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CRAZEOLOGY

Arcangioli & Auricchio News

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non sapevo che curiosamente arcangioli e auricchio probabilmente incrociano bove (adamo, apprendo ora che esiste anche un gemello, guglielmo, responsabile capo dell'Ufficio legale di Telecom Italia sede di Roma http://www.generazioneelle.it/notizia.asp?n=1522)

soltanto con la juventus ma anche nel laziogate http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/c...cidio-bove.html

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ARCANGIOLI&AURICCHIO NEWS

L'altro topic non c'? pi?.

Ho deciso dunque di aprirne uno nuovo.

Nell'altro c'erano anche le foto....

Come molti sanno gi?, questi sono i due carabinieri che si sono occupati delle intercettazioni per la procura di Napoli.

Potremmo dire, per essere pi? chiari, che si chiamano INTERcettazioni mica per niente, perch? i lombardi si sono occupati volentieri (dietro consiglio, ordine, o richiesta di casa Elkann/Stevens/Gabetti/Monprezzemolo) di fare il famoso lavoretto. ....

.........

......

io credo che sia successo il contrario e cio? che siano stati i lombardi, che le intercettazioni di tutti i tipi le facevano a prescindere perch? i mezzi tecnici li avevano solo loro. a segnalare ai torinesi cosa succedeva al telefono di moggi.

in altri tempi sarebbe finito tutto in niente solo che stavolta c'era un pirla di nome massimo che era stato messo al corrente dal suo amico marco delle telefonate di moggi.

e siccome stava facendo la figura del ricco scemo davanti a tutto il mondo il massimo si era allora messo di traverso minacciando di raccontare come si facevano gli affari in italia se non gli avessero fatto vincere al pallone.

l'avvocato o il dottore gli avrebbero riso in faccia ma chi c'era al loro posto era terrorizzato dalle porcherie che potevano venire fuori, richieste danni da fornitori e concorrenti, cause con dipendenti spiati e licenziati, politici infuriati, perdita di immagine a livello planetario ......

e tutti assieme hanno deciso di accettare il ricatto ...

ma il vero scandalo ? quello che non ? venuto fuori e non la juventus.

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Inviato (modificato)

Oggi ho rivisto su rai3 le riprese televisive

subito dopo l'attentato a borsellino,

e mi ? venuto il voltastomaco quando ho

rivisto il nostro amico defilarsi con la

borsa di borsellino.

Vaffangulo italia di merrda.

Modificato da La Triade

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5130 messaggi
Oggi ho rivisto su rai3 le riprese televisive

subito dopo l'attentato a borsellino,

e mi ? venuto il voltastomaco quando ho

rivisto il nostro amico defilarsi con la

borsa di borsellino.

Vaffangulo italia di merrda.

Infatti, il fratello di Borsellino, Salvatore, lamentava i molti lati oscuri della vicenda, tra questi la sparizione della borsa.

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Il capo Security

"Spiavo anche i filippini di casa"

PAOLO COLONNELLO

MILANO

La domanda ?: perch? questo ?self made man? della Security Telecom, sospettato di essere uno spione al soldo di chiss? chi, dovette occuparsi a un certo punto anche di una ?due diligence sul personale domestico del presidente Tronchetti Provera? con l?operazione classificata ?Manila? (ovvero i filippini)? Chi glielo ordin?? Nei verbali finalmente dissecretati di Giuliano Tavaroli, ci sono ancora poche sorprese. Una riguarda certamente il motivo per cui venne spiato il segretario dell?Udc Cesa (?Me lo chiese il generale della Gdf Disant? per fare un favore a suo figlio...?). L?altro le origini del dossier ?Oak Fund?, o meglio ?New Entry?, sui fondi, smentiti, di alcuni esponenti dei Ds: oltre a Fassino e Rossi, nei verbali spunta anche il nome di D?Alema. Cita una volta sola, in tutti i verbali, l?ex presidente Cossiga che, dice, ?mi present? il generale Mori?. Talvolta le cose dette da Tavaroli coincidono con quelle di Tronchetti. Ma divergono su una questione fondamentale: i rapporti tra il capo della Security e i ?vertici apicali? dell?azienda, ovvero Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora, che per Tavaroli, bisogna dire non sempre con chiarezza, sono i principali committenti della sua attivit?.

Modelli organizzativi

?Per quanto mi riguarda secondo i modelli organizzativi e nei fatti il mio referente nella gerarchia in via diretta ? il dottor Buora, fino a gennaio 1999, quando ho assunto la responsabilit? della funzione security in Pirelli. Per determinate vicende che interessavano direttamente la presidenza, quali ad esempio la controindagine Kroll riferivo altres? al dottor Tronchetti. Riferivo altres? al dottor Tronchetti sugli incarichi che riguardavano ad esempio i rapporti istituzionali che mi venivano da questi conferiti come quello con il ministero dell?Interno e altre istituzioni facenti capo a quel ministero. Tutto sempre nella mia qualifica di incaricato della sicurezza, titolare quindi della tutela del segreto di Stato?.

Incontri

?Voglio far presente che con il presidente Tronchetti e con l?amministratore delegato Buora io mi incontravo spesso (quasi settimanalmente) trattando temi di tipo strategico che poi discutevo con il mio staff...?.

Reti

E? assolutamente vero che io intendevo creare una rete preventiva di monitoraggio in Italia e all?estero ma non contro la magistratura... I vertici aziendali volevano una rete di protezione a difesa anche dell?immagine del gruppo quotato in Borsa?.

"Filtro"

?Per capire l?origine di questa operazione bisogna risalire all?omicidio D?Antona. allora venne lasciato un volantino rivendicativo davanti agli uffici Pirelli. E? in quel momento che viene dato incarico di sviluppare un?indagine investigativa al fine di capire e individuare quale fosse il rischio che attraverso nuove assunzioni si potesse fare eversione in azienda. Non riguardava me l?accordo tra il personale e Polis d? istinto che una volta avute (le cartelle, ndr) venivano poi distrutte. Era la direzione del personale a chiederci di fare uno screening sulle persone che avrebbero potuto essere assunte?.

Brancher

?Confermo di avere dato incarico a Cipriani di fare una scheda su Brancher (ex sottosegretario di Forza Italia, ufficiale di collegamento con la Lega, ndr) in quanto lo dovevo incontrare a Roma. Cosa che avvenne. Avevo l?abitudine, essendo estraneo all?ambiente romano di informarmi sulle persone che dovevo incontrare e che poi dovevano incontrare il management...?

Oak Fund 1

Nel verbale del 29 settembre 2006, dice: ?Ricordo solo una riunione con il dottor La Macchia, ora deceduto, in cui si decise di effettuare un?indagine su un socio Bell di cui non si era in grado di identificare l?azionista. Il socio era L?Oak Fund. Avevamo ricevuto indicazioni che dietro tale fondo si potessero celare persone che avevano ancora un ruolo in azienda...Nonostante l?impegno e i soldi profusi, non c?era un risultato da riferire perch? non individuammo i reali beneficiari...?

Oak Fund 2

Nel verbale del 12 aprile 2007 aggiunge: ?Mancini (Marco, dirigente Sismi, ndr) per quanto mi risulta non ? mai stato informato della pratica Oak Fund. gli accertamenti di Cipriani si fermano nel momento in cui viene accertato che il fondo Oak riguarda esponenti di un partito dell?attuale maggioranza (i ds, ndr). Io non ho autorizzato Cipriani a divulgare i risultati di quell?indagine?

Oak Fund 3

Verbale del 31 maggio 2007: ?Ribadisco di non aver mai riferito al presidente Tronchetti Provera in ordine ai risultati delle investigazioni effettuate su Oak Fund. Preciso che nel gennaio 2006 ebbi un colloquio alla presenza di Giancarlo Valente (dirigente amministrativo, ndr) con il presidente Tronchetti nel suo ufficio...In particolare il presidente mi chiese conferma del fatto se nei dossier...vi fossero indagini su politici, risposi che mi ricordavo che...vi era l?operazione Oak Fund nelle cui conclusioni si attribuiva il fondo al partito ds.

Il presidente si inquiet? chiedendomi conto di questo incarico: io gli rammentai che si trattava di operazione nata nel 2001 dalla necessit? di conoscere gli azionisti di Bell...Non escludo di aver fatto battute con Cipriani attorno alla propriet? di Oak Fund; preciso tuttavia che i rapporti tra il gruppo e i ds devono essere inquadrati in una diversa scansione temporale: mentre nell?agosto del 2001 ? vero che il presidente D?Alema aveva frontalmente attaccato l?operazione di acquisto di Tronchetti, ricordo che...grazie ai contatti favoriti da Marco Savina con Lucia Annunziata e quindi Nicola Latorre e infine D?Alema, gi? nella primavera del 2002 i rapporti tra Tronchetti e D?Alema erano assolutamente cordiali..?.

http://www.lastampa.it

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Ci sono uomini come Falcone e Borsellino, umili servitori del nostro Stato che hanno dato la vita pur di lasciare un Italia libera e non collusa con le mafie.

Ora vogliono far passare un delinquente come Contrada come un umile servitore dello Stato...

Beh, servitore dello Stato lo era....

(cosa diversa ? dire era un servitore dello Stato

nell'interesse del popolo....questo non lo era di certo)

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No comment.

Dico solo che se ci fosse qualche giornalista degno di tale nome, dovrebbero fare molte domande.

E allora molti magistrati sarebbero gi? da tempo a fare i cassieri al supermercato.

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Joined: 30-Sep-2006
585 messaggi
No comment.

Dico solo che se ci fosse qualche giornalista degno di tale nome, dovrebbero fare molte domande.

E allora molti magistrati sarebbero gi? da tempo a fare i cassieri al supermercato.

Certi personaggi meriterebbero di fare la fine che Vlad l'Impalatore faceva fare ai suoi nemici.....

:sventola::sventola::sventola:

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Canaglie!

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Joined: 19-Jul-2006
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Canaglie!

Che ? successo di nuovo?

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Che ? successo di nuovo?

ogni tanto ci vuole sefz

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Joined: 25-Jan-2007
30 messaggi
E' stato scarcerato Bruno Contrada.

Dopo l'archiviazione dell'indagine sull'Agenda rossa scippata abilmente da Arcangioli nella strage di Via D'Amelio, anche l'ex n. 3 del Sisde colluso con la mafia viene scarcerato.

Ecco le dichiarazioni di giubilo del Partito della Libert?...

Disposti gli arresti domiciliari per l?ex investigatore del Sisde. La famiglia: "Presto revisione del processo".

Il pdl: "Onore ad un servitore dello stato"

Scarcerato Bruno Contrada, presto la riabilitazione?

24/07/2008

Dopo una ventina di istanze respinte, il Tribunale di sorveglianza di Napoli ha concesso gli arresti domiciliari a Bruno Contrada per ?gravi motivi di salute?. Lo afferma il legale dell?ex funzionario del Sisde, Giuseppe Lipera, confermando l?anticipazione fornita alla Camera dal deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta, che ha dato la notizia intervenendo in aula: "Fra poche ore Bruno Contrada potr? finalmente riabbracciare i suoi familiari" ha annunciato. ...Dello stesso avviso il portavoce di Forza Italia, l?ex radicale Daniele Capezzone: ?Era ora, e adesso non ci si fermi. Ognuno faccia quello che pu? e deve per questo servitore del Stato, che troppi hanno voluto dimenticare".

E la risposta di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo...

Pochi minuti fa mi ? arrivata la notizia della scarcerazione di Contrada per motivi di salute.

Non posso accettarla, il mio animo si rivolta, il constatare che agli assassini di mio fratello non ? bastato ucciderlo ma che stanno anche completando l'opera mi ripugna, mi sconvolge.

Ho voglia di farmi giustizia con le mie mani dato che la Giustizia in questo nostro sciagurato paese non esiste pi?.

Paolo considerava Contrada un assassino e lo stesso lo considero io e per gli assassini non ci pu? essere ne perdono ne piet?.

Non ? una mia idea, Paolo disse pi? di una volta ai suoi familiari parlando di Contrada "solo a fare il nome di quell'uomo si pu? morire".

Contrada era in carcere, il solo finora a pagare per quei pezzi deviati dello Stato che con la criminalit? mafiosa hanno trattato e per portare avanti questa trattativa hanno fatto uccidere Paolo Borsellino e con lui tutta la sua scorta, ragazzi mandati a morire senza nessuna difesa ne possibilit? di salvezza da chi sapeva che il carico di tritolo, anzi di Semtex, l'esplosivo usato per le stragi di Stato, era gi? stato depositato in Via D'Amelio.

Contrada era un simbolo, il simbolo di una Giustizia che qualche volta, solo qualche volta, riesce ad inchiodare i colpevoli.

Adesso quelli che lui ha servito e che sono rimasti fuori dalla galera, che non sono mai stati finora indagati perh? i pochi giudici che hanno tentato di farlo sono stati subito ridotti al silenzio, come ha detto l'altro giorno il giudice Scarpinato al Palazzo Steri di Palermo, sono riusciti a tirarlo fuori come gli avevano promesso per evitare che potesse parlare e trascinare in galera anche loro.

Avrei potuto accettare che finisse i suoi miseri giorni a casa sua, se anche gli altri avessero pagato, se fossero partite quelle indagini che non andranno mai avanti sui mandanti occulti della strage, su quelli che non si possono chiamare "mandanti esterni" perch? sono "interni" allo Stato ed alla stessa magistratura.

Ma, come disse Sciascia, "lo stato non pu? processare se stesso" e quello che c'era scritto sull'Agenda Rossa di Paolo consente di tenere in piedi una rete di ricatti che consente di mettere tutte le pedine al posto giusto, di manovrare i pezzi necessari, ed arrivare alla fine della partita.

Se venissero portate avanti le indagini sulle telefonate partite dal centro del Sisde sul Castello Utveggio, Contrada ed tanti altri insieme a lui potrebbero andare in carcere non per concorso esterno in associazione mafiosa ma per concorso in strage e forse sarebbe allora pi? difficile tirarli fuori dal carcere, sarebbe pi? difficile concedere anche a loro l'immunit? come per le alte cariche dello Stato, se ne potrebbe salvare uno ma non tutti.

Ho eliminato dal mio vocabolario due parole, la speranza ma anche la disillusione, lo scoraggiamento.

Ce ne sono rimaste solo due la parola rabbia e la parola lotta e a gridare la mia rabbia e a lottare continuer? finche avr? voce, finch? avr? vita.

Ci sono uomini come Falcone e Borsellino, umili servitori del nostro Stato che hanno dato la vita pur di lasciare un Italia libera e non collusa con le mafie.

Ora vogliono far passare un delinquente come Contrada come un umile servitore dello Stato...

Bhe che dire, dopo averci fatto passare che tale Mangano era un eroe........ ci st? che Contrada era un umile servitore dello stato!!

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Joined: 24-Oct-2006
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Che ? successo di nuovo?

niente sefz

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Joined: 10-Jul-2008
126 messaggi
bhe sai com'? l'Italia...

non si sa mai di preciso cosa ha commesso uno e cosa ha commesso un altro...

davvero intendo...

Esiste sempre una verit? costruita per la plebe.

(sia di destra che di sinistra)

matrix?

complimenti sinceri per ricerca e dedizione per il lavoro che hai fatto e che fai...

devi anche sapere che purtroppo non cambier? nulla in italia..

la mia opinione sull'italia ? che l'unica cosa che pu? rovesciare tutto ? mandare a casa tutti e dico tutti i magistrati (e ne arrivano di seri e incorruttibili).. e questo scenario capita solo se arriva un dittatore, il che di questi tempi ? impossibile che succeda... se vanno via questi in italia sparisce mafia, camorra,etc.. l'economia si rialza.. e via dicendo...

come hai detto un po di post fa, berlusca sar? tutto quello che vuoi ma, come si dice qui da me, no le mia na mona (el mona come significato trevisan e no venexian mh ), e ha capito dov'? il problema e cerca di combatterlo!!!

il calcio centra poco o nulla, ? entrato nel merito della politica solo grazie a tronchetti, montezuma, e lo stesso berlusca perch? chiamato in causa...

Modificato da skiop87

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Joined: 15-Feb-2006
199 messaggi
non sapevo che curiosamente arcangioli e auricchio probabilmente incrociano bove (adamo, apprendo ora che esiste anche un gemello, guglielmo, responsabile capo dell'Ufficio legale di Telecom Italia sede di Roma http://www.generazioneelle.it/notizia.asp?n=1522)

soltanto con la juventus ma anche nel laziogate http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/c...cidio-bove.html

Ma come!?!?! Gli "suicidano" il fratello e lui rimane a lavorare l? !?!!?

....

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Posto anche di qua l'articolo intercettato ( sefz ) da Drago.

.read .read .read

A PROPOSITO DI JANNONE...

di Norberto Breda [16/09/2008]

Dopo l'incursione telefonica di Angelo Jannone lunedi 15 settembre, nel corso della trasmissione L'Infedele condotta in diretta su La 7 da Gad Lerner con Giuliano Tavaroli in studio, pubblichiamo la lettera che Jannone aveva inviato alla nostra redazione a fine luglio e di cui avevamo rimandato la pubblicazione nel numero di settembre per motivi di spazio. A seguire, il commento-inchiesta dell'autore dell'articolo, Norberto Breda.

Mi riferisco a Memento Mori, per segnalarvi che, essendo le notizie che mi riguardano assolutamente false (non entro nel ROS dall'inizio, ma solo nell 1995 per 1 solo anno in Calabria, non c'entro nulla con la mancata perquisizione al covo di RIINA, in quanto all'epoca ero in Calabria e comandavo "visibilmente" la Compagnia di Roccella Jonica, non sono gola profonda dell'inchiesta di Milano etc...), vi invito all'immediata rettifica del suo contenuto o ala sua cancellazione dal web. In difetto di cio' dovro' adire le vie legali. Grazie

Angelo Jannone

Risponde Norberto Breda.

Angelo Jannone ci scrive per la seconda volta. Se La Voce non avesse subito un attacco hacker attraverso un ?animaletto? che ha provato a infiltrarsi nel sistema informatico per distruggere l'archivio telematico avremmo risposto a Jannone con piu' solerzia. Avendo lavorato in Telecom, Jannone sa cosa significa un attacco informatico del genere.

Scrive Jannone: ?Mi riferisco a Memento Mori, per segnalarvi che, essendo le notizie che mi riguardano assolutamente false (non entro nel ROS dall'inizio, ma solo nell 1995 per 1 solo anno in Calabria, non c'entro nulla con la mancata perquisizione al covo di RIINA, in quanto all'epoca ero in Calabria e comandavo "visibilmente" la Compagnia di Roccella Jonica, non sono gola profonda dell'inchiesta di Milano etc...), vi invito all'immediata rettifica del suo contenuto o ala sua cancellazione dal web. In difetto di cio' dovro' adire le vie legali. Grazie Angelo Jannone?.

Abbiamo avuto gia' modo di rispondere sulle colonne della Voce ad Angelo Jannone. Ma siccome la pazienza e' la virtu' dei forti ci ripetiamo. Non prima di sottolineare che la legge sulla stampa prevede di pubblicare una richiesta di rettifica, come abbiamo fatto e come facciamo sempre, ma solo una sentenza della magistratura obbliga una testata alla rettifica di una notizia.

Continuiamo a non capire perche' Angelo Jannone adombri la possibilita' di adire alle vie legali. Se Jannone si e' sentito offeso nell' essere definito ?gola profonda? ricordiamo che la definizione e' entrata da tempo nel lessico giornalistico e identifica qualcuno che dall'interno di un sistema o organizzazione ne traccia, all'esterno, il modus operandi. Se nell'articolo incriminato si fosse usata ad esempio la definizione ?pentito?, Jannone avrebbe da lagnarsene ma cosi' non e'. E' noto che lo stesso Jannone ha reso testimonianza ai magistrati che indagano sullo scandalo Telecom, spiegando molte cose e rispondendo, tra l'altro, a quanto va affermando, sulla sua persona, l'indagato Marco Bernardini. La voce di Jannone proviene dall'interno della Telecom e da qui l'uso dell'espressione ?gola profonda?.

Passiamo alle precisazioni sulla carriera di Jannone. Sicuramente ci sbagliamo ma sembra che l'ex-ufficiale voglia mettere quanta piu' distanza possibile tra se stesso e il generale Mori e il colonnello De Donno. Ancor di piu' che nei confronti di Tavaroli. Jannone sa che lo stato di servizio di un militare e' un atto di vietata divulgazione. La sua permanenza in Sicilia presso la caserma CC del paese di Corleone e il suo ruolo nella compilazione di un rapporto che ha come oggetto il commercialista di Salvatore Riina, Pino Mandalari, e' un fatto. Se qualche informazione, condensata peraltro in 4 righe, sulla sua carriera e sui suoi rapporti con il generale Mori e con le attivita' di questo in Sicilia, non corrispondessero a verita', ce ne dispiace.

Nel suo sito Jannone scrive riferendosi all'articolo ?Memento Mori?:

"Chi e' Jannone? - domanda la voce della Campania - Ex-capitano dei CC a Corleone tra la fine degli anni '80 e ?90, ha un ruolo chiave nella compilazione del famoso rapporto sugli appalti presentato da Mori e De Donno ai giudici palermitani nel 1991. Fin qui tutto vero, dice Jannone, che continua a citare la Voce.

"Entra nei Ros fin dall'inizio - il ROS viene costituito nel 1992 - e fa parte della squadra che lavora, all'indomani della strage di Capaci, sull'ipotesi di trattativa tra Mori e Ciancimino per fermare la strategia terroristica di Cosa Nostra. Nei giorni caldi dell'arresto di Riina, e della mancata perquisizione del covo, lavora come uomo ombra di Mori e De Donno a Palermo.

?Niente di piu' falso! ? e' il commento di Jannone. Io in quegli anni ero in Calabria, a Roccella Jonica, visibilissimo comandante di Compagnia.

Alla Voce risulta che a Jannone e' stato chiesto un parere dai Ros che in quel periodo, tra il '92 e l'inizio del '93, erano impegnati sia sul fronte della trattativa con Vito Ciancimino che sulla cattura del boss Riina. Se la nostra informazione ? come dice Jannone ? e' falsa, lo abbiamo gia' detto, ce ne dispiace. Ma crediamo che non sia certo un disonore aver avuto un ruolo in quelle vicende. Tanto che per esse nessun tribunale ha mai pronunciato una sentenza di colpevolezza. E' pensabile che l'uomo che tra i primi ha intercettato gli affari di Riina e la sua corte di faccendieri sia stato consultato dai alcuni suoi colleghi? Secondo la nostra fonte si'. Ma continuiamo a non capire cosa ci sia di ?penalmente perseguibile? in quanto abbiamo scritto.

E poi: "Jannone, dalla fine degli anni '80, si fida dei metodi di intercettazione di Tavaroli e li fa utilizzare con successo; registra ad esempio i colloqui telefonici tra il commercialista di Riina, Pino Mandalari, e alcuni colletti bianchi nel mondo delle professioni.

Vero - dice Jannone - ma comandavo la Compagnia di Corleone, e Tavaroli era un dirigente dell'Italtel dopo essere stato un Brigadiere dai Carabinieri a me sconosciuto. Anche qui e' la stessa cosa. Le informazioni in nostro possesso ci dicono che la conoscenza tra Tavaroli e Jannone data a quel periodo. E' reato averlo scritto? E' reato aver conosciuto Tavaroli?

Se poi Angelo Jannone volesse, senza pregiudicare il segreto istruttorio, raccontare alla Voce la sua versione noi saremo felicemente disponibili. Anche sui fatti che recentemente gli sono stati contestati, come l'accesso informatico abusivo, dalla Procura di Milano.

Norberto Breda

http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=178

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un paese del menga davvero...

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AMMAZZATO PERCH? CONTRARIO A SCENDERE A PATTI CON COSA NOSTRA

DA CIANCIMINO JR NUOVI SCENARI SULLA STRAGE E SULLA CATTURA DI RIINA

?PROVENZANO FECE ARRESTARE TOT? ?U CURTU IN CAMBIO DELL?IMMUNIT??

Alfio Caruso per La Stampa

Le dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino alla procura di Palermo gettano una nuova luce sulla trattativa segreta sviluppatasi fra lo Stato e l?Antistato nella primavera-estate del 1992. E gi?: finora la versione ufficiale raccontava che soltanto all?indomani della strage di via D?Amelio (19 luglio, massacro di Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina) i carabinieri contattarono Vito Ciancimino, l?ex sindaco di Palermo gi? condannato per reati di mafia. L?allora colonnello del Ros Mario Mori ha sempre affermato di aver incontrato Ciancimino ai primi di agosto nella sua abitazione romana di via San Sebastianello.

Ciamcimino padre e figlio

Massimo Ciancimino ? stato un testimone molto attento di quel periodo: era diventato l?ombra del padre, l?esecutore di alcuni suoi disegni al punto che nel 2007 ? stato condannato a oltre cinque anni di galera per averne riciclato il tesoro con la complicit? d?insospettabili professionisti. Gli investigatori lo ritengono assai attendibile e per di pi? niente di quanto ha affermato ? servito ad alleggerire la sua posizione processuale o ad allontanare la condanna a morte pronunciata sedici anni addietro da Riina.

Ebbene Ciancimino ha messo a verbale che gli incontri con il capitano De Donno, il tramite iniziale, e il colonnello Mori incominciarono all?inizio di giugno e ben tre avvennero prima della mattanza di Borsellino e della scorta. Ma sono numerosi gli episodi rievocati da Ciancimino e ciascuno di essi contraddice quanto affermato fin qui dai rappresentanti delle istituzioni.

Il primo appuntamento

Ai primi di giugno del 1992, sul volo Palermo-Roma, Ciancimino jr s?imbatte nel capitano De Donno, conosciuto durante gli interrogatori di Falcone al genitore. Ottenuti dalla hostess due posti contigui, De Donno domanda a Massimo se al padre pu? interessare una chiacchierata con lui. Il vecchio Ciancimino chiede di conoscerne in anticipo il contenuto. De Donno rivela a Massimo che si punta alla cattura dei boss latitanti: naturalmente, avrebbe aggiunto il capitano, se tuo padre ci aiuta, noi vedremo di fargli trarre qualche beneficio.

Appreso di che cosa si tratta, Vito Ciancimino rientra di corsa a Palermo. Contatta qualcuno? Cerca un'autorizzazione? Massimo informa De Donno che l?aspetta a Roma. Lo Stato e l?Antistato s?incontrano nel salone dell?appartamento di via San Sebastianello seguendo una prassi battezzata nel 1950 allorch? bisogn? ingabbiare Salvatore Giuliano. Massimo viene relegato in un?altra stanza e convocato dopo un?ora e mezzo per accompagnare il capitano alla porta.

Tre giorni pi? tardi, intorno alla fine di giugno, De Donno si presenta con il colonnello Mori. Stavolta il colloquio dura un paio di ore. Alla fine Mori raccomanda a Massimo di essere prudente nei suoi spostamenti siciliani, mentre il padre gli svela che il colonnello ha chiesto la cattura dei superlatitanti. Si pu? fare, ? il suo giudizio lapidario. E il pensiero corre a Tot? Riina, con il quale Ciancimino mai si ? inteso, non certo a Provenzano, di cui ? il principale consigliere politico. Un?amicizia cominciata a Corleone quando Vito impartiva lezioni di matematica al piccolo Binnu con l?aggiunta dello scappellotto in caso di errori o disattenzioni.

Ciancimino torna a Palermo e nella casa sulla curva di Monte Pellegrino riceve una persona distinta, coperta da omissis, che gli consegna la busta contenente il foglio con le dodici richieste di Cosa Nostra per non compiere pi? attentati. ? il famoso papello scritto a penna. Leggendolo, a Ciancimino sfugge un?imprecazione: ? il solito testa di M*****A, riferendosi all?autore. Secondo Massimo il padre aveva subito riconosciuto che si trattava di Riina. Davanti alle insistenze dei sostituti procuratori, Massimo chiarisce che al padre bastava leggere una frase per capire se l?aveva scritta Riina o Provenzano.

Ciancimino spiega al figlio che di quelle dodici richieste, tre-quattro sono trattabili, ma le altre proprio no. Anzi, sospetta che siano state inserite per mandare a gambe all?aria ogni possibilit? d?intesa. Comunque spiega di dover avvisare Mori, bench? preveda di essere spedito a quel paese.

Dodici richieste

Con il papello in tasca Ciancimino risale a Roma. Massimo convoca di nuovo De Donno, che spunta assieme a Mori. Al colonnello viene mostrato il foglio con le dodici richieste, circostanza sempre negata da Mori, il quale avrebbe ribattuto domandando la consegna di Riina. A questo punto si conclude la prima parte della trattativa, la quale riparte dopo il macello di via D?Amelio.

Alla ripresa avviene per? un cambiamento importante: esce di scena il dottor Nino Cin? - indicato con il nome in codice di dottor Iolanda, il neurologo al servizio della mafia costretto a barcamenarsi fra l?incudine (Provenzano) e il martello (Riina) - e vi subentra Binnu in persona. Massimo spiega che con l?eliminazione di Borsellino suo padre e Provenzano avevano capito che Riina andava neutralizzato. Addirittura Massimo sostiene che Provenzano abbandoni il rifugio sicuro in Germania e ricompaia in Sicilia.

Cambia anche la finalit? della trattativa: anzich? la resa di Cosa Nostra con la consegna dei superlatitanti, la cattura di Tot? Riina.

Ciancimino riceve da Provenzano diversi pizzini scritti a penna: dopo averli letti li strappa minuziosamente. Allora si fa consegnare da De Donno alcune piantine topografiche gialle e verdi di Palermo e su una di queste segna la zona dov'? nascosto Tot? u' curtu. Ciancimino jr dice ai magistrati che il padre raccolse quest?informazione in ventiquattr?ore prima di consegnare la mappa a De Donno nell?ultimo incontro in casa. Il 19 dicembre ? arrestato Ciancimino, il 15 gennaio 1993 tocca a Riina. Ufficialmente grazie a Balduccio Di Maggio, che riconosce moglie e figlia del capo dei capi nelle riprese filmate di nascosto dai carabinieri del capitano Ultimo.

Quanto fin qui dichiarato da Massimo Ciancimino s?incastona alla perfezione con un vecchio verbale di Nino Giuffr?, boss di Cacciamo, uno dei bracci sinistri di Provenzano ammanettato nel 2002 e immediatamente divenuto collaboratore di giustizia. Giuffr? ramment? che nel gennaio ?93 zu Binnu gli aveva detto di non preoccuparsi delle confidenze di Ciancimino ai carabinieri: era in missione per conto di Cosa Nostra.

L'attentato in via d'Amelio dove perse la vita Paolo Borsellino e la sua scorta

E sulla cattura di Riina pronunci? frasi che oggi assumono un valore particolare: Provenzano aveva le spalle coperte da una divinit? e ogni tanto a questa divinit? doveva offrire sacrifici umani. Nelle parole di Giuffr? pure la mancata perquisizione della villa di via Bernini faceva parte dell?accordo: acchiapparono Tot? in strada - ? la sua tesi - per lasciare il tempo a noi altri di far sparire dalla casa documenti, lettere, bigliettini.

Cos? Provenzano, garante di una mafia che non sfider? pi? lo Stato, s'incammina verso il potere assoluto. All?interno delle famiglie si diffonde la voce che sia un confidente degli sbirri cu? giummu (i carabinieri), lui mostra di riderci sopra. Cadono Bagarella e Brusca, gli ultimi alleati di Riina; Messina Denaro s?isola nel suo feudo trapanese; Provenzano assicura gli accoliti che in dieci anni la situazione cambier?, promette di trovare nuovi interlocutori nella politica. Fa sua la famosa battuta di Badalamenti: Cosa Nostra per prosperare dev?essere governativa come la Fiat.

Ma le rievocazioni di Ciancimino jr riaprono anche il lato oscuro dell?assassinio di Borsellino. Dopo sedici anni sono ancora ignoti il movente preciso, l?esecutore, il luogo da dove fu azionato il timer. E se Borsellino avesse avuto sentore della trattativa in corso fra lo Stato e l?Antistato? E se l?Antistato avesse deciso di eliminare un ostacolo a questa trattativa?

http://dagospia.excite.it/esclusivo.html

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Up!

questo topic sempre in prima pagina....

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In effetti, nessuno di noi dimentica.

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Sono convintissimo anche io che spesso all'interno della mafia ci siano delle regalie per lo stato.

Quando un mafioso ad alto livello viene catturato per me ? stato tradito....

Ecco.

Sarebbe ora che la mafia ci desse qualche contentino a noi Juventini....

un paio di nomi in testa li ho...

un paio di regalini utili a farci contenti.

Tanto per disinnescare questi Juventini che rivangano vecchie storie....

(io fossi in loro cercherei un modo)

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up!

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E allora chi ha rubato l'agenda rossa?

di Giuseppe Lo Bianco

Palermo. Un uomo in borghese con una borsa di cuoio in mano, l?espressione assorta, la gamba protesa in avanti nell?atto di camminare: la foto a colori e? nitida, ed e? un reperto prezioso e raro: e? la foto di uno dei misteri italiani.

Per intenderci, e? come se fosse arrivata a noi la foto di un uomo che apre la cassaforte di Dalla Chiesa a Villa Paino la sera del suo omicidio, il 3 settembre del 1982, la foto di chi prese in consegna le carte di Moro dal covo di via Montenevoso dalle mani del colonnello Umberto Bonaventura restituendone poco piu? di due terzi, la foto della lettera letta con enfatica suspence dal bandito Giuliano e poi bruciata poco prima di partecipare alla strage di Portella della Ginestra o quella degli appunti informatici di Giovanni Falcone spariti dal suo data bank probabilmente il giorno stesso della strage di Capaci.

Per la prima volta la storia oscura d?Italia viene illuminata da un fotogramma a colori: ritrae l?allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli che si avvia verso la parte terminale di via D?Amelio, al confine con via Autonomia Siciliana, nel pomeriggio di tritolo e fiamme del 19 luglio del 1992. Con una borsa in mano. La borsa di Paolo Borsellino, che quel pomeriggio lascio? la sua vita, e con lui i cinque agenti della sua scorta, sull?asfalto rovente di via D?Amelio. Dentro quella borsa, in quel momento, secondo la Procura di Caltanissetta, c?e? un? agenda rossa: gliel?aveva regalata l?Arma dei carabinieri, Borsellino vi annotava tutti i pensieri piu? nascosti, registrando tutti i fatti, anche i piu? insignificanti, che aveva vissuto dal 23 maggio precedente, da quando, cioe?, sull?autostrada di Punta Raisi, la mafia e chi se ne serve aveva strappato la vita del suo scudo umano, Giovanni Falcone. Alle 17.20 del 19 luglio, venti minuti dopo l?esplosione, un fotografo palermitano, Franco Lannino, scatta un?istantanea destinata probabilmente ad entrare nella storia dei misteri italiani: dentro quella borsa in mano ad Arcangioli, la procura ne e? certa ( e adesso vedremo perche?) c?e? l?agenda che il giornalista Marco Travaglio ha definito la "scatola nera della seconda repubblica??, nata in mezzo al tritolo delle stragi. Quasi sedici anni dopo quel pomeriggio, il primo aprile del 2008, il giudice per le indagini preliminari Paolo Scotto di Luzio proscioglie il capitano Arcangioli dall?accusa di furto dell?agenda. Una decisione destinata a chiudere la vicenda giudiziaria (anche se si attende la decisione della Cassazione sul ricorso presentato dalla procura di Caltanissetta) che pone una pietra tombale sulla ricerca della verita?. Non e? stato Arcangioli, insomma, a farla sparire. E chi e? stato, a distanza di tanti anni, difficilmente saltera? fuori.

Ma come si e? arrivati al proscioglimento del colonnello dei carabinieri? E che cosa e? accaduto attorno alla Croma blindata di Paolo Borsellino negli attimi immediatamente seguenti l?esplosione mentre il corpo del magistrato giaceva nel cortile interno dello stabile, ai civici 19 e 21 di via D?Amelio, tra l?inferriata e il giardinetto dell?appartamento al pian terreno?

Siamo andati a leggere i verbali dell?inchiesta, abbiamo incrociato le dichiarazioni dei testimoni oculari e quella che vi offriamo e? la ricostruzione, dettagliata e minuziosa, comprese le ritrattazioni, i cambi di versione, i vuoti di memoria (quest?ultimi per la verita? comprensibili a distanza di 13 anni) di chi e? stato ascoltato dalla procura perche? quel pomeriggio era li?, vicino l?auto blindata. A partire dalla presenza dell?agenda dentro la borsa. La difesa di Arcangioli, infatti, l?ha messa in dubbio: perche? escludere che Borsellino, sceso dall?auto per citofonare alla madre, l?abbia portata con se?? In questo caso, evidentemente, dell?agenda non sarebbe restata alcuna traccia. Ma sia la procura che la parte civile l?hanno esclusa con un argomento difficilmente contestabile: da Villagrazia di Carini a via D?Amelio Borsellino ha guidato la sua Croma blindata ed e? impossibile che abbia avuto modo di consultare l?agenda. Che e? rimasta, appunto, dentro la borsa.

I TESTIMONI. Sono tre, oltre, naturalmente, Arcangioli: l?ex magistrato ed ex parlamentare Giuseppe Ayala, il giornalista Felice Cavallaro, il carabiniere di scorta ad Ayala Rosario Farinella.

Arcangioli viene interrogato una prima volta il 5 maggio del 2005 e ammette subito (non poteva fare altrimenti) di avere preso la borsa. L?ha fatto, rivela, su richiesta di uno dei due magistrati che aveva incontrato sul luogo della strage, Giuseppe Ayala e Vittorio Teresi che lo avrebbero informato dell?esistenza di un?agenda tenuta da Borsellino. Sul posto Arcangioli incontra anche Alberto Di Pisa, magistrato di turno. Non solo: una volta presa la borsa, uno dei due magistrati l?apri? e ??constatammo che all?interno non c?era alcuna agenda, ma soltanto dei fogli di carta??. Su richiesta di uno dei due magistrati, infine, Arcangioli ricorda di avere incaricato uno dei suoi collaboratori a depositare la borsa nell?auto di servizio ?di uno dei due magistrati??. ?Ma su quest?ultimo punto non e? certo: si tratta di un ricordo molto labile e potrei essere impreciso??, non sa ??se poi veramente cio? e? avvenuto in tali termini??. Ma non e? soltanto quest?ultimo ricordo ad apparire confuso: Vittorio Teresi dira? di essere arrivato in via D?Amelio un?ora e mezzo dopo, Alberto Di Pisa, che non era magistrato di turno, in via D?Amelio non e? mai venuto. Entrambi minacciano querele nei confronti di chi li chiama in causa.

Per verificare i ricordi di Arcangioli, che spiega con l?irrilevanza del contenuto della borsa la sua decisione di non redigere una relazione di servizio, la procura interroga dunque Giuseppe Ayala.

O, meglio, lo reinterroga, visto che lo aveva gia? sentito l?8 aprile del 1998, nell?ambito di un filone di indagine sui mandanti occulti della strage. Ed in quella occasione l?ex magistrato aveva offerto la sua prima versione dei fatti: arrivato dopo 10-15 min dall?esplosione in via D?Amelio (abitava a 150 metri, al residence Marbella) Ayala, dopo avere constatato che era Paolo Borsellino l?obbiettivo dell?attentato, aveva visto un carabiniere in divisa aprire lo sportello posteriore della Croma e prendere una borsa con tracce di bruciacchiatura. L?ufficiale gliela vuole consegnare ma lui non e? piu? un magistrato in servizio e quindi non puo? riceverla, e lo invita a trattenerla per consegnarla poi ai magistrati. In sua presenza, precisa, quella borsa non e? mai stata aperta. E che fine abbia fatto non lo sa, poiche? si e? disinteressato della vicenda. La sua versione cambia il 13 settembre, dopo l?interrogatorio di Arcangioli. Non c?e? piu? un carabiniere che apre lo sportello posteriore sinistro, ma l?ex magistrato ricorda di averlo visto aperto, e di avere preso egli stesso la borsa bruciacchiata poggiata sul sedile posteriore e di averla affidata ad un ufficiale dei cc in divisa ??meno giovane di Arcangioli??. Anche in questo caso Ayala ribadisce di non avere mai aperto la borsa per verificarne il contenuto. Ma le due versioni sono in contrasto e la procura chiama a deporre Ayala una terza volta. E in quest?occasione l?ex magistrato si fa aiutare nel ricordo da un giornalista presente sul luogo della strage, l?inviato del Corriere della Sera Felice Cavallaro.

In quest?ultima versione, confermata dal giornalista, Ayala vede prelevare da una persona in borghese (e? certo che non fosse in divisa) la borsa dallo sportello posteriore sinistro e gliela consegna. Lui, magistrato non in servizio, non puo? tenerla e la gira ad un ufficiale dei cc in divisa.

??Il tutto dura 30 secondi, forse 1 minuto??, ripete Ayala. La sua versione continua a restare incompatibile con quella di Arcangioli e la procura, quello stesso giorno, mette i due a confronto.

Arcangioli pero? aggiunge qualche dettaglio: ??per esortazione di qualcuno che non ricordo (credo fosse Ayala) ho preso la borsa dal pianale post sinistro sono andato nel lato opposto di via D?Amelio, ho aperto la borsa, non c?era nulla di interessante, e ho rimesso (o fatto rimettere) la borsa nel sedile posteriore. Il tutto alla presenza di Ayala. C?era anche un ufficiale cc? Non ricordo??. E Ayala infine ribadisce: ??non conoscevo Arcangioli e oggi lo vedo per la prima volta??.

Dal contrasto di queste due versioni, e dagli altri elementi acquisiti, il quadro finora certo e? il seguente:

1) Arcangioli e Ayala si occupano della borsa di Borsellino nei minuti immediatamente seguenti l?esplosione.

2) Nella borsa, nonostante le parole di Arcangioli, e? molto probabile che ci fosse ancora l?agenda rossa (lo dichiara la vedova di Paolo Borsellino che vede il marito con l?agenda in mano a Villagrazia di Carini).

3) La borsa, nonostante le assicurazioni ricevute da Ayala, ricompare, come dice Arcangioli, nel sedile posteriore della Croma un?ora e mezzo dopo, senza l?agenda.

Ma sulla scena irrompe anche un quarto testimone. E? Rosario Farinella, carabiniere di scorta ad Ayala, che offre una nuova, per certi versi inedita, versione: interrogato il 2 marzo 2006, Farinella ricorda di essere arrivato in va D?Amelio insieme ad Ayala e di avere visto la Croma ??avvolta dalle fiamme??, un vigile del fuoco le sta spegnendo, le portiere tutte chiuse ma non a chiave??. A questo punto ??Ayala nota una borsa sul sedile posteriore, con l?aiuto del vigile abbiamo aperto lo sportello (operazione non semplice), io ho preso la borsa e volevo darla ad Ayala, ma lui mi disse che non poteva prenderla. Aggiunse di tenerla per qualche minuto, cosi? mi allontanai dall?auto con la borsa verso il cratere creato dall?esplosione, e dopo 5/7 min Ayala chiamo? un uomo in abiti civili ufficiale o funzionario di polizia, gli spiego? che era la borsa di Borsellino. Lui disse che si sarebbe occupato della cosa e gli consegnai la borsa. Ricordo che appena presa la borsa lo stesso si e? allontanato dirigendosi verso l?uscita della via D?Amelio, ma non ho visto dove e? andato a metterla. Peraltro io me ne sono disinteressato???. Era Arcangioli, chiedono i magistrati mostrandogli la foto? ??Non sono in grado di riconoscere la persona che mi mostrate, non ricordo pero? che avesse una placca metallica di riconoscimento (come quella di Arcangioli, ndr). Di questo particolare ritengo che mi ricorderei???.

Il racconto di Farinella spiega anche un dettaglio, uno dei tanti, sul quale Ayala e Arcangioli non sono d?accordo: secondo il primo la borsa presentava qualche bruciacchiatura, per il secondo, invece, era perfettamente integra. L?iniziale forzatura degli sportelli descritta da Farinella (e non ricordata da Ayala) spiega perche? la borsa, protetta dentro l?auto chiusa, non prese fuoco e, quindi, si presentava integra, cosi? come appare nella foto in cui e? in mano ad Arcangioli. Se successivamente, quando fu ritrovata dalla Polizia era un po? bruciata cio? e? dovuto ad un ritorno di fiamma descritto da un vigile del fuoco che si premuro? di bagnare l?interno dell?auto e quindi la borsa con un idrante avvertendo la polizia.

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/10198/78/

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E allora chi ha rubato l'agenda rossa?

chiss? chi sar?.... sefz

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Non dobbiamo dimenticare...

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