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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Sta a vedere hanno fatto un favore alla Juventus? Ma suicidati S****O!

Per dire... il Napoli dell'urlatore & cafone De Laurentiis arriva tranquillo

tranquillo alla Supercoppa ed entra direttamente in Coppa Uefa.

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Calcioscommesse: raffica deferimenti anche Conte, Pepe, Di Vaio e Bonucci

Per responsabilità oggettiva deferite anche Udinese, Bologna, Sampdoria, Siena e Torino

26 luglio, 16:21

ROMA - 'Deferiti 13 società e 44 tesserati'. Raffica di deferimenti nell'ambito dell'inchiesta sulle scommesse nel calcio relativa ai filoni di indagini delle Procure della Repubblica di Cremona e Bari

Antonio Conte è stato deferito per omessa denuncia dalla procura federale della Figc. I fatti si riferiscono a quando l'attuale tecnico della Juventus era allenatore del Siena.

Deferimento per omessa denuncia anche per Simone Pepe, all'epoca dei fatti contestati calciatore dell'Udinese, e per Marco Di Vaio, all'epoca tesserato per il Bologna.

Il difensore della Juventus Leonardo Bonucci è stato deferito dalla Procura federale della Figc per illecito sportivo riguardante il periodo in cui militava nel Bari. Stessa accusa anche per Daniele Portanova e Andrea Masiello.

Udinese, Bologna, Sampdoria, Siena e Torino sono stati deferiti dalla Procura federale alla Commissione disciplinare per responsabilità oggettiva, nell'ambito dell'inchiesta sul Calcioscommesse. Le cinque societa, attualmente in serie A, sono state deferite per fatti addebitati a loro tesserati. Sempre per responsabilità oggettiva, sono stati deferiti AlbinoLeffe, Ancona, Bari, Novara, Portogruaro e Varese, che militano in divisioni inferiori.

Per responsabilità diretta, deferite Lecce e Grosseto.

Il deferimento dell'attuale tecnico della Juventus Antonio Conte alla Commissione disciplinare riguarda l'omessa denuncia riguardante la partita Novara-Siena, del 1/o maggio 2011. Omessa denuncia anche per il vice di Conte, Angelo Alessio, il collaboratore tecnico Cristian Stellini, il preparatore dei portieri Marco Savorani e il preparatore atletico Giorgio D'Urbano. Stellini è stato deferito anche per AlbinoLeffe- Siena, del 29 maggio 2011.

PROCESSO SPORTIVO AL VIA IL PRIMO AGOSTO - La Commissione Disciplinare Nazionale ha fissato a partire dal primo agosto l'inizio dei due processi sportivi che riguardano i deferimenti della Procura federale per i filoni di Cremona e di Bari nell'ambito dell'inchiesta sul calcio scommesse.

Il presidente della Disciplinare Sergio Artico ha stabilito il seguente calendario delle udienze: - per il filone di Cremona, inizio alle 9.30 di mercoledì 1 agosto e prosecuzione giovedì 2 agosto; - per il filone di Bari,inizio alle 9.30 di venerdì 3 agosto e prosecuzione sabato 4. Entrambi i procedimenti si terranno a Roma presso l'ex ostello della Gioventù del Foro Italico.

LECCE; SOCIETA', DEFERIMENTO INGIUSTIFICATO - "L'U.S. Lecce ritiene assolutamente ingiustificati gli addebiti contestati alla società e tutelerà i propri diritti in tutte le sedi opportune".

Il Lecce affida ad una nota pubblicata sul sito ufficiale, a firma del neo presidente Savino Tesoro, la propria difesa dopo aver appreso dei deferimenti di questa mattina sulla vicenda calcioscommesse, sottolineando che, "se dovesse essere necessario, la società é pronta a ricorrere anche alle sedi non riconosciute dall'ordinamento sportivo, come Tar e Consiglio di Stato, in quanto non sembra esserci rispondenza tra accuse e fatti concreti".

"Risulta altresì iniquo - si legge ancora nella nota - il trattamento riservato alle varie società coinvolte per medesimi addebiti. A prescindere da tutto, comunque, l'U.S.Lecce è fermamente convinta che nel prossimo anno disputerà il campionato che le compete e cioé quello di serie B".

ANSA

Che qualcuno travalichi?

Modificato da totojuve

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.asd

Comunque, la riflessione e' piu' che lecita.

Metti che squalificano uno a mercato chiuso : come lo sostituisci ???

Ecco perche', oltre ai risaputi motivi, considero la conduzione di questa indagine UNA PORCATA!

Vedi che quello della finestra di calciomercato è un falso problema.

Differire i provvedimenti per i filoni d'inchiesta relativi a Genoa, Lazio (e Napoli - s'è dimenticato)

sta a significare, volenti o nolenti, che verranno usati criteri diversi, magari più accomodanti, dopo

aver processato gli juventini ed aver inscenato una finta amnistia pro Juve quando in realtà nei

confronti dei tesserati juventini coinvolti non c'è mai stato nulla. C'è qualche napoletano o genoano

che si lamenta? Gli interisti si preoccupano per Palacio perché è praticamente l'unico acquisto

buono finora e temono di perdere pure Wesley prima della fine di agosto.

P.s.

Fatta salva la presunzione d'innocenza per tutti, mi devono spiegare come fa uno come Sculli

ad essere ancora "immacolato".

Modificato da Ghost Dog

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Deferimento per Conte: Palazzi non crede a Carobbio (tranne quando accusa il tecnico)

Pubblicato il 26 lug 2012 da Gabriele Capasso

I deferimenti per la seconda tranche dell’inchiesta sul Calcioscommesse sono arrivati questa mattina, come era nelle previsioni. Il Procuratore Federale Palazzi ha inviato alla Disciplinare i documenti che serviranno ad istruire il “processo” che partirà il prossimo 2 agosto. A fare rumore è, naturalmente, il coinvolgimento di Antonio Conte, allenatore della Juventus, all’epoca dei fatti tecnico del Siena. Come noto Conte è stato chiamato in causa da Filippo Carobbio, il “pentito”, che militava nella Robur in quella stagione.

Le dichiarazioni di Carobbio, sia quelle di fronte alla Procura di Cremona sia quelle di fronte agli inquirenti sportivi erano note a tutti (grazie a copiose anticipazioni a mezzo stampa) e la domanda che ci si poneva era: “Palazzi crederà a Carobbio?”. In caso di risposta affermativa ci si aspettava il deferimento di Conte, in caso di risposta negativa che l’allenatore bianconero venisse scagionato. Invece, almeno a leggere i deferimenti, non è andata così. Palazzi non crede a Carobbio, o almeno gli crede soltanto quando questo accusa Conte.

Vediamo nel dettaglio.

Novara - Siena

Per questa partita, terminata 2-2, Carobbio accusa direttamente Conte. Secondo il giocatore, l’allenatore avrebbe “rassicurato” i suoi sul fatto che “c’era un accordo per il pareggio con il Novara“. Palazzi crede a questa circostanza, Conte era informato, ha omesso di denunciare il fatto e per questo è stato deferito.

Ma questo accordo fra chi era stato raggiunto? Carobbio, almeno in questo caso, non si auto-accusa della combine, ma il Procuratore non gli crede tant’è che lo deferisce per illecito sportivo. Insieme a lui ci sono gli allora compagni di squadra Roberto Vitiello e Marcello Larrondo, così come i tre calciatori del Novara Cristian Bertani, Davide Drascek e Mavillo Gheller.

Non è dato sapere come Palazzi giunga a questa conclusione, ma evidentemente ritiene che non ci sia l’accordo fra le società, bensì fra 6 calciatori. Interessante osservare come in quella gara, fra i deferiti, scesero in campo soltanto Vitiello da una parte e Bertani dall’altra mentre Larrondo entrò ad un quarto d’ora dalla fine. Drascek, Gheller e Carobbio si accomodarono in tribuna.

Nei verbali Carobbio racconta di essere stato contattato dai due “zingari” Gegic e Ilievski: gli slavi volevano un pareggio con un “over”, quindi almeno 3 gol segnati. Il pentito dice di essersi chiamato fuori rifiutando la proposta. Racconta poi di aver visto Drascek e Vitiello parlare nell’albergo che ospitava il Siena, ma di non sapere cosa si fossero detti, salvo poi riferire le parole di Conte che durante la riunione tecnica avrebbe spiegato ai suoi che un accordo con il Novara era già stato raggiunto.

Palazzi non gli crede, e lo accusa di aver taroccato la partita, con tutta probabilità appoggiandosi alle dichiarazioni dell’altro pentito, l’ex Piacenza Gervasoni, che aveva riferito agli inquirenti di aver avuto da Gegic la notizia che Carobbio si era accordato con Bertani per un “over” (quindi non per un pareggio). Il Procuratore Federale ritiene quindi il pentito che accusa Conte inattendibile, ma non per la parte che riguarda il famoso “annuncio” nella riunione tecnica, al punto da deferire sia l’allenatore bianconero, sia alcuni componenti del suo staff tecnico: il vice Angelo Alessio, Cristian Stellini e il preparatore dei portiere Marco Savorani.

Le parole di Carobbio sono carta straccia, almeno fino a quando non tirano in ballo Conte. C’è, fra l’altro, un’evidente anomalia: se l’omessa denuncia scatta per quanti erano presenti alla riunione tecnica perché non colpisce anche gli altri giocatori del Siena?

Se Alessio, Stellini e Savorani “omettono la denuncia”, avendolo sentito dire da Conte, perché non sono coinvolti i calciatori che poi effettivamente scenderanno in campo e giocheranno la partita?

Mistero.

Albinoleffe - Siena

In questo caso Carobbio parla di un accordo per far vincere la partita all’Albinoleffe, che aveva bisogno di punti per salvarsi.

Palazzi deferisce Ruben Garlini, Davide Bombardini, Dario Passoni, Luigi Sala, tutti giocatori, e Mirko Poloni, vice allenatore di Emiliano Mondonico all’Albinoleffe. Per il Siena vengono deferiti lo stesso Carobbio, Fernando Coppola, Claudio Terzi, Roberto Vitiello, giocatori, e Cristian Stellini, collaboratore tecnico di Conte.

Questi soggetti si sarebbero incontrati, almeno secondo il racconto di Carobbio (confermato da Passoni), la sera prima della partita in albergo per concordare la combine. Poloni sostiene invece che l’accordo sarebbe arrivato direttamente nel tunnel degli spogliatoi, coinvolgendo soltanto i giocatori.

Per questa partita si attua lo stesso meccanismo della combine con il Novara. Conte ne avrebbe parlato nella riunione tecnica, nel farlo coinvolge anche il resto del suo staff: Alessio, Savorani e (novità) anche il preparatore atletico Giorgio D’Urbano. Nel documento della Procura Federale finisce anche Daniele Faggiano, capo osservatore tecnico, che lo avrebbe saputo da un colloquio personale con Carobbio. Anche qui nessuno dei giocatori presenti alla riunione viene deferito.

Guardando il tabellino della partita si scopre che nessuno dei giocatori dell’Albinoleffe deferiti partecipa alla gara, né in campo né in panchina, mentre nel Siena viene schierato solo Carobbio, con gli altri non presenti nel referto dell’arbitro. La logica vuole che se c’è un accordo per alterare una partita e tu accusi alcuni giocatori, che non scendono in campo, dovresti deferire quanto meno qualcuno di quelli che poi la gara la giocano effettivamente. Anche dal punto di vista pratico come è possibile che il vice di Mondonico, Poloni, alteri il match e il suo “primo” non sappia nulla? Niente da fare, per Palazzi va bene così.

Sempre per Albinoleffe - Siena Carobbio viene deferito per aver comunicato l’esito dell’accordo fra giocatori a Gervasoni e al suo compagno di squadra al Piacenza Mario Cassano che hanno scommesso sull’under (meno di tre gol segnati nel match) assicurandosi una vincita in denaro. Stesso discorso per Passoni; lui avrebbe comunicato all’esterno, ad un soggetto estraneo, che c’era l’accordo per far vincere la sua squadra, informazione utilizzata per scommettere “a colpo sicuro”.

Questa circostanza si pone in evidente contraddizione e demolirebbe da sola la credibilità di Carobbio che ha sempre sostenuto di aver “chiuso con certi giri” nell’annata in cui era al Siena, salvo poi partecipare ad una combine e comunicare la circostanza ai due calciatori-scommettitori del Piacenza.

Siena - Varese

Questo caso è ancora più interessante per osservare la modalità, a corrente alternata, con la quale Palazzi crede a Carobbio soltanto su alcuni fatti e non su altri. Come ricorderete per la partita in oggetto il pentito aveva riferito che un “personaggio non identificato vicino al Presidente Mezzaroma” avrebbe detto a Carobbio e a Fernando Coppola di valutare la possibilità di perdere la partita così da poter piazzare una scommessa “sicura”.

La circostanza è stata sempre smentita dagli altri giocatori, la partita finì 5-0 per il Siena e si ipotizzava che anche per questo match Conte venisse raggiunto dall’accusa di omessa denuncia. La teoria era: “Mezzaroma chiede ai suoi di perdere, loro rifiutano e in campo danno il massimo schiantando il Varese“, quindi anche qui l’allenatore sapeva, si è opposto, ma non ha denunciato nulla.

In realtà Palazzi arriva ad una ricostruzione completamente diversa dai fatti. Per la partita vengono deferiti il calciatore del Varese Emanuele Pesoli e l’onnipresente Carlo Gervasoni. Secondo il Procuratore Federale il primo chiama il secondo perché “verifichi la disponibilità” del Siena a far concludere la partita in parità. Gervasoni chiama Carobbio, il quale rifiuta la proposta. Gli inquirenti della giustizia sportiva ritengono perciò colpevoli Pesoli e Gervasoni di tentato illecito sportivo e Carobbio di “omessa denuncia”.

In questo modo il Presidente Mezzaroma ne esce completamente pulito (e con lui il Siena che avrebbe rischiato la responsabilità diretta e la retrocessione), ma risulta inspiegabile la ragione per la quale Carobbio in questo caso abbia mentito, raccontando di una proposta arrivata indirettamente dal massimo dirigente societario, salvo poi aver detto tutta la verità quando chiama in causa Conte. Anzi, a voler essere maligni, questo confermerebbe il “dente avvelenato” di Carobbio nei confronti della sua ex squadra che, alla fine di quella stagione, le cedette allo Spezia in Lega Pro.

Conclusioni

Palazzi non crede mai alla ricostruzione fornita dal pentito (anzi lo ritiene responsabile di entrambe le partite combinate, sia quella con il Novara che quella con l’Albinoleffe), non gli crede quando le sue parole coinvolgerebbero Mezzaroma, ma lo ritiene attendibile quando riferisce che l’attuale allenatore della Juventus era a conoscenza dei fatti, questo nonostante tutti gli altri interrogati abbiano smentito la circostanza.

L’ipotesi, a questo punto, può essere soltanto soltanto una: o nelle recenti audizioni è arrivata una “confessione” (di Conte o di qualcuno in grado di fornire un riscontro alle parole di Carobbio) o c’è da rimanere basiti di fronte a questi deferimenti.

[calcioblog.it]

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Scommessopoli non finisce mai

Tante società, tanti tesserati coinvolti nell'ultimo capitolo dello scandalo

calcio. E c'è anche Antonio Conte, allenatore-simbolo della Juve vincente.

di GIAN PAOLO ORMEZZANO (Famiglia Cristiana.it 26-07-2012)

Antonio Conte, allenatore della Juventus campione d’Italia, è stato rinviato a

giudizio per omessa denuncia relativa a due partite in cui allenava il Siena.

L’omessa denuncia è assai meno grave della partecipazione all’illecito: Conte

potrebbe patteggiare (riconoscendo la colpa, si capisce) e cavarsela con una

squalifica breve. Non sarebbe neppure pregiudicata la conduzione da parte sua

della squadra per la Supercoppa d’Italia fra Juventus e Napoli, in programma

l’11 agosto a Pechino, anche se il suo posto potrebbe essere preso da un vice:

i tempi delle sentenze sono più “avanzati”, per lui si parla del 13 agosto.

Ma è chiaro che il problema è un altro, è di natura morale, il che nel calcio

spregiudicato e sommamente “pratico “di oggi potrebbe anche voler dire che è

di natura infima: ma non nel caso della Juventus che sta ancora cercando di

liberarsi da Calciopoli, di Conte che il club ha sempre sostenuto come

apostolo ufficiale, e fra i più e meglio impegnati, del lavoro,

dell’entusiasmo, della volontà di farcela sciorinando tutte le forze lecite.

Diciamo che il problema è delicato, e riguarda tante squadre, tante società,

tanti tesserati, tutti sotto quella enorme bolla d’aria mefitica che si chiama

Scommessopoli, e che dice che i Moggi sono sempre fra di noi, stanno bene e

lottano pure, nel senso che si danno da fare. Ci sono nomi importanti, ci sono

squadre di A e di B che in qualche modo, diretto o indiretto, hanno peccato. E

sembra per fortuna scaduta la formula bieca per cui se tutti hanno colpa, la

colpa non esiste più.

Gli sviluppi di ora in ora, di giorno in giorno. Chi ci legge sa che siamo

insieme scettici e combattivi: il male ci sarà sempre, nel mondo e dunque

anche nel mondo del pallone, impossibile sconfiggerlo definitivamente,

importante combatterlo continuamente. Non per vincere la guerra ma per vincere

tante battaglie, per vedere almeno qualche volta punito qualche reo, per

guardarci allo specchio senza provare vergogna.

Ciò detto, proviamo a scovare quel poco divertimento che la lunga complessa

vicenda permette. Ci aiuta Serse Cosmi, allenatore esperto, personaggio

sanguigno, il quale l’altro giorno ha detto, ha gridato da una televisione

importante quello che in tanti pensiamo. Cosmi ha formulato implicitamente una

domanda: come mai gli indiziati, gli inquisiti quando escono dal confronto con

chi istruisce il processo e dunque può rinviarli a giudizio sorridono sempre,

dicono che il dialogo è andato bene, che hanno chiarito tutto, che il

magistrato ha recepito perfettamente la linea difensiva dell’accusato e del

suo legale, che è stato un colloquio aperto dal quale si esce perfettamente

tranquilli, assolutamente certi di un futuro senza nubi (poi arriva la

mazzata). Ha detto ironicamente Cosmi: “Debbono accadere cose bellissime in

quei dialoghi con il magistrato Palazzi, al punto che io sogno di

incontrarlo”.

Forse questa recita è la meglio riuscita o comunque la più messa in scena in

tutto il nostro mondo del pallone, dove pure il teatrino è sempre aperto e la

ribalta è sempre frequentata. Quando vedremo uno, celebre o no, conte o plebeo,

che alla fine del colloquio si dice preoccupato, ammaccato dopo avere

sbattuto contro le sue responsabilità?

Il rispetto per le persone più anziane e le testate giornalistiche lo metto da parte:

invece di gongolare, GPO, pensa alla tua squadra del cuore, pure invischiata, e

vai a dormire presto.

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Omesso coraggio

di ROBERTO BECCANTINI dal blog Beck is back 26-07-2012

Sono deferimenti, non sentenze: mai dimenticarlo. Il piatto forte è la doppia

omessa denuncia contestata da Stefano Palazzi ad Antonio Conte. Niente

illecito, niente archiviazione. Appartengo al plotoncino di «quelli che»

Carobbio è credibile fino in fondo o no. L’omessa denuncia puzza troppo di

omesso coraggio. Nei panni di Conte, e dei suoi avvocati, rinuncerei al

patteggiamento: se penso di essere innocente, nessun processo mi farà paura.

Non colgo i germi del complotto (sarebbe l’ennesimo): Palazzi piace agli

interisti quando inchioda la Juventus; e agli juventini quando coinvolge

Giacinto Facchetti e Massimo Moratti. Il sentimento popolare della Clinica ne

è specchio fedele. C’è poi il caso di Udinese-Bari 3-3, con l’omessa denuncia

di Simone Pepe e il tentativo di illecito di Leonardo Bonucci: non mi sembra

periferia dell’impero, anche se per tutti il cuore (dell’impero) era, e rimane,

Conte.

Certo, sarei curioso di sapere anch’io che fine ha fatto Massimo Mezzaroma,

il presidente del Siena; e perché sono stati ignorati tutti i giocatori (del

Siena) presenti alla famigerata riunione tecnica in cui Conte li avrebbe

invitati a «stare tranquilli». Ognuno ha i suoi dubbi da calare, come se

fossero carte: non tutti, però, hanno in mano un asso o un jolly. Ripeto, per

i verdetti sportivi di questa puntata di Scommessopoli, puntata senza ironia,

c’è ancora (poco) tempo. Lo scandalo ha coinvolto le indagini di tre procure:

Bari, Cremona, Napoli. Salvo rare eccezioni, il tifoso non vuole giustizia:

vuole la «sua» giustizia; è sempre stato così – in Italia, soprattutto; e ben

prima di Calciopoli – e sempre sarà così. Grazie, anche, agli slalom di

Palazzi. Per l’ultima volta: se Carobbio è credibile come sembrava che fosse,

perché non abbinare l’illecito a Conte; e se non lo è, perché lavarsi le mani

con l’omessa denuncia?

___

Conte? No, vogliono

(ri)distruggere la Juve

Il deferimento del tecnico salentino? L’unica arma per fermare

la società bianconera, ora che è tornata la più forte di tutte

di LATERZA STELLA (PANORAMA.IT 26-07-2012)

Qui non si tratta di fare la parte delle vittime, né tantomeno quella dei

perseguitati. Però ormai il giochetto l’abbiamo capito. Metti una magistratura

arrivista e inquisitoria, una Federazione incompetente (per sua stessa

ammissione), utilizza il megafono di certi giornalacci di casa nostra ed ecco

che anche un Carobbio qualsiasi può diventare il pretesto buono per scatenare

lo scandalo dell’estate. Funziona sempre, e sempre solo con la Juve. Altrove,

per reati ben più gravi, arrivano le prescrizioni, le archiviazioni, i cambi

di regola in corsa, persino i passaporti falsi. Ma con la Juve, statene pur

certi, si arriva sempre in fondo.

La verità è che Conte in tutta questa faccenda c’entra poco. L’obiettivo,

quella vero, è sempre lei, la Vecchia Signora. Tornata finalmente competitiva

dopo essere stata colpita e affondata dalla farsa di Calciopoli la Juve va

ributtata giù dalla torre.

Perché colpire Conte significa colpire la Juve, non giriamoci intorno. Perché

nessuno più del tecnico salentino è l'emblema e il motore della rinascita

juventina. Conte è l'incarnazione terrena (cioé sul campo)

dell'Agnelli-pensiero. Colui che ha rivoluzionato il modo di giocare della

Juve, ma che - soprattutto - ha riportato al centro di tutto la mentalità

vincente. Quella mentalità che faceva parte della sua Juve da giocatore e che

– dopo Calciopoli – sembrava irrimediabilmente persa. Giocatori finiti, mezzi

giocatori, giocatori da settimo posto sono diventati in un anno i più forti

d’Italia e (lo dice il verdetto degli europei) fra i più forti d’Europa.

E insomma, non potendo battere la Juve sul campo si riprova la carte della

magistratura, delle carte, della macchina del fango.

Dice qualcuno: ma il possibile deferimento riguarda il periodo “senese” di

Conte mica quello juventino. Certo, ma il danno finisce per ricadere quasi

esclusivamente sulla Juventus FC, tanto più se si considera che oltre a Conte

il pericolo di squalifica riguarda anche Bonucci, Pepe, il vice di Conte,

Angelo Alessio, il collaboratore tecnico Cristian Stellini, il preparatore dei

portieri Marco Savorani e il preparatore atletico Giorgio D'Urbano. Non è

l’azzeramento della Juve post-Calciopoli, ma poco ci manca. E oltretutto, per

fatti che riguardano tecnici e atleti al tempo tesserati per Bari, Udinese e

Siena.

Dice qualcun altro: sì, vabbé, ma se Conte ha sbagliato deve pagare. Ma di

cosa striamo parlando? Di due partite, Novara-Siena del 01-05-2011 e

Albinoleffe-Siena del 29-05-2011. Sulla prima c’è l’opinione di Carobbio che

dice di aver appreso di un biscotto per il pari durnate una riunione tecnica,

presenti tutti i suoi compagni di squadra. Che però smentiscono l’accaduto.

Nel secondo caso c’è ancora l’opinione unica e sola di Carobbio, che parla di

una combine con quelli dell’Albonoleffe. Conte, secondo Carobbio, sapeva ed

era d'accordo. Posto che anche in questo caso non ci sono altri riscontri, ci

si domanda: se la combine c’è stata per quale motivo è stato deferito solo

Conte, e il suo staff e non l’allenatore dell’Albinoleffe e tutti i 22

giocatori scesi in campo. E in ogni caso, se l’accusa fosse davvero fondata

cosa c’entra l’omessa denuncia? Una partita taroccata non dovrebbe essere

trattata per quello che è, ovvero un caso di illecito sportivo?

Ma va bene, confidiamo nella giustizia. Da juventini ci rincuora il fatto che

a differenza di sei anni fa questa volta alle spalle c’è una società vera, che

non ci sono più gli Zaccone e i Cobolli Gigli, e che difficilmente verranno

chiamati a decidere Guido Rossi e il consiglio dei tre saggi.

E comunque, anche pensando al peggio, la Juve continuerà a vendere cara la

pelle. In fondo noi siamo quelli antipatici, quelli ladri, quelli dopati,

quelli che per farsi riconoscere due scudetti devono vincerne almeno quattro.

Non penserete mica che ci spaventi la possibilità di scendere in campo per sei

mesi o un anno senza l’allenatore in prima (né quello in seconda). Supereremo

anche questo, statene certi.

La verità però è un’altra. Ed è che in un campionato e in una giustizia

siffatta non c’è più alcun tipo di garanzia. Qui siamo oltre Calciopoli. Anche

volendo credere alle colpe più gravi ascrivibili ai nostri tesserati. E

omettendo le contraddizioni quasi comiche dell’accusa è il sistema che non

funziona: partendo dall’inversione dell’onere della prova fino ad arrivare

all’immediata esecutività della sentenze.

E basta con la puerile giustificazione che tutto l’impianto normativo è fatto

per garantire tempi celeri e quindi regolarità dei campionati. Qui ormai di

regolare c’è solo il pallone da gioco. E forse neppure più quello. Qui siamo

alla commedia dell’assurdo. Lega e Federazione non riescono a garantire la

regolarità dei campionati, la correttezza dei propri tesserati e una società

che, con le sue sole forze e con investimenti economici immani, torna al

vertice, viene penalizzata per il mancato controllo da parte degli organi

competenti al tempo dei fatti.

Facciamo così: la prossima volta prima di acquistare un giocatore o di

tesserare un allenatore chiediamo una manleva alla federazione. Un certificato

di buona condotta.In un campionato del genere: senza regole, senza controlli,

senza certezza di giudizio, in cui le norme vengono cambiate e stravolte, i

reati creati ad hoc, i campionati revocati pur non essendo neppure oggetto di

indagine e le prove usate con pesi e misure diverse non ha più senso restare.

Agnelli ne prenda atto. Si dice che non iscrivere la squadra al prossimo

campionato non avrebbe senso e comporterebbe contraccolpi economici

spaventosi. Verissimo. Ma restare in un campionato che non ci vuole che costi

ha? Quanto è costata Calciopoli, quanto costerà quest’imboscata mascherata da

Scommessopoli. Presidente ci pensi. Siamo sicuri che in Francia oltre a Ibra e

Verratti accoglierebbero a braccia aperte anche i nostri, riconoscendoli come

valore aggiunto per l’intero movimento e non come combricola di manigoldi,

drogati e allibratori.

Modificato da Ghost Dog

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Conte? No, vogliono

(ri)distruggere la Juve

Il deferimento del tecnico salentino? L’unica arma per fermare

la società bianconera, ora che è tornata la più forte di tutte

di LATERZA STELLA (PANORAMA.IT 26-07-2012)

Sintetizza appieno il nostro pensiero

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la Repubblica SERA 26 luglio 2012

Il commento di MARCO MENSURATI

LE OMBRE

CHE RESTANO

http://k005.kiwi6.com/hotlink/mj6j987339/2012_07_26_rsera_m_mensurati_le_ombre_che_restano.mp3

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Palazzo di Vetro - Ruggiero Palombo - Gasport -27-07-2012

palazz11.jpg

Cade l’accusa di illecito sportivo per l’allenatore. Bonucci nei guai

A giudizio pure Pepe, più Alessio e Stellini dello staff bianconero. Il difensore è un caso spinoso

Francesco Ceniti - Gasport -27-07-2012

Due omesse denunce per l’allenatore Antonio Conte, un’altra per l’esterno Simone Pepe, un deferimento per illecito a carico del difensore Leonardo Bonucci. E se non bastasse ci sono da aggiungere gli addebiti per Angelo Alessio (vice di Conte) e quelli pesantissimi per Cristian Stellini (collaboratore dello staff tecnico). Insomma, ieri il buongiorno della Juventus non è stato dei più felici: prima delle 9 le richieste del procuratore Stefano Palazzi erano già sul tavolo della società bianconera e agli occhi di una persona all’oscuro di tutta la vicenda un quadro simile poteva far pensare solo a due sentimenti: rabbia e delusione. Eppure non è così. Perché il temporale atteso dal club di Corso Galileo nelle previsioni poteva essere ancora peggiore. Vicino alla bufera. Sollievo Conte A far cambiare barometro e umori (nonostante «l’amarezza» espressa dal presidente Andrea Agnelli) è stata la posizione di Antonio Conte: non c’è la tanto temuta accusa d’illecito. Il tecnico non rischia più lo stop lungo che poteva mettere in crisi la Juve. Palazzi ha scelto di fare un passo indietro, credendo al pentito Carobbio (il grande accusatore del suo ex allenatore ai tempi del Siena), ma fermandosi alla contestazione minima (l’omessa denuncia) in presenza di dubbi. Dubbi che il procuratore non ha avuto su Bonucci, Pepe e Stellini. I primi «incastrati» dalle dichiarazioni di Andrea Masiello (altro pentito), il terzo finito stritolato dalle sue omissioni, con lo stesso Conte che chiarisce agli 007 federali «di aver saputo da Stellini, a indagine in corso, dei contatti avuti con Carobbio dopo Siena-AlbinoLeffe » e finisce dentro la rete. Tutte posizioni che Palazzi ritiene «blindate» da altri riscontri, comprese le ammissioni dei giocatori lombardi nominati da Carobbio (Garlini, Sala, Passoni e Poloni) e a cui è stato contestato l’illecito, come ai senesi Coppola, Terzi e Vitiello (oltre naturalmente a Stellini). L’illecito temuto per Conte poteva materializzarsi per Novara-Siena. Il racconto di Carobbio faceva riferimento all’accordo per un pareggio «annunciato» dall’allenatore durante la riunione tecnica. Palazzi nell’ordinanza ribadisce che la versione è credibile, ma poi si pone un dubbio pro reo e non carica la mano sul deferimento. Come mai? Difficile capirlo dalle motivazioni e appare come una incongruenza. Ma se il procuratore ha deciso di non procedere pur in presenza di un racconto che giudica verosimile, avrà fatto delle valutazioni più ampie. Forse avrà inciso la mancanza di un «movente», in altre parole a che scopo Conte doveva farsi promotore di un illecito non avendo contatti con gli Zingari o interesse nelle scommesse? O forse i ripetuti contatti di Carobbio con Ilievski su una scheda intestata a un egiziano nella settimana della gara (anche a poche ore dalla gara) ha insinuato quel dubbio che ha spinto Palazzi a ritenere l’illecito opera di alcuni giocatori (Carobbio, Larrondo e Vitiello del Siena più Bertani, Drascek e Gheller del Novara), risparmiando l’attuale tecnico della Juve. Per lo stesso motivo non sono arrivati i deferimenti per omessa denuncia agli altri giocatori del Siena. E comunque leggendo l’ordinanza si intuisce come fino all’ultimo il procuratore su Novara-Siena abbia sfogliato la margherita per Conte: illecito o omessa? Decisivo è stato quel «dubbio» che forse ha fatto ritenere all’accusa di non riuscire a tenere le proprie posizioni nel dibattimento, preferendo quindi adagiarsi su una base ritenuta più solida. La spina BonucciMala Juve dovrà fronteggiare anche i casi Bonucci e Pepe. Non sarà facile. L’ordinanza segue la versione di Andrea Masiello che accusa il difensore, Salvatore Masiello e Belmonte (ma Palazzi aggiunge anche Parisi) e mette in evidenza i riscontri acquisiti: la proposta di alterare Udinese-Bari dopo le «pressioni » del ristoratore barese De Tullio proprietario di un’agenzia di scommesse, il coinvolgimento e l’adesione dei compagni e nel caso di Bonucci l’ok sarebbe arrivato nell’autobus che portava la squadra all’aeroporto. E ancora: la telefonata di Salvatore Masiello a Pepe per cercare una sponda nell’Udinese, la metafora della Ferrari e il «no» ricevuto. Il giocatore della Juve e della Nazionale ha negato ogni addebito. Stessa cosa hanno fatto Pepe e gli altri calciatori. Ma Palazzi fa notare come De Tullio e Iacovelli (il tuttofare arrestato a Cremona) danno conferma ai magistrati di Bari sulle scommesse per quella gara; Pepe conferma una predilezione per la Ferrari e i rapporti di amicizia con Salvatore Masiello e aggiunge di «chiamate frequenti » tra loro (ma non per Udinese-Bari); Bonucci ammette la sua presenza sul bus, ma non di aver parlato con Masiello. Mala dovizia di particolari del racconto di Andrea Masiello, i riscontri ottenuti e l’assenza di acredine sono per Palazzi motivi più che sufficienti per contestare a Bonucci l’illecito e a Pepe l’omessa. Senza dubbi, come nel caso di Conte, e quindi con la convinzione di «reggere» l’accusa anche nel processo.

- Il patteggiamento ordine del giorno delle «diplomazie»

Maurizio Galdi - Gasport -27-07-2012

Il patteggiamento sarà al centro del lavoro degli avvocati difensori e della Procura federale l'1 e il 3 agosto, all'apertura dei due diversi procedimenti scaturiti dai deferimenti che ieri hanno raggiunto 45 tesserati e 13 società per 73 posizioni esaminate dalla Procura. Si comincerà l'1 agosto con il deferimento relativo alla documentazione di Cremona (riguarda Siena, Grosseto, AlbinoLeffe, Ancona, Novara, Torino, Varese e 26 tesserati), si proseguirà il giorno dopo. Il 3 agosto partirà il procedimento sulle carte di Bari (riguarda Bari, Bologna, Lecce, Portogruaro, Sampdoria, Siena e Udinese e 22 tesserati). Le sentenze dovrebbero arrivare tra il 9 e il 10. Cinque giorni dopo potranno cominciare gli appelli alla Corte di giustizia sportiva a sezioni unite: è probabile che si parta il 16.

Patteggiamento Si tratta di applicare l'articolo 23 del Codice di giustizia sportiva. In caso di collaborazione si applica integrato all'articolo 24. Ma analizziamo il patteggiamento semplice. Si tratta in pratica di un accordo tra accusa e difesa che la Disciplinare «ratifica» sempre che ritenga corretta «la qualificazione dei fatti come formulata dalle parti e congrua la sanzione indicata». Il patteggiamento, nonostante sia stato sollevato il problema da parte dei terzi interessati nell'ultimo procedimento sportivo, «chiude il procedimento nei confronti del richiedente».

Come si calcola la sanzione Il patteggiamento, per giurisprudenza consolidata, porta a uno sconto di un terzo della sanzione. Facciamo un esempio: se la Procura federale chiede per un tesserato tre anni di squalifica, i difensori patteggiando possono ottenere che la squalifica si riduca a due anni. Anche le società, in caso di patteggiamento dei propri tesserati, possono chiedere di patteggiare eventuali penalizzazioni.

A cosa si applica Il patteggiamento è un accordo tra le parti e viene concordato in base alla richiesta della Procura federale. In genere l'avvocato del tesserato che propone il patteggiamento chiede alla Procura quale sarà la richiesta per il proprio assistito e in base a questa viene definita la nuova sanzione. Nella trattativa, comunque, non è mai capitato che la Procura scenda sotto il minimo stabilito dal Codice, esclusi i casi di collaborazione.

La Juve decide cosa fare. Patteggiamento possibile

Francesco Ceniti - Gasport - 27-97-2012

Oggi gli avvocati riuniti: Conte potrebbe uscirne con 3-4 mesi, inutile correre rischi. Bonucci e Pepe: destini uniti. L’amarezza di Agnelli

ROMA, 27 luglio 2012 - E’ il giorno delle decisioni. La linea difensiva della Juve si saprà nel pomeriggio, quando si ritroveranno i tre avvocati che stanno seguendo Antonio Conte, Leonardo Bonucci, Simone Pepe, Angelo Alessio e Cristian Stellini. Saranno prese in esame le varie posizioni e studiata nel dettagli l’ordinanza del procuratore Palazzi. Poi i legali Antonio De Rensis, Luigi Chiappero e Michele Briamonte valuteranno il da farsi, non prima di essersi consultati con il presidente Agnelli e i tesserati coinvolti. Sul tavolo ci sono tutte le ipotesi, compreso il patteggiamento. E non sarebbe una sorpresa se fosse proprio questa alla fine la strada prescelta. Specie per Antonio Conte. Cerchiamo di capire meglio.

Rischi inutili Il tecnico deve fronteggiare due omesse denunce. Tradotto: il procuratore potrebbe chiedere 12 mesi per ogni episodio (è il massimo sempre utilizzato da Palazzi finora, il minimo è 6 mesi) più altri 3 per l’aggravante (l’allenatore è una figura dirigenziale e inoltre ci potrebbe essere una continuazione del reato). Totale rischio condanna: 27 mesi. Tantissimi. Certo, Conte si sente vittima di un’ingiustizia e di accuse infamanti. L’illecito scampato potrebbe convincerlo ad affrontare il processo per dimostrare la sua pulizia morale. Anche perché gli avvocati hanno individuato alcune incongruenze sulla omessa denuncia di Novara-Siena (a nessun giocatore presente nella riunione tecnica dove Conte avrebbe annunciato il pari è stata contestata la stessa accusa) e potrebbero vincere in giudizio. Sul tavolo resterebbe solo AlbinoLeffe-Siena. E qui una riflessione attenta delle carte dovrebbe consigliare prudenza. Le ammissioni incassate da Palazzi, a iniziare dai giocatori dei lombardi che hanno confermato l’accordo per la loro vittoria, e il comportamento di Stellini lasciano pochi margini a un ribaltone. Il rischio concreto della scelta di andare a dibattimento è di uscirne nel migliore dei casi con 12 mesi di stop. Troppi. Ecco che il patteggiamento fa capolino. Anche perché va ricordato come il processo sportivo sia accusatorio e quindi il compromesso scelto per evitare brutte sorprese. Messa così, anche Conte potrebbe fare buon viso a cattivo gioco e ritrovarsi senza panchina della Juve per «solo» 3 o 4 mesi. Insomma, il male minore.

Bonucci e Pepe Più difficile la scelta per Bonucci e Pepe. Le due posizioni sono strettamente correlate. Il secondo avrebbe diversi motivi per patteggiare: se la caverebbe con tre mesi e visto il suo attuale infortunio sarebbe quasi uno stop indolore. Ma se lo facesse obbligherebbe Bonucci alla stessa scelta perché non avrebbe senso andare a processo quando il compagno va dalla strada opposta. Senza contare che altri giocatori legati alla presunta combine potrebbero negoziare la loro posizione. Palazzi sembra sicuro su Udinese-Bari: in effetti posizioni simili hanno portato a condanne nei precedenti processi. Per l’illecito si parte dai tre anni di squalifica, patteggiando si può scendere a due e forse con una collaborazione piena anche a meno. Bonucci ha 25 anni: dovrà fare le valutazioni con la Juve. E’ disposto il club a rispettare il contratto anche con 3 anni di fermo? Oppure preferisce non rischiare, ritrovando Pepe dopo 3 mesi e il difensore tra 2 stagioni. Vedremo. Di sicuro sembra scontato il patteggiamento di Stellini (rischio preclusione), mentre Alessio seguirà la via di Conte.

Agnelli e gli altri Intanto ieri si sono fatte sentire le voci della società. Il presidente Agnelli ha ricordato: «Gli eventi lasciano in tutti noi una profonda amarezza, mitigata dalla consapevolezza che, come indicato dai vertici dello sport italiano, le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza nel corso di questa partita che si svolge innanzi a vari gradi di giudizio. A nome della società ribadisco il pieno sostegno a Conte, Alessio, Stellini, Bonucci e Pepe. La Juventus è una squadra e nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si perde e si vince. Ma non si resta mai soli. E non succederà neppure questa volta». Gli ha fatto eco il cugino John Elkann: «Abbiamo sempre avuto una posizione molto forte. Sosteniamo i nostri giocatori e il tecnico. Preoccupato? Sono fiducioso e credo nella giustizia». Il direttore generale Beppe Marotta ha sottolineato: «Troveremo una soluzione per Conte: è certo che resterà con noi indipendentemente dall’esito del processo sportivo». L’avvocato De Rensis ieri sull’idea patteggiamento ha ribadito la posizione espressa in una recente intervista con la giornalaccio rosa: «Come ipotesi di scuola, un avvocato non deve escludere niente, ma un conto è patteggiare avanti a un processo garantista, un altro è patteggiare avanti a un processo accusatorio». Oggi ne sapremo di più.

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Gasport 27-07-2012

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Conte: «Carobbio mi considerava uomo di m.....»

Francesco Ceniti - Gasport -27-07-2012

Il tecnico: «Me lo ha riferito Stellini». Il centrocampista: «Niente vendette, mi aveva fatto sentire utile»

ROMA, 27 luglio 2012 - Nell’ordinanza di deferimento sono contenuti stralci delle audizioni effettuate in Procura federale. Pubblichiamo quelli più significativi riguardanti Carobbio e Conte.

Filippo Carobbio, il 10 luglio: «Preciso che l’allenatore ci aveva informato che la gara sarebbe finita in pareggio e ricordo bene che all’ultimo, prima della gara, decise di escludere Sestu che, in quel periodo, era sempre titolare; ricordo bene la circostanza in quanto non era mai accaduto che, dopo la riunione tecnica e immediatamente prima della gara, l’allenatore cambiasse la formazione, soprattutto escludendo i titolari; ricordo molto bene quella riunione tecnica, in quanto l’allenatore, dopo averci detto che era stato raggiunto un accordo per il pareggio, ci parlò poco della gara e degli aspetti tecnici, ma ci fece un discorso molto emozionante sulla sua carriera, in relazione all’obiettivo che la nostra squadra stava per raggiungere (...) Ribadisco che, non solo non ho mai avuto motivi di astio nei confronti del mister Conte, ma anzi ho sempre nutrito grande stima nei suoi confronti (...) Prendo atto delle dichiarazioni della moglie di Calaiò relative alla mancata concessione del permesso in occasione della nascita di mia figlia Adelaide avvenuta il 21.9.10; quel giorno, avendo appreso da mia moglie che stava andando in ospedale, chiesi il permesso all’allenatore di poterla raggiungere a Bergamo con l’impegno di rientrare il giorno successivo, per recuperare, nel pomeriggio, l’allenamento svolto dai miei compagni la mattina; il mister rifiutò tale proposta, dicendomi che la mattina successiva non poteva fare a meno della mia presenza in allenamento, in vista della partita che si sarebbe giocata a Piacenza nell’anticipo del venerdì; mi promise peraltro che mi avrebbe concesso un giorno aggiuntivo di riposo dopo la gara; tale circostanza, seppur disagevole per mia moglie, mi inorgoglì molto sia per l’attestazione di stima e fiducia mostratemi, sia in quanto mi fece capire che riteneva essenziale il mio ruolo e le mie prestazioni».

Antonio Conte, il 13 luglio: «Escludo di aver mai detto ai calciatori che il pareggio sarebbe potuto essere un buon risultato anche perché, in tal caso, avrei vanificato tutta la mia opera motivazionale (...) Non concessi il permesso (a Carobbio) in quanto era fondamentale prepararsi bene, dovendo affrontare una partita importante; Carobbio non ebbe nulla a replicare (...) Anzi, in effetti lo stesso Carobbio aveva chiesto prima a Stellini se fosse il caso di chiedermi un permesso e Stellini gli suggerì di andare a Bergamo e di chiamare direttamente da fuori dicendo che la moglie era stata ricoverata d’urgenza in modo di potersi trattenere; Carobbio, però, evidentemente preferì correttamente venire da me a chiedermi il permesso, anche perché, altrimenti, mi sarei comunque molto alterato; solo recentemente ho appreso del pessimo consiglio fornito al Carobbio dalla Stellini, con il quale mi sono infuriato; lo stesso, peraltro, in medesima circostanza, ebbe a riferirmi di aver raccolto le lagnanze di Carobbio in merito alla mia carenza di umanità, appellandomi come "uomo di M***A". In occasione di Juve-Siena, successivamente alle notizie relative all’indagine di Cremona, la mia compagna mi ha riferito di un colloquio avuto in tribuna con la moglie di Vergassola, durante il quale la medesima le riferiva testualmente "hai visto quello che ve la sta facendo pagare"; a quel punto la mia compagna ritenne di raccontarmi quanto accaduto in occasione della festa della figlia di Brienza; ove la moglie di Carobbio, alla presenza del medesimo, si era lamentata con lei con tono acceso, additandola con l’indice, in quanto, a causa del diniego del permesso al marito, in occasione della nascita della figlia aveva dovuto sostenere una spesa di 1.500 euro».

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ROMA, 27 luglio 2012 - Il gruppo dei nuovi deferiti è meno numeroso di quello che ha dato vita al primo processo scommesse di questa estate (44 ieri, 83 il 9 maggio scorso), maa pesare sono i nomi. Antonio Conte ha i riflettori puntati addosso, poi, fra gli altri, ci sono Leonardo Bonucci, Simone Pepe, Marco Di Vaio, il tecnico Mutti, Cristian Stellini e i club, Siena, Bologna, Torino, Sampdoria, Lecce, Grosseto, Udinese, Novara, Varese, Albinoleffe, Bari. Mano dura, ha messo in campo il procuratore federale Stefano Palazzi. Rinvii a giudizio (sportivi) che hanno tutti un punto in comune: la credibilità dei grandi pentiti dello scandalo. A inguaiare Conte, è Filippo Carobbio, l’uomo delle rivelazioni su Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, ai tempi in cui il tecnico campione d’Italia con la Juve lavorava sulla panchina del club toscano. Conte andrà a giudizio non per illecito sportivo come si poteva pensare nella peggiore delle ipotesi, ma accompagnato dalla doppia accusa di omessa denuncia. L’illecito è il reato più grave nel mondo del calcio, punito con almeno tre anni di squalifica e aperto al patteggiamento della pena soltanto se l’imputato ha la forza e la volontà di allargare il quadro delle colpe. L’omessa denuncia cambia in rapporto a chi la compie: più lieve nelle conseguenze per i giocatori, più indigesta per allenatori, dirigenti, vertici di società. Come è arrivato Palazzi a formulare la richiesta di processo per Conte per non aver denunciato fatti riconducibili all’illecito sportivo stesso? Carobbio, per gli inquirenti, «non è stato mosso da alcun motivo di risentimento personale nei confronti del suo allenatore» ai tempi di Siena. E le verità di Carobbio, per il pool di Palazzi, hanno un valore probatorio a prova di contraddizioni o smentite: Conte, per l’accusa, ha parlato di accordi fra società o giocatori, e lo ha fatto sia prima della sfida al Novara, sia nelle ore precedenti la gara con l’Albinoleffe. Perché, allora, il processo per omessa denuncia? Perché, scrivono gli inquirenti, «la procura ritiene che non si possa affermare con certezza che si tratti di una condotta integrante un atto idoneo e diretto a realizzare l’alterazione del regolare svolgimento o del risultato di una gara...». Così per i fatti di Novara-Siena, per la ricostruzione di Carobbio che parla di un allenatore - Conte appunto - più che loquace durante la riunione tecnica a tre ore dalla partita. «...la condotta tenuta dal tecnico - si legge nel deferimento - non lascia desumere con certezza l’apporto di un contributo causale idoneo e finalizzato all’alterazione della gara, efficiente rispetto all’accordo già raggiunto di cui Conte medesimo ha dato atto nel corso della riunione tecnica...». Tradotto: l’allenatore della Juve è stato riconosciuto dalla procura non come parte attiva di una potenziale combine, masolamente un tesserato che avrebbe dovuto denunciare qualcosa che aveva conosciuto in un contesto del tutto particolare. Dubbi ha avuto da sempre Palazzi sul ruolo di Conte e, nel dubbio, «anche in applicazione della regola di giudizio costituita dal principio “in dubio pro reo” - scrive il procuratore - si deve ritenere integrante la mera violazione dell’obbligo di denunciare senza indugio...». Il secondo processo sulle scommesse si dividerà in due: mercoledì e giovedì prossimo le due udienze dedicate al filone di Cremona, le 48 ore successive spazio al dibattimento sul filone di Bari. Il primo giorno è quello dei patteggiamenti: la pena minima per l’omessa denuncia per fatti integranti l’illecito sportivo è di sei mesi, se c’è la reiterazione - caso Conte può superare l’anno (con l’accordo fra difesa e accusa per una doppia accusa di omessa denuncia la squalifica si può ridurre fino a 6 mesi). A processo ci saranno altri due juventini: Pepe per omessa denuncia, Bonucci per illecito sportivo. Entrambi chiamati in causa da Andrea Masiello, entrambi per la sfida Udinese-Bari del 9 maggio del 2010: 3 a 3 il verdetto, per Masiello, con la complicità, fra gli altri, di Bonucci.

Fonte: La Stampa (articolo a firma di Gugliemo Buccheri)

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Conte-De Rensis, riunione di 3 ore ieri a Vinovo. I tifosi contro la Figc: «Ci hanno massacrato»

TORINO, 27 luglio 2012 - La società bianconera, però, ha già deciso: Antonio Conte resta alla guida, non esiste e non è mai esistito un piano B. Al massimo, in caso di squalifica, si valuterà chi spedire in panchina, e primo indiziato è Marco Baroni, tecnico della Primavera. O chi comprare per cementare una difesa forse priva di Bonucci e, all’inizio, di Caceres. Alla momentanea via di uscita, in caso di squalifica del tecnico, accenna Beppe Marotta: «Noi abbiamo affidato la gestione tecnica a Conte e sarà così anche per il futuro: insieme a lui troveremo la giusta soluzione». Il tutto in un clima di fair play: «C’è profonda amarezza per il coinvolgimento dei nostri tesserati - argomenta l’ad bianconero - perché crediamo alla loro estraneità», ma c’è pure «rispetto degli inquirenti». Meno calma tra i tifosi che si sfogano sul web, e qualche tesserato, lontano dalle tv: «Ci hanno massacrato». La via d’uscita, legale, pare invece quella del patteggiamento, visto lo sconto sull’eventuale pena: «Come ipotesi di scuola - spiega Antonio De Rensis, legale di Conte un avvocato non deve escludere niente, ma un conto è patteggiare avanti a un processo garantista, un altro è farlo avanti a un processo accusatorio, come è quello sportivo. Considerato tutto ciò, adesso valuteremo quale strada perseguire, tenendo conto di questo primo passo indubbiamente positivo». Cioè la non contestazione dell’illecito sportivo, che pure Conte rischiava: «Ora abbiamo uno scenario completamente ridimensionato che non deve fare esultare o stappare champagne, ma certo bisogna considerare da dove siamo partiti». Di patteggiamento, De Rensis ne ha discusso per circa tre ore a Vinovo con il tecnico, uno poco incline ai compromessi, figurarsi sulla sua credibilità. Stavolta dovrà accettarne uno.

Fonte: La Stampa (estratto dall'articolo a firma di Massimiliano Nerozzi

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Agnelli a Conte: «Non sarai solo»

Il legale di Conte: «Scenario ridimensionato». Si profila l'ipotesi del patteggiamento. Quel "rifugio" allo Stadium

TORINO, 27 luglio 2012 - E' la partita più importante che dovrà giocare, non sui campi di calcio ma nelle aule di tribunale, però Antonio Conte sa di poter contare sul sostegno della Juventus, intesa non soltanto come società ma come popolo bianconero. Che crede nella sua estraneità sui fatti di scommessopoli e sta al suo fianco. You'll never walk alone sembra essere il messaggio di Andrea Agnelli dopo il summit mattutino insieme con gli avvocati, alla sventagliata dei deferimenti. La Juventus alza lo scudo, difende staff tecnico (oltre a Conte, pure Cristian Stellini e Angelo Alessio ), giocatori (Leonardo Bonucci e Simone Pepe ) e non pensa a soluzioni alternative. Conte è e resta l'allenatore bianconero, tanto che in società stanno già pensando al posto da assegnargli allo Stadium per permettergli di comunicare con la panchina nelle partite casalinghe.

TUTTI UNITI Il presidente esterna emozioni, ma resta ferreo sulla condotta e confida che stamattina, alla lettura dei faldoni della procura, gli avvocati possano confezionare una linea difensiva che attenui le posizioni. «Gli eventi odierni lasciano in tutti noi una profonda amarezza, mitigata dalla consapevolezza che, come indicato dai vertici dello sport italiano, le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza nel corso di questa partita che si svolge innanzi a vari gradi di giudizio». I temi legali lasciano poi spazio al cuore e all'orgoglio gobbo. «Ribadisco il pieno sostegno a Conte, Alessio, Stellini, Bonucci e Pepe: la Juventus è una società quotata in Borsa, ma per tutti è una squadra e per tutti noi che dedichiamo lavoro e passione ai colori bianconeri lo è ancor di più. Nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si perde e si vince. Ma non si resta mai soli. E non succederà neppure questa volta». Parole ribadite anche da Londra, dove si trova per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, dall'azionista di riferimento John Elkann. «Sono fiducioso e credo nella giustizia. Andrea ha fatto dichiarazioni molto chiare: noi sosteniamo l'allenatore e i nostri giocatori».

PATTEGGIAMENTO Scomparso lo spettro dell'illecito, Conte deve rispondere alla Commissione Disciplinare del rinvio a giudizio di omessa denuncia in merito alle partite Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena nel campionato di B, stagione 2010-11, quando il tecnico bianconero sedeva sulla panchina dei toscani. Rischierebbe, se l'accusa venisse confermata in aula, un anno di squalifica, ma se patteggia - e lo deve fare prima del processo, fissato per il 1° agosto - gli verrebbero scontati i due terzi della pena, il che significa che dovrebbe rinunciare alla panchina soltanto per quattro mesi e la squadra in partita sarebbe affidata al tecnico della Primavera Marco Baroni . «All'inizio della vicenda venivano disegnati scenari molto gravi e invece ora il quadro è completamente ridimensionato e si avvicina a rendere giustizia a una persona di moralità specchiata - ha spiegato Antonio De Rensis , uno dei componenti del pool di avvocati del tecnico -. Patteggiare? Un avvocato previdente non esclude niente a priori: l'ipotesi non viene comunque fatta dalla difesa, ora valuteremo come muoverci». Se ieri pomeriggio lavvocato non è stato esplicito sul patteggiamento perché in attesa di conoscere con esattezza le carte con cui la procura ha rinviato a giudizio l'allenatore, in serata nellambiente juventino si è fatta strada la notizia che Conte ricorrerà al patteggiamento per circoscrivere la condanna.

COMBATTIVO La scure della procura non ha provocato delusione ma piuttosto contrarietà in Conte. Che non è certo uno che si arrende e anche ieri, tra ritiro e allenamento, ha manifestato più combattività che scoramento. Insomma, nessuna lacrima è circolata nello spogliatoio bianconero, piuttosto qualche faccia scura - soprattutto quella di Bonucci, non a caso l'unico rinviato a giudizio per illecito - si è aggirata a Vinovo. E i compagni hanno accolto la notizia dei deferimenti con una solidarietà rispettosa e silenziosa. «Conte non è certamente uno che deve essere consolato - conferma in serata da Milano Beppe Marotta -. Lui riesce a trarre forza anche dagli eventi negativi. E non esistono piani B: la gestione tecnica sarà affidata a Conte, straordinario condottiero del nostro scudetto. Sarà lui il responsabile, troveremo insieme la soluzione giusta».

REGOLE DA RIVEDERE L'ad della Juventus amplia però il discorso e chiede un intervento sulle regole affinché la giustizia sportiva si equipari a quella ordinaria. «Dopo questo processo va riformato il tutto perché non è possibile che il presunto colpevole può scagionarsi senza prove, non è giusto che un dirigente come è l'allenatore venga colpevolizzato senza accuse precise con fatti non concreti. Le società sono aziende, non si può restare ancorati con regole di questo tipo».

Fonte: Tuttosport (articolo a firma di Marina Salvetti)

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E in panchina va Baroni promosso dalla Primavera

Potrebbe debuttare già in Supercoppa

TORINO, 27 luglio 2012 - La controfigura di Antonio Conte per questo strano inizio di stagione avrà fisico da difensore, pizzetto brizzolato e accento toscano. Marco Baroni , dall'estate 2011 tecnico della Primavera juventina, è pronto ad accomodarsi sulla panchina principale. Siederà fisicamente nel posto dell'ex capitano la domenica e comparirà ufficialmente nelle distinte. Ma moralmente e durante la settimana a Vinovo non cambierà nulla: la guida è - e resterà - lo Special One del Salento.

VERSO PECHINO Dei deferimenti - e delle conseguenze dirette (quindi delle probabili squalifiche) - Baroni ha saputo da Dortmund, dove è impegnato con i suoi ragazzi in un torneo internazionale. La prossima tappa - la prima da alter Conte - arriverà presto. Il calendario processuale potrebbe regalargli addirittura la supercoppa italiana di Pechino. E' una piccola possibilità, ovviamente in casa Juve vorrebbero evitare. Sarebbe un battesimo di fuoco. Nel caso l'incrocio sarebbe curioso: contro il Napoli, la squadra con cui da giocatore ha vinto lo scudetto. Già, c'era anche lui nella difesa dello squadrone di Diego Armando Maradona del 1989-90.

DIVERSI E UGUALI Fiorentino dalla battuta facile, avrà il difficile compito di sostituire Conte nei novanta minuti di partita. La panchina la vivono in modo diverso. Antonio è sempre in piedi, spesso tarantolato. Marco si alza e si siede, ma nei modi è molto più mite. Simile invece è ldea di calcio. Sono allenatori esigenti, danno tanto e pretendono altrettanto. Fare da tramite per Baroni sarà semplice, quasi naturale. I principi di gioco della sua Primavera sono gli stessi della squadra campione d'Italia: possesso palla, aggressività, azione che deve sempre partire dal portiere e svilupparsi con il pallone rasoterra. Dovrà abituarsi al ruolo, non alla lingua calcistica da trasmettere.

IN SERIE A COL SIENA Sulla panchina-palco dello Stadium Baroni si è seduto la scorsa stagione. Serata sfortunata per la sua Juventus, sconfitta nella finale d'andata di coppa Italia dalla Primavera della Roma. Serata maledetta soprattutto per la casa juventina, che in quella occasione ha scoperto per la prima volta l'amarezza della sconfitta. Da allenatore ha già assaporato pure la serie A. Esperienza veloce, tre partite in tutto. Era la stagione 2009-10. ll Siena - anche li allenava la Primavera - gli affida la panchina a tempo dopo l'esonero di Marco Giampaolo . Conquista un punto e passa il testimone ad Alberto Malesani . La stagione seguente lascia la Toscana per un'avventura tra i professionisti: destinazione Cremonese (Prima Divisione).

AVVENTURA JUVE Corteggiato dal dg del vivaio juventino Giovanni Rossi , che a lui aveva pensato già lanno precedente, Baroni arriva a Torino la scorsa estate. Al buon palmares giovanile (la Primavera del Siena laveva portata in finale) aggiunge una Viareggio Cup, torneo nel quale brilla il talento promettente Leonardo Spinazzola . Adesso Baroni dovrà entrare in fretta nel ruolo di controfigura. L'attore principale è esigente, ma proprio la sua vicinanza (durante la settimana) è la migliore delle garanzie possibili.

Fonte: Tuttosport (articolo a firma di Filippo Cornacchia)

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Palazzi: "Illecito per Conte? Non c'è certezza dell'atto"

"Elementi per omessa denuncia". Smontata la tesi difensiva: non c'era acredine da parte di Carobbio

ROMA, 27 luglio 2012 - Prelibato o amaro, il piatto è servito. Dovranno digerirlo gli altri 67 colpevoli sulla base delle accuse di Carobbio. Il pentito supercredibile non ha distrutto Conte «perché c'è un dubbio pro reo». Lo spiega Palazzi nei deferimenti: «Rimane da valutare, in termini di apporto causale e di qualificazione giuridica, la condotta del tecnico Antonio Conte. Per come descritta dal Carobbio, non c'è certezza che si tratti di una condotta integrante un atto idoneo e diretto a realizzare l'alterazione del regolare svolgimento o del risultato di una gara, ex art. 7, commi 1, 2 e 5, CGS (illecito sportivo, ndr), non c'è certezza dell'apporto, da parte del tecnico, di un contributo efficiente rispetto all'accordo già raggiunto di cui il Conte medesimo ha dato atto nel corso della riunione tecnica. Pertanto, in mancanza di ulteriori elementi fattuali sicuramente dimostrativi, si deve ritenere integrante la mera violazione dell'obbligo di denunciare senza indugio alla Procura Federale fatti integranti illecito sportivo». Ecco perché Antoniocapitano s'è beccato solo una doppia omessa denuncia e non qualcosa di più grave. La Procura Federale ha invece smontato la tesi difensiva dell'acredine di Carobbio verso il tecnico per il mancato permesso per la gravidanza della moglie: «Le motivazioni di Conte appaiono inconferenti e prive di pregio, la versione fornita dal calciatore, orgoglioso del diniego, appare più verosimile ed esclude motivi di astio».

Fonte: Il Corriere dello Sport (articolo a firma di Alberto Abbate)

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a 8:11

I VERBALI ripresi sui giornali:

ROMA, 27 luglio 2012 - Per il procuratore federale Stefano Palazzi, a muovere i fili del racconto di Filippo Carobbio, grande accusatore di Antonio Conte, non è stato in alcun caso il rancore personale, ma nell’intreccio degli interrogatori dei due la lite fra mogli è strisciante.

Il ritorno a casa negato

Carobbio rivela agli investigatori della Figc cosa accadde in occasione della nascita della piccola Adelaide il 21 settembre del 2010: «...avendo appreso da mia moglie che stava andando all’ospedale, chiesi il permesso all’allenatore di poterla raggiungere a Bergamo con l’impegno di rientrare il giorno successivo per recuperare, nel pomeriggio, l’allenamento svolto dai miei compagni la mattina. Il mister - così Carobbio - rifiutò tale proposta, dicendomi che la mattina dopo non poteva fare a meno della mia presenza in allenamento in vista della partita che si sarebbe disputata il venerdì a Piacenza...».

Le consorti sul ring

Conte davanti al pool di Palazzi nell’interrogatorio di due settimane fa. «...In occasione di Juventus-Siena, successivamente alle notizie relative all’indagine di Cremona, la mia compagna mi ha riferito di un colloquio avuto in tribuna con la moglie di Vergassola, durante il quale la medesima gli diceva testualmente “hai visto, quello ve la sta facendo pagare”. Dopo tale incontro, la mia compagna ritenne di raccontarmi quanto accaduto in occasione della festa di Brienza quando la moglie di Carobbio si era lamentata con lei con tono acceso, additandola con l’indice, in quanto, a causa del diniego del permesso al marito in occasione della nascita della figlia, aveva dovuto sostenere una spesa di 1500 euro...», così l’ex tecnico del Siena.

Larrondo conteso

Nel ricostruire le sue accuse a Conte in merito alla partita Novara-Siena, Carobbio si sofferma su un particolare consegnato alla procura federale nel suo secondo interrogatorio il 10 luglio. «... al discorso di Conte che ci informava del pareggio concordato, nessuno di noi si stupì più di tanto... ricordo che, durante la gara, mentre mi scaldavo a bordo campo insieme al mio compagno Larrondo, lo stesso, essendo un giovane e straniero, mi chiese, alla luce di quanto riferito da Conte nella riunione tecnica, come si doveva comportare se l’allenatore l’avesse fatto entrare in campo. Lo tranquillizzai dicendogli di fare movimento senza segnare... ». Larrondo, convocato da Palazzi tre giorni dopo, negherà tutto. «... ricordo la partita Novara-Siena. Ricordo che giocai pochi minuti finali: nella riunione tecnica pre gara l’allenatore ci disse che voleva vincere a ogni costo. Non ricordo di aver parlato con Carobbio a bordo campo...».

Fonte: La Stampa (articolo a firma di Gugliemo Buccheri)

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Conte e Carobbio, quella versione differente su un permesso negato

L'audizione di Conte alla Procura Federale:

Conte su Novara-Siena

CONTE dice: « In occasione della gara NOVARA-SIENA del 1.5.11 non ho appreso in alcun modo che i miei calciatori VITIELLO e COPPOLA si fossero incontrati con DRASCEK o con altri tesserati del Novara (...) con il Novara arrivammo un giorno prima rispetto al solito solo per testare il campo sintetico, ma ci fu comunque una sola riunione tecnica (...) in occasione di Novara-Siena, noi venivamo da una sconfitta con il Portogruaro e ricordo che CALAIÒ mi fece pervenire attraverso ALESSIO la richiesta di un giorno in più di riposo, nonostante ne avessi già concessi due per le festività pasquali; essendo stato dissuaso da ALESSIO, CALAIÒ non mi chiese più nulla; la cosa mi infastidì comunque ed anche per questo serbai con tutta la squadra un atteggiamento di estremo distacco, ritenendo che avessero perso le motivazioni; ricordo quindi che in occasione della riunione tecnica prima di Novara-Siena, mancando solo 4 gare alla fine del campionato, parlai molto dei miei trascorsi da calciatore, sia delle vittorie conseguite, ma anche delle sconfitte, proprio al fine di caricarli emotivamente per fargli comprendere che, dopo un lungo cammino, sarebbe stato assurdo perdere le motivazioni proprio nel momento più delicato (...) escludo di aver mai detto ai calciatori che il pareggio sarebbe potuto essere un buon risultato anche perché, in tal caso, avrei vanificato tutta la mia opera motivazionale (...) non so perché CAROBBIO possa aver riferito una simile circostanza, forse posso ascriverlo al fatto di avergli negato un permesso per raggiungere la moglie che stava per partorire; non concessi il permesso in quanto era fondamentale prepararsi bene, dovendo affrontare una partita molto importante; CAROBBIO non ebbe nulla a replicare in ordine alla mancata concessione del permesso; anzi, in effetti lo stesso CAROBBIO aveva chiesto prima a STELLINI se fosse il caso di chiedermi un permesso e STELLINI gli suggerì di andare a Bergamo e di chiamare direttamente da fuori dicendo che la moglie era stata ricoverata d'urgenza in modo di potersi trattenere; CAROBBIO, però, evidentemente, preferì correttamente venire da me a chiedermi il permesso, anche perché, altrimenti, mi sarei comunque molto alterato; solo recentemente ho appreso del pessimo consiglio fornito al CAROBBIO dallo Stellini con il quale mi sono infuriato; lo stesso peraltro, in medesima circostanza, ebbe a riferirmi di aver raccolto le lagnanze di CAROBBIO in merito alla mia carenza di umanità, appellandomi come "uomo di M***A". In occasione di Juventus-Siena, successivamente alle notizie relative all'indagine di Cremona, la mia compagna mi ha riferito di un colloquio avuto in tribuna con la moglie di VERGASSOLA, durante il quale la medesima le riferiva testualmente "hai visto, quello ve la sta facendo pagare"; successivamente a tale incontro, la mia compagna, a quel punto, ritenne di raccontarmi quanto accaduto in occasione della festa della figlia di BRIENZA; la moglie di CAROBBIO, alla presenza del medesimo, si era lamentata con lei con tono acceso, additandola con l'indice, in quanto, a causa del diniego del permesso al marito, in occasione della nascita della figlia, aveva dovuto sostenere una spesa di 1500,00 euro; In tale circostanza la mia compagna ebbe anche a riferirmi che la moglie di VERGASSOLA, riaccompagnandola a casa dalla festa sopra indicata, le consigliò di non riferirmi nulla, temendo le mie possibili reazioni (...) CAROBBIO non giocò più titolare, quando cominciò a mostrare problemi di interdizione (...) non ricordo se concessi a CAROBBIO un giorno in più di permesso dopo la partita per trattenersi con la moglie e la bambina appena nata, ma non posso escluderlo (...) non accolsi bene la sconfitta con l'Ascoli, ma in effetti la meritammo; ricordo, però, che misi sotto pressione la squadra, in quanto io metabolizzo male ogni sconfitta; anche nella riunione tecnica, ribadiì l'importanza di arrivare primi (...)».

Conte su Albinoleffe-Siena

Dice CONTE, sia con riferimento alla partita di andata SIENA-ALBINOLEFFE che di quella di cui si parla: «Non mi accorsi di nulla di particolare in occasione di Siena-Albinoleffe, in quanto, essendo molto arrabbiato per il gol subito nei minuti finali, andai via velocemente; STELLlNI, solo recentemente, a seguito delle notizie stampa che lo indicavano come coinvolto in presunti accordi presi dal CAROBBIO per la partita di ritorno, mi ha riferito che, al termine della gara in oggetto, vi era stata una rissa tra i calciatori delle due squadre al quale il medesimo aveva partecipato, e, pertanto, essendo preoccupato che potessero accadere incidenti nella gara di ritorno, sollecitò CAROBBIO, quale ex dell'Albinoleffe, a parlare con i suoi ex compagni per cercare di stemperare gli animi; lo scrupolo di STELLINI derivava dal fatto di essere rimasto coinvolto in prima persona nella rissa e pertanto si sentiva ancor più responsabile (...) STELLINI non mi esplicitò i motivi della rissa, anche perché non entrai nei particolari, essendo rimasto molto contrariato per non essere stato informato tempestivamente di quanto accaduto (...) STELLINI non mi riferì neanche i nomi dei partecipanti alla rissa (...) in occasione di ALBINOLEFFE-SIENA del 29.5.11, non ho mai saputo di un incontro tra i miei calciatori e alcuni calciatori avversari fuori del nostro albergo (...) poiché i calciatori non potevano uscire dall'albergo in occasione dei ritiro, non so come si siano potuti incontrare, lo addebito ad un po' di lassismo da fine campionato; se lo avessi saputo mi sarei infuriato (...) anche nella riunione tecnica precedente la gara ALBINOLEFFE-SIENA cercai di motivare i ragazzi per ottenere una vittoria anche perché saremmo potuti ancora arrivare primi, davanti all'Atalanta con la quale avevo una rivalità personale (...)».

Carobbio e la storia del permesso

Audizione di Carobbio: «Quel giorno, avendo appreso da mia moglie che stava andando in ospedale, chiesi il permesso all'allenatore di poter raggiungerla a Bergamo con l'impegno di rientrare il giorno successivo per recuperare, nel pomeriggio, l'allenamento svolto dai miei compagni la mattina; il Mister rifiutò tale proposta, dicendomi che la mattina successiva non poteva fare a meno della mia presenza in allenamento, in vista della partita che si sarebbe giocata a Piacenza nell'anticipo del venerdì; mi promise peraltro che mi avrebbe concesso un giorno aggiuntivo di riposo dopo la gara; tale circostanza, seppur disagevole per mia moglie, mi inorgoglì molto sia per l'attestazione di stima e fiducia mostratemi, sia in quanto mi fece capire che riteneva essenziale il mio ruolo e le mie prestazioni; fui quindi molto contento di rimanere insieme alla squadra (...) al discorso di CONTE che ci informava del pareggio concordato, nessuno di noi si stupì più di tanto, in quanto durante la settimana già girava voce nello spogliatoio che quella partita si sarebbe potuta concludere con un risultato concordato di pareggio».

Fonte: Il Corriere dello Sport (articolo a firma di Alberto Abbate)

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Bonucci: «So che Masiello era invidioso perché ero andato alla Juve»

ROMA, 27 luglio 2012 - Verbale dell'audizione di Bonucci alla Procura Federale: Sui rapporti che aveva con il compagno di squadra Andrea MASIELLO: «Semplici rapporti da compagni di squadra nel senso che ci siamo incontrati nelle occasioni istituzionali, ma non ho mai approfondito con lui un rapporto di amicizia. L'Ufficio mi chiede di riferire su che atteggiamento avesse Masiello nei confronti degli altri compagni di squadra e se ho mai notato comportamenti tali da farmi sospettare su sue attività antisportive. Posso dire che non avevo, come detto prima, un rapporto intenso con MASIELLO ma che lui mi sembrava che all'interno dello spogliatoio volesse assumere un ruolo da leader. Certo è che io non ho mai notato in lui condotte antiregolamentari. Posso immaginare che lui possa aver covato nei miei confronti una sorta di invidia atteso che gli sviluppi della mia carriera calcistica sono stati nell'ultimo periodo migliori dei suoi. Dico ciò perché abbiamo lo stesso procuratore con MASIELLO, nello specifico il sig. Davide TORCHIA e questo mi ha riferito qualche volta a mo di battuta che lui "rosicava" un po' che io fossi finito alla Juve. Inoltre in occasione di una mia andata a Bari, direi verso la fine del 2010, mi recai in un ristorante di Bari e li trovai molti miei ex compagni tra cui il MASIELLO che io salutai con un calore al pari degli altri ricevendo da lui, quello che mi parve un saluto freddo e di circostanza. Il ristorante dove è avvenuto l'incontro è "I due Ghiottoni" ». Sulla conoscenza di eventuali combine della partita UDINESE-BARI del 09.05.2010: « Assolutamente no ». Sulla possibilità che per tale gara il calciatore Andrea MASIELLO, all'interno degli spogliatoi, la settimana prima della gara, abbia proposto di alterare il risultato di quest'ultima: « No. MASIELLO non mi ha mai proposto nulla di tutto ciò anche perché quella settimana mi trovavo in ritiro con la Nazionale ». Sulla possibilità che tale proposta si è comunque concretizzata in altra occasione sempre nei giorni prima della gara: « Nego che una simile proposta sia intervenuta successivamente ». L'Ufficio ha contestato il contenuto delle dichiarazioni rese da Andrea MASIELLO nel corso dell'audizione del 10.07.2012, chiedendo di fornire delucidazione in merito. BONUCCI ha risposto: « Nego nella maniera più assoluta che un simile colloquio sia avvenuto. Tengo a precisare che dopo il ritiro della Nazionale tornai a Bari il mercoledì. Il giovedì mi riposai per poi aggregarmi alla squadra il venerdì partecipando all'allenamento del pomeriggio. Effettivamente presi l'aereo con la squadra il sabato e raggiunto l'aeroporto di destinazione ci trasferimmo tutti in pullman presso l'albergo di Udine. Voglio però precisare che nel pullman, per ragioni di consuetudine io occupavo un posto nella penultima fila, mentre MASIELLO sedeva abitualmente in una fila centrale; vale a dire a sette otto file distanti dalla mia. Preciso anche che accanto al mio posto non c'era nessuno. L'Ufficio mi fa notare che questa rigidità nell'assegnazione dei posti è quella che generalmente si osserva nel tragitto dall'albergo allo stadio. Rispondo che ormai per noi a Bari, così come nelle altre squadre dove ho militato, questa assegnazione dei posti era diventata un'abitudine che vigeva anche nei normali trasferimenti. Anche se in quelli non pre-gara avviene che ci si sposti per fare qualche chiacchiera con un altro compagno. Non ricordo se, nell'occasione di cui si parla, ciò sia avvenuto o meno».

Fonte: Il Corriere dello Sport (articolo a firma di Alberto Abbate)

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A schiena dritta

di VITTORIO OREGGIA (TUTTOSPORT 27-07-2012)

Dunque: dopo una settimana di safarismo giuridico tra ipotesi surreali e

illazioni apocalittiche, il conto presentato dal procuratore federale Stefano

Palazzi è salato ma non spropositato. Deferimento per 13 società, cinque delle

quali di serie A, e per 45 tesserati: il 1° agosto si aprirà il processo

sportivo, però c'è già chi si è industriato a calcolare quanto potrebbe

costare un'omessa denuncia patteggiata o non patteggiata, quanto vale un

illecito, in che tipo di penalizzazione potrebbe incappare questo o quel club.

Sono gli aspetti laterali ancorché concretissimi dell'ennesima brutta figura

cui si è sottoposto il calcio italiano nell'attesa che altri filoni vengano

alla luce e altri deferimenti partano per direttissima.

Da giorni i clamori sono tutti per Antonio Conte, come se Scommessopoli fosse

legata solo al suo profilo altissimo. Conte, secondo una grassa corrente di

pensiero, dovrebbe tirare un sospiro di sollievo per aver “buscato” appena due

omesse denunce e aver scansato l’illecito. Che significa - nel caso in cui

venisse ritenuto colpevole della doppia inosservanza - verosimilmente 4-8 mesi

di squalifica e non tre anni; che equivale (anche) a dare un seguito alla sua

brillante carriera e non a verdersi marchiato per l’eternità. Il

patteggiamento dovrebbe fare il resto. A naso, Palazzi poteva usare la mano

più pesante, eppure chi conosce il tecnico della Juventus, chi ne ha

sperimentato l’insaziabile fame di vittorie, chi ha avuto la riprova della sua

schiena dritta, non fatica a immaginarlo ferito e infuriato. Ma con il

sostegno totale/aziendale di Andrea Agnelli: e non è poco. Conte era, è e

rimarrà “comunque” il manovratore della squadra campione d’Italia.

Il presidente ha avuto il buonsenso di sottolineare l’amarezza per i

deferimenti senza scivolare nel piagnisteo: piuttosto, con una sana dose di

realismo ha dato parecchia importanza ai prossimi passaggi, ovvero alla

lettura dei faldoni e alla strategia difensiva al processo: magari qualcosa si

può raddrizzare, magari no. Vale per Conte e, a scalare, per Leonardo Bonucci

- parecchio inguaiato - e Simone Pepe. Il paradosso è che, al tempo dei

presunti illeci e omissioni, nessuno dei tre c’entrava con la Juventus, però

la Juventus pagherà in termini di squalifiche e di conseguenze pratiche: una

soluzione interna (Baroni) per Conte, una soluzione di mercato (la lista è

lunga) per Bonucci.

Anche il Torino vive con il batticuore, malgrado Urbano Cairo abbia ostentato

tranquillità e assoluta fiducia nella giustizia. Risucchiata dall’illecito

(sempre presunto) di Alessandro Pellicori, la società granata potrebbe

ri-cominciare la sua avventura in serie A con una minima penalizzione a causa

della responsabilità oggettiva. Come Samp, Bologna, Udinese e Siena: nel

giorno della compilazione dei calendari è una bella pedata al campionato.

-------

L'INTERVENTO

Disciplinare

ricusabile

Ecco perché

di FLAVIA TORTORELLA (TUTTOSPORT 27-07-2012)

Avvocato, esperta di diritto sportivo

È arrivato di nuovo il tempo dei deferimenti per Scommessopoli, dunque. Mi

sembra che il Procuratore Palazzi abbia osservato quanto anticipato alla

vigilia della seconda tornata di questo calcioscommesse, ossia la volontà di

prediligere l’esame processuale delle responsabilità dirette e quelle

oggettive che toccano punti nevralgici di società blasonate. Il leitmotiv è

sempre lo stesso: la credibilità dei collaboratori di giustizia. Adesso

toccherà alle singole difese tentare di sgretolare l’attendibilità dei

delatori, cercando di rifarsi alla giurisprudenza consolidatasi sul punto e,

sulla base di questa, costruire strategie difensive solide. Ritengo, però, un

profilo certamente più interessante di altri emersi dalle pagine dei

deferimenti: le sentenze emesse dalla Commissione Disciplinare, nel

procedimento conclusosi di recente nel al Foro Italico, contengono al proprio

interno una statuizione che “incidenter tantum” anticipa una valutazione su

profili e soggetti che adesso si trovano ad essere giudicati da quegli stessi

giudici. Ritengo che debba trovare spazio nelle difese una riflessione su una

eventuale ipotesi di ricusazione, per questo aspetto più volte richiamato

negli attuali deferimenti proprio dal Procuratore. In fondo, ben può parlarsi

di anticipazione di giudizio laddove la Disciplinare, invece di stralciare le

posizioni fra loro collegate, scelse di stralciare solo alcune di esse andando

poi però a statuire, seppur marginalmente, su entrambe. Una scelta che adesso

ritengo possa costituire un arma in più per le difese nell’ambito dei due

processi che si vanno ad aprire sul caso Siena e su quello che ruota attorno

al Bari. Specie se il Procuratore richiama con tanta forza nelle sue tesi

d’accusa proprio quei passaggi dei giudici di ieri e di oggi

sull’attendibilità dei Grandi Accusatori.

-------

Castori: «Io l’ho vissuto. Tempra»

Per 19 mesi col Cesena senza poter andare in panchina: «Conte e Juve, sarete più forti»

di FILIPPO CORNACCHIA (TUTTOSPORT 27-07-2012)

In campo durante la settimana e in uno speciale “gabbiotto” il giorno della

partita. «Diaciannove mesi lunghissimi», racconta Fabrizio Castori, tecnico

del Varese, ripensando al periodo vissuto tra il 2004 e il 2006 alla guida del

Cesena. «Una punizione severissima, ancora adesso fatico a comprenderla»,

sottolinea. La squalifica arriva inseguito alla rissa nei play-off di C1

contro il Lumezzane. I romagnoli centrano la promozione in B e decidono di

confermare l’allenatore, nonostante la pesante sanzione inflittagli dalla

giustizia sportiva. Castori resta la guida e Massimo Gadda - affiancato come

vice - l’allenatore in panchina.

Castori cosa cambiava nel suo lavoro?

«Durante la settimana nulla. In campo andavo io e allenavo come sempre. La

differenza veniva il giorno della partita».

Spieghi pure.

«Io scendevo dal pullmann e mi accomodavo in tribuna, mentre la squadra

andava negli spogliatoi e in campo con il mio vice Gadda».

Durante i 90 minuti il distacco lo soffriva più lei o la squadra?

«La sofferenza era solo mia. Io sono un allenatore sanguigno, non un

professore, e le partite le vivo in prima persona. Col distacco si perdeva un

po’ di empatia».

I giocatori non pativano l’assenza delle sue urla?

«La sofferenza tempra: in quella situazione la squadra si era

responsabilizzata maggiormente. Davono di più per per cercare di alleviare la

mia malinconia. Società e tifosi erano tutti con me: a Cesena c’è ancora un

club intitolato a Fabrizio Castori».

Seguire la partita in tribuna porta qualche vantaggio?

«Zero. Chi lo sostiene dice cavolate».

Antonio Conte, dopo gli ultimi deferimenti del calcioscommesse,

dovrebbe vivere la sua situazione, seppur per un periodo più breve.

«Antonio è sanguigno come me: gli dico di tenere duro perché la botta più

grande è all’inizio, quando ti immagini senza panchina».

Però...

«La sua Juve è una squadra collaudata, proprio come il mio Cesena di quegli

anni. Noi prima ci salvammo in B e poi sfiorammo la A ai play-off contro il

Torino. Da questa vicenda usciranno più forti sia Conte, sia la squadra».

Lo Juventus Stadium può essere un vantaggio per Conte?

«Certamente: in casa sarà comunque attaccato al campo, la differenza la

sentirà di più in trasferta».

___

A processo dall’1 agosto

Palazzi si fida di Carobbio:

«Conte sapeva delle combine»

Il pm della Figc deferisce il mister della Juve per omessa denuncia. Nei guai 13 club

e altri 43 tesserati. Trema Bonucci (illecito), Lecce e Grosseto rischiano la Lega Pro

di GILBERTO BAZOLI (Libero 27-07-2012)

Sospiro di (quasi) sollievo per Antonio Conte, mazzata per Leonardo Bonucci,

doppia omessa denuncia per l’allenatore della Juve, illecito sportivo per il

difensore bianconero e della Nazionale, da 6 mesi a 1 anno il rischio di

squalifica per il primo, sino a 3anni per il secondo. Sono 13 i club e 45 i

tesserati deferiti dalla Procura federale alla Commissione disciplinare per

l’inchiesta sul Calcioscommesse nata dagli atti trasmessi dalle Procure della

Repubblica di Cremona e Bari.

Conte deve rispondere per Novara- Siena e AlbinoLeffe-Siena del campionato di

serie B 2010- 2011, quando allenava i toscani.

ESTRANEE LE MOGLI Ha evitato il deferimento per illecito che avrebbe potuto

fargli rischiare fino a 3 anni di squalifica, interrompendo la sua carriera.

Stefano Palazzi non è tenero con lui mentre considera completamente credibile

il suo grande accusatore, Filippo Carobbio, le cui «dichiarazioni - si legge

nel deferimento - appaiono univoche e concordanti ». Nella riunione tecnica

prima dell’incontro con il Novara, il tecnico avrebbe detto che era stato

raggiunto un accordo con gli avversari. «Non so perché Carobbio - si è difeso

Conte davanti alla Procura federale - possa aver riferito una simile

circostanza, forse posso ascriverlo al fatto di avergli negato un permesso per

raggiungere la moglie che stava per partorire». Palazzi bolla le «motivazioni»

di Conte scrivendo che «appaiono incoerenti e prive di pregio» e «non sembrano

poter fornire adeguato supporto nel senso di giustificare un intento

calunniatorio, da parte del Carobbio, nei confronti del proprio tecnico».

E LE PROVE? Allo stesso tempo la Procura federale «ritiene che non si possa

affermare» che quella di Conte sia «una condotta integrante un atto idoneo e

diretto a realizzare l’alterazione del regolare svolgimento o del risultato di

una gara». Insomma, l’allora mister del Siena sapeva della combine ma non ci

sono le prove che sia stato uno dei suoi organizzatori.

ANCHE I VICE Lo stesso discorso e le stesse conclusioni valgono per

Siena-AlbinoLeffe, a proposito della quale Conte ha fatto mettere a verbale:

«Non mi accorsi di nulla di particolare in quanto, essendo molto arrabbiato

per il gol subito nei minuti finali, andai via velocemente. Stellini (il suo

vice, ndr), solo recentemente, a seguito delle notizie stampa che lo

indicavano come coinvolto in presunti accordi presi dal Carobbio per la

partita di ritorno, mi ha riferito che, al termine della gara, vi era

stata una rissa tra i calciatori delle due squadre alla quale il medesimo aveva

partecipato».

Rischia invece grosso Bonucci, chiamato in causa per Udinese-Bari del 2010.

Nell’audizione, Bonucci ha negato che Andrea Masiello lo abbia coinvolto nel

tentativo di pastetta. «No. Masiello non mi ha mai proposto nulla di tutto ciò

anche perché quella settimana mi trovavo in ritiro con la Nazionale ». Con un

nota bene: «Nel pullman, per ragioni di consuetudine, io occupavo un posto

nella penultima fila mentre Masiello sedeva abitualmente in una fila centrale.

Vale a dire, a 7-8 file distanti dalla mia». Palazzi non ha creduto a Bonucci.

«Le emergenze probatorie inducono a ritenere pienamente dimostrato lo

svolgimento di una specifica attività diretta all’alterazione del regolare

svolgimento e dello stesso risultato».

PEPE DI SALE Illecito, con possibile squalifica sino a 3 anni, per l’azzurro e

soltanto omessa denuncia per l’altro juventino Simone Pepe che, sui rapporti

con Masiello, ha detto: «Non ricordo di aver parlato con lui di una Ferrari ma,

da quando ho dieci anni, ho il desiderio di una Ferrari e, quindi, potrei

aver parlato di questo argomento con lui in altre circostanze».

Tra gli altri deferimenti spiccano quelli di Stellini e di 13 società: Lecce,

Grosseto, Albinoleffe, Ancona, Bari, Bologna, Novara, Portogruaro, Siena,

Sampdoria, Torino, Udinese, Varese. A rischiare di più sono Grosseto e Lecce,

le uniche per le quali si parla di responsabilità diretta.

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Assuefatti alla corruzione

Il vero dramma italiano:

non ci scandalizziamo più

di GIULIANO ZULIN (Libero 27-07-2012)

Tutto come previsto. Tutto come sempre. Ormai facciamo fatica a

scandalizzarci degli scandali del calcio. Antonio Conte rischia di non

andare in panchina per qualche mese, Leonardo Bonucci potrebbe essere

squalificato per qualche anno, parecchie squadre dovrebbero essere

penalizzate (cinque di serie A) o addirittura retrocesse. L’accusa è

forte: giocatori e squadre sapevano di partite truccate, di campionati

falsati, di scommesse. In una parola erano consapevoli di prendere in

giro i tifosi. Calciopoli insomma non ha insegnato niente. Così come

il casino del totonero degli anni ’80. È una rogna ciclica che il

calcio italiano vive come le crisi del capitalismo: prima o poi

accadono e non puoi farci niente. Siamo assuefatti alla corruzione.

Tant’è che non è solo il pallone nella cacca. Spuntano inquietanti

intercettazioni anche nel basket: gli arbitri avrebbero favorito

l’assegnazione dello scudetto. E ricordate la retata nel rugby? Si

parlò anche di droga. Ovvio che non dobbiamo fare di tutta un’erba un

fascio: si sa che fa più rumore un albero che cade rispetto a una

foresta che cresce. Il fatto è che in Italia abbiamo troppi cattivi

esempi per gridare allo scandalo.

Tra banche, politica, evasione e chi più ne ha più ne metta, il

calcio è solo un corollario. È parte di un sistema che è bocciato a

livello globale. Quando le agenzie di rating declassano l’Italia non è

solo una questione di conti pubblici. C’è un problema di affidabilità.

Chi si fida a comprare titoli di Stato a 10 anni? Ovvero, fra un

decennio, il Belpaese sarà migliore o peggiore? Stessa cosa accade

nello sport più amato dagli italiani: chi è pronto a investire

(soprattutto stranieri) su un sistema che conta stadi da buttare, di

cui solo uno privato (quello della Juve)? Non c’è stata una

modernizzazione, com’è avvenuta in Inghilterra. Da noi i tifosi sono

in campo a chiedere di togliere la maglia ai giocatori, magari gli

stessi tifosi che provano a pilotare le partite, e che poi si

indignano se c’è stato un accordo su un derby.

E la corruzione non abita solo nelle grandi città o in certe zone del

Paese più esposte alla malavita organizzata. Albinoleffe, Novara,

Varese, Grosseto, Siena, Portogruaro: la provincia, quella comunità

dove fino a qualche anno fa si respirava la cosiddetta «aria buona»,

ora è intossicata come certe stanze di Wall Street. La grande crisi

che ha portato al mal di spread è figlio di quel moral hazard,

l’azzardo morale, che ha spinto i big della finanza a inventarsi di

tutto e a passare sopra a tutti pur di guadagnare. Ecco, in piccolo,

il moral hazard è una costante dell’Italia perché c’è troppa

burocrazia, troppe tasse, troppi politici e per farsi largo si cerca

sempre la scorciatoia. Tanto, questo è il pensiero dominante, se ci

beccano poi si trova sempre il modo per pagare poco o, addirittura,

scamparla. Questo in fondo è il Paese delle Parmalat e delle Cirio, i

cui patron portarono Parma e Lazio ai vertici del calcio europeo. Poi

scoprimmo che tutto era gonfiato con i soldi dei risparmiatori. Tanto

alla fine pagano sempre loro.

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Cosa rischia la Signora

Agnelli salva tutti,

ma è rebus-panchina

Fermati anche i vice, si pensa al possibile sostituto del tecnico: pronto il fedelissimo Carrera

di VALERIO FELLETTI (Libero 27-07-2012)

Una delle prime reazioni alla notizia dei deferimenti non può che essere

quella di Andrea Agnelli. Che, come logico aspettarsi, ribadisce la sua

solidarietà verso i tesserati della Juventus coinvolti in questo processo

sportivo: «Ribadisco il pieno sostegno ad Antonio Conte, Angelo Alessio,

Cristian Stellini, Leonardo Bonucci e Simone Pepe - si legge sul sito

bianconero -. La Juventus è una squadra e per tutti noi che dedichiamo lavoro

e passione ai colori bianconeri lo è ancor di più. Nelle squadre ci si aiuta,

si combatte, si perde e si vince. Ma non si resta mai soli. E non succederà

neppure questa volta».

Il presidente poi aggiunge: «Gli eventi odierni lasciano in tutti noi una

profonda amarezza, mitigata dalla consapevolezza che le regole del processo

sportivo arriveranno a fare chiarezza». Ovviamente quindi si aspettano le

sentenze, ma i rischi che la Juve corre sono molteplici. E riguardano

innanzitutto Antonio Conte.

Che comunque può tirare un sospiro di sollievo. Il rischio squalifica c’è, ma

il procuratore Palazzi ha deferito il tecnico solo per omessa denuncia. La

Juve non è preoccupata solo per l’allenatore ma anche per Simone Pepe, anche

lui deferito per omessa denuncia, e per la più grave posizione di Leonardo

Bonucci, accusato di illecito sportivo. I bianconeri rischiano quindi, nella

peggiore delle ipotesi, di dover rinunciare a due giocatori fondamentali e

alla propria guida per lungo tempo. Conte potrebbe essere fermato per un

periodo tra sei mesi e un anno di stop in caso di squalifica (anche se Palazzi

per l’omessa denuncia ha sempre chiesto un anno), ma la Procura Federale

potrebbe anche decidere per l’inibizione, che gli permetterebbe di dirigere

gli allenamenti senza però poter andare in panchina in gare ufficiali. In

entrambi i casi la Juve si troverebbe in una difficile posizione, non avendo

nessuno a disposizione, per quanto riguarda lo staff di Conte, da mandare in

panchina. Perché ieri sono stati deferiti anche due stretti collaboratori del

leccese, cioè Alessio e Stellini, il primo per omessa denuncia mentre il

secondo per illecito sportivo (riferito a Bari-Sampdoria).

«Non abbiamo ancora pensato a questa ipotesi», ha dichiarato Marotta. In

realtà le opzioni sono già pronte, e sono due: Massimo Carrera oppure Marco

Baroni. L’ex giocatore dell’Atalanta ha solo il patentino di 2^ categoria, ma

potrebbe ottenere una deroga (come Stramaccioni). L’altra ipotesi è quella di

Marco Baroni, tecnico della primavera juventina, che ha già guidato in serie A

il Siena per tre gare nel 2009 sostituendo Giampaolo.

Tuttavia l’avvocato di Conte si dice soddisfatto e per niente preoccupato:

«Quando è iniziata questa vicenda sia a Cremona sia alla Procura federale ci

sono stati scenari molto gravi - spiega l’avv. De Renzis -. Abbiamo visto ora

che per la Procura Federale si tratta di omessa denuncia. Crediamo di aver

ridimensionato il quadro». Sull’ipotesi patteggiamento De Renzis poi aggiunge:

«Un avvocato previdente non esclude niente a priori, perché deve valutare le

situazioni in cui si deve muovere. L’ipotesi non viene fatta dalla difesa: non

posso dire se ci sarà o meno». Il patteggiamento probabilmente ci sarà.

Per quanto riguarda i giocatori, Pepe rischia la stessa sanzione di Conte

(tra sei mesi e un anno di stop), mentre come dicevamo è ben più grave la

posizione di Bonucci. Il difensore è stato deferito per illecito sportivo, e

per questo potrebbe essere fermato per 3 anni. La possibilità di una lunga

squalifica è alta, e per questo la Juventus dovrà tornare sul mercato alla

ricerca di un sostituto. I nomi che sono circolati sono quelli di Bocchetti

del Rubin Kazan, Bruno Alves dello Zenit e Lucchini dell’Atalanta.

-------

Commento

Antonio, il Siena

e le comode scuse

dei tifosi juventini

di ANTONIO DELL'ORTO (Libero 27-07-2012)

Antonio Conte indagato per omesse denunce (Novara-Siena del 1° maggio

2011 e AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011) e se lo dici a un tifoso

juventino lui ti guarda scandalizzato. Sicuramente infastidito: «La

Juve che c’entra? Sono affari del Siena e la questione non riguarda

noi bianconeri», tanto per allontanare definitivamente qualsiasi

pensiero cattivo o per zittire chi aveva ipotizzato una responsabilità

oggettiva per trascinamento come è successo alla Sampdoria, che ha

pagato 50mila euro anche se Bertani, all’epoca dei fatti, giocava nel

Novara. Al di là dell’assurdità delle norme, l’impressione è che

qualche juventino di troppo sia pronto a scaricare Conte pur di

salvare la faccia e il futuro della Juve. Come dire, quello che ha

fatto il tecnico quando non era a Torino non conta e a noi non

interessa quella parentesi. Peccato che l’allenatore in questione non

è altro che il simbolo della Juventus, l’ex capitano, colui che ha

sempre rappresentato - per i tifosi bianconeri - l’esempio di

attaccamento alla maglia, correttezza, voglia di vincere. Un mito. E

colui che la scorsa estate è arrivato sulla panchina bianconera

invocato dal pubblico. Ecco, proprio per questo, ora, è troppo facile

fare finta di niente. Che Conte sia colpevole o innocente, lo è da

juventino e da simbolo bianconero. Comunque. Anche se in quel periodo

allenava il Siena.

___

Non è una stangata

Tra i 44 deferiti c’è Conte. Bonucci rischia

Per l’allenatore della Juve niente illecito sportivo solo omessa

denuncia La posizione più complicata per il difensore della Juve

Lecce e Grosseto per «responsabilità diretta» potrebbero essere retrocesse. 13 i club coinvolti

di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 27-07-2012)

TREDICI SQUADRE DEFERITE E 45 TESSERATI RINVIATIA GIUDIZIO

(33 ILLECITI), TRA CUI IL TECNICO DELLA JUVENTUS ANTONIO CONTE

PER UNA DOPPIA OMESSA DENUNCIA, I BIANCONERI SIMONE PEPE E

LEONARDO BONUCCI.

Numeri (ed eventuali conseguenze) dei due deferimenti separati che il pm

federale Stefano Palazzi ha notificato ieri. Il Calcioscommesse entra

definitivamente nella serie A, coinvolgendo ufficialmente l’allenatore

campione d’Italia e due giocatori nel giro della Nazionale.

Hanno pesato le rivelazioni dei due pentiti Filippo Carobbio e Andrea

Masiello. Il primo ha aperto il varco sul caso-Siena e sul suo ex tecnico,

Masiello ha aggiunto dettagli sul derby e su Bonucci e ciò gli vale un

patteggiamento. Il Lecce è chiamato per responsabilità diretta dell’ex

presidente Pierandrea Semeraro, e ora rischia la retrocessione in Lega Pro.

Come il Grosseto per il coinvolgimento del suo presidente, Piero Camilli, in

merito alla presunta combine Ancona-Grosseto. Il processo relativo a Cremona

inizierà l’1 e 2 agosto, quello per Bari il 3 e 4 agosto.

POSIZIONI

Conte temeva l’illecito, ora dovrà difendersi da una doppia denuncia. Più

facile scardinare la prima accusa di Carobbio relativa a Novara-Siena. «Conte

ci disse di stare tranquilli che avevamo raggiunto l’accordo per il pareggio»,

rivela Carobbio, aggiungendo nel dettaglio che Sestu a sorpresa non fu

compreso tra i titolari, e che Larrondo gli chiese durante il riscaldamento

come si sarebbe dovuto comportare in partita: «Fai movimento e non segnare»,

la risposta dell’esperto in combine.

Nell’interrogatorio Conte smentisce questo episodio, evidenziando come nel

suo discorso pre-gara incitò a vincere e proseguendo sul filone dell’acredine

con il suo ex giocatore per uno screzio tra la sua compagna e la moglie di

Carobbio. Unico non ricordo del tecnico: «Non ricordo perché ho tenuto fuori

Sestu». Per la procura federale, Carobbio resta credibile, a tal punto che una

sua dichiarazione su AlbinoLeffe-Siena («Conte ha lasciato ai calciatori la

decisione finale del risultato da conseguire») da un lato scagiona il tecnico

da un illecito che Palazzi riteneva possibile, dall’altro fornisce l’assist

alla difesa.

Per quella gara, pagano con l’illecito il suo vice Stellini, oltre a Coppola,

Terzi e Vitiello. Mentre per il resto dello staff tecnico del Siena (Alessio,

Savorani, D’Urbano, Faggiano) scatta l’omessa denuncia. «A nome della società

– ha detto Andrea Agnelli - ribadisco il pieno sostegno ad Conte, Alessio,

Stellini, Bonucci e Pepe». Questi ultimi due chiamati a processo per Udinese-

Bari 3-3. Leo Bonucci sta peggio, in quanto Masiello conferma di avergli

chiesto della combine: «Ci raggiunse in ritiro e proprio lì gliene parlai

ricevendo in risposta la sua personale disponibilità alla combine», ha

riferito in procura federale, aggirando così la difesa di Bonucci («Ero in

ritiro con la Nazionale»).

La difesa farà leva sul fatto che Masiello aveva riferito che l’incontro si

svolse a Bari e non a Udine. Dentro anche Pepe, per omessa denuncia di una

presunta chiamata di sondaggio di Salvatore Masiello, che però produsse

rifiuto dello juventino. Dalle dichiarazioni di Andrea Masiello, esce con le

ossa rotte il Bari, compreso in ben sei gare, tutte per responsabilità

oggettiva. Palazzi potrebbe chiedere dai 12 ai 15 punti in meno, con rischio

di retrocessione in caso di afflittività.

In Lega Pro rischia di finire più il Lecce per il derby Bari-Lecce. I soldi

per farlo li avrebbe forniti Semeraro, allora patron dei giallorossi. Circa

300mila euro che il suo amico, Carlo Quarta, avrebbe offerto al sodalizio di

Masiello in un incontro all’hotel Tiziano. I tabulati forniti dalla procura di

Bari confermano, nonostante le smentite si Semeraro che per Palazzi sono

«prive di riscontro» e non appaiono «né credibili, né verosimili alla luce del

granitico quadro probatorio ». Il segno dell’avvenuto accordo sarebbe stato un

incontro tra Vives e Masiello nel tunnel dello spogliatoio. La frase in

codice: «Ci scambiamo le maglie?». Vives paga con la richiesta di illecito.

Cesena-Bari fu oggetto combine di Bellavista, Masiello e Belmonte, mentre per

le pressioni degli ultras, pagano con l’omessa denuncia Mutti e il ds

Angelozzi.

Bari-Sampdoria sembra oggetto di «due differenti tentativi di combine». Il

primo con Stefano Guberti, il secondo con gli «zingari». Le dichiarazioni di

Masiello su Guberti sono clamorose: «Mi disse che la Sampdoria lottava per la

salvezza e che era disposta ad offrire 45/50mila euro per vincere la gara».

Guberti ammette l’incontromanega il fine illecito, per la procura basta a

deferire Guberti per illecito e la Samp, ma solo per oggettiva.

Quanto a Bologna-Bari, i felsinei evitano la stangata dell’omessa denuncia

generale, tutta la colpa finisce su Portanova e Masiello, per Di Vaio solo

omessa denuncia.

___

il Fatto Quotidiano 26-07-2012

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___

Calcioscommesse Sono 58 i provvedimenti: per Bologna, Siena, Toro e Samp possibili punti di penalizzazione in A

Conte deferito:

è omessa denuncia

Bonucci e altri 32 nei guai per illecito, rischiano fino a tre anni

Pentiti decisivi Il 2 agosto scatta il processo: tremano tutti perché la Disciplinare dà fiducia ai pentiti

B in bilico Prosciolto il Pescara, in B rischiano la retrocessione Lecce e Grosseto per responsabilità diretta

di ANDREA ARZILLI (CorSera 27-07-2012)

Cinquantotto deferimenti in totale, 45 tesserati e 13 club rinviati a giudizio

di cui due (Lecce e Grosseto) a forte rischio retrocessione per responsabilità

diretta. I numeri dicono molto, se non tutto: dicono che nelle 12 partite

prese in esame dalla Procura Figc nell'analisi dei filoni di Bari e Cremona la

regola della mano pesante è stata rispettata in pieno, è il laccio che tiene

annodati il prossimo processo in due tranche (prima la parte di Cremona, poi

il filone di Bari) che parte il 2 agosto all'ex Ostello della Gioventù ai

procedimenti dello scorso anno e dello scorso giugno.

Tremano tutti, la Disciplinare non ha mai ribaltato la linea della fiducia ai

pentiti tenuta dalla Procura federale. Nella lista ci sono anche gli juventini

Antonio Conte, Simone Pepe e Leonardo Bonucci, i primi due per omessa denuncia

e l'ultimo per illecito, una macchia che può portare anche a tre anni di

squalifica. L'accusa di illecito fa tremare in tutto altri 32 tesserati, tra i

quali c'è Daniele Portanova, indicato tra i protagonisti nella combine di

Bologna-Bari 0-4. Ci sono Andrea e Salvatore Masiello, Alessandro Parisi e

Nicola Belmonte, secondo la Procura la «cricca di taroccatori» che ha lavorato

al pari «over» di Udinese-Bari 3-3, indagati per aver, «in concorso tra di

loro e con altri soggetti non tesserati e altri ancora non identificati, posto

in essere atti diretti ad alterare lo svolgimento e il risultato della gara»

in funzione del risultato prima programmato e poi raggiunto, cosa questa che

dà diritto anche al carico dell'aggravante.

Quasi un sollievo, invece, per Simone Pepe che, sempre per i fatti legati a

Udinese-Bari, è stato deferito con la contestazione dell'omessa denuncia per

aver «violato il dovere di informare la Procura federale, omettendo di

denunciare i fatti integranti illecito sportivo» di cui era venuto a

conoscenza dall'amico Salvatore «Savio» Masiello. Tra gli indagati anche Marco

Di Vaio (ora a Montreal): stesso reato di Pepe perché, per i federali, sapeva

dei giochi pericolosi che il compagno Portanova intratteneva con gli amici di

Andrea Masiello alla vigilia di Bologna-Bari, altro «tarocco» andato a segno,

ma alla denuncia per legge preferì il silenzio.

Tanta roba nel calderone di audizioni che gli 007 di Palazzi hanno tenuto

fino a una manciata di giorni fa. Tanta serie A rischia di cominciare nel

calendario appena stilato con un handicap stile Atalanta: probabili le

penalizzazioni per Bologna, Siena, Torino e Sampdoria, tutte cadute nel

tritacarne della responsabilità oggettiva così come l'Udinese, che però se la

caverà con un'ammenda per l'omessa denuncia affibbiata a Pepe. La Samp è stata

rinviata a giudizio per il presunto illecito sportivo commesso dal proprio ex

tesserato Stefano Guberti nella partita col Bari, mentre il Torino dovrà

rispondere per l'illecito di Alessandro Pellicori nella gara col Siena

dell'anno scorso: la Procura potrebbe chiedere per entrambe le squadre dai due

ai quattro punti di penalizzazione, un inizio in salita per due neo promosse.

Prosciolto il Pescara, ma, in proporzione, meglio di tutti va al Siena, che

rischia punti ma può far festa per aver mantenuto la categoria, cosa non

scontata fino a due giorni fa. Anche in B e LegaPro la responsabilità

oggettiva ha fatto vittime: AlbinoLeffe, Ancona, Bari, Novara, Portogruaro e

Varese possono partire con la penalizzazione, per qualcuna ulteriore. Una

passeggiata in confronto a Lecce e Grosseto: per loro la retrocessione è più

di uno spettro.

-------

Scenario Il tecnico sapeva, ma non ha combinato le partite: rischia sei mesi

«Pieno sostegno» da Agnelli

Si va verso il patteggiamento

Il presidente: «In una squadra non si resta soli»

Beneficio del dubbio «In dubio pro reo» è il principio che ha salvato Conte

dal reato di illecito per le gare del suo Siena con Novara e AlbinoLeffe

di ANDREA ARZILLI (CorSera 27-07-2012)

ROMA — Non c'è illecito, questo è il punto. Antonio Conte e la Juventus si

sentono oggi più leggeri per un pericolo scampato, una tagliola evitata sulla

strada che porta al successo del tecnico e alla rinascita del club. C'è

l'omessa denuncia, doppia o reiterata che sia può portare a uno stop

quantificabile in mesi, sei o giù di lì, e non in anni, tre, come il reato più

grave. È già un successo, anche se compensato dalla stangata arrivata sul

groppone di Leonardo Bonucci, lui sì deferito per illecito. «Pieno sostegno ad

Antonio Conte, Angelo Alessio, Christian Stellini, Leonardo Bonucci e Simone

Pepe — il messaggio lasciato dal presidente Andrea Agnelli sul sito del club

—: la Juventus è una squadra e nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si

perde e si vince. Ma non si resta mai soli. E non succederà neppure questa

volta».

Ancora insieme, prima della Supercoppa, dal 2 agosto nelle aule del processo

sportivo, dove ormai il termine «patteggiamento» sembra assolutamente

sdoganato. È curioso che la via del compromesso la introduca proprio il

procuratore Stefano Palazzi nelle carte dei deferimenti. Certo, le parole

«univoche e insuperabili» di Carobbio pesano per tutti, visto che sono

scremate da intenti «calunniatori randomici» e da acredine personale, come

confermato anche dallo stesso pentito nell'interrogatorio di metà luglio.

Tutto fila finché sopraggiunge il dubbio. «In dubio pro reo» è il principio

che ha salvato Conte dal reato di illecito. Tradotto, significa che le parole

del grande accusatore Carobbio vengono ritenute certamente attendibili, ma,

seppure «correttamente» riportate, non abbastanza circostanziate da

incorniciare un'opera fattiva del tecnico allora del Siena nel taroccare le

partite con Novara e AlbinoLeffe. Anche se tutto gira in quel senso, se il

balbettare della squadra nelle precedenti giornate aveva presumibilmente

indotto un allenatore «vincente» come Conte a non disdegnare la via del

«compromesso», dalla riunione tecnica pre-Novara e dai racconti dell'accordo

sottobanco con l'AlbinoLeffe emerge con certezza solo la consapevolezza di un

risultato concordato a tavolino o lasciato alla discrezionalità degli accordi

tra calciatori, non certo di una partecipazione attiva alla combine. Per

questo, Conte si è beccato «solo» l'omessa denuncia, perché nel dubbio i

federali hanno scelto la lettura più favorevole al soggetto. Una chiave

squisitamente tecnica che, però, lascia aperto uno spiraglio su quello che

potrebbe essere stato, ma che non è possibile provare con certezza.

«Mancando solo 4 gare alla fine del campionato — il racconto della famosa

riunione tecnica fatto il 13 luglio da Antonio Conte ai federali —, parlai

molto dei miei trascorsi da calciatore, sia delle vittorie ma anche delle

sconfitte, proprio per caricarli emotivamente, per fargli comprendere che,

dopo un lungo cammino, sarebbe stato assurdo perdere le motivazioni proprio

nel momento più delicato. Escludo di aver mai detto ai calciatori che il

pareggio sarebbe potuto essere un buon risultato anche perché, in tal caso,

avrei vanificato tutta la mia opera motivazionale». Circostanza confermata in

blocco dallo spogliatoio e su cui Conte ha calato il jolly del rancore

personale per smentire il pentito che lo accusava di aver apparecchiato la

combine col Novara: «Non so perché Carobbio possa aver riferito una simile

circostanza, forse posso ascriverlo al fatto di avergli negato un permesso per

raggiungere la moglie che stava per partorire (...) Stellini ebbe a riferirmi

di aver raccolto le lagnanze di Carobbio in merito alla mia carenza di umanità,

appellandomi come uomo di m...». Più della raccolta di giuramenti dei suoi ex

giocatori presenti alla riunione tecnica, più della strategia impostata sul

rancore tra mogli, più di ogni resoconto da tabellino delle partite in

questione, c'è solo il dubbio.

___

Sotto accusa

Calcioscommesse, deferimenti di massa

Conte: omessa denuncia. La Juve trema

Sotto accusa 45 tesserati e 13 club. Bonucci rischia. Agnelli: “Pieno sostegno ai nostri”

Elkann: “Fiducia nella giustizia, ma non lasciamo soli i giocatori e l’allenatore”

[Grandissima impaginazione di quest'articolo su la Repubblica assieme ai necrologi, ndt]

di MATTEO PINCI (la Repubblica 27-07-2012)

ROMA — Altro che pugno nello stomaco, Antonio Conte respira: la Procura

Federale, formulando i «rinvii a giudizio» per il secondo processo dell’estate

al calcio scommesse, ha scelto di non far pesare la propria mano. Il tecnico

campione d’Italia se la cava con due omesse denunce, in merito alle gare

Novara- Siena e Albinoleffe-Siena del campionato di serie B 2010/11, quando

era il tecnico del Siena. Scampato così il rischio di illecito sportivo,

ipotesi accusatoria che avrebbe potuto gravare non solo sul suo futuro alla

Juventus, ma addirittura sulla sua carriera. Quando alle 8.45 di ieri mattina

il corriere espresso ha consegnato presso l’abitazione del tecnico e di altri

57 soggetti, tra tesserati (45 in tutto) e società sportive (13), i «rinvii a

giudizio» disposti dal procuratore federale Palazzi, in molti tremavano Il

bilancio è comunque pesante: 33 deferiti per illecito sportivo che rischiano

fino alla radiazione, 2 club — Lecce e Grosseto — cui viene contestata la

responsabilità diretta e temono dunque la retrocessione in Lega Pro.

«I deferimenti sono solo il primo tempo — è il monito del presidente del Coni

Petrucci — ma devo dare atto alla procura della Figc di aver più che

rispettato i tempi». Tempi necessari per smuovere quello che inizia a

somigliare a un vero e proprio terremoto. A giudizio 5e squadre di serie A:

Siena, Torino, Sampdoria e Bologna a rischio penalizzazione, Udinese che se la

caverà con una multa. Oltre alle tante di B: dall’Albinoleffe al Varese

passando per Bari e Novara. E molti i nomi del calcio alcistico italiano

colpiti al cuore. L’illecito contestato a Portanova priverà, a meno di

sorprese, il Bologna del proprio capitano. E anche chi gli aveva lasciato la

fascia per volare a Montreal, come Di Vaio, va incontro a una squalifica per

omessa denuncia.

Ma pur senza comparire nel lungo elenco di soggetti chiamati a presentarsi a

giudizio dal primo agosto, a sentirsi colpita è la Juventus. Che, oltre a

Conte, subisce il deferimento per illecito del difensore Bonucci — rischia una

squalifica di 3 anni (2 se patteggia) — ma anche l’omessa denuncia

dell’attaccante Pepe e le contestazioni verso uomini dello staff

dell’allenatore: il vice Alessio e il collaboratore Stellini. Scenario che ha

spinto la proprietà a esporsi: «Sono fiducioso, credo nella giustizia», ha

detto John

Elkann, dopo le parole presidente del club, Andrea Agnelli: «Pieno sostegno

ai nostri tesserati. Gli eventi odierni ci lasciano una profonda amarezza,

mitigata dalla consapevolezza che le regole arriveranno a fare chiarezza».

Quasi a chiedere una sponda garantista, che possa agevolare la conferma

dell’allenatore. Più semplice se l’allenatore fosse disposto a patteggiare per

provare a ottenere una squalifica di 4 mesi e mezzo, evitando il rischio di un

anno e mezzo di stop. «Non escludiamo nulla, il patteggiamento nella giustizia

penale è una cosa, nella giustizia sportiva un’altra», è l’apertura dei legali

di Conte. Che già ha ottenuto la considerazione del principio del «in dubbio

pro reo», inedito a livello di giustizia sportiva. Un precedente che potrebbe

far sperare Genoa, Napoli, Lazio: per loro, l’appuntamento con la giustizia

sportiva è rimandato a settembre.

-------

Il retroscena

Dai pentiti credibili a metà

a Lazio e Genoa stralciate

il grande pasticcio della Figc

Le diverse verità di Carobbio. Ombre sui processi spacchettati

È venuto fuori uno strano ibrido, assai lontano dalla tolleranza zero invocata da Abete

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 27-07-2012)

Dire ai propri calciatori che bisogna pareggiare perché c’era un accordo con

l’altra squadra non è un illecito. Ma un’omessa denuncia. È questa la capriola

nella quale si è avvitato il procuratore della Figc nelle 109 pagine con le

quali ha deferito l’allenatore della Juventus, Antonio Conte.

Un carpiato che, prescindendo dalle reali responsabilità, certo non si sposa

né con l’accertamento della verità né tantomeno con la tolleranza zero

sbandierata dal presidente Abete.

I primi a essere danneggiati sono sicuramente i protagonisti di questa

vicenda. Il procuratore Stefano Palazzi non ha stabilito chi mente e chi dice

la verità tra Conte e Carobbio. Non ha potuto stabilire se l’allenatore fosse

colpevole di un illecito sportivo, come sostiene il suo centrocampista. Oppure

innocente come ha argomentato la difesa — segnalando anche alcune oggettive

contraddizioni nel racconto del centrocampista — perché altrimenti avrebbe

dovuto sconfessare tutto il primo processo sportivo (fondato sulle

dichiarazioni di Carobbio su squadre e calciatori di serie B, contenute nello

stesso verbale).

Ne è venuto fuori così un ibrido, con due verità opposte che coincidono. Le

accuse di Carobbio a Conte («l’allenatore ci disse di pareggiare») «appaiono

univoche e concordanti» scrive la Figc nel deferimento. Aggiungendo che «in un

tecnico vincente come Conte il rischio di mancare la promozione a quel punto

del campionato può averlo indotto ad accettare anche il compromesso del

pareggio ». Nonostante questo però «conoscenza di Conte dell’accordo non

dimostrano un contributo causale dell’alterazione del risultato». Quindi,

niente illecito ma omessa denuncia.

«Noi siamo soddisfatti», dichiara uno degli avvocati di Conte, Antonio De

Renzis insieme con Luigi Chiappero e Antonio Briamonte. «L’accusa è stata

ridimensionata. Ora vedremo se patteggiare». Conte rischia una condanna a due

anni e tre mesi ma se patteggiasse potrebbe cavarsela con 3-4 mesi lontano dal

campo.

Il caso Conte sembra l’emblema della strada scelta dalla Figc per affrontare

lo scandalo scommesse. Molta confusione, poco coraggio. All’inizio la storia è

stata raccontata come quella di «quattro sfigatelli» poi si è gridato alla

«tolleranza zero », con pene esemplari per i giocatori minori. Non si è avuto

il coraggio però di impiantare un maxi processo come si fece per Calciopoli ma

si sono spacchettate arbitrariamente le accuse, provocando paradossi appunto

come quelli di Carobbio. Ma non solo. La Juve per esempio è in grossa

difficoltà con Pepe e Bonucci: se il centrocampista decidesse di patteggiare

l’omessa denuncia per Udinese-Bari condannerebbe a una lunga squalifica il

difensore. Viceversa (vista l’attendibilità presunta di Masiello che li accusa)

andrebbero entrambi incontro a una batosta.

Ma non basta. Il vero problema è che anche dopo questi due processi (in

calendario per i primi di agosto) la vicenda calcioscommesse è tutt’altro che

terminata: ci sono in ballo gli illeciti di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, per i

quali la procura di Cremona ha trasmesso tutti gli atti (in ballo le posizioni

di Mauri, Sculli e altri giocatori). C’è il caso Napoli con Cannavaro e Grava

accusati di omesse denunce per Napoli-Samp da Grava (e l’allenatore Mazzarri

che ha parlato di «una legge non scritta dello sport» sul pareggio con

l’Inter).

Inoltre la procura di Genova è in piena inchiesta su Genoa-Samp, il derby che

potrebbe essere stato taroccato e Cremona non ha chiuso l’indagine principale

che mira principalmente al Siena e altri club di serie A. Di tutto questo la

Figc non ha voluto occuparsi per il momento. Il Lecce e il Grosseto però sono

nei guai.

___

il Giornale 27-07-2012

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IL MATTINO 27-07-2012

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Il Messaggero 27-07-2012

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«E' SOLO L’INIZIO...»

di STEFANO ROMITA (IL ROMANISTA 27-07-2012)

Vincere contro i Beatles fa sempre piacere, anche d’estate, anche in

amichevole che poi tanto amichevole non può essere. E fa godere enormemente

averlo fatto con una squadra nuova e rinnovata che tuttavia sembra già

trovarsi a memoria. Nonostante piccole e grandi firme si siano scomodate per

bombardare la Roma Americana, ironizzando sui suoi proprietari e sul loro

antiprotagonismo (in Italia si sa è un grande difetto ciò che altrove è un

pregio) la tournee negli Usa che si chiuderà nel fine settimana è stata un

grande successo.

E non per gli spalti di Boston pieni o per l’accoglienza ricevuta, bensì per

quanto si è potuto capire di ciò che ci attende. Andando per ordine possiamo

affermare che la Roma c’è. La squadra è forte e competitiva. Il suo allenatore

è uno dei più forti e seri che esistano in Europa per un tifoso che voglia

davvero divertirsi con il gioco del calcio. La Società esiste ed i proprietari

sono fortemente motivati a fare nei prossimi anni dei passi da gigante. «Siamo

solo all’inizio» ha detto Pallotta, consapevole della sterzata data rispetto

alla passata stagione, ma anche di quanto sia facile per un tifoso

entusiasmarsi e abbattersi nel breve spazio di un giorno. I manager ci sono e

lavorano a pieno ritmo. Con la piena fiducia di Pallotta, a partire da

Baldini. Il mercato fin qui fatto è più che importante. E rafforza un parco

giocatori notevole. E altri colpi - almeno sembra - sono nell’aria. Il

gioiellino italiano di ultima generazione, il Destro che il deferito Conte

voleva portarci via con una manciata di euro in più, ha preferito accasarsi in

giallorosso. Di strisce verticali bianco nere ne aveva, evidentemente, fin

sopra i capelli. I progetti sullo stadio di proprietà e sulla crescita

internazionale del marchio Roma vanno avanti secondo tabellino di marcia. E il

calendario ci dice che dobbiamo partire sgommando fin dalle prime battute. C’è

subito l’Inter stramaccioniana alla seconda giornata e, dopo poco c’è lo

scontro d’epoca con il Deferito. L’uomo che, stando alle decisioni e alle

inchieste di Palazzi, sapeva di imbrogli e ha taciuto. Quel Conte di nome e

non di lignaggio che astenendosi dal denunciare illeciti ha indirettamente ma

colpevolmente reso possibile una "combine". Qualche illecito sulla coscienza i

Pepe e i Bonucci sembrano portarselo. Chi vivrà vedrà. Anche con i deferimenti

e le possibili penalizzazioni «siamo solo all’inizio»; anzi per dirla con il

linguaggio del presidente del Coni uscente, Petrucci, alla fine del primo

tempo.

___

Il Sole 24 ORE 27-07-2012

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Verso il campionato

Siamo Tutti più Poveri

ma Anche più Coraggiosi

Rinforzi La Juventus è l’unica squadra ad aver affrontato il mercato pensando semplicemente a rinforzarsi

Più attaccanti All’impoverimento si replica con la suggestione, più attaccanti a compensare il minor valore tecnico

di MARIO SCONCERTI (CorSera 27-07-2012)

Proviamo a mettere ordine nel calcio degli ultimi due mesi. Il primo dato evidente è che

in Italia siamo tutti più poveri tranne la Juve. Sarebbe però un errore pensare che anche

la Juve possa esercitare questa diversità a tempo indeterminato. La Juve attuale perde

cento milioni l'anno, non può durare. La vera differenza con Inter e Milan è che li perde

da pochi anni e non da 25 come Berlusconi, ma il senso è quello. Non è stata trovata una

regola vincente, sono stati trovati soldi marginali dentro una grande impresa. Nel

frattempo questa superiorità finanziaria è stata brava a produrre diversità. Fra la Juve e

gli avversari la differenza è aumentata. La Juve è l'unica squadra ad aver affrontato il

mercato pensando semplicemente a rinforzarsi. Tutti gli altri hanno pensato prima di tutto

a come rientrare. Non è uno scandalo. Il calcio non è un dovere, va accettato per come lo

dettano i tempi. Nel frattempo però la Juve ha solo acquistato, l'Inter è rimasta a mezza

strada, il Milan ha venduto. La differenza risulta allargata tenendo anche conto che tra

Juve e Inter nell'ultimo campionato la distanza è stata di 26 punti. L'Inter in teoria

avrebbe dovuto acquistare molto più della Juve. Il dato non è aritmetico ma conta pur

qualcosa e questo dice che chi si è rinforzato di più è la squadra che aveva già vinto.

Quindi lo spazio è stretto per tutti.

La domanda diventa allora un'altra: in un calcio dove gli acquisti sono stati decisi da

esigenze diverse da quelle tecniche, come si può trovare un fattore equilibrante? C'è

qualcosa che può rimettere in pareggio la differenza tra partenti e presenti? La prima

risposta è che l'impoverimento complessivo restituisce valore al collettivo, cioè alla

tattica, alla preparazione della squadra. Se manca il colpo di classe, torna a essere

determinante l'organizzazione del particolare. La seconda risposta è che tutte le

avversarie della Juve sembrano aver scelto un calcio offensivo. L'Inter di Stramaccioni

prevede molto orgogliosamente quattro attaccanti, Palacio-Sneijder-Coutinho-Milito.

La Roma è completamente nelle mani di Zeman, maestro dell'oltraggio offensivo. La Juve

stessa ha già Vucinic, Quagliarella, Giovinco, Iaquinta, Matri ma cerca Jovetic e Pazzini. Il

Napoli sostituisce Lavezzi con Pandev e aggiunge Insigne a Vargas. È un calcio che sembra

rispondere all'impoverimento con un aumento di suggestione, più attacco a compensare

il minor valore tecnico. Può funzionare, può bastare? Relativamente all'Italia sì. Spesso

nello sport conta più la qualità della gara che la qualità dei concorrenti. Un duello vale

per la passione che suscita non per i guadagni dei duellanti. Mi capitò di essere sullo

Stelvio molti anni fa quando Bertoglio vinse il Giro d'Italia dopo 20 chilometri di tornanti

testa a testa con Galdos. Tutti dissero che era il nuovo Coppi (si chiamava anche Fausto).

Non era vero, lo sapevamo tutti, ma non interessò a nessuno. Per qualche giorno fu Coppi.

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L'INCHIESTA DELLA PROCURA DI PARMA

Parma A.C., distratti 4 milioni. Indagato Baraldi

L'ex Ad della società sportiva durante l'ultima gestione Tanzi

L'INCHIESTA DELLA PROCURA DI PARMA

Parma A.C., distratti 4 milioni. Indagato Baraldi

L'ex Ad della società sportiva durante l'ultima gestione Tanzi

he102_CALCIO14F10_15--180x140.jpg?v=20120727161358Luca Baraldi (Ansa)MILANO - Luca Baraldi, ex dirigente del Parma calcio e di altre società sportive, è stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Parma per bancarotta e distrazione di danaro. Lo ha reso noto il procuratore Gerardo Laguardia spiegando ai cronisti gli ultimi retroscena dell'inchiesta sulla società sportiva di Calisto Tanzi, ex patron Parmalat e artefice del crac da 14 miliardi di euro. Baraldi risulta indagato per aver sottratto circa 4 milioni di euro al Parma A.C. quando ne era amministratore delegato. I fatti si riferiscono agli ultimi scampoli della gestione Tanzi del club. Assieme a Baraldi risulta indagato un commercialista esterno alla società sportiva di cui la procura non ha rivelato il nome. Baraldi, già imputato per la bancarotta del gruppo turistico Parmatour (di proprietà di Tanzi), è stato condannato a 3 anni di reclusione per essere poi prosciolto da ogni accusa in appello. (Ansa).

Redazione Online27 luglio 2012 | 16:13t e artefice del crac da 14 miliardi di euro. Baraldi risulta indagato per aver sottratto circa 4 milioni di euro al Parma A.C. quando ne era amministratore delegato. I fatti si riferiscono agli ultimi scampoli della gestione Tanzi del club. Assieme a Baraldi risulta indagato un commercialista esterno alla società sportiva di cui la procura non ha rivelato il nome. Baraldi, già imputato per la bancarotta del gruppo turistico Parmatour (di proprietà di Tanzi), è stato condannato a 3 anni di reclusione per essere poi prosciolto da ogni accusa in appello. (Ansa). Redazione Online 27 luglio 2012 | 16:13" />

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SCOMMESSOPOLI

LE REAZIONI DEI TIFOSI BIANCONERI

Carobbio,

troppe verità

L'accusa del pentito a Conte era diversa:

allora dove sta la sua attendibilità?

di MAURIZIO PANIZ (TUTTOSPORT 27-07-2012)

Avvocato, deputato e Presidente dello Juventus Club Montecitorio

Ci sono due giustizie, una ordinaria e una sportiva: entrambe gestite da

uomini, impegnati, irreprensibili, dediti con passione al compito, oltremodo

sublime, di valutare il comportamento di altri uomini. Ma, se l'obiettivo è

comune, ben diversi sono i mezzi, i tempi e i criteri ai quali l'una e l'altra

si rapportano. La giustizia sportiva è rapida, è formale quel tanto che basta,

ma è molto sommaria (limite enorme). Ciò non certo per mancanza di impegno

dei suoi protagonisti, ma perché parte dal presupposto che l'accusato sia

colpevole e che a lui tocchi dimostrare la propria innocenza. E a lui si

chiede la "prova provata" della sua innocenza. Insomma, il principio caro

all'ordinamento ordinario, stella polare della Costituzione italiana, per il

quale la condanna può essere pronunciata solo se la prova della colpevolezza

esiste "al di là di ogni ragionevole dubbio", va a farsi benedire. La

giustizia ordinaria è lenta, è molto formale, ma ha il grande pregio del

garantismo: assicurare all'accusato un sistema tale per cui, se davvero è

innocente, se ha un legale che conosca il proprio mestiere e se non incorre in

casi (rari) in cui l'inquirente o il giudice si distraggono o ignorano qualche

aspetto importante del loro lavoro, il risultato positivo è assicurato. Certo,

chi sposa un ordinamento peculiare, come quello sportivo, ne accetta le regole,

ma non è detto che queste debbano valere all'infinito e non possano, prima o

poi, essere messe in discussione o addirittura cambiate. Cosa c'entra tutto

questo con il caso Conte? Facile rispondere. L'allenatore della Juventus è un

uomo che ha fatto della cultura dell'impegno, della dedizione e della serietà

del lavoro una filosofia di vita da praticare e da insegnare. Se della vicenda

si occupasse la giustizia ordinaria, la risposta sarebbe già scritta in modo

indelebile al solo rilievo che il grande accusatore, Filippo Carobbio, è

smentito da una buona ventina di ex compagni di squadra. Basterebbe questo

per chiudere il discorso: è inattendibile e basta. Ma serve la "prova provata".

Ed allora Conte ed i suoi legali hanno trovato le motivazioni di un sentimento

peculiare. Ma non basta ancora. Ed è qui che il sistema della giustizia

sportiva dimostra le proprie carenze. Ciò almeno all'osservatore superficiale

perché, a ben vedere, una breccia nel granitico impianto accusatorio sportivo

si è già aperta: Carobbio ha accusato Conte di compartecipazione ad un

illecito sportivo; la Procura federale ha dimostrato di non credere a questa

impostazione, deferendolo per omessa denuncia. Ed allora, se i dubbi sembrano

affiorare anche in chi inquisisce, non sarebbe il caso di riaffrontare con

coraggio il tema dei limiti della giustizia sportiva e dare a Conte il pieno

proscioglimento? La giustizia sportiva deve dimostrare non solo di essere, ma

anche di apparire, una vera e propria Giustizia. Rinnegare l'assioma per cui

il pentito è sempre credibile e l'accusato è sempre colpevole non è un atto di

scardinamento di un sistema consolidato , ma un atto di vera e propria

Giustizia. Ed in questo, tra giustizia ordinaria e giustizia sportiva, non

dovrebbero esserci differenze.

-------

«L'unica soluzione è il Tar

Siamo pronti alla denuncia»

di PAOLO BERTINETTI (TUTTOSPORT 27-07-2012)

Presidente dell'Associazione Nazionale Amici della Juventus

L'Associazione Nazionale Amici della Juventus è nata nel 2006 subito dopo che

Palazzi aveva contribuito a confezionare la grottesca sentenza che serviva a

nascondere la verità e a impedire alla Juventus di vincere il 30° scudetto

nella stagione successiva. La Juventus di Conte e Agnelli lo ha vinto

quest'anno e per impedire che possa bissare il successo l'anno prossimo,

Palazzi ha deciso di incastrare Conte. Come sei anni fa, alla giustizia

sportiva non interessa granché dei testimoni a favore ma solo ciò che torna

utile alla missione di danneggiare la Juventus. Se Conte non fosse

l'allenatore (della Juventus, ndt), che peso avrebbero avuto le tante

incongruenze di Carobbio? Così, la giustizia sportiva finisce per incarnare il

peggio della tradizione giudiziaria italiana, quella dei cavilli e dei vizi di

forma innalzati a cardini di interi procedimenti. Ma così sembra andare bene

al Palazzo e a milioni di tifosi che non amano la Juventus. Una ragione in più

perché il club proceda con la causa presso il Tar: è l'unico linguaggio che il

Palazzo capisce. Cosa possono fare i tifosi juventini, ora? Una manifestazione

pubblica a Roma, davanti alla Figc, sarebbe opportuna, ma è cosa complessa. Ci

resta il diritto di denunciare l'ennesima disonestà del Palazzo, magari

chiedendo ai tifosi di sottoscrivere una denuncia comune.

-------

«La giustizia sportiva

crede agli inaffidabili»

di MASSIMO ZAMPINI (TUTTOSPORT 27-07-2012)

Avvocato, opinionista e autore de «Il gol di Muntari»

Di solito, per attestare la credibilità, si usa l’esempio della macchina

usata: da chi la comprereste, Carobbio o Conte? Anche il più accanito

avversario comprerebbe dal secondo. Palazzi no, si fida del truccatore di

partite, che stavolta è affidabile. Al contrario di Conte, il vincente,

l’orgoglioso, che però un giorno, anzi due, non aveva voglia di vincere. Senza

prove, soldi, scommesse nè vantaggi in classifica. Pare funzioni così, la

giustizia sportiva: bastano le parole di un accusatore. Lo ripetono, i

professionisti dell’antijuventinità, che in campo non festeggiano mai e

gioiscono solo per gli assist della Procura. Sorridono, per campanilismo, di

fronte a una giustizia che mette sul piedistallo inaffidabili riconosciuti e

umilia senza prove affidabili permanenti. Finché un giorno, se non si aspetta

sempre la prescrizione, magari toccherà a qualcun altro. E non saremo più i

soli a considerare deprimente non riuscire a vendere un’auto usata perché il

compratore ha più fiducia in quella di un Carobbio qualunque.

-------

«Disparità e incongruenze

Così ci tratta il Palazzo»

di SALVATORE COZZOLINO (TUTTOSPORT 27-07-2012)

Presidente di Ju29ro.com

Dal 2006 la giustizia sportiva si è resa protagonista di una serie

interminabile di doppiopesismi. Incongruenze talmente grossolane da aver

indotto un club come la Juventus a procedere con vari gradi di ricorsi per

richiedere una parità di trattamento. Abbiamo riportato le contraddizioni del

quadro accusatorio e le modalità con cui è stato ritenuto attendibile Carobbio

le cui erratiche deposizioni, con versioni e particolari differenti, sono

state sufficienti per mandare a processo i nostri tesserati. Una su tutte, se

Carobbio è credibile per l'accusa di omessa denuncia in merito a Novara-Siena,

non si capisce perché Palazzi non abbia deferito gli altri giocatori del Siena

presenti nello spogliatoio. Oggi gli juventini sono vaccinati e sanno che

devono stare con le spalle rivolte verso il muro (e con le mutande di ghisa,

ndt) perché la Juventus non è amata dal Palazzo. La stessa società ha deciso

di difendere e supportare il proprio allenatore. A differenza del 2006 oggi la

Juventus c'è, e ci sono i suoi tifosi, uniti, compatti, che credono solo a

Conte. Ci preoccupa piuttosto la posizione di Bonucci, non solo per il danno

tecnico e patrimoniale, ma anche per i risvolti psicologici su un ragazzo che

si era proposto come uno dei migliori difensori.

-------

Se leggiamo le carte

non tornano i conti

di ANTONIO CORSA (TUTTOSPORT 28-07-2012)

Fondatore blog uccellinodidelpiero

Quello che mi colpisce dei deferimenti di Palazzi in merito alla doppia omessa

denuncia di Conte è come non sia certo né chi abbia compiuto gli illeciti, né

per quale scopo, né chi lo abbia avvisato degli accordi (da altri) raggiunti.

Col Novara, Carobbio - unico testimone smentito da tutti - confessa: «Non sono

certo di chi per primo si accordò». Fa un’ipotesi e commenta: «Credo che

quello sia stato il primo contatto». Stop. Non rivela chi abbia avvisato Conte,

ma dice solo che rassicurò calciatori e staff dell’accordo raggiunto.

Domanda: se fu un accordo tra squadre per spartirsi i punti, perché ci sono

gli zingari di mezzo? Possibile che Conte sapesse (da chi?) e Tesser no? E i

giocatori presenti alla riunione tecnica? Come potevano non sapere? Con

l’AlbinoLeffe è ancora peggio: i calciatori stessi avrebbero discusso per una

settimana la possibilità di vendere la partita. Avrebbero poi deciso di

perdere (la partita e il premio “primo posto”: soldi) non si sa perché.

Avrebbero comunicato a Conte la decisione, e il solo Conte si ritrova accusato

di omessa denuncia, mentre i calciatori che decisero di perdere sono

innocenti. A voi torna qualcosa? A me no.

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Calcioscommesse:

magistratura sportiva da abolire

di GIANFRANCESCO TURANO dal blog RAGÙ DI CAPRA (l'Espresso.it 27-07-2012)

La magistratura del calcio ha indirizzato lo scandalo delle scommesse verso

una conclusione prevedibile. Esattamente come in certe partite di fine

stagione, l’inquisitore della Figc Stefano Palazzi e la sua squadra hanno

mostrato un deficit di motivazioni di fronte ai padroni del pallone.

Da Londra, Gianni Petrucci ha presentato i suoi complimenti per la celerità

del lavoro effettuato e ha sottolineato che si tratta di accuse da sottoporre

a giudizio, per i pochi che fossero preoccupati dei deferimenti.

Un patteggiamento, come quello studiato per Antonio Conte dai legali della

Juventus, non li seppellirà di sicuro.

La sentenza di primo grado e quella di secondo faranno il loro corso che – è

statistica – ridurrà progressivamente le pene rispetto all’accusa. Alla fine,

qualche big sarà bacchettato con moderazione e la frittura mista finirà

nell’olio bollente.

Una volta ancora bisognerà affidarsi alla magistratura ordinaria per sperare

in qualche provvedimento più incisivo. È accaduto pochi giorni fa con Enrico

Preziosi, condannato in secondo grado per frode sportiva su Genoa-Venezia del

2005. Tra le pene accessorie proposte dalla Procura Generale al recordman di

squalifiche sportive (tre, con nessuna conseguenza pratica) c’è un Daspo di

sei mesi.

Sette anni per stabilire che il presidente genoano va trattato come i suoi

compagni di merende ultras.

Eppure è qualcosa rispetto al ridicolo di una procura sportiva che procede

con il motto: forte coi deboli, debole coi forti.

Ma se è vero com’è vero che il calcio è un’impresa come le altre – così

dicono in Lega -, a che serve la Procura federale? Da anni si lamentano che

sono pochi, che non ce la fanno con il lavoro, che il nemico attacca con forze

soverchianti. Allora chiudiamola e affidiamoci ai tribunali. Senza più fingere

che il calcio sia in grado di liberarsi da solo delle sue mele marce.

___

Il caso Conte, ovvero solo uno juventino può

negare a un uomo il permesso di andare in

ospedale per la nascita di suo figlio

di MASSIMILIANO GALLO dal blog MI CONSENTO (LINKIESTA 27-07-2012)

Nel giorno in cui tutto il mondo (sportivo e non solo) guarda alla cerimonia

inaugurale dei Giochi Olimpici di Lonrda, noi che amiamo l’agonismo e le

competizioni siamo costretti ad occuparci di fatti che non attengono

strettamento all’attività agonistica. E cioè al cosiddetto calcio scommesse.

Come si sa, la devianza esiste. Ed esiste in ogni ambito. Può capitare così

che un allenatore venga accusato da un suo giocatore di aver riunito l’intera

squadra in uno spogliatoio e aver tenuto un lungo e articolato discorso dal

succo facie facile: ragazzi, domenica si pareggia, e basta.

Nessuno dei compagni conferma queste accuse. La difesa dell’allenatore fa

notare anche alcune incongruenze nelle parole dell’accusa, oltre al fatto che

nessuno dei compagni ha mai avallato una versione del genere, eppure non al

punto da indurre la Procura a una scelta. E allora che cosa accade? Come nella

migliori delle tradizioni italiche, si dà un colpo al cerchio e uno alla

botte. Viene incriminato sì l’allenatore, ma non per illecito sportivo bensì

per omessa denuncia. In modo che il tecnico non paghi con un massimo di tre

anni per squalifica, ma magari con uno stop di sei mesi.

Il solito accordo all’italiana che accontenta un po’ tutti. L’allenatore

(Antonio Conte), la sua nuova società (la Juventus, perché la combine o

presunta tale avvenne quando Conte era sulla panchina del Siena) e gli

anti-juventini viscerali (una buona fetta della popolazione) che così potranno

cantare di tutto ad Antonio Conte se, come pare, il tecnico opterà per il

patteggiamento.

Ora, l’unica cosa che a un anti-juventino come me (in realtà non lo sarei,

sono loro che sono bianconeri) preme evidenziare è questa. Nell’esercizio

della difesa legale, gli avvocati di Conte hanno premuto su un tasto: le

accuse di Carobbio sarebbero leate al rancore della di lui consorte. Perché?

Perché Conte, all’epoca, negò al Carobbio il permesso per andare dalla moglie

che stava partorendo in ospedale. “Non puoi, perché mi servi venerdì in campo

col Piacenza”. Ed è qui che a mio avviso lo juventino che è in Conte. Solo a

un gobbo dentro può venire in mente di negare a un uomo il permesso di andare

dalla propria moglie per assistere alla nascita del figlio. Devi essere

juventino dentro. E Conte lo è. Tutto qua.

___

Baroni per Conte?

Salvatemi dall’omonimo juventino

di CARLO BARONI dal blog GIORNALISTI NEL PALLONE (Corriere.it 29-07-2012)

Spero tanto che ci ripensino. Altrimenti sarò costretto a tifare Conte al

processo. Lo so, non è elegante usare i blog per casi personali. Perdonatemi,

ma la mia è una situazione disperata.C’è il rischio, neanche tanto remoto, che

in caso di squalifica sulla panchina della Juventus si sieda l’allenatore

della primavera bianconera. Embe’? Si chiama Marco, Marco… Baroni. Un dramma,

peggio del 5 maggio. Già m’immagino i titoli. Baroni: “Con questa Juve vincerò

tutto”, “GlI scudetti sono trenta e guai a chi ce li tocca!”. “L’Inter? Non è

più quella del triplete”.

Ecco, penso che non potrei resistere a questo stillicidio. Credo ci siano gli

estremi per intentare un’azione legale. E vincerla. Quale giudice potrebbe

negare il danno alla mia immagine? Baroni bianconero suona malissimo. Capisco

che dopo un Conte avevano bisogno di un altro col cognome “nobile”. Ma ci sono

anche dei principi (con l’accento sulla seconda i) da difendere. Uno passa

tutta la vita a crearsi una reputazione (sportiva).

Si congela sugli spalti di San Siro, riempie i cassetti di sciarpe e

armadietti nerazzurri, piange quando vede il Castelo Sforzesco perchè gli

viene in mente Ciriaco, adora navigare sul web solo perché si chiama Inter…

net, ha in camera il poster stropicciato di Boninsegna. Tutto questo spazzato

via per la solita vicenda giudiziaria che vede coinvolto uno juventino.

Insomma, sono un danno collaterale dei loro inghippi. Vi prego: ripensateci!

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___

Il caso Conte, ovvero solo uno juventino può

negare a un uomo il permesso di andare in

ospedale per la nascita di suo figlio

di MASSIMILIANO GALLO dal blog MI CONSENTO (LINKIESTA 27-07-2012)

Ora, l’unica cosa che a un anti-juventino come me (in realtà non lo sarei,

sono loro che sono bianconeri) preme evidenziare è questa. Nell’esercizio

della difesa legale, gli avvocati di Conte hanno premuto su un tasto: le

accuse di Carobbio sarebbero leate al rancore della di lui consorte. Perché?

Perché Conte, all’epoca, negò al Carobbio il permesso per andare dalla moglie

che stava partorendo in ospedale. “Non puoi, perché mi servi venerdì in campo

col Piacenza”. Ed è qui che a mio avviso lo juventino che è in Conte. Solo a

un gobbo dentro può venire in mente di negare a un uomo il permesso di andare

dalla propria moglie per assistere alla nascita del figlio. Devi essere

juventino dentro. E Conte lo è. Tutto qua.

Fantastico, quindi dato che Conte ha poca sensibilità, e di fronte ad una partita da vincere non guarda in faccia a nessuno, Carobbio ha fatto bene ad accusarlo ingiustamente e a rovinargli come minimo la reputazione.

Questi antijuventini hanno perso completamente il contatto con la realtà.

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Il caso Conte, ovvero solo uno juventino può

negare a un uomo il permesso di andare in

ospedale per la nascita di suo figlio

di MASSIMILIANO GALLO dal blog MI CONSENTO (LINKIESTA 27-07-2012)

Ora, l’unica cosa che a un anti-juventino come me (in realtà non lo sarei,

sono loro che sono bianconeri) preme evidenziare è questa. Nell’esercizio

della difesa legale, gli avvocati di Conte hanno premuto su un tasto: le

accuse di Carobbio sarebbero leate al rancore della di lui consorte. Perché?

Perché Conte, all’epoca, negò al Carobbio il permesso per andare dalla moglie

che stava partorendo in ospedale. “Non puoi, perché mi servi venerdì in campo

col Piacenza”. Ed è qui che a mio avviso lo juventino che è in Conte. Solo a

un gobbo dentro può venire in mente di negare a un uomo il permesso di andare

dalla propria moglie per assistere alla nascita del figlio. Devi essere

juventino dentro. E Conte lo è. Tutto qua.

Boh

solo per me è un complimento?

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Disoccupati

che scalciano

Ex Campioni del mondo. Vecchie glorie della serie A. Eterne promesse

non mantenute. Tutti in attività ma senza una squadra. I dimenticati

dell’Italia pallonara continuano ad allenarsi in attesa della

telefonata di un procuratore. Ecco la formazione ideale di left

di LUCIO MOLLICA (left 28 luglio 2012)

Una convocazione non l’hanno ricevuta, allora in ritiro ci sono andati da

soli. I calciatori senza contratto hanno infilato gli scarpini dentro ai

borsoni di pelle, le foto dei figli nell’iPad e sono partiti. Staranno via tre

settimane, tra sgambate mattutine, sedute di tattica, massaggi muscolari e

partitelle amichevoli. Andranno a letto presto, proveranno a smaltire i chili

di troppo e a ritrovare la forma. Tutto come ogni estate, o quasi. Perché una

volta finita la preparazione, per alcuni di loro il campionato potrebbe non

cominciare mai.

I calciatori senza squadra sono sempre di più. Effetto della concorrenza

degli stranieri, che costano meno e fanno sognare i tifosi, e dei crack

finanziari. Otto squadre sono fallite quest’anno, anche club storici come

Piacenza, Triestina, Taranto e Foggia. Ma dappertutto la crisi ha sgonfiato i

portafogli dei presidenti e assottigliato le rose. Allora si tagliano i

giocatori più stagionati, quelli che magari decidono le partite ma hanno

ingaggi impegnativi, oppu- re quelli dalle ossa di cristallo, che il grosso

della stagione l’hanno passata in infermeria. Per accoglierli, l’Associazione

calciatori guidata da Damiano Tommasi, di ritiri ne ha organizzati due: a

Coverciano, nel centro federale, e a Veronello. La chioccia del gruppo è

Flavio Roma, classe 1974, uno dei tanti esuberi del Milan. «I giovani sono i

più spaesati. Non è facile per loro adattarsi a questa situazione», dice. «Io

invece la mia carriera l’ho fatta, mi basterebbe giocare ancora un anno o due

e pazienza se dovrò abbassare le pretese. Un’altra squadra come il Milan non

la trovo».

Chi da tempo ha abbassato le pretese è invece Fabio Bazzani, centravanti dal

fisico possente, che con la Sampdoria aveva raggiunto la Nazionale. Insieme ad

Alessia Merz, l’ex velina di Striscia, formavano una coppia da copertina. Che

poco alla volta ha scelto di lasciare la luce dei riflettori. Gli ultimi due

anni Bazzani li ha passati al Mezzolara, in Serie D: «È stato un piccolo choc.

All’inizio i compagni mi guardavano come un alieno. Poi, quando vai in campo,

tutto ritorna come sempre. E così sono riuscito a pas sare più tempo in

famiglia e anche a divertirmi giocando a pallone».

A Coverciano si allenano fianco a fianco calciatori a fine carriera e

promesse non mantenute. Vittime di un club che ha chiuso i battenti, di un

allenatore che non li vedeva, di un fisico o di un carattere che non hanno

retto alle pressioni. Mollati sul più bello dagli dei del pallone. Samuele

Dalla Bona se lo prese il Chelsea che ancora non aveva diciotto anni, esordì

in prima squadra e anche in Champions league. Poi il ritorno in Italia, la

panchina, i continui cambi di maglia. L’ultima che ha indossato è quella del

Mantova, in Seconda divisione. Anche Andrea Rabito, scuola Milan, aveva

cominciato bene: piedi buoni e tre promozioni consecutive con Modena, Samp e

Livorno. Le sue squadre andavano in serie A e lui no, lo lasciavano dov’era. A

un certo punto dev’essersi stufato e per il secondo anno è senza contratto.

L’estate scorsa lo prese la Cremonese, quest’anno si vedrà.

Si prende cura di loro un’equipe di venti persone, tra allenatori,

preparatori e medici. C’è anche una psicologa, per ricordare ai calciatori che

anche nella vita si può risalire. Gli racconterà, forse, la storia di

Giaccherini, che nel 2008 era senza squadra e quest’anno ha esordito agli

Europei, da titolare, contro la Spagna. Oppure quella di Paramatti, che

Ulivieri scovò proprio al ritiro dell’Associazione calciatori. Da disoccupato

che era, finì al Bologna e poi alla Juve, vincendo anche uno scudetto nel 2001.

Meno incoraggiante è forse sapere che a spasso ci sono anche dei campioni del

mondo. Sic transit gloria pallonara, mentre Buffon e Pirlo facevano meraviglie

agli Europei, tanti loro ex compagni del 2006 cercavano sistemazione: Inzaghi

e Zambrotta, Barone e Toni, persino quel Fabio Grosso che ha fatto urlare

l’Italia con il gol alla Germania e il rigore decisivo segnato nella finale di

Berlino. Anche Del Piero, per ora, è senza squadra. Giorni fa ha postato su

internet il cartellino che la Juve gli ha restituito dopo ventiquattro anni.

Vorrebbe andare in America o in Brasile, ma valuta proposte anche dalla

Thailandia. Loro al ritiro dell’Assocalciatori non ci sono andati,

probabilmente una squadra disposta a spendere per averli la troveranno lo

stesso, a costo di andare lontano.

Anche ai ragazzi del ritiro converrebbe partire. Lo consiglia Flavio Roma,

che è stato otto anni al Monaco: «Sono stato uno dei primi italiani ad andare

via. Esperienza fantastica, anche se l’adattamento non è facile». In realtà,

qualcuno di loro all’estero c’è già stato, emigranti senza la fortuna di un

Giuseppe Rossi o un Balotelli. Sono ritornati Simone Cavalli, che non ha

gradito troppo il giretto in Transilvania, tra il Targu Mures e il Gloria

Bistrita, e anche Marco Fortin, portiere con il numero 14 sulla maglia,

«perché in inglese si dice fourteen», che voleva chiudere la sua carriera al

Vicenza e invece ha passato gli ultimi due anni a Larnaca, Cipro. Adesso

cercano una maglia vicino a casa, in uno spogliatoio che parli la loro lingua.

Si allenano con la paura di farsi male e con un orecchio al cellulare, in

attesa della fatidica chiamata di un procuratore. Quello che Bazzani non ha

più: «L’ho avuto per tanti anni, quando stavo nel calcio che conta. Adesso mi

gestisco da solo, molti presidenti li conosco di persona». Per chi vuol

mettersi in mostra, l’Assocalciatori ha organizzato dei tornei vetrina.

Andranno a vederli dirigenti in cerca di occasioni, per piazzare qualche colpo

a costo zero in un mercato paralizzato dalla crisi. Perché davvero, a guardare

il parco dei senza squadra, si potrebbe costruire una squadra competitiva. Una

Nazionale dei “disoccupati”.

In porta si va sull’usato sicuro. E c’è l’imbarazzo della scelta. Oltre a

Roma, sono liberi il talentuoso Matteo Sereni, che però è fermo da un anno, e

soprattutto Francesco Antonioli, uno scudetto da titolare con la Roma di

Capello. L’età è il suo limite: nato nel 1969, Antonioli è stato nella passata

stagione il giocatore più anziano della serie A. Ma è un portiere di classe e,

nonostante la difesa del Cesena fosse una delle più battute del campionato, ha

dimostrato che in porta sa ancora starci. Per la coppia di terzini, la

migliore scelta possibile è quella dei due campioni Grosso e Zambrotta,

“scaricati” dalla Juve e dal Milan. Sono usciti da qualche anno dal giro della

Nazionale, ma per qualità ed esperienza non si discutono. Al centro della

difesa, il ritiro di Coverciano offre due colonne. Sono Davide Mandelli, tra

gli artefici della favola del Chievo, che ha lasciato dopo otto anni e oltre

duecento presenze, e Lorenzo Stovini, nelle ultime stagioni a Empoli in serie

B: stopper d’altri tempi, muscolare e affidabile, è ancora difficile da

superare sui palloni alti.

Le chiavi del centrocampo sono al sicuro nelle mani di Michele Marcolini.

Dieci anni di serie A alle spalle, è un numero dieci integro, lo dimostrano le

34 presenze al Padova lo scorso anno, e un’ottima soluzione su cui contare per

punizioni e rigori. Accanto a lui, potrebbe avere un’altra chance Dalla Bona,

mentre sulle fasce potrebbero dare una bella spinta Marchionni, pallino di

Prandelli al Parma e alla Fiorentina, e Simone Del Nero, che dopo cinque anni

di ostracismo alla Lazio ha disputato un brillante finale di stagione a Cesena,

realizzando anche due gol in undici partite. Con delle ali così, per

l’attacco ci vogliono le torri.

La prima scelta è Toni: ha appena rescisso un ricco contratto negli Emirati

Arabi e ha ancora voglia di calcio vero. Sulla giostra con lui, un ultimo giro

potrebbe farlo Fabio Bazzani, a cui gli amici tornerebbero a chiedere le

maglie degli avversari ogni domenica. Viene voglia di vederla sul campo, una

squadra così, che potrebbe permettersi il lusso di lasciare in panchina Alex

Del Piero. Proprio come un grande club.

-------

calcio mancino

Il pallone che fu. Cioè quando le “piccole” facevano notizia

C’era una volta

la provincia

Gente che si esaltava nei servizi di Novantesimo

minuto asserragliandosi alle spalle dell’inviato

di EMANUELE SANTI (left 28 luglio 2012)

Gli anni più belli del calcio di casa nostra sono stati quelli durante i quali

protagonista indiscussa, sebbene indiretta, era proprio la provincia. C’era la

provincia che viveva la sua stagione di gloria, arrivando addirittura allo

scudetto, oppure quella che saliva alla ribalta per una domenica soltanto o

per un paio di giornate. C’era la provincia che sfornava il capocannoniere del

campionato, quella che si guadagnava il titolo di squadra simpatia o di

squadra rivelazione. C’era la provincia che batteva clamorosamente la

capolista, facendole magari un fatale sgambetto.

C’era quella che non perdeva mai sul campo di casa e quella che rappresentava

l’orgoglio di un’intera regione. C’era quella col portiere più difficile da

bucare, quella col difensore più temuto, quella con l’ala destra più veloce,

quella con l’allenatore più scorbutico o più scaramantico o più taciturno. E

poi c’era quella con il presidente più bizzarro, più intraducibile, più

incomprensibile, più impresentabile e più istrionico di tutti. C’era la

provincia troppo forte per la serie B e troppo debole per la serie A, c’era la

provincia con lo stadio inadeguato, quella con la colonna del tetto della

tribuna che impallava la telecamera e quella con le finestre dei palazzi

affacciate direttamente sul rettangolo di gioco. C’era la provincia che si

esaltava nei servizi di Novantesimo minuto, con la gente asserragliata

nell’inquadratura alle spalle dell’inviato e c’era la provincia che si

guadagnava la salvezza pareggio dopo pareggio quando, appunto, due partite

impattate valevano come una vittoria. C’era la provincia che accoglieva a

braccia aperte i campioni a fine carriera, sia che fossero andati a svernare

sia che avessero ancora tante cose da dire o da insegnare. C’era la provincia

che ci teneva a far bella figura e quella che giocava sempre alla morte, sia

contro le più titolate che contro le avversarie dirette. C’era quella

allergica al clima del massimo campionato, quella capace di adattarsi in

fretta e quella meglio abituata a determinati palcoscenici e che, magari, si

toglieva lo sfizio di diventare la bestia nera di qualche squadrone e, perché

no, a costringere la stampa ad usare il soprannome di “ammazzagrandi”. C’era

la provincia vivaio di tanti fenomeni in erba e quella in cui gli allenatori

davano il meglio di sé. C’era la provincia dove l’arbitro correva sempre nello

spogliatoio, quella col campo sempre ai limiti della praticabilità e quella

che ti faceva sempre sprecare una doppia in schedina. C’era la provincia che

giocava il derby contro le stesse squadre protagoniste di nobili stracittadine

e che riusciva a portarsi migliaia di tifosi in trasferta. C’era la provincia

che arrivava al secondo posto a un passo dal sogno e quella capace di finire

imbattuta, benché capoluogo di una piccola regione come l’Umbria. C’era la

provincia che non te la regalava mai, che non si arrendeva, sempre dura a

morire e che non chinava la testa. C’è stata la provincia vittoriosa in Coppa

Italia e anche in Europa. Nel bel calcio che fu c’è sempre stata la provincia

con cui fare i conti. Ma oggi i conti si fanno soprattutto con i diritti

televisivi e con un numero di spettatori tradotto in termini di audience e di

utenti di servizi a pagamento.

Il pubblico non è più pubblico e la provincia è tagliata fuori da un gioco

per sole grandi aree metropolitane.

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Inviato (modificato)

Parigi val bene una

CHAMPIONS

Ibra in Francia per 230 milioni di euro. Ed è solo l'ultimo colpaccio

del "Psg" in versione Qatar. Così l'emiro e il patron di Al Jazeera

puntano sul calcio. Per aumentare peso e affari in Europa

di ALESSANDRA BIANCHI (l'Espresso | 2 agosto 2012)

L'ultima perla si chiama Zlatan Ibrahimovic. L'uomo dai piedi giganteschi

(porta il 47) che sforna gol acrobatici e parte in micidiali contropiede è

sbarcato da poco nella città che sta diventando a suon di milioni di euro la

nuova Eldorado del pallone: Parigi.

Un'operazione colossale che costerà circa 230 milioni d'euro al Paris

Saint-Germain (Psg) che lo ha acquistato. Per l'attaccante svedese contratto

triennale e guadagno annuo netto di 14 milioni, bonus compresi, che fanno di

lui il secondo giocatore più pagato al mondo dietro a Eto'o (20 milioni annui

dal club russo dell'Anzhi) e si aggiunge a una lista della spesa

impressionante che è stata fatta in pochi mesi e che mira a far diventare il

Paris Saint-Germain uno dei club più forti, stile Barcellona. E, proprio come

il Barça, vuol essere "mas que un club", più che un club. Sicuramente è già

riuscito a essere uno dei più reclamizzati. è il biglietto da visita più

immediato che il piccolo Stato del Qatar ha deciso di esibire al mondo. Calcio,

soldi e visibilità per un frenetico shopping in cui lo sport è l'acquisto più

mediatico ma non il solo né, se si vuole, il più importante.

Qatar e Parigi, infatti, vanno a braccetto da quando la guerra in Libia ha

rinsaldato un rapporto che era già ben collaudato. Con Nicolas Sarkozy, del

resto, i rapporti erano ben stretti. Nel 2010 l'ex presidente aveva ricevuto

all'Eliseo Tamim ben Hamad Al Thani, il principe ereditario del Qatar a cui

era stato conferito il grado di grande ufficiale della Legion d'onore. E che

era stato invitato già dopo l'elezione a presidente di Sarkozy nel 2007.

Perché il Qatar è sbarcato come un colosso in terra francese ed è un rapporto

che va avanti da anni. Basti pensare che la società Amaury, celebre

organizzatrice di eventi, cura sia il Tour de France sia il Tour ciclistico di

Doha. Un caso? Certamente no. Via via si sono aggiunti tasselli prestigiosi e

importanti: la bella sceicca Mozah Bint Nasser, influente seconda moglie dello

sceicco Hamad ben Khalifa Al Thani, ha rilevato la maggioranza del gruppo Le

Tanneur; sono stati comprati immobili e alberghi, su tutti il Royal Monceau e

ultimo il mega-store di Virgin e di Monoprix sugli Champs-Elysées per 500

milioni d'euro; ci sono partecipazioni nei gruppi Vinci, Suez e Lagardère; si

organizza il Qatar Prix Arc de Triomphe.

Il Qatar. Piccolissimo Stato diventato ricchissimo grazie al gas naturale che

ne fa il terzo paese produttore al mondo: la compagnia petrolifera Total è uno

dei suoi partner più importanti e di recente il Qatar ne ha rilevato il 3 per

cento. Un valore aggiunto che nessun governo può ignorare: non è un caso se

François Hollande, appena eletto presidente, ha incontrato il primo ministro

del Qatar. Potentissimo perché creatore nel 1996 di Al Jazeera - la

televisione che è stata una vera rivoluzione nei paesi arabi - e che ora sta

comprando di tutto dalla maison di Valentino alla Costa Smeralda. Famosissimo

perché l'acquisto del Psg ha proiettato di colpo il Qatar all'attenzione del

mondo come solo il calcio può e sa fare. Mancava, infatti, la ciliegina su una

gigantesca torta d'affari.

L'avventura è cominciata un anno fa. Dopo gli anni in cui Canal Plus ne è

stato il proprietario, il Psg ha vissuto momenti difficili in mano alla

società americana Colony Capital da cui era stato acquistato nel 2006. Fuori

dall'Europa che conta e dalla lotta per il vertice, la squadra che porta il

nome di una delle capitali più amate e visitate al mondo, non riusciva ad

avere un organico all'altezza per competere ad alti livelli. Assisteva

frustrata allo strapotere del Lione che per sette anni consecutivi si è preso

lo scudetto, al ritorno vincente del Bordeaux, alla rinascita ancora più

dolorosa - vista l'acuta rivalità politica, culturale, sociale e calcistica -

del Marsiglia, primo nemico storico dei parigini, e infine al trionfo del

miracolo Lilla. Parigi fremeva e soffriva, squassata da polemiche continue e

da un alternarsi frenetico di giocatori e allenatori.

Ma a volte le preghiere dei tifosi vengono esaudite. E come nei sogni più

belli si è materializzato il genio che è uscito dalla lampada di Aladino sotto

le sembianze di Nasser Al-Khelaifi. Uomo d'affari discreto e potente, amico

intimo della famiglia dello sceicco e amministratore di Al Jazeera: in poco

tempo, i sussurri speranzosi dei sostenitori e anche di buona parte dei media

francesi sono diventati solide realtà. La trattativa non è stata lunga e

tempestosa ma breve e redditizia. Con 50 milioni il Psg è passato dagli

americani agli arabi e la scalata al sogno è cominciata rapidamente. Nasser

Al-Khelaifi ha scelto l'architetto che più rispondeva ai suoi criteri per

costruire il suo gioiello: Leonardo, il brasiliano che a Parigi ha giocato una

sola stagione, ma che è considerato un idolo. L'ex allenatore di Milan e Inter

si è così trasferito a Parigi e a lui è stata data carta bianca, senza

restrizioni finanziare, per rifondare il Psg: mentre i tifosi erano ancora

intenti a chiedersi se stavano sognando e avevano paura di risvegliarsi, sono

arrivati giocatori importanti, di cui il più caro è stato Javier Pastore,

giovane argentino dai colpi tecnici importanti, che il presidente del Palermo

Zamparini ha lasciato partire volentieri per la modica cifra di 43 milioni

tutto compreso.

E il tecnico? C'era già il bravo e competente Antoine Kombouaré, carattere

forte ma immagine poco glamour per il ritorno ai fasti parigini. È stato

quindi esonerato a dicembre, nonostante il primo posto in classifica, per fare

posto al sogno italiano di Leonardo, Carlo Ancelotti, 6 milioni di euro annui

per convincerlo ad accettare. Basta? Per vincere no. Ci vogliono tempo,

amalgama, una squadra, cambiare la mentalità, entrare nello spirito giusto e

creare quello perfetto che porta uno spogliatoio ai risultati. Alla fine lo

scudetto lo ha vinto il "piccolo" Montpellier e il Psg si è dovuto

accontentare del secondo posto e della qualificazione diretta in Champions

League. Non male per cominciare, ma non il massimo per arrivare.

Però quest'anno si ritorna alla grande nel calcio che conta. Nasser lo aveva

(pre)detto, del resto. «Siamo qui per vincere e metteremo sul piatto 100

milioni d'euro ogni anno per fare grande questa squadra».

Uomo di parola. Così Leonardo, che conosce bene il mercato italiano, è venuto

a fare uno shopping tricolore di altissimo livello: sono arrivati Lavezzi (30

milioni), Thiago Silva (40), il giovane Verratti dal Pescara (12) e ora Ibra,

l'uomo in grado di fare davvero la differenza, così come il brasiliano che da

solo fa reparto a sé e sistema la difesa. Conclusione: in appena un anno, il

Psg ha speso più di 200 milioni di euro per il parco giocatori (di cui circa

177 in Italia) facendo impazzire il mercato non solo francese, a questo punto,

ma anche europeo. In totale, tra costo del club e contratti vari (il solo

Leonardo ha un contratto di 5 milioni d'euro a stagione), il Qatar sfiora i

300 milioni di spesa.

Certo, chi non è parigino si affida alla speranza che il bello del calcio è

che tutto può succedere, come dimostra appunto il primato del Montpellier, ma

vista da fuori la squadra fa una certa impressione. Intanto in Francia

infuriano le polemiche e ci si concentra sul fatto che dovrà essere applicata

la nuova tassa del 75 per cento sui guadagni che superano il milione di euro

anche per i calciatori. Per non parlare del fair play finanziario richiesto da

Michel Platini, presidente Uefa.

Insomma è impossibile ormai non parlare del Qatar. Che ha capito che, grazie

al calcio, la vetrina è immediata e assicurata. E alla luce di tutto questo,

non è un caso nemmeno che, nel 2022, la Coppa del Mondo si giocherà proprio

nel Qatar. E ai gufi che già obiettano che farà troppo caldo, anche 50 gradi,

arriva una risposta in stile sceicco. Si sta già lavorando a un progetto per

risolvere il problema. E per convincere la Fifa non si è badato a spese.

Ambasciatore del Qatar è stato eletto, per una decina di milioni di euro, il

giocatore più amato dai francesi, insieme a Platini, Zinedine Zidane. Insomma,

l'acquisto del Psg è solo l'ultimo anello di una catena che sembra infinita.

Ora ci vogliono le vittorie sul campo e tutto passa dai piedi preziosi dei

giocatori. Soprattutto uno: il numero "47", quello di Zlatan Ibrahimovic che

ha già un feeling con i tifosi: «Il Psg? Un sogno», ha detto. E ora Parigi lo

è davvero. E val bene una Champions.

Derby via satellite

art.non firmato (l'Espresso | 2 agosto 2012)

Non solo il Psg ma anche la creazione di un nuovo canale televisivo da

parte del Qatar, lanciatissimo alla conquista della Francia. La nuova

tv "BeIN Sport", il cui slogan è "Ton coeur battra au rhytme du sport",

è stata lanciata il primo giugno e ha avuto il suo primo battesimo

importante con gli Europei di calcio per cui ha già acquistato i

diritti nel 2016. Due i canali a pagamento, BeIN Sport 1 e 2, e

abbonarsi costerà pochissimo, 11 euro al mese per avere entrambi. Il

secondo canale sarà inaugurato a breve, il 10 agosto, con l'inizio del

campionato francese.

La rivoluzione televisiva transalpina è appena cominciata e questa è

la prima vera stagione delle novità dove il monopolio di anni di Canal

Plus non esiste più: BeIn, infatti, trasmetterà quasi tutto il

campionato francese e la Champions League (le partite di cartello sono

ancora in mano a Canal Plus), l'Europa League, parte del campionato

italiano e tedesco, la totalità di quello spagnolo. Per il momento

solo il campionato inglese appartiene ancora a Canal Plus ma i diritti

scadono tra un anno.

___

E perconquistare l’Europa

l’emiro va nel pallone

Con i soldi investiti nel suo Paris St. Germain, e con gli ultimi

clamorosi acquisti, il principe ereditario del Qatar punta a scalare

le classifiche continentali. E a vincere la Champions in tre anni

di FABIO MONTI (SETTE | 30—27.07.2012)

La battuta, che circola in rete, è velenosa: «Il Paris St. Germain ha cambiato

anche l’autista del pullman. Da agosto lo guiderà Fernando Alonso e guadagnerà

il doppio di quanto prende in Ferrari». Dopo gli acquisti di Lavezzi, Thiago

Silva, Ibrahimovic, Maxwell e Verratti, è un modo per riassumere l’estate

senza limiti di spesa di Nasser al-Khelaifi, il presidente del Psg e uomo di

fiducia di Tamin bin Hamad al-Thani, principe ereditario del Qatar e

proprietario del club dal 6 giugno 2011. La crisi mondiale non risparmia il

mondo del pallone: persino Barcellona e Real Madrid si stanno muovendo con

cautela e il Manchester City, che dal 2008 è di proprietà dell’Abu DhabiUnited

group for development and investment, al momento pensa più a vendere che ad

acquistare. Il Psg sta ripercorrendo la strada di Roman Abramovich, quando nel

2003 acquistò il Chelsea, immettendo una valanga di denaro sul mercato per

arrivare in cima all’Europa, dopo un’attesa durata nove anni (Champions League

conquistata il 19 maggio).

Quello che colpisce è il momento storico nel quale il Paris St. Germain ha

deciso di trasformarsi in un uragano economico-finanziario, ma la strategia

societaria è mirata a conquistare la leadership europea in tempi brevi, nel

segno di investimenti sontuosi e per certi aspetti eccessivi, se paragonati

con il resto del mondo pallonaro. Investimenti e non spese folli, fini a se

stesse. L’acquisto da parte del principe ereditario è stato dettato non dalla

voglia di comprarsi un giocattolo un po’ costoso, semmai dalla volontà di

sbarcare in una delle più belle città del mondo, in un club che ha appena 42

anni di vita, molto legato alla capitale («Paris est magique», il motto), che

non vince il campionato dal 1994 e che ha enormi potenzialità (anche

economiche). Proprio per evitare improvvisazioni, al-Thani, non appena

arrivato, ha scelto un presidente e si è affidato a un ex famoso, un uomo di

calcio, conosciuto in tutto il mondo, con un grande passato da calciatore

(anche nel Psg, oltreché nel Milan): Leonardo, brasiliano, che parla cinque

lingue, ha fatto il dirigente (Milan) e l’allenatore (Milan e Inter) con

ottimi risultati, si sente cittadino del mondo e ha sempre cercato “un sogno”

e non “un lavoro”. Anche se in tempi ristretti e con un mercato complicato,

Leonardo si è mosso subito. Un anno fa ha portato a Parigi un portiere (Sirigu,

dal Palermo); un centrocampista (Sissoko, dalla Juve); un fantasista (Pastore,

42 milioni al Palermo) più un centrocampista d’attacco (Ménez dalla Roma). I

francesi faticano ad accettare l’idea che a dettare le strategie del club di

Parigi sia un brasiliano che è vissuto in Italia e gli hanno rinfacciato cento

volte di aver speso troppo per Pastore; Leonardo, che a maggio sembrava deciso

a tornare in Italia, ha sempre risposto ricordando soltanto che il giocatore è

del 1989 e ha davanti a sé dieci anni di carriera.

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Non solo soldi. Un secondo segnale che la costruzione del Psg procede

nel segno della qualità e non della ricca improvvisazione è stata la scelta

dell’allenatore: a fine dicembre 2011, Leonardo ha esonerato Antoine Kombouaré

e ha voluto a Parigi Carlo Ancelotti. Il Psg, che era primo in classifica, ha

finito la Ligue 1 al secondo posto, alle spalle del Montpellier, elogiato pure

da Hollande («nel calcio i soldi non sono tutto»), ma, puntando su uno dei

tecnici più preparati e più vincenti d’Europa, Leonardo ha scelto un uomo per

un progetto globale, destinato a durare nel tempo e non per vincere qualche

partita.

In questa estate, dopo i due innesti di gennaio (Alex dal Chelsea, Thiago

Motta dall’Inter), il cambio di passo, puntando con decisione sui migliori

giocatori in giro per il mondo. Al contrario di quanto faceva il Real Madrid

dieci anni fa, quando era nata la storia dei Galacticos (Ronaldo, Beckham,

Owen, Raúl, Morientes e Zidane, tutti insieme), Leonardo non si è preoccupato

di imbottire la squadra di attaccanti, ma si è preoccupato di costruire una

squadra vera, senza badare a spese (i soldi aiutano sempre), però con una

logica calcistica. Ha scelto il difensore numero 1 al mondo, Thiago Silva, che

deve compiere 28 anni ed è nel miglior momento della carriera; ha puntato su

un centrocampista di 19 anni, che ha stupito l’Europa, Marco Verratti,

prelevato dal Pescara per 12 milioni, e ha cambiato l’attacco, mettendo

insieme per 50 milioni di euro Ibrahimovic, 31 anni (ha vinto otto campionati

negli ultimi nove anni, si è presentato palleggiando sotto la Tour Eiffel), e

Lavezzi, 27 anni (30 milioni al Napoli). Giocatori veri e non campioni al

tramonto, secondo il modello del soccer nordamericano, che privilegia i

giocatori a fine carriera (l’ultimo caso: Nesta, 36 anni, all’Impact Montreal).

Ma il Paris St. Germain appare anche un esempio di squadra che vuole giocare

d’anticipo sui tempi. Vista la situazione del campionato francese, con

Olympique Marsiglia e Lione costretti a ridurre il budget, e nonostante

l’ostilità generale (nello sport i ricchi non piacciono), sembra difficile

immaginare che il Psg possa perdere il prossimo campionato. Semmai la Ligue

può diventare l’occasione per allenarsi per la Champions, perché i qatarioti

vogliono trovare spazio in quello che è ormai il campionato d’Europa per club.

L’obiettivo è chiaro: conquistare la vetta dell’Europa nello spazio di tre

anni, mentre in questa stagione, che segna il rientro fra i grandi d’Europa,

si punta ad arrivare fra gli otto migliori club. Ora il problema più grosso è

dribblare la gabbia del fair-play finanziario, voluto dalla Federcalcio

europea e dal suo presidente, Michel Platini, che impone di spendere soltanto

quello che si incassa, nel segno del pareggio di bilancio. Per ora c’è margine

per uno sbilancio di 45 milioni, che il Psg ha già infranto. Ma c’è sempre la

possibilità di trovare sponsor (veri o indotti, magari attraverso la tv

qatariota Al Jazeera) per scoprire che in fondo nel calcio, fatta la squadra,

le regole sono un’opinione.

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italia

E IL MERCATO, BELLEZZA

CALCIO DA VENDERE.

TUTTO È PERDUTO,

ANCHE LA MAGLIA

SIMBOLI DELL'IDENTITÀ DEI TIFOSI, QUASI ICONE DELLA RETORICA

PALLONARA, OGGI QUEGLI INDUMENTI SONO DIVENTATI UN CORE

BUSINESS (DOPO I DIRITTI TV). COSÌ VENGONO RIFATTI OGNI ANNO

di PIERO MELATI (IL VENERDI DI REPUBBLICA | 27 LUGLIO 2012)

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Palazzi guatemaltechi

di CHRISTIAN ROCCA dal blog camillo 28-07-2012

Ma Palazzi quando se ne va in Guatemala?

Ingroiettare

introiettare come Ingroia

being Antonio Ingroia

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SCOMMESSOPOLI I NUOVI SCENARI

Conte perde il Napoli

Patteggiamento vicino

Lunedì vertice tra legali, la squalifica partirebbe dal 1° agosto

Il tecnico potrebbe trasformare due mesi di pena in una forte multa. Bonucci tra voglia di lottare e “pentimento”

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 28-07-2012)

SI LEGGONO le carte, le oltre 6.000 pagine di documenti a disposizione da ieri

di difese e della stessa Disciplinare, e si sfogliano come margherite. Lunedì

un summit tra i legali impegnati per scegliere la strategia da opporre ai

deferimenti di Palazzi . Con Conte che va verso un doloroso patteggiamento per

i motivi che spieghiamo più avanti e la certezza - se così fosse - che dal

primo agosto, saltando subito la Supercoppa con la Juve affidata a Baroni o

Carrera , dovrà contare i giorni. 180 per due omesse denunce, magari

sperimentando pene alternative, compreso il pagamento di una forte multa per

60 di questi giorni, come previsto dagli articoli 23 e 24 del nuovo codice di

giustizia: c’è il precedente di Sbaffo con una parte della pena in multa (16

mesi e 100.000 euro per un illecito confessato, dopo una correzione della

Disciplinare al primo patto con Palazzi). Perché sulla congruità decide la

Commissione. Nel recente caso di Agentopoli, si pattuiva con mille euro a

giorno di sanzione condonato: tre mesi, uguale 90. 000 euro. Vedremo. La

certezza è che Bonucci la sua battaglia legale nel processo 2 dal 3 agosto

dovrà combatterla fino in fondo: per l’illecito non si patteggia se non

diventando “pentiti” e la sua sfida all’ondivago pentito Andrea Masiello senza

l’atteso confronto diretto si gioca a viso aperto, ma con l’onere della prova

rovesciato. Qui il ragionevole dubbio come discrimine tra colpevolezza e

proscioglimento non c’è.

DIFESA IMPOSSIBILE E se ne lamentava ieri anche l’avvocato Giulia Bongiorno

(legale di Bertani e Sampdoria), che apriva allo strumento dello scendere a

patti con l’accusa per farsi meno male, avendo mani troppo legate nell’agone

processuale sportivo. Ed è la scelta processuale pesante da effettuare forse

per Simone Pepe , ma soprattutto per Conte e il suo staff (a parte il

collaboratore Stellini che deve difendersi anche dall’accusa di illecito).

Patteggiare per impossibilità di difendersi efficacemente, con un confronto,

con un interrogatorio aperto alle difese dei Grandi Accusatori Gervasoni ,

Masiello, Carobbio ; o affrontare il pericolo della richiesta di pena pesante

(un anno a illecito, era la tassa Palazzi a giugno) entrando nei buchi

dell’inchiesta e nelle pieghe di dichiarazioni lacunose.

LA SQUADRA IL presidente della Disciplinare, Sergio Artico , ha formato le

squadre speciali per l’operazione Scommessopoli preferragostana: il primo e il

secondo troncone vedranno lui e il vicario Claudio Franchini dirigere le danze,

cercando di dribblare le possibili ricusazioni di chi vede troppa continuità

tra questo processo a base di Carobbio, Gervasoni e Masiello e quello di

giugno. Per Conte e il filone cremonese avremo sullo scranno anche Citarella ,

Tobia e Vecchio . Dal 3 al 4 agosto in campo con Artico e Franchini, Frattali

Clementi , Andriani e Morsillo . I due gruppi riuniranno gli esiti del proprio

lavoro, coordineranno la gradazione delle decisioni da assumere e fonderanno

il tutto con un ponte inevitabile coi procedimenti di un anno fa e di giugno.

Non c’è deadline , una sentenza entro il 7-8 agosto, al massimo il 10 è

verosimile.

PIANO B E C Dunque per la Juventus il piano B come Baroni o... C come Carrera,

che tra i collaboratori di campo dello scudettato Conte sarebbe l’unico

senza pendenze disciplinari, perché il suo passato era al settore giovanile

juventino e non a Siena. Tra l’altro le posizioni di 13 società e 45 tesserati

coinvolti nei due processi della prossima settimana sono tante, ma la

possiibilità che molti decidano di chiedere e ottenere il patteggiamento in

apertura di udienza l’1° e il 3 agosto “smagrirebbe” il menu di arringhe e il

lavoro di scrittura dei giudici in vista di ricorsi in appello che devono

poter far celebrare processi di secondo grado appena dopo Ferragosto, con

affaccio al Tnas entro tempi compatibili con l’avvio dei campionati.

-------

LE CARTE DELLA PROCURA

I verbali svelano

gli accordi del Siena

e le accuse a Lotito

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 28-07-2012)

ROMA. Lo deferisce per due omesse denunce, ma sembra quasi legittimarlo.

Palazzi parla di AlbinoLeffe-Siena e dell’accordo maturato all’andata, le sue

parole sembrano un “elogio” di Conte: «La condotta di Conte, come descritta da

Carobbio - dice Palazzi - lungi dall’apparire dissonante rispetto alle

caratteristiche proprie di tale allenatore, da tutti riconosciutegli

nell’ambiente sportivo ed alla sua non comune spinta motivazionale verso la

vittoria, sembrano poter trovare una coerente lettura se rapportate alla

situazione della squadra del Siena a quel punto del campionato, già promosso

in serie A, unitamente all’importanza di mantenere i termini di un accordo già

avviato diversi mesi prima, nel corso del girone di andata del campionato, e

che andava onorato». Non ci sono gli “zingari”, né scommesse o guadagni («Non

fu questione di soldi.. . », dice Carobbio), solo obiettivi di stagione.

Peraltro, Conte avrebbe detto ai suoi che vincendo si poteva superare

l’Atalanta. Ecco perché per Palazzi non è illecito.

MASTRONUNZIO Carobbio aggiunge un particolare nuovo: prima di Ascoli-Siena,

lo spogliatoio si trovò a scegliere se favorire l’Ascoli alla terzultima gara

o l’AlbinoLeffe, poi scelta, all’ultima: «L’unico a dissociarsi fu

Mastronunzio - dice Carobbio - che voleva pari trattamento anche per la sua ex

squadra. L’allenatore prese atto delle richieste dello spogliatoio e limitò il

suo impiego ai soli allenamenti». Il Siena perse con l’Ascoli e Conte si

arrabbiò: «Non accolsi bene quella sconfitta - dice il tecnico - ma in effetti

la meritammo. Misi sotto pressione la squadra perché metabolizzo male ogni

sconfitta. Escludo comunque di aver parlato di AlbinoLeffe-Siena prima di

Ascoli-Siena». Il tecnico conferma i dissapori con Mastronunzio ma per altri

fatti: «Non sembrava condividere lo spirito di squadra, accusando i compagni

di “essere un gruppo di m...” perché non avevano il coraggio di manifestarmi

le loro opinioni sulla mia conduzione. Da allora Mastronunzio perse il ruolo

da titolare».

LE DONNE DI CONTE Escono i nomi delle 13 testimonianze giurate a discolpa di

Conte: tra loro Marrone, Alessio, Bolzoni, Rossettini, Savorani, Del Grosso,

Alesi Dossi, Vergassola, Brienza e Calaiò. Oggetto, l’acredine per il mancato

permesso concesso da Conte a Carobbio per assistere la moglie partoriente.

Della lite tra la signora Carobbio e la compagna di Conte ne parlano

soprattutto le donne. Federica Del Deo (moglie di Calaiò), Agnese Molinari

(Vergassola) e la compagna di Conte, Elisabetta Muscarello: «La moglie di

Carobbio - spiega - mi disse che per colpa di Antonio avevano dovuto pagare

un’ostetrica, 1000 o 1500 euro, somma che avrebbe dovuto richiedere ad

Antonio. Rimasi senza parole».

VERA ACREDINE In Bologna-Bari, Portanova dice di aver avvertito i compagni di

stare attenti. La procura non gli crede e lo deferisce per illecito, Di Vaio

prende l’omessa denuncia: secondo Palazzi avrebbe saputo proprio da Portanova

della combine. L’ex capitano si difese: «Con Portanova non avevo più un

rapporto perché non aveva accettato il mio rinnovo di contratto. Che Portanova

avesse “mandato a ca**re” delle persone venute da Bari, lo appresi come

chiacchiera di spogliatoio».

FIUME ERODIANI Nell’interrogatorio del 16 luglio, Massimo Erodiani è un fiume

in piena, gli suggeriscono 78 gare, lui risponde su 15, tirando in ballo

diverse dirigenze. Sulla Lazio: «Nell’ambito degli scommettitori esce spesso

la notizia che il signor Lotito gestisce le combine della Lazio e dietro

Lotito ci sarebbe l’ex presidente dell’Ancona Ermanno Pieroni». Sul Siena:

«Buffone mi ha riferito che si muoveva la società direttamente per combinare

le gare». Dichiarazioni basate su gruppi di referenti elencati da Erodiani

(c’è anche Pellissier a Verona). A Palazzi valutare la sua attendibilità, ma

se per Mezzaroma non è servito a nulla, per la Lazio si profila lo stesso

destino.

CAMILLI-IACONI Per due volte il presidente del Grosseto, Piero Camilli, ha

inviato alla procura federale richiesta di confronto con l’ex ds, Andrea

Iaconi, che lo tira in ballo per Ancona-Grosseto. Richiesta rifiutata, ma

Camilli aveva già urlato la sua rabbia: «Iaconi era amico dei giocatori

corrotti e non posso escludere che anche lui scommettesse e facesse parte del

gruppo organizzato». Oggi Iaconi querelerà il suo ex presidente.

NUOVE GARE NEL MIRINO Nel verbale dell’interrogatorio del 10 luglio Andrea

Masiello rivela due nuove partite che sarebbero state oggetto di combine:

Salernitana-Bari (23-5-2009) e Bari-Treviso (11-5-2008). Rivelazioni secretate

da Palazzi con omissis. Presumibile che stia indagando la procura di Bari.

-------

LE TROPPE VERITA’ DI MASIELLO

Pepe voleva vendere o comprare la Ferrari?

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 28-07-2012)

ROMA. Chiamatela pure la moltiplicazione delle versioni di Andrea Masiello. Il

pentito, in tre occasioni differenti, offre alla procura di Bari altrettante

tesi, tutte diverse. Sembra determinato davanti al pm federale Stefano Palazzi,

che infatti gli crede. Per le sue dichiarazioni, Bonucci è deferito per

illecito, Pepe per omessa denuncia. Entrambi per Udinese-Bari. A forza di

parlare, Masiello però si contraddice, stavolta sui motori. Vediamo.

LA FERRARI Il 24 febbraio, davanti ai pm di Bari, Andrea Masiello riferisce:

«Salvatore Masiello chiamò Pepe e gli gli fece l’ esempio della Ferrari, se la

voleva comprare o no». Il 10 luglio, dice a Palazzi l’opposto: «Salvatore

Masiello mi propose di contattare Pepe e lo chiamò davanti al sottoscritto e a

Belmonte. Dopo i saluti di rito, gli chiese se voleva “vendere una Ferrari”».

Stavolta la voleva vendere... La candida risposta di Pepe: «Da quando ho dieci

anni ho il desiderio di una Ferrari e, quindi, potrei aver parlato di questo

argomento con Salvatore Masiello in altre circostanze. Non so perché Masiello

mi tira in ballo ma a me interessa solo che venga fuori la verità». A

malincuore - proprio perché con enfasi chiede chiarezza - l’esterno potrebbe

patteggiare vedendo così l’eventuale pena di sei mesi ridotta a due.

SUL PULLMAN C’è poi la quarta versione su Bonucci e la sede in cui avvenne il

presunto accordo: «Il colloquio - fa mettere a verbale il 10 luglio - avvenne

durante il viaggio in pullman dall’aeroporto all’albergo di Udine. Ricordo che

eravamo tutti vicino, al centro del pullman». Da buon difensore, Bonucci devia

ancora in corner: «Ero in ritiro con la Nazionale, tornai a Bari il mercoledì,

il giovedì mi riposai per poi aggregarmi alla squadra il venerdì. Presi

l’aereo con la squadra e ci trasferimmo insieme con il pullman dall’aeroporto

presso l’albergo di Udine, però nel pullman io occupavo sempre un posto nella

penultima fila, mentre Masiello sedeva nelle file centrali».

-------

IL PUNTO

DI VISTA

2006-2012

Già trovate

le differenze

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 28-07-2012)

Non serve mettervi davanti due immagini quasi identiche e proporvi lo

schema da Settimana Enigmistica: trova le differenze. Tra 2006 e 2012

la differenza salta agli occhi: sei anni fa, al deflagrare del bubbone

di calciopoli, la proprietà della Juve liquidò lei stessa in pochi

giorni il proprio passato, archiviando la Triade con una gelida

battuta di John Elkann. A distanza di tempo si scoprì anche il resto

di calciopoli, emerso a prescrizione fatta. Oggi, per una vicenda che

colpisce la Juve solo per le sue conseguenze tecniche su allenatori e

calciatori per precedenti con altre maglie (Siena, Bari e Udinese),

Andrea Agnelli e John Elkann manifestano fiducia nei confronti della

giustizia sportiva e nelle istituzioni apicali (dello sport), ma si

mettono al fianco di Conte, Bonucci, Pepe, Alessio etc. Marcano il

territorio, non permetteranno sperequazioni. E’ il senso di una “Juve

ConTe”. E’ la differenza-2006-e-2012 che si percepisce subito, anche

nella difficoltà del momento. E che si debba stare con l’occhio vigile

lo testimonia quanto scritto da Palazzi, con le contraddizioni del

caso; ma anche dal fatto che la Supercoppa si gioca tra la Juve dei

coinvolti nel processo del 1-4 agosto, mentre in aula il Napoli e i

suoi difensori Cannavaro e Grava - eventualmente - giocheranno in

autunno. Ben lontani dalla partita che l’11 agosto si disputa a

Pechino nello stadio del Nido d’Uccello, che - lo ricordiamo - è

Juventus-Napoli, con pretesa che si parta dallo 0-0 sul campo. Nelle

aule non è già così: non è chiaro, se non per insondabili ragioni di

opportunità (quale?), cosa manchi per decidere su eventuali

deferimenti al filone partenopeo chiuso dai magistrati del Golfo e

passato in blocco a Palazzi. Quel Palazzi che ha inzeppato l’agenda

delle audizioni di luglio di tutti i personaggi in commedia. Anche

quel Mazzarri che sui pareggi di fine campionato ha dato

l’interpretazione “buffoniana”.

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Conte al patteggiamento

Parte la trattativa:

accordo con Palazzi

per scontare 4 mesi

di stop più una multa

Il tecnico della Juve si sarebbe convinto che evitare il

processo non equivarrebbe a un'ammissione di colpa

Il rischio del dibattimento è alto: la squalifica potrebbe essere di un anno

di FRANCESCO CENITI (GaSport 28-07-2012)

Doveva essere una semplice amichevole d'inizio stagione, potrebbe

trasformarsi nell'arrivederci alla panchina di Antonio Conte. Nel pomeriggio

la Juve gioca a Berlino per preparare al meglio la Supercoppa di Pechino (11

agosto) contro il Napoli. L'allenatore, però, nelle ultime ore si è diviso su

due tavoli: oltre all'aspetto tecnico ha studiato quello legale. Il tema è

noto: la doppia omessa denuncia (Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena) recapitata

giovedì mattina dalla Procura federale. Il deferimento, per quanto possa

essere paradossale, è stato persino meno pesante delle aspettative. La vigilia

era stata tormentata da foschi voci di un illecito, poi spazzate via dai fatti.

Strategie Conte nelle ultime ore è sembrato più tranquillo, si è confrontato

con gli avvocati per capire la situazione e discutere la possibilità del

patteggiamento. Ha voluto capire il senso di questa scelta e soprattutto gli

aspetti «collaterali». All'allenatore bianconero interessa soprattutto far

capire ai tifosi e agli sportivi una cosa: in questa storia si sente vittima

di una ingiustizia enorme. Rivendica con forza la sua innocenza e il suo modo

di concepire il calcio. Lontano anni luce da Zingari, scommesse e combine. La

sua preoccupazione maggiore era quindi conciliare queste sue prerogative con

un atto che potrebbe appannarle. Ha ascoltato e si è convinto davanti alle

spiegazioni dei legali. Argomentazioni giuridiche e matematiche. Un dato è

certo: la difesa della Juve punta a un accordo con Palazzi. Ma su basi

precise: 3-4 mesi di squalifica e una forte multa (200 mila euro). Se la

Procura alzasse l'asticella allora si andrebbe al dibattimento. Sarà una

«trattativa» e durerà nei prossimi giorni. Ma l'esito positivo sembra

probabile. Quali sarebbero stati i motivi che hanno convinto Conte ad

accettare controvoglia il compromesso? Scopriamoli insieme.

Nessuna ammissione «Patteggiare non è una ammissione di colpa».

E' stata questa la frase chiave che ha fatto cadere le resistenze di Conte

al compromesso. Frase pronunciata dagli avvocati, difficile da capire per chi

non è dentro ai meccanismi del processo sportivo, ma reale. Chi sceglie di

patteggiare davanti alla Procura non deve ammettere nulla, ma usufruisce di

una possibilità prevista nel codice. Quando la squalifica è ritenuta congrua

da ambo le parti si può non andare a processo, evitando ai giudici di studiare

il caso. E siccome i tempi sportivi sono ristretti, la scelta di chiudere la

posizione in anticipo è premiata. E non serve ammettere colpe. In sostanza non

si sposa la teoria dell'accusa, ma ci si mette d'accordo. Evitando i rischi

del dibattimento, rischi alti perché si tratta di un processo accusatorio dove

la difesa parte in svantaggio e ha molte meno possibilità di ribaltare la

partita rispetto a quello che accade nella giustizia ordinaria. Questo è

l'altro aspetto messo sul tavolo e discusso con Conte.

Rischi inutili Andare a processo, analizzando le possibili conseguenze:

la doppia omessa in via puramente teorica vale due anni (considerando il

massimo della pena), ma una previsione più vicina alla realtà potrebbe

circoscrivere una sentenza sfavorevole a una pena tra i 12 e i 15 mesi. C'è poi

la concreta possibilità che una delle due omesse sia neutralizzata, in particolare

quella col Novara dove le incongruenze di Carobbio evidenziate dalla difesa

e le motivazioni poco lineari di Palazzi potrebbero far breccia sui giudici. In

questo caso lo stop andrebbe da 6 a 12 mesi. Certo, c'è la possibilità di

vincere su tutta la linea e quindi uscire assolti dal processo. A quel punto

Conte potrebbe esultare per aver visto riconosciuta la sua innocenza e la

totale buona fede anche in un processo accusatorio come quello sportivo. Ma

quali sono le reali possibilità di questa ipotesi? La domanda è stata al

centro del dibattito tra avvocati e Conte. I legali considerano «non semplice»

uscire indenni dalla giungla del dibattimento. «Non stai ammettendo nessuna

colpa e hai la certezza della squalifica. Vale la pena prendersi un rischio

alto?», potrebbe essere questo il ragionamento fatto. Difficile da digerire,

ma alla fine anche Conte ha compreso la situazione. Quindi via libera al

patteggiamento purché sia al massimo di 3-4 mesi. Circa 10-14 gare di

campionato e 3-5 di Champions. Si può fare.

-------

ilCaso spinoso

DEFERITO PER ILLECITO

___

Bonucci pronto

a giocarsi

il tutto per tutto

Rischia 3 anni, se patteggia diventano 2. Per un

ulteriore sconto deve fare altri nomi. Ma lui si

dichiara innocente. Non resta che andare in aula

di FRANCESCO CENITI (GaSport 28-07-2012)

I tormenti del giovane Leonardo si chiamano illecito sportivo e squalifica.

Dallo scorso giovedì Bonucci è alle prese con un incubo. Il deferimento della

Procura è arrivato puntuale, non inatteso. Ma il difensore ha sperato fino

all’ultimo che la sua versione («mai ricevuto nessuna proposta di combine per

Udinese-Bari da parte di Andrea Masiello») avesse fatto breccia tra gli 007 di

Palazzi. E’ accaduto il contrario e nella rete del pentito ed ex compagno di

squadra è finito anche Simone Pepe. Per lui la scelta è più semplice: andrà a

patteggiare 3 mesi per l’omessa denuncia (presunta telefonata di Salvatore

Masiello e «no» alla proposta di accordo per il pari senza informare Palazzi)

facendo finta che l’infortunio attuale sia un po’ più grave dei circa 30

giorni diagnosticati daimedici. Calcoli che Bonucci non può fare. L’ostacolo è

molto più alto: tre anni, il patteggiamento lenirebbe di poco (12 mesi) la

ferita. Ecco perché il difensore è partito per Berlino con il cuore gonfio.

Anche lui si è consultato con gli avvocati. Rischiare il tutto per tutto o

cercare uno sconto? Alla fine potrebbe scegliere la prima strada.

Sconto effimero Il calcolo dei benefici non dàmolti appigli a Bonucci. Per

scalare la montagna dei tre anni di squalifica (sarà questa la richiesta

dell’accusa) dovrebbe patteggiare ammettendo l’illecito. E scenderebbe a due.

Ancora un’enormità. Un ulteriore sconto potrebbe arrivare se ci fosse la

collaborazione piena: ammissione di colpa più rivelazioni utili alla Procura.

Vale a dire altri nomi sconosciuti a Palazzi e implicati in illeciti. Non

proprio un pentito, ma quasi. In questa maniera gli avvocati potrebbero

concordare 12/14 mesi di stop. Ma l’ipotesi è impraticabile: Bonucci si

professa innocente e quindi non avrebbe giocatori da «consegnare » a Palazzi.

Resta in piedi solo il patteggiamento con la semplice ammissione sulla combine

contestata. Conviene accettare due anni sicuri di fermo oppure èmeglio

giocarsi fino alla fine le proprie possibilità nel processo? La seconda

opzione è quella scelta, salvo sorprese e ripensamenti dell’ultima ora. Il

rischio c’è: restare fermi tre anni. Ma Bonucci non ha perso la speranza di

uscire indenne dall’incubo. A 25 anni, il difensore della Nazionale non vuole

perdere nemmeno un giorno di una carriera lanciatissima. Ecco perché correrà

il rischio. Per non restare due anni ai margini con il dubbio lacerante di una

assoluzione possibile.

-------

Le accuse di Erodiani

«Combine, anche Lotito sapeva»

Oltre a Viviano, Coppola, Polito e Rigoni, il tabaccaio coinvolge il presidente della Lazio. Che querela

di MAURIZIO GALDI (GaSport 28-07-2012)

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L'audizione di Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese, è esplosiva, anche se le

sue rivelazioni (alcune inedite) dovranno essere verificate, non vanno prese

per oro colato. La Procura federale il 19 luglio gli ha chiesto informazioni

su alcune partite. Ecco le risposte.

Brescia-Lecce 2-2

(Serie A, 2010-11)

«Il gruppo denominato dei bolognesi mi riferì che la gara era combinata di

certo, ma senza comunicarmi il nome dei giocatori; tale notizia, insieme al

fatto che era organizzato un Over, unico risultato che interessava ai

bolognesi, la appresi quando andai con Bellavista a Bologna per incontrare

Signori nello studio dei commercialisti Giannone e Bruni».

Lazio-AlbinoLeffe 3-0

(Coppa Italia 2010)

«La mattina presto prima della gara, mi chiamò Tisci dicendomi che il

risultato sarebbe stato Over con fine del primo tempo con il risultato 2-0 per

la Lazio. Entrambi i pronostici si sono verificati. Posso riferire che

nell'ambito degli scommettitori esce spesso la notizia che Lotito è quello che

gestisce le partite e le combine della Lazio e dietro Lotito ci sarebbe l'ex

presidente dell'Ancona, Ermanno Pieroni. Quando parlo di ambito degli

scommettitori voglio fare riferimento a questi gruppi: Bergamo-Doni, Toscana,

se non erro Forte dei Marmi-Cossato e Parlato, Verona-Pellissier,

Bologna-Signori e Sartor, Cervia-Doni e Santoni, e anche Parlato,

Bari-Bellavista. Preciso che ho avuto contatti con questi gruppi da ottobre

2010. Anche Pirani, con il quale avevo contatti dal 2008, mi disse che c'era

un legame tra Pieroni e Lotito e tale notizia mi fu riferita perché Pirani era

stato dirigente dell'Ancona con Pieroni. Il 99% delle notizie che mi

giungevano da Pirani erano scommesse certe, prima dell'avvento di Paoloni».

Lotito ha da tempo preannunciato una querela nei confronti di Erodiani.

Livorno-Grosseto 4-1

(Serie B 2009-10)

«So che Polito (portiere ora all'Atalanta, ndr) prese 150 mila euro per far

accedere alla finale dei playoff il Livorno. Pirani mi riferì che lui stesso

aveva consegnato tali somme a Polito in nome e per conto del Livorno. Lui mi

parlò di Signorelli e Spinelli come riferimento del Livorno». La stessa accusa

al portiere, per la stessa partita, venne fatta da Gervasoni («Me l'aveva

detto Gegic).

Siena-Ascoli 3-0

(Serie B 2010-11)

«Micolucci, Sommese, Guarna e altri avevano detto che non avrebbero fatto

nulla. Tisci mi disse che Sommese e Micolucci ebbero una valigetta con soldi,

si vociferava di 40 mila euro. Per quanto riferitomi in seguito da Pederzoli,

Micolucci fece una telefonata dal pullman, al termine della gara, dicendo a un

interlocutore sconosciuto che avrebbe potuto sanare, l'indomani, un debito

personale e questo fece dedurre a Pederzoli che tale possibilità economica era

frutto della combine da parte di Micolucci. Preciso che per quanto riguarda il

Siena il referente per le scommesse era Carobbio. So, per quanto riferitomi da

Buffone, che per il Siena si muoveva la società direttamente e ciò, ovviamente,

per combinare le gare».

Novara-Siena 2-2

(Serie B 2010-11)

«Il pareggio era dato per certo, ma non ricordo chi mi diede la notizia. Con

partite precedenti del Novara, so che venivano aggiustate da Rigoni, per

quanto mi riferì Paoloni che era suo amico, per averci giocato assieme in

passato (per 6 mesi alla Ternana nel 2006, ndr), e che era, quindi, il

referente del Novara per le nostre scommesse».

Ascoli-Siena 3-2

(Serie B 2010-11)

«Il Siena era matematicamente in Serie A e l'Ascoli si giocava la salvezza. So

direttamente da Bellavista che questi contattò il "secondo" di Conte per

cercare di convincere il Siena a dare la gara all'Ascoli; ma il secondo di

Conte riferì che questi era contrario perché voleva vincere per arrivare primo

in campionato e superare l'Atalanta. Da Bellavista ho anche saputo che, al

termine del primo tempo, sul risultato di 2-0 per il Siena, ci fu una lite

nello spogliatoio del Siena e che Coppola, ex ascolano, si era scagliato

contro i suoi compagni perché non stavano agevolando l'Ascoli. Di fatto la

partita si concluse con il risultato di 3-2 per l'Ascoli».

Parma-Bari 1-2

(Serie A 2010-11)

«So che il Bari doveva perdere a Parma e so, per averlo saputo da Bellavista,

che alcuni giocatori del Parma si erano giocati somme importanti sulla

vittoria del Parma e che, giacché il risultato non si era verificato, ci fu

una rissa a fine gara».

Bari-Sampdoria 0-1

(Serie A 2010-11)

«So che avrebbe vinto la Sampdoria per averlo saputo da Bellavista. Pederzoli

chiamò alcuni giocatori della Sampdoria - non mi riferì chi erano i suoi

contatti - che non sapevano nulla della gara. Per mia deduzione, visto quanto

mi riferì Pederzoli, la gara fu fatta direttamente dalla società».

«Su Viviano e Portanova

posso raccontarvi che...»

A questo punto i procuratori federali chiedono a Erodiani se «sa di giocatori

del Bologna o ex Bologna che sono soliti scommettere e/o si rendono

disponibili ad alterare i risultati. La risposta è: «So che Viviano e

Portanova sono stati avvicinati da qualcuno per la gara Brescia-Bologna finita

3-1 per il Brescia. Il contatto è stato agevolato dal fatto che la moglie di

Viviano è di Brescia e che Viviano e Portanova erano ex giocatori del

Brescia». In realtà, Portanova non ha mai giocato nel Brescia.

«Vieri è un grosso

scommettitore»

Erodiani non si ferma qui, ma nel finale di audizione aggiunge: «So che Vieri

è un grosso scommettitore. L'ho saputo da Tisci e Bellavista. Posso altresì

riferire che con Bettarini un giorno, nel corso della stagione 2010-11, ci

dovevamo incontrare per la partita Livorno-AlbinoLeffe; lui non riuscì a

venire a Bologna per scommettere sulla vittoria del Livorno, non riuscì a

venire per una forte nevicata. Il capitano dell'AlbinoLeffe, sulla fiducia,

disse a Parlato che avrebbe cercato di far vincere il Livorno, nonostante

Mondonico, che aveva saputo di voci di combine, si fosse arrabbiato nella

riunione tecnica per tali voci, dicendo che avrebbe cacciato chi si fosse

venduto la gara».

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IL PENTITO OMISSIS A DIVERSE RIVELAZIONI SU PARTITE DEL BARI DEL 2008-09

Nei verbali di Masiello

nascosti alcuni segreti

art.non firmato (GaSport 28-07-2012)

C'è ancora qualcosa che deve emergere dall'inchiesta barese sul

calcioscommesse. Lo si intuisce dagli omissis relativi a partite del Bari del

2008-09 contenuti negli interrogatori di Andrea Masiello presso la Procura del

capoluogo pugliese, ma anche dall'audizione davanti alla Procura federale.

Altre partite, sicuramente, altri tesserati, probabilmente. Molte comunque le

ammissioni e soprattutto dalle dichiarazione dell'ex capitano del Bari vengono

le conferme alle accuse che Stefano Palazzi ha formalizzato nei deferimenti e

dalle sue dichiarazioni nasce anche il deferimento dell'allora tecnico del

Bari, Bortolo Mutti, per omessa denuncia vista che era stato avvicinato e gli

era stato riferito (dice Masiello) il fatto che gli ultrà volevano che

perdessero alcune gare.

Bari-Livorno E per la partita dalla quale la Procura di Bari è partita per la

sua inchiesta (Bari-Livorno di Coppa Italia), né Masiello né i suoi amici

Carella e Giacobbe parlano. Giacobbe ammette solo che Masiello gli disse che

quelli del Livorno «erano dei cadaveri», ma anche che chiesero in campo di

segnare un gol. Invece è Carella a mettere nei guai il Lecce quando riferisce:

«Carlo Quarta mi disse subito che la richiesta sembrava esorbitante (la prima

richiesta era di 600 mila euro, ndr), ma mi disse che ne avrebbe parlato con i

diretti interessati. Il Quarta mi fece chiaramente intendere che del motivo

della sua venuta a Bari era stata informata la dirigenza del Lecce».

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EX BOLOGNA L’ATTACCANTE GIOCA AMONTREAL: HA UN’OMESSA DENUNCIA

Di Vaio, se condannato

lo stop ci sarà in Canada

art.non firmato (GaSport 28-07-2012)

Oggi è tesserato per il Montreal Impact e gioca in Canada, ma Marco Di Vaio è

accusato dalla Procura federale di omessa denuncia per la partita

Bologna-Bari. Nel caso in cui la Disciplinare dovesse ritenerlo colpevole e

condannarlo, o nel caso in cui i suoi avvocati decidessero di patteggiare, la

Federcalcio dovrebbe comunicare alla Fifa e la Federazione internazionale al

club della Major League Soccer in Canada l'eventuale sanzione da scontare.

Un barbecue Tutto sarebbe legato alla festa per la salvezza dopo la quale

Daniele Portanova sarebbe stato avvicinato da amici di Andrea Masiello per

combinare la partita Bologna-Bari. Per questo a Bologna erano arrivati i suoi

amici per contattarlo. Alla richiesta degli 007 federali sullo sfogo di

Portanova nello spogliatoio dopo la proposta, Di Vaio replica: «Io non ho

assolutamente sentito un discorso del genere. Tengo a precisare che in quel

momento non avevo più alcun rapporto con Portanova, tanto che ci spogliavamo

in parti opposte dello spogliatoio. Escludo che io possa essere stato diretto

destinatario di un simile discorso. Tengo a precisare che del fatto che aveva

"mandato a ca**re" delle persone che erano venute da Bari l'ho saputo come

chiacchiera che girava nello spogliatoio, anche se adesso, a distanza di tempo,

non so che dire chi me lo abbia detto». Rischia comunque almeno sei mesi di

squalifica per omessa denuncia e un'ammenda di almeno 30 mila euro.

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Conte ha deciso

è patteggiamento

Accusato di omessa denuncia, d’intesa con la Juve il tecnico

negozia con Palazzi per avere solo quattro mesi di squalifica

Rischia 18 mesi, la società è dalla sua parte. E anche Pepe patteggerà

di ALBERTO ABBATE (CorSport 28-07-2012)

Decide la Juve, Conte patteggia. Alza le mani, nessuna resa. E’ stata una

vittoria aver scongiurato l’illecito sportivo, ora bisogna limitare i danni.

Lo chiede la società, è al suo fianco, ma la sua panchina non potrà certo

restare vuota 18 mesi. Si sente innocente Antoniocapitano, ma adesso contano

solo il bene della Juve e la sua carriera. Contatti frenetici ieri a Torino,

fra i legali dell’allenatore e del club. Per ottenere “insieme” un altro

successo: la riduzione della doppia omessa denuncia a 4 mesi. Magari con

un’ammenda sostanziosa: 200-300 mila euro. E’ iniziato il “patteggiamento” con

Palazzi.

SI PATTEGGIA - E’ cinefilo, forse a Siena non si fidava degli attori: «Il

giorno precedente a ogni partita, in ritiro, cercavo di portare i calciatori

al cinema prima di ogni gara per evitare il tempo libero individuale» ,

racconta Conte nei verbali in Procura Federale. Dove da ieri è iniziato un

altro film. S’intitola: «Il patteggiamento» . Nell’ultima pellicola, il

regista Palazzi ha lasciato tutti sulle spine, ha mandato l’allenatore al

processo, ma con un colpo di scena. Qualcuno s’è persino commosso giovedì per

la doppia omessa denuncia: «E’ cambiato totalmente lo scenario delle accuse di

Carobbio verso Conte» , sospirava l’avvocato De Rensis.

UN PARI E’ UNA VITTORIA - Eppure, se l’avesse scritto Conte quel “maledetto”

copione, sarebbe stata una bellissima commedia. Voleva il proscioglimento, lo

juventino. Non ha perso la speranza, vorrebbe continuare a lottare per

vincere. Ma spesso un bel pareggio, accontenta tutti. Lo bisbiglia pure

Palazzi nei deferimenti: «Sestu ha ricordato come nella riunione tecnica pre

Novara-Siena,Conte avesse auspicato una vittoria, ma anche un pari. In quel

frangente del campionato, i toscani erano a due soli punti dalla promozione e

si erano registrati dei passi falsi. A un soffio dal traguardo, il timore di

non conseguirlo, può aver indotto al “compromesso” un tecnico vincente come

Conte» .

OBIETTIVO 4 MESI - Ecco, la storia potrebbe ripetersi anche di fronte alla

“dura” lex sportiva. Meglio andare allo scontro col rischio di beccarsi 18

mesi di squalifica o “patteggiarne” subito 6 per arrivare a 4? La Juve non ha

dubbi. La strategia è iniziata, sarebbe un “miracolo” ottenere uno sconto

simile: potrebbero esaudirlo Palazzi e la Disciplinare, accogliendo la

preghiera bianconera. La proprietà s’è schierata al suo fianco, considera

Conte il comandante della squadra, guai a lasciarsi andare proprio adesso a

individualismi: nell’uno contro uno, potrebbe schiantarsi. E affondare. Meglio

mantenere il timone e manovrare nell’ombra la nave bianconera. Circoscrivendo

al minimo il buio.

BONUCCI E PEPE - Non solo Conte. La Juventus è al fianco del suo staff

(Alessio e Stellini) e dei “guerrieri” Pepe e Bonucci: «Fiducia assoluta e

pieno sostegno» , ribadisce John Elkann. Il difensore della Nazionale dovrà

essere sorretto. Trafitto dall’illecito, è pronto alla battaglia legale per

scongiurare una sentenza, che ne distruggerebbe la vita calcistica: 3 anni di

squalifica. Sono già al lavoro i suoi avvocati. Cercheranno di smontare le

accuse di Andrea Masiello. Il “pentito”, che ha inguaiato pure Pepe per

quell’Udinese-Bari. S’è beccato un’omessa denuncia, che potrebbe patteggiare

con 3-4 mesi di squalifica. S’era difeso l’esterno bianconero, sul tentativo

di combine dell’”amico” Salvatore Masiello. Non è bastata la passione per i

motori: «Lo sentivo spesso, non ricordo di aver parlato con lui di una Ferrari,

ma da quando ho dieci anni avevo il desiderio di averne una» . E’ finito

fuori strada.

-------

CorSport 28-07-2012

LE AUDIZIONI ALLA PROCURA FEDERALE

«Carobbio frustrato

perché il Siena

decise di cederlo»

Mezzaroma smonta così il grande accusatore di Conte: «Non accettava

di andare allo Spezia, per convincerlo dovemmo pagare un incentivo»

Il parto della moglie di Carobbio e il permesso negato al giocatore,

la compagna di Conte racconta: «Lei accusò Antonio, io replicai»

Ecco alcuni stralci delle audizioni in Procura Federale.

Mezzaroma contro Carobbio

« Posso dire che il calciatore Carobbio rientrava in un progetto finalizzato

alla promozione in serie A. In tale ottica l'acquisizione della sue

prestazioni sportive fu condivisa da me insieme ai sig. Giorgio Perinetti,

responsabile dell’area tecnica del Siena. A promozione raggiunta Carobbio non

venne ritenuto, sotto il profilo tecnico, un giocatore adatto a disputare la

serie A. Per questa ragione insieme ad altri calciatori del Siena venne

ceduto. Nello specifico, Carobbio fu ceduto allo Spezia in Lega Pro, Prima

Divisione. Ricordo che mi fu riferito dai miei collaboratori che non fu

agevole convincerlo ad accettare una categoria di due livelli inferiore. Pur

di convincerlo, pagammo un ricco incentivo all'esodo. Dico tutto ciò perché

posso immaginare che questa situazione possa aver ingenerato in Carobbio, se

non risentimento, una sorta di frustrazione nei confronti della dirigenza del

Siena (....) ». Sulla circostanza raccontata da Carobbio di una scommessa di

Mezzaroma sulla sconfitta del Siena contro il Varese, episodio che secondo il

centrocampisa fu raccontato da Coppola nello spogliatoio, il presidente del

Siena risponde così: « Non so nemmeno di cosa stia parlando Carobbio. Posso

dire che il mondo delle scommesse non mi appartiene e non appartiene alla mia

famiglia per tradizione, considerato che nemmeno durante le festività

natalizie giochiamo a soldi ».

Parla la compagna di Conte

Fra le 13 testimonianze a favore di Antonio Conte c’è quella della compagna

Elisabetta Muscarello. Domanda: sa anche che un calciatore, Carobbio, ha

dichiarato che Antonio Conte gli disse che una certa partita si doveva

pareggiare. E’ a conoscenza di qualche situazione o ragione che possa chiarire

anche questa vicenda? Risposta: « Ricordo che nella primavera dell'anno in cui

Antonio era a Siena, fui invitata al compleanno di uno dei figli dei signori

Brienza: quest'ultimo era un giocatore del Siena allenato da Antonio. Quando

arrivai, mi accolsero le mogli di Vergassola, di Calaiò, di Brienza e di altri

ragazzi. Dopo una decina di minuti, vidi venirmi incontro una ragazza che non

avevo mai visto, con insieme un bambino o una bambina in braccio. Questa donna

mi si presentò e, finiti i convenevoli, iniziò a raccontarmi che cosa secondo

lei era successo in merito al parto di sua figlia. Mi disse che per colpa di

Antonio, il marito Carobbio non aveva potuto assistere alla nascita di suo

figlio, o figlia. Disse anche che, per sopperire alla mancanza del compagno,

aveva dovuto pagare un'ostetrica. Disse che questo intervento esterno le era

costato non ricordo più se mille o millecinquecento euro, somma che avrebbe

dovuto richiedere ad Antonio. Non nego che il tempo e il modo in cui questa

donna si è espressa mi ha lasciato un po’ senza parole. L'imbarazzo lo sentii

io ma anche le persone che mi erano accanto (...) In altri termini, sembrava

non aspettasse altro che dirmi questa cosa. Io presi quindi un minuto per

elaborare questa cosa, cosa che io comunque non conoscevo, quindi le risposi

ironicamente. Io dentro di me ero d'accordo che Antonio non avesse lasciato

Carobbio andare ad assistere al parto. Ironicamente dissi alla signora

Carobbio: "Ma davvero Antonio ha fatto questo? Allora quando tornerò a casa lo

sgriderò per non aver mandato tuo marito". Dissi queste cose anche per

togliermi dall'imbarazzo. Quindi dissi: "Non mi stupisce che Antonio abbia

fatto questo. Ti assicuro che se fosse nata la nostra, di figlia, avrebbe

fatto lo stesso e non si sarebbe presentato in sala parto". Alla mia risposta

così secca, la donna non ebbe modo di ribattere e si allontanò (.. . ) Tengo a

precisare che subito non riferii ad Antonio l'episodio, ciò anche d'accordo

con la signora Vergassola: ci accordammo di non raccontare l'episodio ai

mariti. Ora mi è parso opportuno raccontarlo ».

Sganga e l’incontro con Coppola

Pier Paolo Sganga, consigliere d’amministrazione del Siena, viene coinvolto

nella vicenda come il presunto personaggio che avvicina Coppola prima della

sfida col Varese per rendere partecipe lo spogliatoio della presunta scommessa

di Mezzaroma sulla sconfitta della sua squadra. « Nella settimana antecedente

la gara contro il Varese mi ero recato a Colle Val d'Elsa per l'annuale

incontro con gli assicuratori. Ad inizio allenamento ebbi modo di incontrare i

calciatori che entravano in campo e ne salutai alcuni. Incontrato il

calciatore Coppola, feci una battuta del tipo "oh ! che siete in vacanza?"; il

calciatore se ne andò subito come posso aver fatto anch'io, guardandomi

perplesso. Dichiaro che feci la battuta proprio al calciatore Coppola perché

forse si era attardato ad allacciarsi una scarpa e quindi più facilmente

avvicinabile. L'aver parlato con Coppola fu un fatto del tutto casuale (. . . )

Affermo che la persona che, stando a quanto riportato sul giornale, avrebbe

invitato Coppola ad alterare la gara contro il Varese, non sono assolutamente

io, ma non posso purtroppo fornire alcuna collaborazione per l'identificazione

di tale soggetto ».

Di Vaio... solitario a Bologna

Marco Di Vaio, ora a Toronto, è stato deferito per omessa denuncia in

relazione a Bologna-Bari del maggio 2011, la gara per la quale Portanova ha

preso illecito sportivo. Il difensore raccontò di un incontro con alcuni

soggetti provenienti da Bari che si professavano amici di Masiello, incontro

che, secondo Portanova, venne riferito al campo di allenamento, presente Di

Vaio. L’attaccante nega e poi racconta: « A partire dal marzo del 2011,

periodo nel quale firmai il rinnovo del contratto col Bologna per altri due

anni, fui emarginato da quasi tutta la squadra, in particolar modo dai

"veterani" tra i quali campeggiava Portanova, leader di un gruppo che

sicuramente comprendeva Viviano, Morleo, Esposito, Mudingayi. In sostanza

alcuni miei compagni mi rinfacciavano la circostanza che io, in veste di

capitano, mentre avevo tenuto insieme il gruppo nei momenti precedenti

difficili del quasi-fallimento (e tale unione di gruppo portò a molteplici

vittorie insperate con la relativa posizione tranquilla della squadra in

classifica), avevo di mia iniziativa sottoscritto un contratto nonostante che

la società con gli altri giocatori nemmeno parlasse di un possibile rinnovo ».

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E ora corri a pentirti

che Palazzi ti libera

Al via i patteggiamenti. Un autogol il «dubbio pro» Conte

Solo per il tecnico non sono certi gli spifferi di Carobbio Erodiani: «Lotito faceva combine»

di ALBERTO ABBATE (CorSport 28-07-2012)

ROMA - Mani in alto. Si penta, chi può. E’ già partita la corsa al

patteggiamento, le diplomazie non possono perdere un attimo di tempo. Perché

stavolta per tanti - ben 33 richieste d’illecito su 45 - sarà una vera

battaglia. C’è chi rischia 3 anni di squalifica, chi addirittura la radiazione,

chi s’è già pentito: Andrea Masiello ha straparlato pur di assicurarsi uno

sconto. Roba d’altro mondo. Altri andranno allo scontro: con il «dubbio pro

reo» a favore di Conte, che ha scongiurato l’illecito, Palazzi sguinzaglia la

rabbia dei 67 condannati già in secondo grado, per gli spifferi di Carobbio.

In fondo, alla fine sorridono: avranno un importante appiglio di fronte al

Tnas.

PATTEGGIAMENTO - E’ una scorciatoia per salvarsi, prevista dall’articolo 23

del Codice di Giustizia Sportiva. In caso di collaborazione, viene integrato

l’articolo 24 e un’ulteriore riduzione della pena. Già stanno negoziando da

ieri, gli avvocati dei deferiti, con la Procura Federale. Raggiunto l’accordo

fra “accusa” e “difesa”, i giorni del processo (dall’1 al 4 agosto) la

Disciplinare potrà ratificarlo, «una volta ritenuta corretta la

quantificazione dei fatti, come formulata dalle parti con congrua sanzione

indicata» . Il patteggiamento chiude il procedimento nei confronti del

richiedente.

GLI SCONTI - Chi richiede il patteggiamento, generalmente sa prima quale sarà

la richiesta, in termini quantitativi, della Procura Federale: da 6 mesi a un

anno, per omessa denuncia; da 3 anni alla radiazione per illecito. I pesi e le

misure variano a seconda di aggravanti e reiterazioni di reati. Il

patteggiamento porta, per giurisprudenza, a uno sconto di un terzo della

sanzione. In linea di principio, viene chiesto prima dell’inizio del

dibattimento, ma è possibile avvalersi dell’istituto anche durante l’intero

processo. Quando la Disciplinare si chiude in camera di consiglio, è finita.

ERODIANI SU LOTITO - Ventisei deferiti hanno patteggiato nell’ultimo processo.

Solo così anche le società possono avvalersi della riduzione delle pene, in

termini di punti. Il Napoli ad esempio potrebbe farlo al prossimo giudizio

qualora dovesse patteggiare - come sembra - Gianello. Intanto, è stato

denunciato alla Procura della Repubblica di Napoli dagli “accusati” Grava e

Cannavaro. Gli azzurri rientreranno nel processo “invernale” insieme a Genoa e

Lazio. Il 10 settembre riprenderanno le audizioni a Via Po su questi “casi non

chiusi”. Erodiani prova a traforarli: «Posso riferire che nell’ambito degli

scommettitori esce spesso la notizia che il signor Lotito è quello che

gestisce le partite e le combine della Lazio e, dietro di lui, ci sarebbe l’ex

presidente dell’Ancona Ermanno Pieroni» , si legge nell’ultimo verbale.

AUTOGOL DI PALAZZI - Millantatore o credibile? Un pentito è credibile sempre o

talvolta? Le domande ora sono assordanti. All’ex Ostello della Gioventù ci

saranno 33 tesserati accusati d’illecito sportivo, parecchi sulle rivelazioni

di Carobbio. Per loro ora sarà molto più facile contrastare la richieste. Con

«il dubbio pro reo» affibiato a Conte per “giustificarne” una doppia omessa

denuncia, la Procura Federale ha aperto un caso. C’era la certezza su tutti

gli altri illeciti? E sui 67 già condannati pure dalla Corte di Giustizia

Federale? Autogol di Palazzi.

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LA NOVITA’

L’ex Masiello svela: «Truccate anche

la gara col Treviso e Salernitana-Bari

di ALBERTO ABBATE (CorSport 28-07-2012)

ROMA - Andrea Masiello, arrestato a Bari, aveva già fornito la sua

collaborazione (articolo 24) per poter patteggiare. Due nuove “combine”

confessate potrebbero garantirgli un ulteriore sconto:

«Con riferimento alla figura di Iacovelli - si legge nel verbale d’audizione

del pentito - devo specificare che lo stesso fu tramite e coprotagonista di

una combine relativa all’ultima partita di campionato di serie B 2008-2009,

SALERNITANA-BARI del 23.5.2009». Seguono due mezze pagine di “omissis”, magari

per poter garantire ulteriori indagini successive.

Quindi l’ex difensore dell’Atalanta confessa ancora: «Voglio altresì riferire

di un secondo episodio di alterazione concernente la partita BARI-TREVISO

dell‘11.5.08». Tanti altri omissis a celare qualcosa, che probabilmente non

finirà qui. Di sicuro non sconvolgerà il calcio, più di quanto non sia già

accaduto.

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