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Cyntia Barrera DiazAccount verificato @CBarreraDiaz SeguiSegui @CBarreraDiaz Altro Mexico's health ministry @SSalud_mx confirms 3 cases of measles in Mexico City: an Italian woman, her child and the nanny. The disease was eliminated from the country in 1996. These 3 cases are believed to have been "imported". Italy had 4,803 cases in 2017 Stiamo diventando il terzo mondo
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Augusto Bisegna @AugustoBisegna SeguiSegui @AugustoBisegna Altro #Ilva ve lo ricordate il @Mov5Stelle della prima ora, quello dello streaming? Beh! Oggi al MiSE trattativa #Ilva lo staff del Ministro dopo avermi impedito di registrare video intervento #Bentivogli, mi ha impedito di fare anche le foto che dire! Complimenti !
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No è vecchia, ma l'ha presentato, tra gli altri, l'attuale ministro della salute.
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Luciano Capone @lucianocapone 4 min4 minuti fa Altro "Recenti studi hanno messo in luce collegamenti tra le vaccinazioni e malattie quali leucemia, intossicazioni, infiammazioni, immunodepressioni, mutazioni genetiche trasmissibili, malattie tumorali, autismo e allergie". Pdl 2077 presentata dal ministro della Salute Giulia Grillo. Le farneticazioni complottiste e l'antiscienza che salgono al governo. Non credevo che si potesse scendere ad un livello tanto basso.
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Fanno clamore i 150 milioni di euro risparmiati, ma per i miliardi che spenderemo in più a causa della spread non c'è problema.
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Eh, ma le fake news delle uova...
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Ma solo qualche anno fa una cosa del genere sarebbe stata concepibile? „ Giovane migrante annega tragicamente in un torrente, ma c'è chi esulta Su Facebook qualcuno scrive addirittura "Forza Cornappo". Diversi i commenti razzisti, senza cuore e umanità, alla notizia della morte del giovane 21enne che questa mattina ha perso la vita a causa di una caduta in acqua. Scivola nel Cornappo, annegato richiedente asilo a Nimis 28 luglio 2018 Un ragazzo africano è annegato questa mattina nelle acque gelide del Cornappo, a Nimis. E' scivolato accidentalmente nel torrente, in una zona dove è presente una profonda e scivolosa pozza. La disgrazia A perdere la vita un giovane 21enne senegalese, ospite in una struttura alberghiera di Nimis, giunto chissà attraverso quali peripezie in Italia per scappare dalla povertà e dagli orrori della sua terra. Nel Bel Paese sperava di trovare, come tanti altri migranti, un senso alla propria vita, un nuovo inizio, una mano per poter risollevarsi. Invece ha trovato la morte, oltre anche a tanto odio. Al momento della caduta in acqua, il ragazzo non ha trovato il sostegno dei suoi compagni, anche loro inesperti nuotatori. Nessuno di loro ha osato tuffarsi per paura di rimanere nelle stesse condizioni di quel loro coetaneo, aggrappato -per l'ennesima volta- ad una speranza di sopravvivenza, a qualcuno che gli tendesse una mano. Gli amici non hanno potuto fare altro che chiedere aiuto al cellulare e attivare una macchina dei soccorsi che difficilmente avrebbe potuto salvargli la vita. I "festeggiamenti" Ma mentre tante persone si stavano dando da fare per provare a raggiungere le sponde del Cornappo e il "naufrago" di Nimis, tante altre braccia si sono sollevate sulle tastiere per spingere metaforicamente il suo volto nell'oscurità del torrente. Tante le voci di giubilo lette sul nostro profilo Facebook in queste ultime ore, persone che senza alcun risentimento, senza neppure l'utilizzo di profili falsi, stanno "festeggiando" l'annegamento dell'incolpevole 21enne. Se A.S. esordisce con un "Gli alberi ci sono anche lontano dai corsi d' acqua", con un italiano sgrammaticato A.R.P. spiega che "se era a lavorare non sarebbe successo". Ma non è finita qua. A loro si unisce G.P. che addirittura esulta con un "Forza Cornappo, sei tutti noi". Lo stesso soggetto, poco dopo, ai tanti che gli facevano notare l'orrore da lui scritto, si è difeso rimarcando il concetto: Allarghiamo il Cornappo, cosi ci stanno anche chi li commisera". " In molti ci chiedete spesso di cancellare i commenti non idonei o inappropriati dai social, specie su Facebook. Spesso -se presenti gravi ingiurie o insulti- lo facciamo, ma non crediamo che questo sia il caso. Ognuno di noi, con le libertà che la nostra Democrazia ci ha donato, si deve assumere le responsabilità di quello che si scrive, si dice e si fa in pubblico. Ecco perchè, sebbene all'interno di questo articolo abbiamo omesso i nomi e i cognomi di alcuni di questi utenti, non elimineremo i loro profondi pensieri dalla nostra pagina Facebook. Che lo facciano pure da soli, se mai dovessero ritrovare un minimo di umanità. Gallery “ http://www.udinetoday.it/cronaca/migrante-annega-torrente-commenti-razzisti-gente-facebook.html Questo cos'è, se non razzismo? E a cosa è dovuto, se non alla propaganda degli ultimi tempi?
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Stavo per postarlo io. Il nuovo che avanza. Il governa del cambiamento. La meritocrazia. Il figlio di Marcello Foa lavora nello staff comunicazione di Salvini Il profilo Linkedin del figlio di Foa Sul profilo LinkedIn di Leonardo, 24enne con laurea alla Bocconi e master all’Ecole de Management di Grenoble, in Francia, si legge che dal settembre 2017 collabora con il ministro dell’Interno Il figlio di Marcello Foa (CHI E'), consigliere d’amministrazione Rai e, fino alla bocciatura della Vigilanza di ieri, primo agosto, designato presidente della tv pubblica, lavora nello staff della comunicazione del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. E' quanto si legge sul suo profilo LinkedIn. Sempre secondo il suo profilo, Leonardo Foa si è laureato all’Università Bocconi di Milano ed ha conseguito un master all’Ecole de Management di Grenoble, in Francia, prima di ottenere nel settembre del 2017 il primo impiego, come social media analyst alla 'SistemaIntranet.com', la società di Luca Morisi e Andrea Paganella, che gestisce la comunicazione e l'immagine Social di Matteo Salvini. Cosa fa Leonardo Foa per Salvini Il figlio di Marcello Foa, scrive l’Espresso, “sotto la supervisione di Morisi, si occupa della produzione e della condivisione dei contenuti salviniani su Facebook, preoccupandosi di renderli virali. Un lavoro che – conclude il settimanale - dalle verifiche dell'Espresso, inizia da prima della formazione del governo e si sviluppa anche attraverso tutta una serie di gruppi, ufficiali e non, della galassia" riconducibile al ministro dell'Interno. https://tg24.sky.it/politica/2018/08/02/foa-figlio-marcello-salvini.html?social=twitter_skytg24
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Che pagliacci
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Eh, ben svegliati. La cosa va avanti da anni e ormai è evidente da un pezzo. E poi ci chiediamo perchè lega e 5 stelle si affannino tanto contro le sanzioni alla russia..
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Riporto questo thread Imma Cusmai @ICusmai SeguiSegui @ICusmai Altro "Mi ricordo l'Italia di tanti anni fa, quando non c'erano i negri, i barconi, gli #immigrati, i #clandestini, i #musulmani. Mi ricordo quel paradiso quando eravamo solo noi #italiani e mi sbirluccicano gli occhi.. Nuova conversazione Imma Cusmai @ICusmai 37 min37 minuti fa Altro Mi ricordo che nessun #italiano ammazzava nessuno e se lo faceva aveva comunque cura di farlo sparire sciogliendolo nell'#acido o utilizzandolo per l'edilizia. Altro Nessun #italiano stuprava nessuno, e se lo faceva aveva cura di farlo in casa e non come questi #porci in mezzo alla #spiaggia. E se una #donna veniva #stuprata (parolone, disonorata) aveva comunque la fortuna di essere obbligata a sposare il suo #stupratore con il #matrimonio riparatore altrimenti tu, stuprata, dovevi vergognarti,perché se noi #italiani lo sapevamo ti trattavamo come la peggiore #p*****a E poi mi ricordo che non c'erano tutti questi #terroristi. Sì è vero, gli italiani per anni hanno fatto saltare per aria centinaia di #innocenti, #bambini, vecchi, donne, tutti, piazzando bombe nelle piazze, nelle banche, nei #treni ad agosto, o magari in autostrada. Certo in #Italia parliamo da 15 anni di #terrorismo islamico anche se non hanno fatto scoppiare nemmeno un petardo, mentre gli #italiani hanno fatto saltare in aria centinaia di italiani. Ma vuoi mettere essere ridotto a brandelli da una bella #bomba italiana e non #islamica? Di quelle belle #bombe piazzate da italianissimi #fascisti e #mafiosi e #servizisegreti? O mi ricordo i bei giorni dei #sequestri di persona, quando i #bambini venivano allegramente sequetrati per anni da italianissima brava gente che poi per non far preoccupare i parenti aveva cura di rispedire a casa il #figlio un pezzo la volta, partendo solitamente dall'orecchio? E il lavoro,il lavoro! Nessuno ci rubava il #lavoro! Certo allora c'erano i #terroni che rubavano il lavoro, ma mica erano #italiani quelli, erano terroni di M***A. Ora sì, sono italiani pure loro perché i #negri sono più #terroni di loro, e loro si comportano con i negri come gli italiani si comportavano con i terroni. È il loro momento di gloria, finalmente anche loro hanno una razza inferiore da poter insultare e cacciare. Signora mia non vedo l'ora si torni a quei bei tempi. #Primagliitaliani Conviene tantissimo. (Emilio Mola)
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Anni di disinformazione organizzata, con gente che PER LAVORO inventa notizie false e le diffonde grazie a reti di account fake, con pubblicità diffuse usando dati rubati a facebook e migliaia e migliaia di meme, articoli falsi, notizie esagerate diffuse ogni santo in giorno in Italia, in Europa e nel mondo, il tutto finanziato anche da potenze straniere per raggiungere i propri scopi. Poi è sufficiente un minuscolo assaggio di questa stessa medicina con il caso di Daisy per far sbroccare chi ne ha goduto per anni
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claudio petruccioli @cpetruccioli SeguiSegui @cpetruccioli Altro Chiunque abbia letto storie o cronache dell'Italia di un secolo fa sa bene che le violenze squadriste erano considerate BRAVATE di giovanotti esuberanti e scapestrati Queste indulgenze hanno aperto la strada al fascismo più delle violenze stesse
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La nomina di Foa è qualcosa di semplicemente clamoroso. Luca Lovisolo 22 h · [Marcello Foa se ne va, forse] – Sì, per chi vive qui, in Svizzera, Marcello Foa se ne sta andando, salvo imprevisti, per tornare in Italia e passare ai vertici RAI. Raccontare ai miei venticinque lettori come stiamo vivendo questa partenza qui, val bene una seconda interruzione del silenzio che mi ero imposto per l’estate. Ci sono un po’ di cose che sui media italiani, a quanto vedo, non stanno arrivando. Marcello Foa era amministratore delegato del Corriere del Ticino, il più importante quotidiano della Svizzera italiana. Ciò significa essere a capo della maggiore impresa editoriale di questa regione linguistica, a fianco della Radiotelevisione della Svizzera italiana. Il concetto di «Svizzera italiana» non comprende solo il Canton Ticino, ma anche tre valli di lingua italiana del vicino Cantone dei Grigioni e tutti coloro che in Svizzera si riconoscono nella lingua e nella cultura italiane, anche se vivono nei cantoni di lingua tedesca, francese o romancia: studenti e lavoratori fuori sede, emigrati dal Ticino o dall’Italia, persone nate nel resto della Svizzera da famiglie di lingua italiana. Sono tantissimi, com’è normale in un Paese sorto dall’unione di più culture. Questi cittadini sono spesso bi o trilingui, ma seguono anche i media svizzeri di lingua italiana, la cui influenza, pertanto, va ben oltre i confini cantonali. Foa non era direttore del Corriere del Ticino, ma amministratore del gruppo editoriale che lo pubblica. Nonostante le posizioni siano consuetudinariamente ben distinte, soprattutto nei primi anni interveniva regolarmente anche come giornalista sul giornale stesso e talvolta come commentatore sugli schermi di Teleticino, la TV privata facente parte della stessa galassia da lui diretta. Qui in Svizzera, Foa è stato il deus ex machina di una profonda riorganizzazione del panorama mediatico cantonale. Ha anche dei meriti, in un contesto globale in cui i media di piccole dimensioni faticano a stare in piedi. La stranezza è che questa riorganizzazione sembra avvenuta all’insegna di una crescente unificazione di linea politica espressa dalle testate che venivano riunite sotto un solo cappello. Un processo che a me ricorda ciò che accadde in Italia nei primi anni Novanta, quando la macchina politico-mediatica di Silvio Berlusconi ebbe bisogno di un solido apparato di comunicazione e cominciò a mangiarsi un giornale e un canale TV dopo l’altro, addomesticando i direttori o rimuovendo tout court le (poche) schiene dritte che si opponevano. Vittima recente, sullo scenario dei media, qui, è Il Giornale del Popolo, il quotidiano cattolico del Canton Ticino. 92 anni di tradizione interrotti, letteralmente, dalla sera alla mattina. Certo, oggi è difficile mantenere in vita tre quotidiani, in Svizzera italiana e il colpo di grazia lo ha dato il fallimento della principale concessionaria di pubblicità locale. Sulla strada verso la morte di questo quotidiano, però, c’è stata anche la fine della collaborazione proprio con l’editoriale del Corriere del Ticino, dovuta a «divergenze di opinione» sul ruolo del quotidiano cattolico in seno al gruppo del Corriere, guidato da Foa. Il vescovo, responsabile della testata cattolica, non ha accettato le nuove condizioni. Nessuno ha mai saputo veramente cosa abbia chiesto il Corriere al Giornale del Popolo, come condizione per proseguire la collaborazione, e che il vescovo non ha potuto accettare. Il quotidiano cattolico ha chiuso, lasciando aperte molte domande. La direzione redazionale vera e propria del Corriere del TIcino era affidata ad altri, ma durante la gestione Foa sono arrivate firme la cui comparsa non sembra avere una spiegazione giornalistica: provenienti dall’Italia e, soprattutto, rigidamente allineate a posizioni politiche filorusse. Come se la redazione del Corriere non avesse propri collaboratori validi (ci sono, eccome), non vi era evento internazionale che coinvolgesse ideologicamente, politicamente o militarmente la Russia che non comportasse il manifestarsi, tra le colonne del Corriere, di commentatori italiani che sentivano il bisogno di farsi altoparlanti della visione del mondo di Mosca. Le letture dei fatti che sentivo la sera al TG della televisione russa, le rileggevo il mattino dopo sul Corriere del Ticino. Da un articolo sul separatismo catalano di un giornalista italico che citava come vivente un politico spagnolo morto tre anni prima (ne ho fatta un’analisi sul mio blog, per chi ha voglia di cercarsela, nella rubrica Spagna) e scivolava sui fondamentali, pur di sostenere i separatisti, cari a Mosca; sino ad articoli in cui si riportavano colpi di Stato in Ucraina mai avvenuti (ma rispondenti alla distorsione russa di quegli eventi); arsenali e attacchi chimici siriani negati a dispetto di ogni evidenza. No, non si parla di legittime differenze di opinione su fatti controversi: si parla di diffusione di notizie falsificate, di «fatti alternativi» atti a orientare l’opinione pubblica in senso favorevole alla Russia e, ultimamente, a chiunque si dichiari contro i valori europei e occidentali, come l’entourage di Donald Trump e i nuovi astri della politica italiana. Quando forze turche abbatterono un aereo militare Sukhoj russo, nel contesto del conflitto siriano, Foa stesso scrisse un fondo sul Corriere del Ticino, in cui riprese le tesi di Mosca sul fatto: proprio nell’incipit dell’articolo, però, non scrisse «Sukhoj russo,» ma «MIG sovietico» (era il 2015, l’Unione sovietica si è sciolta nel 1991). Persi la pazienza e scrissi al giornale: mi rispose lui stesso, attribuendo i due errori a una svista (vabbè…) e rassicurandomi che non erano dovuti a nient’altro. Cos’era quel «nient’altro» da cui sentiva il bisogno di confermare di non essere stato condizionato? Lasciai cadere la cosa, non risposi alla mail e mi tenni le mie considerazioni. Lo scorso ottobre leggo sul Corriere del Ticino un articolo che annuncia un «Festival del cinema censurato:» tre giornate, a Lugano, dedicate alla proiezione di documentari sul conflitto tra Russia e Ucraina (ho ancora tutte le documentazioni e i biglietti da visita degli organizzatori). Non posso non andarci. Mi trovo di fronte una serie di filmati che riprendono fedelmente, manco a dirlo, le tesi russe: pesanti omissioni, rappresentazioni parziali, classico corredo di notizie errate coincidenti con la visione di Mosca. Organizzatrice, un’associazione di ucraini (ci sono anche gli ucraini filorussi); ingresso libero, nessuna indicazione su chi ha finanziato l’iniziativa. Presenti alla prima giornata: sette spettatori, di lì in poi calando. L’organizzazione pare un po’ improvvisata, non di rado gli organizzatori litigano rumorosamente fra loro sul da farsi. Peccato, perché la manifestazione qualche spunto utile lo offriva. Un pomeriggio viene invitata a parlare una giovane, venuta da Milano, che aveva passato un anno e mezzo nel Donbass combattendo a fianco dei separatisti filorussi (spettatori di quella giornata: due, uno dei quali l’accompagnatore della medesima combattente, l’altro ero io). Alla fine, gli organizzatori non si preoccupano più nemmeno di fare la traduzione in italiano, tanto parliamo tutti russo. Com’è possibile che una tale iniziativa abbia avuto sul Corriere del Ticino una risonanza del tutto superiore alla sua sostanza e persino, a quanto mi dice una degli organizzatori, un’intervista su Teleticino? Chiedo all’organizzatrice stessa, una cittadina dell’Est che vive tra Germania e Italia. «E’ grazie al signor Foa!» mi risponde, con la stessa naturalezza con la quale avrebbe citato il nome di sua madre. Qualche ora dopo riprendo da parte la signora e le chiedo più dettagli sul punto. Lei fa un balzo e smentisce tutto, assolutamente Foa non c’entra nulla. Rispetto la smentita della signora, accetto che si sia sbagliata, prendo atto che Foa non c'entra. Mi restano alcune domande, però: com’è possibile che una persona straniera arrivi in Ticino e citi con tanta sicurezza un cognome che in Italia fino a quattro giorni fa non era certo conosciuto al largo pubblico; era più noto qui, ma a chi vive qui e segue le vicende dei media? Perché, poche ore dopo, la mia interlocutrice sente il bisogno di smentire così recisamente se stessa? Qualunque altra associazione che arrivi a Lugano dall’estero, qui sconosciuta, per organizzare un «festival cinematografico» con mezzi casalinghi, senza avere patrocini comunali o cantonali, senza indicare finanziatori privati, otterrebbe gli stessi spazi sui media? Le domande restano aperte. Il primo grave colpo alla credibilità del Corriere del Ticino sotto la gestione Foa è arrivato nel giugno dello scorso anno. Il giornale pubblica come grande scoop la notizia secondo cui i Servizi segreti tedeschi avrebbero fatto opera di disinformazione della popolazione sui reali pericoli del terrorismo. Il quotidiano riproduce documenti che si svelano rapidamente falsi (bastava controllare il logo dell’istituzione interessata) e tutta la notizia si scopre essere una clamorosa bufala. Una notizia falsa sparata a tutta pagina sui servizi segreti di un Paese confinante, su una testata nazionale! La notizia proveniva ufficialmente dalla Germania, ma puzzava di vodka lontano un miglio: erano i mesi caldi della campagna elettorale tedesca, bastava accendere la TV russa per sentire continue finte notizie denigratorie del governo della signora Merkel e dell’intero arco costituzionale tedesco. Un contesto in cui la falsa notizia sui servizi segreti si inseriva a meraviglia. Forse è vero che era arrivata dalla Germania: è possibile che provenisse dagli ambienti vicini alla AfD, il partito di estrema destra che in Germania è latore delle posizioni russe, non diversamente dalla Lega italiana o dal Front National francese. Il Corriere del Ticino, un quotidiano con 127 anni di storia, è costretto a un’umiliante smentita. L’articolo falso era firmato con uno pseudonimo, non si sa chi ci fosse dietro. Non è dato sapere se nel fatto vi fosse un personale coinvolgimento di Foa. Com’è, come non è, da quel momento la presenza della sua firma sul Corriere si è largamente diradata, taluni dicono che sia del tutto scomparsa. Poi, nelle settimane scorse, la vicenda «L’Espresso.» Il settimanale italiano parla di un incontro fra Marcello Foa, Matteo Salvini e il pubblicista statunitense di estrema destra Steve Bannon, a Milano, pochi giorni dopo le recenti elezioni. Aggiunge una serie di considerazioni sui rapporti che presume esistere tra Foa, la Russia e le destre sovraniste. Foa smentisce, minaccia querele. Qui in Ticino nasce un caso: fatto più unico che raro, la famiglia proprietaria del Corriere del Ticino e il Consiglio di fondazione (l’organo esecutivo della fondazione che finanzia l’editoriale) escono allo scoperto per difendere l’indipendenza del giornale. Per la vellutata vita pubblica svizzera, è clamoroso. La figura di Foa non viene messa direttamente in discussione. In Svizzera non si fanno processi mediatici, le forme si rispettano sempre. In un Paese come questo, però, una persona a capo di un’impresa editoriale di tale importanza che dia solo il sospetto di avere vicinanze con interessi o progetti politici stranieri, non tranquillizza. Dal mio personale punto di vista, per i fatti a cui ho assistito, non credo che Marcello Foa sarebbe rimasto ancora a lungo alla guida del gruppo Corriere del Ticino. Ciò per essersi infilato in quelle situazioni in cui può essere difficile dimostrare delle colpe, soggettive o oggettive, ma nelle quali, a torto o a ragione, sorgono ragioni di opportunità che rendono impossibile all’uomo pubblico tenere la posizione. Una forma di controllo sociale che in Italia è andata perduta, ma qui agisce ancora. Per come ho visto maturare gli eventi, mi pare che a Foa servisse rapidamente un modo per andar via di qua senza lasciare la spiacevole percezione di essere stato allontanato, meglio ancora dando l’impressione di venir promosso. Ieri, prima ancora che si avesse la certezza (che ancora non c’è) della sua effettiva nomina, a poche ore dalla sua candidatura alla RAI, sul Corriere del Ticino è già comparso il suo saluto ai lettori e il congedo firmato dal Consiglio di fondazione: in sette anni di lavoro lascia anche risultati che gli vanno riconosciuti. Resta da stabilire cosa accadrà, se la Commissione di vigilanza RAI non ratificherà la sua nomina. Può succedere ancora di tutto, ma, almeno a quanto sembra da qui, a oggi la questione Foa sembra ormai definitivamente esportata in Italia, qualunque sarà l’esito. Aiutatevi a casa vostra. Noi… hic manebimus optime.
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Uno qualunque. @UNCentomila SeguiSegui @UNCentomila Altro #DiMaio: "Non siamo contro la #Tav in generale, il punto è che la Torino - Lione dovrebbe portare le merci da Torino a Lione. Questo tunnel è stato progettato 30 anni fa, oggi ci sono nuove tecnologie, c'è la stampa in 3D." Non ci resta che piangere. 'sto tizio parla a casaccio, butta "stampa 3D" nel discorso tanto per sembrare intelligente e moderno, ma non capisce niente.
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Foa, Fusaro e Messora insieme. Che combo pazzesca di ciarlatani
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Spinoza @spinozait FollowingStai seguendo @spinozait Altro La nuova Rai [@ESCiucaren]
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maria laura rodotà @marilur1 SeguiSegui @marilur1 Altro L’8 marzo scorso, pochi giorni dopo le elezioni, a Milano è sbarcato Steve Bannon, il guru sovranista già vicino a Donald Trump, che ha fatto visita a Salvini. Tra i pochi ammessi all’incontro c’era anche Foa.
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Ecco chi e cosa retweetta il nuovo presidente della RAI
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tony @tonyscalari SeguiSegui @tonyscalari Altro "Ho parlato con medici che dicono che iniettare 12 vaccini in un tempo ristretto nel corpo di un bambino provoca uno shock al corpo del bambino molto forte che rischia di danneggiare il suo normale equilibrio". Parole di @MarcelloFoa , neopresidente Rai. 16:12 - 27 lug 2018 Nuova conversazione tony @tonyscalari 2 h2 ore fa Altro Quali medici erano? Fonti? Poco più avanti Foa, poi, ipotizzava la possibilità di allergie e malattie indotte dalla somministrazione di più vaccini. È quindi questa l'informazione sanitaria che verrà promossa in Rai? Basata su insinuazioni e affermazioni prive di riscontri? 1 risp tony @tonyscalari 2 h2 ore fa Altro Qui invece Foa elogia (ricambiato) Enzo Pennetta, che sul blog "Critica Scientifica" da tempo si scaglia contro Darwin e il consenso sul global warming che, dice, «è costruito in modo fraudolento» . Una "rivoluzione culturale" @luigidimaio, davvero.
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Chi è Marcello Foa, il nuovo presidente della Rai tra Salvini, Bannon e Putin I rapporti stretti con la Lega, quelli con il M5S, gli articoli per i media di Mosca, l'incontro con l'ex guru di Trump: la rete sovranista del nuovo potente della tivù di Stato DI REDAZIONE 27 luglio 2018 4 Giusto dieci giorni fa Marcello Foaannunciava querela contro L'Espresso: oggi è stato indicato dal governo gialloverde come nuovo presidente della Rai. Nell' inchiesta di Vittorio Malagutti sulla rete dei sovranisti europei, L'Espresso aveva infatti raccontato i rapporti tra Foa, il mondo leghista, quello pentastellato e le voci di Putin in Italia. L'inchiesta partiva da Sestu, vicino a Cagliari, dove ci sono gli uffici della Moving Fast Media, società da cui dipende il sito di news “Silenzi e Falsità” che dichiara l’ambizioso obiettivo di raccontare “quello che i media non dicono”. La linea politica del sito è chiara. Pieno appoggio al governo Conte e titoli enfatici per attaccare quelli che vengono descritti come i nemici dell’esecutivo, partiti o giornali. A tirare le fila dell’iniziativa è Marcello Dettori, 28 anni, fratello di Pietro, classe 1986, a lungo collaboratore di Gianroberto Casaleggio e poi di suo figlio Davide, oggi uno dei quattro soci della piattaforma Rousseau. Anche Marcello Dettori, il gestore di Silenzi e Falsità, ha lavorato due anni (da ottobre 2013 a dicembre 2015) alla Casaleggio associati. Moving Fast Media è stata costituita pochi mesi fa, a dicembre del 2017, ma nel frattempo il più giovane dei Dettori si era già messo in proprio come consulente. Tra i clienti, tre in tutto, compare anche una società di Lugano: la MediaTi holding. A questa sigla fa capo il più importante gruppo editoriale della Svizzera italiana, proprietario del Corriere del Ticino, un quotidiano, a cui si aggiungono televisione, radio e un sito di news. Che cosa c’entra il consulente a Cinque Stelle con questi media che battono bandiera elvetica? C’è un nome, una persona, che fa da anello di congiunzione tra due mondi in apparenza distanti. È appunto Marcello Foa, amministratore delegato della Società editrice del Corriere del Ticino, che l’anno scorso ha assorbito MediaTi holding. Doppia cittadinanza, italiana e svizzera, giornalista, blogger e saggista, il nuovo presidente della Rai ha 55 anni ed è impegnato in prima linea nella battaglia sovranista. Ha lavorato a lungo per il Giornale, alla redazione esteri e come responsabile del sito. Poi, nel 2011, il salto a Lugano, da manager di punta del gruppo Corriere del Ticino. Marcello Foa, esordio da dimenticare: l'annuncio della presidenza Rai con una H di troppo Foa non ha mai nascosto il suo sostegno a Salvini, mentre sul fronte Cinque Stelle i legami con Dettori junior si sono consolidati nel tempo. Il sito Silenzi e Falsità ospita spesso interventi del giornalista italo-svizzero. Sulla sua pagina Facebook, il manager del Corriere del Ticino non manca mai di segnalare anche i suoi interventi da opinionista per Russia Today, la tv via satellite in lingua inglese controllata dal governo di Mosca. Foa conosce bene Salvini. Il 14 giugno scorso, l’ultimo libro di del giornalista (“Gli stregoni della notizia, atto secondo”) è stato presentato a Milano e il ministro dell’Interno, annunciato come “special guest”, si è materializzato con un videointervento. L’incontro pubblico è stato organizzato, secondo quanto recita la locandina, dall’Associazione Più Voci, la stessa che, come rivelato da L’Espresso , ha ricevuto un contributo non dichiarato di 250 mila euro dal costruttore Luca Parnasi, arrestato tre settimane fa. Molto meno pubblicizzata è stata la presenza di Foa a un altro evento dal significato politico ben più rilevante. L’8 marzo scorso, pochi giorni dopo le elezioni, a Milano è sbarcato Steve Bannon, il guru sovranista già vicino a Donald Trump, che ha fatto visita a Salvini. Tra i pochi ammessi all’incontro c’era anche Foa. http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/07/27/news/chi-e-marcello-foa-il-nuovo-presidente-della-rai-1.325293
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Quei fondi sono strettamente vincolati. https://www.agi.it/fact-checking/quanto_costa_non_fare_tav_cosa_succede-3929591/news/2018-05-22/
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Non so se è mai successo a qualcuno di visitare qualche campo di sterminio e chiedersi come è stato possibile che la gente accettasse orrori simili; ecco la risposta.
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Se continuano così potrei diventarne un sostenitore
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“Ci sono alcune zone storicamente russe, in cui c’è una cultura e delle trazioni russe, e che quindi appartengono legittimamente alla Federazione Russa”. A dirlo è Matteo Salvini in una lunga intervista rilasciata al Washington Post. https://www.tpi.it/2018/07/20/salvini-washington-post-intervista/ David Carretta @davcarretta FollowingStai seguendo @davcarretta Altro Come si fa un'intervista: si verificano le dichiarazioni dell'intervistato. Qui il Washington Post con Matteo Salvini. Stiamo tutti ampiamente sottovalutando la gravità di queste cose.