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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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CALCIOMERCATO

NUOVE NORME SUI BILANCI: I CLUB

DEVONO STRINGERE LA CINGHIA

di LUCA DE CAROLIS (Il Fatto Quotidiano 08-07-2012)

Niente acquisti folli, ma operazioni fatte col misurino tra entrate e uscite.

Con largo spazio a parametri zero e risoluzioni di contratto. Questo (almeno

sinora) il mercato estivo dei principali club italiani, figlio della crisi ma

anche e soprattutto del fair play finanziario: il meccanismo voluto dalla Uefa

per costringere i club europei a tenere i conti in ordine, pena massima

l’esclusione dalle Coppe europee.

Uno spauracchio fortemente voluto dal presidente della Uefa, Michel Platini,

che entrerà di fatto in vigore dalla prossima stagione, per produrre le prime

sanzioni nel 2014. O almeno dovrebbe, visto che più d’uno dubita della sua

effettiva applicazione. Ma le norme sono dettagliate e dure. Dal prossimo anno,

la Uefa comincerà a controllare i bilanci e dal 2014 scatteranno

provvedimenti per i club che nel biennio 2012-2013 avranno avuto un deficit

superiore ai cinque milioni: cifra che potrà salire sino a 45 milioni se la

differenza verrà colmata con versamenti diretti della proprietà o con aumenti

di capitale, nel caso di società quotate in Borsa. Dal 2014-2015, il disavanzo

non potrà superare i 30 milioni. Vietato il ricorso a prestiti, fideiussioni o

a espedienti contabili, come l’autovendita del marchio o plusvalenze gonfiate

(esempio, scambi di giocatori volutamente ipervalutati). Non sono considerate

uscite di bilancio le spese per nuovi stadi e centri sportivi e per i settori

giovanili, settori sui quali la Uefa incentiva i club a investire. Le sanzioni

vanno da semplice avvisi, a multe e alla trattenuta di parte dei premi Uefa,

sino al divieto di iscrivere giocatori ai tornei internazionali e a punti di

penalità. Per arrivare all’esclusione dalle coppe, anche a torneo in corso.

POCHE settimane fa Platini ha ribadito: “Non si torna indietro, senza queste

regole il calcio morirà perché tanti club scompariranno. Nel 2010 le società

europee hanno messo assieme debiti per un miliardo e 600 milioni, con un

aumento dei debiti del 36%”. Secondo una simulazione della Uefa, con il fair

play già in vigore 13 club sarebbero stati esclusi dalle Coppe. Tutte società

di prima fila, comprese Milan e Inter. Domanda: come farà il Paris Saint

Germain degli sceicchi, che compra giocatori in serie? “I proprietari del Psg

non vorrebbero limiti, ma dovranno adeguarsi” assicura Platini. Nell’attesa,

provano ad adeguarsi le italiane. Il Milan ha preso due parametri zero

(giocatori svincolati), l’azzurro Riccardo Montolivo e il centrocampista del

Mali Traoré, un prestito (Constant, dal Genoa) e ha acquistato in comproprietà

Acerbi, sempre dai rossoblù. Principale spesa, la conferma di Thiago Silva.

Possibile colpo, Destro, inseguito da altri tre club. Nel contempo, i

rossoneri hanno sfoltito la rosa di veterani con ingaggi pesanti come Seedorf,

Gattuso, Van Bommel e Nesta. L’Inter ha speso oltre 24 milioni per Palacio,

Silvestre e Handanovic, ma compenserà con la risoluzione del contratto di

Forlan (va in Brasile) e la cessione di Maicon al Chelsea. Possibile la

cessione in prestito di Pazzini, mentre sarà complicato piazzare Julio Cesar,

con cui è rottura. Il Napoli ha appena venduto Lavezzi al Psg per 30 milioni,

mentre la Lazio ha preso un brasiliano svincolato, Ederson. Rimane la Juventus,

che di soldi ne ha spesi, eccome: oltre 36 milioni (spalmabili in tre anni)

per Asamoah e Isla, 11 per Giovinco. I bianconeri inseguono anche Destro e

l’olandese Van Persie, quotato tra i 15 e i 20 milioni. Nonostante l’ex

juventino Platini.

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Mensurati e socio pensano che il fatto di scrivere fatti veri (e noti) facendosi passare per giornalisti d'inchiesta sia sufficiente a dargli credibilità quando scrivono le loro vaccate su Repubblica?

Per la serie "La Formica disse all'Elefante dopo aver passato un ponte: Hai visto come lo abbiamo fatto tremare?"

Anto', per il prossimo fine settimana te lo confermerò (ho già prenotato il libro).

Una curiosità che mi vorrei togliere, se possibile: quel che hai in avatar... è un labrador?

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EX AD DELL’INTER

Lega, Paolillo al posto di Beretta?

di FILIPPO GRASSIA (Il Giornale 08-07-2012)

Se il problema è davvero quello di trovare un dirigente con le stimmate giuste

per sostituire il dimissionario (?) Beretta alla guida della Lega di A, non

esiste più o quanto meno è in via di risoluzione. Dietro l’angolo si affaccia

la candidatura autorevole di Ernesto Paolillo, che ha lasciato l’Inter in

punta di piedi e s’è detto disponibile a verificare la proposta arrivatagli da

chi vuole cambiare le cose in via Rosellini.

La Lega è sotto processo non solo per l’ostruzionismo con cui s’è posta di

traverso alla Nazionale, ma anche per la mancanza di progettualità. Da quelle

parti si discute solo di quattrini e di come suddividerli. Il resto è un

optional. Manca un format per aiutare i club a implementare l’impiantistica,

il merchandising, il pubblico allo stadio e via di questo passo. «La Lega ha

un ruolo insignificante», ha affermato il presidente federale. Non c’è

condivisione. Manca la volontà di fare squadra e di ripetere, in termini di

politica sportiva, il lavoro svolto da Prandelli in Nazionale.

Lo scenario potrebbe cambiare drasticamente con l’avvento di Paolillo, specie

dopo l’uscita dall’Inter che non è stata indolore come appare a una visione

superficiale. A un amico l’ex ad ha detto: «Nei miei sette anni di dirigenza,

l’Inter ha vinto tutto con tutte le squadre. Vuol dire che s’è lavorato bene.

Ma è curioso che questa separazione sia avvenuta proprio nel momento in cui la

società intende portare avanti una strategia a me cara». Vale a dire riduzione

dei costi e in particolare degli ingaggi, investimento massiccio sul settore

giovanile, lancio dei ragazzi, costruzione di un nuovo stadio, affermazione

del brand in Italia e soprattutto all’estero, implementazione dell’area

digitale. È su questi temi che Paolillo imposterebbe il suo programma in Lega.

Non è casuale il fatto che abbia lasciato l’Inter dopo il titolo italiano

conquistato dalla Primavera.

O che in molte occasioni abbia preferito seguire le squadre minori piuttosto

di quella maggiore. O che, assieme a Michel Platini e a Jean-Michel Aulas,

presidente del Lione, sia stato fra i fondatori del fair play finanziario

dell’Uefa. «L’unico sistema – ha sottolineato più volte –per evitare il

default del sistema».

Paolillo, nato 66 anni fa a Bari, è stato direttore del Banco Lariano per 14

anni e direttore centrale d’Interbanca per oltre un anno prima di ricoprire la

carica di direttore generale di Banca Popolare di Milano dal 1994 al 2004. Al

momento è presidente del ForexClub, l’associazione degli operatori finanziari

italiani. Potrebbe essere lui l’uomo giusto al posto giusto.

È uomo d’istituzione. E di quello avrebbe bisogno la Lega.

A me questa candidatura ormai conclamata sta poco simpatica:

non sia mai che la Juventus ed AA permettano questo ulteriore smacco

ed entratura anti-juventina.

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CALCIO E IMMIGRAZIONE

Le due vite

di Salim

La storia di Cissé da

clandestino a giocatore

A vent’anni gioca nella massima serie portoghese. Dalla

Guinea all’Italia e senza permesso di soggiorno. Ma un

giorno si avvicinò a un campetto alla periferia di Roma...

di LORENZO LONGHI (l'Unità 08-07-2012)

SALIM, DA DUE GIORNI, SI ALLENA IN UN CENTRO SPORTIVO DAL

NOME SUGGESTIVO: ACADEMIA DOLCE VITA. ACADEMIA, CON UNA

SOLA “C”, PERCHÉ SIAMO IN PORTOGALLO, PIÙ PRECISAMENTE A

COIMBRA, MENTRE DOLCE VITA È IN ITALIANO, PROBABILE MA NON

SCONTATO OMAGGIO A UNO DEI PIÙ CELEBRI FILM NOSTRANI A

LIVELLO INTERNAZIONALE. Salim, 20 anni, da giovedì è un calciatore

professionista, da quando cioè ha firmato un contratto di tre anni con

l’Associação Académica de Coimbra, club della massima divisione portoghese.

E sempre da giovedì Salim ha anche un procuratore dal nome altisonante,

ovvero Davide Lippi. Logico che, in pochi giorni, nella scheda ricaricabile del

suo cellulare italiano abbia finito tutto il (poco) credito residuo: «Il calcio

per me è un sogno, ce l’ho nel cuore per quello che mi ha permesso di

raggiungere. Adesso voglio affermarmi ». Questo è Salim, attaccante, nuovo

numero 92 dei bianconeri di Coimbra. Musulmano praticante, immigrato regolare,

professione calciatore, giovane adulto con un’opportunità di riscatto nel

mondo di chi guadagna prendendo a calci un pallone. E pensare che, poco più

di due anni fa, Salim non aveva mai giocato seriamente a calcio.

Perché allora Salim Cissé era in Italia, illegalmente secondo le nostre

leggi. Era arrivato dalla Guinea, Africa occidentale, in fuga da un Paese che

aveva da poco vissuto il colpo di stato militare di Moussa Dadis Camara, in

fuga anche da alcuni membri della sua famiglia. Un viaggio lungo, sotto certi

aspetti misterioso - chi è passato per quelle rotte ha migliaia di remore a

raccontare cosa accade - e popolato di personaggi ambigui e promesse, sino

a ritrovarsi vicino Roma. Da solo, senza nulla, senza conoscere la lingua. Ma

a pochi passi da un campo da calcio alle cui reti di recinzione, Salim, si

appoggiava per guardare divertirsi i ragazzi del Borgo Massimina, Prima

categoria laziale. «Lo vedevamo spesso lì assieme ad un altro ragazzo -

racconta oggi Francesco Anzalone, presidente della piccola società e dirigente

dell’Atletico Arezzo, in serie D - e un giorno il nostro allenatore lo invitò

a giocare con noi. Rimediammo gli scarpini e una maglietta. Provai a fargli

qualche domanda, io non conosco il francese e provammo con l’inglese. Ma

non c’è bisogno di parlare la stessa lingua per capire che una persona ha

fame». Cissé, a tutti gli effetti, in Italia è un clandestino.

È l’incontro che cambia la vita di Salim, che lo instrada sulla via della

legalità. Chiusi i flussi migratori, impossibile regolarizzarlo con un posto

di lavoro, è proprio Anzalone a consigliargli di rivolgersi al centro di

accoglienza di Castel di Porto e Salim, che ai tempi era un minore,

comincia la pratica per ottenere la protezione internazionale. Anzalone ne

diventa così il tutore. Il tutto mentre Cissé, nei giorni in cui la squadra si

allena, si fa vedere sempre più spesso. Ci sa fare. Ha un mancino di qualità,

un fisico potenzialmente da grande atleta, ha l’umiltà delle persone perbene.

«Nei suoi occhi e nei suoi modi ho sempre visto una grande dignità, una

grande pulizia: anche quando aveva bisogno di qualcosa, lo ha sempre chiesto

con educazione e delicatezza. Ho due figli, con Salim me ne sono fatto un terzo.

Così, quando ha ottenuto il permesso di soggiorno e, più avanti, lo status di

rifugiato, gli ho proposto di provare sul serio con il calcio e lo abbiamo tesserato

con l’Atletico Arezzo». La storia calcistica è nota: 13 gol nei Dilettanti al suo

primo vero campionato, il nome che comincia a girare, qualche titolo sui

giornali e diversi osservatori che, ad intervalli regolari, vanno a dare

un’occhiata a questo attaccante, diamante grezzo con doti eccellenti e solo

appena scoperte, perché prima della stagione di Arezzo Cissé, con schemi

e tattiche, non aveva mai avuto familiarità. Perché, semplicemente, le priorità

della sua vita erano altre. Sopravvivere e farsi riconoscere come persona

anche in un Paese dalle politiche migratorie discutibili. Così come lo sono le

normative sui tesseramenti dei calciatori extracomunitari all’interno della

Figc e le stesse scelte, in materia, di tanti club italiani. Ecco perché, oggi,

il trampolino di lancio di Cissé è diventato il Portogallo.

Dove, Salim spera, fra poche settimane potrà riabbracciare la madre. Non la

vede da tre anni, da quando lasciò la Guinea, e Anzalone sa quanto gli manchi:

«Per lui è il punto di riferimento principale, la sogna sempre. Abbiamo

chiesto e ottenuto dal Coimbra di permettergli di andare in Guinea, o meglio

ancora di attivarsi per portare la madre in Portogallo, quando finirà il

ritiro». Per questo Salim sprizza gioia, in attesa di quell’abbraccio. Grazie

al riscatto dovuto al calcio «e ai gol, che sono quello che mi piace di più.

Devo adattarmi qui,mavoglio che i tifosi siano allegri vedendomi giocare»,

dice ridendo. Dolce Vita, appunto.

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L’analisi

I riflessi del caso Conte-Juve

Mistero Gianello

ma il processo

ora perde quota

di ANTONIO CORBO (la Repubblica - Napoli 08-07-2012)

IL 13 luglio la Procura federale inaugura l’interrogatorio “a domicilio”. Il

suo capo arriverà nel ritiro della Juventus in Val d’Aosta, a Chatillon.

«Buongiorno, signor Conte. Sono Stefano Palazzi. È così cortese da

dedicarmi un minuto? Mi scusi, ci sono due partite del Siena da chiarire e

qualcosa che riguarda lei, ricorda? ». Antonio Conte è accusato dal

suo ex giocatore Filippo Carobbio. Subì una perquisizione della polizia, è

indagato a Cremona, quindi dalla procura federale. Ed è indignato perché

«il pm di Cremona poteva chiamarmi». Gli mandò invece la Mobile in un’alba

di fine maggio, com’è prassi in Italia.

L’interrogatorio a domicilio, a gentile richiesta, svilisce l’inchiesta

federale ed il lavoro di 4 procure della Repubblica, tonnellate di carte e di

bobine, una spesa che farà arrossire i tecnici dello spending review. Non è un

errore di Juve e Conte: hanno chiesto e ottenuto. Meglio se avessero accettato

le regole: rispettarle è lo stile vero dei campioni. Tutto in poche ore: aereo,

interrogatorio in via Po a Roma, come per tutti, e nessuno che potesse

stupirsi. È invece un nuovo segnale che dà la giustizia sportiva: rileva con

sufficienza le indagini dei magistrati ordinari. Rimarca la tendenza al

perdonismo: squalifiche che calano da 29 a 9 punti a club con 11 illeciti e 9

giocatori coinvolti come l’AlbinoLeffe, patteggiamenti più cordiali che miti,

una voglia matta di correre in ferie e aspettare le nuove partite.

In questo clima, il Napoli è fermo. Un suo tesserato, il terzo portiere

Matteo Gianello, una comparsa niente di più, avrebbe tentato di far perdere

la sua squadra con la Samp il 16 maggio 2010 per favorire due amici

scommettitori. Basta per rischiare un deferimento: “illecito sportivo” se

scatta la responsabilità oggettiva. Visti gli altri verdetti, il Napoli può

patteggiare un’ammenda. Ma gli avvocati hanno strategie comuni? Gianello

è ad un bivio. 1) Racconta la proposta («Una ingenuità...») a Cannavaro e

Grava con drastico rifiuto dei due, come risulta negli atti di una ferrea

inchiesta della procura di Napoli. E ottiene una breve squalifica, un anno.

Ne ha 35. È la linea dell’avvocato Eduardo Chiacchio, esperto di diritto

sportivo. 2) Ritratta tutto, ma il penalista Vincenzo Maria Siniscalchi

dovrà demolire i riscontri, come il rapporto di G. V. poliziotto infiltrato,

finto amico. Gianello deve decidersi. O aspetta anche lui una visita di

Palazzi nel suo borgo veneto?

___

La svolta

Gianello va da Palazzi

Calcioscommesse: assente venerdì

scorso per malattia, l’ex portiere azzurro

dal procuratore federale verso il 20 luglio

Chiacchio, legale del giocatore

«Ipotesi patteggiamento, il Napoli

non rischia la penalizzazione»

La difesa «Il mio assistito non ha procurato alcun danno al club partenopeo»

L’audizione Domani sarà sentito dagli 007 federali anche Fabio Quagliarella

di PINO TAORMINA (IL MATTINO 08-07-2012)

Matteo Gianello resta l’uomo del giorno. Anzi, meglio, il ragazzo del giorno.

Perché ha solo 36 anni e sin qui li ha vissuti con la leggerezza del

calciatore di provincia. «Mi ha detto che ha paura di tornare a Napoli, ma al

Napoli lui non ha procurato alcun danno. Non deve essere criminalizzato anche

perché il club azzurro, e mi pare evidente anche dopo le audizioni di venerdì,

non rischia punti di penalizzazione per questa vicenda». A ribadire questo

aspetto è l’avvocato Eduardo Chiacchio, uno dei massimi esperti internazionali

di diritto sportivo, legale dell’ex terzo portiere azzurro. Ha difeso

l’Albinoleffe in procura federale nel filone di Cremona del calcioscommesse:

Palazzi ha deferito i bergamaschi chiedendo 27 punti di penalizzazione. In

appello i punti in meno sono passati da 15 a 9. «Una vittoria netta, la

responsabilità oggettiva dei club viene riscritta in queste sentenze. È

evidente che la giurisprudenza sportiva sta andando nella direzione di non

punire una società che viene penalizzata da un comportamento di un proprio

tesserato».

È il caso del Napoli, insiste l’avvocato Chiacchio. «Per questo insisto: se

non si ammette, si viene puniti. Meglio patteggiare in sede sportiva, non c’è

dubbio. Il Napoli non avrebbe null’altro che un’ammenda. Gianello mi ha detto

che appena starà meglio verrà in procura federale». Prima di fare una scelta,

Chiacchio ne dovrà parlare con il difensore in sede penale di Gianello che è

Vincenzo Maria Siniscalchi. Un vertice che potrebbe avvenire a Roma a metà

settimana.

Gli uomini della task force sportiva nei prossimi giorni aggiorneranno il

calendario delle audizioni e Gianello dovrebbe essere convocato negli uffici

della superprocura di via Po intorno al 20 luglio. Coliche renali permettendo.

La fase istruttoria sportiva su Sampdoria-Napoli del 10 maggio del 2010 si è

aperta ufficialmente con gli interrogatori di Grava, Cannavaro, Mazzarri e

Mascara.

L’inchiesta penale condotta dai pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano,

Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri con il procuratore aggiunto Giovanni

Melillo ha passato ai raggi X il Napoli e suoi giocatori più rappresentativi.

Agli atti ci sono intercettazioni, perquisizioni e interrogatori. E anche il

verbale dell’ispettore della squadra mobile che ha pedinato Gianello.

Interrogato il 15 giugno 2011, Gianello ha ammesso di aver offerto «alcune

decine di migliaia di euro» per agevolare il successo della Samp per conto di

Silvio Giusti. Prima giura di non ricordare a quali compagni avesse rivolto la

proposta, poi riferisce di aver girato l’offerta a Cannavaro e Grava.

Ricostruzione smentita seccamente dai due sia davanti ai pm che venerdì al

cospetto degli 007 federali. L’avvocato Siniscalchi ha presentato in procura

un memoria chiedendo un nuovo interrogatorio per il suo assistito. Che,

convocato per giovedì mattina, non si è presentato perché malato.

Cannavaro, Grava e il Napoli, nell’indagine napoletana, sono usciti

pulitissimi. Tolta Samp-Napoli, non sono emersi elementi tali da ipotizzare

tentativi di «combine» per nessuna partita compresa per esempio Napoli-Parma

2-3, quella dove fu fotografato a bordo campo il boss Antonio Lo Russo. Domani

ci sarà l’audizione di Fabio Quagliarella.

Modificato da Ghost Dog

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I conti del Manchester United

La squadra di calcio inglese sarà quotata a Wall Street e Reuters spiega come la famiglia Glazer ha gestito la società negli ultimi anni (non benissimo, pare)

Il post - 08-07-2012

La famiglia Glazer, proprietaria della squadra di calcio inglese del Manchester United, ha inviato alla Securites Exchange Commission (SEC, l’ente regolatore della borsa americana) i documenti sulla sua situazione finanziaria. Questi sono necessari per presentare un IPO (Initial pubblic offer, “offerta pubblica iniziale”) con cui la società intende quotarsi alla borsa di New York nel prossimo futuro. Basandosi su quei documenti, l’agenzia di stampa Reuters spiega come la famiglia Glazers ha gestito la società finora.

Malcom Glazer, 84 anni, newyorkese di origine ebraica, è il patriarca della famiglia composta dallo stesso Malcom, la moglie Linda e i sei figli. Tramite la holding First Allied Corporation controlla, oltre al Manchester United, anche i Tampa Bay Bucaneers (una squadra di football americano che gioca nella prima serie, la NFL). La holding ha anche numerose partecipazione nell’industria alimentare, nella finanza, nel petrolio e nel gas naturale.

I Glazer hanno acquistato il Manchester United nel 2005, per 1,47 miliardi di euro. L’operazione, che portò la società a uscire dalla borsa di Londra, suscitò molte polemiche tra i tifosi che si costituirono in un fondo rivale per cercare di contendere il controllo della società ai Glazer. I tifosi criticavano il debito con cui i Glazer hanno caricato la società durante l’acquisto (debito fatto per potersi permettere l’acquisto della società e che ammontava a circa 850 milioni di dollari) e l’aumento del prezzo del biglietto allo stadio Old Trafford, di proprietà della società.

La gestione societaria dei Glazer che viene fuori dai documenti inviati alla SEC potrebbe causare nuovo malumori tra i tifosi del Manchester United, parecchi dei quali continuano ancora oggi a parlar male della proprietà e a chiedere ai Glazer di vendere: una delle forme di protesta più diffuse a Manchester, oltre ai cori allo stadio, è l’adesivo con lo slogan “Love United Hate Glazer” (LUHG).

Nel 2008 i sei figli di Malcom Glazer (Avram, Joel, Abrham, Edward, Darcie e Kevin) hanno preso in prestito dalla società un totale di 15,5 milioni di dollari a un tasso di interesse del 5,5% per cinque anni con la motivazione di “scopi personali”. Nella stesso momento, scrive Reuters, il tasso medio per un prestito individuale di due anni praticato da una banca commerciale statunitense era dell’11,5%.

Tra l’ottobre 2010 e il gennaio 2011, uno dei figli di Malcom, Kevin, acquistò insieme alla holding di famiglia un totale di 10,6 milioni di dollari in obbligazioni del Manchester United. In altre parole prestarono alla società poco meno di quanto avevano preso in prestito due anni prima. Il tasso di interesse che ricevettero dal Manchester United per le obbligazioni fu dell’8,375%, cioè il 3% in più del tasso di interesse a cui avevano preso in prestito il denaro dalla società. Nell’aprile 2012 la società ha staccato alla famiglia dividendi per 10 milioni di sterline, che i Glazer hanno utilizzato per restituire il denaro preso in prestito.

Oggi il Manchester United ha 423 milioni di sterline di debiti. Una cifra raggiunta dopo che a fine 2010 i Glazer hanno versato nelle casse della società più di 200 milioni di sterline per ripagare alcuni prestiti. Il Manchester United, fino al 2005, era una società praticamente priva di debiti. I 423 milioni che restano da ripagare sono frutto dell’acquisizione compiuta dai Glazer nel 2005. L’obiettivo della famiglia è ripagare la cifra quotando la società a Wall Street. Non si sa ancora la data dell’Ipo e nemmeno quante azioni verranno messe in vendita e a quale prezzo: i Glazer però hanno dichiarato che non intendono rinunciare al controllo della società.

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TUTTOSPORT 09-07-2012

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SCOMMESSOPOLI

Conte studia il

“match” con Palazzi

Venerdì il tecnico verrà sentito dal pm federale.

Oggi tocca a Quagliarella, lunedì a Bonucci

di SIMONE DI STEFANO (TUTTSPORT 09-07-2012)

ROMA. Sulle rotaie del rapido Palazzi, l’inchiesta fila via, tra binari morti

o sicure rotaie che per molti porteranno al deferimento. Parte la settimana

del triangolo Conte-Carobbio-Mezzaroma. In mezzo, le ultime fermate alle

stazioni di Bari e Napoli: 21 audizioni in 5 giorni, la coda lunedì prossimo

con Bonucci, Ranocchia e Criscito, ma è probabile un nuovo rimpasto di

audizioni. Il pm federale avrebbe in questo modo un’altra settimana piena

almeno fino al 21 luglio.

CONTE E IL SIENA L’attesa è tutta per Conte e Mezzaroma. Il tecnico è atteso

a Roma venerdì e dovrà allontanare le accuse di Carobbio sulle riunioni

tecniche galeotte, con un ventaglio sanzionatorio che tocca l’omessa denuncia

o peggio la squalifica. Il pentito verrà sentito domani per la sesta volta e

non è un caso che sia lui il primo. Due le gare che cita Carobbio:

Novara-Siena 2-2 («Conte ci disse che potevamo stare tranquilli che avevamo

già raggiunto l’accordo per il pareggio») e AlbinoLeffe-Siena che preoccupa

Mezzaroma più del triplo “de relato” («Mezzaroma comprò Perna e Tamburini») di

Gervasoni su Modena-Siena. C’è Passoni che ammette l’incontro con Carobbio

a Stezzano, e Carobbio che cita la dirigenza del Siena al completo. Secondo

la procura federale, Carobbio è un teste «attendibile», ma molte sue “verità”

sono state negate da tutti, oltre a contrastare se messe in rapporto con

Siena-Varese. In cui parla di un Coppola «sbiancato» dopo aver appreso che il

suo presidente voleva giocarsi la sconfitta del Siena. I federali domanderanno

a Carobbio: ma Coppola c’era anche alle altre riunioni tecniche? E se sì,

perché sbianca solo in occasione del Varese? Di quella gara Carobbio parlò

solo al pm di Cremona, Di Martino. Rivelazioni a rate, la difesa di Conte

esige una sola verità per difendersi.

BARI E NAPOLI Entro domani Palazzi avrà già ascoltato tutti i protagonisti

del “protocollo Masiello”. Oggi tocca a Fabio Giacobbe e Angelo Iacovelli,

domani Andrea Masiello, Gianni Carella e Nico De Tullio. Escluso Masiello,

tutti gli altri saranno sentiti a Bari. All’appello manca solo Pierandrea

Semeraro, presunto mandante della combine Bari-Lecce, e anche lui

verrà sentito da Palazzi a breve. In attesa dell’audizione slittata di Gianello, per

Sampdoria-Napoli 1-0 viene ascoltato oggi Fabio Quagliarella, come persona

informata sui fatti. Dello stesso filone, oggi anche Santorum, Piovaccari,

Ariatti e Passoni. Per quello cremonese invece, convocato l’ex Grosseto Paolo

Acerbis, nell’ambito di una presunta responsabilità diretta del patron Piero

Camilli chiamato per venerdì. L’11 luglio chiamato l’ad del Pescara Sebastiani,

per smontare le conoscenze con l’arbitro Bagalini e le accuse in

Pescara-AlbinoLeffe 2-0.

Giustizia sportiva

che paradosso!

di SIMONE DI STEFANO (TUTTSPORT 09-07-2012)

I PARADOSSI della giustizia double-face: orgoglio e

pregiudizio. L’orgoglio dell’innocente nel processo penale

vive fino a prova contraria. Nel processo sportivo no, quella

prova è già il pregiudizio che nasce dal pentito. Chi viene

colpito ha l’onere di difendersi con le prove, è una roulette

russa: parlano di te, sei finito. Sei diversi interrogatori di

Carobbio per arrivare al «Conte sapeva». La difesa del tecnico

osserverà: già, ma prove non ne ha neanche la magistratura,

figuriamoci noi. La mia parola contro la tua. Nove su dieci,

nel penale finisce con un buco nell’acqua, nello sport (primo

paradosso) con il deferimento. Il secondo paradosso è tutto di

Conte, che per ribadire la sua estraneità rischia di dover

ammettere il minimo per far contenti tutti e accollarsi

un’omessa denuncia.

___

IL RETROSCENA

Conte e la serenità della Juve

di ANTONIO BARILLÀ (CorSport 09-07-2012)

TORINO - Le indiscrezioni sulle strategie bianconere davanti a un'eventuale

squalifica di Antonio Conte affondano radici nella riflessione che un grande

club non possa lasciarsi cogliere impreparato. Inevitabile, quindi, che

s'ipotizzino soluzioni alternative e, in caso di lunga durata, successioni di

prestigio, eppure, in corso Galileo Ferraris, non mentono quando giurano

serenità. Non c'è contraddizione con la comprensibile ansia di chi aspetta una

sentenza delicata, brutto apostrofo tra una stagione vincente e un ciclo

felice da portare avanti: chiunque sarebbe teso, seccato e dispiaciuto, ma la

fiducia nell'allenatore induce a pensare positivo e non considerare il peggior

"the end" di una vicenda ritenuta surreale.

RISPETTO - Anche in questi giorni di vacanze al tramonto, nell'imminenza del

ritiro (giovedì a Chatillon) e dell'interrogatorio della Procura Federale (il

giorno successivo a Roma), il presidente Andrea Agnelli e l'ad Beppe Marotta

hanno manifestato la loro vicinanza e solidarietà al tecnico, ribadendo in

lunghi colloqui telefonici quanto dichiarato pubblicamente: «Il ruolo di

Antonio è vicino all'insignificante - il pensiero del presidente - la società

ha avuto modo di conoscere i suoi valori di onestà e integrità. E' giusto

esprimere il massimo appoggio agli organi inquirenti, però è altrettanto

giusto esprimere rispetto per le persone che si ritrovano coinvolte in queste

situazioni in una posizione di debolezza. La Juve società e io personalmente

sono al suo fianco e voglio bloccare sul nascere ogni tipo di illazione:

Antonio è e resterà il nostro tecnico anche il prossimo anno in Champions

League». Parole condivise da John Elkann (« Piano B? Mio cugino è stato

chiaro») e approfondite da Marotta che ha paventato strumentalizzazioni.

PROBLEMA - Certo, se i giudici dovessero credere a Filippo Carobbio, ex

calciatore del Siena che ha tirato in ballo Conte; se dovesse essere applicata

una sanzione; se non dovesse trattarsi di una squalifica di pochi mesi.. . Se,

appunto... La Juve non può far finta di nulla, ma rinvia il problema perché si

fida di Conte e dei giudici, è convinta che l'allenatore saprà dimostrare la

propria estraneità. In fondo, ripetono, nel calderone scommesse è stato

risucchiato da accuse isolate, smentite da testimonianze già raccolte dagli

inquirenti e da altre raccolte dai legali per la memoria difensiva. Una

serenità difficile da proteggere, perché la posizione è comunque scomoda e il

sentirsi innocente gonfia la rabbia, ma tutto sommato solida ed estesa anche

ai tifosi: «La maggioranza - recita un comunicato di Vecchia.Siognora.com, sito

di riferimento - si schiera, ed è pronta a schierarsi, al fianco del proprio

allenatore e, fiduciosa anche delle parole del proprio presidente Andrea

Agnelli, non prende neanche in considerazione l'ipotesi di un cambio al timone

della squadra».

-------

CALCIOSCOMMESSE

Da Quagliarella a Bonucci

Palazzi ascolta la Juve

di EDMONDO PINNA (CorSport 09-07-2012)

ROMA - Da Quagliarella a Bonucci, passando per Antonio Conte. Otto giorni

decisivi. Fino a lunedì prossimo il procuratore della Federcalcio, Stefano

Palazzi, ascolterà tutti i big dello scandalo scommesse. Con un intreccio di

nomi e date da brividi, con atti della procura di Cremona che si intersecano

con quelli di Napoli e di Bari. Ci sarà anche la Juventus, da Quagliarella a

Bonucci. Finiti gli Europei, scemato l’effetto-Italia, gli 007 federali

ricominciano la serie di audizioni che porteranno ad un secondo processo,

probabilmente negli ultimi giorni di luglio e i primi di agosto.

NAPOLI E BARI - Tutto ruota attorno a Matteo Gianello, l’ex portiere del

Napoli coinvolto sulle scommesse. E’ lui ad aver tirato in ballo Grava e

Cannavaro, che rischiano l’omessa denuncia per Samp-Napoli 1-0 del 16 maggio

2010. Ma non solo. E’ lui, Gianello, che avrebbe confidato ad un suo amico

poliziotto che alcune persone del Nord avrebbero assicurato a Quagliarella la

stessa cifra che De Laurentiis aveva promosso al bomber come premio in caso di

arrivo a 12 gol. Con l’attaccante della Juve saranno ascoltati oggi anche

Piovaccari (Samp), Ariatti (Pescara), Acerbis (svincolato), Passoni (Folzano)

e poi Giacobbe (uno dei due amici di Masiello) e Iacovelli, l’infermiere

factotum amico dei giocatori del Bari.

DECISIVA - Sarà anche la settimana di Carobbio e Antonio Conte. L’ex giocatore

del Siena sarà ascoltato (ed era previsto) in “preparazione” delle audizioni

di Massimo Mezzaroma, il presidente del club toscano (giovedì), e di Conte

(venerdì), l’allenatore che tiene la Juve campione d’Italia col fiato sospeso.

I collegi difensivi stanno già preparando le strategie, la Procura federale

ovviamente punta su Carobbio - così come aveva fatto per Gervasoni - per

sostenere l’impianto accusatorio, mirando a confermare la credibilità del

teste. Lunedì prossimo toccherà a Leonardo Bonucci, reduce dalla finale di

Kiev dell’Europeo, Andrea Ranocchia (rimasto a casa proprio all’ultimo dalla

spedizione azzurra) e Domenico Criscito, che sull’aereo per Polonia&Ucraina

stava per salire, prima del blitz degli investigatori a Coverciano. Senza

dimenticare l’interrogatorio del presidente della Delfino Pescara, Sebastiani.

___

CALCIOSCOMMESSE

Quagliarella oggi

atteso da Palazzi

art.non firmato (GaSport 09-07-2012)

Fabio Quagliarella è l'uomo copertina della giornata odierna di audizioni

nell'istruttoria sportiva sul calcio scommesse. Lo juventino sarà chiamato a

rispondere allo staff del procuratore Stefano Palazzi sulla tentata combine,

rifiutata secondo le ammissioni dello stesso autodenunciante, l'ex terzo

portiere del Napoli Matteo Gianello, per Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010.

E' lo stesso caso che ha provocato l'arrivo in procura di Mazzarri, Cannavaro

e Grava. Venerdì scorso i tre avrebbero dovuto essere interrogati dopo lo

stesso Gianello, che però era indisposto. Finora i procuratori hanno

collezionato smentite totali sul tentativo di combine. Ma l'attenzione non è

concentrata solo sugli uffici federali perché c'è un giallo su Gianello, nato

anche da una diversità di strategie dei suoi due avvocati, lo «sportivo»

Edoardo Chiacchio, che è contrario a qualsiasi «passo indietro» che

rischierebbe di non essere creduto, e il penalista Vincenzo Maria Siniscalchi,

che ha presentato una memoria alla procura di Napoli.

Oggi saranno interrogati anche Giuseppe Santorum, Federico Piovaccari

(Sampdoria), Luca Ariatti (Pescara), Paolo Acerbis (svincolato), Dario Passoni

(Folzano), Fabio Giacobbe e Angelo Iacovelli. Domani toccherà ad Filippo

Carobbio e ad Andrea Masiello.

___

IL TEMPO 09-07-2012

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___

GaSport 09-07-2012

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___

la Repubblica SERA 09-07-2012

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L'intervista Il piano del coordinatore delle squadre giovanili:

«Abbiamo sempre cercato solo la vittoria, senza voler convincere»

«Bel gioco, accademie, studio

Così prenderemo la Spagna»

La rivoluzione di Sacchi: «Più corsi anche per i tecnici»

di ALBERTO COSTA (CorSera 09-07-2012)

Arrigo Sacchi, coordinatore delle squadre giovanili azzurre con un

passato da grande rivoluzionario, ha letto l'ultima? Anche Marco

Verratti, da tutti considerato il nuovo Pirlo, sta per essere

acquistato dal Paris Saint Germain. Ormai il nostro calcio è finito ai

confini dell'impero.

«In piena globalizzazione bisogna arrendersi all'evidenza: ci sono club che

spendono più di noi o che comunque fanno più debiti di noi. Poi però c'è da

dire che, credendo poco nei giovani, non ci preoccupiamo di tutelarli. Chi

fosse stato veramente interessato a Verratti avrebbe potuto prenderlo già a

gennaio, il suo talento era conosciuto. Se però tergiversi, è chiaro che prima

o poi se ne accorgono gli altri. La morale è quella di sempre: chi ha

conoscenze riesce a vedere le cose prima di chi non ne ha».

Quindi questa storia conferma che in Italia non siamo disposti a

investire sui giovani.

«Il nostro è un Paese dove il calcio è sempre stato usato come rivendicazione

sociale. Abbiamo cercato soltanto la vittoria, senza preoccuparci di

convincere e di divertire. Tutto è sempre stato abbastanza empirico. E in un

contesto del genere sono i giovani ad essere penalizzati».

In che senso?

«Un calcio difensivo, fatto di espedienti e di trabocchetti, non è un calcio

per i giovani. Dei giovani devi sfruttare la freschezza e la generosità, la

loro disponibilità a un gioco organizzato, d'attacco. Il calcio italiano è

ripetitivo e se ti difendi impari di meno che se attacchi. Il nostro è un

ambiente immobile, sostanzialmente vecchio».

Pare di sentire Prandelli.

«Al confronto del bailamme che ci circonda, la torre di Babele è un'opera

lineare e chiara. I presidenti cambiano allenatore ogni tre giorni,

pianificare è impossibile, uno dei cori più ricorrenti negli stadi è ‘‘devi

morire''. Molti interpretano il calcio come fossimo ancora ai tempi del

Colosseo. Un giovane come può sperare di emergere in un ambiente così

arretrato che, per andare sul sicuro, punta sul mestiere e sull'esperienza?».

Brutto scenario in effetti.

«In Italia chi avrebbe fatto come il Barcellona, che ha affidato la sua

squadra a un allenatore che veniva dalla tercera, la nostra serie C, e che ha

subito chiesto l'allontanamento di Ronaldinho, Deco ed Eto'o? E che dalla

serie C ha preso Pedro e Busquets?».

Probabilmente nessuno.

«Forse il Berlusconi giovane... Quando ero al Real ci criticavano perché i

ragazzi della cantera non avevano spazio. Da noi invece non ho mai sentito

qualcuno lamentarsi perché una squadra gioca con dieci stranieri».

Tutto questo come si riflette in ambito giovanile?

«Nel marzo del 2011 abbiamo incontrato la Germania a livello di Under 21: i

nostri mettevano assieme 10 presenze complessive in serie A, loro 250. Nello

scorso febbraio abbiamo invece giocato con la Francia: loro avevano 13 ragazzi

già titolari in serie A e 3 avevano debuttato in Champions League. Delle 5

nazioni calcisticamente più evolute, noi siamo gli ultimi. Finché continueremo

a interpretare il calcio come uno sport individuale e specialistico, è

evidente che i giocatori più esperti ti daranno maggiori garanzie. Il calcio

invece è uno sport complesso, ci si deve muovere in modo armonioso e

sinergico».

Rimedi?

«Innanzitutto è fondamentale sviluppare nei giovani il calcio totale: tutti

devono saper fare tutto. Ormai il calcio totale è una necessità. La Spagna ha

vinto l'Europeo senza avere praticamente attaccanti. E poi serve una grande

organizzazione di gioco per avere tempi corretti in fase offensiva e per

portare via rapidamente il pallone agli avversari attraverso il pressing.

Insomma serve l'esatto contrario della nostra mentalità: se difendi devi

tornare indietro, per il pressing invece devi correre in avanti. Nella

stagione scorsa le nostre squadre giovanili hanno giocato 84 partite

internazionali. Così i ragazzi si sono confrontati con realtà diverse, con il

portiere che gioca la palla e con tutti gli avversari che cercano di farti

pressing».

Tutte cose che richiedono tempo e investimenti. Voi come vi state

muovendo?

«In questo momento siamo in ritardo nei confronti dell'Uefa che chiede corsi

di aggiornamento per tecnici. È grave: se i maestri sono scadenti, gli allievi

non saranno migliori. La Federazione ora ha assunto allenatori che si stanno

impegnando molto e anche Ulivieri, al Settore Tecnico, sta facendo un gran bel

lavoro, ma bisogna dargli più possibilità di spendere: con poco si ha sempre

poco. Ai miei tempi il Supercorso di Coverciano durava un anno, oggi dura 32

giorni, in Spagna quasi due anni. L'ignoranza non aiuta».

Altre idee?

«Dovremmo ripristinare una norma dei tempi di Allodi, obbligando ogni club ad

avere un responsabile tecnico che si sia laureato al Supercorso di Coverciano.

Poi servono le Academy, centri interni ai complessi sportivi dei club, dove i

ragazzi alternano lo studio agli allenamenti, tra le 16 e le 20 ore

settimanali di scuola, altrettante di calcio, mentre da noi la media è di 6

ore a settimana. Soltanto così torneremo a pescare buoni giocatori, ancora

migliori. Prandelli con la nazionale all'Europeo ha fatto un mezzo miracolo,

però se non hai una base decente il miracolo resta l'unica fonte di

sostentamento. Complimenti alla Juve. È la sola società italiana ad avere la

sua accademia: tra qualche anno raccoglierà i frutti».

Passando al pratico?

«Abbiamo ottenuto che il campionato Allievi diventasse più qualificato. Ora è

riservato ai soli club di A e di B. Quest'anno abbasseremo l'età del

campionato Primavera alla classe '94, come in Spagna, in Francia e altrove. La

speranza è che ci siano pochi fuori quota, se non nessuno. Resta il problema

dei ragazzi del '93 per i quali il passo verso la prima squadra è troppo

grande. La serie C vive una situazione non rosea, molte società sono in

difficoltà economiche. A questi ragazzi manca un passaggio. La soluzione

potrebbe essere quella delle seconde squadre dei club di serie A in Lega Pro».

Sacchi in sostanza qual è il sogno all'orizzonte?

«L'obiettivo è quello di creare giocatori migliori. Per noi è fondamentale

avere squadre che siano padrone del campo e della palla. E dirigenti che non

chiedano ‘‘abbiamo vinto?'' ma ‘‘come abbiamo giocato?'‘. Come si vince vale

di più della vittoria stessa».

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LA SVOLTA

Gnudi: «Stadi,

presto la legge»

Il ministro: «Soldi dei privati per impianti adeguati alle nuove esigenze»

Ma restano forti le pressioni delle lobby che vogliono approfittarne per speculazioni edilizie

di STEFANO SALANDIN (TUTTOSPORT 09-07-2012)

«STIAMO facendo una legge che consentirà, con denaro privato, di

costruire nuovi stadi conformi alle nuove esigenze del calcio: più piccoli, dove

però si possa vedere bene la partita e che consentano anche un momento di

aggregazione tra sportivi e tifosi. In Italia gli impianti sportivi sono pochi, la

metà della Francia, soprattutto nel sud d’Italia»: lo ha annunciato il ministro

per lo Sport, il Turismo e gli Affari Regionali Piero Gnudi intervenendo alla

trasmissione di Tgcom24 “L’intervista della domenica”. «Quei pochi soldi che

avevo come ministro dello sport - ha sottolineato Gnudi - li ho investiti in

questo: anche il paese più piccolo del sud deve avere un impianto adeguato

per fare sport». Gnudi, che ha posto l’accento sul problema del calo

delle presenze negli stadi, ha espresso un auspicio ben preciso, e cioè

che il calcio ritorni ad essere un rito collettivo assolutamente pacifico:

«Quando io ero ragazzo e andavo allo stadio con mio padre era una festa.

Adesso si partecipa a episodi di guerriglia urbana. Gli inglesi, con norme di

pubblica sicurezza, ma anche rifacendo gli stadi, hanno cambiato il clima.

E’ tornato un clima di festa collettiva».

LA SITUAZIONE La Legge sugli stadi, intanto, è ancora in attesa di una

ratifica parlamentare: «La legge sugli stadi è stata studiata per essere a

costo zero per lo Stato - aveva spiegato lo stesso ministro Gnudi qualche

settimana fa - Io mi auguro, e mi sembra che le forze politiche siano tutte

d’accordo, di arrivare in tempi rapidi a una conclusione. Però, quando si ha

da percorrere queste strade e queste procedure, i tempi non sono facili da

prevedere - ha proseguito Gnudi -. Credo molto alla legge sugli stadi, in

Italia c’è bisogno che ci dotiamo di strutture di stadi diverse dalle attuali.

In questi anni c’è stato un forte calo delle presenze negli stadi e andare

allo stadio non è solo un fatto sportivo, ma anche di socializzazione.

Bisogna, però, stare allo stadio in modo allegro - ha concluso il ministro

- senza angoscia della violenza».

L’INGHIPPO Al di là delle dichiarazioni di principio e delle banalità

retoriche, resta il fatto che la legge è ancora bloccata da veti incrociati e

dai movimenti pesanti di potenti lobby palazzinare. Se tutti sono d’accordo

in linea di principio, infatti, perché una legge (o un decreto) non è ancora

stata promulgata? Semplicemente perché vi sono pesanti pressioni

“volumetriche” attraverso le quali si vuol usare lo stadio come un “cavallo

di ţroia” per sviluppare lucrosissime speculazioni edilizie. La logica della

legge, invece, vorrebbe che lo stadio fosse appunto il centro del progetto

e non la scusa per edificare imponenti centri commerciali o nuovi quartieri

residenziali. E’ ormai di dominio pubblico, del resto, il fatto che per mesi

la legge sia stata bloccata in relazione agli interessi di Claudio Lotito che

vorrebbe costruire il nuovo “stadio delle Aquile” bypassando i vincoli

artistici, architettonici e culturali che rendono inutilizzabili i terreni

sulla via Tiberina dove il presidente della Lazio ha concreti interessi

privati. Eccoli, i problemi concreti da risolvere prima di perdersi sulle

astratte questioni di principio.

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Calcioscommesse

Processo, la Figc detta le regole

Quagliarella nega la combine

Il direttore generale della federazione, Antonello Valentini,

parla di una corsia preferenziale per i club coinvolti per

responsabilità diretta, al fine di completare in fretta i due

gradi di giudizio. Il giocatore della Juventus dichiara di non

aver ricevuto offerte per un illecito in Sampdoria-Napoli

di MATTEO PINCI (Repubblica.it 09-07-2012)

ROMA - Sarà una lunga estate, per i processi sportivi al calcioscommesse.

Dopo l'ennesima giornata di audizioni in Procura Federale, quella che apre

la settimana delle audizioni di Conte e Mezzaroma, aumentano le possibilità

che i tempi continuino a diluirsi. Il nuovo orientamento della Figc adesso

è abbastanza chiaro: anticipare il processo per i club coinvolti per

responsabilità diretta. L'annuncio arriva dal direttore generale della Figc,

Antonello Valentini che, a Gr Parlamento, spiega: "Credo che il procuratore

con il suo staff stia pensano a una sorta di corsia preferenziale per i

procedimenti che dovessero richiedere deferimenti per responsabilità diretta".

Una posizione riscontrata anche dalle valutazioni in corso alla Procura

Federale. Perché entro l'inizio del campionato è indispensabile aver

completato i due gradi di giudizio sportivo per poter consegnare l'elenco

definitivo di squadre che prenderanno parte alla prossima serie A e serie B.

E se dovesse essere accertata la responsabilità diretta per illecito sportivo,

la pena per i club ritenuti colpevoli sarebbe l'ultimo posto nella classifica

del campionato precedente, con inevitabile retrocessione.

I nomi? Quelli delle società in cui è coinvolto nello scandalo almeno un

dirigente responsabile (con potere di firma). È l'esempio del Lecce (la

Procura Federale sta aspettando nuovi documenti sulla posizione di Semeraro)

e del Siena: giovedì il presidente Massimo Mezzaroma sarà ascoltato in Procura

Federale per rispondere delle accuse di Carobbio, che aveva raccontato ai pm

di Cremona come "prima della partita Siena-Varese, Ferdinando Coppola entrò

negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima,

all'esterno degli spogliatoi, era stato avvicinato da una persona vicina al

presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la

partita". Domani Carobbio dovrà confermare queste accuse anche davanti

alla procura Federale: evidente che se fosse ritenuto credibile (la Disciplinare

lo ha già certificato nel primo processo) la posizione del club si complicherebbe

non poco. Per questo anche Valentina Mezzaroma, la sorella di Massimo,

prende posizione sulla vicenda: "Venerdì prossimo mio fratello si presenterà

in Procura e, sinceramente, non ne vedevamo l'ora. Carobbio ci accusa ed

è ritenuto credibile: ma per noi non lo è assolutamente. Anzi, posso

sottoscriverlo: Carobbio sta dicendo delle falsità. Purtroppo, sappiamo di

correre dei rischi di natura disciplinare ma la notte dormiamo sereni". Oltre

a Carobbio Martedì sarà il giorno di Andrea Masiello, il "super pentito" del

filone di Bari.

Oggi invece in Procura Federale è sfilato l'attaccante della Juventus

Quagliarella. Macchina scura Ncc ad accompagnarlo e a riprenderlo, occhiali

da sole, silenzio assoluto. Un'ora e quaranta con gli 007 di Palazzi per negare

di aver ricevuto proposte per combinare i match Sampdoria-Napoli 1-0, giocata

il 16 maggio 2010. Durante il proprio interrogatorio alla Procura di Napoli,

lo stesso Gianello aveva giurato di non aver coinvolto l'attaccante: "Escludo

di aver parlato con Quagliarella della proposta del Giusti" per aggiustare la

gara, aveva detto l'ex terzo portiere del Napoli. A sostenere il contrario

invece è l'ispettore Vittoria: a lui Gianello avrebbe confidato come

Quagliarella segnando in quella partita contro la Samp avrebbe raggiunto i 12

gol che gli avrebbero consentito di incassare i 100 mila euro di premio da

contratto e che i suoi amici gli avevano offerto la stessa cifra per non

segnare, incassando però il "no" dell'attaccante. "La partita finì 1-0 per la

Samp e così Quagliarella perse tanto il premio della società quanto i soldi",

si legge sulle carte napoletane. Ricostruzione però smontata dall'attaccante.

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SCOMMESSOPOLI VENERDÌ DA PALAZZI

Così Conte si gioca tutto

Linea strategica condivisa con la Juve: puntare sulle contraddizioni di Carobbio

Accanto al suo avvocato, De Rensis, ci sarà anche il legale dei bianconeri, Chiappero. Per ora è no al patteggiamento

di VITTORIO OREGGIA (TUTTOSPORT 10-07-2012)

TORINO. Domani Andrea Agnelli chiarirà quale posizione intende tenere la

Juventus in merito all’inchiesta sul calcioscommesse in cui è stato

risucchiato Antonio Conte dalle rivelazioni del pentito Filippo Carobbio ,

finito in carcere lo scorso 19 dicembre. Al netto del fatto che l’allenatore

bianconero viene chiamato in causa per situazioni che risalgono al tempo del

suo impegno professionale a Siena, è indiscutibile che “di rimbalzo” anche la

società campione d’Italia possa ritrovarsi coinvolta in cascami fastidiosi.

Prosciugando le parole, se l’allenatore dovesse incappare in una squalifica, a

“pagare” sarebbe pure il club di corso Galileo Ferraris. Squalifica che se

fosse circoscritta a un paio di mesi non inciderebbe sul lavoro stagionale, ma

che se avesse una pendenza più lunga potrebbe innescare alcuni meccanismi

di compensazione.

CODICE ETICO A nessuno è sfuggito che l’audizione in Capitale è stata fissata

il giorno dopo la partenza per il ritiro di Chatillon: un segnale? Forse. A

nessuno, pure, è sfuggito che la Juventus ha preferito non alzare l’asticella

e accondiscendere i desiderata di Stefano Palazzi , imbarcando Conte su un

aereo per Roma così da tappare bocche e spifferi su un’eventuale disparità di

trattamento rispetto ad altri calciatori interrogati. Bene, ma adesso? A cosa

è dato sapere e in attesa di conoscere il pensiero del presidente, Conte era e

continuerà a essere il tecnico della squadra campione d’Italia a prescindere

dall’esito del faccia a faccia con il procuratore federale. La fiducia nei

suoi confronti è tale che verrebbero bypassati persino gli ostacoli del codice

etico introdotto dagli uomini di John Elkann dopo il 2006, uno “scollinamento”

non da poco. Domanda: quale sarà l’atteggiamento da tenersi nella

chiacchierata romana di venerdì? Verrà abbassato il profilo dello scontro per

ammorbidire l’ipotetica pena oppure si opterà di partire dalle memorie

difensive presentate a Cremona al pm Martino - e successivamente trasmesse

dallo stesso magistrato alla Procura federale - per ribattere colpo su colpo e

non beneficiare di alcun “bonus”? O ci sarà una terza strada da percorrere,

che non contempli solo lo «smentire a tappeto e incondizionatamente» la

versione di Carobbio ? E’ probabile che tutto vada a ruotare sulle

contraddizioni della deposizione fornita dall’ex calciatore del Siena (tra

l’altro risentito per la sesta volta: un record), sulle decine di telefonate

avute due giorni prima della partita incriminata (Novara-Siena) con Ilievsky -

usando tra l’altro una scheda intestata a un egiziano - addirittura su

eventuali sentimenti di rivalsa personale.

GIUSTIZIA Conte, patteggiando, andrebbe incontro a una pena minima, ma al

momento l’allenatore salentino non ha alcuna intenzione di ammettere una

combine alla quale giura di non aver aderito. E l’omessa denuncia? Una

scorciatoia per mitigare la pena, il «vero cancro» a detta dei dirigenti

bianconeri da debellare, però.. . E’ inconfutabile che i meccanismi della

giustizia sportiva siano da riformare; che la giustizia stessa debba essere

affidata a magistrati non prestati al mondo del calcio “a tempo perso” ma in

possesso di mezzi investigativi più ampi; che sarà sempre troppo tardi quando

si porrà mano a certe storture, eppure Conte e solo Conte è depositario del

proprio destino. Accanto al suo avvocato, Antonio De Rensis , ci sarà anche il

legale della Juventus, Luigi Chiappero , in maniera da dare un’immagine di

condivisione totale. Venerdì si giocherà una partita delicatissima, senza un

favorito, senza tempi supplementari e calci di rigore. Il guaio di Conte è che

la tattica non la può fare lui...

-------

DI NUOVO ASCOLTATO L’ACCUSATORE DEL TECNICO

Carobbio, sesta audizione

Iacovelli scagiona Bonucci

L’esigenza di stilare i calendari entro inizio agosto darà la precedenza

ai procedimenti per responsabilità diretta. E’ il caso del Siena

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 10-07-2012)

ROMA. Primo processo per presidenti e dirigenti, con posizioni delicate che

comporterebbero la retrocessione. Subito Mezzaroma e il caso-Siena (Conte

compreso?), Camilli e il Grosseto, Semeraro e il Lecce. Forse Sebastiani e il

Pescara. Stop. Per gli altri si riparte da settembre. Resta un’ipotesi,

sussurrata ieri dal direttoregenerale Figc, Antonello Valentini , che al Gr

Parlamento ha detto: «Credo che il procuratore con il suo staff stia pensando

a una sorta di corsia preferenziale per i procedimenti che dovessero

richiedere deferimenti per responsabilità diretta». Poi, timide conferme

federali: sì, Palazzi ci sta seriamente pensando. «Questo - aggiunge Valentini

- per accelerare al massimo il procedimento, tenendo presente che vanno

garantiti comunque tre gradi entro l’inizio del campionato». Insomma, dal

«fare in fretta e fare bene», la Figc ha coniato un terzo comma: «Fare in

tempo». Nella prima decade d’agosto arriveranno i sorteggi e le leghe non

vogliono stravolgimenti: le retrocessioni vanno risolte ex ante. Quanto a

squalifiche e “meno” in classifica, c’è tempo. Ecco perché Mauri , Milanetto ,

Gianello e gli altri (quindi anche Lazio e Napoli) sono posizioni autonome e

potrebbero essere giudicate a partire da settembre, togliendo la Figc

dall’impaccio con la Uefa. C’è poi il problema degli atti: manca la parte di

Bari su Semeraro (si attende la deposizione di Masiello oltre ai documenti del

pm Laudati ), e anche su Mauri e Milanetto si vocifera sia arrivata solo una

parte dell’inchiesta cremonese. Molto è basato su riscontri di indagine

postumi agli arresti di maggio, l’interrogatorio di oggi a Cremona

dell’ungherese Strasser potrebbe aprire un nuovo varco e poi si attende che si

costituiscano Gegic e Ilievsky.

ECCO CAROBBIO Oggi è la giornata dei pentiti: attesi a Roma Andrea Masiello

(dello stesso filone Carella e De Tullio saranno ascoltati a Bari), ma

soprattutto Filippo Carobbio , il grande accusatore di Antonio Conte. Sarà una

giornata importante, con il pentito alla sua sesta audizione e chiamato a

fornire dettagli sui vari «Conte sapeva», oltre a dover fornire precisazioni

su Siena-Varese e la presunta richiesta di Mezzaroma a Coppola per perdere la

partita.

BONUCCI SCAGIONATO Tra gli altri, ieri sentito invece Fabio Quagliarella ,

chiamato ad allontanare i sospetti su Sampdoria-Napoli 1-0: «Ha detto poco

perché poco aveva da dire», tranquillizzano fonti interne. A Bari slitta Fabio

Giacobbe, ma è stato ascoltato Angelo Iacovelli, che ha di fatto scagionato

Bonucci e Ranocchia per Udinese-Bari: «Non sapevano nulla», ha detto

l’ausiliario in quasi 4 ore di audizione. Quanto alle responsabilità del ds

del Bari, Angelozzi : «Quando ha captato movimenti strani, ha cacciato tutti

dallo spogliatoio, me compreso».

___

SCOMMESSE QUAGLIARELLA SENTITO DA PALAZZI: RESPINTA OGNI ACCUSA

Nuova ipotesi Figc:

processo spaccato

di VALERIO PICCIONI (GaSport 10-07-2012)

Il secondo processo sportivo del calcioscommesse bis sarà probabilmente

spaccato a metà: prima le società che rischierebbero di brutto, accusate di

«responsabilità diretta» (le più esposte sembrano Lecce e Siena), poi i club

giudicati per «responsabilità oggettiva». Il direttore generale della

Federcalcio Antonello Valentini ne parla al Gr Parlamento: una «corsia

preferenziale» a cui stanno pensando il procuratore Palazzi e il suo staff.

Quagliarella smentisce Il procuratore capo non interroga mai, lascia a

vice e collaboratori l'a tu per tu delle audizioni, ma si fa vedere, per una

volta senza cravatta, arrivando sorridente in Vespa. Dentro gli uffici di via Po

i suoi sostituti interrogano Fabio Quagliarella, che smentisce categoricamente

di essere stato a conoscenza di una presunta combine per Sampdoria-Napoli

del 16 maggio 2010. Mentre il giallo Gianello continua: sull'interrogatorio

dell'ex terzo portiere napoletano, l'uomo che si era autodenunciato per la

partita in questione, non si sa ancora nulla dopo l'audizione saltata per

ragioni di salute. Ritratterà? Ieri è stato sentito a Bari anche Angelo

Iacovelli, l'infermiere-factotum dello spogliatoio barese, e che nelle quattro

ore di audizione ha negato che la società fosse a conoscenza di illeciti e che

Bonucci e Ranocchia non sapevano nulla dei tentativi di accordarsi su

Udinese-Bari 3-3.

Le due corsie Palazzi sarebbe comunque in attesa di nuove carte

che dovrebbero arrivare da Bari e da Cremona, sul famoso derby Bari-Lecce

(la procura sta valutando la convocazione dell'ex presidente dei salentini,

Pierandrea Semeraro) e su Lazio-Genoa (Mauri e Milanetto potrebbero

essere risentiti). Il percorso è quindi in divenire. Da qui l'idea di spaccare

il processo: garantire a tutte le posizioni più a rischio i tre gradi di giudizio

prima del via della stagione.

Valentina Mezzaroma Oggi è il giorno degli accusatori. Sarà sentito Andrea

Masiello, ma toccherà anche a Filippo Carobbio, l'uomo che tira in ballo il

Siena e Antonio Conte (che sarà sentito venerdì a Roma). Ieri Carobbio è stato

attaccato a Radio sportiva da Valentina Mezzaroma, la vicepresidente del club

toscano: «Dice il falso. Viene ritenuto credibile, ma credibile non lo è per

nulla».

___

CorSport 10-07-2012

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-------

Subito Siena e Conte,

Lazio a settembre?

Il dg della Figc, Valentini: «L’idea della Procura, ora a processo

le responsabilità dirette». Gli altri giudicati a campionato in corso

Palazzi non vorrebbe correre il rischio di iscrivere società che potrebbero essere retrocesse

Per tutti gli altri tesserati, il processo si svolgerebbe a settembre, con la serie A già iniziata

di EDMONDO PINNA (CorSport 10-07-2012)

ROMA - Subito (forse) Siena, Grosseto e Lecce, più l’intricata vicenda del

Pescara, più una quinta squadra già passata sotto il primo procedimento di

questa lunga estate. Poi le altre, dalla Lazio al Genoa. E’ questa l’idea che

si starebbe facendo strada nelle segrete stanze della Procura federale e che

il direttore generale della Figc, Antonello Valentini, ha in pratica

ufficializzato ai microfoni di “La politica nel pallone” su Gr parlamento: «La

Procura sta facendo un lavoro davvero impari. Credo che il procuratore con il

suo staff stia pensando a una sorta di corsia preferenziale per i procedimenti

che dovessero richiedere deferimenti per responsabilità diretta» . Il motivo?

Non si vuole correre il rischio di iscrivere una squadra che rischia

l’esclusione dal campionato (a questo porta l’eventuale condanna per

responsabilità diretta, ovvero il coinvolgimento del presidente o di un

dirigente con potere di firma). E questo anche perché, più di quello che hanno

fatto e stanno facendo, il via Po n. 42 non posso fare, visto che gli uomini

di Palazzi sono contati. Meglio, come si dice, il minore dei mali. Ovvero,

spaccare il secondo maxi processo in un mini processo subito (entro i

calendari di A, previsti il 31) ed in un processo dopo.

RESPONSABILITA’ - Posto che la responsabilità oggettiva, per le società, è

stata rivista e molto attenuata in termini di penalizzazioni in classifica, i

timori di Palazzi e dei suoi uomini nascono dall’eventuale presenza di club

coinvolti per responsabilità diretta. In questo senso si stanno svolgendo e si

svolgeranno, fino a lunedì prossimo, gli ultimi interrogatori degli 007. Sarà

ascoltato il presidente del Siena Mezzaroma, che secondo Carobbio (oggi in

Procura federale) avrebbe chiesto al portiere Coppola (in procura federale

domani) di farsi portavoce con la squadra per perdere la gara col Varese (una

terza persona disse a Coppola che «il presidente intendeva scommettere o

aveva scommesso sulla nostra sconfitta» ) e l’allora tecnico, Antonio Conte

(venerdì), accusato da Carobbio di essere a conoscenza delle combine.

Sarà ascoltato (domani) il nuovo presidente del Pescara, ex amministratore

delegato (uno dei cinque) del club, Daniele Sebastiani, del quale parlano

sia Erodiani che Lucchesi, che a Palazzi ha dichiarato: «In città circola voce

che Sebastiani e Iaconi (ex dirigente del club), siano legati da un rapporto

di conoscenza e frequentazione con il signor Massimo Erodiani, anche in

relazione alle scommesse» . In attesa che dalla Procura di Bari arrivi l’ultimo

tassello il famoso assegno), rischia anche il Lecce per l’ex presidente Semeraro

(potrebbe essere convocato a ore), l’accusa è per il derby comprato (e oggi

sarà decisivo anche l’interrogatorio di Andrea Masiello). Così come rischia il

Grosseto, il presidente Camilli venerdì cercherà di ribattere le accuse

arrivate anche dal Iaconi-bis, oltre che da Turati.

RINVIO - Tutti gli altri casi potrebbero essere quindi rinviati a settembre,

dalla Lazio, al Napoli (il caso Gianello è all’ordine del giorno), il Bologna,

il Genoa. Nei loro confronti le ipotesi di accusa prevedono, per il

coinvolgimento dei propri tesserati (Mauri, che potrebbe essere risentito,

Milanetto, Criscito, ecc), una responsabilità oggettiva, in alcuni casi pure

per omessa denuncia (che non porta a punti di penalizzazione), il processo

potrebbe cominciare anche a campionato iniziato.

-------

GLI INTERROGATORI

Oggi Masiello-Carobbio: è decisiva

Quagliarella ieri ha parlato agli 007 federali: ecco perché andò via da Napoli

di EDMONDO PINNA (CorSport 10-07-2012)

ROMA - Ieri Quagliarella, oggi Carobbio e Masiello. E se l’attaccante della

Juventus, ex Napoli, ha dovuto chiarire (in un’ora e quaranta) i contorni

della vicenda legata alle rivelazioni di Gianello, in particolare al suo

passaggio dal Napoli ai bianconeri e a quel premio sfuggitogli dopo

Samp-Napoli, che gli amici del portiere avrebbero comunque coperto in caso di

sua adesione alla combine (cosa che non avvenne), gli altri due diventano

teste chiave in vista non solo delle prossime audizioni (Mezzaroma e Conte, ad

esempio) ma anche dei prossimi deferimenti.

PARTICOLARI - Filippo Carobbio è già stato ascoltato dagli 007 federali, ma

una la nuova audizione non è una sorpresa, era stata programmata. Ci sono

alcuni nuovi particolari da confermare (dopo le rivelazioni a Cremona di

Conteh e Turati), ci sono gli interrogatori di Massimo Mezzaroma e di Antonio

Conte da preparare. Carobbio è considerato dalla Procura altamente credibile,

«ha già passato indenne due gradi di giudizio», per questo le sue

dichiarazioni e le sue precisazioni avranno un grande peso. Anche se la

sorella del presidente del Siena, Valentina Mezzaroma, ieri ha detto, a

proposito della credibilità di Carobbio, «che non lo è per nulla. Faremo

valere le nostre motivazioni, finalmente possiamo parlare con la procura. Ci

sono dei rischi, ma lui ha detto il falso».

PRIMA VOLTA - Sarà, invece, la prima volta davanti ai federali per Andrea

Masiello. La vicenda è quella legata al derby pugliese Bari-Lecce, a

quell’autogol fatto a posta, ad una serie di rapporti illeciti che potrebbero

inguaiare anche il club giallorosso dell’ex presidente Semeraro. Sarà una

lunga giornata.

___

Scommessopoli

Parla il pentito che fa

tremare mezza serie A

di FRANCESCA MORANDI (Libero 10-07-2012)

È sospettato di aver avuto un ruolo nelle combine di Palermo-Bari del 7 maggio

2011 (2-1), Lazio-Genoa del 14 maggio (4-2) e Novara-Siena del 30 aprile 2011.

Estradato venerdì, oggi l’ungherese Laszlo Strasser sarà interrogato dal gip

Salvini nell’ambito dell’inchiesta di Cremona sul calcioscommesse. Strasser

farebbe parte del gruppo di emissari ungheresi interessati alle partite del

campionato italiano. Interessati, «gli ungheresi», alle gare truccate e alle

scommesse insieme agli «zingari». L’alleanza tra i due gruppi venne sancita il

20 aprile del 2010. Al Meazza si gioca Inter-Barça, semifinale di Champions.

Allo stadio si tenne il summit tra i 2 gruppi e l’organizzatore arrivato da

Singapore, il boss Tan Set Eng.

A confermare agli inquirenti che gli ungheresi venivano a far cassa in Italia

è stato il pentito Gàbor Horvàt il 28 novembre scorso. Il suo interrogatorio è

stato consegnato alla rogatoria arrivata da Budapest. Così nel verbale: «Per

quanto riguarda Borgulya e Schultz vorrei raccontare di una partita italiana

di A. In un giorno intorno a maggio 2011, io, Lazar Matyas ed altri eravamo da

Kenesei Zoltan nella sua casa di Urom. In quell’occasione Keno ha detto che

eravamo arrivati sulla cima. Gli ho chiesto che cosa intendesse e lui ha detto

che l’organizzazione sotto la guida del boss, della quale faceva parte anche

lui, aveva manipolato una partita italiana di A». È Lecce-Lazio del 22 maggio

2011. In quella stessa rogatoria sono trascritti i colloqui registrati alla

vigilia del match. Lazlò Schultz è in partenza dall’Ungheria per la Puglia,

dove, secondo l’accusa, deve portare i soldi per corrompere i giocatori: 600

mila euro. Il 21 maggio Schultz parla con suo padre in Ungheria: «Siamo in

fondo allo Stivale. Siamo in albergo, partiamo domani sera». A partita finita,

due milioni guadagnati.

___

Calcioscommese Sentito alla Procura federale

Ecco Quagliarella:

Napoli-Sampdoria

nessuna combine

Fabio ascoltato oltre un’ora

dal pool delle indagini

Oggi Masiello e Carobbio

Palazzi Pensa a un doppio percorso

subito i casi di responsabilità diretta poi gli altri

di ALESSANDRO FERRI (IL MATTINO 10-07-2012)

Roma. Zero dichiarazioni a microfoni e taccuini, poche parole davanti al pool

del procuratore Stefano Palazzi. Per Fabio Quagliarella, l'audizione alla

Procura della Federcalcio è servita a negare qualsiasi tipo di coinvolgimento

nell'inchiesta sportiva sul calcioscommesse. Il giocatore della Juventus,

accompagnato dal proprio legale e ascoltato per poco più di un'ora e mezzo,

era stato convocato per rispondere sulla tentata combine, rifiutata secondo le

ammissioni dello stesso autodenunciante - l'ex terzo portiere del Napoli,

Matteo Gianello - per Sampdoria-Napoli 1-0 del 16 maggio 2010. Assieme all'ex

attaccante dei partenopei sono stati interrogati l'assistente infermiere

Angelo Iacovelli (interrogato a Bari) e i calciatori Federico Piovaccari

(Sampdoria), Luca Ariatti (Pescara), Paolo Acerbis (svincolato), Dario Passoni

(Folzano), quest'ultimo già fermato per 14 mesi nell'ultimo processo sportivo,

quando aveva patteggiato tale squalifica per due illeciti contestati.

E oggi nuovo round. Tocca ai pentiti Filippo Carobbio (Siena) e Andrea

Masiello (Atalanta) sfilare in Procura. L'ex capitano del Bari verrà ascoltato

su quanto già confessato ai magistrati del capoluogo pugliese, in particolare

le tentate combine della partita Udinese-Bari 3-3 del 9 del maggio 2010 e

delle gare contro Lecce, Cesena e Bologna del 2010-11. Carobbio, interrogato

per sette ore e mezza lo scorso 29 febbraio e squalificato per 20 mesi dopo il

patteggiamento dell'ultimo processo, dovrà invece confermare le accuse mosse

all'attuale tecnico della Juve, Antonio Conte, sulle partite Novara-Siena 2-2

del 30 aprile 2011 («lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare

tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il

pareggio») e AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 («fummo tutti d'accordo,

squadra e allenatore, di lasciare il risultato all'AlbinoLeffe»). Inoltre, il

pool di Palazzi gli chiederà conto anche delle dichiarazioni rese ai

magistrati di Cremona su Siena-Varese 5-0 del 21 maggio 2011 («Ferdinando

Coppola - si legge nel verbale di Carobbio - entrò negli spogliatoi sbiancato

in volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona

vicina al presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere

la partita. In seguito ho appreso da Stellini che la proposta era stata fatta

da Mezzaroma anche allo staff tecnico»).

Il procuratore Palazzi e il suo ufficio stanno prendendo in seria

considerazione la possibilità di portare avanti le inchieste su un doppio

binario. Il primo, più veloce, riguarderebbe i casi legati alla responsabilità

diretta (rischiano Siena, Lecce, Grosseto, e forse anche il Pescara) con un

processo da allestire già in agosto per evitare problemi con la compilazione

dei calendari dei campionati. Un secondo processo, da avviare dopo aver

ricevuto tutte le carte dalle Procure di Cremona e Bari, si aprirebbe invece a

campionati in corso e riguarderebbe posizioni legate alla responsabilità

oggettiva.

La nuova strategia al vaglio della Procura è stata confermata anche dal

direttore generale della Federcalcio, Antonello Valentini: «La Procura sta

facendo un lavoro davvero impari - ha dichiarato su Gr Parlamento - Credo

che il procuratore stia pensando a una sorta di corsia preferenziale per i

procedimenti che dovessero richiedere deferimenti per responsabilità diretta.

Questo per accelerare al massimo il procedimento, tenendo presente che

vanno garantiti comunque tre gradi entro l'inizio del campionato».

___

Caos scommesse

slittano i processi

L’idea di Palazzi: subito i «casi urgenti»

Il filone sulla serie A si può rinviare

di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 10-07-2012)

Rinviare il maxi-processo sportivo sul calcioscommesse: questa l’idea della

Procura federale, al lavoro sul terzo filone dell’inchiesta Scommessopoli.

Nulla di ufficiale, sia chiaro, ma certo un’ipotesi concreta al vaglio della

squadra diretta dal procuratore Stefano Palazzi e confermata anche

dal direttore generale della Federcalcio Antonello Valentini: «La Procura

sta facendo un lavoro davvero impari. Credo che Palazzi stia pensando a

una sorta di corsia preferenziale per i procedimenti che dovessero

richiedere deferimenti per responsabilità diretta».

Casi urgenti in agosto, dunque, per il resto se ne parla più avanti. Ma quali

potrebbero essere i «deferimenti per responsabilità diretta»? Per ora, al

vaglio della Procura ci sono i nomi dei presidenti del Siena Massimo Mezzaroma

e del Grosseto Piero Camilli, ma i collaboratori di Palazzi aspettano nuovi

documenti da Bari sull’ex proprietario del Lecce Pierandrea Semeraro (indagato

per la presunta combine del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011) e vogliono

approfondire la posizione dell’attuale numero uno del Pescara Daniele

Sebastiani (all’epoca dei fatti non ancora presidente) sulla presunta combine

della gara Pescara-AlbinoLeffe 2-0 del 26 febbraio 2011.

In ogni caso se l’ipotesi della Procura diventasse realtà, il maxi-processo

d’agosto si trasformerebbe in un mini-processo, con poche posizioni da

esaminare. Le altre società indagate per il comportamento dei propri tesserati

- e tra queste ci sono per ora anche Lazio, Genoa, Chievo, Napoli, Bologna e

Udinese in serie A - potrebbero stare tranquille fino almeno all’autunno,

mentre la Procura avrebbe il tempo di esaminare con attenzione le nuove carte

in arrivo da Bari e soprattutto Cremona.

Del resto per la squadra diretta da Palazzi la mole di lavoro è

impressionante, come dimostra il ritmo frenetico delle audizioni programmate

per i prossimi giorni. Ieri - oltre all’assistente infermiere Iacovelli e ai

calciatori Piovaccari, Ariatti, Acerbis e Passoni - gli investigatori federali

hanno interrogato l’attaccante della Juventus Quagliarella, professatosi

completamente estraneo alla tentata combine della partita Sampdoria-Napoli

1-0 del 16 maggio 2010, ammessa invece dall’ex portiere partenopeo Gianello.

Oggi, invece, i collaboratori di Palazzi aspettano a Roma i super pentiti

Filippo Carobbio e Andrea Masiello. L’ex capitano del Bari verrà ascoltato su

diverse partite del club pugliese, mentre Carobbio dovrà invece confermare le

accuse mosse nei confronti dell’attuale tecnico della Juventus ed ex Siena

Antonio Conte e dello stesso Mezzaroma sulle partite giocate nella primavera

2011 dal club toscano contro Novara, AlbinoLeffe e Varese. Poi nei prossimi

giorni toccherà proprio a Conte, Mezzaroma, Sebastiani e Camilli. Tanti

interrogatori e un’idea: rinviare il maxi-processo sulla serie A.

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Il caso Torna in discussione l’accordo collettivo; ancora tensione fra serie A e Aic

La Lega riscrive

una norma: è caos

di FABIO MONTI (CorSera 10-07-2012)

MILANO — «Anche» è una semplice congiunzione, come spiegano i

dizionari italiani. E per una congiunzione si rischia il terzo braccio di ferro

consecutivo fra Lega di serie A e Assocalciatori sull'accordo collettivo, che

non ha contenuti economici, ma che rappresenta una specie di contratto

nazionale di lavoro e che è indispensabile per la validità della ratifica di

qualsiasi contratto.

In sintesi. Il 18 giugno, dopo mesi di incomunicabilità fra le parti, si fa

strada l'ipotesi che il contratto, fortemente innovativo e firmato nel 2011,

dopo lo sciopero/serrata del 27/28 agosto, possa essere prorogato di almeno

un anno. Il sindacato fa inserire anche per la serie A la stessa clausola

approvata per la Lega Pro (e allo studio per la B): automatica sospensione

della retribuzione per casi di «illecito sportivo, scommesse e doping». La

Lega di A, in maniera carbonara, aggiunge un «anche», lasciando intendere

che qualsiasi motivo (anche un contrasto con l'allenatore), ci può essere

l'automatica sospensione dello stipendio. Resta in piedi la possibilità di

rivolgersi al Collegio arbitrale, ma questo non muta il motivo del contrasto,

che ha fatto risalire la tensione fra Lega e Assocalciatori.

Adesso si attende l'intervento diretto di Abete, costretto a fare da garante

dell'accordo già undici mesi fa, quando le parti nemmeno si parlavano.

Nel frattempo, l'Aic ha quantificato la presenza di calciatori stranieri nei

campionati pro italiani: nell'ultima stagione hanno raggiunto quota 1.195

(362 in serie A, pari al 47,82%). Erano il 43,71% nel 2010-2011; il 40,11%

nel 2009-2010; il 37,94% nel 2008-2009. Nel 1995-1996 (prima della

sentenza-Bosman) erano soltanto 66.

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Inviato (modificato)

Calciopoli

Moggi non si arrende, ricorso al Tar

"Radiazione illogica e contradditoria"

L'ex dg della Juve chiede la sospensione dell'efficacia della

sentenza dell'Alta Corte del Coni (definita contraria alla

Convenzione europea dei diritti dell'uomo) e un risarcimento

danni: "Il trattamento riservato ha carenze gravissime

rispetto ai parametri europei e della giustizia nazionale"

della Redazione Repubblica.it 10-07-2012

ROMA - Luciano Moggi non molla. L'ex dg della Juventus ha presentato

un ricorso al Tar del Lazio per ottenere la sospensione del provvedimento

con il quale l'Alta Corte di Giustizia del Coni, il 4 aprile scorso, ha confermato

la sua radiazione per la vicenda Calciopoli. Con il ricorso (l'udienza di

discussione deve essere ancora fissata) Moggi chiede anche il risarcimento

dei danni subiti.

I motivi del ricorso al Tar sono tanti e raccolti in 47 pagine: si chiede di

sospendere l'efficacia della sentenza, di consentire a Moggi di non ricoprire

lo status di radiato fino alla decisione di merito, oltre alla richiesta

risarcitoria per danno all'immagine. Secondo quanto reso noto dall'avvocato

Federico Tedeschini, sarà proposta al Tar un'istanza istruttoria per nominare

un perito per quantificare il danno; se non accolta, la quantificazione sarà

fatta con una perizia giurata. Per il resto, la sentenza dell'Alta Corte viene

definita illogica, contraddittoria e contraria alla Convenzione Europea dei

Diritti dell'Uomo "perché è fin troppo evidente - si legge nel ricorso - che

il trattamento riservato al ricorrente ha avuto, anche sotto il profilo

processuale, carenze gravissime rispetto ai parametri europei, oltreché

della giustizia nazionale".

Secondo i legali di Moggi la radiazione è prescritta. Nel ricorso sostengono

infatti che, secondo quanto previsto dal Codice di Giustizia Sportiva vigente

al momento dell'irrogazione della prima sanzione disciplinare, il termine

"spirava al concludersi della quarta stagione successiva alla commissione

dell'ultimo atto diretto a compiere l'illecito", ovvero il deferimento

intervenuto nella stagione sportiva 2005/2006. Tra gli altri motivi alla base

del ricorso amministrativo c'è il fatto che "il Procuratore federale ha

automaticamente e senza alcuna attività istruttoria esercitato l'azione

disciplinare 'sulla base delle sentenze rese'". Per i legali invece il

procedimento sanzionatorio avrebbe dovuto "esplicitamente menzionare

quali fatti e circostanze, certe e provate" fossero alla base dello stesso, pena

il considerare l'atto "viziato, quindi nullo e comunque privo di efficacia".

___

Moggi ricorre al Tar

contro la radiazione

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 11-07-2012)

ROMA. Luciano Moggi ha presentato ricorso al Tar contro la decisione

dell’Alta Corte del Coni di confermare la sua radiazione. Nelle 47

pagine del ricorso presentato dal suo avvocato, Federico Tedeschini,

l’ex dg bianconero chiede di sospendere l’efficacia del provvedimento

fino alla decisione di merito, e una richiesta di risarcimento danni

all’immagine. La sentenza del Coni è definita illogica,

contraddittoria e contraria alla Convenzione Europea dei Diritti

dell’Uomo. Inoltre si fa notare come secondo il CGS, la radiazione è

da considerarsi prescritta in quanto il termine «spirava al

concludersi della quarta stagione (2009/10, ndr) successiva alla

commissione dell’ultimo atto diretto a compiere l’illecito».

___

CALCIOPOLI

Moggi al Tar contro la radiazione

I legali dell’ex dirigente bianconero: «E’ prescritta e viziata»

art.non firmato (CorSport 11-07-2012)

ROMA - Continua la battaglia personale di Luciano Moggi per ottenere

la riabilitazione dopo le sentenze sportive su Calciopoli. L'ex dg

della Juventus ha proposto un ricorso al Tar del Lazio per ottenere la

sospensione del provvedimento con il quale l'Alta Corte di Giustizia

del Coni , il 4 aprile scorso, ha confermato la sua radiazione.

DANNI D’IMMAGINE - L'ex dg della Juventus chiede anche il risarcimento

dei danni subiti all'immagine. Nelle 47 pagine del ricorso si chiede

di sospendere l'efficacia della sentenza e di consentire a Moggi di

non ricoprire lo status di radiato fino alla decisione di merito.

PRESCRIZIONE - Per i legali dell’ex dirigente bianconero, con in testa

l'avvocato Federico Tedeschini, la radiazione confermata dall'Alta

Corte di Giustizia del Coni nei confronti di Luciano Moggi è

prescritta. Sostengono infatti nel ricorso proposto al Tar del Lazio

che, secondo quanto previsto dal Codice di Giustizia Sportiva, vigente

al momento dell'irrogazione della prima sanzione disciplinare, il

termine «spirava al concludersi della quarta stagione successiva alla

commissione dell'ultimo atto diretto a compiere l'illecito», ovvero il

deferimento intervenuto nella stagione sportiva 2005/2006.

«ATTO VIZIATO» - Tra gli altri motivi alla base del ricorso

amministrativo c'è il fatto che «il Procuratore federale ha

automaticamente e senza alcuna attività istruttoria esercitato

l'azione disciplinare “sulla base delle sentenze rese”». Per i legali

invece il procedimento sanzionatorio avrebbe dovuto «esplicitamente

menzionare quali fatti e circostanze, certe e provate» fossero alla

base dello stesso, pena il considerare l'atto «viziato, quindi nullo e

comunque privo di efficacia».

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Doping e scommesse,

palla avvelenata

per Mazzola e Spinozzi

di MAURIZIO MARTUCCI (il Fatto Quotidiano.it 10-07-2012)

Le vie del calcio sono infinite. Come le corsie degli ospedali e le mura in

tribunale. Il 19 Luglio Ferruccio Mazzola non sarà del processo per

diffamazione di Carlo Tagnin, come lui ex Inter e Lazio, ma pure Torino,

come papà Valentino, cuore granata scomparso a Superga. Perché “il terzo

incomodo”, fratello del celebre Sandro, ha smesso di accusare doping

e combine: è allettato, all’imbocco di un tunnel fuori da regole e tempi

supplementari.

Ferruccio Mazzola non è solo l’erede di un mito intoccabile: è vita

sindacalista da centrocampista e allenatore, tra fasce di capitano e panchine

minori prima dell’outing stile Zeman, in lotta contro pastiglie e farmacie

negli spogliatoi, infiltrate già nei ’60 del secolo breve. Denunce pubbliche e

circostanziate, come le verità ombrate di Carlo Petrini, altra gola profonda

del mondo sferico, emarginato malgrado tumori e sofferto addio terreno.

Stessa funerea sorte anche per Bruno Beatrice, ‘mastino’ d’incursione su

nostalgicialbum di figurine, anzitempo bare su cui non è mai tardi interrogarsi.

Come Mattolini, Picchi, Signorini e tanti altri.

D’azzardo, Ferruccio Mazzola entrò in tackle sulla ‘Grande Inter’ di Helenio

Herrera. Le usanze di pasticca nerazzurra, nel 1969 avrebbero ucciso anche

il romanista Giuliano Taccola. A Giacinto Facchetti (anche lui scomparso,

soffrendo) toccò difendere la ‘Beneamata’ onorabilità. L’Inter però, senza

prove contrarie sul ‘Mago’ yogin e filo-gesuita, perse la causa per

diffamazione e fu condannata al risarcimento di 1 milione e 500mila euro:

con precetto di pignoramento sull’incasso di San Siro, ne pagò 7mila

per l’onorario difensivo di Bradipolibri, editore del ruvido intralcio.

Misteriche alchimie d’Ippocrate svelate pure da Arcadio Spinozzi, stopper

in combattimento libero sul fuorigioco di invasivi cicli terapici, con una

panchina in Ghana mai dimenticata e le riprese di un docufilm (“Centravanti

nato”) girato con l’amico ‘Pedro’ su malaffare e tarocco della pedata. In

‘Una vita da Lazio’ (Castelvecchi Editore) scrisse di strane compresse

offerte dall’anti-Mago, lo ‘Stregone’ Juan Carlos Lorenzo, già esorcista nella

Roma in colletta al Sistina. Nel Bologna di Dossena, Savoldi e Sali, vide gli

inganni del Totonero 1980, la Juve di Bettega sfuggire al sensazionalismo

di gazzelle e volanti bordo campo, per uno scandalo in odore di Camorra e

Banda della Magliana. Persa l’innocenza, vent’anni dopo toccò con

mano pure Calciopoli-Moggiopoli-Gea World, bussando alle porte delle

procure di mezza Italia per denunciare incongruenze e falle di un’inchiesta

anomala, non solo controllato e controllore: “Ci sono magistrati – sostenne

il suo avvocato Renato Miele, ex compagno laziale – che in passato hanno

fatto parte di corti di giustizia sportiva nominate dalle stesse persone che

oggi si trovano a giudicare”.

Nessuno ascoltò ‘Spina’ il reietto, finito ai margini del sistema come

Mazzolino’ l’ingombrante. Degenti, soli, scordati nel dribbling di sentenze,

inchieste e prescrizioni mediche terrificanti, come se nulla fosse e niente

sarà. Perché nel calcio, come al circo, quando cade l’acrobata entrano i

clown: lo spettacolo deve continuare, in variante palla avvelenata.

http://youtu.be/QeQcDO_Qsaw

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«Sei nato con il dono di saper giocare al pallone, ti è andata anche

abbastanza bene perché alla fine in qualche squadra decente hai

pure giocato, due soldi da parte te li sei messi, e se non eri così

deficiente e senza palle, magari riuscivi a giocare una volta in serie

A. In Champions League no, ma in serie A sì. Hai avuto un regalo,

quella era la tua strada. La mia strada, invece, era avere la faccia

del cattivo. »

Una cicatrice sul viso, un passato di agente speciale, una Bmw bianca,

una pistola carica. E un campionato da manipolare. Hristiyan Ilievski

è lo Zingaro, il pregiudicato-latitante macedone che ha minacciato e

corrotto centinaia di giocatori diventando il nemico pubblico numero

uno del calcio italiano. E questa è la storia (vera) della sua fuga

dall'Italia, tra il 1° e il 15 giugno 2011, i giorni dell'arresto di

Beppe Signori, i giorni in cui il pallone si scoprì malato ma fece

finta di niente.

Lo Zingaro e lo scarafaggio è la rielaborazione in chiave romanzesca

di un'inchiesta giornalistica lunga più di un anno, condotta per il

quotidiano «la Repubblica» attraverso la consultazione di fonti

dirette tra Roma, Bari, Cremona, Milano, Singapore e Skopje. Un

road movie sulle miserie del calcio italiano, tra i sogni di gloria di una

banda sgangherata e la spietata ferocia delle mafie internazionali. È

la storia di come si è rotto il giocattolo del pallone, tra la distrazione

dei tifosi e il colpevole disinteresse della politica: oggi che in ogni

momento, in ogni luogo e su qualsiasi evento sportivo si possono

«muovere» milioni di euro, la legge italiana è ancora ferma alla schedina

del Totocalcio. Per questo la criminalità organizzata ha scelto di investire

sul calcio più che sulla droga: il guadagno è maggiore e si rischia

meno di un usciere che intasca una mazzetta di qualche euro.

Ma questo libro è anche una ballata triste che celebra personaggi

come il calciatore Gervasoni, «lo scarafaggio», che prima si vende e

poi si pente, o come l'antieorico portiere Paoloni, accusato di aver

avvelenato i propri compagni di squadra per una scommessa a

perdere, vero simbolo di un movimento sportivo e, forse, di un

intero paese.

Un paese che, alla fine, disgusta persino lui, l'orrido Hri lo zingaro:

«Voi avete bisogno di gente come me. Vi serve la gente come me,

così potete puntare il vostro dito del ċazzo e dire: "Quello è un uomo

cattivo". E dopo come vi sentite, buoni? Voi non siete buoni. Sapete

solo nascondervi, solo dire bugie...».

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Il commento

NON SI INVESTE SUL FUTURO

di ILVO DIAMANTI (la Repubblica SERA 10-07-2012)

http://k005.kiwi6.com/hotlink/a89n4g9245/2012_07_10_rsera_i_diamanti_non_si_investe_sul_futuro.mp3

-------

la Repubblica SERA 10-07-2012

Campioni in rosso

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ANSA.it > Calcio > News

Scommesse: Carobbio conferma, Masiello rilancia

7 ore in procura Figc per ex Siena

10 luglio, 22:54

Scommesse: Carobbio conferma accordi

In Procura era atteso come il 'grande giorno', e almeno a giudicare dalla durata delle loro audizioni, Filippo Carobbio e Andrea Masiello non hanno deluso le attese. I due ' pentiti' del calcioscommesse, infatti, sono due elementi chiave dell'inchiesta: da Carobbio dipende, il futuro del Siena, del presidente Massimo Mezzaroma e dell'ex allenatore dei toscani e attuale tecnico della Juventus, Antonio Conte; da Masiello, invece, le sorti del Bari, ma anche dei club affrontati nelle partite oggetto delle tentate o presunte combine: il Lecce su tutti (per Bari-Lecce , 0-2, del 15 maggio 2011) con l'ormai famoso autogol realizzato dall'ex capitano biancorosso e il presunto coinvolgimento della società salentina che avrebbe pagato 300mila euro per la vittoria; ma anche i match con Udinese (Udinese-Bari 3-3 del 9 del maggio 2010) e Cesena, Bologna e Palermo della stagione 2010-11. L'ex giocatore del Bari, entrato per secondo in Procura, resterà con molta probabilità fino a tarda notte negli uffici degli 007 di Palazzi. "Non pensavo sapesse tutte queste cose", é quanto esce fuori dal palazzo federale dopo una pausa dell'interrogatorio per la cena. Masiello starebbe infatti fornendo elementi nuovi all'inchiesta, con novità ulteriori rispetto a quanto dichiarato ai Pm. Il primo a varcare il portone di via Po, è stato comunque, intorno alle 9.20, l'ex giocatore senese, Filippo Carobbio, che é tornato negli uffici federali dopo l'audizione del 29 febbraio scorso. Squalificato per 20 mesi dopo il patteggiamento dell'ultimo processo, il grande accusatore di Antonio Conte doveva confermare le accuse mosse nei confronti dell'ex tecnico dei toscani sulle partite Novara-Siena 2-2 del 30 aprile 2011 - "Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio" - e AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 - "Fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all'AlbinoLeffe". Ma soprattutto fornire elementi sulle dichiarazioni rese ai pm di Cremona sulla partita Siena-Varese 5-0 del 21 maggio 2011, che tirerebbe in ballo direttamente il presidente del club toscano. "Ferdinando Coppola (sarà ascoltato domani, ndr) - si legge nel verbale di Carobbio - entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la partita. In seguito ho appreso da Stellini che la proposta era stata fatta da Mezzaroma anche allo staff tecnico". Dichiarazioni che, dato che il calciatore è ritenuto credibile dalla Procura, potrebbero inguaiare la società senese che rischierebbe il deferimento per responsabilità diretta. Le oltre sei ore di audizione e il confidenziale 'Pippo' con cui uno degli inquirenti federali si è rivolto al calciatore al termine dell'audizione confermerebbero il tono familiare tra le due parti e che, magari, Carobbio oggi non ha fatto scena muta, confermando quanto già detto in precedenza. Ora toccherà a Mezzaroma (giovedì) e Conte (venerdì) smontare il castello di accuse, ma l'aiuto potrebbe arrivare da Coppola che in una memoria difensiva aveva già screditato le dichiarazioni di Carobbio su Conte. Attorno alle 16, poi, a dare il cambio a Carobbio in Procura, è stato Andrea Masiello, chiamato invece a confermare anche la volontarietà dell'autogol realizzato nel derby, in cambio di denaro. "Quando il risultato era sullo 0-1 ho sfruttato un'occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l'esito di sconfitta per il Bari e poter - le sue parole ai pm - ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l'autogol con cui si è concluso l'incontro". E a fornire dettagli sulla fitta rete di contatti con calciatori e amici scommettitori volta a sistemare i match: il 'protocollo Masiello', come l'hanno definito gli inquirenti pugliesi. In giornata gli investigatori federali hanno interrogato a Bari anche gli amici di Masiello, Giovanni Carella e Aldo Guarino. Domani invece la loro attenzione si sposterà sull'arbitro Roberto Bagalini, sul fratello calciatore Stefano e, soprattutto, sul presidente del Pescara, Daniele Sebastiani, e il calciatore Marco Turati che a Cremona ha rivelato il presunto coinvolgimento della dirigenza del Grosseto nella combine di Ancona-Grosseto 1-1 del 30 aprile 2010. Oggi, però il protagonista indiscusso resta Masiello. Verso le 20.30 il pool degli 007 federali gli ha concesso un'ora di pausa per la cena. L'interrogatorio ha ripreso il suo corso, poco prima delle 22, e terminerà con molta probabilità in piena notte, se non addirittura alle prime luci dell'alba.

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Inviato (modificato)

SCOMMESSOPOLI L'ACCUSATORE DI CONTE

Carobbio-fiume

solita versione

L’ex senese e Masiello confermano tutto

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 11-07-2012)

ROMA. Sei ore di interrogatorio, un solo aggettivo: inaspettate. Filippo

Carobbio è entrato alle 9.20 al numero 45 di via Po e ci resta fino alle 16

inoltrate, altro che semplici precisazioni. Carobbio ha parlato a lungo con i

federali (i sostituti Quartarone , Licheri e Arpino ), cosa si sono detti in

così tanto tempo, in parte resta tabù. Difficile che il grande accusatore di

Antonio Conte , dopo essersi così tanto esposto, possa aver ritrattato, semmai

può aver “rivisto” alcuni dettagli. Ma per Conte, da quel lato, non arrivano

sconti.

ACCUSE Del filone relativo al Siena, Carobbio è stato il primo ad essere

sentito. E non è un caso: la Figc vuole vederci chiaro, ma è difficile che le

lungaggini siano relative a nuove e più pesanti accuse, ipotesi di “contorta”

strategia difensiva. Su Conte, Carobbio aveva già stradetto: per Novara-Siena

(«Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto

avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio»), e per

AlbinoLeffe-Siena («Fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare

il risultato all’AlbinoLeffe»). E aggiungere ulteriori cose non dette a

Cremona sarebbe un balletto di dichiarazioni a rate che a quel punto

irriterebbe anche il pm Di Martino . Più plausibile allora che i procuratori

abbiano ripercorso con lui le rivelazioni fatte in passato, facendo domande a

macchia d’olio per valutare la sua attendibilità, specie sui lati più grigi.

Nel merito, perché per il resto lo stesso Carobbio resta la base dell’accusa e

sarebbe controproducente farlo cadere in contraddizione. Ci sono dichiarazioni

che possono essere riviste, e su questo puntano i legali del tecnico juventino,

che da un’omessa denuncia mascherata da illecito, potrebbe vedersi contestare

soltanto la prima accusa: «Conte sapeva».

SIENA E GROSSETO Del resto, quanto dice Carobbio a Cremona su Siena-Varese («

Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco

prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente Mezzaroma che

gli aveva chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita»), oltre a

dover essere riscontrato con la deposizione di oggi di Coppola, lascia più di

una perplessità. Senza escludere la questione relativa alle oltre 50 chiamate

che Carobbio fa a Ilievski a cavallo della gara con il Novara. Perché non ne

ha parlato anche a Cremona? La gara con il Varese deve aver impiegato diverso

tempo dell’audizione, ma poi va considerata anche l’attenzione che i federali

stanno perseguendo sul fronte Grosseto. Turati , Conteh , Acerbis , tutti dopo

gli arresti aprono a nuove gare e sia Turati che Acerbis parlano

esplicitamente del coinvolgimento del patron Piero Camilli (sarà sentito

venerdì): chi meglio di Carobbio potrebbe parlare del presidente? In vista del

processo alle sole responsabilità dirette, è un lato che alla procura

interessa.

BONUCCI A dare il cambio a Carobbio è arrivato Andrea Masiello , che in

prospettiva patteggiamento ha portato documenti che certificherebbero le

compartecipazioni alle combine del Bari. La più delicata vede il presunto

coinvolgimento dell’ex patron del Lecce, Pierandrea Semeraro (in Figc manca

solo il suo passaggio di denaro nelle tasche dei Masiello) per il derby

Bari-Lecce. Masiello è uscito a notte fonda, confermando quanto detto a Bari

su Bonucci in Udinese-Bari («Bonucci mi disse: pari? Se si può, ci sto»),

accuse che il difensore bianconero dovrà smentire lunedì. Stesso giorno in cui

dovrebbe essere sentito Gianello .

___

PROCURA FEDERALE DAL DIFENSORE EX BARI NOVITÀ CONTRO BONUCCI: DOPO UNA PAUSA AUDIZIONE RIPRESA NELLA NOTTE

Carobbio rilancia,

Masiello fa il bis

L'ex del Siena amplia le accuse su Mezzaroma e Conte: oltre 6 ore d'interrogatorio

di GAETANO IMPARATO & VALERIO PICCIONI (GaSport 11-07-2012)

Ha confermato tutto. Anzi, a precisa insistenza dei procuratori sportivi che

lo interrogavano, Filippo Carobbio, uno dei grandi accusatori del calcio

scommesse, ha circostanziato il suo racconto, la seconda puntata di una

confessione fiume visto che era già stato a via Po il 29 febbraio. Alla fine,

dopo sei ore e mezzo di domande e risposte, Carobbio ha però dimenticato una

firma ed è stato richiamato da uno dei procuratori in tono decisamente

colloquiale, «Pippo, torna su». Segnale del fatto che Carobbio ha collaborato

ancora con gli inquirenti. Alla prima deposizione, Carobbio ha aggiunto le

parole già raccolte dalla procura di Cremona, puntando l'indice contro il

presidente del Siena Mezzaroma per le presunte combine, e su quel «state

tranquilli, c'è già l'accordo per pareggiare» attribuito ad Antonio Conte,

allora allenatore dei toscani, prima del Novara-Siena della stagione 2010-2011.

Mezzaroma e Conte A questo punto, diventano cruciali le prossime giornate di

audizioni. Oggi tocca a Ferdinando Coppola, attualmente al Milan, compagno di

squadra di Carobbio a Siena, il portiere che aveva smentito combine nel primo

interrogatorio e che oggi dovrà però rispondere anche su altre gare. Domani

sarà la volta di Massimo Mezzaroma, il presidente del Siena, mentre venerdì

arriverà proprio Antonio Conte.

Maratona Masiello Ma ieri c'è stata pure un'altra audizione-maratona. Andrea

Masiello è stato chiamato a riferire su alcune partite sospette del Bari, ma

avrebbe aggiunto nuove circostanze, fornendo altri dettagli sul coinvolgimento

di Leonardo Bonucci nella tentata combine di Udinese-Bari 3-3, tanto da

rendere necessario lo sconfinamento notturno dell'audizione. Intanto c'è una

nuova data per l'audizione di Matteo Gianello, l'ex portiere del Napoli che

parlò di una tentata combine per la gara con la Samp, sarà lunedì a Roma.

Condanne Ieri la Disciplinare ha squalificato un ex assistente arbitrale e un

ex arbitro di lega Pro: Luca Bisceglia è stato condannato a un anno e sei mesi,

Bagalini è stato inibito per un anno. Il provvedimento parla di

«comportamenti sostanzialmente orientati a favorire l'alterazione di risultati

ufficiali» per «agevolare l'effettuazione di scommesse». Fra l'altro Bagalini

sarà sentito nuovamente oggi insieme con il fratello Stefano, calciatore della

Fermana.

___

Carobbio insiste

Conte e la Juve

pronti alla difesa

Sei ore davanti agli 007, nel mirino l’allenatore

Masiello interrogato nella notte: ha detto tutto

Il pentito conferma tutte le accuse, ma i legali bianconeri hanno le carte per l’innocenza di Conte

Confessione fiume di Andrea Masiello Potrebbero esserci nuove rivelazioni rispetto a Bari

di EDMONDO PINNA (CorSport 11-07-2012)

ROMA - Carobbio insiste, puntualizza e definisce i dettagli, la Juve e Conte

preparano una difesa con sorpresa, Masiello nella notte calda di Roma confessa

anche alla Procura federale, tanto da suscitare stupore rispetto alle cose a

lui note e che ha raccontato. Una lunga giornata, forse un’altra giornata

chiave, che potrebbe portare ad ulteriori novità nelle prossime ore. Di sicuro,

è un po’ come la storia del pifferaio magico dei fratelli Grimm: chi viene

qui e suona, attira altri tesserati.

CREDIBILITA’ - Carobbio è rimasto sei ore negli uffici della Procura federale.

Non tutti, pare, a definire, puntualizzare, confermare quanto già detto sia

davanti agli uomini dello stesso Palazzi, sia ai magistrati di Cremona. Un

teste ritenuto, dopo ieri, ancor più credibile dagli 007 federali, che hanno

fatto un vero e proprio tour de force. L’ex attaccante del Siena si è

presentato alle 9.22, alle 10 è iniziato l’interrogatorio, che si è protratto

fino alle 16.08, fra molte pause dovute a problemi logistici. Al centro dei

colloqui ci sarebbero state più le accuse ad Antonio Conte (che sarà ascoltato

venerdì) che il coinvolgimento di Mezzaroma (davanti agli inquirenti federali

domani). Le partite da tenere sotto osservazione, Novara-Siena 2-2 (30 aprile

2011: «Lo stesso Conte ci rappresento' che potevamo stare tranquilli in quanto

avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio» ) e

Albinoleffe-Siena 1-0 (29 maggio 2011: «Fummo tutti d'accordo, squadra e

allenatore, di lasciare il risultato all'Albinoleffe» ). Sul presidente del

Siena, Carobbio, nel verbale della Procura di Cremona, disse che «Ferdinando

Coppola (che sarà ascoltato oggi, ndr) entrò negli spogliatoi sbiancato in

volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona

vicina al presidente Mezzaroma che gli aveva chiesto se c'era la possibilità

di perdere la partita. In seguito ho appreso da Stellini che la proposta era

stata fatta da Mezzaroma anche allo staff tecnico» .

DIFESA - Se Carobbio è ritenuto altamente credibile, la difesa della Juventus

e di Conte (che comunque resta in bilico) non è rimasta a guardare.

Innanzitutto, ci sono otto tesserati del Siena che smentiscono quanto

raccontato dal “grande accusatore” (ce ne sono quattro dell’Albinoleffe, però,

che confermano la combine). Un solco sul quale i legali bianconeri si sono

inseriti, probabilmente allargando il fronte dei partecipanti alle riunioni

tecniche, attraverso dichiarazioni giurate che confortino soprattutto la tesi

innocentista piuttosto che minare la credibilità del teste dell’accusa. Una

strategia già usata dall’avvocato del Bologna, Gabriele Bordone, per il

caso-Portanova.

COLLABORATORE - Una lunga giornata anche per gli uomini più fidati del

procuratore Palazzi. Fino a notte inoltrata il sostituto Giuseppe Quartarone e

gli avvocati Antonella Arpini e Ettore Licheri hanno ascoltato Andrea Masiello,

arrivato alle 16. 11 accompagnato dai suoi legali, Pino e Manco. Una

deposizione fiume, nella quale l’ex difensore del Bari (ora all’Atalanta)

avrebbe non solo confermato quanto detto ai pm di Bari, ma avrebbe allargato

il fronte, su aspetti magari marginali per la giustizia ordinaria ma

fondamentali per quella sportiva. Una pausa per la cena e poi, dalle 22,

Masiello e gli 007 sono tornati a riunirsi negli uffici federali. Fino a notte

inoltrata....

___

Calcioscommesse

Masiello e Carobbio

audizioni fiume

su Bonucci e Conte

di MATTEO PINCI (la Repubblica 11-07-2012)

ROMA — Un giorno in Procura Federale per i superpentiti del calcio scommesse:

Filippo Carobbio, accusatore di Antonio Conte e Massimo Mezzaroma, e Andrea

Masiello (foto), traino dell’inchiesta barese. Sei ore per la sesta audizione

di Carobbio, chiamato a far luce sulla posizione del presidente del Grosseto

Camilli, accusato da Turati di aver “comprato” Salernitana Grosseto, ma

soprattutto a confermare le accuse a Conte, spiegando alcune incongruenze.

Anche in merito all’episodio secondo cui il tecnico, nel corso della riunione

tecnica di Novara-Siena, avrebbe annunciato un «accordo per far finire la gara

in parità», mai confermato dai suoi compagni. Nel pomeriggio il turno di

Masiello, alla sua prima audizione: l’ex capitano del Bari avrebbe presentato

nuovi elementi riguardo le accuse al difensore della Juventus Bonucci, e

ribadito quelli noti su Bari-Lecce. A Cremona invece Laszlo Strasser ha

confermato l’intero impianto accusatorio, ammettendo di essere stato a libro

paga del gruppo degli “zingari”.

___

Siena-Varese,

test sull'attendibilità di Carobbio

di ANDREA ARZILLI (CorSera 11-07-2012)

ROMA — Sei ore per blindare l'attendibilità di Filippo Carobbio, per giocare

di sponda e capire se le rivelazioni del super pentito rese al pm di Cremona

sulle combine del Siena di Conte e Mezzaroma possono davvero costituire

l'anima dell'accusa nel prossimo processo sul calcioscommesse, quello che

vedrà partire i deferimenti entro un paio di settimane e che a fine luglio

prenderà in esame le responsabilità dirette. L'attacco frontale sui presunti

«tarocchi» dei toscani contro Novara e AlbinoLeffe ha fornito due versioni

contrapposte dalle quali non ci si schioda: quella che, seppure con numerose

pause e riflessioni, il pentito ieri ha confermato per intero davanti ai

federali, e cioè la famosa riunione tecnica pre-Novara nella quale Conte

avrebbe detto ai suoi di «stare tranquilli». E quella degli altri otto

tesserati ascoltati, tutti sedicenti estranei ai fatti. È la settimana della

verità per Antonio Conte: c'è un rischio di reato associativo per la partita

del Novara, un rischio omessa denuncia per quella con l'AlbinoLeffe, ma di

patteggiamento alla Juve non si vuol sentir parlare. C'è, semmai, uno studio

frenetico delle carte per entrare nel merito. E non tanto per smontare la

credibilità del pentito, tattica che, ultime sentenze alla mano, pare non

pagare. Quanto, semmai, per svincolare la figura del tecnico dallo specifico

degli episodi citati: pentito a parte, niente prova le parole di Conte nella

riunione tecnica e nessuno ha confermato che sapesse dell'incontro nel

parcheggio con gli esponenti dell'AlbinoLeffe. I federali hanno provato

imboccando una terza via, più indiretta. La partita su cui si sono concentrati

è quella col Varese; Carobbio con i federali non ne aveva mai parlato. Ne ha

tratteggiato il «pre» alla procura di Cremona indicando nel presidente

Mezzaroma il «deus ex machina» della combine e citando l'ex compagno

Ferdinando Coppola, non a caso convocato per oggi in Figc. «Qualche giorno

prima della partita Siena-Varese — si legge nel verbale di Carobbio — Coppola

entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima,

all'esterno degli spogliatoi, era stato avvicinato da una persona vicina al

presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la

partita. Questa persona gli aveva detto che il presidente intendeva

scommettere o aveva scommesso sulla nostra sconfitta. Intendo riferirmi al

presidente Mezzaroma. La squadra oppose un netto rifiuto suggerendo al Coppola

di rappresentare a chi lo aveva contattato di non aver voluto riferire la

proposta ai giocatori. Ribadisco che il Coppola era quasi sconvolto». E

proprio la deposizione dell'ex portiere dei toscani può costituire la prova

incrociata che dà forza a Carobbio e alle sue tesi. Ieri gli 007 di Palazzi

hanno chiesto uno sforzo al pentito per carpire altri particolari della

ricostruzione, altri dettagli da sottoporre a Coppola. Se la verità di

Carobbio ne uscisse rinforzata, per Mezzaroma e Conte sarebbe dura dimostrare

che invece non è credibile quando parla di loro. Ieri in Figc, fino a notte,

ha parlato anche Andrea Masiello sui tarocchi del Bari. Invece alla procura di

Cremona, l'ungherese Laszlo Strasser ha confermato la struttura

dell'organizzazione internazionale dedita alle combine, così come l'avevano

tratteggiata gli inquirenti, con la testa a Singapore e le braccia (degli

zingari e, da un certo punto in poi, degli ungheresi) in Italia: Strasser non

ha parlato di partite, ha confessato di aver incontrato Gegic, Ilievski,

Bressan e Bellavista, ha ammesso di essere un factotum dell'organizzazione,

che lo ha premiato negli anni con quattro «gite premio» a Singapore.

___

E a Cremona parla l’«ungherese»

Carobbio e Masiello sotto torchio per 6 ore

art.non firmato (Libero 11-07-2012)

Un vero e proprio interrogatorio fiume per Filippo Carobbio. Dopo le sette ore

e mezzo di audizione nel febbraio scorso l’ex giocatore del Siena ieri è stato

sentito dai procuratori federali per oltre sei ore. Carobbio, già squalificato

per 20 mesi dopo il patteggiamento dell’ultimo processo, doveva confermare le

accuse mosse nei confronti di Antonio Conte sulle partite Novara-Siena 2-2 del

30 aprile 2011 e AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011. Inoltre i

procuratori federali lo hanno convocato per chiarire le sue affermazioni

rilasciate ai magistrati di Cremona sulla partita Siena-Varese 5-0 del 21

maggio 2011 e sulla presunta richiesta del presidente senese Mezzaroma di

perdere la partita. Concluso l’interrogatorio Carobbio ha lasciato la procura

federale senza rilasciare nessuna dichiarazione.

Negli uffici di via Po è poi entrato l’altro pentito Andrea Masiello. Il

difensore dell’Atalanta è stato chiamato per confermare le tentate combine

delle partite Udinese-Bari 3-3 del 9 del maggio 2010 e delle gare contro Lecce,

Cesena e Bologna della stagione 2010-11.

Oggi intanto verrano ascoltati Ferdinando Coppola, anche lui ex giocatore del

Siena, e il presidente del Pecara Daniele Sebastiani, mentre domani sarà il

turno di Massimo Mezzaroma, presidente del Siena.

A Cremona intanto è stato interrogato Laszlo Strasser, uno dei componenti

della banda degli «ungheresi». Senza essere entrato nel particolare delle

sospette combine sulle partite Palermo-Bari e Lazio-Genoa, Strasser ha

confermato il quadro relativo all’organizzazione degli «ungheresi»: è emerso

infatti che era il factotum, il gregario degli altri ungheresi. Inoltre

Strasser ha provato a minimizzare l’episodio relativo al suo incontro con Huat

Beng Choo che sarebbe stato oggetto di uno scambio di denaro.

___

Interrogato per la prima volta Masiello

Tutta la verità

di Carobbio

Il centrocampista aggiunge nuovi particolari

Domani toccherà a Mezzaroma

venerdì sarà il turno di Conte

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 11-07-2012)

ROMA - È durata oltre sei ore l’audizione in Procura Figc di Filippo Carobbio,

sentito dagli 007 federali nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse.

Carobbio, grande accusatore del presidente del Siena, Massimo Mezzaroma, e di

Antonio Conte, ex allenatore dei toscani e attuale tecnico della Juventus, era

chiamato a fornire nuovi elementiall’interrogatorio del 29 febbraio. In primis

a livello personale, dopo il nuovo racconto ai pm di Cremona che «prima della

partita Siena-Varese(poi conclusasi 5-0, ndc), Ferdinando Coppola entrò negli

spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima era stato

avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c'era

la possibilità di perdere la partita». Ma in un secondo momento, anche delle

rivelazioni effettuate, sempre a Cremona, da Conteh (4 gare incriminate, tra

queste Ancona-Grosseto dove «le squadre erano d’accordo per il pari e Carobbio

mi diede 6. 000 euro») e Turati (riguardo alla manipolazione di

Salernitana-Grosseto: «Vincemmo 4-3 in trasferta e venni a sapere da Carobbio

che il nostro presidente Camilli, l’aveva praticamente comprata, cioè aveva

fatto in modo che noi vincessimo»). Carobbio ha confermato tutto, avvalorando

la tesi accusatoria del pool di Palazzi che ha posto ancora una volta domande

dettagliate sulle riunioni tecniche andate in scena con Conte prima di

Novara-Siena 2-2 del 30 aprile 2011 («Lo stesso Conte ci rappresentò che

potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara

per il pari») e AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 («Fummo tutti

d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all'AlbinoLeffe»)

per stabilire eventuali contraddizioni con le precedenti versioni, e avere

ulteriori conferme su particolari, sinora sottovalutati. E’ chiaro che

dall’audizione di ieri del centrocampista si baseranno i nuovi interrogatori

che vedranno protagonisti domani il presidente del Siena, Mezzaroma e venerdì

l’allenatore della Juve.

Il lavoro della Procura è poi proseguito sino a notte con l’audizione dell’ex

capitano del Bari, Andrea Masiello, convocato per la prima volta dai federali

per confermare quanto detto ai pm e per fornire informazioni sulle presunte

combine di partite 2010-2011 del club biancorosso, compreso il derby con il

Lecce (in via Po attendono i riscontri del passaggio di denaro, per chiudere

il quadro accusatorio e convocare così anche l’ex presidente Semeraro). Anche

in questo caso, Masiello non ha potuto far altro che confermare quanto già

emerso dagli atti della procura barese riguardo alle tentate combine delle

partite Udinese-Bari 3-3 del 9 del maggio 2010 (Bonucci e Ranocchia saranno

ascoltati lunedì, ndc) e delle gare contro Lecce, Cesena e Bologna della

stagione 2010-11. Ma poi fornendo anche elementi nuovi all’inchiesta, tanto

che nella pausa per la cena un pm federale si è lasciato scappare un

sibillino: «Non pensavo sapesse tutte queste cose».

___

Carobbio e Masiello collaborano

Scommesse: i due pentiti confermano le accuse

di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 11-07-2012)

Le attese audizioni «sportive» dei super pentiti Filippo Carobbio e Andrea

Masiello non hanno tradito le attese.

A Roma la Procura federale, al lavoro sul terzo filone dell’inchiesta sul

calcioscommesse, ha raccolto tante risposte e anche molte conferme. Arrivato

negli uffici di via Po alle 9. 20 del mattino, Carobbio ne è uscito dopo oltre

sei ore e mezzo, visibilmente provato dal lungo interrogatorio. L’ex

calciatore del Siena - già ascoltato per sette ore e mezzo lo scorso 29

febbraio, deferito per 12 illeciti commessi ai tempi dell’AlbinoLeffe e del

Grosseto e squalificato per 20 mesi - non ha voluto rilasciare dichiarazioni

come già accaduto dopo il primo interrogatorio.

Proprio come allora Carobbio ha collaborato: il giocatore dello Spezia è

stato chiamato per confermare le accuse nei confronti di Antonio Conte sulle

partite Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena della primavera 2011, ma soprattutto

spiegare quanto dichiarato ai magistrati di Cremona su Siena-Varese 5-0 del 21

maggio 2011: «Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto

rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al

presidente Mezzaroma che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere

la partita. In seguito ho appreso che la proposta era stata fatta da Mezzaroma

anche allo staff tecnico». Accuse pesanti, che oggi pomeriggio verranno

verificate dai collaboratori di Palazzi attraverso l’interrogatorio dell’ex

portiere del Siena Coppola.

Entrato negli uffici della Procura poco dopo le 16, Masiello ne è invece

uscito attorno alle 20. 30, ma solo per una pausa-cena: l’interrogatorio è

ripreso verso le 21. 30 e si è prolungato fino a tarda serata. Nessuna

dichiarazione, ma la certezza che anche l’ex capitano del Bari - convocato per

far luce su diverse partite sospette della squadra pugliese, tra cui la gara

giocata contro l'Udinese il 9 maggio 2010 e poi contro Lecce, Cesena e Bologna

della stagione 2010-11 - ha collaborato pienamente con la giustizia sportiva.

Nel frenetico ritmo delle audizioni - la Procura ha fissato nuovamente

l’interrogatorio del pentito Gianello per lunedì, ma la presenza a Roma

dell’ex portiere del Napoli non è sicura - oggi gli investigatori accenderanno

i riflettori sul Pescara: ci sono le audizioni dell'arbitro Bagalini e del

presidente del club abruzzese Daniele Sebastiani, ascoltato con ogni

probabilità sulla presunta combine della partita Pescara-AlbinoLeffe 2-0 del

26 febbraio 2011 riferita «de relato» da Erodiani.

___

Interrogatori

Scommesse, i giorni della verità per Siena

di FILIPPO BAFFA (Corriere Fiorentino 11-07-2012)

Adesso si fa sul serio. Il secondo processo per il calcio scommesse si

avvicina e Palazzi stringe il cerchio ripartendo dai personaggi chiave: ieri

ha riascoltato Masiello, il viareggino protagonista principale del filone

barese dell'inchiesta, e Carobbio, l'uomo a cui sono legati i destini di Siena

e Grosseto. E tra domani e venerdì sfileranno tutti gli attori principali di

questo capitolo: Mezzaroma, Conte e Camilli. Da non sottovalutare neppure la

giornata di oggi, con due giocatori meno in luce ma le cui testimonianze

potrebbero essere decisive perché la Procura propenda o meno per l'accusa di

responsabilità diretta delle società: Coppola e Turati. L'interrogatorio di

Carobbio (durato 6 ore) ieri è ripartito dalle sue dichiarazioni di qualche

mese fa: «Qualche giorno prima della partita Siena-Varese del 21 maggio 2011,

Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco

prima, all'esterno degli spogliatoi, era stato avvicinato da una persona

vicina al presidente Mezzaroma che gli aveva chiesto se c'era la possibilità

di perdere la partita». Mezzaroma che sarà chiamato domani a rispondere di

queste accuse, in aggiunta a quelle di quelle di Gervasoni per le quali fu già

convocato a fine aprile ma non si potè presentare per motivi di salute: «Gegic

— ha detto Gervasoni ai magistrati — mi riferì di aver appreso da un suo amico

del Kazakistan che il presidente del Siena diede soldi ai giocatori del Modena

Tamburini e Perna per vincere l'incontro Modena-Siena del 26 febbraio 2011».

Ieri a Carobbio sono stati chiesti ulteriori particolari anche sulle gare

contro Novara e Albinoleffe in cui accusa Conte di essere stato a conoscenza

delle combine: il tecnico sarà raggiunto venerdì direttamente nel ritiro

juventino di Chatillon dagli uomini di Palazzi per essere interrogato. Lo

stesso giorno a Roma sarà ascoltato anche il presidente del Grosseto. Nel suo

caso a metterlo nei guai sono state le confessioni postume degli uomini che

secondo Carobbio erano stati incaricati dal ds Iaconi di combinare la gara

Ancona-Grosseto

___

Calcioscommesse, il Lecce trema

Semeraro jr convocato in caserma

L’ex patron domani dai carabinieri per il derby truccato

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica - Bari 11-07-2012)

L’EX presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro, dovrà presentarsi domani

alla caserma dei carabinieri di Bari per raccontare la sua verità sul derby

taroccato di due anni fa. La convocazione è stata notificata nei giorni scorsi

dal procuratore Antonio Laudati e dal sostituto Ciro Angelillis come atto

propedeutico alla chiusura finale del primo fascicolo d’indagine. Semeraro

è iscritto nel registro degli indagati ma, per lo meno nelle dichiarazioni

pubbliche fatte ai giornali, si è sempre detto innocente: è accusato, sulla

base delle dichiarazioni dei compagni di Andrea Masiello e di alcuni

accertamenti tecnici, di aver partecipato seppur indirettamente alla combine

della gara del derby.

Secondo quanto ricostruito dalla procura un imprenditore salentino, Carlo

Quarta, ha incontrato Masiello e i suoi amici Carella e Giacobbe in un albergo

salentino prima della partita consegnando loro del denaro perché il Bari

perdesse il derby. Fu la gara che sancì la salvezza del Lecce, nella quale

Masiello segnò il clamoroso autogol del 2-0 salentino. All’appuntamento

partecipò, secondo quanto racconta Carella, anche Semeraro. «Ci rechiamo

a Lecce con Giacobbe mette a verbale l’uomo - ed avevamo appuntamento con

Carlo Quarta, non ricordo il nome della piazza, ricordo il bar, o il bar Centomila o

Trecentomila, una cosa del genere. Era una piazza centrale, c'era una fontana.

Sono sceso dalla macchina quando è arrivato Carlo, gli ho detto: 'Guarda che

mi devi dare una garanzia, io devo fare vedere, o mi dai dei soldi o mi dai un

assegno, perché io devo farlo vedere ai ragazzi, perché sennò non mi credono,

mica mi credono sulla parola (... ) Dopodiché lui si è allontanato, ha detto:

'Aspetta un attimo'. Io sono tornato verso la macchina da Fabio e ho visto lui

che parlava con il figlio di - perché l'ho riconosciuto - con il figlio del

Presidente. Io però con lui, con il figlio del Presidente, non ho mai parlato.

Ho visto che parlava con lui. Aveva una camicia celeste e un jeans. L’ho

riconosciuto perché l'avevo visto in televisione».

Le dichiarazioni avrebbero trovato anche riscontri tecnici. La documentazione

sta per essere trasmessa dalla procura di Bari agli uffici di Palazzi: se

l’ipotesi accusatoria fosse confermata, il Lecce rischia la retrocessione per

responsabilità diretta. Ieri proprio davanti al procuratore federale è sfilato

Andrea Masiello: un interrogatorio lungo più di sei ore il suo nel quale l’ex

terzino del Bari ha confermato quanto raccontato davanti ai magistrati penali

sul finale di stagione del Bari nel campionato 2009-2010 e su alcune partite

nella stagione precedente. Centrale è Bari-Udinese del 2009 quando Masiello

tira in ballo come complice della combine il difensore della nazionale e della

Juventus Leonardo Bonucci, indagato da Cremona, che però ha sempre negato

ogni addebito su quella partita.

___

La prima partita di Conte:

smentire Carobbio

Venerdì l’interrogatorio davanti al pool di Palazzi in Figc

Fra gli atti in sua difesa, il tecnico avrebbe nuove testimonianze

L’EX DIFENSORE Ha confermato le accuse in oltre sei ore di audizione

Era già stato ascoltato a febbraio

IL NUOVO PROCESSO Entro due settimane i deferimenti

Ai primi di agosto il via al dibattimento e le sentenze

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 11-09-2012)

Sei ore, qualche pausa, un panino. Filippo Carobbio, uno dei due grandi

pentiti dello scandalo scommesse e il grande accusatore di Antonio Conte,

ha giocato, ieri, la sua seconda partita davanti al pool del pm del pallone

Stefano Palazzi e, al fischio finale, il destino del tecnico bianconero è

rimasto sospeso. Conte sapeva, anzi era a conoscenza fin da principio

dell’accordo per il pareggio fra Novara e Siena, sfida del primo maggio del

2011 (2 a 2 il verdetto). E, Conte, era stato informato della stretta di mano

fra giocatori alla vigilia di AlbinoLeffe-Siena del 29maggio di un anno, una

combine per far vincere i bergamaschi che, sul campo, vinsero 1 a 0 contro un

Siena già promosso in serie A: questo aveva raccontato Carobbio nel verbale

consegnato agli inquirenti sportivi il 29 febbraio scorso e, questo, ha

ribadito, ieri, l’ex difensore agli uomini di Palazzi.

L’allenatore campione d’Italia, alla guida del Siena nel campionato 2010/11,

venerdì alle 15 busserà alla porta della procura della Figc, in via Po a Roma.

La linea difensiva di Conte avrà un punto di partenza ben preciso: Carobbio

non verrà indicato come il pentito non credibile, ma, di Carobbio, verranno

messe in discussione alcune delle sue ricostruzioni più dettagliate, ma prive

di riscontri. Così ad allargarsi potrebbe essere la squadra di chi il primo

maggio era presente nella pancia dell’hotel di Novara dove il Siena alloggiava

e dove, per Carobbio, sarebbe andata in scena la riunione tecnica

dell’accordo: già otto tesserati o ex di quel Siena hanno capovolto le

dichiarazioni del pentito nei rispettivi interrogatori in Figc ed è probabile

che altri (forse tutti i presenti, nessuno escluso) lo abbiano già fatto

perchè Conte e il suo pool difensivo potrebbero, fra gli atti nuovi annunciati,

consegnare agli inquirenti una lunghissima serie di documenti con le

testimonianze dei giocatori che hanno preso parte alle riunione pre partita

senza, però, ascoltare dalle parole di Conte alcun riferimento a possibili

accordi fra società.

Per il pentito, Novara-Siena fu combinata. Per l’ex tecnico del club toscano,

quella, fu una gara vera, verissima dove in gioco c’era già la promozione in

A. Per Carobbio, prima di AlbinoLeffe-Siena fu l’accordo nel parcheggio

dell’albergo dei bianconeri a scrivere il verdetto. Di Conte, in quel

parcheggio non c’è traccia o riferimento. Il pool di Palazzi è impegnato a

cercare la verità e, per questo, ha chiesto, ieri, a Carobbio di ripassare con

attenzione il verbale che l’ex giocatore aveva fatto redigere quasi cinque

mesi fa: il pentito lo ha fatto, fra pause e riflessioni. Conte potrebbe

rischiare un deferimento per omessa denuncia o qualcosa di più, ma

l’allenatore campione d’Italia ha nella testa soltanto il ritiro della «sua»

Juve, che dovrà saltare per un giorno. Entro due settimane, la procura della

Federcalcio comunicherà i suoi rinvii a giudizio per il secondo processo

sportivo sullo scandalo scommesse di questa estate. I primissimi giorni di

agosto, il via al dibattimento.

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Gazza connection

___

«Altre combine

da scoprire in A

E su Genoa-Samp...»

Il pm di Martino: «Gli atti del derby girati in Liguria

Possibili nuovi indagati. Siena nel mirino, non Conte»

di FRANCESCO CENITI (GaSport 11-07-2012)

«Se continuo a svuotare il mare con un cucchiaio? Ci sono almeno un paio di

situazioni che meritano approfondimenti. Tra qualche mese, però, farò delle

scelte: definire le posizioni chiare, vedere se qualcuno patteggia, chiedere

dei rinvii a giudizio. E credo ci sia spazio anche per delle archiviazioni:

alcuni indagati hanno un quadro difficile da dimostrare. E comunque non

escludo altri colpi di scena. Come le dicevo ci sono due o tre piste

interessanti...». La stanza del procuratore di Roberto di Martino è sommersa

dai fascicoli: Cremona è da anni sotto organico («siamo solo in tre. . . ») e

l'inchiesta sul calcioscommesse sta fagocitando il resto. Una emergenza

continua, eppure si tira innanzi. E soprattutto s'indaga tanto da non rendere

improbabile l'ennesimo rilancio. Non sul filone Genova.

Dottor di Martino, c'è chi giudicato avventata la frase sul derby.

Ricorda: «sviluppi devastanti». Ci sono novità?

«Non me ne occuperò più io. Proprio in queste ore ho trasferito gli atti ai

colleghi di Genova. Le carte sono interessanti: diverse intercettazioni e non

solo quella dell'ultrà Leopizzi pubblicata dalla giornalaccio rosa. Ribadisco: lo

scenario è inquietante. C'è molto materiale che riguarda Genoa-Siena e

naturalmente sulla presunta colletta dei giocatori della Samp per il derby. E

poi bisogna capire i rapporti tra Preziosi e alcuni indagati. La vicenda degli

ultrà è di una gravità inaudita. E siccome anche a Bari è accaduta una cosa

simile, forse c'è qualcosa che non va nel sistema. Forse i club dovrebbero

fare di tutto per affrancarsi da certa gente. E invece. . . ».

E comunque ora sarà Genova a indagare.

«Sì. Non sarà facile, ma c'è margine per scoprire come è andata realmente. I

giocatori, ad esempio, non possono continuare a negare l'evidenza. Avrei

sentito Criscito, cosa che hanno fatto loro».

Quali sono allora gli sviluppi possibili a Cremona?

«Faremo in questi mesi un incidente probatorio di tutto il materiale

sequestrato. Qualcosa d'interessante dovrebbe uscire. Non escludo che ci siano

altre gare combinate al momento a noi oscure. Anche di A».

Si aspetta molto dagli interrogatori degli ungheresi? E del probabile

arrivo di Gegic?

«Dipende da quello che vorranno dire. Soprattutto Gegic. Ci sono stati dei

contatti, forse a settembre sarà qui. Con interessi milionari in ballo, non mi

stupirebbe se qualcuno lo convincesse a raccontare cose diverse da quelle che

sa. Fino a quando non risponderà alle domande, non ho aspettative».

C'è un filone Siena molto caldo...

«Sotto esame ci sono tante gare di quella squadra: le dichiarazioni dei

pentiti, anche quelle sul presidente, meritano approfondimenti. Li faremo».

Riguardano anche Antonio Conte?

«A dire il vero la posizione di Conte dal punto di vista penale è marginale.

Finora sarebbe impossibile dimostrare un reato associativo. Non ci sono soldi.

Quanto alla frode sportiva, siamo su un piano ipotetico. A ottobre valuteremo

il da farsi. Credo ci siamo più elementi per quello sportivo. C'è di mezzo una

possibile omessa denuncia di massa per Novara-Siena. Sull'altra sfida

(AlbinoLeffe-Siena, ndr) la procura della Figc ha più riscontri. Ma sono

funzionali a Palazzi al quale abbiamo trasmesso le indagini difensive

presentate dagli avvocati di Conte».

Sono possibili nuovi indagati?

«Sì: molto dipende dai risultati degli accertamenti tecnici».

Che idea si è fatto a oltre un anno e mezzo dall'inizio dell'inchiesta?

«E' stata una combinazione se siamo arrivati a scoprire questo giro di

illeciti. Combinazione irripetibile. Ora per qualche stagione forse le cose si

calmeranno, ma ci sono troppi interessi. Il calcio deve fare di più per

mettersi al riparo, l'omertà è una piaga vergognosa. Certo, si potrebbero

inasprire le pene. Anche a livello penale: la frode sportiva è poco cosa

rispetto a quello che c'è dietro. E non permette indagini adeguate. Se è una

priorità di tutti evitare nuovi scandali, allora una volta chiuso questo

capitolo è necessario cambiare un po' le regole e cercare di arginare il

fenomeno. Altrimenti la criminalità avrà di nuovo campo libero».

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I VERBALI DI NAPOLI

«Emarginato, non mi

passavano la palla»

Quagliarella nega in Procura la presunta combine con la Sampdoria

Poi si sfoga: «I sudamericani mi isolavano perché erano invidiosi»

A cura di ALBERTO ABBATE & EDMONDO PINNA (CorSport 11-07-2012)

Quagliarella: Ecco perché fui

costretto ad andar via da Napoli

Interrogatorio del 16 giugno 2011 del calciatore Fabio Quagliarella, presso la

Procura della Repubblica di Napoli: «Sono attualmente tesserato, come noto,

per la Juventus Football club s.p.a. ma sino al 30 giugno 2010 sono stato un

calciatore del Napoli Calcio. Fui ingaggiato dal Napoli l’anno precedente e

firmai un contratto quinquennale. L’anno successivo, tuttavia, accettai di

andare in cd. prestito con obbligo di riscatto alla Juventus.

A domanda, preciso che tale scelta fu determinata da ragioni prettamente

calcistiche. In pratica, già durante il campionato vi erano state frizioni ed

incomprensioni con alcuni dei compagni. In pratica mi sentivo emarginato nel

gioco della squadra e mi capitava di accorgermi che qualche compagno faceva di

tutto per non passarmi la palla. Tuttavia, si trattava di normali questioni

tecniche tipiche della vita sportiva di noi calciatori. Posso altresì

aggiungere che in questo mio disagio non mi sentivo compreso e sostenuto dalla

società, ma mai avrei pensato di interrompere così bruscamente dopo solo un

anno il mio rapporto con il Napoli se non si fossero verificate le vicende

delle quali ora dico, ma tutte sempre di mero rilievo sportivo.

In pratica, fui convocato in Nazionale per partecipare ai mondiali in

Sudafrica e mentre ero in ritiro leggevo sulla stampa sportiva italiana che

ero considerato cedibile dalla mia società. Ogni giorno erano pubblicate

notizie che mi davano prossimo ad essere ceduto a questa o quella società. La

cosa, naturalmente, mi dava fastidio, perchè era sintomo di una chiara crisi

di fiducia della dirigenza, che altrimenti sarebbe intervenuta, come in altri

casi, per dichiarare incedibile il proprio giocatore.

Al ritorno in Italia, appresi persino che le trattative del Napoli con la

società russa del Rubin Kazan erano ad un passo dal concludersi e questa fu la

goccia che fece traboccare il vaso. Chiesi così al mio procuratore, avv.

Giuseppe Bozzo, di trovarmi una nuova squadra e ben presto fu la Juventus a

farsi avanti.

La formula del prestito con diritto di riscatto credo sia però interpretata

dalla Juventus nel senso dell’effettivo mio trasferimento definitivo a Torino,

ciò che comporterà, come da contratto, il pagamento di 10 milioni e mezzo di

euro.

A domanda, preciso che il mio ingaggio era di circa 1.800. 000. 00 euro l’anno

ed erano poi previsti premi in denaro ove avessi segnato 12 gol e poi magari

18 in ogni campionato.

A domanda, preciso che quando nel campionato 2009-2010 si giocò Napoli-Parma,

io avevo già segnato 9 gol e mancavano, se non sbaglio 5 giornate alla fine

del campionato.

La partita si mise subito bene per me e per la mia squadra. Segnai un gol, ma

poi il Parma pareggiò e si potrò in vantaggio. Riuscimmo a pareggiare ancora

con un gol segnato su mio assist e poco dopo fui espulso dall’arbitro.

A domanda, preciso che la mia espulsione fu dovuta alle proteste che feci

avverso la decisione dell’arbitro di non punire con un rigore un fallo

commesso su di me da un difensore del Parma.

L’arbitro mi ammonì ed io a quel punto persi la testa, perchè l’ammonizione

comportava, essendo io stato già diffidato dal giudice sportivo, l’automatica

squalifica per il turno successivo. Fu così che usai frasi offensive nei

riguardi dell’arbitro e a ciò seguì la mia espulsione. In conseguenza di ciò,

fui squalificato anzichè per una giornata per tre giornate.

Prendo atto che così si rendeva ancor più difficile raggiungere l’obiettivo

del premio, ma ripeto che persi la testa per la rabbia e non feci calcoli.

La partita si concluse con la sconfitta della mia squadra ormai ridotta in

inferiorità numerica. Comunque, la partita Napoli-Parma segnò un chiaro

momento di crisi del mio rapporto col Napoli.

Non soltanto perchè mi fu irrogata dalla società una multa assi salata (28

mila euro), ma soprattutto perchè mi sentii abbandonato a seguito della

decisione della società, comunicazione a mezzo stampa, di non fare ricorso

avverso la squalifica, per tentare di ottenere una riduzione.

A domanda, preciso che tale sensazione nasceva anche dal senso di isolamento

che avvertivo creato attorno a me dal gruppo dei sudamericani (Lavezzi,

Gargano, Campagnaro, etc), forse perchè costoro sentivano ed invidiavano il

maggiore affetto che i tifosi spontaneamente mi avevano subito riservato,

magari anche perchè napoletano e non solo perchè attaccante di valore

nazionale.

Voglio precisare che durante tutto il campionato ho avuto la sensazione,

fondata su ciò che accadeva in campo, che il gruppo di sudamericani mi era

ostile in campo, non passandomi la palla quando avrebbero potuto e dovuto.

Parlai di tale malessere con il mister Mazzarri, con cui mi risentìi in

occasione della partita Fiorentina-Napoli, perchè non mi fece giocare titolare

ed avrei potuto essere in tale occasione capitano della mia squadra.

Feci comunque ritorno in campo in occasione della penultima giornata e grazie

a due gol segnati all’Atalanta in una partita casalinga, mi portai a quota

undici nella classifica di cannonieri di quell’anno. Dunque, effettivamente, è

vero che l’ultima partita aveva per me anche un particolare valore economico,

oltre che sportivo, perchè segnare un gol avrebbe comportato l’ottenimento di

quel sostanzioso premio in denaro.

Si giunse così alla partita Sampdoria-Napoli. Per i nostri avversari vincere

era necessario per andare in Champion’s League. Per noi era una partita priva

di valore di classifica. Ma, come detto, per me era importante anche per

quell’obiettivo economico.

A domanda, preciso che molti miei compagni erano a conoscenza di quella

clausola del mio contratto. Io stesso mi ero confidato con taluno di loro e la

voce si era sparsa nello spogliatoio, tanto che poco prima dell’incontro,

anche l’allenatore Mazzarri mi chiamò per dirmi che sapeva del mio obiettivo e

che, schierandomi in campo, mi avrebbe messo in condizione di raggiungerlo.

Durante la partita, feci di tutto per segnare. Il loro portiere fece miracoli

e mi parò due tiri con i quali ero certo di poter segnare.

A domanda, preciso che non colsi alcuna anomalia nel comportamento dei miei

compagni, del resto l’incontro fu preparato con scrupolo dell’allenatore che

come me e Maggio era un ex tesserato della Sampdoria e, magari solo per questo

ci teneva che la sua squadra facesse bella figura.

Matteo Gianello è stato un buon compagno di squadra, che accettava con

serietà il suo ruolo di terzo portiere quasi mai convocato per le partite. Non

ricordo di aver parlato con Gianello della partita Sampdoria-Napoli, ne ho

notato comportamenti "anomali" da parte sua. Non ricordo di aver parlato con

Gianello della Vicenda del mio premio contrattuale previsto per il dodicesimo

gol segnato. Sicuramente ne ho parlato con Gennaro Iezzo, cui ero

particolarmente legato, e con cui facevo sistematicamente in automobile il

percorso da Castellammare di Stabia a Castelvolturno per gli allenamenti».

-------

Gianello: Vi svelo perché parlavo

con Giusti e i fratelli Cossato

Interrogatorio del 15 giugno 2011, del calciatore Gianello Matteo, presso la

Procura della Repubblica di Napoli: «Conosco Silvio Giusti in quanto è stato

il mio compagno di squadra nel Chievo Verona nella stagione 1996-97; conosco

altresì Michele Cossato che pure è stato mio compagno di squadra nel Chievo

Verona, sempre in quella stagione (...). Sia il Giusti che il Cossato mi hanno

chiesto informazioni sulla partita Lecce-Napoli; credo di aver detto che il

Napoli si sarebbe impegnato al massimo per vincere la partita. Prendo atto che

il significato delle conversazioni intercettate appare del tutto contrario a

quanto da me riferito.

Ricordo che dopo Lecce-Napoli il presidente De Laurentis disse alla squadra

che doveva vergognarsi per come aveva giocato la partita (.. . ). Prendo atto

che tale atteggiamento corrisponde a quanto pronosticato nel corpo della

conversazione contestatami, ma preciso che ebbi a trarre tale mia impressione

dal clima dello spogliatoio e dall’euforia che notavo nel corso degli

allenamenti, poichè la mia esperienza mi dice che in casi del genere non è

difficile andare incontro ad una sconfitta (...). Preciso di non saper dare

spiegazioni degli eventi relativi all’andamento della partita di Lecce.

Neanche dell’espulsione di Cavani (... ). “Dentino” nelle mie conversazioni

telefoniche è il mio compagno di squadra Giuseppe Mascara. Il Giusti mi

chiedeva informazioni da lui sulla partita Brescia-Catania (. . . ). Nella

conversazione gli accenni al Grana e ai Tortellini sono riferiti alla partita

Bologna-Parma.

La persona indicata come il “Guru” ed “Albertone” nella conversazione è

Alberto Malesani, già allenatore del Chievo Verona in cui ho militato (. . . ).

Non sono in grado di spiegare l’espressione «Purtroppo Miki... che Cavani vuol

fare», nè quella immediatamente successiva in cui faccio riferimento alla

necessità di convincere De Sanctis.

Non so spiegare il riferimento ad Abbruscato nè il riferimento al “CEO". I

riferimenti presenti nella predetta conversazione n. 2255 a “9 su 11 fiche”

sono ai giocatori del Napoli e dell’Inter, nel senso che per mia personale

valutazione ritenevo che a 9 giocatori su undici delle due squadre potesse

andare bene il pareggio (...).

Il mio rapporto con Paolo Cannavaro e Grava era ed è buono, ma non

particolarmente confidenziale. A volte sono andato nei locali che ciascuno di

loro ha in gestione, rispettivamente a Pompei e a Grecale (. . . ).

Ero a conoscenza che la scorsa stagione Quagliarella aveva un contratto che

prevedeva un premio correlato al raggiungimento di un determinato numero di

reti, ma non ne conoscevo i particolari. So, comunque, che per lui era

importante riuscire a far gol anche nell’ultima partita, proprio per avere il

premio promesso.

Ricordo di aver commentato telefonicamente con il Giusti la partita

Sampdoria-Napoli, commentando la circostanza che Quagliarella non aveva

segnato la rete che gli avrebbe garantito il premio contrattuale. Non ricordo

se dopo la partita Sampdoria-Napoli ho preso in giro Quagliarella, perchè non

aveva segnato il gol (...).

Talvolta, Cossato e Giusti mi hanno parlato che le scommesse vengono

effettuate in Inghilterra e Austria (...). Ritengo doveroso riferire quanto

segue sulla partita Sampdoria-Napoli: Giusti ebbe a contattarmi al fine di

verificare la possibilità di contattare qualcuno dei miei compagni di squadra

(...). Giusti mi prospettò la possibilità di ricompensare i compagni di

squadra che avessero aderito alla richiesta con somme di denaro. Nello

spogliatoio, non ricordo quali compagni fossero presenti (credo fossero

quattro o cinque), ingenuamente dissi ai miei compagni che c’era una persona

disponibile a dare del denaro qualora avessimo lasciato vincere la Sampdoria

(...). Ora, ricordo che decisi di fare la mia proposta nel corso di un

allenamento, alcuni giorni prima della partita. Mi rivolsi a Paolo Cannavaro e

a Grava. Escludo che fossero presenti Santacroce e De Sanctis. Escludo altresì

di aver parlato con Quagliarella.

Ricordo che Cannavaro e Grava diedero immediatamente e con estrema decisione

una risposta negativa. Ed erano visibilmente risentiti per la proposta

ricevuta.

La somma messa a disposizione da Giusti era di alcune decine migliaia di euro

per ogni giocatore disponibile. Dopo la risposta negativa ricevuta dai due

compagni citati, decisi di non andare oltre nel mio tentativo.

Al Giusti riferìi che non potevo far nulla, anche perchè il mister Mazzarri

voleva fare bella figura con la sua ex squadra, nei confronti della quale

poteva avere qualche motivo di risentimento dal punto di vista professionale,

essendo stato esonerato da quella società (...).

I riferimenti alla camera a 5 stelle e a 10 stelle erano relativi a somme di

denaro di 5.000 euro e 10.000 euro da scommettere.

I riferimenti alle “9 fiche” presenti nella stessa conversazione erano

relativi ai soli giocatori dell’Inter. Infatti, solo in base ad una mia

personale sensazione, acquisita osservandoli durante il riscaldamento, ritenni

che la maggioranza di essi sarebbe stata disponibile ad un avere un

atteggiamento “tranquillo" nell’assecondare il risultato di parità che serviva

al Napoli per avere la matematica certezza di una qualificazione alla

Champions League, senza passare per i cd turni preliminari (.. . ). In ordine

allo svolgimento della partita Napoli-Parma dello scorso campionato.

Effettivamente, fu una brutta ed inopinata sconfitta interna. Ricordo che il

mio compagno Fabio Quagliarella si fece espellere quasi imponendo all’arbitro

di farlo, tanto furono plateali le sue proteste. Posso dire che Quagliarella

nei giorni successivi si scusò dinanzi alla squadra e all’allenatore, come

fece l’anno dopo anche Cavani protagonista di un analogo fatto durante la gara

Lecce-Napoli».

-------

Il poliziotto: Vi racconto i miei

“amici” calciatori partenopei

Interrrogatorio del 16 ottobre 2010, presso la Procura della Repubblica di

Napoli del Sig. Vittoria Gaetano, ispettore di Polizia in servizio presso la

Squadra Mobile della Questura di Napoli: «Curo i rapporti con la società

Calcio Napoli, seguendone le attività agonistiche e sovraintendendo alle

problematiche relative alla sicurezza dei giocatori, soprattutto nel rapporto

sempre delicato con i tifosi (...). Il mio compito è raccogliere informazioni

di potenziale interesse investigativo nel settore delle scommesse clandestine

e delle frodi sportive (... ). Mi è capitato anche di dover “recuperare”

nottetempo atleti in locali pubblici ove avevano trascorso la serata in

compagnia non ideali e persino ubriacandosi (accadde, ad esempio, lo scorso

anno con il noto Lavezzi) (...).

Il giocatore Matteo Gianello, è uno degli atleti con i quali ho da tempo

maggiormente rapporti di frequentazione e di amicizia (. . . ). E’ uno dei

calciatori meno pagati del Napoli e ciò costituisce una delle ragioni che lo

hanno spinto a partecipare alle scommesse su eventi sportivi. Di scommesse

Gianello non mi fece alcun cenno fino ai giorni precedenti alla partita dello

scorso campionato Sampdoria-Napoli. In un bar Giannello mi disse “ho vinto una

bella bolletta. Gaetano, ma vuoi proprio sapere come vanno le cose? Ma davvero

credi che mi possa bastare il mio stipendio? Ho appena comprato una casa a mia

madre ed un’altra a mio fratello e devo comprarne ora una per me” e, dopo

questa premessa, mi disse che era da tempo in contatto con “gente di su“ in

grado di conoscere anzitempo i risultati delle partite, per averne alterato il

risultato grazie ad accordi con le società e le squadre interessate. Mi fece

capire che uno dei contatti viveva a Verona (...).

Le scommesse sugli incontri combinati avvengono, secondo Gianello, a Londra,

in modo da sfuggire ai controlli della Snai (. . . ). Secondo Gianello in

occasione di una precedente partita del Napoli e precisamente, Napoli-Parma

terminata 2-1 per il Parma, ribaltando nel secondo tempo il vantaggio del

Napoli, durante l’intervallo, erano stati scommessi molti soldi on-line, anche

di camorristi di Secondigliano, sul risultato finale poi effettivamente

verificatosi (...).

Su Sampdoria-Napoli mi disse che aveva personalmente contattato i difensori

Grava e Fabio Cannavaro (lapsus o errore di trascrizione, in realtà si tratta

del fratello Paolo, ndr), oltre allo stesso Quagliarella, ricevendo da tutti

un netto rifiuto a prestarsi a quel gioco (...).

Per cercare di vincere ogni possibile resistenza ad un rapporto che mi

avrebbe consentito di disporre di ben maggiori informazioni, dissi a Gianello

che mio padre era da poco andato in pensione e che aveva così un piccolo

gruzzolo da investire. Gianello non esitò a dirsi pronto ad inserimi nel giro

e mi disse solo di aver pazienza, “tranquillo, ti tengo presente” (. . . ). In

occasione di Napoli-Chievo, Gianello prese posto ai bordi del campo

appoggiandosi ai cartelloni pubblicitari posti immediatamente dietro la porta

del Napoli. Io feci la stessa cosa e non appena tanto vicini da poter parlare

liberamente, anche se ovviamente, a voce bassa, Giannello mi annunciò che la

partita sarebbe finita con la vittoria del Napoli per 3 a 1».

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A CREMONA

Strasser al gip:

«Ero a libro paga del clan»

di DAVIDE ROMANI (GaSport 11-07-2012)

Laszlo Strasser era il gregario. Estradato venerdì dall'Ungheria, arrivato

lunedì a Cremona dal carcere Regina Coeli di Roma, il 36enne membro del

clan degli ungheresi è stato interrogato ieri dal gip di Cremona Guido Salvini.

L'uomo arrestato nella quarta ondata di provvedimenti nell'inchiesta Last Bet

della procura lombarda ha prima ascoltato la lettura, in ungherese,

dell'ordinanza emessa lo scorso 28 maggio e poi, a sorpresa, ha iniziato a

rispondere alle domande del gip. L'avvocato Andrea Di Giuliomaria (che con la

collega Crikstina Molnar difende Strasser) nel primo pomeriggio aveva

prospettato l'ipotesi che il proprio assistito si potesse avvalere della

facoltà di non rispondere, valutando anche il ricorso al tribunale del Riesame

di Brescia. Ma alla fine ha vinto la voglia di Strasser di fornire la propria

versione dei fatti che secondo l'accusa lo vedono membro del gruppo criminale

ungherese che ha partecipato ad «attività illecite connesse alla manipolazione

delle partite Lazio-Genoa, Palermo-Bari e Novara-Siena della stagione 2010-11».

Incontri confermati Il «gregario» dell'organizzazione ha confermato di aver

incontrato a Como e Cernobbio Almir Gegic e Mauro Bressan mentre a Milano

Antonio Bellavista. Quest'ultimo avvenuto il 14 maggio 2011 all'Una Tocq hotel

di Milano nell'albergo dove, come riportato nell'ordinanza del 28 maggio,

«erano presenti anche Omar Milanetto e Dario Dainelli». L'ungherese ha ammesso

anche di aver incontrato a Malpensa, il 4 novembre 2011, Choo Beng Huat,

l'emissario degli uomini di Singapore senza però confermare l'avvenuta

consegna dei soldi (ipotesi che l'accusa avanza vista la diminuzione del peso

del bagaglio al momento della partenza per Singapore di Choo Beng).

A libro paga Dall'interrogatorio di ieri emerge come il prestante Laszlo

Strasser risultasse a libro paga dell'organizzazione. A Salvini avrebbe

confermato come gli venissero garantiti vitto e alloggio in cambio dei lavori

di «manovalanza» che gli erano richiesti (prenotazioni di alberghi, aerei,

auto, a volte anche guardaspalle) dai vari Matyas Lazar e Zoltan Kenesei. Un

uomo fidato che veniva anche premiato con dei viaggi: Strasser parla di 4

«gite» a Singapore a spese dell'organizzazione. Tutte conferme rispetto

all'ipotesi accusatoria che quindi vede avvalorate le ipotesi di reato

descritte nell'ordinanza.

___

L'INCHIESTA DI CREMONA

Strasser: Truccavamo la Serie A

di ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 11-07-2012)

Un altro pezzo della cellula ungherese che lavorava anche in Italia per

manipolare le partite di calcio ha parlato di fronte agli inquirenti di

Cremona. Si tratta di Laszlo Strasser, istradato la scorsa settimana in Italia

(è arrivato venerdì a Roma, poi è stato trasferito nel carcere della città

lombarda) e ieri sottoposto a interrogatorio di garanzia dal gip Guido

Salvini. Il trentaseienne nato a Budapest è rimasto faccia a faccia con il

magistrato per cinque ore e ha ammesso l'esistenza di un'organizzazione dedita

a truccare gli incontri. Gli inquirenti non avevano nessun dubbio, ma adesso

hanno una conferma in più di un quadro comunque già da tempo chiaro, quello

della collaborazione tra ungheresi e zingari per "taroccare" anche la Serie A.

Strasser non ha confermato il ruolo che gli era stato "cucito" addosso

dall'ordinanza di fine maggio (per lui tradotta in ungherese...), quando il pm

aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per 20 persone: l'ungherese ha

ridimensionato la sua posizione sostenendo che era una specie di factotum

dell'organizzazione, ha precisato che non prendeva nessuna decisione e che non

sapeva niente di partite truccate. Lavorava per Zoltan Kenesei insieme a

Matyas Lazar, Laszlo Schultz e Istvan Borgulya. Lui, ha affermato, era un

autista, organizzava i viaggi, faceva i check-in negli aeroporti e prenotava

gli alberghi grazie ai soldi che gli venivano messi a disposizione. Dalla sua

attività ha ricavato quattro viaggi premio a Singapore, un regalo dall'amico

Lazar. Naturalmente ha cercato di sminuire il suo ruolo, un po' come aveva

fatto Trajkovski, la guardia del corpo-autista di Ilievski. Strasser ha

raccontato di aver conosciuto a Como Bressan e Gegic, mentre l'incontro con

Bellavista è avvenuto in un noto hotel di Milano in zona corso Como.

Naturalmente gli è stato chiesto conto dei suoi viaggi in occasione delle gare

Palermo-Bari e Lazio-Genoa, due match che gli inquirenti ritengono manipolati,

ma anche dell'incontro all'aeroporto di Malpensa con uno degli emissari di Tan

Seet Eng, Beng Huat Choo, che nel novembre 2011 porta in Italia un

quantitativo importante di soldi per truccare degli incontri. Lui ha cercato

di minimizzare.

___

L’INCHIESTA

Strasser: «I miei quattro

viaggi a Singapore»

Dall’ungherese la conferma della transnazionalità dell’organizzazione

di CLAUDIA GUASCO (Il Messaggero 11-07-2012)

MILANO «Sì, è vero, facevo parte del gruppo. Ma ero soltanto un gregario».

Laszlo Strasser, ungherese, secondo l’accusa è uno degli uomini

dell’organizzazione che dopo la prima ondata di arresti della procura di

Cremona nell’inchiesta sul calcioscommesse ha soppiantato gli zingari,

diventando il nuovo braccio operativo dei capi di Singapore. Venerdì Strasser

si è costituito a Roma e ieri si è seduto davanti al gip Guido Salvini per

l’interrogatorio di garanzia. Un’audizione fiume nella quale ha

sostanzialmente ammesso di far parte del sistema negando però ruoli di

responsabilità.

Racconta Strasser: «Accompagnavo in macchina Zoltan Kensei e Matyas Lazar, mi

occupavo degli spostamenti. Per questo lavoro non ho mai preso un soldo e in

cambio ricevevo vitto e alloggio». Alberghi e ristoranti su e giù per l’Italia

e tutto a spese degli ungheresi, questa era la bella vita di Strasser. «Non ho

mai toccato un soldo nè pagato un giocatore. Le uniche persone che ho

incontrato sono l’ex capitano del Bari Antonio Bellavista, il capo degli

Zingari Almir Gegic e Mauro Bressan», ex di Milan, Genoa e Fiorentina. Ma a

incastrate Strasser, sostiene la procura, è una foto con il numero uno

dell’organizzazione di scommesse di Singapore. L’ungherese, si legge

nell’ordinanza, «risulterebbe colui che il 4 novembre 2011 si sarebbe

incontrato con l’indagato Huat Beng Choo, proveniente da Singapore,

all’aeroporto di Milano-Malpensa. Dopo essersi spostati insieme in una camera

d’albergo all’Hotel Sheraton, Strasser era ripartito il primo poche ore dopo,

sempre per Singapore, dopo una evidente consegna di denaro». Davanti al gip

Strasser ammette l’incontro con Choo, peraltro di evidenza palmare, ma nega di

aver ritirato il trolley con il denaro per pagare i giocatori in Italia. «Sono

andato anche quattro volte a Singapore - dice l’ungherese - ma si trattava di

una sorta di viaggio premio». Per gli inquirenti l’interrogatorio di Strasser

- al di là delle reticenze difensive dell’indagato - ha confermato le

caratteristiche transnazionali della rete di scommesse creata nel Far East.

L’ungherese inoltre, sostengono i magistrati, avrebbe avuto un ruolo nella

manipolazione di Palermo-Bari del 7 maggio 2011, Lazio-Genoa del 14 maggio

2011 e Novara-Siena del 30 aprile 2011. Quest’ultima è la partita finita nel

mirino dopo le dichiarazioni rese da Filippo Carobbio, che ha messo nei guai

l’allenatore della Juventus Antonio Conte: «In Novara-Siena ci fu un accordo

per far finire la gara in parità, in effetti ne parlammo anche durante la

riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato.

Lo stesso mister, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli

in quanto avevamo raggiunto l’accordo col Novara per il pari».

Modificato da Ghost Dog

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Il pallone di Luciano

Sei anni fa l’inferno, ora nulla:

Abete deve delle spiegazioni

di LUCIANO MOGGI (Libero 11-07-2012)

Se non ci fosse il caso Conte a mantenere alta l’attenzione su Scommessopoli -

ma nel caso è il solito tiro alla Juve - il sipario su questa pagina

vergognosa del calcio italiano sarebbe già calato. Ben altro atteggiamento

ebbe la giustizia sportiva conCalciopoli e i raffrontifanno a pugni con la

conversione ad “U” di Abete, Palazzi, Palombo e similari. «Farsopoli» -

accezione esatta - fu solo chiacchiere, eppure venne messa all’indice come lo

scandalo del secolo, il male da estirpare, condanne alla B e all’ergastolo

sportivo pervicacemente inseguite, costruite sul niente, lo disse già il pm

del calcio scommesse dell’80, Corrado De Biase: «Non c’è traccia di illecito,

non c’è danaro, non ci sono assegni, dov’era allora il reato?». Per questo

s’inventarono quello “strutturale” con l’aggiunta del sentimento popolare,

dovendo però ammettere a denti stretti che nessuna partita e nessun campionato

erano stati alterati, conclusione alla quale è giunta nelle motivazioni anche

la sentenza penale di primo grado.

In Scommessopoli c’è tutto quello che lì mancava, il danaro, le partite

truccate, il malcostume, la pletora di indiziati, l’organizzazione

internazionale, i rei confessi che hanno però prodotto quello che non ti

aspettavi: i pentiti premiati, quasi glorificati, basta un’ammissione e le

responsabilità sono rivoltate, quasi annullate, una sorta di colpo di spugna.

La conseguenza è grave e meraviglia che non ci sia stata una reazione di

sdegno, ma già alle prime notizie di Scommessopoli ci fu chi annotò che non

c’era stata la stessa levata di scudi come per Calciopoli, forse perché,

taluni giornali che ritengono di avere nella loro missione anche l’indirizzo

dell’opinione pubblica, in questo caso hanno gestito questa missione nel modo

che ritenevano più opportuno, creando quell’ondata di sentimento popolare di

cui parlava il prof. Serio subito dopo aver dato le dimissioni (poi rientrate)

da quel tribunale (Sentenza Sandulli) che aveva condannato tanti innocenti

alla pena capitale.

Se chi ha confessato di aver accomodato una partita se la cava con pochi mesi

o con un paio d’anni al massimo, cos’è questo se non una sorta di

legalizzazione delle scommesse? Di fronte a così blande sanzioni il soggetto

che l’ha già fatto può essere indotto a ripetere il misfatto. Palazzi, e più

di lui Abete, hanno il dovere di chiarire questo ribaltamento di giudizi

rispetto a Calciopoli. La giustizia, anche quella sportiva, deve essere una

sola, non può variare a distanza di pochi anni, non può inseguire sentimenti

popolari, ma solo prove provate, beninteso non quelle presentate dall’accusa,

di per sé di parte, ma quelle che si formano in dibattimento, così come vuole

espressamente il nostro Codice, ora forse un po’ trascurato da Narducci (prova

ne sia il libro dato alle stampe che vorrebbe dire la verità su Calciopoli, e

poi scopri che è solo il teorema dell’accusa). Ma non c’è da meravigliarsi,

perché la sua arringa finale al processo di Napoli è stata la copia copiata di

quella di apertura, senza nessun riferimento a quanto era emerso in

dibattimento.

Narducci sta per tornare a fare il magistrato, dopo il fallito assalto alla

politica, bocciato severamente da un altro ex pm, il sindaco di Napoli De

Magistris. Non si sa dove sbarcherà, certamente non dove vorrebbe lui, nel

frattempo però farà bene a dare una sbirciata in più ai nostri codici. Anche

sul punto dove si chiede al magistrato di essere sereno, imparziale e non

sedimentato su una posizione. Un preciso articolo del codice penale impone ai

pm di utilizzare nella loro indagine anche prove e indizi a favore degli

imputati. Sicuramente non l’ha fatto Narducci, incapace di essere sereno nel

suo giudizio. Può essere tale un magistrato che partecipa alla presentazione

di un libro dove appare una sua intervista a un giocatore dell’Inter? Di più:

nella stessa manifestazione, il pm incontra il presidente dell’Inter alla

vigilia della possibile convocazione dello stesso al dibattimento dove avrebbe

dovuto sentirlo lui stesso.

Quanta serenità può avere un pm - nel caso ex pm - se fa premettere il suo

libro da un articolo di Travaglio (la cui posizione anti-sottoscritto è nota)

e dedica la stessa opera a Carlo Petrini, che evidentemente in omaggio

all’antico detto del perdono “parce sepulto” viene ora osannato nonostante la

provata partecipazione al calcio scommesse dell’80?

Non so quale pubblicità Narducci cercasse dalla decisione di presentare il

libro a Monticiano, mio paese natale. Sicuramente non è cosa che in verità

torna anche ad onore della sig. ra Sandra Becucci, attuale sindaco di

Monticiano, che poteva invitare anche il sottoscritto. Narducci sarebbe stato

in imbarazzo? Io no: ho la coscienza pulita.

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I VERBALI DI NAPOLI

«Emarginato, non mi

passavano la palla»

Quagliarella nega in Procura la presunta combine con la Sampdoria

Poi si sfoga: «I sudamericani mi isolavano perché erano invidiosi»

A cura di ALBERTO ABBATE & EDMONDO PINNA (CorSport 11-07-2012)

Quagliarella: Ecco perché fui

costretto ad andar via da Napoli

Interrogatorio del 16 giugno 2011 del calciatore Fabio Quagliarella, presso la

Procura della Repubblica di Napoli: «Sono attualmente tesserato, come noto,

per la Juventus Football club s.p.a. ma sino al 30 giugno 2010 sono stato un

calciatore del Napoli Calcio. Fui ingaggiato dal Napoli l’anno precedente e

firmai un contratto quinquennale. L’anno successivo, tuttavia, accettai di

andare in cd. prestito con obbligo di riscatto alla Juventus.

A domanda, preciso che tale scelta fu determinata da ragioni prettamente

calcistiche. In pratica, già durante il campionato vi erano state frizioni ed

incomprensioni con alcuni dei compagni. In pratica mi sentivo emarginato nel

gioco della squadra e mi capitava di accorgermi che qualche compagno faceva di

tutto per non passarmi la palla. Tuttavia, si trattava di normali questioni

tecniche tipiche della vita sportiva di noi calciatori. Posso altresì

aggiungere che in questo mio disagio non mi sentivo compreso e sostenuto dalla

società, ma mai avrei pensato di interrompere così bruscamente dopo solo un

anno il mio rapporto con il Napoli se non si fossero verificate le vicende

delle quali ora dico, ma tutte sempre di mero rilievo sportivo.

In pratica, fui convocato in Nazionale per partecipare ai mondiali in

Sudafrica e mentre ero in ritiro leggevo sulla stampa sportiva italiana che

ero considerato cedibile dalla mia società. Ogni giorno erano pubblicate

notizie che mi davano prossimo ad essere ceduto a questa o quella società. La

cosa, naturalmente, mi dava fastidio, perchè era sintomo di una chiara crisi

di fiducia della dirigenza, che altrimenti sarebbe intervenuta, come in altri

casi, per dichiarare incedibile il proprio giocatore.

Al ritorno in Italia, appresi persino che le trattative del Napoli con la

società russa del Rubin Kazan erano ad un passo dal concludersi e questa fu la

goccia che fece traboccare il vaso. Chiesi così al mio procuratore, avv.

Giuseppe Bozzo, di trovarmi una nuova squadra e ben presto fu la Juventus a

farsi avanti.

La formula del prestito con diritto di riscatto credo sia però interpretata

dalla Juventus nel senso dell’effettivo mio trasferimento definitivo a Torino,

ciò che comporterà, come da contratto, il pagamento di 10 milioni e mezzo di

euro.

A domanda, preciso che il mio ingaggio era di circa 1.800. 000. 00 euro l’anno

ed erano poi previsti premi in denaro ove avessi segnato 12 gol e poi magari

18 in ogni campionato.

A domanda, preciso che quando nel campionato 2009-2010 si giocò Napoli-Parma,

io avevo già segnato 9 gol e mancavano, se non sbaglio 5 giornate alla fine

del campionato.

La partita si mise subito bene per me e per la mia squadra. Segnai un gol, ma

poi il Parma pareggiò e si potrò in vantaggio. Riuscimmo a pareggiare ancora

con un gol segnato su mio assist e poco dopo fui espulso dall’arbitro.

A domanda, preciso che la mia espulsione fu dovuta alle proteste che feci

avverso la decisione dell’arbitro di non punire con un rigore un fallo

commesso su di me da un difensore del Parma.

L’arbitro mi ammonì ed io a quel punto persi la testa, perchè l’ammonizione

comportava, essendo io stato già diffidato dal giudice sportivo, l’automatica

squalifica per il turno successivo. Fu così che usai frasi offensive nei

riguardi dell’arbitro e a ciò seguì la mia espulsione. In conseguenza di ciò,

fui squalificato anzichè per una giornata per tre giornate.

Prendo atto che così si rendeva ancor più difficile raggiungere l’obiettivo

del premio, ma ripeto che persi la testa per la rabbia e non feci calcoli.

La partita si concluse con la sconfitta della mia squadra ormai ridotta in

inferiorità numerica. Comunque, la partita Napoli-Parma segnò un chiaro

momento di crisi del mio rapporto col Napoli.

Non soltanto perchè mi fu irrogata dalla società una multa assi salata (28

mila euro), ma soprattutto perchè mi sentii abbandonato a seguito della

decisione della società, comunicazione a mezzo stampa, di non fare ricorso

avverso la squalifica, per tentare di ottenere una riduzione.

A domanda, preciso che tale sensazione nasceva anche dal senso di isolamento

che avvertivo creato attorno a me dal gruppo dei sudamericani (Lavezzi,

Gargano, Campagnaro, etc), forse perchè costoro sentivano ed invidiavano il

maggiore affetto che i tifosi spontaneamente mi avevano subito riservato,

magari anche perchè napoletano e non solo perchè attaccante di valore

nazionale.

Voglio precisare che durante tutto il campionato ho avuto la sensazione,

fondata su ciò che accadeva in campo, che il gruppo di sudamericani mi era

ostile in campo, non passandomi la palla quando avrebbero potuto e dovuto.

Parlai di tale malessere con il mister Mazzarri, con cui mi risentìi in

occasione della partita Fiorentina-Napoli, perchè non mi fece giocare titolare

ed avrei potuto essere in tale occasione capitano della mia squadra.

Feci comunque ritorno in campo in occasione della penultima giornata e grazie

a due gol segnati all’Atalanta in una partita casalinga, mi portai a quota

undici nella classifica di cannonieri di quell’anno. Dunque, effettivamente, è

vero che l’ultima partita aveva per me anche un particolare valore economico,

oltre che sportivo, perchè segnare un gol avrebbe comportato l’ottenimento di

quel sostanzioso premio in denaro.

Si giunse così alla partita Sampdoria-Napoli. Per i nostri avversari vincere

era necessario per andare in Champion’s League. Per noi era una partita priva

di valore di classifica. Ma, come detto, per me era importante anche per

quell’obiettivo economico.

A domanda, preciso che molti miei compagni erano a conoscenza di quella

clausola del mio contratto. Io stesso mi ero confidato con taluno di loro e la

voce si era sparsa nello spogliatoio, tanto che poco prima dell’incontro,

anche l’allenatore Mazzarri mi chiamò per dirmi che sapeva del mio obiettivo e

che, schierandomi in campo, mi avrebbe messo in condizione di raggiungerlo.

Durante la partita, feci di tutto per segnare. Il loro portiere fece miracoli

e mi parò due tiri con i quali ero certo di poter segnare.

A domanda, preciso che non colsi alcuna anomalia nel comportamento dei miei

compagni, del resto l’incontro fu preparato con scrupolo dell’allenatore che

come me e Maggio era un ex tesserato della Sampdoria e, magari solo per questo

ci teneva che la sua squadra facesse bella figura.

Matteo Gianello è stato un buon compagno di squadra, che accettava con

serietà il suo ruolo di terzo portiere quasi mai convocato per le partite. Non

ricordo di aver parlato con Gianello della partita Sampdoria-Napoli, ne ho

notato comportamenti "anomali" da parte sua. Non ricordo di aver parlato con

Gianello della Vicenda del mio premio contrattuale previsto per il dodicesimo

gol segnato. Sicuramente ne ho parlato con Gennaro Iezzo, cui ero

particolarmente legato, e con cui facevo sistematicamente in automobile il

percorso da Castellammare di Stabia a Castelvolturno per gli allenamenti».

Ma queste deposizioni sono state fatte in una stanza chiusa o all'aperto?

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SCOMMESSOPOLI

Scontro o patteggiamento?

La Juve studia il caso Conte

Domani via al ritiro, ma il club si interroga sulla situazione del mister (venerdì a

Roma per l’interrogatorio): rischia un anno di squalifica, forse è meglio conciliare

di FABRIZIO BIASIN (Libero 11-07-2012)

Gira che ti rigira ci tocca parlare di Antonio Conte. Che poi è l’allenatore

campione d’Italia conla Juventus. Che poi è il mister tirato in ballo dal

«pentito» Filippo Carobbio in Scommessopoli a proposito di una presunta

combine (Novara-Siena del 30 aprile 2011). Secondo il giocatore, Antonio

sapeva dell’accordo tra i club per «apparecchiare» un pareggio e i pm di

Cremona credono assai alle parole del pentito. Al mister girano i santissimi:

si proclama innocente e assolutamente tranquillo ma venerdì dovrà lasciare il

ritiro di Chatillon, destinazione Roma, per essere ascoltato dal procuratore

federale Stefano Palazzi. Una vera e propria rottura.

Allo stato attuale il tecnico rischia una squalifica da 8 a 12 mesi per

omessa denuncia (fino a 3 anni se si dovesse paventare l’illecito sportivo).

Un’esagerazione? Probabilmente sì, ma in fondo certe procedure sono note: la

giustizia sportiva diversamente da quella ordinaria dice che tu, accusato,

devi riuscire a discolparti da chi ti ha tirato in ballo, altrimenti sono

fattacci tuoi e incassi la mazzata.

Prima degli Europei Conte e Agnelli si proclamarono uniti, indissolubili e

per nulla preoccupati: la Juve sarebbe rimasta accanto al suo allenatore in

tutto e per tutto. In questi giorni c’è chi ha spergiurato: i bianconeri in

realtà starebbero pensando a un eventuale sostituto di Conte in caso di stop

forzato (da Capello in giù). Tutte balle, dicono dal club, ma ora tocca fare i

conti con il calendario di Palazzi: uno scontro frontale con la Federazione in

nome della giustizia potrebbe costare caro.

Da qui il dubbio shakespeariano della società campione d’Italia: perseguire

la strada dell’innocenza e rischiare di ritrovarsi a inizio stagione senza

allenatore o patteggiare la pena e accettare una squalifica di «soli» 4 mesi?

La decisione non è facile, perché «patteggiare» in ogni caso significherebbe

ammettere una colpevolezza con tutto quel che ne consegue: insulti dei tifosi

avversari, «macchia» indelebile sulla carriera del tecnico, varie ed eventuali.

La situazione non è semplice, ma una decisione va presa in fretta: domani in

Val d’Aosta inizia la stagione dei bianconeri...

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Tra crimini e travaglismo.

Un libro racconta la zona

grigia del calcio moderno

di PIERO VIETTI (IL FOGLIO 11-07-2012)

Roma. I più cinici diranno che – come al solito – non succederà nulla. Che

quello del Calcioscommesse sarà l’ennesimo scandalo da molto rumore per niente,

che a pagare alla fine saranno solo i “pesci piccoli” e che il grande circo

andrà avanti come se niente fosse. I vari Travaglio che hanno brindato alla

sconfitta dell’Italia in finale agli Europei pensano che invece così si potrà

davvero fare pulizia nello sporco mondo del calcio, ché una vittoria avrebbe

fatto dimenticare a tutti quanto brutto corrotto e cattivo sia lo sport più

amato dagli italiani. La speranza è che abbiano torto entrambi gli

schieramenti. Dopodomani sarà il giorno di Antonio Conte: l’allenatore della

Juventus sarà sentito dalla procura della Federcalcio sulle parole di un suo

ex giocatore del Siena, Filippo Carobbio (che ieri ha riconfermato la sua

versione), che lo accusa di essere stato al corrente di una combine tra i

toscani e l’Albinoleffe nella stagione 2010/11. Quasi sicuramente la

convocazione di Conte è l’ennesimo errore di una giustizia più preoccupata di

far parlare di sé, ma che ci sia molto che non va nel calcio di oggi non è

solo un luogo comune.

E’ vero che riuscire a dimostrare qualcosa di certo in questo mondo è più

complicato che battere il Barcellona con una squadra di lega Pro: leggendo

carte, intercettazioni, interrogatori e inchieste, e parlando con chi nel

calcio lavora da anni, emerge un mondo di tutti-sanno-che, si-dice,

si-sacome-funzionano-queste-cose, che però alla prova dei fatti sfuggono come

il pallone dalle mani di un portiere che si è venduto la partita. Simone Di

Meo e Gianluca Ferraris provano a fare il punto delle cose che sono in ballo

in “Pallone criminale” (Ponte alle Grazie), libro che raccoglie in maniera

dettagliata tutta la mole di materiale (anche inedito) degli ultimi scandali

del calcio italiano. Dalle pagine di questa lunga inchiesta emerge un sistema

allucinante in cui le mafie italiane e internazionali controllano ogni singolo

settore, dalle scommesse (clandestine e non) ai settori giovanili fino ai capi

degli ultras. Un libro che farebbe passare la voglia a chiunque di guardare

una partita di calcio per parecchi anni. Il problema è però che gran parte

delle storie torbide raccontate non hanno avuto il suggello di un processo con

condanne, che molti rapporti tra criminali e calciatori potrebbero benissimo

essere soltanto millanterie, e che tante vicende si basano su pentiti che

improvvisamente ritrovano la memoria o su fragili “nell’ambiente era noto a

tutti che”. Ma ci sono anche coincidenze inquietanti, intercettazioni in cui

al telefono due scommettitori parlano di risultati che poi si verificano,

vicende ben documentate dalle forze dell’ordine come il controllo da parte

della camorra della maggior parte delle ricevitorie di Castellammare di Stabia

con conseguente riciclo di denaro e influenza sui risultati della squadra

locale, e storie del recente passato come la vicinanza tra i boss di Napoli e

Maradona ai tempi di Ferlaino presidente del club partenopeo. Viscido e

sfuggente, il rapporto tra calcio e malavita esiste ed è un cancro

probabilmente impossibile da sconfiggere, un trauma che il tifoso italiano

rifiuta di guardare negli occhi e che rischia di essere trasformato in

spettacolo giustizialista da qualche pm ed editorialista nostalgici di

Tangentopoli. Intanto la procura federale della Figc vorrebbe spezzare in più

tronconi il processo sul Calcioscommesse, evitandone così la chiusura

anticipata per fretta con un paio di sentenze esemplari, tanti buffetti sulle

guance di chi patteggia e via ai campionati. La speranza (forse illusoria,

dati i precedenti) è che si vada avanti per gradi, evitando gli eccessi

manettari da una parte e l’illusione che tutto vada bene così com’è (e chi non

lo pensa è un Travaglio) dall’altra.

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