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Ghost Dog

Tifoso Juventus
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  1. 20 11 2012 Uno strano weekend di cialtroni SE MORATTI SOSTIENE CHE QUELLA DEGLI ARBITRI ITALIANI SI AVVICINA MOLTO A UNA PAGLIACCIATA, HA RAGIONE. MA LO DEVE DIRE SEMPRE, ANCHE QUANDO HA DECISIONI A FAVORE. E NE DEVE FARE UNA QUESTIONE SERISSIMA IN LEGA CARRIERA FINITA Daspo di tre anni per Pietro Arcidiacono, l’attaccante del Cosenza solidale con l’ultras condannato per la morte dell’ispettore Raciti Hanno cominciato sabato con le due partite d’alta classifica. A Torino non c’è stato che un pari sterile di gol ma – udite udite – senza particolari polemiche arbitrali. Quasi il calcio di una volta, non fosse stato per l’esposimetro tv. A Napoli invece si sono giocate due partite, in senso letterale. In quella del pomeriggio, in occasione del match tra il Campania e il Foggia in Serie D, nello stadio minore del Vomero una volta maggiore, assalto a un pullman di tifosi del Foggia da parte di quelli del Napoli e scene di guerriglia con ferimenti e ricoveri a colpi di botti e coltellate, pare solo perché il Foggia ha gli stessi colori del Milan atteso al San Paolo in serata. IL MILAN che ha rabberciato un pari prezioso dopo la sventura di Abbiati definito in tribuna “portiere di ɱerda…!” dal tifoso Galliani, che poi si è scusato (è la stampa e la dimensione pubblica, bellezza, guai se ti metti le dita nel naso mentre la telecamera indaga...). Nel frattempo sempre quel sabato tal Arcidiacono, attaccante del Cosenza in Serie D, aveva già mostrato per festeggiare un gol una maglietta che inneggiava a Speziale, condannato in via definitiva per l’omicidio dell’ispettore di polizia Raciti in un derby siciliano anni fa. Adesso il questore competente gli ha dato il Daspo, l’interdizione al campo per tre anni, e il calcio si sente più tranquillo perché un Arcidiacono, inteso come categoria di simpaticoni, la prossima volta ci penserà un momento di più prima di mischiare così efferatamente le carte del campo e del penale. Poi, nella domenica in cui la Fiorentina ha preso a volare grazie a club, staff tecnico e squadra in scala opportuna dopo anni di errori e dunque premiata anche se non benedetta dagli arbitri, ecco lo scandalo di Inter-Cagliari e di un pari sul terreno strameritato dai sardi, ma certamente viziato da un arbitraggio infelice. Moratti se ne è doluto pubblicamente tantissimo, avendone la bisaccia piena dopo alcune partite storte, una raddrizzata con merito contro la Juve imbattuta e poi battuta, l’altra persa di misura a Bergamo. Moratti ha ragione, ed è fuor di dubbio. Grottesco il negare da parte dei giocatori avversari, il rigore rivisto era solare, grottesco il comportamento di arbitro, assistenti (ex guardalinee...) e giudice d’area di porta, che non hanno neppure (in tre, nel caso) partorito una punizione dal limite, giacché effettivamente tutto si è svolto sui centimetri di linea. Se son codardi, almeno ci fosse stata l’ipocrisia di una fischiatina arretrando il tutto come accade spesso. Per non parlare del secondo gol sardo a colpi di braccio. Se Moratti sostiene, come altre volte i suoi colleghi di altri club, che quella degli arbitri italiani si avvicina molto a una pagliacciata peggiorata dal complemento dei sodali di porta, ha ragione. Ma lo deve dire sempre, anche quando ha decisioni a favore. E soprattutto ne deve fare una questione serissima in Lega e Federazione, a bocce ferme, cercando garanzie di regolarità per tutti e non protezionismo individuale quando gli va di traverso. Insomma, certo il rigore su Ranocchia, domenica, ma pure quello su Gomez in Inter-Catania di un mese fa. E anzi, se si dà un’occhiata a tutte le partite anche solo rimanendo alla Serie A, trovare un arbitraggio decente, che giudichi con un’uniformità e una severità europee quello che avviene in campo e soprattutto in area di rigore, è estremamente difficile. Quindi per non cadere nella noia ripetitiva, o si affronta la questione arbitrale oppure significa che a tutti va bene così, nella tragicommedia pallonara di sempre. VI PARRÀ esagerato tragicommedia, forse avreste preferito commedia alla latina o addirittura farsa, meglio se plautina. E invece su questo terreno brullo di etica e legalità cresce appunto la piantina della violenza: se è tutto inattendibile, anche l’esasperazione di toni, botte, bombe carta ecc. diventa comprensibile e dal punto di vista degli attori pessimi di questa pièce quasi giustificabile. Per carità, mettere insieme gli straveri di Moratti, le imprecazioni di Galliani (di gran lunga le meno gravi...), gli incidenti troppo frequenti negli stadi ecc. può sembrare un discorso da screanzati (cfr. Tommaso Landolfi, finissimo centravanti arretrato nel Frosinone del dopoguerra, lui era di Pico...). Ma a giudicare dal clima del Paese, con l’Italia disperata in piazza sempre più sfinita dalla crisi, perché uno non dovrebbe preoccuparsi di un eventuale collante pubblico tra manifestanti di varia estrazione? Obietterete anche qui: che cosa c’entrano le proteste degli studenti, le manifestazioni di disoccupati e precari, i cortei delle fasce più deboli di un Paese slabbratissimo con gli eventuali nefasti da stadio e gli eccessi di un tifo che da sempre non riesce ad autoregolarsi? Insomma, che c’entra Arcidiacono con Speziale? Già, bravi, che c’entra: lo vogliamo chiedere alla maglietta di cui sopra, sotto Daspo, oppure i vasi sociali comunicanti di una rabbia esplosiva li potete vedere da voi? E nel caso non credete che in una (questa sì) tragicomica equazione italiana, la disperazione da strada sta alla classe dirigente di questo Paese come il teppismo da stadio e comunque il parossismo del tifo sta alla casta dirigenziale rotondocratica, agli Agnelli e ai Moratti e a tutti gli altri che giocano a fare i presidenti e sono specialisti nel lamentarsi di scandali e arbitraggi sempre e solo dal loro punto di vista senza alcuna preoccupazione per la temperatura che biecamente si alza?
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