è il potenziale sviluppo legato all'asset stadio di

proprietà. La Juventus l'ha inaugurato, per prima in Italia, nell'ultimo

campionato, stimando di poter generare non meno di 32 milioni di euro,

ma il resto delle società non riesce a trovare investitori, se non quelli del

settore edile. Il disegno di legge Lolli-Butti, attualmente alla Camera (il

relatore è il deputato FLI, Claudio Barbaro), nasce per sviluppare l'impiantistica

sportiva del Paese, ma ha posto come unico "paletto" l'assoluta assenza di

speculazione edilizia. Gli stadi possono essere costruiti, ma devono rispettare

i vincoli ambientali e, soprattutto, devono servire a riqualificare aree specifiche

presenti sui territori. Ma dopo il lancio dello Juventus stadium, non è stato

presentato alcun progetto concreto o fattibile. Un segno dei tempi di crisi,

ma anche dell'incapacità di fare sistema tra pubblico e privato.

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Davvero godibile,

mi ha ricordato le atmosfere dei programmi di Carlo Lucarelli.

La vittima la conosciamo bene.

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 18-07-2012)

Scommesse, agosto di processi

ma attenzione alle trappole...

Il 25 luglio tocca a Stefano Marchetti, direttore sportivo del Cittadella: le

audizioni di Stefano Palazzi e degli 007 della procura federale per ora si

fermano qui. Da febbraio hanno sentito centinaia di persone, confrontato

migliaia di pagine dei verbali che sono arrivati dalle Procure di Cremona,

Napoli e Bari. Un lavoro immane, C'è già stato un processo: un errore farlo

prima, forse per dare un segnale? Conveniva aspettare quando le cose fossero

state più chiare. Ci sono stati anche dei patteggiamenti (su tutti quello del

Grosseto, che ora sarà riprocessato...) che non sono piaciuti nemmeno alla

Figc ma Giancarlo Abete, fortunatamente, si è fermato ad un passo da quello

che sarebbe stato un grave errore, avocare a sé agli atti. Per carità, è

consentito dalla norme. Ma sarebbe stato un atto di sfiducia nei confronti di

una giustizia sportiva che va riformata, rinforzata (e Abete questo lo sa).

Ora ad agosto ci saranno altri processi, forse addirittura due: uno riservato

eventualmente ai club coinvolti in illecito con responsabilità diretta, e

quindi, se condannati alla retrocessione, cambierebbero gli organici dalla A

alla Lega Pro (già incasinata di suo). Poi ci sarà un altro processone che

coinvolgerà nomi e club illustri della serie A. Certe situazioni vanno

valutate con estrema calma e sicurezza: che attendibilità può avere ad esempio

il tabaccaio ed ex calciatore Massimo Erodiani, già radiato, che su Facebook

ha insultato Lotito e la Lazio? Erodiani sostiene di aver saputo da Tisci un

coinvolgimento diretto della Lazio... Conversazioni generiche, che riscontri

ci sono? Mah... Bisogna indagare a fondo, capire da dove viene quell'astio

assurdo nei confronti di Lotito e della Lazio. Il compito di Palazzi è

delicatissimo: deve saper separare i millantatori dai finti pentiti, da chi ha

interessi e da chi invece dice la verità. Questo non è certo per sminuire

l'inchiesta, lo scandalo è vastissimo (basta sentire le intercettazioni) e

coinvolge centinaia di persone, inquinando sino alla radice il tessuto del

nostro calcio. Ma attenti alle trappole. Come detto, agosto sarà un mese di

processi che continueranno magari quando il campionato sarà già iniziato (il

25 e 26). A meno che si voglia rinviarlo: ma ne vale la pena? Credo di no,

Abete deve dare un segnale forte, di pulizia, di rigore. Deve garantire che

questo calcio vuole lasciarsi alle spalle tutto il marcio che c'è. Poi c'è da

pensare alle riforme, da lavorare sodo. Il 17 settembre ecco l'assemblea

statutaria: diminuiranno i consiglieri federali, cambieranno i "pesi" delle

Leghe e delle componenti. Ma i problemi sono tanti, in tempi di crisi: il Club

Italia per fortuna, almeno per ora, funziona (oggi presentato Mangia, erede di

Ciro Ferrara alla Under 21) ma i giovani trovano poco spazio e questa

invasione di stranieri, anche scarsi, lascia sospetti. E poi che fine ha fatto

il settore tecnico? Che aspetta il consiglio federale a rispondere a Robi

Baggio? Sono passato due anni ormai. A dicembre si vota per la Figc: Abete

deve presentarsi alla riconferma con un piano serio, dettagliato, completo.

Con quella svolta di cui il nostro calcio, soprattutto ora, ha assoluto

bisogno. Domani c'è un consiglio generale: perché non gettare le basi?

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Moratti: "Saras, periodo non semplice

Ben venga partner proprietario petrolio"

La Saras apre all'ipotesi di una partnership con una compagnia che possiede il petrolio.

"Noi siamo l'unico supersite in Europa che non ha un partner che possegga il petrolio: se lo troviamo e se vuol prendere una partecipazione di minoranza ben venga - ha spiegato il presidente Saras, Gian Marco Moratti, a margine dell'assise 2012 degli industriali sardi -. Il periodo è difficile anche per noi e la raffinazione petrolifera è un settore in crisi in tutta Europa. La Saras ha un vantaggio: nei momenti in cui le cose andavano bene, invece di spendere in acquisti inutili, ha investito solamente al proprio interno e in questo momento ha un debito molto contenuto, e quindi speriamo di poter resistere sino alla fine della durata della crisi".

http://www.unionesar...Articolo/281277

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L'inchiesta

Pm e Digos irrompono a Bormio

interrogati 13 giocatori del Genoa

Nel mirino il blitz a Pegli e l’aggressione a Dainelli

Le audizioni sono durate tutto il giorno nella caserma della Finanza

di GESSI ADAMOLI (la Repubblica - Genova 19-07-2012)

TREDICI giocatori del Genoa, tutta la vecchia guardia, a rapporto dal pm

Biagio Mazzeo che è arrivato appositamente da Genova per capire cos’era

davvero successo il 12 gennaio di quest’anno a Pegli, quando una quarantina di

ultrà fece irruzione negli spogliatoi del Pio XII, dopo aver avuto facilmente

ragione della resistenza del direttore sportivo Capozucca che, con quel suo

fisico non certo da corazziere, si era messo davanti alla scaletta che porta

nei fondi di Villa Rostan intimando: «Qui non potete entrare, è casa

nostra...».

Invece, eccome se sono entrati. E ora il magistrato potrebbe ipotizzare i

reati di sequestro di persona (a Dainelli in particolare ma anche a tutti i

giocatori della rosa, fu di fatto impedito di lasciare lo spogliatoio) e

minacce. E potrebbe anche esserci stata violenza fisica perché, secondo alcune

indiscrezioni, Dainelli avrebbe cambiato la sua precedente versione dei fatti

ed ammesso che invece volarono un paio di schiaffoni. Dainelli da quel momento

non giocò più nemmeno una partita con la maglia del Genoa. Chiese infatti di

andare via e al mercato di gennaio la società rossoblù lo cedette in prestito

al Chievo (in questa sessione di mercato il prestito si è poi trasformato in

cessione a titolo definitivo).

In ballo c’è sempre il derby dell’8 maggio 2011, quello deciso dal gol di

Boselli al 96’. Nel mirino ci finì soprattutto Milanetto, ma non solo. E a

questo riguardo è significativo il comunicato che fu emesso dalla “Tifoseria

organizzata” del Genoa in data 26 luglio: «Tranquillo, lasci un brutto ricordo

e qualche degno compare, si passa dal nebbiolo al chianti, ma presto sarà

settembre, tempo di vendemmia...». Il messaggio è in codice ma non troppo:

Milanetto e Dainelli sono notoriamente sono due amanti del vino ed uno è

piemontese (nebbiolo) e l’altro toscano (chianti). Sbagliati invece i tempi

della resa dei conti: non settembre, ma gennaio.

Nel raid di gennaio nel mirino, anche se in maniera molto più marginale, ci

finì pure Jorquera che ai tempi del famigerato derby di Boselli era ancora in

Cile, ma al quale vennero contestate alcune notti un po’ troppo allegre in

discoteca.

C’era già stato un primo interrogatorio in aprile a Milano, alla vigilia

della partita che il Genoa doveva giocare con il Milan, e che era stato

condotto da alcuni funzionari della Digos. Ma la ricostruzione dei fatti non

aveva convinto, tanto che il pm Mazzeo a tutti ha subito chiarito il rischio

di andare incontro ad una denuncia per falsa testimonianza. Rossi, Frey, Mesto,

Gilardino, Biondini, Moretti, Jankovic, Jorquera, Zè Eduardo, Antonelli,

Kucka, Merkel e Bovo sono stati convocati nella caserma della Guardia di

Finanza, erano accompagnati da Bega che era il dirigente più alto in carica

(il general manager Lo Monaco è arrivato poi in serata), all’ex difensore del

Genoa, che ha appena appeso le scarpe al chiodo (l’ultimo campionato l’ha

giocato nel Lugano di Preziosi), è stato infatti affidato l’incarico di team

manager.

I tredici giocatori sono stati divisi in tre gruppi, nove sono stati sentiti

in mattinata e gli ultimi quattro nel pomeriggio. A chiudere la lista delle

audizioni è stato Marco Rossi, il capitano. Proprio per la sua lunga militanza

nel Genoa, si presuppone possa essere il custode di tanti segreti del club

rossoblù. Il suo interrogatorio è durato oltre un’ora, è entrato alle 17, dopo

Zè Eduardo, ed è uscito alle 18.05. Singolare la posizione di Biondini, quel

12 gennaio era infatti il suo primo giorno da genoano essendo appena stato

prelevato dal Cagliari. Un impatto choccante, anche se in conferenza stampa

provò a scherzarci su: «Come primo giorno decisamente non c’è male. . . ».

Intanto la società rossoblù, attraverso il generale manager Lo Monaco, invita

a non parlare di blitz: «Sapevamo che la Procura di Genova voleva sentire i

nostri giocatori, del resto questa è un’inchiesta che va avanti da mesi. E noi

li abbiamo messi a disposizione senza il minimo problema, tutto si è svolto

nella massima serenità. L’unica obiezione che mi sento di muovere è

l’eccessiva spettacolarità che ogni volta si fa ogni volta che c’è di mezzo il

calcio».

-------

Le indagini

Tempi rapidi per la chiusura dell’inchiesta relativa ai disordini durante la partita dello scorso 22 aprile

Genoa-Siena, si va verso il giudizio immediato

Quella di ieri per il pm Biagio Mazzeo è stata una vera e propria maratona dieci ore in tutto

di GIUSEPPE FILETTO (la Repubblica - Genova 19-07-2012)

DECISI a chiudere. E molto presto. Verso il giudizio immediato in tempi brevi.

Dovrebbe essere questa l’intenzione della procura della Repubblica sui dieci

arrestati per i disordini della partita Genoa-Siena.

L’interrogatorio di ieri a Bormio è servito per verificare le pressioni a cui

sono stati sottoposti i giocatori: dalle minacce ricevute nello spogliatoio di

Pegli, fino a privarli delle maglie durante l’incontro del 22 aprile scorso,

interrotto per oltre 40 minuti.

Dieci ore di interrogatorio (con la sola pausa di un’ora per pranzare) ieri

non sono bastati. Il pm Biagio Mazzeo, il vicedirigente della Digos, Riccardo

Perisi, e tre ispettori partiti da Genova con due auto, erano arrivati in Alta

Valtellina martedì sera. Ieri mattina, alle 8, gli agenti si sono presentati

nel ritiro della squadra ed hanno invitato i calciatori a seguirli, tre per

volta. Alle 8. 45 il primo interrogatorio, l’ultimo dopo le 17. 30.

Tutti i giocatori, sentiti come “persone informate sui fatti”, hanno

confermato l’irruzione degli ultrà nello spogliatoio del Pio XII, ma avrebbero

sminuito la portata delle minacce: «La squadra andava male, proveniva da due

sconfitte ed i tifosi volevano un maggiore impegno». Il pm e gli uomini della

Digos forse si aspettavano di più, ma pare che siamo rimasti soddisfatti delle

dichiarazioni.

Comunque, vogliono sentire ancora due, tre giocatori, tra cui Rodrigo

Palacio. Qualcuno di quelli che sono andati via da Genova sarà interrogato per

delega. Non è chiaro se la procura della Repubblica intenda convocare il

presidente Enrico Preziosi.

In ogni modo, le testimonianze di ieri sono bastate per cristallizzare il

clima in cui il Grifone ha giocato l’intero campionato. Questo pezzo di

indagine non si sa che fine farà, mentre il resto va avanti, anche se il

Tribunale del Riesame proprio il 12 luglio scorso ha rimesso il libertà uno

dei tifosi rossoblù rimasti coinvolti nell'inchiesta per i fatti allo stadio

Ferraris. Ha rigettato invece le istanze per ottenere l’attenuazione delle

misure nei confronti di altri 4 ultrà. In totale erano 10; sette ai

domiciliari, tre obbligati a dimorare a Genova, con divieto di allontanamento

dalle loro case.

-------

Il caso

Il procuratore capo Michele Di Lecce prudente sul dossier ricevuto dai colleghi

Derby, la Procura fredda con Cremona

“Indagati? Stiamo studiando le carte”

Quattro giocatori sul registro dei pm lombardi: “Ma noi faremo le nostre autonome valutazioni”

di GIUSEPPE FILETTO (la Repubblica - Genova 19-07-2012)

«VEDREMO». «Vedremo e leggeremo attentamente le carte, per capire se c’è

qualcosa di interessante sul versante genovese», si limita a dire il

procuratore capo Michele Di Lecce. «Vedremo». Un solo verbo per rappresentare

l’orientamento della Procura della Repubblica di Genova sugli atti della

presunta combine del derby tra Genoa e Sampdoria del maggio 2011. Un fascicolo

di oltre 200 pagine, inviato l’altro ieri dai colleghi di Cremona, uno

stralcio della vasta indagine condotta dal pm Roberto Di Martino, che ha

portato in carcere e agli arresti domiciliari diversi giocatori, indagati sul

calcioscommesse.

Cinque-sei nomi, iscritti come indagati dalla procura di Cremona, tra cui vi

sarebbero quattro giocatori. Tra il materiale trasmesso anche l’interrogatorio

di Massimo Leopizzi, la telefonata “incriminata”, l’intercettazione in cui il

capo storico degli ultrà genoani, pregiudicato per detenzione di armi e droga

nonché amico personale di alcuni calciatori come Beppe Sculli, racconta il

clamoroso retroscena sul discusso derby. Appunto il ”biscotto” tra le due

squadre genovesi.

Le posizioni dei sei indagati saranno riviste dalla Procura di Genova. «Non

ci interessa quello che hanno fatto a Cremona — dice Michele Di Lecce,

peraltro con tono fermo e irritato — se ci sono prove, indagheremo, se si

parla di soli sospetti, allora non sentiremo nessuno ». Come a voler prendere

le distanze da quanto è stato fatto dai pm lombardi.

Peraltro, lo stesso gip di Cremona, Guido Salvini, ha scarcerato l’ex

calciatore del Genoa Oscar Milanetto, così come il giocatore della Lazio

Stefano Mauri. Facendo capire che la “prova devastante”, che avrebbe dovuto

sconvolgere il calcio a Genova, se non addirittura azzerarlo, è una telefonata

di Leopizzi, che parla al telefono con un altro tifoso. Leopizzi diceva di

aver saputo da Zauri, giocatore della Samp, che 18 compagni di squadra

avrebbero sborsato 100 mila euro a testa per “comprare” 4 calciatori del

Genoa: Criscito, Dainelli, Palacio e Marco Rossi per vincere il derby. Il

piano sarebbe andato a monte per l’opposizione di Rossi.

«Ho semplicemente riferito le mie sensazioni, voci sentite da terze persone»,

ha dichiarato Leopizzi (assistito dal suo avvocato Stefano Sambugaro) al pm Di

Martino. Tanto da far dire all’avvocato Mattia Grassani, difensore di

Milanetto, che «giorno dopo giorno si sta smontando tutto l’impianto

accusatorio sul calcioscomesse: l’ordinanza di scarcerazione del gip, peraltro

non sollecitata, ne è la conferma».

Nelle scorse settimane Domenico Criscito, ex genoano tirato in ballo

dall’inchiesta cremonese, è stato sentito dal pm genovese Biagio Mazzeo. Il

calciatore sul derby ha smentito ipotesi di combine. Comunque, il fascicolo

arrivato l’atro ieri da Cremona è stato affidato sempre a Mazzeo, lo stesso

che indaga sui disordini di Genoa-Siena, quando gli ultrà rossoblù obbligarono

ad una pubblica umiliazione i giocatori del Grifone facendoli spogliare delle

maglie. Un’inchiesta che ha portato all’arresto di numerosi tifosi e ne ha

indagati un centinaio.

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SCOMMESSOPOLI

Oggi tocca a Semeraro jr

Palazzi, sprint deferimenti

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 19-07-2012)

ROMA. Non ci sarà il gran finale con i fuochi d’artificio, ma oggi con

l’audizione di Pierandrea Semeraro (ieri è stata la volta di Altinier e

Agostinelli per Portogruaro-Crotone) la procura federale metterà il punto

esclamativo sui casi di responsabilità diretta. L’ex presidente del Lecce è

atteso nel pomeriggio, dovrà rispondere del suo presunto coinvolgimento nella

combine (che la procura di Bari ritiene certa) del derby Bari-Lecce del 2011.

Pesano le conferme arrivate da Gianni Carella e le accuse ribadite da Andrea

Masiello in Figc. Ci sarebbero circa 250 mila euro consegnati in più tranche

ai “Masiello Boy’s” dalla società salentina. Nel frattempo Palazzi sta già

stilando i deferimenti, la priorità per il primo processo va ai casi di

responsabilità diretta: Lecce, Grosseto e tutte le posizioni stralciate al

primo processo, e (forse) Siena. Nel caso dei toscani, siamo in bilico:

giocarsi Carobbio o no? Oggi intanto sarà sentito Pierpaolo Sganga, il

componente del Cda del Siena ha chiesto di essere ascoltato, la sua posizione

sarebbe relativa al tentativo rivelato da Carobbio di corrompere Coppola prima

di Siena-Varese. Per il processo per la responsabilità diretta, i tempi sono

ristretti, forse i primi deferimenti arriveranno già la prossima settimana (25

luglio la data papabile) con primo grado entro il 10 agosto. Processo con

Conte o senza? È un quesito: se il Siena venisse deferito per sola

responsabilità oggettiva, Palazzi potrebbe far slittare il suo processo con

gli altri casi a settembre. Ma se ci fosse per lui la condanna, il rischio per

la Juve sarebbe quello di trovarsi senza tecnico in autunno. Palazzi potrebbe

così usare la stessa «corsia preferenziale» che è pronto ad usare per le

“dirette”.

___

LE AUDIZIONI DI PALAZZI DEFERIMENTI IN DUE TRANCHE: SIENA E CONTE ENTRO FINE LUGLIO?

E' il giorno di Semeraro junior:

Lecce a rischio retrocessione

di MAURIZIO GALDI (GaSport 19-07-2012)

Sempre più probabile lo sdoppiamento del prossimo procedimento sportivo: entro

fine luglio i deferimenti per quelle società e tesserati che possano vedere un

coinvolgimento per «responsabilità diretta», oltre a una parte di quelli che

erano stati stralciati dalla Disciplinare: Turati, Joelson e Bertani. Resta il

dubbio di eventuali deferimenti del Siena: potrebbero essere anticipati per

chiarire subito la situazione di Conte. A fine agosto, e sicuramente dopo i

giudizi che possono influire sulle classifiche, si procederà ai deferimenti

degli altri tesserati e delle società coinvolte per la sola responsabilità

oggettiva che possono comportare penalizzazioni, ma non dovrebbero influenzare

le formazioni dei campionati.

Portogruaro-Crotone Ieri è stata ancora la giornata che la Procura

federale ha riservato a fare chiarezza sulla partita Portogruaro-Crotone e se

ci fosse stata o meno la possibilità di una combine. Ieri si sono alternati

davanti agli 007 federali Andrea Agostinelli (ai tempi allenatore del Portogruaro)

e il calciatore Cristian Altinier (ai tempi al Portogruaro, oggi al Benevento).

Entrambi hanno smentito l'eventualità che sulla partita ci fosse stata una

combine, Altinier ha anche ricordato che in quella gara segnò ed esultò.

I dirigenti Oggi sarà il giorno dei dirigenti. Innanzitutto l'ex presidente

del Lecce Pierandrea Semeraro, chiamato per il derby Bari-Lecce. L'accusa

è che abbia utilizzato suoi soldi per pagare Masiello e i suoi amici, ma i suoi

legali spiegano: «Si tratta di versamenti fatti dal Semeraro ai propri

familiari che possono essere ampiamente giustificati». Sarà anche sentito (lo

ha chiesto lui) il consigliere del Siena, Sganga, e il d. s. del Crotone

Ursino.

___

CALCIOSCOMMESSE

Arriva Semeraro jr, la

Procura chiude Bari-Lecce

Ultimi interrogatori per i federali prima dei deferimenti (25 luglio). L’ex presidente

del Lecce dovrà difendersi da tante accuse. C’è anche Sganga (Cda del Siena)

di EDMONDO PINNA (CorSport 19-07-2012)

ROMA - E’ il giorno di Bari-Lecce. E’ il giorno di Pierandrea Semeraro, ex

presidente del club giallorosso, che la Procura della Repubblica di Bari ha

indagato, per frode sportiva, la scorsa settimana, notificandogli l’avviso di

conclusione delle indagini. L’incartamento (42 pagine) è stato trasmesso agli

inquirenti della Federcalcio. Oggi la resa dei conti, per il club retrocesso

la scorsa stagione in serie B c’è il rischio - concreto - di un nuovo salto

all’indietro, fino alla Lega Pro, con punti di penalizzazione.

RISCONTRI - Palazzi ed i suoi uomini avevano già diversi indizi a carico del

figlio dell’ex patron del Lecce. Mancava loro, per chiudere il cerchio,

l’ultimo anello della catena, l’eventuale prova del passaggio di denaro al

clan-Masiello. Le indagini della magistratura pugliese hanno permesso di

tracciare questo denaro, da Semeraro jr al giocatore biancorosso, per un

totale di 230mila euro. Ci sarebbe un assegno (o più assegni) con la firma di

Pierandrea versati da Carlo e Claudio Quarta e poi incassati. Non solo. Nelle

carte dell’inchiesta, Gianni Carella (amico di Masiello) riconosce Semeraro jr

come la persona che era con Carlo Quarta quando fu studiata la combine.

C’è poi la confessione di Masiello, che ricorda come «quando il risultato era

sullo 0-1 ho sfruttato un’occasione che mi si è posta per poter cristallizzare

definitivamente l’esito di sconfitta per il Bari e per poter – quindi –

ottenere il pagamento promessomi realizzando così l’autogol con cui si è

concluso l’incontro» . Insomma, una partita “taroccata” sulla quale la Procura

non ha molti dubbi, visti i riscontri trovati fino a questo momento. Nel caso

fosse riconosciuto colpevole per responsabilità diretta, il club giallorosso

rischia la retrocessione in Lega Pro per l’illecito, con l’aggravante della

consumazione, il che porterebbe anche a punti di penalizzazione.

ULTIMI COLPI - L’inchiesta sportiva è arrivata praticamente alla fine (il 25

sarà ascoltato il ds del, Cittadella, Marchetti, ma questo non sposterà le

lancette dei deferimenti, attesi proprio per quel giorno), dopo oltre duecento

interrogatori. Oggi sarà ascoltato anche il componente del Consiglio

d’Amministrazione del Siena, Pier Paolo Sganga (che in una nota personale

ha già negato tutto e questo farà davanti ai federali). Il suo nome sarebbe

accostato all’episodio raccontato da Carobbio e che riguarda il presunto

coinvolgimento di Mezzaroma: «Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in

volto rappresentandoci che poco prima, all’esterno degli spogliatoi, era stato

avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c’era

la possibilità di perdere la partita (Contro il Varese, ndr). Coppola mi fece

anche il nome ma in questo momento non ricordo (...) gli aveva detto che il

presidente intendeva scommettere o aveva scommesso sulla nostra sconfitta» .

Poi Palazzi e il suo pool di inquirenti federali faranno il punto, il

procuratore studierà le risultanze di questa inchiesta e procederà ai

deferimenti, per un processo (forse più corposo di quanto previsto) che

dovrebbe aprirsi i primi di agosto.

-------

LA GRANA

Portogruaro-Crotone

e l’eventuale combine

E’ caccia al... “mister”

di EDMONDO PINNA (CorSport 19-07-2012)

ROMA - Rischia di complicarsi la vicenda che riguarda Portogruaro-Crotone del

29 maggio 2011, finita 2-3 con un gol nel recupero di Curiale (rete che accese

gli animi in campo e a bordo campo). La Procura federale ha ascoltato ieri

l’ex tecnico del Portogruaro, Agostinelli (è rimasto due ore e mezzo negli

uffici degli 007) e l’attaccante Altinier, difesi rispettivamente dagli

avvocati Annalisa Roseti e Michele Cozzone e dall’avvocato Eduardo Chiacchio.

I sospetti, molto solidi, da parte della Procura ci sono, tanto che per oggi è

stato convocato anche il ds calabrese Ursino, che si aggiunge ai già ascoltati

Espinal, Dei (Portogruaro), Curiale e Cutolo (Crotone). L’idea che circola è

che la partita fosse stata “sistemata” da entrambe le squadre per un pareggio,

cosa che non avrebbe spostato nulla al già salvo Crotone ma che avrebbe

consentito al retrocesso Portogruaro di avere una chance in più in un

eventuale ripescaggio. Ci sarebbe pure un’intercettazione nella quale si

nomina il «mister» che, però, potrebbe non essere Agostinelli.

___

GaSport 19-07-2012

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IL CALCIO DEI POVERI

Imperi travolti dalla crisi

Così è finito

il mecenatismo all'italiana

Le difficoltà di Fininvest e Saras dietro l'austerity di Milan e Inter.

Stop spese folli, altrimenti le big saltano in aria

Club legati ai soci: Moratti non ha più dividendi dal gruppo

La Borsa preoccupa molto Berlusconi

di MARCO IARIA (GaSport 19-07-2012)

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C'è una postilla che non manca mai nelle relazioni dei revisori dei conti di

Inter e Milan: «Il socio di riferimento ha espresso il consueto impegno a

supportare anche per il futuro la società e su tale presupposto è stato

redatto il bilancio nella prospettiva della continuità aziendale». Il discorso

è semplice semplice: se le big del calcio italiano continuano a far rotolare

il pallone è perché c'è qualcuno alle spalle che li sorregge, altrimenti

dovrebbero chiudere bottega. Ora che la crisi ha travolto le aziende dei

mecenati e che questi ultimi hanno dovuto ridurre drasticamente i

finanziamenti delle squadre-giocattolo, tutto è cambiato. Ecco perché

Ibrahimovic — l'ultimo della lista — è andato via. Dovendo camminare

con le proprie gambe, la società rossonera non è più in grado di pagargli

12 milioni di stipendio netto.

Tutto previsto Non si scappa di fronte ai numeri. Quegli stessi con cui a

marzo la giornalaccio rosa lanciò l'ennesimo allarme sulla situazione del

calcio italiano: la Serie A ha sì un fatturato di 1,6 miliardi, ma nel 2010-11

ha prodotto un deficit di 285 milioni e accumulato debiti netti per 1,55

miliardi, in assenza di asset che non siano i volatili (in tutti i sensi) calciatori.

Quella gestione totalmente fuori controllo è dovuta principalmente alle

realtà che, nel bene e nel male, trainano l'intero movimento: ossia le grandi.

Se la Juventus, dopo la caduta di Calciopoli, ha impostato una strategia

anti-ciclica rispetto alla crisi per rientrare nel giro europeo pianificando

massicci investimenti compreso lo stadio, le milanesi si sono adattate allo

spirito del tempo. Anche in questo caso, parlano le cifre. Mediaset, il fiore

all'occhiello del gruppo Fininvest, ha perso in Borsa l'80% dall'aprile 2010

a oggi. Il calo pubblicitario e le difficoltà della pay tv avevano portato, la

scorsa estate, a varare un piano triennale di tagli di 250 milioni all'anno:

secondo il Sole 24 Ore, adesso si è saliti a quota 400. Aggiungiamoci il

salasso di 564 milioni che la famiglia Berlusconi ha dovuto pagare a De

Benedetti per il lodo Mondadori e il quadro è fatto. Passiamo all'Inter.

Massimo Moratti era solito assecondare i sogni dei tifosi utilizzando i ricchi

dividendi della Saras, dalla cui quotazione a Piazza Affari nel 2006 incassò

800 milioni. Il colosso della raffinazione petrolifera, però, non distribuisce

cedole dal 2009, ha chiuso i bilanci 2010 e 2011 in rosso e nelle sue

relazioni parla di «scenario congiunturale decisamente complesso».

Tagli Sono lontani i tempi in cui il Milan poteva ingaggiare un Pallone

d'oro come Papin per fare da riserva a Van Basten. Già da un po'

rossoneri e nerazzurri si sono votati all'austerity. Non a caso, il

saldo cessioni-acquisti delle ultime tre stagioni è stato addirittura positivo:

+15 milioni per l'Inter, +25 per il Milan. Questa è l'era dell'autosufficienza e

bisogna cominciare a immaginare le squadre del cuore come vere e

proprie aziende: si può spendere solo quel che si ricava. Le big hanno un

rapporto tra stipendi e fatturato fuori controllo: 88% per l'Inter (190 milioni di

ingaggi e 217 di fatturato), 85% per il Milan (206-243). È vero che negli ultimi

sei anni Galliani è riuscito a sistemare i conti in due occasioni, cedendo

Shevchenko (2006, utile di 11,9 milioni) e Kakà (2009, -9, 8), ma adesso le

plusvalenze non bastano. Perché sono un tampone che val bene per l'anno

in corso. Qui, invece, la prospettiva è di stringere la cinghia per più tempo.

Ecco perché sia Moratti sia Berlusconi si stanno liberando dei contratti più

onerosi: solo abbattendo il monte-stipendi la gestione costi-ricavi può

normalizzarsi.

Prospettive È un senso d'impotenza quello che pervade il management

italiano, figlio anche di un giro d'affari che pare aver raggiunto il suo

apice. Impossibile pretendere di più dalle tv, l'area commerciale si scontra

peraltro con specificità culturali che difficilmente ci faranno raggiungere i

livelli d'introiti delle inglesi. Restano gli stadi, con la fantomatica legge

che entro l'anno dovrebbe essere approvata dal Senato. Ma il presente

è quello che è sotto gli occhi di tutti. L'idea di un calcio finalmente

sostenibile, tuttavia, non ci dispiace affatto.

-------

«Con arabi ed Euro 2016

la Ligue può superare la A»

La Deloitte sui ricavi: «Italia in vantaggio di mezzo miliardo ma la Francia crescerà»

di MARCO IARIA (GaSport 20-07-2012)

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Prima ci ha sfilato l'Europeo 2016, poi si è portata via Ibrahimovic. In

futuro, chissà, ci sorpasserà nel ranking Uefa e pure nel fatturato. Che la

Francia ce l'abbia a morte con l'Italia, sportivamente parlando, lo sappiamo

già: sentimento ricambiato. Ma sui soldi, finora, non c'è mai stata partita.

Eppure qualcosa potrebbe cambiare davvero, dopo la rivoluzione qatariota.

L'allarme non lo lancia una Cassandra qualunque, ma l'autorevolissima Deloitte,

società di consulenza che sforna rapporti su club e leghe del calcio europeo.

«L'operazione attorno al Psg e l'ammodernamento degli stadi in vista della

rassegna continentale — spiega Dario Righetti, partner di Deloitte —

potrebbero rappresentare un eccezionale volano per l'intero movimento

francese. Adesso la Ligue 1 è alle spalle della Serie A in termini di ricavi,

ma attenti perché nel giro di alcuni anni potrebbe superarci. E, nelle

retrovie, anche la lega russa è in fase d'espansione».

Differenze Il vantaggio italiano è ancora consistente, tra noi e loro balla

mezzo miliardo: nel 2010-11 le entrate della A sono state di 1,553 miliardi di

euro, quelle della Ligue di 1,040 miliardi, e nella stagione scorsa non è

cambiato quasi nulla. A dire il vero, dovremmo essere al riparo da cattive

sorprese almeno per un triennio. Basti guardare ai proventi tv che sia qui sia

Oltralpe incidono tantissimo sulla torta della ricchezza (quelle francese e

italiana sono le leghe maggiormente dipendenti dalle televisioni, che

rappresentano il 58% dei ricavi per la prima e il 60% per la seconda). Bene, i

diritti futuri sono stati già venduti e la situazione è la seguente. La Serie

A incasserà dal 2012 al 2015 un miliardo a stagione, in aumento rispetto ai

940 milioni del 2011-12. La Francia, invece, non solo non segnerà un

incremento nel quadriennio 2012-16 (da 668 a 606 milioni annui) ma ha evitato

addirittura il tracollo: uscita di scena Orange e ridotto l'impegno di Canal

Plus, è arrivata in soccorso Al Jazeera, che ai diritti esteri ha aggiunto

quelli domestici. E qui gli intrecci col Psg sono tutt'altro che casuali. La

presa parigina dello sceicco Al Thani potrebbe far decollare tutto il calcio

francese, fino al momento parente povero delle big four d'Europa. Innanzitutto

lo squadrone di Ancelotti promette di andare lontano in Champions accumulando

punti utili per il ranking da cui dipende il numero dei club partecipanti alla

coppa: l'Italia è attualmente quarta ma Portogallo (5a) e Francia (6a) sono

vicinissime. Il rischio dello strapotere Psg è quello di un campionato

francese meno avvincente, però le stelle che giocano a Parigi rappresentano un

richiamo forte per gli sponsor. E poi c'è Euro 2016: 4 nuovi stadi (Lilla,

Lione, Nizza e Bordeaux), 5 ristrutturazioni (Marsiglia, Lens, St Etienne,

Tolosa e il Parc des Princes) per un affare da 1,7 miliardi. La Francia spera

di sfruttare l'evento come fece la Germania col Mondiale 2006.

Ricette E l'Italia? Deve spaventarsi soprattutto di se stessa. È vero che la

A è cresciuta grazie alle tv ma non ha diversificato le fonti, così negli

ultimi anni la Premier ha preso il largo e Bundesliga e Liga hanno messo la

freccia. «Proprio i tedeschi — dice Righetti — sono il modello da seguire. Per

qualche tempo sono stati costretti a recitare da comparse ma hanno lavorato in

silenzio su stadi e vivai. Il calcio italiano è un malato grave, gli serve un

piano di rientro. La crisi può essere l'occasione per fermarsi 3-5 anni e

investire sui giovani, sfruttando la passione popolare che in Italia continua

a essere massiccia. I fondamentali economici imponevano comunque una stretta:

rapporto stipendi-ricavi fuori controllo, troppi debiti. Un sistema

sostenibile — conclude l'analista — servirebbe anche per attrarre investitori

esteri, che un certo interesse per le nostre squadre lo nutrono ma poi fanno

la due diligence (la verifica dei conti, ndr) e si mettono le mani ai

capelli».

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Sospendere la radiazione?

Moggi va al Tar il 2 agosto

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 19-07-2012)

ROMA. E’ stata fissata per giovedì 2 agosto davanti alla terza sezione

quater l’udienza per la sospensiva della radiazione di Moggi sancita dall’Alta

Corte di Giustizia presso il Coni il 4 aprile dopo 5 anni e 8 mesi dalla prima

condanna. Al Tar ha fatto ricorso anche Innocenzo Mazzini, pur puntando

al risarcimento dei danni senza la richiesta di sospensione della sanzione e

vedrà discusso il ricorso direttamente nel merito dal Tar di Roma. La mossa

del Tar per i legali di Moggi, Tedeschini e Prioreschi, per poter finalmente

adire alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

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IL CASO

Accordo collettivo

Adesso c'è l'intesa

fra la Lega e l'Aic

di MATTEO BREGA (GaSport 19-07-2012)

La firma arriva tra qualche giorno: il punto di incontro tra Lega Calcio e

Assocalciatori per il rinnovo dell'accordo collettivo è stato raggiunto.

L'assemblea dei club ha dato la disponibilità a togliere quell'«anche» che

nero su bianco aveva insinuato dubbi sull'interruzione del pagamento degli

stipendi ai calciatori «anche» in situazioni differenti dal calcioscommesse.

Risolte le divergenze, si firmerà l'accordo valido per la stagione 2012-13.

La Lega vorrebbe legarlo al rinnovo della convenzione promo-pubblicitaria.

Passi avanti ce ne sono stati e l'Aic ha accettato. Nella gestione collegiale

dei diritti d'immagine rientreranno diverse novità tipo le card, a cui è

interessato Preziosi che ieri ha cenato a Milano con Bogarelli (Infront).

Assemblea Cancellata l'assemblea prevista per lunedì: in calendario

resta solo il Consiglio per motivi legati alle tempistiche di lavoro. Le bozze

sullo statuto e sulla ripartizione dei proventi sono state licenziate dalle

commissioni. Lunedì il Consiglio le valuterà, poi verranno inviate ai club e

ai primi di settembre torneranno in assemblea per l'approvazione definitiva.

Andiamo nello specifico. Il presidente di Lega (elezioni entro dicembre)

manterrà il diritto di voto e gran parte dei poteri operativi verranno

trasferiti dall'assemblea al consiglio. Per la ripartizione dei proventi,

l'intento è quello di non stravolgere l'impianto attuale dando più peso

alla meritocrazia e in particolare alla classifica dell'ultimo anno premiando

chi staziona nelle zone alte e proteggendo chi invece retrocede, con un

maggiore paracadute. Le divergenze ancora ci sono, ma si sta lavorando

per appianarle. Infine la tv. Per la parte dei diritti in chiaro rimasti invenduti

il bando verrà rifatto dopo che è andato deserto l'ultimo giro di offerte. Il

canale della Lega invece rimane un tema sotto traccia perché al momento

resta solo una prospettiva futuribile e non immediata.

___

LA LEGA DI SERIE A

Nuovo accordo con l’Aic

Beretta promette la firma

di PIETRO GUADAGNO (CorSport 19-07-2012)

MILANO - L'appuntamento è per il Consiglio Federale in programma oggi

a Roma. Beretta da una parte, Tommasi dall'altra e, sul tavolo, l'accordo

collettivo. «C'è un assenso di massima, quindi arriveremo a chiudere in

tempo», ha garantito ieri il presidente di Lega. Insomma, ci sono tutti i

segnali per una rapida conclusione, come recentemente si è augurato

Abete. Poi si apriranno le trattative per la convenzione promo-pubblicitaria:

se ne occuperà la commissione creata ad-hoc in via Rosellini, che ieri ha

presentato i suoi lavori. Ad esempio, c'è stata un'interessante presentazione

di Preziosi sui diversi canali di sfruttamento per l'immagine di ciascun calciatore:

non solo le classiche figurine, ma anche giochi in scatola e non, oltre che

video-games. In questo senso, dall'Assocalciatori c'era già stata un'apertura

rispetto ai vecchi accordi del 1981.

NODO POPOLAZIONE - A margine dell'Assemblea, si è riunita anche la

commissione dedicata alla riformulazione dei criteri per la ripartizione dei

proventi per la vendita dei diritti tv. Pare che uno dei nodi principali riguardi

il 5% legato agli abitanti del Comune che ospita la squadra. Fino all'anno

scorso, in caso di città con 2 squadre, la popolazione veniva conteggiata

di fatto 2 volte. Con ben 4 derby nel prossimo campionato (Milano, Roma,

Torino e Genova), invece, il nuovo progetto prevede una divisione a metà

del totale degli abitanti. L'incidenza maggiore, a questo punto, sarà per

Roma e Lazio, visto che la popolazione della Capitale è quella più vasta.

Normale, quindi, che Lotito stia cercando un modo per attenuare gli effetti

della modifica.

TV DELLA LEGA - Lunedì prossimo si parlerà anche del nuovo statuto,

mentre il nuovo calendario dovrebbe essere varato giovedì 26 luglio. Per

chiudere, la questione dei diritti tv ancora invenduti: l'offerta di Cielo per il

pacchetto utile per il format di "Quelli che il calcio..." è stata respinta ed è

stato formulato un nuovo prezzo. Nel frattempo si lavora al progetto della

tv della Lega, attraverso cui verrebbero diffuse sul digitale le partite che

rimarranno fuori dal pacchetto già ceduto a Mediaset. Proprio quest'ultima,

insieme a Telecom e Centro Europa 7, ha già dato la sua disponibilità ad

ospitare il canale della serie A.

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Il Tas riabilita Bin Hamman

Blatter lo squalificò a vita

Milano, 19 luglio 2012

Il Tribunale di Losanna cancella la squalifica perché"mancano prove" del suo tentativo di corruzione. Lo scandalo scoppiò pochi giorni prima delle elezioni della Fifa, dove il dirigente del Qatar intendeva opporsi al presidente svizzero, poi rimasto candidato unico. Ma la Fifa lo sospende di nuovo per un altro caso

Il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna (Svizzera) ha revocato la squalifica a vita, per qualsiasi attività legata al calcio, inflitta dalla Fifa al dirigente del Qatar, Mohamed Bin Hammam, ex presidente della Confederazione asiatica di calcio. Il Tas ha rilevato in particolare la mancanza di una "prova diretta".

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"mancano le prove" — "Bin Hammam era stato accusato dalla Fifa di avere comprato voti per la propria elezione a presidente dello stesso organismo che gestisce il calcio nel mondo, durante una riunione che si era svolta verso la fine di maggio 2011, con buste contenenti 40 mila dollari (circa 29 mila euro)". Lo scandalo è scoppiato poco prima della rielezione alla presidenza Fifa: Bin Hammam aveva tentato di contrapporsi allo svizzero Joseph Blatter, presidente uscente e poi riconfermato. Il Qatar aveva ritirato la sua candidatura prima che il Comitato etico della Fifa lo spospendesse temporaneamente. L'ultima elezione di Blatter, poi rimasto unico candidato alla poltrona di presidente, risale al primo giugno 2011. Bin Hammam è stato squalificato a vita dalla Fifa nell'agosto 2011. Il dirigente del Qatar ha sempre contestato le accuse che gli erano state rivolte, sostenendo che ad organizzare lo scandalo era stato lo stesso Blatter per assicurarsi la vittoria elettorale poche settimane dopo. Quindi ha presentato appello al Tas che gli ha dato ragione.

la reazione della fifa — Non si è fatta atendere la reazione della Fifa, che ha espresso la propria "inquietudine" rispetto alla decisione di togliere la squalifica a vita e ha sottolineato che "l'innocenza di Bin Hamman non è stata provata". Da Zurigo fanno poi sapere che recentemente la Confederazione asiatica ha aperto un nuovo procedimento disciplinare nei confronti di Bin Hamman, decidendo ieri di "sospenderlo da ogni attività a livello mondiale fino alla fine dell'inchiesta". Il nuovo caso riguarderebbe delle irregolarità in un "appalto" a una azienda.

ULTIM’ORA

Roma, 13:39

CALCIO: FIFA PREOCCUPATA SU ASSOLUZIONE TAS PER BIN HAMMAM

La Fifa ha accolto con preoccupazione la decisione annunciata oggi dal Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) di assoluzione nei confronti di Mohamed bin Hammam dall'accusa di corruzione. La Fifa fa notare che "non si è dimostrata la sua innocenza e che è molto più che probabile che il ricorrente (Mohamed bin Hammam) fosse la fonte del denaro che è circolato a Trinidad e Tobago e distribuito nel corso della riunione della federazione caraibica del 10 e 11 maggio 2011". Per sostenere la propria tesi, inoltre, la Fifa sottolinea la decisione presa questa settimana dalla Federcalcio asiatica di avviare un procedimento disciplinare nei confronti di Mohamed bin Hammam e di sospenderne la carica da tutte le attività calcistiche.

Modificato da totojuve

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Gasport 19-07-2012

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Moggi si confessa a Bolgheri: "Ora vi spiego perché rifiutai di andare all'Inter"

Lucianone in un'intervista: "Moratti mi fece fare anche una figuraccia"

La Nazione.it - Fiorenzo Bucci - 19-07-2012

Bolgheri (Livorno), 19 luglio 2012 - La risposta è secca, un monosillabo: «No». Francesco Borgonovo, il conduttore, sorride; il pubblico, per la stragrande maggioranza di fede juventina, applaude. Luciano Moggi ha appena ribadito, nell’ambito di «Bolgheri RacConta», in piazza Nonna Lucia, che lui «la pace con Moratti non la farà mai». Calciopoli — o Farsopoli, come dicono i bianconeri — ha lasciato un segno indelebile, tanto che per gran parte dell’incontro in piazza con l’ex direttore sportivo, si parla di quegli avvenimenti. Lucianone è al centro delle attenzioni, ha una marea di ricordi, di aneddoti e storie da ricordare e raccontare. La gente pende dalla sue labbra. Accetta volentieri il vino del vignaiolo milanista proprio perché non è interista. Una barriera, un muro. Ma non fu sempre così. A riflettori spenti proviamo a sussurrargli un nome: Francesco Moriero. Moggi abbozza un sorriso e, invitato a ricordare, dopo un po’ non si fa pregare. Eravamo a fine anni ’90, la Juve per una volta non aveva vinto e Moggi cominciava a prestare orecchie anche ad altre sirene. Tra di esse – pensate un po’ – anche il «nemico» di oggi, Massimo Moratti.

L’Inter aveva in animo di vendere proprio Moriero, un’ala che dava segni di cedimento e non aveva gran mercato. «Luciano, provaci tu». E Luciano ci provò riuscendo come spesso gli è capitato a smerciare anche «prodotti» di modesto pregio. E riuscì a definire la partenza dell’attaccante per l’Inghilterra: gongolante si presentò a Moratti per l’ultima firma. Che non ci fu. «Sai, Moriero è venuto da me piangendo, non ho potuto dirgli di no e gli ho rinnovato il contratto». Una figura meschina con gli inglesi, un successo mandato a ramengo. Il re del mercato non ci passò sopra e se ne andò per continuare a vincere a Torino.

Domanda: Moggi, se Moratti non avesse avuto il cuore tenero, sarebbe passato all’Inter?». La risposta è di quelle che lasciano pensare a scenari inediti nel calcio dei primi anni duemila e nelle storie pallonare passate dal tavolo del giudice Palazzi: «Molto probabilmente, sì». Ma come, lei interista? La risposta è un sorriso ammiccante...

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Calcioscommesse, deferimenti in arrivo. Si decide su Conte. Lecce rischia grosso

Forse lunedì le scelte di Palazzi su Udinese, Bologna, Siena e Grosseto. Semeraro jr sentito sulla gara col Bari.

Gasport. it - Galdi -20-07-2012

La novità di giornata è che la prossima settimana ci saranno i deferimenti del secondo calcioscommesse (il terzo a fine agosto) di quest’anno e che già la segreteria della Disciplinare sta valutando le date. Se, come ormai sembra assodato, Palazzi terminerà il suo lavoro già lunedì, è probabile che il procedimento sportivo di primo grado cominci il 31 luglio, se slittasse il qualche giorno si andrà al 2 agosto. Definita la sede: l’ex ostello della gioventù. Tempi ridottissimi per le difese per approntare le memorie, ma questo era già scontato da tempo.

I deferimenti Il primo filone dovrebbe riguardare soprattutto le carte arrivate a Palazzi da Bari e Cremona: per questo i deferimenti potrebbero riguardare Bari, Lecce, Bologna, Udinese, Grosseto, Siena (compreso l’ex tecnico Conte). Dovrebbero essere esaminate entro agosto, per un eventuale procedimento calendarizzato a settembre, le posizioni del Napoli, della Lazio e del Genoa. Dovrà essere la Disciplinare a decidere se affrontare la posizione di Bertani, stralciata perché agli arresti al momento del procedimento del 31 maggio, debba essere affrontata subito o alla prossima convocazione. Intanto però sia il Novara (dove militava Bertani al momento dei fatti), che la Samp (coinvolta perché suo tesserato) sono state già punite per responsabilità oggettiva.

La prima tranche Ieri sono stati sentiti l’ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro, il consigliere del Siena Pierpaolo Sganga e il d.s. del Crotone Giuseppe Ursino a cui hanno chiesto anche di una possibile combine per la gara con il Grosseto. Tutti al termine si sono detti «tranquilli». In realtà la posizione del Lecce è molto delicata e la società rischia la responsabilità «diretta» (anche se Semeraro ha ribattuto alle accuse della Procura federale frutto delle ammissioni di Masiello). A rischio «diretta» anche il Grosseto per il coinvolgimento del presidente Camilli tirato in ballo dai calciatori Turati e Joelson e dall’ex d.s. Iaconi. Il Siena rischia di più la responsabilità oggettiva, ma per omessa denuncia potrebbero essere molti tra suoi tesserati o ex a rischiare squalifiche, molti rischiano però anche l’illecito sportivo. Sicura la responsabilità oggettiva per il Bari dove sono molti i calciatori ex che rischiano l’illecito. Infine tutta da valutare la posizione di Bologna e Udinese e dei suoi tesserati.

Credibilità Per la Procura federale le dichiarazioni di Carobbio e Gervasoni sono credibili e sincere. Del resto anche la decisione della Disciplinare, ampiamente confermate dalla Corte di giustizia federale a sezioni unite, è su quella linea. Gli avvocati delle persone deferite hanno più volte e sotto angolazioni diverse cercato di minarne la credibilità, ma è difficile che anche in questa seconda tranche dell’inchiesta sul calcioscommesse si vada in senso diverso. Per quanto riguarda i rischi, bisognerà attendere i deferimenti per capire chi e se potrà patteggiare (come tesserati). I club che saranno accusati di responsabilità diretta rischiano la retrocessione, gli altri punti di penalizzazione o ammende a seconda delle accuse mosse ai propri tesserati.

QUI INVECE UNA NUOVA (PARE) VERSIONE DI CARROBBIO (CORSPORT)

http://www.orgogliob...aq&catid=1:news

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Modificato da huskylover

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Il mercato non c’entra

Ibra e la teoria del

giusto stipendio

di DARIO DI VICO (CorSera 20-07-2012)

Nell’anno IV della Grande Crisi è quasi scontato indignarsi per il

superstipendio che il signor Zlatan Ibrahimovic percepirà dal suo nuovo

club, il Paris Saint Germain. I 16,2 milioni di euro l’anno di ingaggio fanno

a pugni con l’etica e persino con il buon senso. Del resto una corrente di

pensiero piuttosto ampia sostiene che proprio la pessima distribuzione

del reddito sia una delle cause della mancata ripartenza delle economie

occidentali. Quindi non ci resta che consegnare Ibra al Fisco transalpino

e vedere che cosa ne esce fuori, fino a che punto i Befera parigini si

spingeranno a tassarlo in nome dell’égalité e fino a dove i suoi datori di

lavoro, la Qatar Investments, si faranno carico delle imposte pur di non

contrariare l’irascibile Zlatan.

Siccome però considero l'indignazione un sentimento quanto meno parziale,

varrà la pena affrontare il caso Ibra-Psg anche da un altro punto di vista. La

domanda clou potrebbe essere questa: se il calciatore svedese con il suo

lavoro creasse valore e ricchezza attorno a sé e questo surplus si spalmasse

su un consistente numero di persone perché dovremmo indignarci davanti

al suo super emolumento? Anzi, dovremmo ringraziare il nuovo Re Mida

cresciuto nei sobborghi di Malmoe.

Il guaio, però, è che il mercato dell'intrattenimento calcistico è largamente

imperfetto. Tale da rendere difficile anche la risposta «contabile» al quesito

di prima. Un calcolo assolutamente spannometrico ci porta a dire che il

Psg per rientrare dei soldi dati a Zlatan dovrebbe vendere in un anno 450

mila magliette in più. Ma è chiaro che i vantaggi della squadra parigina

non possono essere solo misurati con il metro delle magliette vendute e

comunque lo stipendio di Ibra è una delle spese previste dal presidente

Nasser Al Khelaifi (si parla di un budget di 200 milioni) per sperare di vincere

la Champions League. Ed è proprio qui che si nasconde la verità. Come

ha spietatamente sottolineato il procuratore Mino Raiola, una sorta di Gordon

Gekko del calcio, ci sono solo tre squadre che oggi possono girare con il

portafoglio aperto: il suddetto Psg, il Manchester City dello sceicco Mansour

e il Chelsea dell'oligarca russo Roman Abramovich (tutte e tre allenate,

guarda caso, da italiani). Per le altre, comprese le spendaccione Barcelona e

Real Madrid, il futuro è quantomeno grigio e anzi lo stesso Raiola ha predetto

che nel giro di un paio d'anni le due squadre iberiche falliranno visto che le

banche che le hanno ampiamente sussidiate dovranno comunque rientrare

dei loro soldi. Delle squadre tedesche manco a parlarne, nel novero dei

club più prodighi di ieri e di oggi non compare nessuna squadra germanica

nonostante la supremazia economica che il Paese di Frau Merkel esercita

pressoché incontrastata sul Vecchio Continente. Né il Bayern Monaco né i

rivali del Borussia Dortmund si sarebbero mai avventurati a pagare uno

stipendio simile.

Morale della favola: quella del calcio nonostante il suo straordinario appeal

— l'Unicredit sponsorizza Champions ed è molto soddisfatta — è una

non-industria. E la teoria della creazione del valore applicata a Ibra non

funziona. La Qatar Investments, Abramovich e lo sceicco Mansour sono dei

soggetti extra sistema, possono amabilmente infischiarsene dell'equilibrio

tra costi/ricavi e del fair play finanziario professato dalla Uefa di Michel

Platini. Zlatan in questo contesto è un mero oggetto del desiderio e

quindi il prezzo della sua prestazione può essere calcolato solo in

termini di affezione. Il mercato (purtroppo) non c'entra, non si riuscirà

mai a dimostrare se quello stipendio alla fine avrà prodotto valore

aggiunto o no.

Ps. Samuel Eto'o prende ogni anno dai russi dell'Anzhi 20 milioni ma

l'opinione pubblica locale, si sa, in materia di cattiva distribuzione del

reddito è più disattenta di quella francese.

___

IL FISCAL COMPACT DEL PALLONE

di FAUSTO PANUNZI (LAVOCE 20-07-2012)

L'ultimo caso è il passaggio di Ibrahimovic e Thiago Silva dal Milan al Psg.

Ma sono ormai diverse le stelle del calcio vendute da squadre italiane in

nome del fair play finanziario, una sorta di fiscal compact del calcio,

imposto dalla Uefa per ridurre drasticamente le enormi perdite dei club. Ma

ai tifosi sembra che valga solo per le squadre del nostro campionato, visto

che altri continuano a spendere e a garantire ingaggi milionari. È possibile

che la regola sia aggirabile. Le società italiane, però, rimangono troppo

legate ai ricavi dai diritti televisivi.

I trasferimenti di Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva dal Milan al Paris

Saint-Germain per una cifra complessiva intorno ai 65 milioni di euro, a

cui vanno aggiunti gli ingaggi milionari dei due giocatori (per Ibra si parla

di quasi 14 milioni l’anno per tre anni), hanno sollevato perplessità nei tifosi

milanisti e italiani. La scorsa estate c’era stata la cessione di un altro top

player come Eto’o, venduto dall’Inter all’Anzhi, una squadra che gioca

nel campionato russo, priva di tradizione calcistica, ma ricca di risorse

finanziarie. Si può ormai dire che nessuna delle grandi stelle del calcio

mondiale giochi oggi in Italia.

IL FISCAL COMPACT DEL CALCIO

Uno degli argomenti che viene avanzato dalle società che vendono i loro

calciatori più importanti è che le cessioni servono per rispettare il fair

play finanziario imposto dall’Uefa, l’organo che gestisce le competizioni

calcistiche in Europa.

Il fair play finanziario, introdotto per ridurre le enormi perdite che gran

parte dei club europei hanno avuto in questi ultimi anni, è una specie di

fiscal compact calcistico. Impone che, fino al 2014-15, le società che

intendono partecipare alle competizioni europee debbano chiudere i loro

bilanci nel triennio precedente con un deficit complessivo non superiore

ai 45 milioni di euro (con una tolleranza di altri 5 milioni). Il deficit complessivo

tollerato nel triennio scende entro il 2018 a 30 milioni di euro, fino poi, in

teoria, ad azzerarsi (sempre fatta salva la tolleranza dei 5 milioni) negli

anni successivi. In altre parole, l’obiettivo del fair play finanziario è quello

di ancorare le spese ai ricavi delle società stesse. È importante aggiungere

che nei costi non vengono conteggiate le spese per costruire uno stadio

nuovo e l’investimento in calciatori giovani, così da incentivare le società

a investire in attività che diano dei frutti nel futuro. Quali sono le sanzioni

imposte dall’Uefa alle società che non rispettano il fair play finanziario?

Si va dalle multe, alla perdita dei premi Uefa previsti per le competizioni

europee, al blocco del mercato per una o più sessioni, fino all’esclusione

dalle competizioni europee.

UNA REGOLA CHE NON VALE PER TUTTI?

La domanda che i tifosi italiani si pongono è la seguente: ma il fair play

finanziario non vale anche per il Psg dello sceicco Al Thani, il quale non

solo si è preso campioni celebrati come Ibra e Thiago Silva ma anche giovani

promesse come Marco Verratti, arrivando a spendere in due anni quasi 200

milioni?

Ovviamente anche il Psg, che è un club francese, è soggetto alla normativa

Uefa. Come è possibile allora che Milan e Inter debbano vendere per il fair

play finanziario, mentre il Psg, come il Manchester City dello sceicco Al

Mansour, continuano a spendere, apparentemente senza limiti? Ci sono

almeno tre possibili spiegazioni. La prima è che la capacità di generare

ulteriori ricavi sia maggiore per il Psg rispetto al Milan. In altre parole,

grazie a Ibra e Thiago Silva, la squadra francese potrebbe aumentare i suoi

ricavi da diritti televisivi, incassi dallo stadio, premi Uefa, merchandising.

Il fatturato del Psg è oggi molto più basso di quello del Milan (non è tra i

primi venti club europei come ricavi secondo Deloitte, mentre il Milan è al

settimo posto, dunque questa ipotesi può avere qualche validità. Ma è

altamente improbabile che i ricavi futuri del Psg cresceranno nei prossimi

anni di una cifra vicina alle spese sostenute in questi anni. La seconda

spiegazione è che il Psg sia convinto che alla fine le sanzioni Uefa non

saranno applicate. È difficile escludere dalle competizioni le squadre con le

stelle calcistiche mondiali, dato che l’Uefa stessa sarebbe danneggiata da

una Champions senza City o Psg. Inoltre, il principale promotore del fair

play finanziario, il presidente Michel Platini, potrebbe presto rimpiazzare

Joseph Blatter alla guida della Fifa e non è detto che il suo successore

abbia la stessa determinazione.

La terza è che il fair play finanziario sia aggirabile. Supponiamo che una

società controllata direttamente o indirettamente dallo sceicco Al Thani

decida di offrire una sponsorizzazione generosissima al Psg, ad esempio in

cambio del nome sulle maglie o allo stadio. Questo farebbe aumentare i

ricavi e quindi ridurre il deficit, magari fino ai 45 milioni previsti dal fair play

finanziario. L’Uefa ha previsto il caso stabilendo che per queste voci occorre

mettere a bilancio il fair value. Ma può stabilire qual è il valore “equo” di una

sponsorizzazione? Insomma, come tutte le regolamentazioni, forse anche

per il fair play finanziario esistono delle modalità per aggirarlo. Lo vedremo

tra pochi mesi.

Quello che è chiaro è che in Italia ormai le società sono sempre più legate

ai ricavi delle televisioni e che le altre fonti di ricavi (proventi da stadio,

merchandising, sponsorizzazioni) non sono al livello di quelle dei migliori

campionati europei. Ci vorranno anni per rovesciare questo trend e quindi

per un po’ dovremo rassegnarci a vedere i migliori calciatori giocare all’estero.

Per fortuna le televisioni fanno già vedere anche la Premier, la Liga e la

Bundesliga. E, c’è da scommettere, dal prossimo anno, anche la Ligue 1.

___

salaryCap

LA FOLLIA NON È LO STIPENDIO DI IBRA

MA IL COSTO DEL LAVORO NEL CALCIO

di MARCO IARIA (GaSport 21-07-2012)

Lo stipendio strappato da Ibrahimovic allo sceicco del Psg — 14 milioni

compresi i bonus — ha suscitato indignazione in Francia e riaperto il

dibattito dappertutto sui compensi iperbolici che girano nel calcio. Un déjà

vu. Cedere al moralismo sarebbe facile, ma pure fuorviante. È sotto gli occhi

di tutti la distanza siderale che passa tra un giocatore d'élite e l'operaio

che dagli spalti lo vedere tirare quattro calci a un pallone. Ancor più in

tempi di crisi come questi, divorati da un senso comune di precarietà. Ma la

domanda da farci è un'altra: Ibra quei soldi li vale davvero tutti?

Posto che a scorrere la classifica di Forbes sugli sportivi più ricchi il

primo calciatore (Beckham) è solo all'8o posto, il fenomeno va guardato

attraverso una prospettiva industriale. Perché il calcio è a tutti gli effetti

un'impresa dello spettacolo. Con una specificità: a differenza degli attori, i

giocatori non sono soltanto prestatori d'opera, ma fanno parte del patrimonio

di un club, per chi non ha uno stadio di proprietà ne costituiscono

addirittura l'unico vero asset. Significa che ai gol e ai chiari di luna di un

campione sono legati a doppio filo i destini della squadra. Che gode e incassa

se indovina un acquisto che la porta in trionfo, per poi magari rivenderlo a

prezzo maggiorato. Ma che piange e s'inguaia in caso di flop. La parabola di

Ibra è esemplare. Tra il 2006 e il 2009 l'Inter ha riempito le tasche dello

svedese col sorriso tra i denti: l'ha preso dalla Juve travolta da Calciopoli

per 25 milioni, se n'è servita per vincere tre scudetti di fila, l'ha dato al

Barcellona ottenendo una plusvalenza da 54 milioni. Provate, invece, a

chiedere notizie di Ibra agli spagnoli: schiumeranno rabbia pensando ai litigi

con Guardiola e agli oltre 40 milioni di buco che ha lasciato nel bilancio

andandosene in saldo al Milan.

Fin qui l'esempio singolo. Che non mette a fuoco il problema. Come non può

farlo il caso limite di David Beckham: il Real ha venduto un milione di

magliette nei primi sei mesi dall'arrivo dell'inglese (estate 2003) e segnato

un +137% alla voce merchandising (per introiti totali di 440 milioni) durante

la sua permanenza a Madrid. Un ritorno dell'investimento in piena regola, a

fronte dei 26 milioni netti percepiti in quei quattro anni dallo Spice Boy,

per di più con la tassazione agevolata del 24% (la Ley Beckham, appunto).

Il problema, tuttavia, è strutturale. E di strettissima attualità vista

l'incongruenza tra le spese pazze di Al Thani e la stretta annunciata da

Platini col fair play finanziario. Non è che sia eccessivo il compenso di Ibra,

è eccessivo l'intero costo del lavoro del calcio europeo: otto club su dieci

di prima divisone hanno un monte-stipendi pari al 100% del fatturato. Una

follia. L'impennata delle spese figlia della sentenza Bosman e dei denari

della tv è arrivata a un punto di non ritorno. Tutti noi vorremmo il salary

cap. Non è possibile, ma a suon di dismissioni (vero Berlusconi e Moratti?) ci

si arriverà coi fatti. Unito a una bella cura dimagrante delle rose. Perché in

A 38 tesserati per squadra sono davvero troppi.

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CREMONA IERI L’UNGHERESE INTERROGATO DAL GIP

Strasser conferma

Le partite sospette

hanno i «registi»

Coincidono le date: Lazar e Ilievski visti a colloquio con i calciatori

di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 20-07-2012)

Laszlo Strasser porta altra acqua al mulino della Procura di Cremona, da tempo

convinta che Novara-Siena e Lazio-Genoa siano state combinate. L'ex calciatore

ungherese ieri è stato sentito di nuovo dal gip Guido Salvini e in un paio

d'ore ha fornito i chiarimenti necessari, soprattutto sulle date. La sua

presenza in Italia con altri indagati coincide con le gare sotto inchiesta.

I viaggi Strasser, sposato, due figli, gestore di un ristorante a Budapest,

sarà scarcerato nelle prossime ore. Nei due interrogatori ha confermato di

essere venuto nel nostro Paese per la prima volta l'8 e 9 aprile 2011 assieme

a un altro degli indagati, Matyas Lazar, e di avere conosciuto Ilievski a

Cernobbio. «Laszlo per questa gente faceva il factotum — hanno precisato gli

avvocati Krisztina Molnar e Andrea Di Giuliomaria — non era a "libro paga" di

nessuno e non ha alcun ruolo nei presunti comportamenti illeciti di queste

persone». Strasser ha riferito che «in alcuni alberghi c'erano dei giocatori

di calcio con i quali Ilievski e Lazar parlavano. Io, però, stavo in disparte,

rimanevo in camera o seguivo altre cose legate al viaggio. Non ero al corrente

o lo sono stato mai dei contenuti di questi colloqui». Ma ha aggiunto:

«Percepivo che loro in questi viaggi avevano un interesse legato al calcio e

alle scommesse».

L'allenatore misterioso Tra l'1 e l'8 maggio Strasser è stato con Lazar

a Como, Bari, Bologna, Milano, e l'ungherese ha detto di avere incontrato

Almir Gegic, Mauro Bressan, Antonio Bellavista e Vittorio Gatti, quest'ultimo

in un ristorante di Bergamo «la sera dell'8 maggio». Il giorno prima si era

giocata Palermo-Bari e Gatti fu spedito dagli Zingari in Puglia a ritirare

dal portantino Angelo Iacovelli i 250 mila euro della fallita combine. Soldi

che, anche alla luce delle parole di Strasser, sarebbero stati restituiti a Gegic

e Ilievski proprio a Bergamo l'8 maggio. Strasser ha rivelato, inoltre, che

Lazar avrebbe incontrato anche «se non sbaglio un allenatore che

aveva lavorato in Ungheria con tale mansione». Chi è?

Partite sospette Che Lazar e Strasser fossero in Italia l'1 maggio, giorno di

Novara-Siena, non ci sono dubbi. Ma sulla partita che vede coinvolto anche il

tecnico della Juve, Antonio Conte, Strasser non ha portato altri elementi

oltre a quelli già conosciuti. Strasser e Lazar sono tornati in Italia il 14

maggio, giorno di Lazio-Genoa, e hanno preso una camera all'Una Tocq di

Milano. Lo stesso hotel dove erano alloggiati amici e compagni dell'ex genoano

Dainelli per il suo addio al celibato, tra cui Milanetto (secondo l'accusa

erano lì per ritirare il denaro per la combine, ma i due calciatori hanno

sempre negato). «Ilievski non era con noi — ha detto Strasser — ma ricordo che

Lazar era in contatto con lui e gli parlava per telefono. In albergo c'era

Bellavista, che era in un gruppo di persone». E poi: «Qualche giorno dopo il

nostro rientro in Ungheria, Bourgulya e Schultz sono andati in Italia. Mi

sembra siano andati a Lecce». Per gli inquirenti è il viaggio finalizzato alla

combine di Lecce-Lazio.

___

SI RAFFORZANO LE ACCUSE DELLA PROCURA DI CREMONA

Strasser non convince il gip Salvini

L’ungherese nega di aver taroccato le partite: «Facevo solo da autista a un amico»

di ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 20-07-2012)

MILANO - Il secondo interrogatorio davanti al gip Guido Salvini di Laszlo

Strasser ha confermato l’impianto accusatorio costruito dalla Procura di

Cremona. L’ex calciatore ungherese ha tentato di dribblare le contestazioni

(su tutte, quella di far parte dell’organizzazione criminale che truccava le

partite di A e B), ma le sue spiegazioni non hanno convinto e certe risposte,

giudicate evasive o palesemente poco credibili, non hanno fatto altro che

rafforzare le certezze di Salvini. Nel secondo faccia a faccia con Strasser,

che al termine dell’ora e mezzo di colloquio ha chiesto la revoca della

custodia cautelare o in subordine i domiciliari (forse oggi il gip darà l’ok),

gli inquirenti hanno sottolineato che l’ungherese si trovava insieme ad alcuni

connazionali e a Ilievski in alberghi di Cernobbio, Bari, Milano, Bologna e

Malpensa in concomitanza con alcune delle partite taroccate (Lazio-Genoa,

Novara-Siena e Palermo-Bari). Per dimostrarlo hanno portato una serie di

contatti telefonici con altri componenti dell’organizzazione e altri

riscontri. Strasser, più volte in Italia tra l’aprile e novembre 2011, non ha

negato i viaggi, ma si è difeso dicendo di aver fatto solamente da autista

dell’amico Matyas Lazar e di non aver taroccato nessun match. «Guidavo l’auto

- ha fatto mettere a verbale - gestivo gli ingressi e i check out negli

alberghi. I miei compagni di viaggio non mi hanno coinvolto nelle loro

attività ma percepivo che loro in questi viaggi avevano un interesse economico

legato al calcio e alle scommesse». Ha spiegato di essere un ex calciatore e

di aver interrotto la carriera (per intraprendere quella del ristoratore) solo

a causa di un infortunio a un ginocchio. Con i trascorsi nel mondo del pallone

ha spiegato la conoscenza con altri indagati, mentre ha negato di aver

ricevuto soldi da Choo Beng Huat in un rapido incontro a Malpensa

considerato... molto sospetto (eufemismo) dagli inquirenti. Ha infine definito

superficiali le conoscenze con Gegic, Gatti e Bressan.

___

CALCIOSCOMMESSE

Il factotum degli «zingari»

getta nuove ombre

su Conte, Lazio e Siena

di GILBERTO BAZOLI (Libero 20-07-2012)

CREMONA Laszlo Strasser, il factotum della cellula ungherese del

calcioscommesse, era in Italia in concomitanza con alcune delle partite al

centro dell’inchiesta: Lazio-Genoa, Palermo-Bari e Novara-Siena, uno dei

match che ha inguaiato Antonio Conte, allora allenatore della squadra toscana.

La circostanza, emersa dai tabulati telefonici e dalle registrazioni negli

alberghi, è stata confermata da Strasser, interrogato ieri dal gip Guido

Salvini per la seconda volta nel giro di una settimana: «L’impianto

accusatorio è confermato», sostiene il gip. Ex giocatore molto conosciuto in

patria dove ha militato in tre società di serie A, Strasser ha detto d’aver

conosciuto Almir Gegic e Hristiyan Ilievski, i capi degli “zingari”, e

Vittorio Gatti, il camionista bergamasco che riportò da Bari i 250. 000 euro

delle puntate per la mancata combine dell’incontro con il Palermo. Strasser,

che sarà scarcerato nei prossimi giorni, ha affermato di non essere «coinvolto

nelle attività» degli altri ungheresi «ma percepivo che loro in questi viaggi

avevano uninteresse economico legato al calcio ealle scommesse». «Non era

a libro paga», hanno sostenuto i suoi avvocati, Andrea Di Giuliomaria e Kristina

Molnar.

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Inviato (modificato)

Tre gradi di giudizio

Slittano i campionati?

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 20-07-2012)

ROMA. Colpo di scena, entra in ballo il terzo grado e l’inizio dei

campionati è a rischio. Ieri la procura federale ha chiuso l’indagine

con Semeraro ed entro mercoledì prossimo emetterà i deferimenti che

riguarderanno i casi di responsabilità diretta (sulle spine Lecce,

Grosseto e Siena), la famosa «corsia preferenziale» di cui si parla da

tempo. Ballano retrocessioni e promozioni d’ufficio, e proprio per

questo tutti (Figc, procura e Leghe) vogliono agire con il massimo

della cautela. I campionati inizieranno solo dopo che si sarà espresso

il Tnas nei casi di eventuale ricorso di club retrocessi. Le Leghe non

possono permettersi di iniziare il campionato prima che il Tnas non

abbia convalidato le sentenze. I tempi diventano strettissimi se si

pensa che nella migliore delle ipotesi di secondo grado prima di

Ferragosto, occorrerà attendere le motivazioni della CGF e dipanare i

dibattimenti al Coni in soli 10 giorni. La Figc lo dice da tempo:

«Vanno garantiti tre gradi entro l’inizio del campionato». La Serie A

partirà il 26 agosto, la Serie B ha ufficializzato ieri l’inizio al 25

(ultima giornata il 18 marzo 2013). Si parlava del 18, troppo presto.

Palazzi corre contro il tempo.

___

IL PROCESSO

In arrivo i deferimenti

i giudici dovranno correre

di CARLO SANTI (Il Messaggero 21-07-2012)

ROMA - L asettimana prossima la Procura della Federcalcio

emetterà i deferimenti inerenti gli ultimi interrogatori.

Stefano Palazzi dovrà definire le posizioni di club come

Lecce, Grosseto e Siena chiarendo se nei loro confronti ci

sarà la responsabilità diretta. Per il Napoli, invece, la

situazione appare diversa e il club, in merito alla

vicenda portata alla luce da Gianello, rischia una multa.

Tra i tesserati, con Semeraro in primis, c’è Antonio Conte

che rischia il deferimento. I tempi del processo, che

potrebbe cominciare nei primi giorni di agosto, si

allungano poiché dopo la sentenza della Commissione

Disciplinare occorrerà attendere quella della Corte di

Giustizia sportiva e, infine, del Tribunale nazionale

arbitrale dello sport. Occorre fare in fretta perché con i

campionati al via (il 26 agosto la serie A, il 25 la B)

non si può rischiare di far cominciare un torneo con club

la cui posizione non è chiara.

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SCOMMESSOPOLI

Semeraro e Preziosi nel mirino

Il presidente del Genoa risulta indagato (con Palacio) a Cremona per Genoa-Samp.

E la versione del Lecce sui 250 mila euro per il derby col Bari non convince Palazzi

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 20-07-2012)

ROMA. Ha smentito su tutta la linea: le parole di Masiello , la sua

credibilità. Per Pierandrea Semeraro il derby Bari-Lecce fu gara regolare.

L’ex presidente del Lecce ha deposto ieri in procura federale, chiamato a

smentire le accuse che lo vedrebbero committente di circa 250mila euro in

diverse tranche versati nelle tasche di Andrea Masiello e dei suoi complici

Carella e Giacobbe, per comprare il derby. Semeraro è rimasto quasi tre ore,

in cui ha spiegato una tesi che agli inquirenti del calcio non ha convinto. I

suoi legali (Andrea Sambati e Saverio Sticchi Damiani ) mirano a scardinare la

credibilità del pentito e di Carella , che indicano proprio Semeraro in

compagnia di Carlo Quarta in Piazza Mazzini il giorno in cui venne pattuita la

combine. Le diverse versioni di Masiello e un dettaglio, sono gli ultimi

appigli dell’ex presidente per allontanare un’accusa che ora pende anche in

sede penale: Quarta - sostengono i legali - è socio di Semeraro per altri

affari che non riguardano il calcio, circa tre mesi prima di Bari-Lecce ci fu

un altro passaggio di denaro e questo dimostrerebbe che anche gli altri soldi

furono girati per motivi estranei alla combine. Come andrà a finire lo sapremo

a breve, perché il caso Semeraro comporterebbe al Lecce l’ingresso della

«corsia preferenziale» del prossimo processo alle sole responsabilità dirette.

Quella eventuale di Semeraro porterebbe il club salentino dritto in Lega Pro.

Per Grosseto-Crotone e Portogruaro-Crotone, è stato ascoltato ieri anche il ds

del Crotone Giuseppe Ursino . Mentre per precisare la sua posizione e

dichiararsi estraneo ai fatti, si è fatto ascoltare Pierpaolo Sganga , membro

del cda del Siena.

PREZIOSI INDAGATO. Dopo l’irruzione al ritiro del Genoa, ieri è seguita la

trasmissione degli atti da Cremona alla procura di Genova. Si viene così a

sapere che risultano indagati dal pm di Cremona, Roberto Di Martino , oltre a

Milanetto , Dainelli e Criscito , anche Palacio e il presidente del Genoa,

Enrico Preziosi . I giocatori per frode sportiva relativa al derby

Genoa-Sampdoria, il patron per i rapporti con il capo ultrà Massimo Leopizzi.

La procura di Genova al momento non indaga nessuno, ma sotto consiglio di Di

Martino potrebbe presto approfondire il caso-Preziosi. A Cremona ieri è stato

riascoltato Laszlo Strasser , che ha confermato di essere a conoscenza delle

presunte combine Palermo-Bari, Novara-Siena e Lazio-Genoa.

___

Scommesse

Il Lecce rischia la Lega Pro

ora è Preziosi nel mirino

di MATTEO PINCI (la Repubblica 20-07-2012)

L’ombra del calcioscommesse si allunga rapidamente sul presidente del Genoa

Enrico Preziosi. Dopo la doppia inchiesta di Cremona, il faldone è stato

ricevuto alla procura di Genova dove, nelle mani del procuratore Biagio Mazzeo,

promette di dar vita a un terzo terremoto giudiziario, di eguale magnitudo

rispetto ai due precedenti. La prima mossa, una volta ricevuti gli atti

firmati dal pm Di Martino, sarebbe l’iscrizione al registro degli indagati di

cinque persone per frode sportiva. Ma l’idea è ambiziosa: ripartire dalle

carte di Cremona per riconsiderare sotto un unico occhio vari episodi

discussi: il derby Genoa-Samp dell’8 maggio 2011, quello dagli «effetti

devastanti» secondo Cremona, ma anche il sequestro della squadra rossoblu

nello spogliatoio da parte di una quarantina di ultrà con minacce e

aggressione a Dainelli, e infine quel Genoa-Siena dello scorso maggio quando

la curva impose ai giocatori di restituire le maglie da gioco. Aprendo un

nuovo fascicolo, onnicomprensivo delle attività degli ultrà e dei rapporti con

i giocatori rossoblù. In cui il nome di maggior rilievo intorno a cui si

catalizza l’attenzione è quello del presidente Preziosi.

Da un presidente all’altro: l’ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro era

chiamato ieri a rispondere davanti alla Procura Federale dell’accusa di aver

“comprato” il derby Bari-Lecce del 2011. Risposte che, però, non avrebbero

convinto gli uomini del pool del procuratore Palazzi. All’ormai ex numero uno

del club è stato chiesto di spiegare in particolare un assegno da 50 mila euro

in favore di Carlo Quarta, uomo vicino a Semeraro, che poi avrebbe ritirato

quei soldi per girarli a Carella, il tramite con l’ex difensore del Bari

Masiello. Semeraro, assistito dai legali Sticchi Damiani e Sambati, ha a sua

volta mostrato agli 007 federali assegni risalenti ai mesi precedenti alla

data del derby e di entità simile per «attività svolte da Quarta per

Semeraro». Spiegando anche di non aver avuto contatti diretti con

l’organizzazione, citando le dichiarazioni messe a verbale dallo stesso

Carella. Elementi che però non avrebbero convinto la procura, forte di

tabulati e celle telefoniche che confermano la mappa di incontri con Quarta

per i ricevere i soldi disegnata dallo stesso Carella. Difficile quindi che il

Lecce possa evitare il deferimento per responsabilità diretta della società:

sarà poi il giudice Artico a dover valutare se trasformare l’indicazione in

retrocessione del club in Lega Pro.

___

IL CASO GLI ATTI DELL’INCHIESTA PASSATI ALLA PROCURA LIGURE: LA PRESUNTA

COMBINE SAREBBE ALL’ORIGINE DELLE SUCCESSIVE MINACCE COMPIUTE DAGLI ULTRA’

Preziosi indagato per il derby, ma non da Genova

Il provvedimento preso da Cremona: adesso sarà valutato dal pm Mazzeo

di FRANCESCO CENITI & LUIGI PERNA (GaSport 20-07-2012)

Ci sarebbe anche il nome di Enrico Preziosi negli atti trasmessi dalla Procura

di Cremona ai colleghi di Genova sull'inchiesta relativa al derby del maggio

2011. Indagato per frode sportiva, dovrebbe essere questa l'ipotesi di reato

contestata al presidente del Genoa. Ma la sua posizione è particolare,

tecnicamente «sospesa». L'incartamento, infatti, ha cambiato «titolare»: ora è

nelle mani del pm Biagio Mazzeo che oltre al procedimento sul calcioscommesse

col coinvolgimento della Samp, segue anche quello su Genoa-Siena (già eseguite

10 misure cautelari a carico di ultrà) e il filone sulle presunte minacce

subite dai giocatori dopo l'irruzione dei tifosi nel centro d'allenamento a

Pegli. Toccherà dunque a Mazzeo confermare l'iscrizione di Preziosi nel

registro degli indagati oppure, una volta valutati i documenti, archiviarla.

Ci sarebbero altre 4 persone indagate: le decisioni forse nella prossima

settimana.

Gli sviluppi Di sicuro il pm Mazzeo sembra intenzionato ad andare fino in

fondo per sbrogliare una matassa complicata. All'origine di tutto ci sarebbe

l'ipotesi che i giocatori della Samp avessero tentato di comprare il derby,

circostanza emersa grazie all'intercettazione dell'ultrà Leopizzi operata

dalla Procura Cremona. In quella telefonata si raccontava come 18 doriani

avevano raccolto 1,8 milioni di euro per corrompere 5 genoani. Particolare

svelato da Zauri. Combine sarebbe saltata per il rifiuto del capitano Marco

Rossi. L'episodio avrebbe avuto lo stesso un effetto dirompente: la curva

rossoblù avrebbe saputo della proposta. Ecco spiegato, secondo la

ricostruzione di chi indaga, la convocazione di Criscito (sentito dal pm

Mazzeo) all'osteria del Coccio alla presenza dell'ultrà Fileni (arrestato lo

scorso 21 giugno).

Il ruolo di Sculli Quel giorno era presente anche Leopizzi che in un'altra

intercettazione si scaglia contro Preziosi. E proprio i rapporti tra club e

tifoseria potrebbero aver spinto la Procura di Cremona a inserire tra gli

indagati anche il patron del Genoa. Ora, come scritto, il pm Mazzeo, valuterà

tutti gli atti. Magari intrecciandoli all'aggressione degli ultrà dello scorso

12 gennaio a Pegli con minacce ai giocatori, in particolare a Jorquera e

Dainelli (colpito con uno schiaffo). Solo qualche mese più tardi i tifosi

fermano Genoa-Siena. E anche su questa sfida il pm l'altro ieri a Bormio ha

chiesto spiegazioni ai 13 calciatori rossoblù, portati in caserma e

interrogati. Gli inquirenti non disdegnano il materiale raccolto. Ci sarebbero

alcune dichiarazioni poco convincenti sui motivi che hanno portato alla

ripresa della gara. Forse potrà fornire maggiori spiegazioni Beppe Sculli

(presente all'Osteria del Coccio insieme al pregiudicato Altic, poi arrestato):

trattò con gli ultrà durante la sospensione. La procura di Cremona aveva

chiesto il fermo per Sculli (negato dal gip), ritenendolo il regista della

combine Lazio-Genoa. Sculli a Cremona non è stato mai sentito, ma adesso una

chiamata dalla Procura di Genova è scontata.

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Così Agnelli ha surfato sull'umore dei

tifosi per fare di nuovo grande la Juve

di FRANCESCO CAREMANI (IL FOGLIO.it 20-07-2012)

“Abbiamo ancora fame”. Uno slogan, una promessa, quella della Juventus

per la nuova campagna abbonamenti, che ha fatto storcere la bocca (e non

solo quella) a tanti tifosi e blogger juventini. “Siete peggio di Monti. A quando

l’Imu sul seggiolino?”, “Avete ancora fame? Ce ne siamo accorti”, “… la passione

non è un business. Noi non siamo clienti… Noi siamo la Juve”. Questo il tenore

di alcuni striscioni affissi in Corso Galileo Ferraris alcune settimane fa e, se

come diceva Nanni Moretti “le parole sono importanti”, quel “Noi siamo la

Juve” la dice lunga su come ancora i curvaioli percepiscono il calcio e su

come il football contemporaneo sia distante anni luce da passione e ricatti

psicologici tipici degli anni Ottanta e Novanta.

L’aumento della curva è sintomatico: da 275 a 350 euro, per i vecchi

abbonati, per i nuovi il costo sarà di 390, compresa la prima di Coppa Italia, il

derby e la prelazione sulle partite di Champions League. Costi che arrivano ai

1.090 euro per l’Est Centrale 1° Anello: “Se il prezzo aumenta ma ottengo

una crescita dei servizi in termini qualitativi allora può anche essere giusto

e chiaramente si va in questo modo a fare una selezione della

clientela/tifoseria. Più alzo l’asticella del pricing, più avrò come club un

target elevato di utenti/spettatori” sottolinea Marcel Vulpis direttore

dell’agenzia sporteconomy.it. In molti dimenticano, infatti, che lo Juventus

Stadium è di proprietà del club; è come entrare in casa d’altri, sono loro che

decidono chi può accedere e come.

Nella stagione appena conclusa la società bianconera ha registrato

dall’impianto un incasso di circa 26 milioni di euro, soldi non sufficienti a

segnare il passo verso una vera crescita. Lo stesso ad Giuseppe Marotta

ha sottolineato come fino ad ora lo stadio sia stato sfruttato solo al 50 per

cento delle sue potenzialità. Obiettivo non dichiarato? Quaranta milioni di

euro, partendo dall’aumento degli abbonamenti e sperando in una

Champions League entusiasmante oltre che lunga. Ma c’è di più.

Calciopoli ha lasciato il segno sul tifoso juventino più di quanto lo abbia

lasciato nella società. C’è stata una mobilitazione senza precedenti, c’è chi

s’è costruito una professione, scavando un solco profondo tra curva e club,

come se la prima si fosse appropriata armi e bagagli del secondo. La curva

voleva Conte? E' arrivato Conte (per fortuna di tutti, visti i risultati e il

gioco espresso). La curva vorrebbe indietro i due scudetti tolti dalla

giustizia sportiva? Ed ecco Andrea Agnelli alla carica di Lega e Federazione

per riavere indietro ciò che a suo tempo gli avvocati bianconeri

"restituirono". La curva vuole la terza stella sulla maglia? E per tutto

l’anno si parla quasi esclusivamente di quello. Anzi ci sono juventini che

ritengono questi aspetti più importanti dello scudetto vinto e della rinascita

sportiva della Juventus, errore di valutazione di non poco conto, quando

molti campioni bianconeri hanno più volte sussurrato (Buffon in testa)

quanto sia importante guardare avanti e godersi le nuove vittorie.

Andrea Agnelli ha preso in mano una società debole, rasa al suolo da

Calciopoli e da molti errori di mercato. Con pazienza la sta ricostruendo, sia

dal lato sportivo, quello più evidente, sia da quello economico e politico. La

terza stella non è mai stato un oggetto, semmai uno strumento per cercare

di riequilibrare il peso bianconero all’interno dei palazzi del calcio, un peso

in questi ultimi anni spostato tutto sul rossonero. Ma questo i tifosi non

l’hanno capito, restando fortemente delusi su ciò che considerano un

dietrofront. Che poi la scritta “30 sul campo” sia la soluzione migliore è

tutto da vedere: di sicuro andranno a ruba queste maglie, così come

quelle dove poter attaccare la terza.

Jean-Claude Blanc, incompreso da tutti, ha lasciato la grande eredità

dello stadio (sta facendo la stessa cosa al PSG col Parco dei Principi e i

petrodollari), eredità che la nuova dirigenza ha saputo cogliere alla grande e

che vuole sviluppare ulteriormente. Andrea Agnelli ha saputo surfare sugli

umori della curva, smarcandosi (anche con l’aumento degli abbonamenti,

come già accaduto per certi versi in Inghilterra) appena possibile da una

deriva pericolosa, sia come presidente che come club moderno e lanciato

verso la sostenibilità economica. Uno degli slogan preferiti dai tifosi bianconeri

recita più o meno così: “Noi siamo la Juve, gli altri no”. Sì, ma noi chi?

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L’INCHIESTA SPORTIVA

Palazzi studia

i deferimenti

Nubi sul Bari

Il Procuratore federale focalizzerà le responsabilità dirette: Siena, Lecce e Grosseto in ansia

di ALBERTO ABBATE & EDMONDO PINNA (CorSport 21-07-2012)

ROMA - Ultime ore prima dei deferimenti. Stefano Palazzi sta studiando le

carte, i risultati di mesi di lavoro. Sul tavolo le relazioni dei suoi più

stretti collaboratori. Lavora, Palazzi, perché il tempo stringe, la nuova

stagione è alle porte e non si può partire col piede sbagliato. Saranno le

società che rischiano la responsabilità diretta (e le posizioni a loro

collegate), le prime ad essere deferite, il 25 luglio, ma si agita il fantasma

di qualcosa che possa precedere questa data, anche a livello informale.

Bisognerà vedere dove porterà il lavoro degli inquirenti federali, soprattutto

nel caso del derby pugliese, l’ultima situazione ad essere focalizzata.

Semeraro è stato ascoltato giovedì, per la Procura di Bari l’ex presidente del

Lecce (il rischio è la retrocessione in Lega Pro) è l’uomo che ha comprato

quella partita. Però, il 13 giugno era stata ascoltata mezza dirigenza del

Bari, dal dg Garzelli al ds Angelozzi, per non parlare del segretario Doronzo

e del team manager Vino. Che qualche nube si possa addensare anche sui

biancorossi?

SENZA MACCHIA - La Federcalcio vuole un inizio di campionati senza macchia,

ecco perché verrà data precedenza alle responsabilità dirette. La rischia

anche il Grosseto (che ancora ieri, con un comunicato sul suo sito, proclamava

la sua innocenza e quella del presidente Camilli). E’ in ansia pure il Siena e

il suo presidente, Massimo Mezzaroma. Le parole di Coppola sembrerebbero

scagionarlo, anche se la conferma di essere stato avvicinato da qualcuno (al

quale il portiere non avrebbe dato importanza) potrebbero rappresentare, nei

ragionamenti della Procura, una mezza corrispondenza con quello che ha

dichiarato Carobbio ( «Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto

rappresentandoci che poco prima, all’esterno degli spogliatoi, era stato

avvicinato da una persona» ), anche se con una successiva correzione di rotta

(non nello spogliatoio, ma in privato). Insomma, una situazione complicata,

che si porta dietro anche Antonio Conte, l’allenatore della Juventus all’epoca

dei fatti sulla panchina del Siena. Deferimento subito anche per lui,

bisognerà scoprire con quale capo d’accusa. In ballo c’è il futuro. . .

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Il caso

Le regine del calcio europeo sostenute dalle stesse banche che adesso chiedono gli aiuti per salvarsi dal fallimento. La campagna acquisti è ferma

Real e Barcellona, ora in bilico gli ingaggi d’oro

Il rosso dei club tocca i 5 miliardi ma all’orizzonte non ci sono possibilità di fallimento

di ALESSANDRA RETICO (la Repubblica 21-07-2012)

ROMA — Ne avevano fatto a meno, con fierezza, per 111 anni. Poi si sono dovuti

piegare: si era capito un anno fa che il calcio di lusso spagnolo era davvero

fragile. Il Barcellona il 1 luglio 2011 aveva firmato il primo contratto nella

sua storia con uno sponsor, la Qatar Foundation, organizzazione internazionale

no profit araba. Nelle casse del club catalano 150 milioni di euro in 5 anni.

Fu la fine di un mito di indipendenza. Niente in confronto con la crisi

profondissima del paese dove il calcio è re.

Le sue regine, Barcellona e Real Madrid, come stanno? Sono sostenute dalle

banche, le stesse che l’Unione europea sta cercando di salvare dal fallimento.

Uno degli istituti che più ha finanziato le operazioni dei Merengues,

Bankia-Caja Madrid, è oggi nazionalizzata: i crediti sono quindi sostenuti da

tutti i cittadini spagnoli. Con Bankia si pagano gli ingaggi di 10, 5 milioni

per Messi, 13 per Cristiano Ronaldo, 14,8 per Mourinho. Come? Con prestiti a

un interesse agevolato dell’1,5 per cento. Gli acquisti milionari, per forza

di cose, andranno frenati. Mercato fermo, anzi paralizzato. Niente Maicon al

Real.

Eppure sono le società con il più alto fatturato al mondo (circa mezzo

miliardo all’anno). Eppure non navigano nell’oro. Il debito del calcio

spagnolo, prima e seconda divisione, è altissimo: si aggira attorno a 5

miliardi, di cui 4 con le banche, un mezzo punto del deficit nazionale. Il

Real Madrid è indebitato per 660 milioni; il Barcellona per 548. Cifre da

interpretare: leggendo con la lente dei debiti finanziari e bancari, i debiti

lordi delle due squadre scenderebbero a 146 milioni per il Real Madrid e 150

per il Barcellona. Minori rispetto a quelli di molti top club europei,

italiani compresi.

E poi: ai club è stata concessa una dilazione di 8 anni per rientrare dei

debiti entro il 2020, a partire dalla stagione 2014-15. Nel frattempo, e in

controtendenza, le due squadre vantano anche un fatturato in crescita. Il

Barca: 494,9 mln di euro (21,5 più dello scorso anno). Real e Barcellona sono

al top del calcio europeo con un fatturato, rispettivamente, di 479 e 450

milioni. Ciascuna genera entrate per 180 milioni dai diritti tv, 123 milioni e

110 dalla biglietteria, 172 e 156 da sponsor e dal settore commerciale. Flussi

così rigogliosi da non generare al momento particolari pericoli. Certo, la

crisi del sistema bancario iberico con il maxi-prestito dall’Unione europea da

100 miliardi di euro renderà più complesso il finanziamento, in passato assai

generoso, alle società.

All’orizzonte non c’è un rischio default, insomma. Però logica vorrebbe che

Messi, Mourinho e Ronaldo si tirino su le maniche e collaborino alla politica

di austerità di Rajoy. Real e Barca emettono buste paga floride (216 e 241

milioni nel 2011). Ma adesso niente giocattoli nuovi, niente capricci.

L’Europa soffre e non ce la farebbe, neanche moralmente, a fare una

sottoscrizione alleata. Neanche per il suo più bel calcio.

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Inviato (modificato)

Scommesse

“Venduto il derby di Genova”

indagati Palacio e altri tre

“Colletta nella Samp per salvarsi: 1,8 mln ai genoani”

a rischio squalifica il neo interista

di MARCO PREVE & MATTEO PINCI (la Repubblica 21-07-2012)

Attacco al derby “comprato”. Criscito e Milanetto, Dainelli e Palacio: la

procura di Genova mette nel mirino quattro ex genoani, iscritti da ieri nel

registro degli indagati per frode sportiva. E altri calciatori, della sponda

sportiva opposta, potrebbero aggiungersi presto all’elenco. È il primo

risultato della trasmissione al procuratore del capoluogo ligure Biagio Mazzeo

del faldone di Cremona sul derby Genoa-Sampdoria dell’8 maggio 2011, ma non

solo. E che fa tremare la Genova del calcio, con possibili conseguenze

gravissime anche a livello sportivo. Addirittura «devastanti», per citare il

pm di Cremona Di Martino: perché se confermate, le accuse porterebbero il

deferimento per illecito sportivo dei quattro rossoblù coinvolti, ma anche di

un gruppo di 18 sampdoriani. Un danno che rischia di ripercuotersi anche

sull’Inter, che soltanto poche settimane fa ha speso 11 milioni per acquistare

Palacio, che oggi (ma i tempi della giustizia sportiva sarebbero tutt’altro

che immediati, dovendo attendere la chiusura dell’indagine genovese) rischia

una pesante squalifica. In ansia anche lo Zenit di Criscito, cui l’inchiesta è

già costata l’Europeo in Polonia.

I nomi dei quattro ex giocatori del Genoa emergono da un’intercettazione

telefonica in cui l’ultrà rossoblù Massimo Leopizzi, anche lui indagato,

raccontava ad un proprio amico di aver saputo nel ritiro della Lazio ad

Auronzo da Luciano Zauri – in campo con la Samp quel giorno – di una colletta

organizzata dai blucerchiati per vincere il derby salvezza con il Genoa: 100

mila euro a testa per diciotto persone. Un’offerta formulata durante una cena

a cinque colleghi genoani: il capitano Marco Rossi, che avrebbe declinato

l’offerta («Ma siete matti?»), poi un titubante Criscito («Quello che fanno i

vecchi faccio anche io», le sue parole riferite da Leopizzi al telefono),

Milanetto, Dainelli e Palacio. E l’occhio della procura stringe anche intorno

ad alcuni giocatori (ed ex) di quella Sampdoria. Praticamente, una squadra

intera di undici titolari e sette riserve si sarebbe auto tassata mettendo

insieme un milione e ottocentomila euro per ottenere un risultato che avrebbe

assicurato la permanenza in serie A. Circostanza però che l’ultrà,

nell’interrogatorio con il pm Di Martino, avrebbe ridimensionato a frutto di

“voci riportate”.

A Genova hanno appena iniziato a muoversi. Ma nel fascicolo trasmesso al

procuratore Mazzeo compare anche il presidente rossoblù Preziosi, e il suo

rapporto con gli ultrà. Legato ancora una volta al nome di Leopizzi, che in

una telefonata con il suo amico ed ex giocatore del Genoa Beppe Sculli, dopo

la discussa Genoa-Siena del maggio scorso, si pentiva di aver “coperto” il

presidente con una falsa testimonianza in merito all’inchiesta sulla valigetta

per Genoa-Venezia, conclusasi con la condanna per frode sportiva di Preziosi.

Ma soprattutto per il colloquio in cui raccontava come il presidente lo

avrebbe sollecitato a dare “una lezione” ad Alberto Lari, il pm che indagò e

lo fece condannare. Preziosi che, attualmente, non risulta indagato, anche se

intorno al suo nome potrebbero comunque essere svolti a breve accertamenti

preliminari.

-------

Derby, una cena e mille sospetti

la procura indaga sulla presunta combine

Incontro sospetto tra i giocatori di Genoa e Samp, il pm sentirà Zauri

L’ex doriano secondo l’intercettazione di Leopizzi avrebbe rivelato

il tentato accordo. Indagati Palacio, Milanetto, Criscito e Dainelli

di MARCO PREVE (la Repubblica - Genova 21-07-2012)

A PARTE un probabile rialzo della pressione, per Enrico Preziosi la

trasmissione degli atti dalla procura di Cremona a quella di Genova in merito

ad un suo coinvolgimento nelle attuali inchieste e sul calcio scommesse, non

avrà conseguenze.

Ieri mattina i vertici della procura genovese hanno spiegato che non solo

Preziosi non è indagato ma che neppure sarà interrogato. Troppo evanescenti e

lontane nel tempo le parole pronunciate al telefono - e intercettate - da

Massimo Leopizzi il capo “ultràchiacchierone”. Da suoi colloqui registrati

dalle forze dell’ordine infatti, sono tanti altri filoni d’inchiesta e in

particolare quello sulla presunta combine del derby della Lanterna che vede

già indagati, oltre allo stesso Leopizzi, quattro ex giocatori del Genoa

Domenico Criscito, Rodrigo Palacio, Dario Dainelli e Oscar Milanetto, ai quali

presto dovrebbero aggiungersene altri, questa volta di sponda sampdoriana.

Andiamo con ordine. Il nome di Preziosi finisce nelle carte giudiziarie perché

Leopizzi, in una delle telefonate successive ai disordini di Genoa-Siena (gli

ultrà costrinsero i giocatori a sfilarsi le maglie in campo in segno di

disonore) parlando con alcune amici tra i quali il calciatore Giuseppe Sculli,

insultava pesantemente Preziosi colpevole di aver voltato le spalle agli

ultrà. Così, Leopizzi si pentiva di “averlo coperto” con una presunta falsa

testimonianza ai tempi dell’inchiesta Genoa-Venezia, conclusasi con la

condanna per frode sportiva di Preziosi, di recente diventata definitiva. Non

solo, in un altro colloquio Leopizzi racconta all’interlocutore che all’epoca,

Preziosi lo avrebbe sollecitato a dare “una lezione” ad Alberto Lari il pm che

indagò e fece condannare il presidente genoano. Leopizzi, difeso dall’avvocato

Stefano Sambugaro, avrebbe sminuito il tono di quelle frasi e in ogni caso,

senza considerare che non è accaduto nulla al pm Lari, l’intenzione, seppur

illecita, non è perseguibile. Quindi, anche se il pm Biagio Mazzeo potrebbe

comunque svolgere alcuni accertamenti preliminari, per Preziosi il discorso si

dovrebbe chiudere qui.

Un fascicolo per frode sportiva è stato invece aperto a Genova sulla base di

quanto trasmesso dalla procura di Cremona, e vede indagati per la presunta

combine del derby i quattro calciatori genoani e Leopizzi. Anche qui

all’origine c’è un’intercettazione del capo ultrà in cui racconta di aver

appreso da terze persone di una clamorosa rivelazione dell’ex sampdoriano

Luciano Zauri. Avrebbe raccontato che ad una cena di calciatori rossoblù e

blucerchiati questi ultimi avrebbero offerto denaro ai colleghi per vincere il

derby (furono in realtà sconfitti seppur tra sospetti e polemiche). Cinque i

genoani presenti. Marco Rossi che avrebbe rifiutato, e gli altri quattro

(Palacio, Milanetto, Criscito e Dainelli) che invece avrebbero accettato e

oggi sono indagati. La procura vuole ora scoprire se la cena sia davvero

esistita e chi eventualmente fossero i giocatori sampdoriani presenti. E’

quindi probabile che presto vi siano nuovi indagati. Una delle prime mosse

degli inquirenti potrebbe essere l’interrogatorio di Zauri.

-------

Il personaggio

E ora Preziosi va al contrattacco

“Nel mirino perché non ho padroni”

L’ironia sulla combine: “Calciatori che pagano? Non ci credo...”

di GESSI ADAMOLI (la Repubblica - Genova 21-07-2012)

BORMIO — Non molla, Enrico Preziosi. Del resto quello è stato a lungo il suo

cavallo di battaglia. Ma questa volta è diverso: non molla non per convinzione,

ma perché nessuno si è fatto avanti per rilevare la società. «E all’orizzonte

— confida — non intravedo nessuno che voglia o possa farlo. Perché questi sono

in generale momenti economici durissimi, tanto che il Milan ha dovuto vendere

Ibrahimovic e Thiago Silva ed anche l’Inter sta ridimensionando. Il Genoa non

lo lascio al primo farlocco che si dovesse presentare. Cedo solo a gente che a

questa squadra è in grado di garantire un futuro. Sono pronto alla massima

collaborazione, se ci fosse qualcuno che volesse davvero investire, sarei

disposto a restare anche come socio di minoranza. E il Genoa, in ogni caso,

l’avrò sempre nel cuore perché questi nove anni, con tutto quello che abbiamo

patito, non li potrò mai dimenticare. Ma credo di essere destinato a restare

al Genoa ancora a lungo, anche se certamente ridurrò le mie presenze allo

stadio».

Per Preziosi, arrivato giovedì in serata nel ritiro della squadra a Bormio,

avrebbe dovuto essere un weekend di assoluto relax. «E invece — racconta — la

mattina, appena letti i giornali, la pressione mi è salita a 200. Ma come si

fa a sostenere che sono indagato dalla procura di Cremona, quando non ho mai

ricevuto un avviso di garanzia? I giornali devono fare informazione: i fatti

devono comunque essere raccontati. Ma i fatti, non le illazioni. Credo che in

uno Stato di diritto debbano contare le prove e allora non si può fare il

titolone e poi nell’articolo usare il condizionale. E nemmeno credo che in una

situazione così delicata possano esserci equivoci: o sono indagato o non lo

sono. E agli inquirenti dico: se avete bisogno di sentirmi, io arrivo da

qualunque posto dovessi trovarmi. Altrimenti mi lascino in pace e smettano

questo tiro al piccione nei confronti del Genoa».

Ad essere sentito ci terrebbe soprattutto in relazione ai fatti relativi a

Genoa-Siena. «La Procura Federale mi ha convocato per giovedì prossimo, mentre

non ho ricevuto ancora alcuna chiamata da parte della Procura della

Repubblica. Io sostengo che se un poliziotto è presente quando si sta

consumando lo scippo ad una vecchietta, è suo dovere intervenire. Quella

domenica a Marassi c’era pieno di agenti di polizia, ma non è stato impedito

che i nostri giocatori subissero vessazioni e umiliazioni. Le forze

dell’ordine non sono intervenute per evitare guai peggiori perché in uno

stadio pieno ci poteva essere il rischio che ci andasse di mezzo qualcuno che

non c’entrava niente? Benissimo. Sono il primo ad essere d’accordo. Ma perché

allora rovesciare su di noi tutte le responsabilità? Io avevo subito

raccontato com’erano andate realmente le cose. Salvo poi ricevere una

telefonata: “Presidente, per favore rettifichi”. E io ho rettificato. Poi,

però, è passata la linea che sono stato io a dare l’ordine di levarsi le

maglie».

La prima telefonata del giorno l’ha fatta a Maurizio Mascia, il suo avvocato:

«Adesso basta, parti con le querele». Ha un obiettivo preciso: «Far finire

questo stillicidio nei confronti del Genoa. E sino a quando rappresenterò

questa società, dovrò curarne gli interessi. Anche se mi verrebbe da dire: chi

me lo fa fare di stare ancora qua, andate tutti a quel paese».

A questo punto la domanda è scontata: presidente Preziosi perché sempre lei

nel mirino? «Perché — incalza Preziosi — sono una preda facile. Non ho i

potentati a difendermi e nemmeno appartengo ad una corrente politica. E i cani

sciolti sono i più facili da colpire. Però è troppo semplice sparare sempre e

soltanto su di noi. Per esempio il caso del derby di Boselli. Per un attimo

prendiamo per buona la teoria della colletta da parte dei 18 giocatori della

Sampdoria in favore dei nostri quattro. Ma perché si indaga solo sui quattro

giocatori del Genoa? Perché i nomi che sono usciti sono solo quelli di

Milanetto, Criscito, Dainelli e Palacio? E quelli di Zauri e Palombo? E quello

di Guberti? A parte che io i calciatori li conosco bene e non ce li vedo

proprio mettersi la mano in tasca e fare una colletta da 100 mila euro

ciascuno. Una cosa del genere sarebbe come la scoperta dell’America, succede

una volta nella storia dell’umanità. Ma proprio perché sono arciconvinto che

si tratti di una bufala colossale, non è corretto che il mostro da sbattere in

prima pagina sia solo quello con la maglia rossoblù».

Il futuro sportivo del Genoa? «Vado avanti nonostante le critiche, molte

formulate anche da persone assolutamente disinformate. Sapete per esempio qual

è stata la valutazione di El Shaarawy, un ragazzo che per il momento in serie

A ha segnato appena due gol? Ve lo dico io: 25 milioni. E ho anche preteso che

nella trattativa fosse inserito Merkel. Chi l’ha fatto l’affare: il Genoa o il

Milan?».

«Dov’è il dottor Gatto?». Terminato il suo lungo e accorato sfogo, Preziosi

chiede del medico sociale del Genoa: «Dottore, mi rimisuri la pressione. Mi

deve essere di nuovo salita alle stelle…».

___

Le indagini

Rossi e lo strano derby

“Mai sentito di accordi

delle polemiche non so nulla”

di MARCO PREVE (la Repubblica - Genova 22-07-2012)

Marco Rossi, l’attuale capitano del Genoa, non solo nega che vi siano stati

accordi tra suoi compagni e i “cugini” blucerchiati, ma addirittura sostiene

di non essersi neppure accorto delle polemiche successive al derby dei veleni,

quello giocato nel maggio 2011 e oggi al centro di uno dei filoni d’inchiesta

partiti dalla maxi indagine sul calcio scommesse della procura di Cremona.

Che i calciatori vivano in una torre d’avorio è cosa risaputa, ma pare che

gli investigatori siano rimasti sorpresi di fronte alle risposte del capitano.

Le domande sulla presunta combine gli sono state fatte dal pm Biagio Mazzeo

e dai poliziotti della Digos pochi giorni fa, quando il magistrato e gli agenti

sono andati a Bormio dove il Genoa è in ritiro, per interrogare i calciatori,

in veste di testimoni, sull’episodio dell’irruzione degli ultrà nello

spogliatoio del campo di allenamento. Blitz durante il quale sarebbero volati

schiaffoni, insulti e minacce nei confronti dei giocatori.

A Rossi, sentito per ultimo, sono state fatte anche alcune domande sul

chiacchierato derby dello scorso anno, ma lui avrebbe negato di essere a

conoscenza di qualsiasi combine, così come si sarebbe detto all’oscuro di

successive polemiche.

Il suo nome compare nell’elenco che compila, durante una telefonata

intercettata, il capo ultrà rossoblù Massimo Leopizzi.

Come è ormai noto, Leopizzi, riferisce una rivelazione di terza mano, secondo

la quale l’ex sampdoriano Luciano Zauri avrebbe raccontato che, prima del

derby, vi fu una cena in cui 18 calciatori della Sampdoria avrebbero

manifestato la propria disponibilità a pagare i colleghi del Genoa se gli

avessero fatto vincere il derby salvezza.

La partita finì con la vittoria del Genoa, ma nei giorni e mesi successivi,

sospetti e illazioni su un fantomatico accordo si susseguirono.

Sempre a stare alle parole pronunciante da Leopizzi, alla cena erano presenti

cinque genoani. Marco Rossi, che avrebbe rifiutato l’accordo e infatti non è

indagato, e poi Domenico Criscito, Rodrigo Palacio, Dario Dainelli e Oscar

Milanetto. Questi quattro avrebbero semprechè tutta questa storia non sia una

bufala - , invece, accettato la combine e per questa ragione sono stati

indagati a Cremona e ora anche a Genova dove il fascicolo è stato trasmesso

per competenza.

L’esito dell’indagine è piuttosto incerto visto il tempo passato, e poi

perché anche a credere alla “torta” difficilmente i sampdoriani potrebbero

aver pagato per una sconfitta. E’ comunque probabile che la procura sentirà

prima di tutti - non si sa se nella veste di indagati o testimoni - Luciano

Zauri, e poi i giocatori della Samp che erano nella rosa della società ai

tempi del derby.

-------

Il personaggio

Il capo ultrà nell’inchiesta di Cremona

Leopizzi indagato

“Favoreggiamento

nella frode sportiva”

di MARCO PREVE (la Repubblica - Genova 22-07-2012)

Massimo Leopizzi, l’«ultrachiacchierone » come è stato soprannominato

dagli inquirenti il capo della tifoseria al centro delle indagini di Cremona

e Genova, è indagato per l’ipotesi di favoreggiamento nei confronti di

Enrico Preziosi. L’imprevedibile sviluppo giudiziario è di queste ore.

La trasmissione degli atti da Cremona a Genova conteneva infatti la

famosa intercettazione telefonica in cui Leopizzi, infuriato con Preziosi,

confida all’amico calciatore Giuseppe Sculli un retroscena sulla combine

Genoa-Venezia del 2004: «Ti dico una cosa, chi ti paga è un infame, tu

prendi i soldi da un infame, questo p***o... Questo qua nel 2006 si è salvato

dal carcere grazie a questo signore con cui sei al telefono. Rischiava nove

anni di condanna sulla ,schiena... domani mattina sai cosa faccio? Vado in

procura e dico ho fatto falsa testimonianza io nel 2006, mi butto pentito

come Buscetta, gli dico scusate ho mentito, ma come si permette quello str...,

ti ho salvato io».

Leopizzi nell’inchiesta dell’epoca fu sentito come teste in merito ad un

summit di capi ultrà a cui partecipò Preziosi, che venne anche registrato di

nascosto. Preziosi fu condannato a 4 mesi per frode sportiva passata in

giudicato, e nega un qualsiasi accordo. Anche Leopizzi, sentito a Cremona

dalla procura disse che si trattava solo di parole in libertà. In ogni caso,

anche se il pm Biagio Mazzeo dovesse scoprire che effettivamente nel 2005

Leopizzi non raccontò la verità, il reato risulterebbe coperto dalla

prescrizione.

Modificato da Ghost Dog

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Il caso All’improvviso si è fatta delicata la posizione del n. 1 del calcio mondiale. Cresce il partito delle dimissioni

La calda estate del presidente Blatter

barricato in difesa del trono Fifa

Doppio colpo

Prima le accuse ad Havelange per tangenti, poi l’assoluzione

di Bin Hammam: il dirigente costretto a giocare in difesa

di FABIO MONTI (CorSera 21-07-2012)

Sembrava un'estate serena per Joseph Blatter, inamovibile presidente della

Fifa, eletto per la prima volta l'8 giugno 1998 e in carica (almeno) fino al

giugno 2015, dopo la rielezione del 1° giugno 2011 a Zurigo. La decisione

dell'International Board (5 luglio), con il via libera alla tecnologia sulla

linea di porta, sembrava un'iniziativa destinata a garantirgli consensi

universali (e soprattutto britannici). Negli ultimi dieci giorni la situazione

è cambiata in modo radicale. Il 10 luglio, la Corte federale svizzera ha

autorizzato la Fifa a divulgare i documenti relativi al dossier Isl, società

di marketing sportivo che avrebbe pagato tangenti ad alti dirigenti della Fifa

per assicurarsi la commercializzazione dei diritti tv dei Mondiali degli anni

Novanta. Dai documenti è risultato che Joao Havelange, presidente dal '74 al

'98 (e ora presidente onorario), 96 anni, ha ricevuto 1, 5 milioni di franchi

svizzeri (1, 24 milioni di euro) e che il presidente della Federcalcio

brasiliana, Ricardo Texeira, ha incassati 12, 74 milioni di franchi (più i

conti connessi). I due dirigenti avevano pagato a loro volta 5, 5 milioni di

franchi, perché la loro identità non fosse rivelata; l'Isl era andata in

bancarotta nel 2001, trascinando nello scandalo la Fifa prima del Mondiale

2002.

Queste rivelazioni avevano acceso la reazione indignata di uomini politici e

di dirigenti sportivi tedeschi (nonché del Cio), che chiedevano a Blatter un

immediato passo indietro, visti gli stretti rapporti esistenti fra Havelange e

quello che era il potentissimo segretario della Fifa, prima dell'elezione del

1998. Blatter ha pensato di essere nella condizione di mettere all'angolo i

tedeschi. In un'intervista allo svizzero Sonntagsblick, aveva detto: «Mi

ricordo dell'assegnazione del Mondiale 2006, dove all'ultimo momento qualcuno

lasciò la sala e alla votazione finì 10-9 per la Germania e non 10-10. Io non

suppongo; io constato». Ma questa frase si era trasformata in un boomerang.

Franz Beckenbauer, il presidente del Comitato organizzatore del Mondiale 2006,

aveva precisato che il risultato della votazione «non era stato di 10-9, ma di

12-11» e che il voto del presunto astenuto (il delegato neozelandese Charles

Dempsey, morto nel 2008) era già stato assicurato per iscritto alla Germania.

Blatter era stato costretto ad una precipitosa retromarcia, con lettera aperta

alla Bild: «Intendevo dire che si può sempre trovare un appiglio per mettere

in dubbio la legittimità di una decisione. Persino in relazione alla Germania,

che ha organizzato un Mondiale perfetto». Nonostante questo, molti dirigenti

tedeschi hanno chiesto l'annullamento della Croce al merito data a Blatter da

Angela Merkel proprio nel 2006.

Martedì scorso, Blatter aveva cercato di recuperare consensi, facendo

approvare dai 24 membri dell'Esecutivo Fifa l'introduzione di una Commissione

etica, che comincerà a lavorare da mercoledì prossimo e che è guidata dal

giudice tedesco Joachim Eckert (giudizi) e dal pubblico ministero americano

Michael Garcia (indagini). Con una precisazione dello stesso Blatter: «La Fifa

accetterà tutte le decisioni prese della commissione senza interferire». E su

questa base, era partito al contrattacco: «C'è una campagna di stampa contro

di me? Qualche giornale vuole che me ne vada? Io sono stato eletto dal

congresso e se il congresso mi manderà via, me ne andrò. Io non sapevo nulla

delle tangenti legate all'Isl e la posizione di Havelange è materia sulla

quale deve esprimersi il congresso».

Tutto finito? No. Perché giovedì, il Tas di Losanna (tribunale arbitrale

dello sport) ha revocato la squalifica a vita inflitta dalla Fifa al dirigente

del Qatar, Mohamed Bin Hammam, 63 anni, ex presidente della Federcalcio

asiatica. Nel marzo 2011, Bin Hammam si era candidato alla presidenza della

Fifa in opposizione a Blatter, ma prima del congresso del 1° giugno era stato

accusato di avere comprato voti durante una riunione che si era svolta a metà

maggio, con buste contenenti 40 mila dollari (circa 29 mila euro). Bin Hammam

aveva ritirato la propria candidatura alla presidenza; Blatter aveva avuto via

libera alla rielezione e il dirigente qatariota era stato squalificato a vita

nell'agosto 2011: dopo aver contestato le accuse, aveva presentato appello al

Tas, che ha spiegato l'assoluzione con la «mancanza di qualsiasi prova certa»,

avallando anche se in forma indiretta l'idea che Blatter si fosse attivato per

mettere fuori gioco un pericoloso avversario e avere la strada spianata verso

la conferma alla guida della Fifa.

Bin Hammam, per ora, è stato morbido nella reazione: «La verità è venuta a

galla e io ho la coscienza tranquilla; per me non è una rivincita sulla Fifa;

gli avvocati mi diranno che cosa è meglio fare». Blatter si è affrettato a far

diffondere un comunicato impersonale, spiegando che «non si è dimostrata

l'innocenza di Bin Hammam e che è molto più che probabile che il ricorrente

fosse la fonte del denaro circolato». Per ora il dirigente qatariota resta

sospeso su indicazione della Confederazione asiatica, ma è chiaro che la

decisione del Tas rende più delicata la posizione di Blatter, costretto a fare

i conti con un avversario riabilitato. Ha detto il presidente del Bayern, Uli

Hoeness: «Per Blatter l'aria diventa sempre più pesante. Non vedo come possa

restare al suo posto». Non è una bella estate per il presidente, che già stava

pensando di ricandidarsi nel 2015, con un cambio di direzione rispetto a

quanto aveva lasciato intuire nell'ultimo anno: ultimo mandato e spazio a

Platini.

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Inviato (modificato)

Il caso Vendute le stelle, il popolo rossonero in rivolta contro la nuova campagna

«Ci avete ingannato»

Gli abbonati pensano

a una class action

Azione legale

Il Codacons contro il club di via Turati: «Se i top player

vengono venduti, farsi ridare i soldi è un diritto»

di GIACOMO VALTOLINA (CorSera 21-07-2012)

MILANO — Mancano solo due giorni al via della vendita libera per

l'abbonamento alla stagione 2012-13. È il 2 luglio. Come per magia arriva

l'annuncio atteso da tutti i tifosi rossoneri: Thiago Silva rinnova, fino al 2017.

Due settimane e qualche migliaio di abbonamenti dopo, il centrale brasiliano fa

le valigie, destinazione Parigi. Controvoglia, insieme con il compagno Zlatan

Ibrahimovic.Diretta conseguenza: adesso, gli abbonati vogliono i danni. Contro

la società di via Turati è pronta una class action, mentre la campagna

abbonamenti finisce davanti all'Antitrust: «Pubblicità ingannevole».

Tutto comincia a fine campionato. Il pokeristico slogan scelto dal

marketing rossonero è «Milan is all in», tutto sul piatto. La réclame

campeggia per tutta Milano, sulla Rete e tra le pagine dei giornali.

Ci sono cinque giocatori, le divise nuove di zecca addosso, il colletto

bianco, l'aria gladiatoria, lo stadio Meazza sullo sfondo: capitan Ambrosini

con Nocerino e Boateng alla sua destra, e lo svedese e il brasiliano alla sua

sinistra. Gli ultimi tra i top player rimasti in serie A. «All in», tutto dentro. E se

poi, sorpresa, qualcuno invece di entrare «esce»? E se la mano è persa?

«Un'offerta come quella del Psg è irrinunciabile» allarga le braccia Silvio

Berlusconi. Valide ragioni, bilanci alla mano. Non abbastanza per placare

l'ira dei tifosi: quelli che si lasciano incantare dai manifesti e quelli che

allo stadio ci vanno solo per vedere gli interpreti migliori, proprio come al

cinema per ammirare i premi Oscar.

Così, i più agguerriti si sono rivolti alle associazioni dei consumatori per

intraprendere la class action. E molti altri s'informano sul se e sul come

farsi rimborsare la carta prepagata dal romantico nome di Cuore rossonero.

«È evidente — si fa portavoce del malcontento il presidente Codacons, Marco

Maria Donzelli — che se un tifoso paga l'abbonamento allo stadio per vedere

le stelle della sua squadra e queste vengono vendute ha tutto il diritto di farsi

ridare i soldi».

Ma quello che più scatena la rabbia dei tifosi milanisti, è il modus operandi

societario: una politica degli annunci reputata ambigua, in particolar modo

per la meticolosa puntualità rispetto alle scadenze: il 2 luglio arriva il

rinnovo di Thiago Silva, proprio a ridosso dell'apertura degli abbonamenti

prevista il 4; e durante i giorni di prelazione, invece (4-22 e 25-29 giugno),

le dichiarazioni d'ottimismo si erano sprecate.

Di per sé, basta l'immagine pubblicitaria — con i cinque gioielli diventati

di colpo tre, o magari due, in attesa del destino di Boateng che le notizie di

mercato vedono ancora incerto — per far additare la strategia come un

escamotage per incassare i soldi delle tessere: «La vendita era già nei piani,

si è atteso solo per batter cassa». Così parte anche l'esposto. «Affinché

l'Antitrust accerti il carattere ingannevole del messaggio pubblicitario e

perché venga pubblicata idonea rettifica del messaggio diffuso».

Tuttavia, la class action — l'azione legale collettiva con effetti ultra

partes — in Italia ha origine sportive tra l'aneddotico e il grottesco. Dai

tifosi del Genoa che nel 2005 citarono la Federcalcio per i problemi di salute

originati dalla retrocessione in C (ancora non esisteva lo strumento legale

odierno) agli ultrà dell'Atalanta, uniti contro il loro ex beniamino Cristiano

Doni dopo lo scandalo del calcioscommesse. Fino ai supporter del Foggia,

che si fecero rimborsare abbonamenti per la sopravvenuta inagibilità dello

stadio Zaccheria. All'estero, invece, il peso specifico dell'azione collettiva

aumenta. Soprattutto oltre Oceano. Come nel caso del campione Nhl, Alexei

Yashin, che scioperando contro la sua squadra, Ottawa (colpevole di pagarlo

troppo poco), rischiò davvero di pagare di tasca sua gli abbonati dei

Senators. Curiosa, invece, fu la pretesa dei tifosi inglesi del Leicester, per

un rigore inesistente fischiato contro la loro squadra.

L'esito dell'azione legale contro il Milan è incerto, dato che non esistono

precedenti, neppure quando i tifosi dell'Inter videro sfumare in una notte

la magica coppia Vieri-Ronaldo. Si preannunciano battaglie su clausole

contrattuali e cavilli da Azzeccagarbugli. C'è chi sostiene esista un peccato

originale e che gli abbonamenti dovrebbero partire soltanto a fine

calciomercato. Troppo, forse. Ma illudere i tifosi con i «non si preoccupino»,

gli «atti di amore», e le promesse di fasce al braccio e numeri sulle spalle,

magari, si potrebbero evitare. Per il rispetto di quel «Cuore» che era

rossonero ben prima di diventare il nome di una carta prepagata.

___

IL TEMPO 22-07-2012

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Modificato da Ghost Dog

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CALCIO & FINANZA Piazza Cordusio sposa la dottrina Milan-Inter sui tagli dei costi

Unicredit, nessun aumento per la Roma

Della ricapitalizzazione prevista (tra 10 e 30 milioni) se

ne riparla a fine stagione, d’accordo con l’azionista Usa

ENTRO IL 2013

La banca cerca un nuovo socio al 20%, da trovare in Asia o nell’immobiliare

di MARCELLO ZACCHÉ (il Giornale 21-07-2012)

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Unicredit non spende altri soldi per la Roma: «Per ora nessun aumento di

capitale », dice al Giornale Paolo Fiorentino, direttore operativo della

banca. Per l’iniezione di risorse finanziarie la squadra di calcio della

capitale dovrà aspettare il giugno prossimo. I grandi soci (gli americani che

hanno rilevato il controllo della società, James Pallotta e Thomas Di

Benedetto, hanno il 60%, mentre Unicredit detiene il 40% della holding Neep,

che a sua volta custodisce il 78% di As Roma) non hanno intenzione di tirare

fuori né punti né pochi dei 30 milioni di capitale aggiuntivo previsti come

impegno futuro un anno fa, al passaggio di proprietà della società venduta dai

Sensi. La prima parte della ricapitalizzazione, pari a 50 milioni, era

contrattuale ed è già stata effettuata proquota. Ma per i restanti 30, che i

tifosi e forse lo stesso allenatore Zeman avrebbero voluto vedere subito, se

ne riparlerà sulla base del bilancio sportivo e finanziario della stagione

2012-13.

D’altra parte per Unicredit -che è socio di minoranza, ma è la banca che ha

gestito l’intera operazione, avendo ereditato da Capitalia le sorti del gruppo

Italpetroli - rimane concentrato a rientrare dell’esposizione sia azionaria

(circa 60 milioni), sia creditizia (almeno 30 milioni) e questo non è certo il

momento per mettere nuovi milioni nel calcio. L’ad Federico Ghizzoni ha già

quantificato in 12 milioni la svalutazione della Roma: prima di tirare fuori

altri soldi ci vuole vedere chiaro. E ai soci Usa (che finora hanno investito

in tutto 70 milioni) va bene così. La banca rimane comunque il punto di

riferimento per i giallorossi, con il proprio coo (chief operating officer),

Paolo Fiorentino appunto, che siede nel cda e nel comitato esecutivo della

Roma per tenere ogni sviluppo sotto controllo. Anche perché per Unicredit

l’obiettivo è quello di trovare un terzo socio forte, da far entrare riducendo

la propria quota di almeno il 20%, magari il 30%. Lo conferma Fiorentino che

punta «a chiudere l’operazione entro il giugno prossimo». Individuando «un

azionista o secondo un criterio geografico (magari dalle parti di Asia, Golfo

persico, dove cresce l’interesse per il calcio europeo, ndr ), o settoriale,

puntando per esempio sul partner immobiliare con il quale affrontare la

partita del nuovo stadio». In proposito Fiorentino non si sbilancia perché

troppi sono gli interessi, nella capitale, intorno alla costruzione di un

nuovo impianto. Per questo il dossier-stadio è stato affidato a un’agenzia,

Cushman & Wake­field, per individuare sito e modalità più opportune, in attesa

che la legge sugli stadi, già passata alla Camera, sia licenziata anche dal

Senato. Le location possibili sono un paio, ammette Fiorentino, che però non

vuole dire di più.

Nell’attesa i tifosi (che giovedì sono andati in 15mila all’Olimpico per la

presentazione) si preparino a una stagione costruita su Zeman e De Rossi (per

il quale la società ha fatto già una la «pazzia», rinnovando il contratto con

un costo aziendale stimato in 60 milioni in 5 anni); naturalmente su Totti; su

qualche giovane della Primavera da lanciare come Verre e Tallo; e su Burdisso

punto fermo. Poi la possibilità di qualche colpo sul mercato dipenderà dalla

capacità di tagliare gli ingaggi considerati insostenibili, come già deciso

per Cassetti, Pizarro, Gago, Juan e qualcuno dei tanti portieri. Destro sembra

a un passo. Poi si vedrà. D’altronde Fiorentino è convinto che la strategia di

Unicredit per la Roma debba essere in linea con la dottrina Milan-Inter. Ed è

quella di abbassare subito il monte ingaggi dai 105 milioni di partenza almeno

sotto ai 100. Per poi arrivare al prossimo anno a quota 86-87, puntando su

giovani con costi bassi e contratti lunghi. Una sorta di asset management

della squadra che comunque richiederà nel giugno prossimo la

ricapitalizzazione, da quantificare tra i 10 e i 30 milioni. Anche perché, nel

frattempo, la banca punta ad aver chiuso con il progetto dello stadio e con il

nuovo socio, e quindi essere scesa al 20% o forse anche meno, in modo da

partecipare alla ricapitalizzazione in misura minima. Quasi fuori da una

partita ereditata da altri, di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

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Il caso

Il Napoli contro l’ex Gianello

«Non deve più parlare di noi»

art.non firmato (IL MATTINO 21-07-2012)

Intervistato nei giorni scorsi, l’avvocato di Gianello, Eduardo Chiacchio,

aveva parlato dei possibili rischi per l’ex portiere azzurro Matteo Gianello e

dell’eventuale riflesso per il club delle dichiarazioni sulla tentata combine

in Samp-Napoli del 16 maggio 2010. Il club di De Laurentiis ha reagito con un

duro comunicato: «Preso atto delle dichiarazioni del difensore, in ambito di

giustizia sportiva, del signor Gianello, relative alle possibili conseguenze

disciplinari, nei confronti della società, nell’ambito del procedimento

disciplinare davanti agli organi della Figc, la Ssc Napoli intende dissociarsi

da tali affermazioni, censurandole in toto, in quanto destituite di

qualsivoglia fondamento giuridico. La Ssc Napoli invita il signor Gianello e i

suoi rappresentanti ad astenersi da apprezzamento o commento sulle strategie

e sorti della società. È ferma intenzione del club porre in essere il massimo

impegno e non lasciare nulla al caso per assicurare non già “una buona difesa”,

bensì la migliore difesa possibile dei propri diritti e ragioni».

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