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andrea

Nicola Amoruso

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L’ex bomber: «Agnelli volle conoscermi dopo Villar Perosa Non mi chiese di calcio, ma della mia Cerignola La salvezza alla Reggina da -15? Grazie all’amicizia tra noi»


Di Fran­ce­sco Vel­luzzi · 13 mag 2025

 

Samp­do­ria, Padova, Juven­tus, Peru­gia, Napoli, Como, Modena, Mes­sina, Reg­gina, Torino, Siena, Parma e Ata­lanta. L’uomo con la vali­gia, Nicola Amo­ruso da Ceri­gnola, si è fer­mato a Milano: «La città più inter­na­zio­nale d’Ita­lia». Ma l’uomo con la vali­gia, che non ha mai indos­sato la maglia della Nazio­nale mag­giore, pur vin­cendo un Euro­peo Under 21 nel 1996, detiene due record di cui va fiero: ha segnato con 12 delle 13 squa­dre di A («a Siena no, non mi presi con Giam­paolo») in cui ha gio­cato e que­sto pri­mato lo con­di­vide con Marco Bor­riello («che è più bello di me»). In Serie A ha segnato 113 gol. Nes­suno come lui tra quelli che non hanno mai vestito l’azzurro. Oggi Nicola è un impren­di­tore che tra i primi ha cre­duto nel feno­meno padel, inve­ste nell’immo­bi­liare, è marito di Enrica, avvo­cato, e padre di Giu­lia e Maria Ludo­vica che stu­diano con ottimi risul­tati. «Sa qual è il mio vero cruc­cio? Che non mi sono lau­reato. Ho fatto lo scien­ti­fico, mi ero iscritto a Scienze Poli­ti­che, ho mol­lato».
▶ Amoruso, siete cinque figli, quattro maschi: due, Luca e Fabio, hanno giocato a calcio come lei, un altro, Flavio, era tennista di talento. Azienda di famiglia, mamma dottoressa in biologia e un papà che vi ha insegnato tanto.
«Sì, papà Vin­cenzo, juven­tino, a 82 anni è ancora il primo ad arri­vare in azienda, dove oggi lavo­rano Luca e Fabio. Pro­du­cono farina. Per papà le vacanze non sono mai esi­stite. Noi gio­ca­vamo sotto casa da bam­bini, non ci ha osta­co­lati, ma abbiamo tutti il diploma. Da pic­colo mi por­tava ad Avel­lino a vedere la Juve di Pla­tini».
▶ Poi lei alla Juve ci è arrivato da grande centravanti. Ma prima ha sudato. A 14 anni era già alla Sampdoria.
«In con­vitto. Cin­que anni bel­lis­simi, i migliori della Samp di Man­cini e Vialli. Sven Goran Eriks­son mi fece esor­dire in A».
▶ Poi cominciarono i prestiti e nel 1996 bussò alla sua porta la Juve.
«Prima decisi di tor­nare a casa andando ad Andria. Poi salii a Padova. A Natale del ‘95 sapevo di avere die­tro tre club: Inter, Milan e Juve. Mio nonno a tavola sen­tenziò: alla Signora non si può dire di no. Io avevo deciso, ero juven­tino. Arri­vammo io, Vieri, Iuliano e Mon­tero. Siamo rima­sti cari amici. Ti cono­sci da ragazzo e ti crei i rap­porti. È la cosa più bella che mi resta del cal­cio: l’ami­ci­zia e l’aver viag­giato».
▶Cosa è stata la Juve?
«Una grande espe­rienza. Un ricordo resterà per sem­pre: face­vamo la solita ami­che­vole a Vil­lar Perosa. Alla fine Bet­tega mi chiama e mi dice: “C’è la mac­china che ti aspetta”. Salgo e mi por­tano a casa dell’Avvo­cato: Gianni Agnelli. Voleva cono­scermi. Ero timi­dis­simo. Non mi chiese una cosa di cal­cio, sapeva che ero di Ceri­gnola. Aveva diverse curio­sità. Quando veniva a tro­varci ci met­te­vamo tutti in cer­chio e, sapendo che cal­ciavo bene i rigori, a me faceva domande su come si tira­vano».
▶Il gol in bianconero che le resta impresso?
«Ajax-Juven­tus, semi­fi­nale di Cham­pions. Vin­cemmo, gol mio e di Bobo».
▶Il più forte con cui ha giocato?
«Troppo facile. Zidane. Grande uomo, umile, pro­fes­sio­nale, leg­geva le situa­zioni prima degli altri. Alto, ma veloce, bari­cen­tro basso. Con Iuliano inven­tammo que­sta: palla su e ci pensa Zizou».
▶Ma le esperienze del cuore sono Reggina e Perugia. La famosa salvezza di Reggio nel 2007 conquistata con Walter Mazzarri partendo dal -15.
«Spen­sie­ra­tezza e rischio. Era­vamo amici, uniti, bravo Maz­zarri, uno che meri­tava di più. Capimmo quanto sa essere impre­ve­di­bile il cal­cio. Feci 17 gol (Rolando Bian­chi 18), ma l’Ita­lia non chiamò. Lo meri­tavo. A Peru­gia ho avuto la for­tuna di essere alle­nato da Car­letto Maz­zone. Uno che manca al cal­cio. Aveva uma­na­mente qual­cosa in più. Il pre­si­dente Luciano Gaucci voleva
venire in spo­glia­toio a impar­tire lezioni tec­ni­che e urlare. Lui lo respin­geva. Si spin­to­na­vano. Maz­zone tor­nava con l’auti­sta a casa ad Ascoli da dimis­sio­na­rio ogni volta, ma il mar­tedì era rego­lar­mente al campo. Face­vano pace».
▶ A Napoli è stato bello perché ha conosciuto Enrica, la donna della sua vita.
«Ero in affitto da lei a Posil­lipo. Dopo tre mesi ci met­temmo insieme, dopo sei mesi era incinta. Ma l’affitto me lo ha fatto pagare per tutto l’anno. E ancora glielo rin­fac­cio. Oggi mi aiuta nell’ammi­ni­stra­zione. Mi ha seguito e ha fatto tanti tra­slo­chi».
▶Perché lei cambiava sempre squadra?
«Per far fare i tra­slo­chi a Enrica... Sem­pre situa­zioni di mer­cato. Però ho gua­da­gnato bene».
▶E non ha mai buttato i soldi.
«Die­tro devi avere qual­cuno. Io ho avuto papà, intel­li­gente nella gestione».
▶Oggi molti calciatori scommettono.
«Mai fatto. Una sola volta andammo al Casinò. Diedi i soldi a Pippo Inza­ghi che era for­tu­nato. Vinse. Vin­cemmo».
▶Ora gioca benissimo a padel, è socio con Vieri nell’Italy Padel tour e con Alessandro Budel nel club di Tolcinasco.
«Il padel ha riac­ceso in noi cal­cia­tori la fiamma della sana com­pe­ti­zione. Io ho capito da Deme­trio Alber­tini, il primo a cre­derci, che c’erano poten­zia­lità. Mi insul­ta­vano. Budel è bravo e gli dico che diven­terà un grande diri­gente di cal­cio. Noi gio­ca­tori siamo stati trai­nanti per il feno­meno padel. E la cosa più bella è che ci ritro­viamo. Da amici».
 

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Grande Nick

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L’ex bomber: «Agnelli volle conoscermi dopo Villar Perosa Non mi chiese di calcio, ma della mia Cerignola La salvezza alla Reggina da -15? Grazie all’amicizia tra noi»

Di Fran­ce­sco Vel­luzzi · 13 mag 2025
 
Samp­do­ria, Padova, Juven­tus, Peru­gia, Napoli, Como, Modena, Mes­sina, Reg­gina, Torino, Siena, Parma e Ata­lanta. L’uomo con la vali­gia, Nicola Amo­ruso da Ceri­gnola, si è fer­mato a Milano: «La città più inter­na­zio­nale d’Ita­lia». Ma l’uomo con la vali­gia, che non ha mai indos­sato la maglia della Nazio­nale mag­giore, pur vin­cendo un Euro­peo Under 21 nel 1996, detiene due record di cui va fiero: ha segnato con 12 delle 13 squa­dre di A («a Siena no, non mi presi con Giam­paolo») in cui ha gio­cato e que­sto pri­mato lo con­di­vide con Marco Bor­riello («che è più bello di me»). In Serie A ha segnato 113 gol. Nes­suno come lui tra quelli che non hanno mai vestito l’azzurro. Oggi Nicola è un impren­di­tore che tra i primi ha cre­duto nel feno­meno padel, inve­ste nell’immo­bi­liare, è marito di Enrica, avvo­cato, e padre di Giu­lia e Maria Ludo­vica che stu­diano con ottimi risul­tati. «Sa qual è il mio vero cruc­cio? Che non mi sono lau­reato. Ho fatto lo scien­ti­fico, mi ero iscritto a Scienze Poli­ti­che, ho mol­lato».
Amoruso, siete cinque figli, quattro maschi: due, Luca e Fabio, hanno giocato a calcio come lei, un altro, Flavio, era tennista di talento. Azienda di famiglia, mamma dottoressa in biologia e un papà che vi ha insegnato tanto.
«Sì, papà Vin­cenzo, juven­tino, a 82 anni è ancora il primo ad arri­vare in azienda, dove oggi lavo­rano Luca e Fabio. Pro­du­cono farina. Per papà le vacanze non sono mai esi­stite. Noi gio­ca­vamo sotto casa da bam­bini, non ci ha osta­co­lati, ma abbiamo tutti il diploma. Da pic­colo mi por­tava ad Avel­lino a vedere la Juve di Pla­tini».
Poi lei alla Juve ci è arrivato da grande centravanti. Ma prima ha sudato. A 14 anni era già alla Sampdoria.
«In con­vitto. Cin­que anni bel­lis­simi, i migliori della Samp di Man­cini e Vialli. Sven Goran Eriks­son mi fece esor­dire in A».
Poi cominciarono i prestiti e nel 1996 bussò alla sua porta la Juve.
«Prima decisi di tor­nare a casa andando ad Andria. Poi salii a Padova. A Natale del ‘95 sapevo di avere die­tro tre club: Inter, Milan e Juve. Mio nonno a tavola sen­tenziò: alla Signora non si può dire di no. Io avevo deciso, ero juven­tino. Arri­vammo io, Vieri, Iuliano e Mon­tero. Siamo rima­sti cari amici. Ti cono­sci da ragazzo e ti crei i rap­porti. È la cosa più bella che mi resta del cal­cio: l’ami­ci­zia e l’aver viag­giato».
Cosa è stata la Juve?
«Una grande espe­rienza. Un ricordo resterà per sem­pre: face­vamo la solita ami­che­vole a Vil­lar Perosa. Alla fine Bet­tega mi chiama e mi dice: “C’è la mac­china che ti aspetta”. Salgo e mi por­tano a casa dell’Avvo­cato: Gianni Agnelli. Voleva cono­scermi. Ero timi­dis­simo. Non mi chiese una cosa di cal­cio, sapeva che ero di Ceri­gnola. Aveva diverse curio­sità. Quando veniva a tro­varci ci met­te­vamo tutti in cer­chio e, sapendo che cal­ciavo bene i rigori, a me faceva domande su come si tira­vano».
Il gol in bianconero che le resta impresso?
«Ajax-Juven­tus, semi­fi­nale di Cham­pions. Vin­cemmo, gol mio e di Bobo».
Il più forte con cui ha giocato?
«Troppo facile. Zidane. Grande uomo, umile, pro­fes­sio­nale, leg­geva le situa­zioni prima degli altri. Alto, ma veloce, bari­cen­tro basso. Con Iuliano inven­tammo que­sta: palla su e ci pensa Zizou».
Ma le esperienze del cuore sono Reggina e Perugia. La famosa salvezza di Reggio nel 2007 conquistata con Walter Mazzarri partendo dal -15.
«Spen­sie­ra­tezza e rischio. Era­vamo amici, uniti, bravo Maz­zarri, uno che meri­tava di più. Capimmo quanto sa essere impre­ve­di­bile il cal­cio. Feci 17 gol (Rolando Bian­chi 18), ma l’Ita­lia non chiamò. Lo meri­tavo. A Peru­gia ho avuto la for­tuna di essere alle­nato da Car­letto Maz­zone. Uno che manca al cal­cio. Aveva uma­na­mente qual­cosa in più. Il pre­si­dente Luciano Gaucci voleva
venire in spo­glia­toio a impar­tire lezioni tec­ni­che e urlare. Lui lo respin­geva. Si spin­to­na­vano. Maz­zone tor­nava con l’auti­sta a casa ad Ascoli da dimis­sio­na­rio ogni volta, ma il mar­tedì era rego­lar­mente al campo. Face­vano pace».
A Napoli è stato bello perché ha conosciuto Enrica, la donna della sua vita.
«Ero in affitto da lei a Posil­lipo. Dopo tre mesi ci met­temmo insieme, dopo sei mesi era incinta. Ma l’affitto me lo ha fatto pagare per tutto l’anno. E ancora glielo rin­fac­cio. Oggi mi aiuta nell’ammi­ni­stra­zione. Mi ha seguito e ha fatto tanti tra­slo­chi».
Perché lei cambiava sempre squadra?
«Per far fare i tra­slo­chi a Enrica... Sem­pre situa­zioni di mer­cato. Però ho gua­da­gnato bene».
E non ha mai buttato i soldi.
«Die­tro devi avere qual­cuno. Io ho avuto papà, intel­li­gente nella gestione».
Oggi molti calciatori scommettono.
«Mai fatto. Una sola volta andammo al Casinò. Diedi i soldi a Pippo Inza­ghi che era for­tu­nato. Vinse. Vin­cemmo».
Ora gioca benissimo a padel, è socio con Vieri nell’Italy Padel tour e con Alessandro Budel nel club di Tolcinasco.
«Il padel ha riac­ceso in noi cal­cia­tori la fiamma della sana com­pe­ti­zione. Io ho capito da Deme­trio Alber­tini, il primo a cre­derci, che c’erano poten­zia­lità. Mi insul­ta­vano. Budel è bravo e gli dico che diven­terà un grande diri­gente di cal­cio. Noi gio­ca­tori siamo stati trai­nanti per il feno­meno padel. E la cosa più bella è che ci ritro­viamo. Da amici».
 


Cosa era quella Juve 96-97, ADP, Alien Boksic, Yazid, Vieri, Amoruso, Padovano, Jugovic, Didier...

Di Amoruso ricordo con affetto anche i gol rifilati al Paris e al Bilan in un doppio 1-6 in trasferta

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Se non si fosse massacrato la gamba in quella fogna di campo che era San Siro avrebbe avuto una carriera ancora più grande... peccato perché i numeri li aveva eccome... 

 

:sventola::sventola::sventola::sventola:

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263 messaggi
23 ore fa, Suma Ha Paura ha scritto:


 

 


Cosa era quella Juve 96-97, ADP, Alien Boksic, Yazid, Vieri, Amoruso, Padovano, Jugovic, Didier...

Di Amoruso ricordo con affetto anche i gol rifilati al Paris e al Bilan in un doppio 1-6 in trasferta

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sempre a darci dei ladri e dei drogati, la verità è che dovevamo vincere 3/4 champions di fila in quegli anni. destino maiale.

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Joined: 12-Aug-2011
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Amoruso lascialo f***e sto padel e vai ad insegnare i fondamentali di come si gioca in attacco a sti sfaticati che abbiamo in squadra 😂

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135849 messaggi

 

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Joined: 03-Jan-2006
34595 messaggi

Calciatore spesso sottovalutato. Un attaccante già all'epoca molto moderno in grado di fare tante cose diverso all'interno di una partita.

 

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Joined: 01-Jun-2005
45340 messaggi

nick piede caldo .oo

sottovalutatissimo

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Joined: 03-Jun-2005
52338 messaggi

Tecnicamente buonissimo, oggi sarebbe tranquillamente centravantii titolare della nazionale

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