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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Joined: 14-Jun-2008
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Così gli arrestati progettavano le ritorsioni contro i calciatori e i cronisti che avevano denunciato lo scandalo

"Mettiamo una bomba a Repubblica

magari finiamo tutti in galera

ma almeno quello lo uccidiamo"

Le intercettazioni: "Gillet? Lo vado a picchiare a Bologna"

di FRANCESCA RUSSI (la Repubblica 11-05-2012)

BARI - Guai a criticare i tre capi ultrà. Così i leader della curva nord dello

stadio San Nicola meditavano la vendetta. «Bordello, bombe, mazzate». Contro i

giornalisti che avevano osato commentare, e in particolare i cronisti di

"Repubblica" Giuliano Foschini e Marco Mensurati, autori degli articoli sullo

scandalo del calcioscommesse. «La carica di violenza e intimidazione che

contraddistingue la condotta dei tre indagati - scrive il gip del tribunale di

Bari Giovanni Abbattista nell´ordinanza di custodia cautelare - appare

direttamente orientata nei confronti di alcuni giornalisti come Enzo Magistà,

direttore responsabile dei servizi di informazione giornalistica

dell´emittente televisiva privata "Telenorba" di Conversano e Giuliano

Foschini, redattore della sede di Bari del quotidiano "La Repubblica" e delle

rispettive testate in quanto ritenuti responsabili di aver censurato,

nell´esercizio delle proprie funzioni professionali e in un Paese tuttora

ispirato al principio costituzionale della libertà di stampa, l´operato dei

tre capi ultras nei loro commenti e articoli».

LE MINACCE A REPUBBLICA

A provare quelle che il gip definisce "intenzioni sinistre e bellicose" ci

sono le conversazioni telefoniche. È in un´intercettazione del 3 aprile scorso

che Roberto Sblendorio e Raffaele Loiacono affrontano la questione

"giornalisti". Dice Sblendorio: «Magistà si è tolto la titina (lo sfizio, ndr)

, ci sta buttando la mêrda in faccia, quegli ultrà che si accordavano le

partite... oh, Lello in altri tempi avremmo spaccato tutte cose, bombe a

Repubblica, mazzate a Magistà avessimo dato... in altri tempi avremmo fatto il

bordello... cioè secondo me io tu ed Alberto ci dobbiamo vedere... quello che

dice quello, dormite e statevi buoni... oh, vuoi sentire? Che ĉazzo me ne

frega a me, perché mi devo stare zitto... io non c´entro niente in mezzo a

questa cosa perché mi devo stare zitto... io non mi voglio stare più zitto

basta, io non me le sono vendute le partite del Bari... il derby non me lo

sono venduto!». Sblendorio «non usa mezzi termini - riporta il gip - neppure

sul conto di Foschini». Nella stessa conversazione telefonica dice a Loiacono:

«Foschini chi è? Conosci Foschini? bh, bh, bh, bh, bh. . . lo mandiamo

all´ospedale... che dobbiamo fare Lello, che ne dobbiamo fare... ma almeno tu

sai che vai in galera e alla persona l´hai uccisa.. . "perché sei andato in

galera?" Ho menato ai giornalisti, ho menato a tutti quanti». Poi si va a

Repubblica: «Che cos´è a voi?... come abbiamo fatto in passato. . . io a

Foschini lo sarei andato a prendere a corso Vittorio Emanuele, gli metterei i

c. . . in bocca al ĉornuto. . . hai capito il ragionamento?».

LA SPEDIZIONE PUNITIVA CONTRO GILLET

I tre capi ultrà hanno giurato vendetta anche all´ex capitano del Bari, il

portiere Jean Francois Gillet in questa stagione al Bologna, che li ha

accusati davanti ai magistrati baresi. «Io voglio parlare con Gillet, io devo

andare a Bologna - dice Sblendorio al telefono - devo fare qualche cosa "ma tu

perché hai fatto una cosa del genere?... ma chi ti ha contattato a te... a te

sono venuto a chiedere? Uè infamone e ĉornuto, quando mai, quando mai.. . ». E

ancora. «Quando hanno preso gli schiaffi, neanche a lui - riferito a Gillet -

abbiamo messo in mezzo... se sapevo gli davo mazzate pure a lui quel figlio

di...».

L´OMERTÀ SULLE PARTITE VENDUTE

C´è poi un´altra conversazione telefonica inserita tra le pagine del

provvedimento. Proverebbe, secondo il gip, l´atteggiamento "omertoso". Gli

ultrà hanno un «bagaglio conoscitivo scottante» che riguarda proprio

l´inchiesta sul calcioscommesse. È l´8 aprile. Savarese parla al telefono con

Sblendorio. Se io mi metto a dire le cose della serie B di due anni fa a

Laudati gli viene il mal di testa. Deve prendersi un momendol di quelli

brutti. Si, perché le voci di queste cose stavano dalle ultime partite di

serie B. Cioè il giorno di San Nicola che vendevamo le magliette, c´era gente

che diceva "Alberto, lo sai che Bari-Treviso è così..." - No, che cosa dici,

il Bari deve vincere, noi dobbiamo festeggiare. Il Bari ha perso con il

Treviso in casa, e la gente mi diceva "Alberto, che così deve andare a

finire". Ouh, è andata a finire così».

"GLI ULTRÀ SONO PERICOLOSI"

I tre capi ultrà sono soggetti "pericolosi". «Non si limitano a porre in

essere condotte minacciose e violente nei confronti dei calciatori del Bari

per indurli a perdere alcuni incontri di calcio in modo da consentire ai

predetti di lucrare la relativa vincita pecuniaria in sede di scommesse su

eventi calcistici, ma tramano manifestazioni di pura violenza nei confronti

degli ultrà del Foggia, con i quali sono pronti ad instaurare una "guerra"».

IL TERRORE NEGLI SPOGLIATOI

Riescono così ad instaurare negli spogliatoi dello stadio un "clima di

terrore". A seguito delle minacce infatti la squadra era sprofondata in uno

«stato d´animo di ulteriore angoscia e turbamento». La conseguenza è «la

tenuta agonistica non irresistibile e "remissiva" dei calciatori in occasione

di detti incontri (terminati con la sconfitta del Bari), disputati sotto il

peso psicologico della coazione dei capi-ultrà». Non irrilevante - a giudizio

del magistrato - è «il perdurante difetto di adeguata "protezione"

istituzionale o societaria dei calciatori e la loro sensazione di impotenza

dinanzi agli eventi».

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LA JUVE, LA TERZA STELLA E LA RISPOSTA DELL'INTER

Roberto Rizzo - giornalistinelpallone - corriere.it - 10-05-2012

Eccoli, stanno arrivando, non aspettavano altro. Gli stilisti juventini hanno già esposto, in sede e allo Stadium, coccarde e bandiera con la terza stella. Le stelle sono tante, milioni di milioni…

Tanto questo è il paese dell’illegalità e tutto si può fare. Ora, aspettando la nuova casacca bianconera, se è vero che ogni club sulla propria magliapuò mettere quello che vuole, alcune proposte per la prossima divisa nerazzurra da sfoggiare in occasione dei futuri derby d’Italia:

1) Sotto il nome dello sponsor, una citazione dall’inno “C’è solo l’Inter”, nello specifico il passaggio “Io non rubo il campionato e in B non sono mai stato”.Possibilmente in caratteri color oro che rendono bene.

2) Ogni calciatore, al posto del proprio nome sulla schiena, potrebbe sfoggiare la dicitura “Siamo tutti brindelloni”.

3) Prima del fischio d’inizio, per ravvivare il tradizionale scambio dei gagliardetti, capitan Zanetti dovrebbe consegnare a Buffon una scheda telefonica svizzera con il sentito augurio “Il telefono la tua voce”.

4) Infine, un numero: se loro sfoggeranno 3 (stelle), noi potremmo rispondere con 5 (anni) e 4 (mesi). Ovvero, la condanna comminata a Luciano Moggi, ex dg della Juventus, per “associazione a delinquere”. Come dice Del Piero, che dalla Juve se ne andrà, le sentenze vanno rispettate. Come canta Califano, grande tifoso interista, “tutto il resto è noia”. Anche le loro 3 stelle.

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Questo pseudo giornalista che scrive da tifoso ultras è un ignorante( nel senso del latino ignoscere ovvero non sapere) oppure fa il finto tonto.

Dimentica che per la legge penale italiana ciascun imputato, sino a sentenza definitiva è innocente, dimentica che Oriali ha patteggiato per il passaporto falso una condanna, questa si definitiva a sei mesi;

dimentica che loro di campionati ne hanno rubati 4 di fila grazie a calciopoli e non sono finiti in B perchè un procuratore sportivo ha impiegato ben 14 mesi per rispondere ad un esposto, facendo scattare quindi la prescrizione, ma nella conclusione appioppava ai prescitti l'art.6 del CdGS mentre per la la Juve si son dovuti inventare, in corso d'opera , una nuova specie di reato sportivo solo per condannarla;

dimentica che il brindellone non è andato sotto processo perchè nel frattempo deceduto;

dimentica che le schede svizzere, acquistate anche dal loro DG Branca, non hanno fatto parte del processo sportivo, che nello stesso ambito la Juve ha raggiounto l'accordo con la FIGC, nel 2008, di devolvere 300.000 euro per la costruzione di impianti sportivi;

dimentica le schede fasulle della tim/telecom invece, allora di proprietà del loro Tronchetti, che ultimamente a Milano nel processo penale in corso si è visto sbugiardato dal PM che ne ha chiesto l'accusa;

dimentica il buon Roberto Rizzo tutte le porcate che la sua società ha combinato con le plus valenze, la vendita fasulla del brand,documenti falsi per i calciatori delle giovanili, il falso in bilancio poi condonato da Berlusconi, altro che illibatezza.

Ha la memoria corta, molto corta e mi chiedo come si possa permettere a certi pennivendoli di scrivere impunemente certe caz.zate.

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Petrucci apre alla Juventus: «Terza stella per me è ok»

Il presidente del Coni: ««Il calcio ha problemi più seri. Ma ho parlato con Agnelli. È intelligente: se la mette dove pensa non si può dire nulla» Le tre stelle inserite nel logo ottengono la “benedizione” del n° 1 del Coni

Tuttosport - 11-05-2012

Alla fine vince il buon senso. Quello di Gianni Petrucci che, a Milano per presentare le divise olimpiche degli azzurri, taglia?? la questione sulla divisa della Juventus 2012-13. La terza stella inserita nel logo del club, come i bianconeri stanno pensando (praticamente hanno già deciso) di fare, non verrà osteggiata. E non solo perché nessuno potrebbe dire nulla (nel proprio logo ognuno può mettere ciò che vuole), ma perché in assoluto non c'è l'intenzione di arrivare allo scontro con la Juventus e inserire le stelle nel logo rappresenta, in fondo, una sorta di buon compromesso. Daltra parte, sempre sull'onda del buon senso, Petrucci introduce il discorso sulla terza stella con una ragionamento ineccepibile: «Con tutti i problemi che ha e che soprattutto avrà il calcio italiano con il caso delle scommesse, mi sembra che la questione della terza stella sia l'ultima cosa di cui preoccuparsi». E, comunque, se proprio bisogna occuparsene, Petrucci spiega: «Ho parlato con Andrea Agnelli , gli ho fatto i complimenti per lo scudetto. E' un ragazzo intelligente, se davvero deciderà di mettere la terza stella là dove sta pensando di metterla non credo proprio che gli si potrà dire niente».

SUL CUORE Il riferimento del presidente del Coni è allidea, trapelata da ambienti bianconeri, di inserire la tre stelle all'interno del logo juventino, quello che finisce sul cuore dei giocatori e del quale in Corso Galileo Ferraris stanno studiando le modifiche (nellimmagine accanto abbiamo provato a ipotizzare un disegno). Lidea di Andrea Agnelli e le parole del capo dello sport italiano, insomma, chiudono la vicenda che stava mandando in tilt Lega e Figc, alla prese con una complessa ricerca storica per scovare il cavillo giusto e impedire alla Juventus di mettere sul petto il simbolo dei trenta campionati vinti sul campo.

ESAUDITO A questo punto, la «sorpresa sulla maglia» che aveva annunciato Agnelli verrà svelata nei prossimi giorni (ma è difficile, se non impossibile, che avvenga già domenica nella festa scudetto) e le magliette della prossima stagione riusciranno a realizzare il vecchio sogno dell'Avvocato, che diceva spesso: «Vorrei che la Juventus mettesse sul petto la terza stella prima che le milanesi arrivino alla seconda».

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da repubblica.it news

Roma, 13:59

CALCIO, BLATTER: AUGURI ALLA JUVE PER 28/O SCUDETTO

Con una lettera ad Andrea Agnelli, della quale l'ANSA ha intercettato il contenuto, il presidente della Fifa Joseph Blatter si è congratulato con la Juventus per il titolo di campione d'Italia appena conquistato: "Complimenti per il 28/o scudetto, dopo nove anni siete di nuovo i migliori della serie A: bravi".

"E' con mio grande piacere porgerLe le congratulazioni - è scritto nella lettera di Blatter, nella quale non si fa alcun riferimento alle rivendicazioni bianconere sui due scudetti revocati e sul diritto ad esibire la terza stella, ma si insiste sul numero 28 e sugli anni che sono trascorsi dall'ultimo titolo riconosciuto dalla Figc - per la vittoria del 28/o titolo di campione d'Italia".

"Domenica scorsa, a seguito di una grande prestazione - prosegue la lettera del n. 1 della Fifa al presidente bianconero - la squadra dei record Juve è riuscita ad aggiudicarsi il 28/o scudetto. Un grande risultato che, a ragione, ha subito scatenato gioia ed euforia. Perchè, dopo nove anni, la Juve si è nuovamente aggiudicata il titolo di miglior squadra italiana di serie A".

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da repubblica.it news

Roma, 13:59

CALCIO, BLATTER: AUGURI ALLA JUVE PER 28/O SCUDETTO

Con una lettera ad Andrea Agnelli, della quale l'ANSA ha intercettato il contenuto, il presidente della Fifa Joseph Blatter si è congratulato con la Juventus per il titolo di campione d'Italia appena conquistato: "Complimenti per il 28/o scudetto, dopo nove anni siete di nuovo i migliori della serie A: bravi".

"E' con mio grande piacere porgerLe le congratulazioni - è scritto nella lettera di Blatter, nella quale non si fa alcun riferimento alle rivendicazioni bianconere sui due scudetti revocati e sul diritto ad esibire la terza stella, ma si insiste sul numero 28 e sugli anni che sono trascorsi dall'ultimo titolo riconosciuto dalla Figc - per la vittoria del 28/o titolo di campione d'Italia".

"Domenica scorsa, a seguito di una grande prestazione - prosegue la lettera del n. 1 della Fifa al presidente bianconero - la squadra dei record Juve è riuscita ad aggiudicarsi il 28/o scudetto. Un grande risultato che, a ragione, ha subito scatenato gioia ed euforia. Perchè, dopo nove anni, la Juve si è nuovamente aggiudicata il titolo di miglior squadra italiana di serie A".

Blatta, ma va a pjiartelo ner ... !

:sventola: :sventola: :sventola:

30 sono gli scudetti, scimunito !

... e sempre :interxxx:

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SPY CALCIO

CALCIO, TEMPO DI ELEZIONI - I PIANI DI FIGC E LEGHE

Fulvio Bianchi - repubblica.it - 11-05-2011

Tempo di elezioni, nel mondo del pallone. Ecco piani e strategie. Figc: votazioni a febbraio o, al massimo, marzo 2013. Le ultime voci danno per certo che Giancarlo Abete si ripresenterà (e, in questo caso, non avrebbe avversari), a meno che nei prossimi mesi riescano a convincerlo ad accettare una candidatura politica. Abete, lo ricordiamo, è stato un giovane deputato della Dc. Da "sistemare" adesso le quattro Leghe calcistiche, che dovrebbero andare alle urne verso fine anno, al massimo ai primi del 2013. La Lega di serie A dal marzo dell'anno scorso ha un presidente dimissionario, Maurizio Beretta. I presidenti non sono stati in grado, e non lo sono nemmeno adesso, di nominare il suo erede. Prima devono risolvere il problema, non semplice, del sistema di governo: ora, con tutto il potere ad un'assemblea frammentata e litigiosa, non funziona. Di nomi ne sono stati fatti tanti, ultimamente: Carraro, Simonelli, Camiglieri, Cardinaletti, Albanese, eccetera. Di sicuro fra i presidenti gode di stima l'attuale n.1 della Lega di B, Andrea Abodi, manager appassionato, competente e che lavora a tempo pieno (cosa che non guasta). Potrebbe fare il grande salto? Chissà. In Lega Pro c'è un po' di fibrillazione: l'attuale presidentissimo, Mario Macalli, ha intenzione di ricandidarsi. Ma a quel posto ambiva, e ambisce, anche Salvatore Lombardo, notaio di Marsala ed ex presidente dell'Aia. Possibile una staffetta? Le trattative sono in corso. Lega Nazionale Dilettanti: in caso di uscita di Abete, per un percorso politico, ecco che Carlo Tavecchio si sarebbe subito fatto sotto per la presidenza della Figc. Ma se Abete resta al comando, Tavecchio verrà confermato alla LND, dove è stimatissimo, conservando anche la carica di vicario Figc.

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BLOOOOG! di FABRIZIO BOCCA (Repubblica.it 11-05-2012)

Come farà la Lega di A a premiare la Juve,

sotto gli stemmi del club col n.30?

Questa la metto giù semplice semplice. Può il presidente della Lega di serie A

Maurizio Beretta, o chi per lui, premiare domenica allo Juventus Stadium

all’ultimo match di campionato la Juve con il trofeo del campionato di serie A

2011-2012, sotto un trionfo di bandiere con le tre stelle, stemmi appiccicati

ovunque dal club stesso con il 30 ben visibile sia nella sede della società

che ovviamente nel suo stesso stadio, e magari uno speaker che annuncia

“Ecco adesso il presidente della Lega di serie A Maurizio Beretta che consegna

alla Juventus il trofeo del suo trentesimo scudetto” quando per l’albo d’oro

ufficiale del calcio italiano gli scudetti della Juventus non sono 30 ma 28?

Visto che di questa storia si è fatta una Guerra Santa, adesso la Guerra

Santa porta a queste conseguenze. Io la risposta ce l’ho ed è molto chiara.

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BLOOOOG! di FABRIZIO BOCCA (Repubblica.it 11-05-2012)

Come farà la Lega di A a premiare la Juve,

sotto gli stemmi del club col n.30?

Questa la metto giù semplice semplice. Può il presidente della Lega di serie A

Maurizio Beretta, o chi per lui, premiare domenica allo Juventus Stadium

all’ultimo match di campionato la Juve con il trofeo del campionato di serie A

2011-2012, sotto un trionfo di bandiere con le tre stelle, stemmi appiccicati

ovunque dal club stesso con il 30 ben visibile sia nella sede della società

che ovviamente nel suo stesso stadio, e magari uno speaker che annuncia

“Ecco adesso il presidente della Lega di serie A Maurizio Beretta che consegna

alla Juventus il trofeo del suo trentesimo scudetto” quando per l’albo d’oro

ufficiale del calcio italiano gli scudetti della Juventus non sono 30 ma 28?

Visto che di questa storia si è fatta una Guerra Santa, adesso la Guerra

Santa porta a queste conseguenze. Io la risposta ce l’ho ed è molto chiara.

Beretta può non cosegnare quel trofeo.

Può lasciarlo a due-trecento metri dallo stadio e noi ce lo prendiamo.

semplice, no?

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Beretta può non cosegnare quel trofeo.

Può lasciarlo a due-trecento metri dallo stadio e noi ce lo prendiamo.

semplice, no?

Secondo me il trofeo alla Juve non lo consegnano dichiarandosi incompetenti.

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Inviato (modificato)

PAG. 5 Resoconto intermedio di gestione al 31 marzo 2012

FATTI DI RILIEVO DEL TERZO TRIMESTRE DELL’ESERCIZIO 2011/2012

fatti scoperti grazie a KAOS

da JUVENTUS.com (Il Club/Investor relations/Pubblicazioni/Bilanci e relazioni 10-05-2012)

[...]

Deferimento alla Commissione Disciplinare Nazionale

Il 22 febbraio 2012 il Procuratore Federale della FIGC ha reso pubblici i

deferimenti, tra gli altri, anche nei confronti di alcuni ex amministratori

della Società e, in relazione a due soli casi, di Juventus F.C. S. p. A. . I

deferimenti hanno ad oggetto l’attività di compravendita di calciatori e i

relativi rapporti con procuratori ed agenti.

Nei giorni 7 e 9 maggio si sono tenuti dinanzi la Commissione Disciplinare

Nazionale della FIGC le udienze relative ai deferimenti. In accordo con la

Procura Federale è stato chiesto il patteggiamento per gli ex amministratori

e dirigenti.

Per la Società è stato chiesto di concordare una sanzione pecuniaria di

€ 38.000 da devolvere alla Fondazione Crescere Insieme al Sant’Anna

Onlus e alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus.

Procedimento presso il Tribunale di Napoli

Con riferimento al procedimento giudiziario penale innanzi al Tribunale di

Napoli che ne è scaturito a carico dell’ex amministratore e direttore generale

Luciano Moggi, la Società, a seguito dell’ordinanza del 20 ottobre 2009,

aveva assunto il ruolo di responsabile civile e nei suoi confronti le parti civili

costituite avevano facoltà di avanzare richiesta di risarcimento del danno.

Si segnala che in data 8 novembre 2011 il Tribunale di Napoli ha condannato

alla pena di 5 anni e 4 mesi Luciano Moggi, rigettando invece le domande di

risarcimento dei danni nei confronti di Juventus in qualità di responsabile

civile.

Il 6 febbraio 2012 sono state depositate le motivazioni della sentenza nelle

quali è confermata l’insussistenza di qualsivoglia forma di responsabilità

oggettiva a carico della Società. Sono stati notificati nel mese di aprile i

motivi di appello delle società Brescia Calcio, Salernitana Calcio, Victoria

2000 e Lecce. La Società si è costituita l’8 maggio 2012.

P.s.

Stranamente, il documento pdf del resoconto si compone di 30 pagine scudettate.

Modificato da Ghost Dog

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BLOOOOG! di FABRIZIO BOCCA (Repubblica.it 11-05-2012)

Come farà la Lega di A a premiare la Juve,

sotto gli stemmi del club col n.30?

Questa la metto giù semplice semplice. Può il presidente della Lega di serie A

Maurizio Beretta, o chi per lui, premiare domenica allo Juventus Stadium

all’ultimo match di campionato la Juve con il trofeo del campionato di serie A

2011-2012, sotto un trionfo di bandiere con le tre stelle, stemmi appiccicati

ovunque dal club stesso con il 30 ben visibile sia nella sede della società

che ovviamente nel suo stesso stadio, e magari uno speaker che annuncia

“Ecco adesso il presidente della Lega di serie A Maurizio Beretta che consegna

alla Juventus il trofeo del suo trentesimo scudetto” quando per l’albo d’oro

ufficiale del calcio italiano gli scudetti della Juventus non sono 30 ma 28?

Visto che di questa storia si è fatta una Guerra Santa, adesso la Guerra

Santa porta a queste conseguenze. Io la risposta ce l’ho ed è molto chiara.

Anche io ho una risposta molto chiara: Attento alle spine del cactus che hai inculo!

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la posta del GUERIN SPORTIVO | GIUGNO 2012

IL GIOCO DEGLI SCUDETTI:

È GIUSTO CONSIDERARLI TUTTI

UGUALI PER IMPORTANZA?

Caro Guerino, ho letto con attenzione lo scoop di Carlo F.

Chiesa sul numero scorso. Dunque la Juve dovrebbe avere

due scudetti in più. Ma questo mi ha dato lo spunto per un

ragionamento più ampio. Non sarebbe più corretto prendere

in considerazione l'albo d'oro della sola Serie A, escludendo

quindi i campionati antecedenti al 1929? Non riesco a

considerare come scudetti quelli assegnati a inizio secolo,

che si giocavano in un solo giorno. Niente campionati del

Nord e del Sud. Valgano solo i campionati a girone unico.

Paolo Santarelli

Risponde Giovanni Del Bianco. «Riflessione stimolante, caro Paolo.

Gli scudetti vinti in un giorno non hanno lo stesso grado di difficoltà di quelli

conquistati dopo 30, 34 o 38 giornate. Ma è anche vero che ciò vale per

qualunque sport, anche individuale. Possiamo confrontare una vittoria di oggi

a Wimbledon con quella di un secolo fa? No, un albo d'oro è anche evoluzione

di una disciplina. È però interessante vedere che cosa salta fuori dal calcolo

alternativo dei soli titoli a girone unico. Non ce ne vogliano i tifosi di

Genoa e Pro Vercelli: stiamo per svuotargli la bacheca solo virtualmente.

Allora scopriamo che dal 1929 a oggi, la Juve ha vinto 26 titoli (e non 28),

l'lnter 16 (e non 18), il Milan 15 (e non 18) e quarto non è più il Genoa, che

da 9 si ritrova a O, ma il Torino con 6 (e non 7). Seguono il Bologna con 5 (e

non 7), la Roma con 3, la Fiorentina, la Lazio e il Napoli con 2, il Cagliari,

il Verona e la Samp con 1. Da questa statistica parallela emerge che i

bianconeri avrebbero vinto la prima stella nel 1961 (e non nel 1958), la

seconda nel 1986 (e non nell'82), i rossoneri l'avrebbero conquistata solo nel

1993 (e non nel '79), i nerazzurri nel 1980 (e non nel '66). Il primo scudetto

non è più del Genoa, dunque, ma dell'Ambrosiana-Inter, seguita subito dopo dai

cinque successi di fila della grande Juve. Non abbiamo conteggiato la vittoria

dei Vigili del Fuoco di La Spezia: era dopo il 1929 ('44), però non è

considerata Serie A (ma campionato Alta Italia), e non era a girone unico.

Interessante considerare che quella vittoria, se giudicata valida a tutti gli

effetti, farebbe venir meno i cinque scudetti consecutivi del Grande Torino. E

dato che ci siamo, facciamo anche il gioco inverso: se dovessimo contare solo

i campionati prima del girone unico, ci ritroviamo col Genoa a 9, la Pro

Vercelli a 7, il Milan a 3, l'Inter, la Juve e il Bologna a 2, il Torino, la

Novese e il Casale a 1. In realta, l'albo d'oro che conta di più per i

quattrini è quello che si sono inventati in Lega calcio per la ripartizione

dei diritti tv, quello del dopoguerra. La scelta è ricaduta su questa opzione

perché si è tenuto conto dell'anno di nascita della Lega Nazionale

Professionisti (1946). Rimane fuori quindi il campionato 1945-46, che sta "a

metà": è post guerra ma si è giocato prima della nascita della Lega calcio.

Una decisione, quella di ripartire i diritti tv tenendo conto solo del

dopoguerra, che ha favorito, guarda un po', il Milan (i rossoneri diventano

così secondi e, rispetto al Girone unico, non perdono nemmeno un titolo,

mentre la Juve scende da 26 a 21, l'Inter da 16 a 13, il Torino da 6 a 4, il

Bologna da 5 a 1), ma è sicuramente una coincidenza».

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Inviato (modificato)

11/05/2012

ALTA CORTE DI GIUSTIZIA: Depositate le motivazioni dei casi Giraudo, Mazzini e Moggi

L'Alta Corte di Giustizia ha depositato oggi le motivazioni relative ai casi di Antonio Giraudo, di Innocenzo Mazzini e di Luciano Moggi.

Moggi:

http://www.coni.it/f...rso_21-2011.pdf

Giraudo:

http://www.coni.it/f...rso_22-2011.pdf

Mazzini:

http://www.coni.it/f...rso_20-2011.pdf

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Modificato da huskylover

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Inviato (modificato)

PEREZ VERSO IL CRAC

Real nei guai:

patron indebitato

per nove miliardi

di FRANCESCO PERUGINI (Libero 12-05-2012)

Un impero lussuoso fondato sui debiti. È l’accusa che il New York Times

rivolge al Gruppo A.C.S., la multinazionale delle costruzioni del presidente

del Real Madrid, Florentino Perez. Quasi dieci miliardi di esposizione

debitoria: questo il macigno che pende sul gruppo, un pilastro dell'economia

spagnola. Una cifra che corrisponde quasi al doppio del valore azionario della

società. Secondo il quotidiano Usa, l’A. C. S. rischia un catastrofico

fallimento che porterebbe un decennio di stagnazione per l’economia iberica.

Colpa dell’eccessivo indebitamento del settore privato spagnolo (134% del Pil),

vero tallone d’Achille di un’economia pubblica sana (debito pubblico al

70%). Le grandi aziende iberiche hanno costruito la loro crescita sui prestiti

bancari, ottenuti a tassi irrisori e usati per grosse acquisizioni di azioni e

fondi. Proprio come le sontuose campagne acquisti del Real nelle ultime

stagioni. «Il debito del gruppo è fuori controllo », denuncia un altro

studioso. Colpa anche dell’ambizione e dell’ossessiva ricerca di visibilità da

parte di Perez, attraverso l’economia e il calcio. Con il crollo del valore

azionario (40% solo quest’anno), l’A.C.S. rischia di fallire e di trascinare

giù con sé l’economia di tutto il Paese ma anche l’impero delle merengues. E

con tutti i guai della crisi il popolo spagnolo potrebbe dover pagare pure lo

stipendio di Cristiano Ronaldo.

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IL NUMERO UNO DEL CONI

Petrucci, 28 o 30?

«Io rispetto ciò

che dice la Figc»

di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 12-05-2012)

Presidente Petrucci, la 3a stella rivendicata dalla Juve è al

centro del dibattito. Ci dica la sua.

«Non posso che ribadire quanto ho affermato giovedì a Milano, a

margine della presentazione delle divise dell’Italia firmate Armani

per Londra 2012. Con tutti i problemi che ha il calcio italiano,

quello della stella è davvero l’ultimo. Hoparlato con Agnelli, che

reputo una persona molto intelligente, saprà come risolverlo senza

creare un conflitto con la Federcalcio e con le regole che sono in

vigore».

Se metterla, e dove metterla. Dalla maglia, allo stadio. Che

ne pensa di quel 30 esibito sulla gigantografia dello scudetto

tricolore?

«Le regole del calcio sono stabilite dalla Federazione e dalla Lega.

Io posso intervenire solo facendo appello al buonsenso. Si tratta di

regole chiare, ma non posso e non voglio entrare nel merito di quello

che può essere messo o meno su una maglia o dentro a uno stadio».

Ma gli scudetti della Juventus sono 28 o 30?

«Sono quelli che ha stabilito la Federazione».

Per la Federazione sono 28.

«Rispetto quello che è stato deciso dalla Figc».

Scusi Petrucci, ma perché evita accuratamente e ostinatamente

di farlo lei, quel numero 28?

«Perché ho buoni rapporti con (quasi) tutti, a cominciare da Andrea

Agnelli. E non voglio litigare con nessuno».

-------

Palazzo di Vetro di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 12-05-2012)

TERZA STELLA, ABETE PRONTO AD AGIRE

(E C'È QUELL'INCONTRO CON AGNELLI...)

Ci voleva quell'impunito di Joseph Blatter per dire le cose come stanno:

«Complimenti per il 28esimo scudetto, dopo nove anni siete di nuovo i migliori

della serie A: bravi». Così c'è scritto nella lettera inviata dal presidente

della Fifa ad Andrea Agnelli, per celebrare la Juventus campione d'Italia

«nove anni» dopo l'ultimo scudetto. Quello del 2003. Lo sport italiano, a

quanto pare, stenta ad essere altrettanto esplicito. Sembra quasi che il

numero 28 sortisca un effetto orticaria. Meglio non pronunciarlo, come

dimostra anche la nostra intervista al presidente del Coni Petrucci pubblicata

a pagina 10. Certo, bisogna attenersi alle regole. Quelle della Federazione,

nel rispetto dei ruoli. Quando si è trattato di codice etico o di bacchettare

la Lega di Milano per le proprie stravaganze, però, Petrucci aveva agito con

ben altro vigore. Quel numero 28 invece preferisce dribblarlo, e lo spiega

pure, perché non vuole litigare con nessuno. Democristianamente, come gli ha

di recente ricordato Aurelio De Laurentiis. D'altra parte, da uno che è appena

entrato in politica quale sindaco di S. Felice Circeo, è il minimo.

E così il numero «30» continua ad aleggiare per l'etere, per gli stadi e

chissà mai se si depositerà in versione tre stelle su qualche maglia. Sorta di

novello 666, il numero dell'anticristo (vedi Apocalisse di San Giovanni), il

30 turberà il sonno di molti almeno fino a domani pomeriggio, quando allo

Juventus Stadium, ospite l'Atalanta, sarà celebrata la festa per il

(meritatissimo) titolo di campioni d'Italia 2012. Il presidente della

Federcalcio Abete si è calato in uno dei suoi tradizionali silenzi ma stavolta

ha qualche buon motivo: vuole vedere che cosa succede e lo farà in diretta, da

ospite di Varriale nella trasmissione televisiva Stadiosprint. Pronto, se

necessario, a non limitarsi alla celebrazione della straordinaria impresa

compiuta da Conte e dai suoi ragazzi. Se il 30 sarà esageratamente ostentato,

Abete si riserva di intervenire. Certo, tra un eventuale «rammarico», quello

che manifestato dopo lo sfacciato «no» delle società agli stage della

Nazionale, e una più virile «indignazione» ce ne passa. Ma Abete questa volta

ha tutta l'aria di essere assai agguerrito. Meglio così.

C'è un antefatto, infine, che fa sperare in un epilogo senza bisogno di

patrie in armi. Tra Abete e Agnelli gli incontri ravvicinati del terzo tipo

non si sono limitati in questi ultimi tempi alla telefonata di felicitazioni

postscudetto. In precedenza c'era stato anche un rendez-vous segretissimo in

via Allegri: due ore di intensi colloqui, perché è chiaro che la Federazione

ha bisogno di una Lega di A capace di esibire un certificato di esistenza in

vita, attualmente assente. E un domani un consigliere federale come Agnelli

sarebbe molto più gradito e utile di quanto finora Milano, tra Cellino, Lotito

e il poco presente Beretta, non abbia saputo esprimere. Se son rose, insomma,

fioriranno. E se son stracci voleranno.

-------

GaSport 12-05-2012

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___

Il caso Lettera del presidente della Federcalcio mondiale. Zeman: «I titoli? Direi 22 o 23»

Blatter scrive alla Juve

e dribbla la terza stella

Il n. 1 Fifa: «Complimenti per il 28° scudetto»

di FABIO MONTI (CorSera 12-05-2012)

Sulla questione del numero degli scudetti vinti dalla Juventus (30 sul campo,

28 in base alle sentenze della giustizia sportiva, con la revoca dei titoli

del 2005 e del 2006), si è espresso il presidente della Fifa, Joseph Blatter.

In una lettera al presidente bianconero, Andrea Agnelli, Blatter ha scritto:

«È con mio grande piacere porgerLe le congratulazioni per la vittoria del 28°

titolo di campione d'Italia. Domenica scorsa, a seguito di una grande

prestazione la Juve, squadra dei record, è riuscita ad aggiudicarsi il 28°

scudetto. Un grande risultato che, a ragione, ha subito scatenato gioia ed

euforia. Perché, dopo nove anni, la Juve si è nuovamente aggiudicata il titolo

di miglior squadra italiana di serie A. Per questo risultato storico, porgo i

miei complimenti alla presidenza, a tutti i giocatori, agli allenatori, allo

staff di supporto e al management. Auguro a tutti, tanto successo e ogni bene!

Cordiali saluti. Bravissimo!»

Nella lettera, non si fa alcun riferimento alle rivendicazioni della Juve sui

due scudetti revocati e sul diritto ad esibire la terza stella; si è soltanto

insistito sul numero 28 e sugli anni che sono trascorsi dall'ultimo titolo

riconosciuto dalla Figc (nove). La Juve non ha commentato la lettera di

Blatter: che abbia gradito il senso, ma non i numeri della lettera, è

dimostrato dal fatto che non si è trovata traccia dell'iniziativa del

presidente della Fifa sul sito juventino. Se la Fifa è la federazione delle

federazioni calcistiche di tutto il mondo, la strategia del club bianconero

non cambia: la battaglia per la terza stella continua, anche se la lettera di

Blatter può avere un peso politico rilevante. E nel frattempo ha definito il

percorso della sfilata in pullman della squadra domenica sera: i campioni

raggiungeranno il parco del Valentino, partendo da Porta Susa e alle 22 tutti

a casa.

Una risposta indiretta al presidente della Fida è arrivata dal popolo della

rete. Ed è emersa una proposta: «Rispedire la lettera a Blatter, con la

scritta indirizzo sconosciuto, perché non c'è nessuna squadra a Torino che ha

vinto 28 scudetti come afferma Blatter». Altri concetti: «Blatter avrebbe

fatto meglio a non schierarsi, evitando le beghe italiane, così come fatto da

Platini».

Della terza stella ha parlato anche Conte, in una lunga intervista a Sky: «Le

stelle hanno un valore simbolico, l'importante è entrare nella storia con le

vittorie. Questo è il mio primo scudetto da allenatore. Per mentalità, non

guardo mai indietro né per pensare alle cose belle, né per pensare a quelle

brutte. Penso sempre al presente e a quello che verrà». Di stelle ha parlato

anche Zeman: «Gli scudetti della Juve? Io ne conto 22 o 23.. . Ognuno si può

mettere quello che vuole; anch'io potrei mettermi due stelline. Gli juventini

si sentono così...» Opinioni. L'estate è lunga.

___

Guerre stellari

Blatter, complimenti al veleno

«Juve brava per il 28° scudetto»

Perfido messaggio del presidente Fifa per richiamare all’ordine la Signora

e appoggiare Abete. Il sito bianconero lo ignora. Ma anche l’Uefa si adegua

di RICCARDO SIGNORI (il Giornale 12-05-2012)

E adesso chi lo dice agli juventini che Blatter non la pensa come loro?

Seguiranno petizioni, lettere, email, twitterate contro il “dittatore“ della

Fifa che, con perfida cortesia, ha recapitato i suoi complimenti per il

ventottesimo scudetto. Certo, ventotto e senza bisogno di farsi regalare una

calcolatrice. Anzi, 28 ripetuto in modo quasi petulante, e senza dimenticare

che «la Juventus non vinceva scudetti da ben nove anni». E qui ci cova Abete

(nel senso della conifera presidenziale eletta alla federcalcio): la lettera

del presidente Fifa è una sorta di braccio armato giunto in aiuto del numero

uno del nostro pallone. Chi vuole intendere, intenda, sottintende Blatter che

evidentemente non è dello stesso parere di Platini. Michel, ex cuore e anima

Juve, non se l’è sentita di bocciare la testarda guerra iniziata da Andrea

Agnelli. «Non sono problemi Uefa, sono problemi italiani», disse poche

settimane fa. Però ieri sul sito Uefa è stata celebrata la Juve come squadra

record per aver perso nessuna partita ed «aver vinto domenica il 28esimo

scudetto». Ventotto: anche in Europa non sanno contare? Per fortuna della Juve

il problema (28 o 30?) non porrà problemi alla sua partecipazione alla

Champions league.

Invece Blatter si è espresso con ditirambica prosa. Leggete un po’ quanto ha

scritto ad Agnelli replicando quanto aveva già espresso su twitter lunedì

scorso: «É mio grande piacere porgerLe le congratulazioni per la vittoria del

ventottesimo titolo di campione d'Italia. Domenica scorsa, a seguito di una

grande prestazione, la squadra dei record Juve è riuscita ad aggiudicarsi il

ventottesimo scudetto. Un grande risultato che, a ragione, ha subito scatenato

gioia ed euforia. Perchè, dopo nove anni, la Juve si è nuovamente aggiudicata

il titolo di miglior squadra italiana di serie A. Per questo risultato storico

porgo i miei complimenti alla presidenza, a tutti i giocatori, agli allenatori,

allo staff di supporto e al management. Auguro a tutti tanto successo e ogni

bene! Cordiali saluti, bravissimo!».

Bravissimo chi? Gli juventini non gradiranno, ma Blatter ha fatto lezione a

tanti, anche in Italia. Perfido e furbo, attento e scrupoloso nel riportare

tutti in un ambito di legalità. A prescindere da cosa si pensi circa lo

scudetto assegnato all’Inter che ha scatenato tal putiferio. Le teste pensanti

bianconere saranno diventate fumanti e si saranno dette: ma come si permette?

Sì,un po’ sfacciato. Mai a caso. Ci sarà un giorno che la Juve capirà.

Intanto la lettera ha provocato una sorta di alzata di spalle. Il documento

non verrà archiviato sul sito bianconero. Le risposte ufficiali arriveranno in

modo indiretto. Per esempio, Giorgio Chiellini ha lanciato una t­shirt

celebrativa che raffigura lo schema del gioco del tris, in cui per vincere

bisogna allineare tre simboli identici.

Non a caso, si vince con le tre stelle in diagonale.

Domenica è previstala parata finale dei giocatori, sul pullman scoperto,

attraverso la città: e le tre stelle si sprecheranno. Alla faccia di chi

vorrebbe un minimo rispetto per le regole e le sentenze. Ieri lo ha fatto

sapere il giudice Caselli, procuratore capo di Torino, che, vestendo però

maglia granata del Toro, rischia soltanto una sventaglia di vaffa!

Sportivamente parlando, s’intende. «Possono avere tutte le ragioni di questo

mondo ma le sentenze si accettano e le regole vanno rispettate. Dunque non

dovrebbero metterla. Anche se questo scudetto è stato proprio meritato dalla

Juve: uno scudetto meritocratico, hanno giocato molto bene». Il tormentone non

finirà. Ce lo porteremo dietro per tutta l’estate. La Juve si sta divertendo.

La federcalcio si sta struggendo nei suoi tormenti silenti. Salvo pensarla

come Zeman: «Gli scudetti della Juve? Ne conto 22-23. Anch’io posso mettermi

tante stelline...».

-------

il tifoso Anche i rossoneri potrebbero adottare il metodo Agnelli

Stelle fai da te? Ecco perché il Milan ne avrebbe due

Mancano i titoli del ’16 (declassato dalla guerra) e del 2005 (non assegnato)

di MARCELLO ZACCHÈ (il Giornale 12-05-2012)

La Juventus è arrivata alla terza stella? Allora è anche ora che il Milan

aggiunga la sua seconda, maturata già un anno fa. Un merito sportivo valido

tanto e forse più di quello dei bianconeri, con la sola differenza che Silvio

Berlusconi, con Barbara e Adriano Galliani, per rispetto - e diremmo anche

amore - delle regole e consuetudini federali, non hanno mai reclamato. Ora

però, se questi sono i tempi moderni dettati dalla Juve di Andrea Agnelli e

Antonio Conte, anche per non passare da cornuti e mazziati è il momento di

venire allo scoperto. I fatti sono semplici, ma è utile ripassare un po’ di

storia. Partiamo dal 2011 e andiamo a ritroso: lo scorso anno, di questi tempi,

il Milan di Allegri vinceva il suo ventesimo scudetto, che vale la seconda

stella. Ma la statistica dice 18, come è 28 quello di Conte. In verità ne

mancano due ai rossoneri. Attenzione: come forse qualcuno sta pensando, qui

non si intende riaprire ferite mai rimarginate, che da sole varrebbero titoli

di cui il Milan è stato privato da torti di varia natura riconosciuti a

livello planetario. Quindi non si vuole perdere tempo, per esempio, con il

campionato rubato del ’72-73, complice l’arbitraggio di Lo Bello (Concetto) in

Lazio-Milan, (in confronto al quale la direzione del signor Moreno di

Italia-Corea del Sud risulta cristallina ed esemplare) che è poi costato il

campionato perso a Verona all’ultima giornata (nonostante la richiesta dei

rossoneri, appena vittoriosi in coppa Coppe, di rinviare la gara di qualche

giorno). Né la vergognosa sceneggiata della monetina di Alemao& Carmando in

Atalanta-Napoli del ’90, costata un altro scudetto per mano poi esecutiva di

un altro Lo Bello (Rosario) e di un’altra Verona, alla penultima giornata.

Ripetiamo, non è questo il punto: il rossonero è popolo avvezzo ad accettarne

di ogni, tanto che l’unico gol mai realizzato nella sua vita da Muntari non fa

che il solletico ai vecchi milanisti.

Qui la questione è un’altra: sportiva e indiscutibile, scolpita nel marmo

della storia del calcio. Per questo bisogna ricordare cosa accadde nel 1915,

quando in concomitanza dell’entrata in guerra dell’Italia, la Federazione

sospese il campionato, a detta di tutti un po’ frettolosamente. Tanto che le

grandi squadre di quel tempo, pur prive di molti atleti chiamati al fronte,

chiesero e ottennero alla Federazione stessa di organizzare un torneo a gironi

per la stagione 1915-16, in tutto e per tutto analogo a quello che l’anno

prima si era aggiudicato il Genoa. Battezzato «Coppa Federale», il trofeo fu

vinto dal Milan, impostosi nel girone finale all’italiana proprio sulla Juve,

battuto 3-1 il Genoa campione nella partita decisiva, giocata al Velodromo

Sempione il 30 aprile 1916. E questo è il primo campionato che manca. Il

secondo è figlio di Calciopoli: trattasi dello scudetto 2004-05, vinto dalla

Juventus, ma poi revocato. Il Milan, quell’anno, arrivò secondo. Dunque: se

quel titolo non è più della Juve, è pacifico che vada assegnato al Milan.

Anche perché per l’anno successivo, 2005-06, il ragionamento della Federazione

è stato esattamente lo stesso: Juve prima, ma retrocessa; Milan (anche quella

volta) secondo, ma penalizzato fino al quarto posto in classifica; Inter terza,

e per questo proclamata campione d’Italia.

A questo punto l’ordinato popolo rossonero attende solo un segnale dai suoi

condottieri: che arrivi presto, nunc est bibendum.

___

GaSport 12-05-2012

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___

IL TEMPO 12-05-2012

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Questa striscia satirica da IL TEMPO è troppo...

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Il procuratore federale ha avviato la seconda tranche dell’inchiesta sul calcioscommesse, quella che riguarderà le indagini pugliesi

«Vantaggi per chi collabora»

Palazzi a Bari: prese le carte. Coordinamento con la Procura: «Terremo conto di chi parlerà ai pm»

di ANTONIO GUIDO (CorSport 12-05-2012)

BARI - Sconti di pena per i pentiti. Ma «bisogna prima stabilire la congruità

delle sanzioni» per sapere se arriveranno prima della fine di questo

campionato. Lo ha detto il procuratore federale Stefano Palazzi che ieri

mattina ha incontrato in Procura a Bari il procuratore capo Antonio Laudati e

il sostituto Ciro Angelillis per acquisire gli atti del filone d'indagine

barese sul calcioscommesse che saranno consegnati materialmente presso gli

uffici della Procura Federale. La prossima settimana la Procura si metterà

all'opera per verificare gli esiti e rendere possibili gli eventuali

deferimenti.

IL MESSAGGIO - «Terremo conto - ha annunciato Palazzi al termine

dell'incontro - di chi ha avuto atteggiamenti di collaborazione con l'autorità

giudiziaria, chi contribuisce all'accertamento della verità deve avere un

riconoscimento. Già oggi gli strumenti normativi di cui disponiamo ci danno

grandissime possibilità perché dal 1 luglio 2007 è stata prevista

espressamente nell'ordinamento sportivo della federazione la possibilità per i

soggetti che collaborano con le indagini in sede disciplinare di poter

ottenere grandi riconoscimenti sotto il profilo della pena» .

DOPPIO SCONTO - Chi ha collaborato e collaborerà con gli inquirenti potrà

trarne benefici anche sede di processo penale. «E' ovvio che se un soggetto -

ha osservato Palazzi - collabora davanti all'autorità giudiziaria ordinaria

per fatti che costituiscono eventualmente reato ma anche per fatti che non

costituiscono reati, come in ipotesi l'omessa denuncia, e rende dichiarazioni

che sono di piena collaborazione sotto questo aspetto, è chiaro che la

giustizia sportiva ne tiene conto, anche se queste dichiarazioni vengono rese

in sede di giustizia ordinaria. Questo tipo di collaborazione può avere degli

effetti positivi anche nei confronti delle società di appartenenza dei

tesserati che collaborano con la giustizia sportiva e, ancora a monte, con la

giustizia ordinaria» .

INCERTEZZA - Palazzi non ha chiarito quali saranno gli eventuali effetti sui

campionati in corso. «Per vedere in concreto quando le eventuali sanzioni

relative alla responsabilità oggettiva andranno ad essere afflittive, se nel

campionato in corso o in quello successivo, bisogna prima stabilire la

congruità della sanzione» .

COORDINAMENTO - «Abbiamo finalmente stabilito - ha commentato Laudati - un

coordinamento operativo tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria. Per noi

rilevante è il fatto che numerose persone interrogate hanno dato riscontro su

fatti oggetto di indagine. Chi contribuisce all'accertamento della verità deve

avere dei vantaggi» . Laudati spera che «in ogni caso, possa essere fatta

piena luce su tutti i fatti e ancora una volta credo che stia funzionando la

squadra Stato che opera all'unisono per l'affermazione della legalità» .

ALTRI DEFERIMENTI - Laudati nel corso della conferenza stampa dell'altro ieri

sugli arresti dei tre ultrà del Bari ha detto che il primo troncone

dell'inchiesta barese sulla frode sportiva dovrebbe essere conclusa subito

dopo la fine del campionato. Conseguentemente la nuova ondata di deferimenti

dovrebbe scattare i primi di giugno con lo svolgimento dei processi al termine

degli Europei. Ma non è da escludere che salti fuori nuovo materiale

interessante dalla Procura di Cremona, oltre a quello già atteso da Napoli. La

Figc spera in ogni caso che si chiuda in tempo per indicare alla Uefa le

squadre italiane da iscrivere alle Coppe europee.

-------

IL MOTIVO

UN FUTURO DIVERSO PER L’OMESSA DENUNCIA

di EDMONDO PINNA (CorSport 12-05-2012)

Le parole del Procuratore capo della Repubblica di Bari, Laudati, e di quello

federale, Palazzi, sembrano avere un senso ben preciso. Soprattutto, logico.

Domanda: perché un calciatore, che non ha scheletri nell’armadietto e non

rischia nulla da un punto di vista penale, dovrebbe presentarsi davanti ad un

pm e raccontare di aver visto Tizio e Caio commettere un reato? Per amore

della giustizia, è vero. Ma nessuno lo fa. Anzi, il rischio è che nessuno lo

farà mai, visto che poi le conseguenze - queste tutte sportive - sarebbero

devastanti: almeno tre mesi di squalifica e 15mila euro di multa per non aver

detto che Tizio e Caio scommettevano, almeno sei mesi (ma si dà un anno) e 30

mila se il reato al quale si è assistito (e non lo si è denunciato) è

l’illecito. Con queste premesse, addio ai pentiti. Ma da ieri la sensazione è

che le conseguenze dell’omessa denuncia possano essere molto più leggere. Ecco

perché Laudati ha sottolineato come «chi contribuisce all’accertamento della

verità deve essere premiato». Al momento, con l’omessa denuncia, chi

contribuisce rischia di smettere di fare il calciatore. Altro che vantaggi e

premi....

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ALTA CORTE CONI: GIUSTO

RADIARE MOGGI E GIRAUDO

art.non firmato (CorSport 12-05-2012)

ROMA - L'Alta Corte di Giustizia del Coni ha depositato le motivazioni delle

decisioni con cui, il 4 aprile scorso, ha confermato la sentenza di radiazione

per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini. L’ex dg e ad della

Juve e l'ex vicepresidente della Figc lo scorso anno avevano presentato

ricorso contro le decisioni dei primi due organi di giustizia sportiva,

entrambe a loro sfavorevoli. Ciascuna decisione consta di una ventina di

pagine, in cui i componenti della Corte presieduta da Riccardo Chieppa

esaminano i motivi di appello presentati dai tre ricorrenti, respingendoli in

toto. Per quanto riguarda Moggi, che lamentava una disparità di trattamento

rispetto ad altri casi simili al suo, si sottolinea che «tale lagnanza non è

suffragata da elementi giuridicamente o quantitativamente sufficienti da

giustificarla».

Inoltre, la Corte sostiene che «se pure la sentenza del Tribunale di Napoli

per il processo a Calciopoli rivede taluni fatti che erano stati alla base

delle sentenze sportive del 2006, essa accredita comunque un

quadro complessivo di estrema gravità delle condotte del ricorrente». Anche

per l'ex amministratore delegato, in una delle 24 pagine di motivazione,

la Corte sottolinea che quanto emerso a Napoli non inficia «quanto

accertato definitivamente dalla giustizia sportiva». In riferimento al caso

dell'ex vicepresidente della Figc, Mazzini, la Corte respinge tutti i punti

di doglianza, concludendo che nella sentenza impugnata «non è in alcun

modo ravvisabile difetto di motivazione o travisamento dei fatti».

___

LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI RADIAZIONE

L'Alta Corte: «Figc

garantista su Moggi»

«Giraudo e Mazzini elementi di spicco della organizzazione ufficiale dello sport»

di MAURIZIO GALDI (GaSport 12-05-2012)

Ieri l'Alta corte di giustizia sportiva ha reso note le motivazioni con le

quali ha respinto i ricorsi di Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo

Mazzini contro le radiazioni inflitte dagli organi di giustizia sportiva della

Federcalcio. «Di scorcio, con rilievo che sarà ripreso anche rispetto ad altro

motivo di ricorso, sarà comunque il caso di sottolineare che, mentre è vero

che la sentenza napoletana "rivede" taluni degli elementi fattuali su cui si

erano basate le sentenze sportive del 2006, essa accredita comunque un

quadro complessivo di estrema gravità delle condotte del ricorrente», si legge

nella motivazione relativa al ricorso di Luciano Moggi.

L'operato della Figc Sempre nelle motivazioni di Moggi, l'Alta corte fa

rilevare come la Federcalcio abbia operato con correttezza sia nell'aspettare

«prudente» è giudicata la sua condotta a infliggere la radiazione, ma anche e

soprattutto nel mettere in atto una condotta «garantista» riaprendo di fatto

il procedimento con un primo e secondo grado di giudizio. E sebbene non

ci siamo dichiarazioni ufficiali, si definiscono «soddisfatti» in via Allegri

proprio per il riconoscimento di un corretto operato.

Gli altri ricorsi Il ricorso di Antonio Giraudo muoveva anche dal

comportamento tenuto nei cinque anni dai fatti del 2006. L'Alta corte spiega:

«Può, pertanto, essere considerata nella valutazione qualsiasi espressione

concreta di ravvedimento operoso o di risarcimento o di riparazione del danno,

e ogni altro elemento da cui possa ritenersi, in misura inequivocabile,

l'abbandono attivo anche esternamente manifestato, con la ripulsa da

comportamenti che inducono discredito dell'ambiente sportivo. Tutto quanto

sopra, nella specie considerata, non risulta da prove offerte». Ma sulla

radiazione di Giraudo grava per l'Alta corte anche il ruolo che rivestiva al

tempo: «Inoltre acquista notevole rilevanza, ai fini della valutazione della

"gravità", nella concreta fattispecie, la posizione soggettiva rivestita

dall'incolpato nel campo dello sport, soprattutto quando sia stato all'epoca

elemento di spicco nella organizzazione ufficiale dello sport». Motivazione

che accomuna anche il ricorso di Innocenzo Mazzini.

___

CALCIOPOLI

L’Alta Corte: «Atti gravi

per Giraudo e Moggi»

art.non firmato (TUTTOSPORT 12-05-2012)

ROMA. L’Alta Corte di Giustizia del Coni ha depositato le motivazioni delle

decisioni con cui, il 4 aprile, ha confermato la sentenza di radiazione per

Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini. Gli ex dg e ad della

Juventus e l’ex vicepresidente Figc avevano presentato ricorso contro le

decisioni dei primi due organi di giustizia sportiva. La Corte respinge in

toto i motivi di appello. Per Moggi e Giraudo si sostiene che «se pure la

sentenza di Napoli su Calciopoli rivede taluni fatti alla base delle sentenze

sportive del 2006, essa accredita un quadro complessivo di estrema gravità

delle condotte del ricorrente». La Corte poi respinge tutti i punti di Mazzini,

concludendo che nella sentenza impugnata non è ravvisabile difetto di

motivazione o travisamento dei fatti.

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I nuovi stadi dell’Iraq per

dare un calcio alle divisioni

Il programma governativo ne prevede una ventina: investimento di oltre un miliardo di dollari

di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 12-05-2012)

Casa Juve, nel senso di un hotel a cinque stelle per chi ci entra e per chi ci

vive attorno, si può edificare anche in Iraq, fresco territorio di guerra:

quella vera, mica quella del pallone. È la sfida dell’architetto torinese Gino

Zavanella, padre dello «Juventus Stadium», che ora sta lavorando ai progetti

per tre impianti, da costruire a Mosul, 350 chilometri a nord di Baghdad,

nella provincia di Diyala, verso il confine con l’Iran, e a Samawah, non

lontano da Nassirya. Da un paio d’anni, il ministero iracheno della Gioventù e

dello Sport ha lanciato un programma che ha in menù una ventina di nuovi stadi,

per un investimento che supera il miliardo di dollari. «Il governo - racconta

Zavanella - è convinto che il calcio possa aiutare la pacificazione tra le

varie etnie». Lui segue quell’idea da 25 anni: «Da quando faccio stadi». Non

luogo di battaglia, ma di incontro: «Al centro del progetto ci deve essere

sempre l’uomo e il suo ambiente - spiega - e per questo una struttura deve

comunicare serenità e non violenza».

Lo stadio più avanzato, in tutti i sensi, è quello di Mosul: 35.000 posti,

sfruttamento delle risorse geotermiche, circolazione forzata dell’aria, erba

naturale. Costo previsto per la realizzazione, circa 100 milioni di dollari.

«Vogliono solo impianti a norma Fifa, cinque stelle». E attorno, un piccolo

centro sportivo e un’area di oltre 28.000 metri quadrati destinata ad altre

attività sportive e sociali. Somiglieranno all’ambiente, se l’esterno

dell’impianto di Mosul ricorderà antiche mura mesopotamiche. È l’occhio

sull’Iraq a guidare la china. Basti il bozzetto per lo stadio di Samawah, cui

sta lavorando anche l’architetto Andrea Maio: l’ispirazione l’ha data la rosa

di Gerico, una pianta di origine desertica che si chiude a riccio quando è

senza acqua, e si riapre una volta dissetata. Piante della risurrezione, le

chiamano anche. C’è da far risorgere un Paese, qui: «Ed è chiaro che le

difficoltà politiche e logistiche siano notevoli».

Ai bandi di concorso, lo studio GauArena di Zavanella ha partecipato con

un’impresa giordana e poi con la «Al Habtoor», colosso delle costruzioni degli

Emirati Arabi. «A Baghdad ci si sposta ancora solo con la scorta - racconta

l’ingegnere Virgilio Manni, che ha fatto i sopralluoghi - e per muovere

tre-quattro persone, servono fino a 8.000 dollari al giorno». Il governo

vorrebbe in ogni caso ultimare il programma entro il 2014. A Bassora è quasi

completata la nuova «Sports City», anche se il preventivo, da 200 milioni di

dollari ha finito per raddoppiare: quasi lo stesso registrato per gli stadi di

Euro 2012. In fondo, qui c’è da rincollare una nazione. Quello interessa a

Zavanella, cui il buddismo, ripete spesso, «ha insegnato quanto la meditazione

sia importante per avvicinarsi al cuore delle cose». La filosofia accompagnata

da matita, carta e computer: «Uno stadio deve abolire la violenza e

l’arroganza». Magari così puoi ricostruire il tempio della religione comune,

il calcio, dove prima Saddam giustiziava gli avversari; dare un campo ai

bambini che tiravano calci al pallone per strada, tra gli spari.

aat73NQU.jpg

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SPYCALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 12-05-2012)

Armani, Mercedes e Pavesini

è vietato nominare Londra...

Tutto proibito, ai Giochi Olimpici: nel nome del business milionario, il Cio

ha messo delle restrizioni in qualche caso anche grottesche. Ad esempio, non

si può citare nemmeno la parola Londra. Off limits. Ecco qualche esempio

curioso. La Mercedes Benz è pronta a presentare la sua "squadra" di campioni.

Ma non può nominare, per regolamento, le Olimpiadi di Londra, i Giochi

olimpici, eccetera eccetera. Lo vieta espressamente il Cio. Dietro front

improvviso, quindi, venerdì sera. Un comunicato stampa della Mercedes precisa

che nel comunicato precedente era "stata inserita erroneamente la frase "in

partenza per Londra"...". Visto che è già arrivata una diffida, per evitare

cause legali, con richieste di risarcimento danni, è meglio che "Londra" non

venga nominata. Nemmeno la città si può citare, pur senza alcun riferimento

olimpico. Lunedì a Roma, in occasione della presentazione (ore 13, Aquaniene,

chez Giovannino Malagò), che ci racconteranno? Che il Mercedes Benz Team, di

cui fanno parte fanno parte la Pennetta, Mornati, Cammarelle e Montano (tutti

olimpici: noi possiamo scriverlo senza incorrere negli strali del Cio...), non

è più "in partenza per Londra" ma questa estate verso fine luglio andrà sì in

Inghilterra ma in vacanza sulle bianche scogliere di Dover. . .

Altro caso, divertente (e assurdo) pure questo: la Fiat è sponsor ufficiale

del Coni e avrà le sue auto parcheggiate a Londra davanti a Casa Italia, a due

passi dalla Cattedrale Westminster. Attenzione, però, le Fiat potranno

accompagnare, ad esempio, Petrucci da Casa Italia sino al Villaggio Olimpico,

ma dovranno lasciarlo fuori dai cancelli: dentro possono entrare solo le

Hyundai (sponsor del Cio) e le Bmw (sponsor del Logoc, comitato organizzatore

britannico). La Pavesini aveva studiato uno spot, con addirittura Federica

Pellegrini testimonial, con citazioni del Big Ben e del London Eye (la ruota

panoramica di Londra, sul Tamigi). Niente da fare: non si può, Torre

dell'orologio e Ruota sono state cancellate subito. Anche la Rai, nei suoi

spot, deve stare molto attenta con le citazioni olimpiche per evitare guai e

lo stesso Armani, che ha appena concluso un grosso accordo con il Coni come

main sponsor, a Londra non può citare nella sua pubblicità la squadra olimpica

azzurra (come mai? semplice: il Cio è sponsorizzato dall'Adidas. . . ): ma può

fare, se vuole, una pubblicità generica al Marchio Armani, famosissimo

ovviamente anche sul suolo inglese. Attenti, quindi: quelli del Comitato

olimpico non scherzano, hanno messo in piedi una specie di Grande Fratello con

uno stuolo di avvocati che tengono tutto sotto controllo e sono pronti ad

intervenire per chiedere i danni. Business (d'altronde) is business. Non

parliamo poi dei social network: il "Ioc" (Cio) "actively encourages and

supports athtletes ad other accredited at the Olympic Games to take part in

social media and to post blog and tweet their experiences. . . ". In pratica,

evviva la modernità. Si incoraggia l'uso dei social network, visto che siamo

nel 2012. Ma è solo una finta, in realtà è tutto, o quasi, è proibito: gli

atleti (anche per motivi di scommesse e non solo di business) non potranno

parlare delle loro condizioni di salute, tantomeno degli avversari. Nessun

riferimento diretto alle gare. Non potranno "postare" foto, se non generiche.

Insomma, potranno scrivere su Facebook o Twitter soltanto:" Cara mamma, domani

spero proprio di fare una buona gara, ma non ti posso certo dire come sto,

tantomeno come stanno i miei compagni o avversari: ti posso dire che però oggi

a Londra c'è un bel sole". Sì, loro Londra potranno nominarla. . .

Abete, Agnelli, la terza stella e la Federgolf

Giancarlo Abete deciderà domenica pomeriggio, ospite della trasmissione

"Stadio Sprint" di Enrico Varriale. Il n.1 della Figc assisterà in tv alle

celebrazioni della Juventus per il 28° scudetto, come da sentenze sportive

passate in giudicato, poi deciderà cosa fare. Se, e come, intervenire. Se fare

avviare da Stefano Palazzi una procedura di deferimento. La Juve, sulle maglie,

dovrebbe trovare un escamotage per aggirare le regole: mettere la terza

stella sul logo della società, modificando così un articolo dello statuto. E

siccome il logo è proprietà personale, Lega e Figc potrebbero dire (e fare)

ben poco. Anche il Coni pare si sia arreso (Petrucci è per la pace, e stima

molto Agnelli): ma tutti quegli scudetti con il numero 30 che campeggiano allo

Juventus stadio e davanti alla sede? Sepp Blatter, maliziosamente, ha

ricordato che gli scudetti della Juve sono 28, mentre Michel Platini, da

vecchio cuore juventino, si è tirato fuori dalla contesa ("Questioni italiane",

ha detto quel rubacchione). Ma Abete ha già garantito che lui farà rispettare

"le regole". Possibile che, pur invitato, diserti la trasferta a Torino per

l'inaugurazione del museo della Juve, per evitare di cadere in un'altra

trappola dopo quella dell'inaugurazione dello stadio, con in bella mostra i

ventotto scudetti (ora diventati trenta, secondo la versione juventina).

Trappola che, seppure a scoppio ritardato, lo imbarazzò non poco. La questione

terza stella sta prendendo una piega poco simpatica. Fra l'altro ci sono

numerosi consiglieri consiglieri federali, e non solo quelli di fede interista

(due-tre, e non di poco peso), che non gradiscono affatto l'eventuale sbarco

di Andrea Agnelli in consiglio federale. "Ma come-ci hanno detto-ha chiesto

alla Figc 444 milioni di danni per Calciopoli, roba da mandarci in fallimento

e adesso rischiamo di trovarcelo seduto nel governo del calcio. Non esiste".

Intanto, bisogna vedere se i ricorsi della Juventus al Tar eccetera eccetera

li ha firmati Agnelli o il dg Marotta: ma questo, secondo un'interpretazione

giuridica, cambierebbe ben poco. Se fosse stato Andrea, in base alle norme

Figc (sempre che si decida di rispettarle...), non potrebbe ricoprire cariche

federali perché ha un contenzioso in atto con una Federazione. Tra l'altro,

pare che Agnelli abbia intenzione di candidarsi alla presidenza della

Federgolf (ora è consigliere): bisogna vedere però cosa ne pensa il

presidentissimo Franco Chimenti, che ha rilanciato un sport prima solo per

ricchi, e Toto Bulgheroni, ex grande campione del basket e ora industriale di

successo, anche lui interessato alla presidenza di questo sport in continua

ascesa e che a Rio 2016 avrà un posto di prestigio nella famiglia olimpica. Ma

stavolta pare proprio che Abete voglia proprio fare la voce grossa. E,

assicura chi lo conosce, non è tipo tanto tenero come sembra.

birillo-rubacchione.jpg

Rubacchione è un refuso? Gergale, dialettale?

gizmo.jpg?w=150&h=120

Giancarlo Abete

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E il Mondiale dimenticato rivive

in un film (ma poco nei cinema)

di ALESSANDRO OLIVA dal blog VIVA LA FIFA (LINKIESTA 12-05-2012)

"Il Mondiale del 1942 non figura in nessun libro di storia ma si giocò nella

Patagonia argentina" (Osvaldo Soriano, Pensare con i piedi, 1995)

Mi è stato segnalato ieri che Il Mondiale dimenticato, film sulla Coppa del

mondo giocata nel 1942 in Patagonia ma mai riconosciuta dalla Fifa, verrà

proiettato martedì 12 giugno al cinema arsenale di Pisa. E' un peccato che la

pellicola sia praticamente introvabile, a quanto mi risulta. Perchè il film,

presentato all'ultimo Festival del cinema di Venezia, racconta una storia che

solo i lettori appassionati di Osvaldo Soriano conoscono.

mondiale_dimenticato.jpg

Il Mondiale dimenticato è un documentario di Lorenzo Garzella e Filippo

Macelloni, che anche grazie al ritrovamento di straordinari filmati dell’epoca,

narra le vicende di un torneo organizzato dal conte di origine balcaniche

Vladimir Otz, riccone stravagante emigrato in Argentina negli anni Trenta e

che, in risposta agli orrori causati dalla Seconda guerra mondiale, organizzò

in Patagonia il Mondiale nel 1942. Una Coppa Rimet che non ha mai ricevuto il

crisma dell'ufficilaità da parte della Fifa: il governo del calcio aveva

stabilito che, per colpa del conflitto, i Mondiali del 1942 e del 1946 non si

sarebbero dovuti giocare.

Quel Mondiale fu caratterizzato non solo dalla partecipazione di giocatori

non professionisti come operai, minatori, scavatori e ingegneri finiti nel sud

dell'Argentina per costruire ponti e strade. C'erano militari, pescatori,

esiliati e rivoluzionari in fuga dalla guerra. E il conte Otz ingaggiò come

arbitro - pensa un po' - William Brad Cassidy, figlio del più celebre Butch,

che proprio come il padre aveva rapinato banche e assaltato treni, trovando

quindi rifugio in Patagonia. Quel Mondiale vide un'altra, storica

Italia-Germania: vinsero i 'crucchi' 3-2 grazie ad un arbitraggio che il

terzino destro Antonio Battilocchi, che all'epoca faceva l'operaio in una diga,

definì (e definisce ancora oggi), "scandaloso".

Una storia così meritava un film. Ma senza i cinema, rischia di essere

dimenticata di nuovo.

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___

IL TEMPO 12-05-2012

aae89c4Y.jpg

Questa striscia satirica da IL TEMPO è troppo...

Male, molto male. Certa gente non aspetta altro, d'altronde son messi li apposta

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Tre stelle, tre motivi per il sì

Le sentenze rispettate, il campionato non alterato e il campo

La Juve ha pagato il prezzo imposto dalla giustizia

sportiva e per quella ordinaria il torneo 2004-05 non

fu alterato: lo vinsero giocatori ammirati da tutti

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 13-05-2012)

Tre motivi per tre stelle, tre piccole riflessioni sul perché la Juventus può

fregiarsi di quel simbolo senza che nessuno debba scandalizzarsene. Tre idee

da buttare nel calderone del gran parlare e scrivere di questi giorni.

1°, IL RISPETTO Il “rispetto delle sentenze” è il concetto più fashion, fa

fine e non impegna. Nel senso che prima di citarle, le sentenze, bisognerebbe

conoscerle (e, possibilmente, anche il processo che le ha prodotte), ma questa

è un’altra storia... Quella degli ultimi sei anni, invece, dice chiaramente

che la Juventus, le sentenze, le ha rispettate. Domandiamo: a qualcuno risulta

che la Juventus non abbia giocato in Serie B nella stagione 2006/07? A

qualcuno risulta che dall’estate 2006 abbia mantenuto nei quadri societari

dirigenti inibiti dalla giustizia sportiva per Calciopoli? A qualcuno risulta

che non abbia calcolato, nell’elaborare la classifica del campionato di B, la

penalizzazione inflittale? No, la Juventus ha rispettato tutto e questo ha

causato: lo smembramento di una squadra che contava 8 giocatori, fra Italia e

Francia, della finale mondiale 2006; l’allontanamento di una delle dirigenze

più brillanti del nostro calcio, basti pensare al progetto stadio, unico nel

nostro Paese e oggi glorificato da tutti; un danno economico calcolato in

oltre 400 milioni dai legali della società e certificato da due aumenti di

capitale da 100 e 120 milioni l’uno. La Juventus ha rispettato pienamente le

sentenze e ha pagato un prezzo forse superiore a quello che i giudici

pensavano di infliggerle nel 2006, tagliando i giudizi con l’accetta

frettolosa consegnata loro da Guido Rossi . Se oggi, anche alla luce di ciò

che è emerso in seguito, Andrea Agnelli vuole contare 30 scudetti anziché 28,

non manca di rispetto alle sentenze, ma opera un atto - non violento - di

disobbedienza civile, per esprimere il suo dissenso. Che, in un paese

democratico, dovrebbe meritare altrettanto rispetto.

2°, QUALI SENTENZE Anche perché, se proprio vogliamo parlare di

sentenze, bisogna ricordare anche ciò che ha scritto la giudice Teresa

Casoria nelle motivazioni del processo penale di Calciopoli: «Il dibattimento

in verità non ha dato la prova del procurato effetto sul risultato finale del

campionato 2004/2005». L’unico giudice che ha avuto il tempo e, soprattutto,

tutte le prove (grazie all’immane lavoro dei legali di Moggi ) per giudicare il

caso, non se l’è sentita di certificare l’alterazione sportiva di quel campionato

(l’unico oggetto di indagine), vinto regolarmente sul campo dalla Juventus.

Ora, al netto di tutto ciò che il dibattimento penale ha smontato della

sentenza sportiva (ovvero il 90% dei capi d’imputazione), perché la Juventus

non dovrebbe sentire suo quello scudetto? Inoltre, i ricorsi della Juventus

pendenti presso la giustizia ordinaria (Tar, Corte dei Conti e Corte d’Appello

su tutti) rendono le sentenze sull’altro campionato di Calciopoli - 2005/06 -

tutt’altro che definitive. E converrebbe ricordarsi che l’Inter, assegnataria

di quello scudetto, si è salvata con la prescrizione dall’accusa di illecito

sportivo diretto, messa nero su bianco da un altro giudice, Stefano Palazzi ,

nella relazione del 1° luglio 2011. Relazione che non sarà una sentenza, ma

andrebbe rispettata o per lo meno non ignorata. L’etica non era quella cosa

che non si prescriveva?

3°, IL CAMPO Come non andrebbe prescritto il parere dei i calciatori, i

veri protagonisti di questo sport. E le loro parole sono più simili a quelle

di Andrea Agnelli che a quelle delle istituzioni. Il 26 luglio del 2006, quando

lo scudetto di quell’anno venne assegnato all’Inter, i nerazzurri erano a

Bolzano per un’amichevole contro il Monaco. Chi c’era si ricorda un certo

imbarazzo dei giocatori nel ricevere il titolo a tavolino dopo essere arrivati

a 15 punti da quella Juventus. E molti, dopo, distinsero fra problematiche

relative alla dirigenza e forza della squadra: la seconda non fu mai messa in

discussione. Quegli scudetti furono vinti sul campo da una corazzata micidiale,

la cui superiorità venne certificata proprio da Massimo Moratti: che non

esitò ad approfittare delle circostanze per acquistare due dei perni

bianconeri, Ibrahimovic e Vieira, grazie ai quali vinse i successivi due

campionati. Quelli, sul campo.

___

SETTEGIORNI DI CATTIVI PENSIERI

di GIANNI MURA (la Repubblica 13-05-2012)

LE STELLE SONO TANTE

MA CHI LE COMANDA?

Confortanti segnali di distensione dal capoluogo piemontese. Un ex alto

dirigente della squadra campione d´Italia ha dichiarato che uso farebbe della

terza stella: "La inchioderei sulla fronte di Moratti". Domenica a Trieste la

festa per lo scudetto ha avuto penose conseguenze per il prato, ma che volete

che sia portarsene via qualche pezzo per ricordo? Tanto, i danni li paga il

Cagliari. Sulle rive del Po, leggo su Repubblica, per oggi è previsto "un

bagno di folla memorabile e stavolta sarà imponente anche il servizio d´ordine

per evitare ciò che è successo domenica sera, quando è stato danneggiato lo

storico Palazzo Madama e distrutto il Toro store di piazza Castello: dopo aver

sfasciato le vetrine, alcuni tifosi hanno defecato nel negozio".

Sulle stelle, interpellati molti esperti. Sabina Guzzanti (1, 2, 3 stella),

Francesco Guccini (Stelle), Sal Da Vinci (Il mercante di stelle), Francesco De

Gregori, per quanto eccessivo (150 stelle) o minimalista (Stella stellina),

bocciate Stelutis in quanto alpinis. Scartato Ligabue, tenero ma fuori tema

(Piccola stella senza cielo) al pari di Jovanotti (Stella cometa). C´era da

aspettarsi una corsa alle stelle. Sul Giornale di ieri si dice che anche il

Milan potrebbe chiedere due stelle in più: per gli scudetti del 1916,

declassato dalla guerra, e del 2005 non assegnato. Tolto alla Juve ma perché

non assegnato? Conviene seguire la voce degli astri o degli estri? Al pettine

vengono tutti i nodi o anche i modi? Est modus in rebus, ma chi lo sa,

trattandosi di rebus? Bisogna rispettare le regole o le fregole? Ma

soprattutto: chi comanda?

Nel dubbio, segnalo un libro: "Cercando Scirea" (ed. Castelvecchi, 379

pagine, 18 euro). E´ un romanzo, più che una biografia. L´ha scritto

Gianluca Iovine, perfetto non è (quel Brera fatto nascere a Cernusco) ma

è pieno di cose buone e calde, soprattutto del rispetto per il calciatore più

leale degli ultimi 40 anni, e di grande profondità umana. I calciatori, però,

non sono stupidi. Sw riporta i risultati di uno studio del Karolinska Institute

di Stoccolma. "In termini di creatività, flessibilità cognitiva, velocità nel

processare le informazioni e memoria nel lavoro (le cosiddette funzioni

esecutive) chi segna più gol ha i risultati migliori nei test". C´è di più:

"I calciatori professionisti, come gruppo, fanno parte del 2% al vertice

tra tutta la popolazione considerata in materia". Quello che non sappiamo

è da chi era composta la popolazione considerata in materia.

In materia di cattivi pensieri, questa rubrica si conclude con l´ultima di

campionato. Ed è a campionato finito (quello di C 2, continuo a chiamarlo

così, ma è Lega Pro) che il solo voto di oggi (8, 5) va alla Pro Patria, alla

squadra, all´allenatore e al presidente Pietro Vavassori. Penalizzazione di 11

punti, gran campionato che, senza la penalizzazione, avrebbe comportato il

salto di categoria con due turni d´anticipo. Della penalizzazione è

responsabile la proprietà precedente, della famiglia Tesoro, di cui ho letto

che stava trattando per l´acquisto del Lecce e mi chiedo come sia possibile,

ma forse tutto è possibile nel nostro calcio. Vavassori ha preso la Pro Patria

perché sua moglie gli aveva detto "dài, Pietro, prendila". Sua moglie si

chiamava Alessandra Sgarella, rapita a Milano l´11 dicembre 1997 e rilasciata

a Locri il 4 settembre 1998. E´ morta nell´agosto del 2011. Vavassori ha

scelto di puntare sui giovani non solo a parole. Mi sembra un buon esempio.

Bene anche la Nazionale, che aderisce alla campagna "Se non ora quando".

Tanto per far capire che i diritti delle donne sono anche un problema degli

uomini. Anche qui segnalo un libro, seppur col titolo sbagliato ("Dove batte

il cuore delle donne?"). Il sottotitolo (Voto e partecipazione politica in

Italia) aiuta a chiarire. L´hanno scritto Assunta Sarlo e Francesca Zajczyk

(ed. Laterza, 156 pagine, 12 euro). Infine, sull´ultimo numero dell´Espresso

Roberto Saviano esordisce con la rubrica "l´anti-italiano", per tanti anni

firmata da Giorgio Bocca. A me sembra una nota stonata, e non c´entra

Saviano né i suoi meriti, che nemmeno mi sogno di discutere. Forse

ragiono da giornalista sportivo, ma certi titoli di rubrica, come certe maglie

nello sport, sarebbe meglio ritirarli. Per rispetto di chi c´era prima, ma anche

di chi arriva dopo.

___

il retroscena

Nel comunicato della Lega scompare

il riferimento ai 28 scudetti vinti

di MARCO IARIA (GaSport 13-05-2012)

Impaurita perfino della sua ombra, nel comunicato sulla premiazione del

campioni d'Italia la Lega decide di evitare qualsiasi riferimento ai 28

scudetti vinti dalla Juventus. Meglio così, per non scontentare i bianconeri.

D'altronde, lo stesso presidente del Coni Petrucci, nell'intervista di ieri

alla Ġazzetta aveva evitato di pronunciare quel numero «maledetto»,

al contrario del boss della Fifa Blatter e in attesa di parole forti del n. 1

della Figc Abete. La polemica sulla terza stella e sui due titoli revocati per

Calciopoli, che la società di Agnelli rivendica orgogliosamente, finisce così

per svelare una certa debolezza istituzionale: un déjà vu per il calcio

italiano.

Inedito Stupisce che perfino una comunicazione ordinaria come quella

legata all'epilogo della stagione diventi il territorio di paure e tentennamenti.

In che altro modo interpretare lo «stralcio» di quella cifra? Giova ricordare

che negli anni precedenti il riferimento agli scudetti complessivi non sia mai

mancato, se non in quei casi in cui il torneo si è deciso all'ultima giornata,

come nel 2010 (ballottaggio Inter-Roma). Il comunicato stampa numero 121 del

2010-11, invece, recitava: «Sabato 14 maggio la Lega nazionale professionisti

Serie A e Telecom Italia consegneranno al Milan, società vincitrice del 18o

scudetto, la coppa di campione d'Italia 2010-11». Idem nel 2009. Titolo

all'Inter, «società vincitrice del 17o scudetto». E invece cosa c'è scritto

nel comunicato numero 122 della stagione in corso? Il trofeo sarà consegnato

«alla Juventus, società vincitrice dello scudetto 2011/2012». E basta. Devono

essere state ore di passione quelle che hanno accompagnato la diffusione

della nota di ieri. Il presidente Maurizio Beretta non se l'è sentita di provocare

un dispiacere ad Andrea Agnelli, sebbene la Lega — essendo l'ente

organizzatore del campionato su delega della Figc — non possa che aderire

al sistema di regole domestiche e accettare le sentenze sportive. Non a caso,

nella sede di via Rosellini l'albo d'oro segue l'indicazione ufficiale: lo

scudetto 2005 revocato e non assegnato e quello 2006 passato a tavolino

all'Inter.

Cerimonia Le tensioni di questi giorni hanno suggerito il low profile. Lo

stesso della premiazione di oggi. Durante le celebrazioni ufficiali,

orchestrate dalla Lega, si eviteranno riferimenti storici, a differenza del

passato, quando al centro del rettangolo di gioco campeggiava uno scudetto

con dentro il numero dei titoli vinti. Motivi d'opportunità giustificabili, visto

il contesto di uno stadio juventino inneggiante ai trenta titoli. Ma usare il

bianchetto su un comunicato di routine, questa sì che è una precauzione

eccessiva.

aabUXihe.jpg

E NUN CE VONNO STA'!

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Il pallone di Luciano

Soltanto Lega e Figc ignorano

la coerenza e il buon senso

di LUCIANO MOGGI (Libero 13-05-2012)

Le bandiere se ne vanno, è nella natura delle cose, la carta d’identità è un

limite purtroppo invalicabile tale da spazzare via i capisaldi delle squadre e

simboli consolidati del calcio nostrano. Non solo Del Piero, addirittura

cinque del Milan, Di Vaio del Bologna, l’interista Cordoba, e probabilmente

Lavezzi, anima del Napoli risorto di De Laurentiis.

L’icona più illustre è Del Piero, talmente illustre che a scriverne non

sembra ancora vero, ma la decisione ineluttabile della società è stata presa

per tempo. Un libro sontuoso che si chiude, un calciatore immenso, una persona

straordinaria, mai un commento fuori posto anche di fronte al distacco che lui

non avrebbe voluto.

Con tutto il rispetto per Gattuso e l’abile saluto scelto da Galliani, il “Mi

manchi” di Fausto Leali, a noi e al calcio italiano mancherà soprattutto Del

Piero, nella stessa misura che ad Alessandro mancherà la maglia bianconera.

Comunque, fossimo stati in Galliani avremmo dedicato “Mi manchi” a Pirlo, a

Gattuso magari “Caro Gattuso ti scrivo, così mi distraggo un po’. . . ”, come

canterebbe l’indimenticabile Lucio Dalla. Un caro saluto ad Alex, non sappiamo

se l’uccellino si sentirà ancora da queste parti o all’estero, ma ci sono cose,

eventi e persone che non si dimenticano, Del Piero è tra questi.

Via in blocco

Al Milan se ne va un intero blocco, lasciano in cinque, e si può capire il

perché: il club rossonero era diventato un po’ giurassico per seguire la sua

filosofia di premiare la fedeltà. D’improvviso la strategia è cambiata,

effetto non più rinviabile dello scudetto perduto, e qualcuno tra i

“dimissionati”, Gattuso, ha riconosciuto le ragioni della società; Nesta

sbarca in Usa, Inzaghi, Seedorf e Zambrotta lasciano per legge di natura. Di

Pippo non abbiamo capito il perché dell’attacco ad Allegri con l’ironico

saluto ad Ancelotti, ha forse voluto far pesare di aver giocato poco, quando

però è capitato non ha sfruttato l’occasione. Altro attacco per Allegri,

illustre ma datato, quello di Pirlo che si è tolto un sassolino pungente dalle

scarpe, celebrando come meglio non poteva il trionfo con la Juve: «Il Milan mi

disse che non servivo più, Allegri voleva mettere un altro al mio posto».

La Juve vivrà giustamente la sua giornata di gloria, un Agnelli è tornato (ci

sussurra un amico) e con lui è tornata la gloria che fa parte del Dna di

questa Società, nata su una panchina di Torino. Quella panchina che qualcuno

ha cercato di bruciare nel 2006, per odio e invidia popolare. E stasera, con

pieno diritto, i tifosi juventini potranno intonare il loro inno «Juve, storia

di un grande amore, il bianco che abbraccia il nero...». Mancheranno soltanto

coloro che questo inno hanno voluto, che alla causa bianconera hanno

sacrificato la loro esistenza.

C’è chi si chiede se Beretta procederà alla premiazione in un tripudio di

bandiere con tre stelle e il 30 stampigliato a caratteri giganti, mentre

l’altoparlante a sua volta potrebbe caricare l’evento sottolineando che si

tratta del 30° scudetto. Noi crediamo che Beretta e chiunque altro non

potrebbero sottrarsi, la battaglia sulle tre stelle continuerà e richiamerà la

famosa professione di incompetenza fatta da Abete sul primo reclamo della Juve,

teso a revocare il titolo di cartone, regalato all’Inter. Dall’incompetenza

si vorrebbe ora passare alla competenza a decidere, ignorando ogni forma di

coerenza. Il calcio e le sue istituzioni dovrebbero dare piuttosto un motivo

ed un significato alla rimozione di due scudetti, per i quali nulla di

irregolare, non dico di illecito, è stato mai provato, ma al contrario è stato

escluso. Un risibile sentimento popolare (?) ispirò quelle sentenze, rendendo

insopprimibile il disagio e il disgusto per il fatto che tribunali sportivi si

siano affidati a quello e non a norme di diritto, che sono le uniche da tenere

presente in uno Stato che vuole essere di diritto, e in istituzioni sportive

che da esse non possono discostarsi.

Imbattibilità

È per questo che la Juve ha il pieno diritto di fregiarsi delle tre stelle,

quale cifra dei suoi trenta scudetti. La gara con l’Atalanta vale per i

bianconeri la difesa dell’imbattibilità stagionale, cui ora Conte tiene, e poi

come prova per la sfida per la finale di Coppa Italia con il Napoli.

Si gioca tutti nella stessa giornata. La metà delle dieci gare non ha

connessioni con le altre, dove si decide l’ultimo posto in Champions e per la

terza retrocessione. Al Genoa che affronta in casa il Palermo basta un punto

per vanificare un’eventuale vittoria del Lecce a Verona contro il Chievo.

Mentre per l’Europa dei grandi, se l’Udinese non perde a Catania, il gioco è

fatto.

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Abete: "Gli scudetti Juve sono 28

Terza stella? Non quella ufficiale"

Milano, 13 maggio 2012

Il presidente della Figc prende una posizione chiara: "Il numero di titoli è quello sancito da un organo di giustizia sportiva e ribadito da Blatter. Se i bianconeri vogliono aggiungere una stella sulla maglia, si vedrà. Ma la dimensione deve essere diversa da quella classica"

Blatter lo aveva scritto in una lettera, Petrucci non aveva voluto commentare per non inimicarsi nessuno, mancava la presa di posizione di Giancarlo Abete,. "La priorità oggi è data dalla festa e dalle emozioni. Però è ovvio che gli scudetti della Juve sono 28". Ai microfoni di "Stadio Sprint" su Raidue il presidente della Figc è intervenuto sul caso della settimana. E alla domanda "Quanti tricolori hanno vinto nella storia i bianconeri?", la risposta è stata chiara.

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comprensione — Anche Abete cerca di non rendersi troppo antipatico agli occhi di Agnelli e dei tifosi della Juve: "Come sancito da un organo della giustizia sportiva e come ha ribadito il presidente della Fifa Sepp Blatter nella lettera di congratulazioni inviata alla società bianconera, i titoli sono 28. Certo, è comprensibile che i tifosi nel cuore ne sentano 30, così come quei giocatori che sono rimasti ed hanno accettato di scendere in serie B".

intransigente — Comprensione sì, ma nessun favore, ovviamente. "La terza stella? Se è quella classica, legata al numero di scudetti vinti - spiega Abete - non è possibile che sia aggiunta sulla maglia. Se poi si parla di sogno della società o di un logo nuovo sulla maglia si vedrà. Non va però collegata la dimensione della stella alla dimensione ufficiale". La Figc ha almeno fatto chiarezza.

Gasport

Modificato da totojuve

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Terza stella

La Juventus non molla

Abete attacca: «Per noi sono 28»

Ma la società cambierà il logo

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 14-05-2012)

TORINO. Un’altra stella è spuntata nel cielo della Juventus e non è una cometa

di passaggio, visto che finirà sulla maglia della prossima stagione. Con buona

pace del presidente federale Giancarlo Abete che, mentre esplode la festa

bianconera, attacca ribandendo la linea dei 28 scudetti. E va detto che,

proprio nel giorno in cui la Juventus sceglie un profilo più sobrio, senza

proclami e senza ostentare (a livello ufficiale) nessuna simbologia

richiamante il 30° o la terza stella, stona un po’ l’attacco del presidente

federale. Soprattutto dopo l’invito al buon senso del presidente del Coni

Petrucci e alla luce del fatto che la Juventus vince lo scudetto con 9

italiani in campo e 7 convocati azzurri per gli Europei. Ma ispirato dai

microfoni della Rai («Presidente, gli scudetti della Juventus sono 28, vero?»),

Abete va giù duro.

LA SPARATA «Di fronte a questa domanda la risposta è che sono 28 gli

scudetti della Juventus. Sono quelli che sono stati sanciti da una decisione

di un organo di giustizia esterno alla Federcalcio (l’allora Camera di Conciliazione

e Arbitrato presso il Coni, ndr ) operante presso il Coni e sono 28, come ha

detto Blatter nella sua lettera alla Juventus. Ognuno pensa di avere la

giustizia sostanziale al proprio interno. C’è una decisione della giustizia

dello sport e quella va rispettata. Non è una trattativa tra sentimenti, che

comprendo, non è quello che uno sente nel cuore. Del Piero lo diceva e

ricordava di sentire nel cuore 30 scudetti. Gli scudetti sono 28 e su questo

versante non può esserci una discussione, da parte di quei giocatori che sono

andati in B e hanno ripreso un discorso nel 2006 è comprensibile questa presa

di posizione sui 30 titoli. La terza stella? Se parliamo di mettere sulla

maglia la terza stella classica per ogni dieci titoli questo non è possibile,

se poi saranno individuate altre soluzioni nel logo o nel sogno o nel disegno,

saranno valutate da chi di dovere. Le tre stelle classiche legate al

riconoscimento di dieci titoli vinti tra l’altro sono il frutto di una

iniziativa partita allora dalla Juventus».

TELESCOPIO E dalla Juventus, quella del figlio di Umberto (l’ inventore della

stella), partirà l’iniziativa della terza stella. Perché i bianconeri vanno

avanti e inseriranno nel logo le tre stelle che diventeranno anche il simbolo

della Stadium. E in questi giorni di febbrili preparativi, hanno aggiornato le

sale del museo con il numero 30 che campeggia un po’ ovunque. Forse

proprio per questo, giovedì Abete rimarrà a casa, dribblando l’inaugurazione

del “J-Musem”, alla quale è stato invitato. La terza stella, eventualmente, la

vedrà con il telescopio.

___

Abete: «I titoli sono 28

No alla terza stella»

Il presidente della Federcalcio: «Juve, trionfo meritatissimo»

di MAURIZIO GALDI (GaSport 14-05-2012)

«La priorità oggi è data dalla festa e dalle emozioni. Però è ovvio che gli

scudetti della Juve sono 28, come sancito da un organo della giustizia

sportiva e come ha ribadito il presidente della Fifa Sepp Blatter nella

lettera di congratulazioni inviata alla società bianconera», il presidente

della Federcalcio Giancarlo Abete è ospite degli studi Rai di Stadio Sprint e

assiste in diretta alla festa bianconera. Una festa per la quale la Lega di

Serie A ha provveduto a stare molto attenta a non sollevare polveroni tra

numero di scudetti, stelle o altro. Lo striscione ufficiale parlava solo di

«campioni d’Italia», dopo la festa ufficiale c’era il «liberi tutti », ma in

tv tutto regolare e nessuna polemica.

La precisazione «Di fronte a questa domanda — spiega Abete a precisa

domanda del conduttore Enrico Varriale — non si può che dare una risposta

naturale: gli scudetti sono 28, quelli sanciti dalla decisione di un organo di

giustizia sportivo, non della Federcalcio, ma del Coni. Sono 28 come ha

anche detto Blatter nella sua lettera di complimenti alla Juventus». E quando

parla di Coni fa esplicito riferimento alla decisione che venne presa dalla

Camera di conciliazione e arbitrato del Coni che si pronunciò sulla

penalizzazione subita dalla Juventus dopo che, con accordo tra le parti

(Federcalcio e bianconeri), la società allora presieduta da Cobolli Gigli rinunciò

al ricorso al Tar e fermò i suoi ricorsi davanti alla decisione della giustizia sportiva.

Trenta nel cuore «È comprensibile che i tifosi nel cuore ne sentano 30, così

come quei giocatori che sono rimasti e hanno accettato di scendere in serie B»,

ha aggiunto il numero uno della Figc, che poi non si sottrae alla domanda

sulla prossima maglia della Juventus: «La terza stella? Se è quella classica,

legata al numero di scudetti vinti, non è possibile che sia aggiunta sulla

maglia. Se poi si parla di sogno della società o di un logo nuovo sulla maglia

si vedrà. Non va però collegata la dimensione della stella alla dimensione

ufficiale ». Per Abete comunque quello della Juventus è uno scudetto

«meritatissimo» e non ha risparmiato elogi per Alex Del Piero che ieri ha

lasciato il calcio italiano. Abete ha anche fatto un accenno alle inchieste

sul calcioscommesse dicendosi «preoccupato» per la Serie A e ribadendo

che la «responsabilità oggettiva» resta un caposaldo della giustizia sportiva.

-------

GaSport 14-05-2012

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