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Tifoso Juventus
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Tutti i contenuti di totojuve

  1. Se andasse bene, proprio nulla non cambierebbe; se non altro darebbe la possibilità a noi tifosi di ribattere alle accuse dei vari travagli e compagnia bella...
  2. Si, oggi. Ma io aspetto, soprattutto, la finale del 22
  3. Sono contento per il risultato abbondante, per il gioco espresso dalla squadra ma, soprattutto, per il ritorno di Simone Pepe e per la convincente prova di Coman. Il ragazzino deve giocare di più.
  4. Mi è piaciuta la risposta di Bonucci al napolese.
  5. De Laurentiis: 'Nicchi smentito dalla tv, che errori con la Juve. Voglio la moviola' 13 gennaio alle 20:00 (CALCIOMERCATO.COM) Con un comunicato pubblicato sul sito del club, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha replicato così all'attacco di ieri del presidente dell'Associazione Arbitri Marcello Nicchi, che aveva bollato come "istigatrici di violenza" le parole all'indirizzo dell'arbitro Tagliavento al termine della gara con la Juventus:"Contesto totalmente le accuse di Nicchi nei miei confronti. Anche se non mi sorprende che il capo degli arbitri abbia voluto difendere chi aveva commesso gravi errori. Questa volta le sue dichiarazioni sono in totale contrasto con quanto acclarato ampiamente dalle immagini televisive.I miei tweet sono semplici, essenziali e assolutamente non offensivi, poiché fotografano la realtà dei fatti ampiamente poi condivisa e ribadita da gran parte dei media. Da Pechino non ho più giudicato alcun episodio arbitrale, così come non hanno espresso giudizi nè tecnico e né squadra. Questa volta però, in una partita così delicata, la macroscopicità degli errori è stata tale che ho ritenuto evidenziarli.Venendo dal cinema sono stato educato per la democraticità e la libertà d’espressione. La critica è sempre costruttiva per migliorare le prestazioni di tutti noi protagonisti inclusi gli arbitri che devono assolutamente, per professione e cultura, essere rigorosissimi nell’imparzialità. Il pensiero personale che ho inteso esprimere ha l’unico significato di evidenziare l’inadeguatezza dell’attuale sistema e la necessità di una urgente revisione dello stesso, come l’introduzione della moviola in campo che da più anni ho sollecitato. Moviola che per altro viene già utilizzata in molti sport professionistici". Dopo l'1-3 per mano della Juventus, De Laurentiis aveva attaccato l'operato di Tagliavento e dei suoi collaboratori per il fuorigioco non ravvisato in occasione del gol di Caceres, parlando di "incompetenza o malafede". Ecco i tweet incriminati del numero 1 azzurro: Ci siamo stancati! La Juve è una squadra forte, se è anche aiutata dagli arbitri diventa imbattibile (continua)23:07 - 11 Gen 2015 E' inammissibile che con 6 arbitri non si vedano 2 giocatori in fuorigioco. O è malafede o è incompetenza (continua) Questi 6 arbitri devono restare fermi a lungo #ADL 23:07 - 11 Gen 2015
  6. Troppo bello, purtroppo, il risultato del 1° tempo. Mah, speriamo!
  7. Per non dimenticare: Sotto la lente - La Giustizia su Calciopoli fa paura09.01.2015 01:00 di Carmen Vanetti Twitter: @@carmenvanetti1 Il 22 gennaio è vicino, tremendamente vicino, e pare proprio che a più d'uno la cosa faccia paura: "sembra quasi esista il timore di essere sconfessati dal giudizio finale", afferma con lucido realismo Luciano Moggi. E d'altronde i pezzi del castello di magagne di Calciopoli emergono come talpe dal sottosuolo. Noi e le vittime di Calciopoli, Moggi in primis, ecco, sì, aspettiamo, il 22 gennaio. Quo usque tandem abutere, iustitia, patientia nostra? Perché di pazienza ne abbiamo avuta anche troppa e ora PRETENDIAMO giustizia! Ed è così partito il fuoco di sbarramento, degna chiusura del cerchio aperto con l'opera di orientamento dell'opinione pubblica, quell'infame lavorio che titillò e alimentò il sentimento popolare; ne nacque il 'processo' (rigorosamente virgolettato perché tutti i diritti degli imputati vennero calpestati in nome delle bislacche regole del circolo della caccia) sportivo, appoggiato dal fuoco amico in difesa di interessi superiori extrasportivi; e ne nacque addirittura l'assurda vicenda giudiziaria con l'accusa di associazione a delinquere: una strana cupola per cui non ci sono prove, non c'è un movente, non c'è un'arma, non c'è guadagno, solo un cumulo di sensazioni, aria fritta in poche parole. E una nuova bufera si è sollevata poco per volta, con 'battute' insinuanti dopo Juve-Roma, scandalo artificiosamente costruito non solo pro-Roma ma anche per rievocare l'esistenza di un sistema che in passato bla bla bla bla... Poi, ogni volta che capitava l'occasione, si evocavano quei tempi cosiddetti bui quando..... bla bla bla Questi erano solo i primi goccioloni d'acqua portati dal vento di chi non ha mai imparato a perdere (e quindi nemmeno a vincere), ma via via i nuvoloni neri hanno portato tuoni e fulmini; ogni occasione è stata congrua: per esempio la presenza negli studi Rai di Luciano Moggi dopo la partita di Supercoppa. Che scandalo! Eppure Moggi, al momento, non è colpevole di nulla; e nessuno trova da obiettare sulle ospitate di Oriali, l'attuale team manager della Nazionale, che la condanna patteggiata e passata in giudicato ce l'ha. E poi tutto è proseguito sui social e tra lo sterminato esercito mediatico che popola il web. Ma di cosa si continua a parlare? Quali sono gli ostacoli che si sarebbero voluti mettere sulla via della verità? - le schede svizzere: ovviamente rigorosamente nella versione auricchiana, come da informativa dell'aprile 2005, "la disponibilità da parte dei designatori Bergamo e Pairetto e di Moggi di utenze cellulari che, oltre a non essere nominativamente a loro riconducibili, risultano addirittura utenze di gestori stranieri e nella fattispecie della Switzerland Mobile Sunrise". Premesso che possedere schede estere è assolutamente lecito; premesso che tali schede, come tutte, potevano essere intercettate e lo furono inizialmente, anche se poi si smise di farlo perché non portavano a nulla; restano due fatti: la loro attribuzione venne fatta con olio di gomito tramite gli assolutamente ipotetici schemini di Di Laroni (l'esperto di ricorsi contro le multe di cui si servì Galdi), con una percentuale di attendibilità che l'ingegner De Falco, consulente della difesa Fabiani a Napoli, ha quantificato in un 3%; inoltre proprio per la vicenda dell'acquisizione dell'elenco di queste schede si trova sotto accusa e a rischio di rinvio a giudizio Teodosio De Cillis, titolare del negozio di Chiasso fornitore della Juventus, di Moggi e di altri club. - il caso Paparesta: un tormentone di cui non ci si libererà mai, temo, vista la virulenza con cui è entrato nell'immaginario popolare; naturalmente anche in questo caso tutto è fermo dell'informativa auricchiesca dell'aprile 2005, pag. 21: "La vicenda in esame rileva ancora la portata criminale dei metodi utilizzati che oltre a essere di induzione all’omissione e all’omertà [...] Moggi infierisce innanzitutto attraverso azioni dirette nei confronti della terna arbitrale negli spogliatoi subito dopo la partita, con minacce verbali che culminano in vera e propria violenza fisica consistente nell’aver rinchiuso l’arbitro all’interno di tali locali... ". Ora sappiamo tutti che l'episodio di Paparesta chiuso negli spogliatoi è una delle bufale più incredibili (anche se in effetti la lotta tra bufale è dura) dell'intera vicenda farsopolesca (archiviata con un eloquente "il fatto non sussiste" l'indagine della Procura di Reggio Calabria con l’ipo­tesi di "sequestro di persona"). Ma non basta perché, a illuminare le menti degli inquirenti, ci sarebbe stata un'altra telefonata, una di quelle prove a discolpa previste dall'art. 358 c.p.p., e tuttavia considerata 'non rilevante', la Paparesta-Pairetto, del 6 novembre 2004, ore 23.45, dopo Reggina-Juventus (una delle tante emerse dal lavoro del pool di Penta), un cui Paparesta, parlando col designatore, riduce il tutto ad un semplice sfogo, comprensibile data la tensione del momento, e nel quale lui stesso non rilevava nulla di offensivo; - designazione arbitri: un vero terreno troppo minato, tra il video sparito e rimontato con una serie di fotogrammi dis-ordinati (non ci diranno mai chi lo fece, ma di certo non il video non ha fatto tutto da sé...) e le esortazioni di Facchetti a non fare il sorteggio o comunque a blindarlo con il meccanismo delle preclusioni. E poi il fatto che Luciano Moggi sapesse in anticipo delle designazioni arbitrali. Eh sì, in effetti quando Alessia, la segretaria della Juve, gli telefona alle 11.56 per comunicargli che sarà Rodomonti ad arbitrare Inter-Juventus, quel diavolo d'uomo di Moggi lo sa già. Ma come avrà fatto? Semplice, il lancio Ansa è delle 11.20 (per non dir del fatto che, appena terminato il sorteggio tutti i giornalisti presenti si precipitano a telefonare alle rispettive redazioni per comunicare la notizia). - il potere mediatico: con un Milan e la sua potente Mediaset (quella che con le sue immagini provocò la squalifica, per prova televisiva, di Ibra, facendogli saltare Milan-Juve), con l'Inter e la sua Rcs, con cosa combatteva Moggi? Con una spada di latta contro i cannoni. La sua arma segreta era il processo di Biscardi, trasmissione dall'audience assolutamente marginale se confrontata con corazzate come Stadio Sprint e La Domenica Sportiva (Rai), Guida al Campionato e Controcampo (Mediaset), che raggiungevano un totale di diversi milioni di telespettatori ma che solcavano altri mari. E la carta vincente sarebbe stata la cosiddetta patente a punti, un giochino di quella trasmissione che assegnava agli arbitri un bonus iniziale di 20 punti dal quale ne veniva ogni volta scalato un certo numero in ragione degli errori commessi: per dimostrare quanto fosse uno strumento della cupola basti pensare che lo sventurato Dattilo, l'associato che espulse Jankulovski, proprio per i suoi errori in quella Udinese-Brescia lasciò sul campo ben 9 punti. Sinceramente ritenere che la patente a punti del processo di Biscardi potesse spostare gli equilibri nel mondo pallonaro, dando vita a una specie di governo-ombra del mondo arbitrale, è una panzana che più panzana non si può: era un semplice gioco da bar dello sport, senza il benché minimo riflesso a livello AIA, come ha ben fatto rilevare l'avv. Prioreschi il 23 marzo 2010 in occasione della deposizione di Auricchio. Questi sono sicuramente solo pochi spiccioli della saga che in tanti comporranno da qui al 22 gennaio: come si può evincere si vuol riportare l'orologio indietro al 2006, quando l'unica verità era contenuta nelle informative di Auricchio. Di acqua sotto i ponti ne è passata, e ha portato con sé la verità: è stata verità dibattimentale che però non ha trovato riscontro nelle sentenze, anch'esse ferme al 2006; ma adesso il tribunale di Napoli con i suoi veleni è alle spalle e la Cassazione a qualcuno sembra davvero far paura. A troppi: dai fautori del sentimento popolare a chi ha indagato a senso unico; da chi si è nascosto dietro il 'non interessa' e la prescrizione a chi ha servito interessi estranei al calcio. Ma l'auspicio, in nome di una Giustizia troppe volte nominata a sproposito, bestemmiata direi, in tutta questa storiaccia, è che finalmente giustizia vera si faccia.
  8. E dire che all'inizio mi sembrava una persona corretta
  9. Si diceva di una squadra rinforzata dalla campagna acquisti estiva. Intanto giocano gli stessi dell'anno scorso, con sostituzioni previste da un programma inalterabile. Stasera l'allenatore degli avversari ha cambiato la squadra nel corso della partita, il nostro non riesce a fare un cambio determinante. Io insisto: bisogna utilizzare Coman.
  10. Garsià che cosa ha suonato oggi? Che vadano tutti a fare in c.
  11. Io sento un poco di pessimismo. Dettato dal fatto che ogni ripresa postnatalizia ha dato sorprese. Comunque e
  12. Hai trovato la calza? Che c'era? Io ho trovato solo cenere e carbone, sono stato cattivo! Spero nella befana di stasera.
  13. DA CANALE JUVE Dattilo, Bertini, e i problemi di matematica causati da Calciopoli Nonostante qualcuno continui a meravigliarsi o peggio ancora indignarsi, senza sapere né leggere, né scrivere, l’argomento Calciopoli rimane comunque di assordante (già, perché anche il silenzio lo può diventare) attualità, e così nella serata di ieri la collega Monia Bracciali ha realizzato in esclusiva un’intervista a Paolo Bertini, ex arbitro fra i condannati in Appello nel processo ordinario, uno dei tre direttori di gara della cupola moggiana, insieme a De Santis e Dattilo, secondo il Tribunale di Napoli. Più e più volte nel corso di questi otto anni e mezzo ho affrontato tematiche riguardanti quello che è comunemente ricordato come il più grande scandalo del calcio italiano, nonostante basti analizzare a fondo anche solo gli aspetti superficiali della vicenda per rendersi conto di così tante incongruenze (chiamiamole così) che sembra quasi sia stato uno scherzo; ma uno scherzo non è stato, e sarebbe stato bello vedere quali sarebbero state le reazioni di stampa e – di riflesso – opinione pubblica se il contesto fosse stato extra calcistico, se non avesse visto invischiata principalmente la squadra più amata e più odiata dagli italiani. Questa curiosità nasce dal fatto che, come nel caso Dattilo, qui stiamo discutendo di una persona condannata per elementi che definire paradossali appare addirittura poco. Di mezzo c’è il solito discorso delle sim estere sul quale mai nessuno di coloro chiamati a fare informazione si è azzardato a raccontare le cose dalla A alla Z: attribuzioni a Tizio anziché a Caio, superficialità dei sistemi utilizzati, e vari paradossi come quello raccontato nell’intervista dallo stesso Bertini. Mi riferisco al capo d’imputazione per il quale l’ex arbitro è stato condannato: i contatti con Moggi attraverso la sim estera nell’immediata vigilia di Juventus-Milan, match giocato nel dicembre 2004. Non importa che questa scheda sia stata venduta (a chi non è dato saperlo con certezza) nel gennaio 2005, dunque un mese dopo il presunto contatto che è valso la condanna su questo capo d’imputazione sia per Bertini che per Moggi (per quest’ultimo in Appello è già intervenuta la prescrizione relativamente a quest’episodio). C’è un passaggio ulteriore e fondamentale nelle parole di Bertini, lì dove parla delle telefonate delle altre società, ma in questo i vari organi d’informazione sono sempre stati molto attenti ad indossare la corazza giusta per difendere le contro-accuse, e dunque rafforzare il sentimento popolare colpevolista: il fatto che era tutto il sistema calcio a muoversi in questo modo, un’indicazione precisa dei vertici della Figc per stemperare gli animi fra società ed arbitri, non va tradotto come un rifugio dietro alla logica del “mal comune, mezzo gaudio”, ma semplicemente significa raccontare una realtà dei fatti differente da quella che è stata prima ipotizzata e poi giudicata nel momento in cui accusatori e giudicanti hanno posto in essere le loro condotte all’interno di uncontesto totalmente errato quale quello dei “canali unici/privilegiati che Moggi e Giraudo avevano con i vertici AIA”. Un falso storico appurato dai fatti, non c’è interpretazione o influenza da tifo in questa circostanza. Tornando prettamente a Bertini, invece, c’è un ulteriore tassello che vale la pena sottolineare: i vantaggi che gli arbitri avrebbero avuto in cambio di favori alla cupola (fra l’altro favori mai dimostrati ed addirittura esclusi dalla stessa sentenza) sarebbero stati di natura economica con avanzi di carriera e di natura mediatica nel senso che Moggi si sarebbe preoccupato di difendere l’opinione pubblica dei cupolanti per mezzo stampa (questo mezzo stampa sarebbe Il Processo di Biscardi, trasmissione televisiva che, ricordiamo per i più distratti, fu così definita dal Tribunale di Roma nel dispositivo di archiviazione di un procedimento per calunnia lì ipoteticamente realizzato: “è un programma televisivo il cui oggetto principale è proprio quello di suscitare con linguaggio diretto ed espressioni volutamente forti discussioni, spesso pretestuose, tipiche da bar sport. La credibilità oggettiva delle notizie riportate e fatte oggetto di dibattito è riconosciuta come assai bassa, secondo l’ opinione comune, trattandosi non infrequentemente di notizie create o gonfiate per suscitare la polemica. I toni, la sede e la natura degli interventi depongono per essersi trattata di una tipica discussione da bar finalizzata all’ incremento dell’ audience attraverso l’ uso di toni e contenuti platealmente esagerati. Ne deriva che la credibilità dell’informazione offerta e la conseguente attitudine di questa ad essere, in ipotesi, idonea a ledere l’ altrui reputazione sono oltremodo inconsistenti“). Bertini è un soggetto che all’epoca dei fatti era già arbitro internazionale, che chiuse quella stagione al penultimo posto nella graduatoria degli introiti degli arbitri di prima fascia, e che fu tartassato da Moggi con dichiarazioni pubbliche pesanti in più occasioni ma soprattutto, come ricorda Bertini, nel post-partita di Atalanta-Milan 1-2 con il secondo gol dei rossoneri al 4′ di recupero a fronte dei tre segnalati, e in particolar modo per non aver espulso Nesta per un fallo che interruppe una chiara occasione da gol. Ma alla gente tutto ciò interessa poco, ormai la storia ci dice che il diavolaccio è stato punito e il tempo ha cicatrizzato le ferite: non è così, ecco perché ancora, come accennavo in apertura, quattro fessi non riescono a mettersi definitivamente il passato alle spalle, e continuano ad avere problemi in matematica quando si parla di scudetti.
  14. Quella mossa di Del Piero l'ho presa come una pugnalata alle spalle.
  15. Hai tutta la mia comprensione, fratello. Certa gente, dopo tutto quello che ha combinato, non dovrebbe avere la faccia tosta neanche di andare in un supermercato a fare spese. Invece, magari, aveva pure la scorta. Tutori della legge....... puhaa!
  16. Un derby di Coppa Italia primavera tra Juventus e Torino, un campetto a Venaria, venti bestie feroci dietro una rete che gridano “ammazzati!” a un uomo – Gianluca Pessotto – che qualche anno fa tentò davvero il suicidio. Peggio è impossibile, più in basso non si va la Repubblica, mercoledì 24 dicembre 2014 Un derby tra ragazzi, un campetto di periferia, venti bestie feroci dietro una rete che gridano “ammazzati!” a un uomo –Gianluca Pessotto – che qualche anno fa tentò davvero il suicidio. Peggio è impossibile, più in basso non si va. È successo sabato a Venaria, cintura torinese, e le immagini le avrete viste su Internet. Derby di Coppa Italia primavera tra Juventus e Torino, finisce 1-0 per i bianconeri. I giocatori stanno rientrando negli spogliatoi, e un gruppo di tifosi granata (età varia, c’è anche gente con i capelli grigi) comincia ad insultare Pessotto. «Gobbo di M***A, devi morire, bastardo, buttati!». Lui si avvicina alla rete di protezione. «Ehi, gobbo di M***A non si dice», prova a rispondere. Questo aizza ancora di più i venti cani rabbiosi, sotto lo sguardo di un bambino che osserva la scena dalla gradinata, inerme. Da otto anni, Pessotto deve convivere con striscioni e insulti infami, gonfi della peggior violenza verbale possibile: quella che offende la morte e il dolore, della stessa risma di chi dileggia la strage dell’Heysel o la sciagura di Superga. Stavolta, però, i disgustosi autori erano lì di fronte a lui, in carne e ossa, e lo scenario non era uno stadio ma una partita del settore giovanile, dove in teoria dovrebbero crescere gli atleti e gli uomini di domani. Avvilente, un punto di non ritorno. Materiale da codice penale e da trattamento psichiatrico obbligatorio. «Parole inaccettabili, però il filmato non mostra i nostri tifosi provocati, offesi e derisi da alcuni giocatori della Juventus», dichiara Massimo Bava, responsabile del settore giovanile granata. «Il dramma è che ormai è normale vedere un diciassettenne che segna un gol e poi offende il pubblico avversario», dice invece Antonio Comi, direttore generale del Torino. «Come educatori abbiamo il dovere di impegnarci di più, se no è un fallimento». Per una volta, forse, non è il caso di chiudere la questione con i soliti, pochi ultrà ingovernabili che non rappresenterebbero il consorzio civile. Pochi, d’accordo, ma se invece quei venti barbari raccontassero benissimo il clima più malato dello sport? Se fossero, come sono, non Ivan il terribile con le cesoie in mano a Marassi, ma personaggi che si possono incontrare ogni settimana in molti campetti del nostro paese? Quelli che insultano gli arbitri alle partite dei bambini (spesso lo fanno anche le mamme), quelli che alla fine danno la caccia all’arbitro per un gol annullato o un rigore non concesso. Quelli che non pagano quasi mai, perché nei campi di provincia non ci sono telecamere e poliziotti: stavolta però è diverso, e i loschi figuri che invitano Pessotto ad uccidersi sono identificabili uno per uno. Non sarebbe una cattiva notizia se nelle prossime ore venissero presi, denunciati, processati. E ovviamente rimessi troppo presto in circolazione, liberi di sfogare tutto il male e il vuoto di cui sono composti.Maurizio Crosetti http://video.repubblica.it/edizione/torino/la-vergogna-del-calcio-giovanile-pessotto-ucciditi/187374/186277 23/dic/2014 22.41.00 Al termine della partita tra Torino e Juventus Pessotto è stato preso di mira dai tifosi bianconeri. I granata però si difendono: "Non vengono mostrate le offese contro di noi". Vergognosi insulti rivolti da alcuni tifosi del Torino al responsabile del settore giovanile della Juventus, Gianluca Pessotto, al termine del derby valido per la Coppa Italia Primavera. Insulti che hanno visto l'immediata condanna da parte del mondo sportivo, compresa la società granata, in seguito alla pubblicazione del video di quella gara. "Suicidati, buttati, ammazzati, devi morire, pezzo di m...". Così i tifosi del Torino hanno attaccato Pessotto, ex difensore della Juventus che nel 2006, durante i Mondiali poi vinti dall'Italia, tentò il suicidio, buttandosi da un abbaino della sede della Juventus. In ospedale dal 27 giugno, venne dichiarato fuori pericolo il mese dopo, per poi lasciare la clinica a settembre. "Le parole dette a Pessotto sono inaccettabili e da censurare, senza dubbio" evidenzia il responsabile del settore giovanile del Torino, Massimo Bava, intervistato dall'ANSA. Il dirigente granata, però, ci tiene a specificare: "Per amore di verità bisogna dire che quel video non fa vedere, anche se non è una giustificazione, i nostri tifosi a fine partita provocati, offesi e derisi da alcuni giocatori della Juventus". Bava avvisa i tifosi del Torino: "Non si deve più ripetere. Ne ho parlato sin da sabato con Pessotto alla presenza di carabinieri e funzionari della Digos, ricordandogli che noi prima di essere dirigenti sportivi siamo degli educatori. Quando si giocano partite così significative, occorre sapere vincere e saper perdere". Anche il direttore generale del Torino Antonio Comi segue la stessa linea di Bava: "Questi insulti sono inaccettabili, da censurare, e noi prendiamo le distanze ma, e non vuole essere una giustificazione il filmato non mostra le offese di alcuni loro calciatori nei confronti dei nostri tifosi". "Noi siamo educatori prima di dirigenti e serve più rispetto e maggiore responsabilità da parte di tutti" ha aggiunto Comi al 'TG1'. Una questione che difficilmente verrà dimenticata, sopratutto dopo la risposta del Torino. In attesa di prese di posizione da parte della Juventus, Pessotto in primis. E ci mancherebbe che i dirigenti del toro facessero i dirigenti, educatori peraltro!
  17. "CHIACCHIERE E TABBACCHIERE 'E LEGNO O VANCO 'E NAPULE NUN L'IMPEGNA"
  18. Spero siano guarite, poverine. Per trascorrere bene le feste, che sono per loro.
  19. Ma facciamoli anche ai normalizzati, va! In questo periodo bisogna essere buoni con tutti. Però
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