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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Joined: 01-Aug-2006
1110 messaggi

da qualche parte si dice: ridi, ridi che mamma ha fatto GNOCCHI (gene) col sugo dei pidocchi. Ha fatto la battuta!!!!

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Joined: 07-Nov-2011
298 messaggi

Palazzo di vetro DI RUGGIERO PALOMBO

Etica e buon senso

per il caso Lotito

L'art. 22 va corretto ma non troppo,

giovedì la Corte di giustizia dice la sua

Caso Lotito e dintorni. Giovedì la Corte di Giustizia federale si pronuncerà

sui quesiti posti dalla Federcalcio dopo la condanna penale di Calciopoli, che

ha colpito per frode sportiva il presidente della Lazio. La Corte dovrà

soprattutto chiarire se Lotito «possa continuare a rivestire il proprio ruolo

di consigliere in seno al Consiglio federale e al comitato di presidenza».

Palazzo di vetro si è già occupato della vicenda: «Quella norma così non

funziona», titolavamo il 12 novembre, sottolineando, con l'aiuto dell'avvocato

Grassani, come fosse non condivisibile parte dell'articolo 22 comma 3 delle

Noif che dice «restano sospesi dalla carica di dirigente di società coloro che

vengano condannati, ancorchè con sentenza non definitiva, per uno dei delitti

previsti dalle leggi indicate al comma precedente (tra cui la frode sportiva).

La sospensione permane sino a successiva sentenza assolutoria». E'

quest'ultima frase, in particolare, a lasciare assai perplessi: coi tempi

(spesso biblici) della giustizia ordinaria, una condanna in primo grado

rischia di trasformarsi per il reo, a livello di sanzione sportiva, in una

sorta di «ergastolo», paragonabile, sia pure sotto le mentite spoglie della

sospensione, a una vera e propria radiazione.

Detto e ribadito questo, tre osservazioni: 1. Le norme esistono dal 1993 e

non sono di dubbia interpretazione. L'articolo 10 (i dirigenti federali),

comma 5, specifica: «Non possono ricoprire cariche federali elettive di nomina

coloro che incorrano in delitti non colposi sanzionati con condanna del

giudice penale». La parola «definitiva», al fianco di condanna, come si può

notare non c'è, anche se a qualcuno è sembrato di vederla. 2. Siamo tra quanti

dicono «no» all'ergastolo e aggiungiamo pure che non ci scandalizza la

partecipazione di questo o quel dirigente condannato alle assemblee della

Lega: il Lotito di turno è e resta padrone della propria società, tenerlo

fuori da quella porta è un pò ipocrita. 3. Ben diverso è il discorso che

riguarda Consiglio federale e Comitato di presidenza. Presso il Governo del

calcio un condannato sia pure in primo grado per frode sportiva non può e non

deve sedere. Lo dicono le norme, ma lo dice soprattutto il buonsenso e

sorprende che in Lega non ci siano arrivati da soli. Buon senso ed etica:

quelli che è probabile userà la Corte di Giustizia federale.

Ps. Roma 2020: la commissione di fattibilità Fortis-Carraro aspetta di essere

ricevuta dal Governo: non più a Palazzo Chigi ma presso il nuovo ministero

dello Sport guidato da Piero Gnudi. Ora le priorità sono altre e dopo il varo

del decreto su Roma capitale ragioni di opportunità suggeriscono di prendere

tempo. Meglio però che non sia troppo.

___

te va carraro,lui lavora ancora

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Joined: 07-Nov-2011
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La Juve difensore civico del calcio italiano.Di Mauro Suma

Dalle pagine di Tmw, Mauro Suma si sofferma sui fatti settimanali, ci soffermiamo sulle opinioni bianconere. La Juventus sta svolgendo un ruolo meritorio. Sta provando a ristabilire la giusta inclinazione della storia del calcio italiano. Una storia drogata, contaminata e stravolta. La scelta politica di non far filtrare le telefonate dell'Inter nell'estate 2006 ha evitato i processi alla squadra che ha vinto i 4 scudetti successivi. In base a quelle telefonate, l'Inter doveva essere deferita. Lo ha stabilito il procuratore federale Palazzi, quello, e nessun altro, che nel calcio italiano fa i deferimenti. Non fa le sentenze, ma fa i deferimenti. E, in quanto deferita, l'Inter non avrebbe potuto fare le spille, il mercato, la Champions. Non avrebbe potuto soffiare Ibra al Milan e non avrebbe avuto tempo e concentrazione per gli altri acquisti. Avrebbe dovuto, doveva in base alle 27 pagine del procuratore federale Palazzi, difendersi nei processi e subire magari la stessa penalizzazione del Milan: come minimo, visto che nelle sue telefonate i livelli coinvolti erano molto alti a livello dirigenziale, come per Fiorentina e Lazio. Invece le telefonate silenziate e drenate dell'estate 2006 hanno cambiato la storia, hanno massacrato la Juventus, penalizzato il Milan e mandato in paradiso l'Inter. Lo Scudetto del 2006 è il simbolo di uno sbilanciamento economico e sportivo devastante, pazzesco, tutto e solo a favore dell'Inter. Allora, anche se a qualche osservatore può apparire un po' focosa la portata di alcune delle azioni legali juventine, va dato atto e merito alla dirigenza bianconera con i suoi legali di aver dato vita ad una azione ad ampio respiro per ristabilire quei pesi e contrappesi dell'intero calcio italiano offesi e violentati dalla disparità telefonica dell'estate 2006. Quella che non accetta gli attendismi e che non si arrende di fronte a nessuna indecisione isituzionale , è una Juventus a tutto campo, che si immola per tutti e per l'intero equilibrio del calcio italiano. Avanti così. Avanti così, perché è giusto.

(t***********)

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Joined: 27-Aug-2006
6138 messaggi

Mi domando ma Lotito e i Della Valle che ci stanno ancora nel mondo del calcio? Certo si sa cosa succederà in fondo il MOSTRO è già stato condannato da tempo.

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Joined: 24-Oct-2006
10658 messaggi

UFFICIO DI GENE di Gene Gnocchi (SportWeek 26-11-2011)

CHE COSA VORREBBE FARE LA JUVE COI 444 MILIONI DI DANNI CHIESTI ALLA FIGC?

Da quello che ho saputo, la richiesta di una cifra così ingente da parte dei

dirigenti della Juventus è determinata da un problema molto grosso e di non

facile soluzione: la manutenzione delle sopracciglia di Andrea Agnelli, che

come tu ben sai sono un tutto unico e per dividerle ci vuole un defogliante di

produzione australiana che costa appunto 444 milioni di euro più le spese di

spedizione, pagamento contrassegno.

.oddio

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Joined: 14-Jun-2008
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CONI.it 27/11/2011

CONI: Il 14 dicembre incontro sul calcio di vertice

Il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Giovanni Petrucci,

sentito il Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Giancarlo

Abete, ha fissato per mercoledì 14 dicembre al CONI un incontro per discutere

e approfondire le tematiche relative alle vicende del calcio di vertice.

Roma, 27 novembre 2011

___

14 Dicembre Con Abete anche Agnelli, Moratti, Galliani e Della Valle

Il tavolo di Petrucci è pronto

Ci sono solo i «magnifici sette»

di ALESSANDRO BOCCI (CorSera 28-11-2011)

ROMA — Il tavolo è apparecchiato. Gianni Petrucci ha scelto la data e diramato

gli inviti: l'appuntamento è fissato per la mattina del 14 dicembre al Coni,

la casa dello sport italiano. L'obiettivo è svelenire il clima bollente,

allentare la tensione, evitare il continuo ricorso a tribunali e avvocati.

Accanto al padrone di casa ci saranno Lello Pagnozzi, segretario generale del

Coni e Giancarlo Abete, il capo della Federcalcio. Poi gli uomini che

alimenteranno il dibattito, Andrea Agnelli e Massimo Moratti, i grandi

duellanti di Calciopoli.

L'elenco degli invitati è ristretto, ma di qualità: dovrebbero partecipare

anche Diego Della Valle e Adriano Galliani. Il proprietario della Fiorentina è

stato il primo, la scorsa estate, a proporre un tavolo di pace da mettere in

piedi prima dell'inizio del campionato; l'amministratore delegato del Milan è

il dirigente più esperto del nostro calcio. Il Coni tace sul nome e sul numero

degli invitati, ma è difficile pensare che nei prossimi giorni possano

aumentare. Al primo vertice dovrebbero esserci soltanto i «magnifici sette».

L'argomento è delicato. Ecco perché nell'invito non si parla di «tavolo della

pace», ma più semplicemente di incontro sulle tematiche inerenti il mondo del

calcio di vertice. Perché, come fanno sapere dalle stanze del Palazzo H,

l'approfondimento dovrà essere «costruttivo e non distruttivo». Il tema della

convocazione può apparire generico, ma è semplicemente il tentativo di non

acuire lo scontro ancor prima di cominciare. «Serve buonsenso», fa sapere

Petrucci, appena rientrato dalla missione a Mosca dove ha festeggiato i cento

anni del Comitato Olimpico russo.

Buonsenso da tutte le parti in causa. Agnelli e Della Valle, sia pure con

motivazioni differenti, vorrebbero chiarire il passato prima di puntare

l'occhio sul futuro. Galliani, più o meno, è sulla stessa posizione. Moratti,

invece, no. Lui è dall'altra parte della barricata. Il passato è scritto e le

sentenze rispecchiano i processi, la posizione del presidente dell'Inter. Con

queste premesse non sarà facile trovare un'intesa per ripartire e basta lo

scetticismo di Ranieri a far intuire le difficoltà della missione di Petrucci.

«Speriamo che sia pace», dice il tecnico nerazzurro regalandosi una smorfia

che è tutto un programma. Ma Petrucci è stato chiaro con tutti: va trovato un

punto d'intesa per ripartire con basi nuove e con una nuova serenità.

Altrimenti i saggi, che nel frattempo stanno portando avanti il loro lavoro,

troveranno il modo di disinnescare la vena litigiosa del calcio italiano. Il

doping legale è considerato una piaga e Petrucci intende combatterla con tutte

le armi a sua disposizione.

Intanto è già importante che Agnelli e Moratti abbiano pubblicamente risposto

al suo invito. Anche Galliani e Della Valle dovrebbero esserci. E Lotito? È

forse il presidente più litigioso, ma per il momento il Coni intende tenerlo

fuori dall'incontro. Di sicuro paga la guerra sulla gestione dello stadio

Olimpico. Petrucci non commenta. Non è il momento di polemizzare. Anche perché

se tutto andrà bene l'incontro del 14 dicembre sarà il primo e non certo

l'ultimo.

___

Si farà in casa Coni: ci saranno il presidente Petrucci, la Juve (Agnelli) e l’Inter (Moratti)

Tavolo della Pace il 14 dicembre

di EDMONDO PINNA (CorSport 28-11-2011)

ROMA - Sarà una giornata ad inviti ma non sarà una festa. Il giorno è già noto,

mercoledì 14 dicembre, così come la location , le stanze che contano del

Coni. Un appuntamento per molti, come si dice, ma non per tutti. Deciderà il

padrone di casa , Gianni Petrucci, presidente dello sport, che ieri ha sciolto

l’ultima riserva. Il tavolo della pace è convocato appunto fra quindici giorni,

anche se in realtà si tratterà di un incontro «per discutere e approfondire

le tematiche relative alle vicende del calcio di vertice» come si legge nella

nota diffusa dal Palazzo a cinque cerchi. Poche parole che, però, hanno un

significato preciso e tracciano una strada ben connotata.

RISTRETTO - Lo aveva annunciato, Petrucci, lo scorso 16 novembre, con un

attacco duro al mondo del calcio, «malato di doping legale» . Sarà un tavolo

ristretto: i padroni di casa, Petrucci e il segretario Pagnozzi, il presidente

della Federcalcio, Abete, i numeri uno di Juventus e Inter, Agnelli e Moratti,

sono presenze praticamente scontate. Dovrebbero trovare posto anche Adriano

Galliani, considerato - per l’anzianità di servizio - il dirigente più esperto

del nostro football, e Diego Della Valle, il patron della Fiorentina che per

primo aveva lanciato l’idea. Nei prossimi giorni, Petrucci potrebbe allargare

l’invito a qualche altro presidente. Difficile, però, che arrivi il postino a

casa Lotito, e non serve un indovino per immaginare il perché. Quel duro

attacco di Petrucci ha aperto le porte ad un’ipotesi di dialogo: erano, quelli,

i giorni nei quali si sentiva forte ancora l’influsso delle sentenze di

Napoli di Calciopoli, delle rivendicazioni sullo scudetto del 2006, delle

sospensioni scattate automatiche per Lotito, Andrea Della Valle, Mencucci,

Foti e De Santis in virtù dell’art. 22 bis delle Noif, della battaglia che la

Lega (la Lega?) aveva scatenato per evitare che quelle sospensioni

diventassero (come sono diventate) esecutive. «Nel calcio ci sono regole

precise, ultimamente però vengono aggirate da troppi furbastri» . Petrucci era

sceso in campo, dando il suo avallo al tavolo politico che dovrebbe, nelle

intenzioni, riportare «l’armonia nel calcio» come disse Andrea Agnelli.

SPINA 2006 - Un incontro per «le vicende del calcio di vertice» ma è chiaro

che molto (se non tutto) ruoterà attorno alla vicenda dello scudetto 2006.

Petrucci dovrà essere bravissimo a maneggiare una questione estremamente

delicata. L’Inter non ha intenzione di tornare sull’argomento, ritenuto invece

basilare per la Juve. Insomma, bisognerà stare attenti. Ieri Ranieri ha dato

quasi l’impressione di essere un po’ scettico: «Il tavolo? Speriamo che sia di

pace. E non è importante che ci creda io, è importante che ci creda chi ci

andrà» .

___

LO «SCONTRO» CON L'INTER

Tavolo della pace

Appuntamento al 14 dicembre

di VALERIO PICCIONI (GaSport 28-11-2011)

Il tavolo della «pace» c'è, quello si sapeva. Ora c'è anche la data,

ufficializzata ieri da un comunicato del Coni, «sentita la Federcalcio»:

mercoledì 14 dicembre Gianni Petrucci riunirà i duellanti di calciopoli per

cercare di svelenire la lunga stagione post scandalo.

Sette sicuri A questo punto i problemi sono due: chi invita e chi invitare.

Il primo s'è risolto con Petrucci che s'è preso la scelta in quanto padrone di

casa. Più complicato risolvere il secondo dilemma. Alcuni posti, però, sono

già prenotati. Con Petrucci ci sarà il segretario generale del Coni, Lello

Pagnozzi, e il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete. Ovvia anche la

presenza di Andrea Agnelli che ieri era a Roma proprio mentre Petrucci

rientrava dalla Russia e di Massimo Moratti visto che lo scontro post

calciopoli ha contrapposto soprattutto Juve e Inter. Ci sarà però anche Diego

Della Valle, che in estate era stato il primo a proporre il famoso tavolo.

Infine, fra i sicuri, ecco il vicepresidente vicario del Milan, Adriano

Galliani, per la sua lunga militanza nel calcio di vertice.

Ma è probabile che si apparecchi pure per qualcun altro, probabilmente altri

dirigenti di società anche per meglio rappresentare tutto il calcio di serie A

in un confronto che dovrebbe ragionare sul passato, ma pensare soprattutto al

futuro del pallone italiano. Così si può immaginare che il tavolo non

esaurisca il suo ordine del giorno in un solo colpo: probabile che ci sia

almeno una seconda puntata.

Diplomazie al lavoro Al tavolo, però, bisogna arrivarci preparati. E allora,

a luci spente, in questi giorni le diverse diplomazie calcistiche e olimpiche

lavoreranno per arrivare a definire il menu giusto e costruire il percorso che

porta all'auspicato brindisi finale. Non sarà proprio un gioco da ragazzi.

___

Il tavolo

Agnelli-Moratti di fronte il 14 dicembre

di FULVIO BIANCHI (la Repubblica 28-11-2011)

ROMA - Si fa, come promesso da Giovanni Petrucci: il tavolo della pace, per

chiudere (si spera) coi veleni di Calciopoli, è stato convocato per il 14

dicembre, al Coni. Certa la presenza di Petrucci e Pagnozzi, di Abete, di

Andrea Agnelli e di Massimo Moratti. Agnelli e Moratti, per la prima volta, si

troveranno di fronte: il n.1 juventino aveva chiesto il tavolo, il presidente

nerazzurro aveva subito accettato l´invito di Petrucci. Gli altri partecipanti

sono segreti: difficile ci sia Maurizio Beretta, presidente della Lega, più

probabile Adriano Galliani. Forse potrebbe essere convocato Diego della Valle,

patron della Fiorentina. Non sarà facile trovare una soluzione condivisa: le

parti (Juve e Inter) sono lontane dopo le liti sullo scudetto 2006. Scettico

Ranieri, tecnico dell´Inter: «Speriamo sia un vero tavolo della pace e non

sembri strano a chi dovrà partecipare…». Più convinto Aurelio De Laurentiis,

patron della Napoli: «Spero sia l´occasione per chiudere col passato e

ripartire da zero: e il primo che sbaglia, stavolta, fuori per sempre».

___

Il Coni apparecchia

il tavolo della pace

L’Inter: diteci il menù

Vertice il 14 dicembre. Il club: “Sì, ma niente 2006”

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 28-11-2011)

Sette (per ora) sono le sedie, cinque gli invitati, due i padroni di casa. Il

tavolo della pace, l’incontro che nelle intenzioni di chi lo ha studiato

dovrebbe cancellare i veleni del calcio e «il doping legale» dal pallone

(Petrucci dixit), si aprirà il prossimo 14 dicembre al Coni. L’obiettivo è

alto, il traguardo difficile da tagliare, per non dire quasi impossibile, da

taglia, ma già in passato il numero uno dello sport italiano Gianni Petrucci è

riuscito a ricucire posizioni apparentemente inconciliabili. Sull’invito

partito dal Foro Italico si parla di un’occasione per «discutere e

approfondire le tematiche relative alle vicende del calcio di vertice», ma

sarà sulle svolte di Calciopoli che si giocherà la riuscita o meno del

rendez-vous.

Petrucci e il segretario generale del Coni Raffaele Pagnozzi apriranno la

porta del Coni al numero uno della Federcalcio Giancarlo Abete, al presidente

della Juve Andrea Agnelli, a quello dell’Inter Massimo Moratti, all’azionista

di riferimento della Fiorentina Diego Della Valle e all’amministratore

delegato del Milan Adriano Galliani. Così, almeno, c’è scritto nella lista

degli invitati, perché il primo risultato da ottenere è la presenza, tutti

nella stessa stanza, dei protagonisti del nostro calcio di vertice. Agnelli ci

sarà perché è stato il primo a proporre un incontro per entrare nel merito di

quanto vissuto dal pallone italiano negli ultimi cinque anni. Presente

risponderà Galliani, invitato nelle vesti del più esperto dirigente in

attività, e presenti dovrebbero essere anche Moratti e Della Valle. Dall’Inter

fanno sapere di come il club stia valutando sull’opportunità o meno di sedersi

al tavolo, ma allo stesso tempo si dichiarano sensibili al passo compiuto

dalla massima carica dello sport italiano: dire di no a Petrucci, come del

resto già annunciato da Moratti, sarebbe difficile. La società nerazzurra,

però, resta ferma sulle posizioni note che entrano in rotta di collisione con

quelle della Juve, ovvero il patron nerazzurro si starebbe chiedendo il senso

di un incontro che potrebbe sconfinare su fatti (Calciopoli) già passati

attraverso sentenze della giustizia sportiva e non solo. Agnelli, d’altronde,

è stato chiaro fin dal momento della sua proposta: per la Juve il tavolo della

pace avrà un suo significato se, nel menù, entreranno situazioni relative ai

passaggi dello scandalo del 2006 rilette anche alla luce del lavoro svolto dal

pm del pallone Stefano Palazzi nelle 27 pagine che strattonano, a livello di

indagine, l’Inter sotto i riflettori.

Agnelli e Moratti ci saranno, in attesa che vengano scoperte le carte del

grande mediatore Petrucci. Della Valle, al momento, fa sapere di non essere

stato ancora contattato, lui che per primo lanciò l’idea, sebbene in termini

diversi, di un vertice fra dirigenti di club a cui partecipasse soprattutto

Moratti. Da oggi, altri patron o presidenti alzeranno le antenne (Lotito?),

cercando di capire il perché del loro mancato invito o sperando di trovare in

corso d’opera una sedia libera. «Speriamo sia pace. Se ci credo? L’importante

è che ci creda chi ci va. . . », così uno scettico Claudio Ranieri.

___

CALCIOPOLI LA CONVOCAZIONE DI PETRUCCI

Tavolo: c’è solo la data

L’incontro il 14 dicembre a Roma, ma sui temi si rischia la crisi

Certi solo Abete, Agnelli, Moratti e Pagnozzi, ma le chiamate vanno avanti. Sul nodo di Calciopoli quasi certo lo scontro

di ALVARO MORETTI & GUIDO VACIAGO (Tuttosport 28-11-2011)

«SÌ, VA BE’, ma allora di che parliamo? E di questo no, di quell’altro no. . . »

Ce lo immaginiamo così il momento della possibile impasse del tavolo della

pace post-Calciopoli, convocato proprio ieri per mercoledì 14 dal Coni dando

ufficiale seguito all’idea lanciata da Andrea Agnelli dopo l’attacco di

Petrucci contro i club di vertice che per le conseguenze di Calciopoli 1 e 2

hanno scelto la via avvocatizia (la Juve che va al Tar e Corte dei Conti) o

quella riformatrice delle norme vigenti (l’articolo 22 bis per i sospesi

Lotito , Andrea Della Valle e Foti ).

INCONTRO/TAVOLO Il Coni, comunque, è stato di parola: nella missione in

Russia (dove il vertice dello sport italiano ha partecipato all’assemblea dei

comitati olimpici europei e fatto la sua lobbying sulla candidatura romana per

i giochi estivi 2020) ha lavorato anche alla preparazione del tavolo della

pace, anche se a Petrucci quella definizione non piace. Le telefonate e lo

stretto legame con Abete, i primi inviti accolti da Moratti e Agnelli, la

convocazione ufficializzata sul sito Internet del Foro Italico. Mercoledì 14

dicembre a Roma (nel bosco fitto di un’agenda zeppa), nel Palazzo ad H, giusto

accanto all’Olimpico.

AGENDA E INVITI Il timore di arrivare a quell’impasse di cui parlavamo

dipende dagli inviti e dall’agenda dell’incontro. Per ora il Coni

“ufficializza” che con Petrucci e il fidato Pagnozzi , ci saranno Abete

(proprio quello a cui la Juve chiede 443 milioni di danni), Agnelli e Moratti

, i due principali contendenti della vicenda Calciopoli dall’aprile 2010 ad

oggi, da quando - cioè - sono emerse le “nuove-vecchie” telefonate su Inter e

altri 9 club, al centro dell’indagine e della relazione Palazzi e lo stesso

scandalo ha assunto forme e colori che non aveva nel 2006. In estate era stato

Della Valle a lanciare la prima idea-versione del tavolo, con invito diretto

all’ex amico Moratti, Petrucci e Diego Della Valle si sono parlati di recente

e l’invito dovrebbe partire. Come quello per Galliani (e se tornasse in

Consiglio federale, nel caso giovedì la Corte federale dichiari

l’incompatibilità del sospeso Lotito?). E il presidente di Lega, Beretta ? Si

parla di soli numeri uno, lo sono tutti, ma se si parla di un incontro per

discutere dei principali problemi del calcio di vertice non può mancare la

Lega, anche se i rapporti sono ai minimi storici. La questione dell’agenda è

però dirimente: Agnelli, interessatissimo anche a rifondare il calcio su altre

basi, non può esimersi dal toccare la questione scudetto e delle modalità con

cui proprio Abete (che da questo orecchio non ci sente) ha deciso di non

togliere lo scudetto 2006 per prescrizione. E Moratti - al di là del rispetto

per Petrucci - accetterà di discutere di quelle telefonate, per le quali

sembra essersi autoassolto, nonostante le pesanti pagine di Palazzi e dei

fatti legati al caso Telecom?

PROBLEMS Il calcio italiano di vertice ha certo tantissimi problemi, per

questo è aperto un tavolo presso il Ministero dello Sport di Gnudi (a

proposito, sarà invitato da Petrucci come proponeva Agnelli?), ma è legata a

Calciopoli la questione che accende gli animi e ha creato un solco mai visto

tra Juventus e Inter così come fra Juventus e Figc, oltre che Coni e Lega

Calcio. Se nessuno vuole mettere in discussione niente, l’Incontro finisce per

essere un dovere al quale ottemperare. Il tutto ricordando sempre che: la Juve

per Calciopoli è stata punita, non ha goduto di privilegi e prescrizioni, ha

pagato carissimo e altri no; che la Juve ha già ritirato, a suo tempo, un

primo ricorso al Tar basato sul fatto che l’indagine sportiva fosse stata

parziale perché condotta su una selezione delle telefonate operata dalla

Procura e fotocopiata dalla Figc di Guido Rossi; e che la Juve ha firmato

arbitrati in assenza di prove che esistessero telefonate con l’Inter e molti

altri dirigenti di club. In ogni caso difficile che il 14 dicembre 2011 possa

essere «l’occasione per chiudere col passato, per ripartire da zero e, d’ora

in poi, il primo che sbaglia sia messo fuori per sempre», come chiedeva ieri

De Laurentiis.

Modificato da Ghost Dog

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ALL’ALTA CORTE

Radiazioni: ecco le memorie difensive di Moggi-Giraudo

di ALVARO MORETTI (Tuttosport 28-11-2011)

ROMA. Eppure al Coni, anzi presso il Coni, un tavolo aperto sulle questioni di

Calciopoli c’era già... Eh sì perché proprio venerdì scorso scadeva il primo

dei tre termini per la consegna delle memorie assegnati dall’Alta Corte presso

il Coni alla Figc e ai radiati e ricorrenti Moggi, Giraudo e Mazzini per la

querelle sull’ergastolo sportivo, comminato ai tre protagonisti della vicenda

nell’estate scorsa.

A GENNAIO La decisione dell’Alta Corte sulle radiazioni, che arriva quando gli

squalificati di Calciopoli e ora anche condannati in primo grado nel penale, è

attesa per i primi giorni di gennaio. Dovrebbe pesare la produzione di

documenti richiesti prima della condanna di Napoli, ma la sentenza penale è

difficile che non abbia un peso come sarebbe giusto per quelli che dicono che

la giustizia sportiva è una cosa, quella penale un’altra.

COMPITI A CASA Il primo dei tre termini assegnava i compiti a casa ai vari

avvocati e venerdì sono state consegnate le integrazioni documentali. Ai

ricorrenti era richiesta la produzione di un curriculum personale degli anni

intercorsi dal 2006 a oggi e non solo: Moggi ha certificato la sua attività di

pubblicista per Libero e il libro “Un pugno al cuore”, Mazzini le numerose

benemerenze ufficiali (anche il Fiorino d’Oro di Firenze) ma anche le

audizioni di Auricchio in tribunale a Napoli in cui lo si dipingeva come un

millantatore, Giraudo l’attività da imprenditore in Inghilterra; l’ex dg

integra il fascicolo anche con il cd delle nuove telefonate e quello dei baffi

dimenticati, oltre alla pendenza presso il Consiglio di Stato del suo ricorso

alla giustizia ordinaria del 2006, ma anche le archiviazioni di Reggio

Calabria per il mai esistito rapimento di Paparesta, quello dei tribunale di

Torino (anche sulla questione dell’infedeltà patrimoniale) o la sentenza del

giudice di pace di Lecce che assolveva Moggi. Per la Federazione il compito di

produrre i lavori preparatori della riforma del codice di giustizia (senza

norma transitoria) ma anche della norma ad hoc (il comunicato 143/a) che ha

“creato” il processo per i tre di Calciopoli, per questo l’Alta Corte chiede

di sapere che fine abbiano fatto gli analoghi casi. Oggi la lettura dei

documenti delle parti, poi altri 15 giorni per controdeduzioni e altri 15 per

le memorie. Un’altra udienza dopo quella del 13 ottobre scorso.

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Joined: 14-Jun-2008
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CALCIOPOLI

CASO MOGGI: C'È ALTRO MARCIO

Attilio Auricchio, l'ex carabiniere che l'ha inchiodato, difende

la sentenza di condanna dell'ex dg della Juventus. E accusa

di LUCA BERGAMIN (VANITY FAIR 23-11-2011)

art.scoperto grazie a Uri Bi ed Antonio "ACB" Corsa

«Moggi che si paragona a Tortora? Ma mi faccia il piacere». Attilio Auricchio,

41 anni, prima di diventare il capo di Gabinetto della Giunta di Luigi De

Magistris al Comune di Napoli, è stato il comandante della sezione del Nucleo

investigativo dei carabinieri di Roma. Ovvero colui che ha sbobinato le 100

mila conversazioni telefoniche tra Luciano Moggi e gli altri 16 membri di

quella che il Tribunale partenopeo ha definito «associazione per delinquere

che condizionava il campionato di calcio ». Intercettazioni che hanno portato

alla condanna dell'ex direttore generale della Juventus a 5 anni e quattro

mesi di prigione.

«Pago solo io», ha replicato Moggi…

«E’ indegno che si paragoni a Enzo Tortora. Moggi non si è fatto nemmeno un

giorno di carcere e i suoi avvocati hanno avuto la possibilità di smontare

tutte le richieste dell’accusa, fondate sulle prove raccolte col pm Giuseppe

Narducci. Ma non ci sono riusciti».

Prove «solo» telefoniche e poco veritiere, secondo la difesa.

«Ripeto: Moggi con gli ex designatori Paolo Bergamo (3 anni e 8 mesi di

condanna, ndr), Pierluigi Pairetto (1 anno e 11 mesi, ndr) e gli altri

colpevoli sono indifendibili. Le migliaia di chiamate sono state correlate a

fatti pubblici accaduti (partite, eventi sportivi) e fatti privati (colloqui,

contatti, incontri): una valenza probatoria impossibile da smontare, anche se

dovessero fare appello. L’unico rischio può essere la prescrizione».

Teme che l’allungarsi dell’iter processuale possa far cadere tutto nel nulla?

«Non lo escluderei. In Italia su fatti che coinvolgono il mondo del calcio

nessuno ha voglia di approfondire. C’è solo tanta superficialità e

convenienza».

La Juventus e lo stesso Moggi sostengono che le prove siano state

raccolte in un’unica direzione e non si sia dato il medesimo peso alle

telefonate che faceva l’Inter.

«Non si può porre sullo stesso piano una conversazione tra il presidente

dell’Inter, Massimo Moratti, e il designatore Bergamo alle 12 di un giorno

qualsiasi in cui si danno del lei e parlano dello sviluppo delle partite, con

una all’una di notte tra Moggi e Bergamo, con schede telefoniche straniere,

che discutono delle scelte degli arbitri».

C’è altro «marcio» nel mondo del calcio?

«Mi sarebbe piaciuto indagare anche sull’attività ordinaria del giudice

sportivo, in particolare le squalifiche dei calciatori sulla base dei referti

arbitrali. Non escluderei che Moggi mettesse lo zampino anche lì, “invitando”

preventivamente gli arbitri a espellere questo o quel giocatore così da

togliere di mezzo avversari pericolosi per la Juventus. In cambio? Avanzamenti

di carriera per gli arbitri».

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Il tavolo della pace Petrucci sta mettendo a punto la strategia per il vertice del 14 dicembre

Il Coni lavora, la Lega di A fa festa

di FABIO MONTI (CorSera 29-11-2011)

MILANO — Prende forma il tavolo della pace, il vertice convocato al palazzo H

del Coni dal presidente Gianni Petrucci per il 14 dicembre. L'obiettivo è

quello di svelenire l'ambiente, far scendere la febbre della conflittualità ed

evitare il continuo ricorso ai tribunali, come conseguenza di Calciopoli.

Sicure le presenze di Andrea Agnelli e di Massimo Moratti, così come quelle di

Diego Della Vale e Adriano Galliani. Possibile che vengano diramati altri due

inviti, ma non di più, perché Petrucci (con Pagnozzi e Abete) non ha mai

pensato di trasformare un vertice mirato in un'assemblea di Lega. Sedersi al

tavolo significa prendere atto di due punti vincolanti: il Coni non è un

distributore di scudetti e non è nemmeno un organo della giustizia sportiva.

La questione dello scudetto 2006 non può essere all'ordine del giorno.

Petrucci ha riassunto così: «Uno dei miei impegni è cercare di riunire

persone di buona volontà per rasserenare il mondo del calcio. Il mondo è anche

fatto di effervescenze, ma sono positivo, sereno e ottimista. Vorrei portare

persone che diano un contributo positivo per la soluzione dei problemi. Non si

tratta di fare richieste, ma di rispondere a un invito fatto dal Coni e

rivolto a persone che rappresentano una fetta importante del calcio e dello

sport. Siamo però solo al primo tempo, manca la ripresa».

Mentre il Coni lavora, la Lega di A ha venduto l'ultimo pacchetto di diritti

tv per il triennio 2012-2015, quello destinato all'estero. Il presidente

Beretta ha annunciato che il «traguardo del miliardo di euro complessivo è

vicino». È stato preparato il nuovo testo dell'art. 22 delle Noif (il

salva-Lotito), che ora dovrà essere sottoposto al Consiglio Figc (prima si

attende la risposta della Corte di giustizia) e al Coni. Pronto anche il testo

del regolamento di attuazione dell'accordo collettivo. Anche per questo la

Lega ha organizzato una grande festa a Desenzano del Garda il 19 dicembre;

idea del presidente del Genoa, Preziosi, con il n. 1 del Cagliari, Cellino,

che curerà le musiche. Non c'è niente da festeggiare, vista la delicata

situazione del calcio italiano (e non solo), ma si può sempre trovare

un'occasione per fare brutta figura. La Lega di A quando si impegna, ci

riesce. Poi da gennaio si ricomincerà a litigare per il nuovo presidente.

___

Segnali di distensione dopo le scintille per Calciopoli: il vertice sul calcio del 14 dicembre prende corpo

«Tavolo di pace, io ci credo»

Petrucci è ottimista e incassa nuove adesioni: ci saranno anche Andrea Della Valle e De Laurentiis

di NANDO ARUFFO (CorSport 29-11-2011)

ROMA - Le Olimpiadi (Londra 2012 e l’obiettivo di Roma 2020) vanno avanti da

sole come se l’avvicinamento fosse guidato da un pilota automatico.

Il presidente del Coni Gianni Petrucci ha ribadito che è il calcio, in questo

momento, a focalizzare l’attenzione dello sport. L’occasione gli è stata

fornita dalla cerimonia di premiazione del Concorso Letterario bandito dal

Coni e dalla consegna dei Premi Coni-Ussi 2011.

L’attenzione di Petrucci va a Calciopoli e allo scudetto 2006, revocato alla

Juve e assegnato all’Inter. Provvedimenti che hanno innescato una serie di

ricorsi a catena, ultimo dei quali il risarcimento milionario per danni

chiesto dalla Juventus: 443 milioni 725 mila 200 euro. Teso a spezzare questa

spirale a base di cavilli legali, Petrucci per primo aveva invitato le società

a un «tavolo di pace». Di fronte alla richiesta piovuta dal presidente di

tutti i presidenti sportivi, nessuno poteva opporsi.

Petrucci ha voluto rilanciare il suo messaggio attingendo a piene mani

nell’ottimismo: « Stiamo lavorando con impegno all’Olimpiade di Londra del

prossimo anno e all’organizzazione di quella di Roma che è più lontana, 2020.

Ma in questo momento il Coni ha un impegno ancora più importante: si rivolge

alle persone di buona volontà, perché c’è bisogno di rasserenare il mondo del

calcio. Io sono ottimista: l’incontro con i vertici del calcio raggiungerà lo

scopo ».

FONDAMENTALE - Dall’ottimismo alla praticità, Petrucci si rivolge al pubblico

lanciando un messaggio diretto al presidente della Federcalcio, Abete: « Avrà

un ruolo molto importante, gli inviti sono partiti e sono contento di aver

trovato la disponibilità di tutti quelli che ho contattato. Il mondo del

calcio, si sa, è effervescente, racchiude tanti interessi ma è pur sempre uno

sport. Io sono convinto che ritorni la serenità, perché tra persone

intelligenti l'intesa si troverà ».

Dal mattino al pomeriggio, dai premi letterari del Coni alle premiazioni del

Circolo Aniene di Roma, Petrucci preciserà: « L'Italia può contare su grandi

personalità nel mondo del calcio come i Della Valle, Moratti e Agnelli, che

altri paesi non hanno ». presenti - Al «tavolo della pace», insieme con

Petrucci e il segretario generale del Coni Raffaele Pagnozzi ci saranno: il

presidente della federcalcio Giancarlo Abete con Massimo Moratti per l’Inter,

Andrea Agnelli (Juventus), Adriano Galliani (Milan), Aurelio De Laurentiis

(Napoli) con i fratelli Andrea e Diego Della Valle che, a nome della

Fiorentina, hanno precisato: « Veniamo a patto che, prima della pacificazione,

ci sia un indispensabile chiarimento ».

Del «tavolo» ha parlato anche l’allenatore dell’Inter Claudio Ranieri. Su

Radio Uno, durante la trasmissione mattutina «Radio anch'io lo sport» ha

affermato: « Si chiama tavolo della pace, vediamo se si sotterreranno le asce

di guerra. Se sarà il tavolo della pace, ci sarà la parola fine a questa

brutta faccenda italiana ».

VOLONTA’ - Preoccupato il presidente dell’Ussi (Unione stampa sportiva

italiana) Luigi Ferrajolo: « Il tavolo di pace si fa durante le guerre, è

significativo che si usi questa definizione per lo sport ».

Si avvicina Natale e bisogna essere tutti più buoni: la data del famoso

«tavolo della pace» è stata fissata, mercoledì 14 dicembre. Petrucci ha già

preparato un ordine del giorno, tutti si sono mostrati disponibili.

Adesso bisogna passare dalle buone intenzioni al concreto: tocca al calcio

manifestare un gesto di buona volontà.

===

LE REAZIONI IN LEGA

===

No di Cellino «Questi ‘tavoli’ sono incontri per pochi»

di PIETRO GUADAGNO (CorSport 29-11-2011)

MILANO – Il cosiddetto tavolo della pace non raccoglie così ampio consenso in

Lega calcio. E’ stato innanzitutto il presidente del Cagliari a manifestare in

pubblico le sue perplessità… per usare un eufemismo, visto che le sue sono

state vere e proprie picconate. «Questi tavoli mi spaventano e io, oltre che

contrario, mi sento offeso – ha ringhiato Massimo Cellino -. E’ un modo per

nascondere troppe cose. Come si fa ad allestire un tavolo della pace per

evitare cause contro la Federcalcio o parlare di fantascudetti, quando siamo

noi i primi a non rispettare le regole? L’ultima iniziativa del genere vista

in Italia risale a 12 anni fa e partorì due designatori al posto di uno».

Insomma, produsse uno scenario da cui poi scaturì Calciopoli, a cui proprio il

nuovo tavolo vuole mettere una fine definitiva. «Sono stato l'unico presidente

ad andare a Napoli per testimoniare al processo – ha insistito Cellino -. E

senza quei galantuomini dei giudici oggi ci troveremmo nella stessa

situazione. Perciò bisogna solo ringraziarli. Se sono l’unico a pensarla così?

Oltre a pensarlo io lo dico. Se qualcun altro tace, sono cavoli suoi».

PACE E BASTA– A Beretta, comunque, non sono arrivati inviti o convocazioni.

Ciò significa che la Lega, intesa come istituzione, non si siederà a quel

tavolo. «Non sono al corrente né della composizione né degli argomenti – ha

spiegato Beretta -. Ma se sono state coinvolte solo alcune società,

l’obiettivo sarà unicamente quello di raggiungere la pace tra loro.

Evidentemente per l’altro tavolo, ovvero quello in cui si discuterà delle

regole per il futuro, occorrerà attendere. E l’importante è che a quello noi

ci saremo, per proseguire quanto già avviato con l’ultimo governo».

===

Cosa fa Moratti? «Per adesso c’è l’invito, vediamo...»

di A.POL. (CorSport 29-11-2011)

MILANO - Molti si domandano se ci sarà anche lui, seduto insieme ai suoi

nemici di oggi (ma, si spera, non più di domani), al tavolo della pace.

Massimo Moratti ha ricevuto l’invito e ora è in attesa. Così ieri,

intervistato sotto gli uffici della Saras, ha risposto in questo modo a chi

gli chiedeva se avesse preso degli impegni per il prossimo 14 dicembre, giorno

in cui Petrucci riunirà i Grandi Contendenti: «Per adesso c'è questo invito e

vediamo...».

L’ha detto sorridendo, la risposta è stata pubblicata anche dal sito

dell’Inter, ma in serata lo stesso club nerazzurro ha tenuto a precisare che

il «vediamo» di Moratti non era legato alla scelta delle persone e neppure

alla materia degli argomenti che verranno trattati. La posizione del numero 1

dell’Inter resta quella di attesa.

___

CALCIOPOLI DIEGO DELLA VALLE CHIEDE NON SIA SOLO FORMALE E CONVOCA ANCHE SUO FRATELLO ANDREA

Petrucci: «Ho fiducia nel tavolo»

E intanto ha già incontrato Agnelli

di MAURIZIO GALDI (GaSport 29-11-2011)

Conto alla rovescia per il tavolo della pace calcistica del 14 dicembre. E

prime mosse nel percorso preparatorio verso il conclave lanciato dal

presidente del Coni. Che domenica ha incontrato in forma riservata Andrea

Agnelli. Top secret i contenuti. E grande prudenza anche nelle parole

pubbliche sull'argomento pronunciate ieri dello stesso Petrucci: «Ho fiducia

nel tavolo della pace. Non vedo perché non si dovrebbe raggiungere la serenità

nel mondo del calcio che racchiude tanti interessi, ma è sempre uno sport». Il

tutto mentre Moratti, che ha dato da tempo la sua disponibilità, è intervenuto

sull'argomento con un laconico: «Vediamo...». Un riferimento in generale e non

a chi parteciperà.

Ottavo invitato Prudenza anche sugli inviti, che comunque spettano - su

questo non si discute - al padrone di casa, il presidente del Coni, appunto.

Di certo, rispetto ai sette sicuri dei giorni scorsi Petrucci, Pagnozzi, Abete,

Moratti, Agnelli, Galliani e Diego Della Valle c'è da aggiungere un ottavo

visto che la Fiorentina si presenterà anche con Andrea Della Valle,

soddisfatta nel vedere finalmente accolta la proposta formulata in estate.

Adesso l'auspicio della società viola è che non ci si limiti a un incontro

puramente formale, ma sostanziale di chiarificazione e pacificazione.

Polemica Sugli invitati al tavolo però c'è già polemica all'interno della

Lega di A. Il presidente del Cagliari Cellino è duro: «C'è qualcosa sotto.

Molti presidenti sono con me, io mi espongo: o Petrucci invita la Lega in

rappresentanza di tutti o non va bene. L'ultimo tavolo per pochi ha prodotto

il doppio designatore». Il presidente della Lega Beretta chiarisce: «Se il

Coni vuole risolvere una disputa inviti i contendenti. Ma se deve anche

parlare della riforma del calcio ci deve essere la Lega: l'impegno l'abbiamo

preso a Palazzo Chigi».

Pescante Infine Mario Pescante, impegnatissimo sulla strada che vuole portare

a Roma le Olimpiadi del 2020, che ieri s'è concesso però una battuta sul

«tavolo» nel Gr Parlamento: «Spero che il tavolo dell'ottimo presidente

Petrucci abbia un compito più facile di quello del quale mi sto occupando per

Israele e Palestina».

___

Calciopoli, il tavolo della pace nasce male

Moratti pronto ad andare via dopo un minuto. Petrucci: “Ma io sono ottimista”

di FULVIO BIANCHI (la Repubblica 29-11-2011)

Il tavolo (della pace) già traballa e rischia di durare un minuto: la colpa

non è di Giovanni Petrucci, presidente del Coni, che ha avuto l´idea e l´ha

convocato per mercoledì 14 dicembre. Ma sono troppi i rancori che separano

ancora gli invitati illustri e le premesse non annunciano nulla di buono: se,

ad esempio, Andrea Agnelli tirerà in ballo quello scudetto 2006, che fu tolto

alla Juve e dato all´Inter, e Diego Della Valle vorrà discutere di quello che

è stato Calciopoli (e quello che non è stato, con le tante, troppe omissioni),

ecco che Massimo Moratti si alzerà subito dal tavolo. Il patron nerazzurro già

partecipa poco volentieri: lo fa solo per rispetto di Petrucci. Però, l´idea

che si parli del passato, tirando in ballo la sua Inter, non l´accetta di

sicuro: anche perché, sostengono in ambiente nerazzurro, il club milanese non

è mai stato giudicato a Napoli e nemmeno c´è stato un processo sportivo. Tutto

si è fermato a una (pur dura) requisitoria del procuratore Stefano Palazzi,

senza alcun contraddittorio, e finita nel nulla per prescrizione. Insomma,

Moratti non accetta "processi". Né da Agnelli né da Della Valle. Il patron

viola è contento (per ora): «Sono molto soddisfatto che sia stata accettata la

mia idea, anche se un po´ tardivamente. Mi auguro che non si tratti di una

riunione formale ma che oltre alla pacificazione serva a fare chiarezza su

Calciopoli, su cosa è successo in quei giorni».

È proprio quello che non vuole Moratti, e quando ieri ha detto «vedremo…» non

si riferiva certo ai partecipanti - quelli non li sceglie lui - ma ai

contenuti della discussione. Lo stesso Andrea Agnelli, dicono, sia molto

agguerrito (e lo dimostrano i suoi ricorsi), intenzionato a tirare in ballo

proprio quello scudetto. Alla riunione parteciperanno, per ora, in otto (ma

non è finita): Petrucci, Pagnozzi, Abete, Andrea Agnelli, Moratti, Galliani,

Diego e Andrea Della Valle. In realtà è la Fiorentina ad aver annunciato la

presenza di Diego, il patron, e del fratello Andrea, presidente onorario. Il

problema è che quest´ultimo è sospeso per Calciopoli: il Coni non commenta.

Nella stessa posizione di Andrea si trova Claudio Lotito: il Coni inviterà il

patron laziale col quale ha un contenzioso in corso per l´Olimpico? È

probabile invece che alla tavolata si unisca Maurizio Beretta, presidente

della Lega di A, mentre Massimo Cellino, consigliere federale e n. 1 del

Cagliari, boccia secco l´iniziativa: «Questi tavoli mi spaventano, nascondono

troppe cose: io sono contrario e offeso». Petrucci porge il ramoscello

d´ulivo: «Si può raggiungere la serenità nel mondo del pallone».

___

L’INCONTRO DEL 14 DICEMBRE

Al tavolo del Coni pure i Della Valle

«Ma si chiarisca prima della pace»

di ALVARO MORETTI & GUIDO VACIAGO (Tuttosport 29-11-2011)

CI SARA’ anche Della Valle. Anzi i Della Valle perché Diego porta al tavolo

politico del Coni anche il fratello Andrea, uno dei condannati di Calciopoli.

Un segnale preciso, come inequivocabile è il pensiero del patron della

Fiorentina: il tavolo, prima che pacificatore, deve essere chiarificatore. E

ogni riferimento alle vicende del 2006 e seguenti non è puramente casuale. E

in fondo, proprio mentre la tavolata prende corpo e vengono ufficializzate le

presenze e soppesate le assenze, il problema principale continua a essere

l’ordine del giorno. Perché mentre i Della Valle vogliono chiarire i temi di

Calciopoli e Andrea Agnelli non può consentire che non se ne parli, Massimo

Moratti e Giancarlo Abete tralascerebbero volentieri l’argomento. Anzi, dal

campo nerazzurro rimbalza in modo assai informale e sfumato il concetto che se

il 14 dicembre, nel Palazzo a H del Coni, dovessero essere servite portate

indigeste a Moratti, questi potrebbe anche alzarsi.

CHIARIMENTI La presenza del presidente interista, tuttavia, è fuori

discussione, anche se un suo intervento ieri mattina aveva fatto pensare a una

risposta polemica: «C’è questo invito, vediamo...», aveva risposto sorridendo

alla domanda, altrettanto scherzosa: «Allora, ha impegni per il 14 dicembre?».

In serata il chiarimento: Moratti si siederà al tavolo. Poi bisogna capire

cosa dirà e come reagirà quando gli altri convitati ci spingeranno sopra

Calciopoli e i suoi risvolti (vedi le spy story emerse al processo Telecom).

Nonostante queste spinose premesse, il presidente del Coni, Gianni Petrucci,

che dell’incontro del 14 dicembre è il diplomatico organizzatore è ottimista.

«Anche se in tanti scrivono che non darà risultati, ho fiducia nel tavolo. Non

vedo perchè non si dovrebbe raggiungere la serenità nel calcio che racchiude

tanti interessi, ma è sempre uno sport. L’Italia può contare su grandi

personalità nel calcio come i Della Valle, Moratti e Agnelli, che altri paesi

non hanno. Gli inviti sono partiti e sono contento di aver trovato la

disponibilità di tutti quelli che ho contattato. Sono ottimista perché tra

persone intelligenti l’intesa si troverà. L’invito è andato a tutte quelle

persone che rappresentano lo sport e il mondo del calcio: arriveremo con

serenità senza dire chi vince e chi perde. Un ruolo molto importante lo avrà

il presidente della Figc, Abete».

BUON NATALE Di contorno alle voci dei protagonisti, si registrano tutte le

altre, fra gli auspici di chi come Claudio Ranieri auspica «il seppellimento

dell’ascia di guerra» (ma quando sedeva sulla panchina della Juventus si

esprimeva in modo leggermente diverso sugli scudetti revocati ai bianconeri),

chi come Conte si affida al suo consolidato slogan: «Il presidente e la

società si occupano del passato, a noi come squadra interessa costruire il

futuro», fino al “volemose bbene” vagamente surreale di Enrico Preziosi che

evoca il «clima natalizio» e poi spiega: «Chi ha patito di più ne risente

ancora ma questo riguarda il passato e non sarà uno scudetto in più o in meno

a muovere la storia del calcio. Ora è auspicabile che Juve e Inter si

stringano la mano e che venga posta una pietra tombale su questa faccenda».

NASCONDINO Chiude la parata, Massimo Cellino che sul tavolo spara: «Nasconde

troppe cose: come si fa a fare un tavolo della pace per evitare cause contro

la Federcalcio o parlare di fantascudetti? Siamo noi i primi a non rispettare

le nostre regole... L’ultimo tavolo della pace, visto in Italia 12 anni fa,

partorì due designatori al posto di uno. Questi tavoli mi spaventano io sono

contrario e offeso, io lo dico, se qualcun’altro tace sono cavoli suoi», ha

aggiunto Cellino ricordando che «sono stato l’unico presidente andato a Napoli

per testimoniare al processo. E senza quei galantuomini dei giudici di Napoli

staremmo ancora in quella situazione. Perciò bisogna ringraziarli. In assenza

della politica in Italia, per fortuna ci sono i tribunali». Il problema è che

nello stesso tribunale dove Cellino è andato a testimoniare, nel corso di un

dibattimento durato 61 udienze (mica solo la sua), sono emerse prove che il

procuratore federale Palazzi ha ritenuto essere violazioni, in certi casi

gravi, delle normative federali. Violazioni commesse da chi, al contrario

della Juventus e della Fiorentina, non ha pagato e, anzi, da Calciopoli ha

tratto vantaggi. Non c’è pace senza giustizia. E questo, ormai, lo sanno anche

i tavoli.

===

«VINTO SUL CAMPO»

Capello: «Incompetenti

Quanti errori nel 2006»

art.non firmato (Tuttosport 29-11-2011)

MILANO. Fabio Capello, a Studio Sport, torna sui fatti di calciopoli e anche

su Ibrahimovic, che ai tempi della Juve portò a ripetizioni di gol. «Ricordo

che un giorno lo presi in disparte e gli dissi “Ibra, vieni con me nello

studio che ti faccio vedere l’attaccante più grande della storia” e misi una

videocassetta di Van Basten. Insieme analizzammo i suoi movimenti e tutto e

gli feci notare come sarebbe stato difficile segnare tanto stando così lontano

dalla porta come faceva lui inizialmente quando arrivò in Italia. Con molto

orgoglio mi disse che avrebbe raggiunto quelle vette e segnato di più

accettando la sfida, si applicò giornalmente su questa fase». Il ct

dell’Inghilterra affonda sul 2006, poi. «Credo che ci siano stati gravi errori

quando assegnarono lo scudetto a tavolino all’Inter: quel titolo lo vincemmo

nettamente sul campo senza discussioni, poi però la giustizia è andata avanti

per conto suo. Si sono poi rivelati tutti incompetenti per non rispondere,

dinnanzi all’incompetenza non dico altro, anzi io che sono competente dico che

quello scudetto è mio e vinto sul campo». Infine, l’apprezzamento per la Juve:

«Credo possa arrivare fino in fondo, perché ha qualità e gioca di gruppo, come

richiede l’allenatore».

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IL SULTANATO DI FRANCIA

L’OPA SUL CALCIO

L’Emiro del Qatar padrone del Paris S.Germain, adesso il collega di Dubai

punta all’Olympic Marsiglia. E Al Jazeera ha in mano i diritti tv degli Europei

di PIPPO RUSSO (l'Unità 29-11-2011)

L’ultimo anello della catena è l’offerta avanzata da Al Jazeera per i diritti

di trasmissione televisiva in Francia degli Europei di calcio 2012. Resa nota

nel tardo pomeriggio di giovedì, la notizia riferisce dell’ennesima manovra

araba nella scalata al calcio francese. Che esprime la quinta lega europea per

valore economico, e cresce costantemente anche e soprattutto grazie

all’iniezione di petrodollari avviata la scorsa primavera. Quando la Qatar

Foundation, controllata dall’emiro Al Thani, acquistò il Paris-Saint Germain e

avviò una campagna-acquisti smodata per mettere la squadra nelle condizioni

d’ammazzare il campionato e recuperare una posizione di rilievo in Europa. E

adesso la famiglia regnante di Doha, attraverso la sua emittente satellitare a

diffusione globale, prova a chiudere il cerchio con un’offerta che sulla carta

sbaraglia la concorrenza. La notizia diffusa per prima dall’emittente

radiofonica RMC parla di 130 milioni di euro. Un’offerta impossibile da

pareggiare per la concorrenza, costituita dal consorzio tra TF1 e M6 e capace

di mettere assieme soltanto 50 milioni. La metà di quanto lo stesso consorzio

aveva pagato per i diritti di trasmissione in Francia degli Europei 2008. I

duenetwork si sono appellati alla generale crisi economica per motivare un

così vertiginoso ribasso, ma l’argomento non può certo indurre l’Uefa a

accontentarsi di un prezzo politico. Specie dopo aver spuntato per gli stessi

diritti, nei mesi scorsi, 70 milioni in Spagna e 120 in Germania. E poiché il

rapporto d’affari fra la confederazione del calcio europeo e la tv degli emiri

qatarioti era già attivo e funzionante (il mese scorso Al Jazeera ha

acquistato i diritti di trasmissione nelle zone del Medio Oriente e del Nord

Africa per le edizioni 2012 e 2016 degli Europei, dopo essersi assicurata

quattro anni fa il pacchetto 2009-12 della Champions League), ecco pronta

l’offerta schiacciante. Che pone dei problemi riguardo allo sfruttamento dei

diritti stessi, e soprattutto schiude scenari di geopolitica del pallone che

sarà bene monitorare negli anni a venire.

LA CRISI QUESTA SCONOSCIUTA

Per quanto riguarda il primo aspetto, riguardante gestione e sfruttamento dei

diritti, la questione è stata immediatamente posta da Le Figaro. Qualora il

network satellitare degli emiri dovesse aggiudicarsi il pacchetto, si porrebbe

immediatamente il problema della “trasmissione garantita”. Ben 19 partite del

prossimo Europeo (fra cui quelle della nazionale francese, le semifinali e la

finale) rientrano nella categoria degli événements sportifs majeurs, cioè

d’interesse nazionale; in quanto tali, per essi vige l’obbligo di trasmissione

in chiaro e gratuita. Un ostacolo aggirabile ricorrendo alla sub-cessione a un

canale nazionale che trasmette in chiaro, dei diritti su tali gare.

Più importanti sono le prospettive di scenario che questa vicenda fa

intravedere, e che si condensano nell’interrogativo circolante da mesi fra gli

analisti di economia e politica dello sport: come mai gli arabi hanno preso a

investire così massicciamente nel calcio europeo? La risposta a questo

interrogativo è ancora tutta da costruire, ma per adesso non si può non

registrare una presenza crescente. Gli stessi emiri del Qatar, oltre

Paris-Saint Germain, hanno comprato in Spagna il Getafe. E queste manovre

sembrano fatte apposta per pareggiare la concorrenza dell’emiro di Abu Dhabi,

Mansour bin Zayed. Che dopo aver acquistato il Manchester City non badando a

spese per farne una pretendente all’élite del calcio nazionale e continentale,

ha fatto altrettanto in Spagna col Malaga.

LA SCALATA

Si ha l’impressione d’essere al cospetto di una scalata al calcio europeo,

sempre più malato di gigantismo e indebitato, e perciò bisognoso di denari

freschi e in gran quantità. E ha un senso che a far da testa di ponte in

questa scalata sia il campionato francese, ovvero la minore fra le maggiori

cinque maggiori leghe europee. Un mercato relativamente economico e in

espansione. Qui gli emiri del Qatar agiscono a tutto campo: comprando un club

ma anche lo spettacolo televisivo del calcio (non va dimenticato che Al

Jazeera, in consorzio con Canal+, si è aggiudicata anche i diritti su una

quota di partite del campionato francese per il quadriennio 2012-16). Inoltre,

si appresterebbe a finire in mani arabe anche il club più popolare di Francia:

l’Olympique Marsiglia. Da tempo in vendita dopo la morte di Robert Dreyfus nel

2009 (la vedova Margarita gestisce con polso fermo il club in attesa di un

acquirente), l’OM era stato in un primo tempo oggetto d’interesse della stessa

famiglia regnante del Qatar. Il magazine settimanale dell’Equipe in edicola

ieri ha parlato di un gruppo d’investitori di Dubai pronto a entrare in

società. La voce circola da mesi, e fra conferme e smentite si potrebbe essere

alla fase decisiva.

Per la cronaca, domenica sera si è giocato proprio il match fra OM e PSG,

stravinto (3-0) dai marsigliesi. Dalla prossima volta potrebbe essere un derby

arabo.

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Joined: 10-Sep-2006
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Calciopoli, il tavolo della pace nasce male

Moratti pronto ad andare via dopo un minuto. Petrucci: “Ma io sono ottimista”

di FULVIO BIANCHI (la Repubblica 29-11-2011)

Il tavolo (della pace) già traballa e rischia di durare un minuto: la colpa

non è di Giovanni Petrucci, presidente del Coni, che ha avuto l´idea e l´ha

convocato per mercoledì 14 dicembre. Ma sono troppi i rancori che separano

ancora gli invitati illustri e le premesse non annunciano nulla di buono: se,

ad esempio, Andrea Agnelli tirerà in ballo quello scudetto 2006, che fu tolto

alla Juve e dato all´Inter, e Diego Della Valle vorrà discutere di quello che

è stato Calciopoli (e quello che non è stato, con le tante, troppe omissioni),

ecco che Massimo Moratti si alzerà subito dal tavolo. Il patron nerazzurro già

partecipa poco volentieri: lo fa solo per rispetto di Petrucci. Però, l´idea

che si parli del passato, tirando in ballo la sua Inter, non l´accetta di

sicuro: anche perché, sostengono in ambiente nerazzurro, il club milanese non

è mai stato giudicato a Napoli e nemmeno c´è stato un processo sportivo. Tutto

si è fermato a una (pur dura) requisitoria del procuratore Stefano Palazzi,

senza alcun contraddittorio, e finita nel nulla per prescrizione. Insomma,

Moratti non accetta "processi". Né da Agnelli né da Della Valle. Il patron

viola è contento (per ora): «Sono molto soddisfatto che sia stata accettata la

mia idea, anche se un po´ tardivamente. Mi auguro che non si tratti di una

riunione formale ma che oltre alla pacificazione serva a fare chiarezza su

Calciopoli, su cosa è successo in quei giorni».

È proprio quello che non vuole Moratti, e quando ieri ha detto «vedremo…» non

si riferiva certo ai partecipanti - quelli non li sceglie lui - ma ai

contenuti della discussione. Lo stesso Andrea Agnelli, dicono, sia molto

agguerrito (e lo dimostrano i suoi ricorsi), intenzionato a tirare in ballo

proprio quello scudetto. Alla riunione parteciperanno, per ora, in otto (ma

non è finita): Petrucci, Pagnozzi, Abete, Andrea Agnelli, Moratti, Galliani,

Diego e Andrea Della Valle. In realtà è la Fiorentina ad aver annunciato la

presenza di Diego, il patron, e del fratello Andrea, presidente onorario. Il

problema è che quest´ultimo è sospeso per Calciopoli: il Coni non commenta.

Nella stessa posizione di Andrea si trova Claudio Lotito: il Coni inviterà il

patron laziale col quale ha un contenzioso in corso per l´Olimpico? È

probabile invece che alla tavolata si unisca Maurizio Beretta, presidente

della Lega di A, mentre Massimo Cellino, consigliere federale e n. 1 del

Cagliari, boccia secco l´iniziativa: «Questi tavoli mi spaventano, nascondono

troppe cose: io sono contrario e offeso». Petrucci porge il ramoscello

d´ulivo: «Si può raggiungere la serenità nel mondo del pallone».

Ma se non devono parlare del 2006,

di che catzo devono parlare?

Di escort?

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Joined: 14-Jun-2008
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Come te nessuno mai!

(intervista a Roberto Savino, autore di "Alex Del Piero minuto per minuto")

a cura di ROBERTO ALFATTI APPETITI dal blog "L'eminente dignità del provvisorio" 29-11-2011

Migliaia sono i bambini che ogni anno iniziano a correre dietro a un pallone

nei più sperduti campetti di periferia. Se per molti di loro, oggi come ieri,

il sogno è indossare almeno per un minuto la divisa bianconera, il mito ha un

nome e cognome: Alex Del Piero. Orgoglio e umiltà. Un campione universalmente

riconosciuto che, paradossalmente, non ha mai vinto il pallone d’oro. «Ma ne

ha avuti diciannove, di palloni d’oro, nel cuore della gente», ci dice Roberto

Savino, autore di Alex Del Piero minuto per minuto (Castelvecchi, pp. 288, €

16,50), da mercoledì prossimo nelle librerie italiane. Barese della classe

1970, Roberto era uno di quei bambini, anzi: è rimasto uno di loro perché,

appesi gli scarpini al chiodo e indossata la toga, non ha smesso di

entusiasmarsi per la Vecchia Signora e per le gesta del capitano, raccontate

con la partecipazione del tifoso e lo scrupolo dello storico, stagione per

stagione, partita per partita.

Cosa ha di diverso, il tuo libro, dalla solita biografia?

Tutto, è più una storiografia, un’antologia che analizza tutte le presenze di

Alex sin dal suo debutto nel campionato primavera, con accenni doverosi alla

nazionale, con tanti riconoscimenti ai compagni che hanno con lui condiviso

gioie e dolori, senza tralasciare le emozioni provate come tifoso che ha amato

il numero 10 più quando è stato in difficoltà che quando ha dispensato magie.

Vediamo se hai studiato, quanti scudetti ha vinto la Juve?

Mi fai le domande a trabocchetto? Logico che ne ha vinti trentuno, visto che

ogni juventino che conosce la storia conta anche quei due scudetti federali

del 1908 e 1909. Piuttosto: tu lo sapevi che quota 300 gol, se contiamo quelli

fatti con la primavera, è stata ampiamente superata?

Come sta vivendo Del Piero, dalla panchina, la sua ultima stagione?

Non bene, credo. Si allena sempre al massimo, indipendentemente che poi

giochi un minuto o novanta. È un esempio per tutti gli altri. Vorrebbe lottare

in campo con loro. Ma rimane il capitano anche dalla panchina. Ha insegnato

con il suo comportamento a migliaia di star viziate come ci si comporta in

questi casi. Saprà farlo anche questa volta, per il bene della Juve.

Cosa hai pensato del preavviso di licenziamento recapitatogli da

Andrea Agnelli?

Forse quella dichiarazione è stata, come ha detto il mio amico Diego Bosco,

inadeguata. E si è visto nei pochi minuti in cui Alex è entrato, penso al

Meazza, che non è sereno. Sbagliare quel gol non è da lui, con quel piede

d’appoggio troppo vicino al pallone. La forma è importante, non quanto la

sostanza, ma è importante. Dai Andrea, per farti perdonare allungagli il

contratto.

Chi è o sarà il nuovo Del Piero?

Nessuno. Perché c’è mai stato o ci sarà mai il nuovo Platinì, o il nuovo

Nedved? Sono articoli unici, come il Colosseo, la torre Eiffel o la cattedrale

di Praga. Quando i grandi campioni lasciano, l’errore più grande è cercare con

ossessione il loro giovane alter ego, caricandolo di ingiuste aspettative.

Questo non toglie che ci saranno ancora grandissimi giocatori.

Tu come immagini il futuro di Del Piero?

Il futuro è una palla di cannone accesa e noi la stiamo quasi raggiungendo, è

una frase di Francesco de Gregori, nella sua i muscoli del capitano…. Reputo

Alex un uomo così intelligente che saprà in futuro ritagliarsi il ruolo che

merita, magari in società. Rinunciare a persone come lui in ruoli decisionali,

sarebbe davvero un delitto. Se poi vorrà giocare ancora, mettiamo da parte i

nostri egoismi, facciamogli tutti questo regalo e non rattristiamoci se lo

vedremo indossare una maglia d’oltreoceano e sottolineo d’oltreoceano.

Com’è stata Calciopoli vissuta da uno juventino?

Hanno voluto stravolgere la storia in poche settimane, ma la verità è venuta

a galla lo stesso, piaccia o non piaccia. Nel libro mi sono limitato a

evidenziare chi si è impegnato per difendere l’onore della mia squadra. Quando

Alex ha deciso, da campione del mondo, di rimanere in B, si è fatto portavoce

di un popolo che senza risse e senza isterismi ha accettato la punizione,

anche considerandola ingiusta. Una cosa è certa, però: ogni juventino può

guardare dritto negli occhi chicchessia.

Cosa pensi dell’azione legale risarcitoria intrapresa dalla società.

Il tavolo “politico” convocato da Petrucci per il 14 dicembre potrebbe

rivelarsi utile?

Doverosa, forse tardiva e non per colpa di Agnelli. In quell’agosto avremmo

dovuto bloccare il campionato. Andare in C, se davvero lo meritavamo, ma

facendo chiarezza. Ora è arrivato il momento di mettere un punto che tenga

conto, però, di tutto. La serie B ce la siamo sorbita noi, con tutte le

conseguenze del caso. Ma se Moratti mette il veto sullo scudetto del 2006,

allora, che si siedono a fare?

La Juve quest’anno può vincere lo scudetto?

Fai questa domanda a uno che a sette giornate dalla fine se sta a venti punti

dalla prima è ancora lì a far tabelle….. . Io mi fido di Conte, ed essendo

barese non da ora, ma ringrazio il cielo che non sia venuto prima con la

precedente dirigenza.

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eh ma la sua è una prescrizione intellettualmente onesta.. non come quelle degli altri che valgono come una condanna .sisi

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E guardo il mondo da un oblò

da "Spinoza - Un blog serissimo" 29-11-2011

[...]

Tifosi della Juventus svaligiano un autogrill.

La refurtiva verrà assegnata all’Inter.

[...]

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Lo strano fallimento del Piacenza calcio:

era di una società dell’ex giudice Amato

Il magistrato e oggi avvocato è stato anche responsabile del Dap e

nei giorni scorsi è stato ascoltato in tribunale a Palermo in

merito alla presunta trattativa tra Stato e mafia. Guidava la

cordata di imprenditore che avrebbe salvato la squadra: "In realtà

l'Italiana srl era nata per esportare farmaci in Medioriente.

Quando ho visto che questo non si faceva ne sono uscito. Risulta a

capo della cordata, in realtà sono dimissionario da mesi"

di ANTONELLA BECCARIA & MASSIMO PARADISO (Il Fatto Quotidiano.it 29-11-2011)

È strana la storia che rischia di avere come epilogo il fallimento del

Piacenza Calcio. È la storia di una società a responsabilità limitate a capo

della cordata che rileva quella che 10 anni fa, secondo la stampa

specialistica, era una delle 10 “isole felici” del pallone italiano. Una

società che non nasce per operare nel settore sportivo, ma per esportare

farmaci in Medio Oriente e che nella carica di presidente ha visto insediato

il dimissionario Nicolò Amato, l’avvocato che fu a capo del Dap (Dipartimento

amministrazione penitenziaria) e che di recente è stato sentito dalla procura

di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia.

Partiamo dalla fine, dal baratro che si profila per il Piacenza Calcio, già

sofferente sul fronte sportivo. Reduce dalla retrocessione dalla serie B, i

tifosi si sono dovuti rassegnare alla tripletta incassata dalla Triestina

nell’ultima giornata di campionato in Lega Pro Prima Divisione, dove milita

al quartultimo posto con 15 punti.

Ma neanche il fronte societario va bene, tra calciatori e tecnici non pagati,

fornitori in attesa del saldo di fatture inevase e le casse dello Stato che

devono incassare per il 2011 Iva, Irpef e altri contributi. Una situazione,

questa, che sembra essersi delineata dopo l’uscita di scena di Fabrizio

Garilli, patron storico dei biancorossi fino a questa estate, quando gli è

subentrata la cordata di Luigi Gallo, capitanata dalla Italiana Srl. Gallo

nell’ambiente dello sport è soprannominato “Attila” perché, secondo la

vulgata, quando passa lui su una squadra, niente è più come prima. Lo

testimonierebbe lo stato della Lucchese, per esempio, che sarebbe sulla

soglia del crac. O del Venezia, club fallito e con un processo tuttora in

corso.

Ora sarebbe la volta del Piacenza calcio. L’Italiana Srl, rappresentata oggi

da Vladimiro Covilli Faggioli, commercialista spezzino neo amministratore

unico del Piacenza e liquidatore della Lucchese, ha acquistato quest’estate i

biancorossi. Della cordata che guida nell’avventura piacentina fanno parte

anche Coesi Group, Mediatel (Luigi Gallo), Società Valdostana di Garanzia,

Digitmedia Spa di Giuseppe e Salvatore Toscano, Pietro Cruciani (con una

società dilettantistica di Formello) e Almon Holding. In merito a

quest’ultima società, il nome è la contrazione di un nome, Alessandro

Mongarli, l’inventore della linguetta delle lattine, che a maggio stava per

comprare l’Alessandria dopo aver tentato con il Torino e Parma.

Tornando alla capofila che ha rilevato il Piacenza Calcio, l’Italiana Srl

vede ancora con la qualifica di presidente Nicolò Amato, titolare

dell’omonimo studio legale a Roma. In passato è stato magistrato e all’inizio

degli anni Novanta è stato a capo del Dap. Proprio in riferimento a questo

periodo, di recente è stato sentito nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti

tra uomini delle istituzioni e del crimine organizzato in Sicilia. E nello

specifico, gli sarebbero state chieste informazioni in merito alla revoca

chiesta nel 1993 del 41 bis, il regime di carcere duro, per alcuni boss. Ma

non le indagini siciliane e nemmeno le recenti audizioni in commissione

antimafia dell’uomo di legge romano riguardano la vicenda che si sta

raccontando qui.

Interpellato telefonicamente, in merito all’Italiana Srl, Amato dice di

esserne stato presidente, ma di aver lasciato quell’incarico da oltre un

anno. “Il mio nome”, afferma, “forse è rimasto perché non sono ancora state

espletate le formalità per la cessione delle mie quote. Però io non mi sono

mai occupato della vicenda del Piacenza Calcio e devo dire che non ne so

niente”.

Anche perché l’Italiana Srl sarebbe nata con scopi che con il pallone e lo

sport più in generale non c’entrano nulla. “La società doveva tenere rapporti

con Paesi del Medio Oriente perché uno dei soci era un cittadino giordano di

una certa autorevolezza, Abdalla Maita”, aggiunge Nicolò Amato. “Poi è

scomparso, io l’ho visto due volte, e la società non ha mai funzionato”. I

rapporti di cui il professore parla riguardavano dunque rapporti commerciali

con la Giordania e altri Paesi del Medio Oriente per fornire medicinali a

ospedali e altre strutture sanitarie. Ma niente di tutto questo si

concretizza.

Così, a fine estate 2010, il presidente Amato annuncia la sua intenzione di

dimettersi e di cedere o mettere in liquidazione della società. Intenzione

confermata la prima volta in una raccomandata inviata il 17 settembre 2010 e

la seconda nel corso del consiglio d’amministrazione tenutosi 13 giorni più

tardi. Gli altri soci chi erano? “L’avvocato Marco Gianfranceschi e l’altro

il dottor Licciardi, un commercialista di La Spezia”, risponde Amato. “Io

conoscevo l’avvocato Gianfranceschi, che mi aveva proposto di costituire

questa società. Gli altri no, me li ha presentati lui. Io mi fidavo

dell’avvocato, è avvocato. Da allora Gianfranceschi e io ci siamo visti solo

una volta perché lui non abita a Roma”.

E com’è stato possibile che dall’export di farmaci si sia passati alle

società sportive? “Del calcio io non ne so assolutamente niente”, conclude

Amato. Nessun commento dunque sulla sorte del Piacenza, che non è affare che

lo riguarda e che si deciderà nel corso delle prossime ore: se l’Italiana Srl

trova i capitali da mettere nella società per coprire i debiti crescenti,

bene. Altrimenti non ci sarà nient’altro da fare che presentare i libri in

tribunale facendo istanza di fallimento.

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Per la serie "qualis pater, talis filius"

___

Sotto il tavolo di Calciopoli

di STEFANO OLIVARI dal blog "Guerin Sportivo" 28-11-2011

Agnelli, Moratti, Della Valle, Galliani, eccetera: i pupi del nostro teatrino

personale sono sempre quelli, solo che i burattini in realtà siamo noi.

Calciopoli non finirà mai, per la gioia anche di noi che ci campiamo

sfruttando la rabbia di chi si sente derubato, di chi si sente accerchiato, di

chi si sente accusato e di chi semplicemente ha una vita triste. E’ quindi con

letizia che aspettiamo il 14 dicembre, data della convocazione da parte del

CONI del cosiddetto ‘tavolo della pace’ in cui tutti i protagonisti di

Calciopoli, condannati, prescritti, innocenti e spettatori, dovrebbero

ritrovarsi davanti a Gianni Petrucci per tirare una riga sul passato ma

soprattutto impostare un futuro in cui per i furbi la vita sia più difficile.

Belle intenzioni, che nascondono il vero proposito: quello di togliere

pressione ad Abete e alla Figc (il tavolo avrebbero dovuto organizzarlo loro,

in realtà), ‘consigliando’ nel contempo di limitare le avventure nella

giustizia extrasportiva. Avventure senza speranza, come si sta osservando a

forza di porte in faccia, ma che hanno l’effetto di avvelenare il presente. Al

momento è una convocazione senza…copnvocati, ma soprattutto senza argomenti

all’ordine del giorno. Petrucci è da una vita nella politica sportiva, non può

credere che anni di furti, di contro-furti e in generale di odio possano

terminare senza che qualcuna delle parti in causa ceda qualcosa. Rimane, a

nostro modesto avviso (ma qui potrano esserci d’aiuto gli insigni giuristi in

canottiera che a volte ci onorano di leggere il Guerino), la questione di

fondo: non è possibile che società e persone condannate in sede sportiva e

penale cerchino di imporre le loro regole. Sarebbe, passateci la metafora,

come se lo Stato invitasse a mettersi intorno a un tavolo sia il negoziante a

cui è stato chiesto il pizzo sia il mafioso che glielo ha estorto.

___

Agnelli che non si vergognano

di LIBECCIO (INDISCRETO Sport & Libertà 29-11-2011)

E' molto difficile comprendere il senso di un "tavolo della pace" tra Inter e

Juve. Un tavolo della pace è credibile e auspicabile per israeliani e

palestinesi contrapposti da decenni di reciproco odio e sanguinoso conflitto.

In altre parole, il tavolo della pace può avere senso quando tutti i suoi

partecipanti hanno combattuto una guerra.

Il cosiddetto tavolo della pace invocato da Gianni Petrucci ha invece a

riferimento un contesto per nulla chiaro, che vede protagonista assoluto

Andrea Agnelli che in ogni modo sta tentando di occultare ciò che la giustizia

sportiva prima e quella ordinaria (in primo grado) poi hanno suggellato con

chiarezza estrema. Sia la giustizia sportiva che quella ordinaria, infatti,

hanno chiaramente concluso che esisteva in Italia una associazione a

delinquere che condizionava pesantemente il regolare svolgimento dei

campionati di calcio di serie A, creando un vantaggio a coloro che questo

sistema avevano posto in essere (Juventus soprattutto) e agli altri club che

in modo collaterale e per conseguenza di un complesso e articolato sistema di

alleanze di questo sistema si avvalevano per trarne profitto e indiscussi

vantaggi. Questa è l'unica realtà che ben due distinti procedimenti hanno

portato alla luce e dimostrato senza possibilità che venisse mai meno

l'impianto accusatorio di partenza. Quanto emerso a proposito dell'Inter, ad

esempio, non ha indotto la magistratura ordinaria giudicante a inviare un

fascicolo al tribunale di competenza per l'apertura di una indagine specifica.

In giurisprudenza vuol dire che mancavano completamente i fondamenti di reato.

In base a quanto accaduto, alle sentenze della giustizia sportiva soprattutto,

la Juventus è stata condannata a pene che ne hanno pesantemente ridimensionato

il ruolo centrale e di leadership giocato stabilmente per oltre mezzo secolo.

La Juventus ha riconosciuto le sue eclatanti responsabilità, espulso dai suoi

quadri dirigenziali Giraudo e Moggi e patteggiato la pena che altrimenti

sarebbe stata molto più dura di quella comminata, impegnandosi oltretutto a

non effettuare ricorsi di sorta sul tema.

Ora i ruoli si sono scambiati: la Juve contesta violentemente le accuse di

partenza sostenendo che nulla c'entrava e chiedendo addiruttura i danni per le

conseguenze occorse (ma stranamente i danni li chiede a tutti tranne che a chi

tali danni ha causato) e i principali responsabili dei reati (già condannati)

che cominciano a sostenere che la Juve non poteva non sapere quello che loro

facevano (Moggi soprattutto). Tale estemporaneo e tracotante atteggiamento di

Andrea Agnelli, improntato al pieno rovesciamento della realtà secondo il

migliore modello italico, ha prima rivendicato gli scudetti tolti alla Juve in

quel periodo, poi contestato quello assegnato all'Inter nel 2006, poi chiesto

che anche l'Inter fosse inquisita dalla giustizia sportiva per delle

telefonate dove non si diceva nulla che già non si sapesse, poi intimato

addirittura all'Uefa che l'Inter fosse cancellata da ogni competizione

sportiva internazionale – e qui la Uefa ha risposto con una pernacchia -,

chiesto infine una montagna di denaro a titolo risarcitorio non si capisce

bene a chi e per cosa. Ovvero un comportamento senza senso, illogico,

illegittimo, platealmente infondato, senza vergogna insomma.

Dopo un periodo interlocutorio, ma di fuoco, soprattutto incentrato sulle

dichiarazioni furibonde di Andrea Agnelli rese a mezzo stampa (ovunque le

potesse rendere) contro l'Inter e Moratti, Moratti ha sempre risposto

abbassando i toni, spesso non rispondendo tranne quando non poteva farne a

meno. Evitando che la polemica deflagrasse e, signorilmente, evitando di

commentare la recente sentenza della giustizia ordinaria relativa a Moggi, che

ha fatto crollare ogni sogno revanchista di Moggi stesso e di Andrea Agnelli.

Ecco a questo punto profilarsi la proposta di Petrucci sostanziata nel

cosiddetto "Tavolo della Pace". Pace di che? Pace tra chi? Quali sono le

offese di pari segno che il tavolo della pace dovrebbe pareggiare tra Juve e

Inter? In quali processi l'Inter è stata condannata per i reati di cui

Juventus e suoi massimi dirigenti sono già stati condannati? Come si possono

mettere sullo stesso piano vittima e carnefice? Come si può dire che chi

delinque è chi è vittima di tale attività delinquenziale pari sono? Come può

Moratti prestarsi a tale indegna conclusione a tarallucci e vino di una

vicenda che ha sporcato il calcio italiano in modo indelebile e casomai creato

danni gravissimi proprio alla società che egli rappresenta? E' nostra opinione

che se veramente il tavolo della pace si farà, ognuno si sentirà autorizzato a

delinquere in avvenire, certo non solo della impunità, ma anche della

conquista di qualche medaglia di alto merito per avere mirabilmente calpestato

le regole del gioco.

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PUZZA DI BRUCIATO

I 13 abbagli che inguaiano gli arbitri

Denuncia dell’avvocato Taormina: la Procura

di Roma apre un fascicolo per frode sportiva

di FABIO SANTINI (Libero 30-11-2011)

Alla vigilia della convocazione per il tanto discusso “Tavolo della pace”,

potrebbe scoppiare una nuova Calciopoli. A innescarne la macchina giudiziaria

e investigativa è l’avvocato Carlo Taormina, il quale ha sporto denuncia

contro alcuni arbitri e assistenti di linea per aver rilevato, per undici

partite del campionato in corso, falli inesistenti o per aver omesso di

sanzionare azioni fallose di gioco.

«Ho presentato la denuncia alla Procura della Repubblica del Tribunale di

Roma», dichiara a Libero il famoso penalista, ospite fisso del “Processo di

Biscardi”, in onda su 7Gold il lunedì sera. «L’atto da me formulato è stato

ristretto a casi assolutamente eclatanti, tali che, per la condizione del

gioco o per la posizione degli arbitri in campo, non potesse sfuggire la

realtà che si stava consumando sotto i loro occhi. In relazione a questi

episodi inerenti le partite relative alla tranche del campionato in corso, ho

chiesto che l’Autorità Giudiziaria svolga tutte le più approfondite indagini

per accertare se sussistano reiterate ipotesi di frode sportiva».

Taormina chiede che, nel caso venissero accertate le responsabilità

documentate, si dia inizio ad un’azione penale contro gli arbitri Mazzoleni,

Rizzoli, Brighi, D’Amato Orsato, Rocchi, Valeri, Giannoccaro, Tagliavento e ai

loro assistenti di linea. Ma l’iniziativa di Taormina non si ferma qui. «Ho

voluto segnalare alla magistratura», continua l’avvocato, «anche l’omissione

di rapporto all’Autorità Giudiziaria da parte dei vertici dell’organizzazione

del calcio, in violazione di una precisa disposizione di legge. Ho anche

sottolineato che, come già accaduto per i casi giudicati di recente dal

Tribunale di Napoli, la frequenza degli episodi sia espressione di una rete di

rapporti e ingerenze, riconducibile a un’ipotesi d’associazione per

delinquere».

Ma quali sono le partite messe nel mirino da Taormina? «Con l’aiuto del

giornalista di 7Gold, Federico Bertone», continua l’avvocato, «abbiamo

analizzato 13 episodi verificatisi in 11 partite sino a qui disputate.

Purtroppo, per mera questione temporale, nella denuncia non compare il rigore

non concesso alla Lazio nella recentissima Lazio-Juventus, un fallo di mano

evidente dello juventino Barzagli ignorato dall’arbitro Rocchi che risulta

essere posizionato a pochissimi metri dal fatto. Ci tengo a precisare, come si

nota dalle partite prese in esame», conclude Taormina, «che la mia denuncia

non è dettata da una qualsivoglia presa di posizione contro una squadra invece

di un’altra, ma vuole essere un fatto concreto per mettere in evidenza lo

scandalo che ogni turno di campionato offende le società, i tifosi e la

credibilità stessa del mondo del Calcio».

Chissà che questa iniziativa non convinca una volta per tutte gli organismi

federali a istruire l’utilizzo della moviola in campo, da oltre trent’anni

invocata da Biscardi in televisione. Nel frattempo, il prossimo lunedì 3

dicembre, verrà reso noto il nome del magistrato cui è stato affidato il

fascicolo.

Casi_Taormina.jpg

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Il tavolo della pace Il n. 1 dello sport detta l'agenda

Petrucci alza la voce

«Comanda il Coni

riforme e non litigi»

Moratti: «Niente regali di Natale»

di FABIO MONTI (CorSera 30-11-2011)

MILANO — Comanda Petrucci. Il presidente del Coni continua a lavorare per

mettere intorno a un tavolo il 14 dicembre Agnelli, Moratti, Della Valle e

Galliani, e non intende farsi dettare da altri l'agenda dell'incontro di

Palazzo H di Roma. Lo ha chiarito in maniera definitiva lo stesso Petrucci,

ieri, dopo la Giunta: «Ho già parlato direttamente con gli interessati; tutti

mi hanno espresso le loro richieste. L'incontro servirà soprattutto a

rasserenare gli animi. Vado avanti per la mia strada, anche se tutti si

divertono a polemizzare con me». Tre punti sono già stati chiariti ai

protagonisti dell'incontro: il Coni non distribuisce scudetti e non è un

organo di giustizia sportiva; il Coni non ha intenzione di organizzare

un'assemblea di Lega o un Consiglio federale.

Ancora Petrucci: «Voglio interpellare le persone che possono rasserenare il

clima e gli animi. Non farò una lista ufficiale, magari alla fine ci sarà

qualche sorpresa. Ma senza continuare a parlare di pace, perché non ci sono

guerre in corso. Non sono preoccupato dalle dichiarazioni degli ultimi giorni,

perché sono abituato alle solite uscite pubbliche dei presidenti. Ho rapporti

buoni con tutti, anzi con tanti, ma ognuno va per la propria strada.

L'intervento del Coni serve e mi auguro che si rendano conto che devono andare

tutti d'accordo per dare di più al calcio italiano. Il mio obiettivo è di

riportare serenità all'interno di quel mondo e spero di riuscirci». Il

presidente del Coni ha annunciato anche la seconda parte del suo programma:

«Il calcio è importante per il Paese, e per questo il Coni vuole prima

risolvere i problemi dall'interno, con l'aiuto di Abete, e poi andare al

Governo per chiedere le misure che riterremo giuste. Bisogna approfittare

della crisi per fare le riforme. Lo diciamo da troppi anni, è ora di farlo:

bisogna agire e riformare, magari anche con interventi legislativi».

Il personaggio centrale del vertice del 14 dicembre resta Massimo Moratti,

per quanto accaduto nel 2006. E il presidente, dopo una visita all'Inter club

Montecitorio, ha spiegato (a Maurizio Pizzoferrato dell'agenzia Area) che cosa

si aspetta da questo incontro: «Prima di tutto si tratta di un invito del

presidente del Coni, anche se il tavolo era stato chiamato prima da altri e

con altri obiettivi. Per conto mio lo scopo deve essere costruttivo. Lo deve

essere per forza. Ci conosciamo tutti; è importante vedere di costruire,

attraverso l'amicizia, la collaborazione e la Lega, progetti nuovi nel calcio,

che consentano di avere obiettivi più alti dei litigi di tutti i giorni. Il

passato? Ci sono altri che hanno già giudicato o che stanno giudicando: non è

questo il tavolo per fare un discorso sul passato».

Moratti ha liquidato così la questione dello scudetto 2006: «Va bene che

siamo vicino a Natale, ma non credo che il presidente della Juve pretenda quel

regalo... Credo che sia qualcosa di cui sinceramente si può parlare come si fa

al bar. L'incontro può solo servire per dire: va bene, facciamo finta di

dimenticarci di tutto e andiamo avanti. E questo lo posso dire soprattutto io.

Rispetto al tavolo ipotizzato da Della Valle a luglio, cambia lo scopo. Allora

c'era l'invito a qualcosa in cui io ero l'imputato innocente, ma ero comunque

l'imputato. Credo che questo tavolo non abbia un'impostazione del genere:

sarebbe assurdo ora, come allora».

Mentre il Coni è impegnato a organizzare questo incontro, dalla Lega filtra

la notizia di una lettera dai toni molto duri scritta dal presidente Beretta

ad Abete, nella quale si minaccia di portare la Figc in tribunale, qualora non

venga convocato in tempi rapidi il Consiglio federale, per modificare l'art.

22 delle Noif. Domani ci sarà il parere della Corte di Giustizia sulla

posizione di Lotito dopo la sentenza di Napoli, ma a Milano hanno fretta, per

preparare la festa di Desenzano (19 dicembre), con danze (del ventre) e

musiche (di Cellino).

___

Il 14 dicembre a Roma il Coni ospiterà il «tavolo della pace»

tra presidenti per chiudere la battaglia nata con Calciopoli ma

il clima è da resa dei conti. Sarà chiarimento o rottura?

===

MORATTI

«Lo scudetto 2006?

Non faccio regali»

Il presidente dell’Inter gela subito Agnelli «Ho accettato l’invito

del Coni soltanto per parlare del futuro. Il passato è escluso»

«All’incontro proposto da Della Valle avevo detto no, perché ero

l’imputato innocente Su Calciopoli si è già espresso il giudice»

di ALBERTO POLVEROSI (CorSport 30-11-2011)

MILANO - Prima di partire per Roma, prima di stringere la mano ad Agnelli e

Della Valle, Moratti ha bisogno di capire e soprattutto di sapere. Il

presidente dell’Inter ha assicurato a Petrucci la sua presenza, ma i suoi

interventi, in quella sede, saranno solo in prospettiva futura. Interventi per

costruire. Che non si torni indietro nel tempo, che non venga riesumato lo

scudetto del 2006, calciopoli e tutto quello che ne consegue, perché su questo

terreno Moratti non scenderà.

COSTRUIRE IL FUTURO - L’ha detto in modo esplicito al collega Maurizio

Pizzoferrato, dell’agenzia Area, in un’intervista nella quale non si lasciano

dubbi. Primo argomento: il 14 è in programma il tavolo della pace, Moratti ci

sarà? «Prima di tutto si tratta di un invito, un invito del presidente del

Coni, anche se è stato chiamato come lo avevano definito precedentemente altri

e con altri scopi (Diego Della Valle che aveva - ed ha tuttora: l’ha

confermato pure lunedì scorso - l’intenzione di ripartire da calciopoli e

dalle nuove intercettazioni del processo, ndr). E’ un invito a incontrarsi tra

noi, presidenti responsabili diretti di squadre di calcio. Lo scopo? Per conto

mio deve essere costruttivo. È costruttivo, per forza. Ci conosciamo tutti,

quindi è importante vedere di costruire, attraverso l'amicizia, attraverso una

collaborazione, e poi anche attraverso la Lega, progetti nuovi per il calcio

italiano, progetti che consentano di avere degli obiettivi più alti di quelli

di litigare tutti i giorni».

NO ALLO SCUDETTO 2006 - E calciopoli? «Per il passato ci sono altri che

giudicano, che hanno già giudicato o che stanno giudicando: non è quello il

tavolo per fare un discorso sul passato». Secco, deciso, irremovibile. Moratti

avverte il giovane Agnelli che gli ha già chiesto di restituire lo scudetto

del 2006. «Va bene che siamo vicino a Natale, ma non credo che pretenda da me

quel regalo. . . (lo dice ridendo, ma non è una battuta nel modo più assoluto,

ndr). Credo che quello sia qualcosa di cui si può parlare come se ne parla in

un bar, ma non sono quelli i tavoli in cui si decide se qualcuno ha avuto, per

fortuna o sfortuna, un certo tipo di atteggiamento, di comportamento, e

qualcun altro no. Quel tavolo può solo servire per dire “va bene, facciamo

finta di dimenticarci di tutto e andiamo avanti”. E questo lo posso dire io,

soprattutto». Il messaggio è chiaro: non invertiamo le parti, l’Inter, secondo

Moratti, è la società danneggiata, non quella che ha fatto danni.

LO SCOPO DI DIEGO - Chiedono al numero 1 dell’Inter se ora cambia qualcosa,

con un invito istituzionale rispetto alla richiesta iniziale di formare lo

stesso tavolo, giunta da Diego Della Valle qualche tempo fa. «Certo, cambia lo

scopo. Allora l'invito era a un tipo di tavolo in cui io ero l'imputato

innocente, però ero l'imputato. Questo tavolo non credo proprio che abbia lo

stesso tipo di impostazione, anche perché come era assurda allora sarebbe

assurda adesso». Sulla prescrizione, alla quale l’Inter non ha rinunciato, fa

parlare i giudici. «Ha già risposto il procuratore di Napoli dicendo quanto

poco importanti fossero quelle intercettazioni». Il fair-play finanziario è

invece un tema molto caro a Moratti, di sicuro più del tavolo. «Credo che

finirà sulla testa di tutti. Non è una questione solo di fair play finanziario

ma di obiettivi e situazioni talmente diversi col resto del mondo che non si

può neanche essere così stonati da pensare che il calcio possa comportarsi

diversamente. Però, abbiamo sempre dei doveri e lo terrò presente al momento

giusto» .

===

PETRUCCI

«Basta, nessuno

mi detta l’agenda»

Il presidente del Coni duro: «Gli inviti al tavolo li faccio io. Verrà

chi può rasserenare il clima Ma sembra che qui vogliano tutti la guerra»

«Tutti si preoccupano di ciò che diranno gli altri ma nessuno si preoccupa

di quello che dirò io E parlerò. Le riforme? E’ il momento di farle»

di EDMONDO PINNA (CorSport 30-11-2011)

ROMA - L’ha definita come la «saga dei Forsyte» , ovvero quei romanzi scritti

dal premio Nobel Galsworthy che ha raccontato la nascita e la fine della

famiglia Forsyte, e chissà che il riferimento non sia casuale. Ha parlato più

volte di «serenità» , che dovrà ispirare «l’operato del Coni» , ma è stato

contemporaneamente deciso e fermo, soprattutto nei confronti di quei

presidenti (l’ultimo riferimento è per Moratti) che parlando con lui dicono

una cosa e poi «sono contenti se polemizzano con me» : Deciso anche nei

confronti di chi vorrebbe arrivare al tavolo politico convocato per il 14

dicembre prossimo venturo, che è stato ribattezzato «della pace» , perché

l’obiettivo del presidente dello sport italiano è chiaro, rasserenare gli

animi. «Invito chi voglio. Andrea Della Valle? Io ho parlato con Diego.. . . e

qui taccio» .

PAROLE E PAURA - Lucido, sereno eppure estremamente pungente, Gianni Petrucci

ha voluto fare nuovamente il punto della situazione, visto che non passa

giornata che i protagonisti di quel tavolo (con Petrucci, Pagnozzi e Abete ci

saranno Agnelli, Moratti, Galliani, Diego Della Valle, ma il numero uno del

Coni ieri ha avuto parole anche per De Laurentiis) alimentino la polemica. Ci

sono alcuni concetti che devono essere chiari, ecco il succo del discorso di

Petrucci: a) gli inviti «Io invito le persone che ritengo giusto invitare,

persone che possano rasserenare l’ambiente, che possano contribuire alle

riforme. Nessuno può candidare la propria presenza, gli inviti li faccio io» ;

b) gli argomenti «Tutti si preoccupano di quello che diranno gli altri, se si

parlerà del 2006. Nessuno, però, si preoccupa di quello che dirò io. E io

parlo e parlerò, ho l’esperienza anche nel calcio - che dovrebbe essere

indispensabile per chi vuole fare il presidente del Coni - che serve per

indicare quello che può essere fatto. Noi voliamo più in alto, non saremo

passivi. E non mi faccio dettare le agende» ; c) le riforme «Il calcio è

importante per il Paese, per questo i problemi dobbiamo risolverli prima al

nostro interno, cioè con la Federazione, poi con il Governo, per chiedere

quelle misure che riterremo giuste. Ogni anno si dice che tot squadre sono

troppe, che bisogna cambiare. Bene, è ora di farle queste riforme. Ci sono

tanti presidenti innovatori, come De Laurentiis, vediamo queste idee senza,

però, scavalcare la Federcalcio» .

AVVISI - Petrucci ha poi voluto distillare alcuni avvisi ai naviganti.

«Ricordo che le Leghe agiscono solo su delega della Federcalcio, che risponde

al Coni» . Il tavolo, però, non parte sotto i migliori auspici, quantomeno non

c’è proprio serenità in questa vigilia. Preoccupato? «No, ormai sono

mitridatizzato, sono sempre le stesse uscite pubbliche. Se mi dovessi

preoccupare ogni volta, non farei il presidente del Coni. Io ho parlato con

tutti.... beh, con tanti, non con tutti (a più di qualcuno è venuto in mente

Lotito, ndr....) da Agnelli a Moratti e Della Valle, tutti si sono detti

disponibili, ma poi sembra che tutti si augurano le guerre. Io mi auguro di

riportare la serenità con la serenità, dirò quello che devo dire. Che è ovvio

ma oggi come oggi è l’ovvio che stupisce. Altrimenti andrò avanti per la mia

strada» .

CONDANNA - Dice di non aver parlato con Andrea Agnelli, «ma pure se l’avessi

fatto non ve lo direi» . Ribadisce, però, e il tono si fa grave, di aver

sentito una bestemmia domenica in diretta durante una partita (non la cita, ma

è Cagliari-Bologna), «perché non lo fanno davanti ai loro figli? perché hanno

bisogno di queste cose per sentirsi più forti, più veri? C’è una normativa, va

applicata, la Federcalcio l’ha sempre perseguite» .

___

Tutti al tavolo

Moratti: «Ci vado, ma non

regalo scudetti alla Juve»

Il presidente dell'Inter parla con Petrucci

«Dimentichiamoci il passato, io posso dirlo»

di MATTEO DALLA VITE (GaSport 30-11-2011)

La visione è più aperta, l'aria più serena. Massimo Moratti mostra nuova e

ulteriore disponibilità al tavolo della pace fissato per il 14 dicembre. E

dimostra, soprattutto, che quel «Parliamone» ipotizzato inizialmente l'estate

scorsa (da Diego Della Valle) non è un semplice varco ma una porta che via via

si sta spalancando. Il numero uno interista dice sì alla partecipazione, sì a

parlare del futuro e in parte anche del passato «ma solo per dirci di far

finta di dimenticare tutto, e questo posso soprattutto dirlo io. . . » fa. Il

tutto accade davanti a 300 persone all'Inter club Montecitorio, un incontro

che ha avuto un aperitivo molto indicativo.

Petrucci-Moratti: contatto Perché la sera prima - quindi lunedì scorso - il

presidente del Coni Gianni Petrucci e Massimo Moratti hanno parlato a lungo in

una chiacchierata telefonica. Fra i due, nessun incontro ma solo un gradevole

scambio di opinioni che segna un significativo passo in avanti.

Costruzione, basta litigi Intervistato dall'Agenzia Area, Moratti ha dato

voce a pensieri e pareri. «Il tavolo della pace? Prima di tutto è un invito

del presidente del Coni, anche se è stato chiamato come l'hanno chiamato

precedentemente altri e con altri scopi... Lo scopo? E' un tavolo costruttivo

per forza, perché ci conosciamo tutti ed è quindi importante costruire

attraverso l'amicizia, la collaborazione e anche la Lega affinché ci siano

costruttività e progetti nuovi nel calcio italiano che consentano di avere

obiettivi più alti di quelli di litigare tutti i giorni».

Passato? Solo per... Ovvio, poi, che ci siano allegati sul passato: temi,

questi, che per la prima volta Moratti mette in conto di dover trattare. Ma

con dei paletti. «Il passato? Ci sono altri che stanno giudicando o che hanno

già giudicato: non è quello il tavolo per fare un discorso sul passato.

Agnelli si riferirà a quello scudetto 2006? Va bene che siamo vicini a Natale

ma non credo pretenda che gli faccia quel regalo... Io credo che di quello si

possa sinceramente parlare come si parla in un bar, ma non sono quelli i

tavoli in cui si decide se qualcuno ha avuto più fortuna o sfortuna o un certo

tipo di atteggiamento. Certo quel tavolo può servire solo per dirci "Facciamo

finta di dimenticarci di tutto e andiamo avanti". E questo posso dirlo io,

soprattutto...».

Prescrizione e richiesta Poi, c'è un passaggio su quella richiesta di

rinuncia della prescrizione dettata da Palazzi. «A quello ha risposto già il

Procuratore di Napoli dicendo quanto poco importanti fossero quelle

intercettazioni». La chiosa è un riferimento (richiesto) a quella che fu

inizialmente una proposta della famiglia Della Valle. «Cosa cambia se lo

chiedeva prima Della Valle e adesso il presidente del Coni? Cambia lo scopo:

allora era un invito in cui io ero l'imputato innocente. . . però l'imputato.

Questo è un tavolo che non credo proprio abbia questo tipo di impostazione,

anche perché come era assurda allora sarebbe assurda adesso». Buona seduta a

tutti.

===

L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CONI

Petrucci avvisa:

«Agenda e inviti

li decido solo io»

«Voglio interpellare persone

che possano rasserenare gli

animi. E non sarò spettatore»

di MAURIZIO GALDI (GaSport 30-11-2011)

«Nessuno può imporre la propria presenza perché l'agenda e gli inviti li

faccio io, punto», il presidente del Coni, Gianni Petrucci, non fa nomi, ma le

pressioni di questi giorni lo hanno sicuramente infastidito. Un commento alle

tante dichiarazioni dei presidenti, lo fa citando Giulio Onesti: «Sono

mitridatizzato ad alcune uscite pubbliche. Io ho parlato personalmente con

tutte le persone che devono venire e sono sicuro: il clima sarà sereno. Per

questo non riesco a capire perché si continui a parlare di tavolo della pace,

non c'è nessuna guerra».

De Laurentiis Al tavolo si è aggiunto il presidente del Napoli Aurelio De

Laurentiis, nemmeno questo nome viene fatto da Petrucci, ma traccia un profilo

preciso di chi ci sarà: «Voglio interpellare le persone che possono

rasserenare il clima e gli animi. Non farò una lista ufficiale, ma magari alla

fine ci sarà qualche sorpresa. Ho rapporti buoni con tutti, anzi con tanti, ma

ognuno va per la propria strada. L'intervento del Coni serve e mi auguro che

si rendano conto che devono andare tutti d'accordo per dare di più al calcio».

Con il «nuove entrato» De Laurentiis siederanno al tavolo il presidente della

Federcalcio Giancarlo Abete, quello dell'Inter Massimo Moratti e quello della

Juventus Andrea Agnelli, non mancheranno il patron della Fiorentina Diego

Della Valle e l'a.d. del Milan Adriano Galliani, a fare da padroni di casa

Petrucci e il segretario generale Pagnozzi. Per ora questi e non altri.

Di cosa si parla «Molti pensano che il Coni sia passivo in questo tavolo,

questo è l'errore: il Coni sarà parte attiva — spiega il numero uno del Coni

—. Io dirò cosa penso possa essere fatto. Dirò il mio punto di vista. Il

calcio è importante per il Paese, e per questo il Coni vuole risolvere i

problemi dall'interno, con l'aiuto del presidente Abete, e poi andare al

Governo per chiedere le misure che riterremo giuste». E non manca la polemica

a distanza con la Lega di A. «Quando ho detto che parlavano solo di modificare

l'articolo 22 bis delle Noif, non pensavo a un singolo presidente, ma al fatto

che la Lega non abbia detto una parola sulla serenità». Poi accenna alle

riforme del calcio: «Quello che chiederemo è che le federazioni, non solo il

calcio, ribadiscano che le Leghe operano su delega e che ora è il tempo di

fare le riforme. Nei momenti difficili, e l'Italia ne sta attraversando uno, è

l'ora delle riforme. Parleremo del calcio del presente e del futuro».

___

Vertice senza parlare di scudetto 2006

Petrucci cerca la mediazione per la pace

di FULVIO BIANCHI (la Repubblica 30-11-2011)

Mettere al bando la parola scudetto 2006, che Juve e Inter si contendono: ecco

la soluzione cui lavora diplomaticamente il presidente del Coni, Gianni

Petrucci. L´unica strada per evitare una pericolosissima guerra per bande e

fare in modo, mercoledì 14 dicembre, che il tavolo della pace («Macché pace,

mica c´è la guerra», protesta lui) non salti in aria e qualcuno fra gli

invitati se ne vada prima del tempo. A Petrucci non sono piaciute le notizie

trapelate. Perciò l´ideale (con buone probabilità di essere raggiunto) sarebbe

evitare la parola scudetto, parlando sì di Calciopoli, ma guardando al futuro.

Petrucci ha contattato gli invitati, da Andrea Agnelli a Massimo Moratti,

rivendicando il ruolo chiave del Coni. Come ha ribadito ieri in giunta e poi

in conferenza stampa: «Certo che parlerò il 14, dirò il mio punto di vista.

Nessuno mi può dettare l´agenda, io invito chi desidero».

No comment sul fatto che la Fiorentina voglia presentarsi con Diego Della

Valle e suo fratello Andrea, presidente onorario sospeso dopo la sentenza di

Napoli (ma forse per motivi di opportunità resterà a casa). Petrucci è stato

duro con la Lega di A: «Perché non fanno le riforme? Non voglio scavalcare la

Figc, ma dal tavolo verranno fuori proposte che porteremo al governo. Non sono

preoccupato dalle uscite dei presidenti», garantisce, come se certe parole

fuori le righe siano un prezzo da pagare alla piazza. Massimo Moratti, pure

lui, guarda avanti: «Altri giudicano, hanno giudicato e stanno giudicando: non

è quello il tavolo per un discorso sul passato». Non gli era piaciuta la

proposta dell´ex amico Della Valle («Lì ero l´imputato innocente»), dice sì a

Petrucci e chiude con una battuta: «Se Agnelli dovesse chiedermi lo scudetto

2006? Siamo a Natale, ma non credo pretenda quel regalo». Forse ci siamo, se

non la pace una tregua. E oggi Petrucci spiega ai presidenti delle federazioni,

in occasione del consiglio nazionale, che i contributi (192 milioni) verranno

tagliati del 20,4% e scenderanno a quota 143. È la crisi. Calciopoli, stavolta,

non c´entra nulla.

___

Moratti e il titolo 2006

“Agnelli, no ai regali”

Il patron Inter: “Anche se è Natale...

Il tavolo? Bene, ma per dimenticare”

di LAURA BANDINELLI & SIMONE DI SEGNI (LA STAMPA 30-11-2011)

Gianni Petrucci ha apparecchiato il tavolo della pace, mercoledì 14 al Coni,

Massimo Moratti invece pensa al menù. Se il tema dominante della discussione

deve essere la restituzione dello scudetto 2006, allora è inutile sedersi.

Moratti infatti ribadisce il concetto durante un evento svoltosi a Roma, nella

sede dell’Inter Club Montecitorio: «Va bene che siamo vicino a Natale, ma non

credo che Agnelli pretenda che io gli faccia quel regalo.. . Di un argomento

del genere si può parlare in un bar, non in una sede come quella, anche se

sono presenti delle persone che hanno avuto la fortuna o sfortuna di

comportarsi in un certo modo. Quel tavolo può solo servire per dire “va bene,

facciamo finta di dimenticarci di tutto e andiamo avanti”. E, diciamo la

verità, una cosa del genere posso dirla soprattutto io...». Moratti spera che

alla fine prevalga il buon senso: «Lo scopo di questo incontro deve essere

costruttivo per forza. Ciò che è successo in passato non ci deve riguardare.

Ci sono altri che giudicano, che hanno già giudicato o che giudicheranno. . . ».

Di sicuro Juve e Fiorentina avrebbero preferito che l’Inter rinunciasse alla

prescrizione: «In merito ha già risposto il procuratore di Napoli, dicendo

quanto fossero poco importanti certe intercettazioni».

Non sarà facile riallacciare rapporti seppelliti da tempo. Moratti oltre a

battibeccare spesso con Agnelli ha tagliato i rapporti anche con la famiglia

Della Valle e infatti Inter e Fiorentina hanno smesso di fare affari insieme.

Mister Tod’s era stato il primo a lanciare la proposta rilanciata da Petrucci

senza successo. Moratti ieri ha spiegato il perché: «Adesso è cambiato lo

scopo, allora l’invito era a un tipo di tavolo in cui io ero l’imputato,

innocente però ero sempre l’imputato. Questo è un tavolo che non credo proprio

abbia questo tipo di impostazione, come era assurda allora questa cosa sarebbe

assurda adesso».

Ma ieri si è fatta sentire eccome anche la voce di Gianni Petrucci, il

presidente del Coni ha ribadito in maniera decisa lo spirito dell’incontro

stoppando sul nascere illazioni di ogni tipo: «L’agenda e gli inviti li faccio

io. Tutti si preoccupano di quello che dicono i presidenti, nessuno di quello

che dirò io. Sappiate che parlerò».

___

Scricchiola il tavolo della pace

Moratti gela Petrucci:

«Niente regali ad Agnelli»

di FABIO RUBINI (Libero 30-11-2011)

Va bene sedersi al tavolo della pace (previsto per il 14 dicembre), perché

mica si può dire di no al presidente del Coni, ma giorno dopo giorno Massimo

Moratti chiarisce sempre più i contorni della sua partecipazione. «Deve essere

un tavolo che parli del futuro. Il passato? Ci sono altri che giudicano, hanno

già giudicato o stanno giudicando: non è quello il tavolo per fare un discorso

sul passato».

Insomma il messaggio ad Andrea Agnelli, che continua a rivendicare lo

scudetto 2006, è partito forte e chiaro. «Va bene che siamo vicino a Natale,

ma non credo che pretenda che gli faccia quel regalo. Credo che quello sia

qualcosa di cui sinceramente si può parlare al bar, ma non sono quelli i

tavoli in cui si decide se qualcuno ha avuto per fortuna o per sfortuna un

certo tipo di atteggiamento, di comportamento, e qualcun altro no». Prosegue

Moratti: «Certo quel tavolo può solo servire per dire va bene, facciamo finta

di dimenticarci di tutto e andiamo avantì. E questo lo posso dire io,

soprattutto».

In serata però è arrivata, stizzita, la risposta del presidente del Coni

Gianni Petrucci a Moratti e a tutti quelli che in questi giorni hanno parlato

dell’invito di Petrucci: «Non so perchè sia stato definito tavolo della pace,

ogni giorno c’è una nuova puntata di questa telenovela. Io ho già parlato con

tutti e tutti mi hanno detto come la pensano. Ma poi alla fine sono contenti

solo se polemizzano con me. L’incontro servirà per rassenerare gli animi, io

vado avanti per la mia strada». E ancora «Tutti sono preoccupati per quelloche

dirannoloro e nessuno si preoccupa perquello che dirò io. Si dà per scontato

che io e il segretario generale Pagnozzi siamo parte passiva, ma non è così.

Nessuno mi può dettare l’agenda, io invito chi voglio».

___

CALCIOPOLI IL TAVOLO DELLA PACE DEL 14 DICEMBRE

«Non farò regali di Natale»

Moratti mette le mani avanti sul titolo 2006 irritando la Juve

Petrucci, presidente del Coni, abbassa i toni: «Voglio riportare serenità nel mondo del calcio: serve a tutti»

di ALVARO MORETTI ft.SIMONE DI STEFANO (Tuttosport 30-11-2011)

VIENE IN MENTE la Cinquetti di «e questa è casa mia, e qui comando io e ogni

dì voglio sapere chi viene e chi va». Perché - giustamente - Gianni Petrucci

nel suo piccolo si “ri-arrabbia” per le continue scosse d’assestamento che

vengono a far traballare il convocato tavolo della pace o incontro sui

problemi del calcio di vertice del 14 dicembre prossimo venturo. «Io faccio

gli inviti, io faccio l’agenda», il concetto espresso al termine della Giunta

Coni di ieri e rilanciato nel pomeriggio dopo che Massimo Moratti , urticando

non poco la Juve, ha parlato e dettato la sua di agenda, scevra dai

riferimenti a Calciopoli e al 2006 con tanto di battuta poco gradita sul fatto

che la Juve non si debba aspettare lo scudetto 2006 come regalo di Natale

figlio del tavolo. Le sedi per provare a pretendere di sottrarlo all’Inter,

quello scudetto, ce le ha: i tribunali ordinari, vista l’incompetenza seriale

di politici e arbitri sportivi. L’attesa del fatidico 14 rischia di consumarsi

come l’esercizio degli eserciti in lotta senza vero afflato pacifista. Ma

Petrucci e Pagnozzi sanno che è difficile il compito, che la Figc non riuscirà

a farlo dopo il 18 luglio, ma che la mossa va fatta per evitare la deriva

avvocatizia denunciata il 6 novembre.

LE PRIMARIE Non vuole seguire uno schema che preveda le primarie del tavolo,

Petrucci: «Non ho incontrato il presidente della Juventus, Andrea Agnelli , e

anche se l’avessi fatto non ve lo direi. Posso solo dire che al telefono ho

parlato con tutte le persone che ho ritenuto giusto invitare al tavolo del 14

dicembre: nessuno può imporre la propria presenza perché gli inviti li faccio

io, punto». Le telefonate sono partite per Pagnozzi, Abete, Agnelli, Moratti e

Della Valle Diego (non Andrea). «Voglio interpellare le persone che possono

rasserenare il clima e gli animi - ha aggiunto - Non farò una lista ufficiale,

ma magari alla fine ci sarà qualche sorpresa. Ma senza continuare a parlare di

pace, perché non ci sono guerre in corso. Non sono preoccupato dalle

dichiarazioni degli ultimi giorni, perché sono abituato alle solite uscite

pubbliche dei presidenti. Ho rapporti buoni con tutti, anzi con tanti, ma

ognuno va per la propria strada. L’intervento sereno del Coni serve e mi

auguro che si rendano conto che devono andare tutti d’accordo per dare di più

al calcio italiano. Il mio obiettivo è di riportare serenità all’interno di

quel mondo e spero di riuscirci, senza guerre, perché io voglio la pace». Una

pace che consenta al calcio e al Coni di andare dal ministro Gnudi a chiedere

«le misure (legge 91, tutela dei marchi, legge stadi, ndr) che riterremo

giuste per un settore importante per il Paese».

SCURDAMMOCE... Petrucci, presidente del Coni, abbassa i toni: «Voglio

riportare serenità nel mondo del calcio: serve a tutti»

Il fatto è che la corsa è ad ostacoli: ieri Massimo Moratti ha parlato

all’Agenzia Area durante un incontro con l’Inter Club di Montecitorio.

Nascosto dietro le parole del procuratore di Napoli, Lepore , degli

investigatori di Calciopoli penale Auricchio e Narducci (quello del «piaccia o

non piaccia, le telefonate non ci sono»...) che hanno ritenuto - a differenza

dal procuratore federale Palazzi - ininfluenti penalmente le telefonate

prescritte dell’Inter, il presidente nerazzurro va all’attacco. Facendo la

vittima, manco fossimo tornati al luglio 2006 quando celebrò «lo scudetto

degli onesti» dopo il comunicato tricolore del commissario Guido Rossi . «Va

bene che siamo vicino a Natale - ha detto Massimo Moratti - ma non credo che

Agnelli pretenda che gli faccia quel regalo. . . (sorride rispondendo

all’ipotesi di ridare il titolo 2006, ndr). Quel tavolo può solo servire per

dire “va bene, facciamo finta di dimenticarci di tutto e andiamo avanti”. E

questo lo posso dire io, soprattutto. Calciopoli è qualcosa di cui

sinceramente si può parlare come si può parlare in un bar, ma non sono quelli

i tavoli in cui si decide se qualcuno ha avuto per fortuna o per sfortuna un

certo tipo di atteggiamento, di comportamento, e qualcun altro no». A Petrucci

sì, a Della Valle no: l’adesione al tavolo è spiegata così. «Cambia lo scopo,

perché allora l’invito era a un tipo di tavolo in cui io ero l’imputato

innocente, però ero l’imputato. Questo è un tavolo che non credo abbia questo

tipo di impostazione, anche perché come era assurda allora sarebbe assurda

adesso. Perché sulle telefonate ha già risposto anche il procuratore di Napoli

dicendo quanto poco importante fossero quelle intercettazioni. Quello del 14 è

un invito del presidente del Coni, anche se e’ stato chiamato come l’hanno

chiamato precedentemente altri e con altri scopi. Un invito a incontrarsi tra

noi presidenti responsabili diretti di squadre di calcio. Per conto mio lo

scopo deve essere costruttivo. Ci conosciamo tutti, quindi è importante vedere

di costruire, attraverso l’amicizia, attraverso una collaborazione, e poi

anche attraverso la Lega, affinché ci siano delle espressioni di costruttività

e di progetti nuovi nel calcio italiano, che consentano di avere degli

obiettivi che sono piu’ alti di quelli di litigare tutti i giorni».

===

SPONDA BIANCONERA

Agnelli contrariato

sceglie il silenzio

di GUIDO VACIAGO (Tuttosport 30-11-2011)

NAPOLI. Sicuramente contrariato, forse anche un po’ stupito, il silenzio della

Juventus è comunque carico di significati. Nessun commento alle dichiarazioni

di Moratti, che tuttavia sono state ascoltate con attenzione e disappunto dai

vertici bianconeri. Andrea Agnelli, quando aveva rilanciato l’idea di un

tavolo politico, probabilmente pensava a qualcosa di diverso. Anche perché se

Moratti non ha intenzione di parlare del passato, Agnelli - che si guarda

dallo stilare anzitempo una scaletta, lasciando il compito a Petrucci - si

aspetta che l’argomento 2006 genericamente inteso venga quanto meno toccato.

MULTI PROBLEM Non solo quello, per carità. Agnelli è molto interessato a

discutere della Legge 91, delle problematiche legate ai diritti tv, alla

riscrittura del codice di giustizia sportiva e ai rapporti fra la Lega e la

Federcalcio (ai minini storici assoluti in questo periodo). Insomma, la

Juventus non pensa al tavolo solo come a un confronto su Calciopoli. Certo,

per porre le basi del nuovo calcio italiano, servirebbe un po’ di chiarezza su

quello che è stato il calcio italiano negli ultimi 5 anni e, per questo,

Agnelli si aspetta che l’argomento 2006 venga toccato e possibilmente chiarito.

LA DISPARITA’ Venga chiarita, per esempio, la domanda centrale di ogni

ricorso bianconero: perché nel 2006 per gli stessi reati contestati all’Inter

nel 2011 (vedi relazione di Palazzi) c’è stata una clamorosa disparità di

trattamento? Perché la Juventus ha pagato sportivamente ed economicamente (450

milioni di danni secondo i calcoli bianconeri), mentre l’Inter se ne è potuta

avvantaggiare sportivamente ed economicamente? E’ la domanda alla quale,

finora, nessuno ha risposto, trincerandosi dietro prescrizione,

improcedibilità e incompetenza. Il tavolo potrebbe essere una buona occasione

per provare a farlo. Anzi, magari proprio lo stesso Petrucci potrebbe provare

a rispondere. In caso contrario, tuttavia, la Juventus non si alzerà, ma

continuerà a discutere dei temi proposti da Petrucci. E quella domanda

continuerà a porla nei tribunali (dal Tar in poi), sperando di trovare in

qualche aula la risposta.

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Joined: 31-Jul-2007
1401 messaggi

caso da repubblica.it

Fotovoltaico 'proibito'

La Figc multa la Spal

La società ferrarese sistema il bilancio vendendo energia pulita, ma la commissione disciplinare applica una legge di 30 anni fa e la condanna ad una ammenda di 15.000 euro. L'avvocato Grassani: "In un mondo di scorrettezze vengono penalizzati i virtuosi, senza quei soldi il club rischia la cancellazione"

di LUIGI PANELLA

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Un impianto fotovoltaicoROMA - Come è lontano il calcio italiano dalla realtà. Lasciamo stare il fattore tecnico, il momento è difficile dal punto di vista economico. Basta guardare le classifiche dalla serie B in giù: nei mesi di sosta, puntualmente piazze importanti si vedono cancellate dal calcio che conta, e poi le classifiche. Oscillanti tra il reale ed il virtuale, con quei tanti punti di penalizzazione perché una società non ce l'ha fatta ad onorare i pagamenti rispettando le scadenze. Come è lontano il calcio italiano dalla realtà. C'è una società piccola ma gloriosa di Lega Pro Prima Divisione, la Spal, che cerca di finanziarsi con una attività degna di lode, importante dal punto di vista ambientale, come quella del fotovoltaico. E la Figc che fa? Pensa bene di multare la società ferrarese.

Quindicimila euro di ammenda comminati dalla commissione disciplinare "per aver avviato un'attività commerciale finalizzata alla realizzazione di un impianto fotovoltaico, violando così quanto disposto dalla legge 91 del 1981. Sono stati inoltre inibiti per quattro mesi Cesare Butelli e Luca Bena, legali rappresentanti del club". L'articolo 10 comma 2 della legge, che risale a 30 anni fa, impone alle società calcistiche di svolgere esclusivamente attività sportive ed attività ad esse connesse o strumentali, escludendo ogni altra iniziativa economica.

Un po' di dietrologia. La Spal ha investito in una una vecchia discarica in disuso alla periferia di Ferrara, la "Casaglia": 63.000 pannelli solari a ricoprire 30 ettari di terreno, produzione di energia per 7.000 famiglie. L'energia nella rete di distribuzione dell'Enel, i proventi della vendita nella casse della polisportiva. Una svolta verso il futuro di una piccola società, degna di ammirazione ma...

Ma c'è quella vecchia norma, e c'è anche spazio un pianto da coccodrillo della disciplinare, quando rileva che la norma "pur se può sembrare obsoleta, è comunque tuttora vigente e, finchè non sarà modificata, deve essere necessariamente rispettata. Non sfugge il particolare difficile momento che attraversa il mondo del calcio ed in particolare quel settore dell'attività calcistica gestito dalla Lega Pro. E' innegabile che si debbano trovare delle fonti di autofinanziamento strumentali idonee a garantire i presupposti per lo svolgimento dell'attività sportiva. Appare dunque evidente la necessità di un riesame della normativa vigente ed in particolare dei contenuti della L. 91/81".

Una considerazione finale è fonte di ulteriore amarezza per l'avvocato Mattia Grassani, che rappresenta la società ferrarese. "E' una decisione che ci amareggia, che fa capire quanto sia scarsa la sensibilità verso chi vuole innovare. In un mondo di bilanci taroccati, di fideiussioni false, di debiti puntualmente non pagati, cose che nella Lega Pro avvengono puntualmente, vengono penalizzati i virtuosi". Il legale contesta anche l'opportunità di applicare la norma: "Risale a 30 anni fa, a quel tempo non si parlava di diritti tv e ancora meno di fotovoltaico. Mi aspettavo quindi una decisione premiale, il proscioglimento della società. Anche perché se passa questo principio, se un tifoso lascia un albergo alla società, questa non può finanziarsi con i proventi che ne derivano? Ricordo che nell'impianto fotovoltaico non lavorano mica gli addetti della Spal, ma gente esterna".

Il presidente Butelli comunque non ha intenzione di mollare. "Certamente verranno aditi ulteriori gradi di giudizio - spiega Grassani -, anche perchè qui non si tratta della ammenda di 15.000 euro che chiude la questione. Questa decisione penalizza gli invvestimenti sul vivavio, sui tecnici. L'impossibilità di mettere a bilancio una somma del genere, un milione e duecentomila euro su una budget complessivo di due milioni e mezzo, creerebbe problemi anche con la Covisoc. Scatterebbe il deferimento, arriverebbero le penalizzazione e ci sarebbe il serio rischio della cancellazione". Questo la gloriosa Spal dalla strette righe verticali biancecelesti, quella in cui ha mosso i primi passi nel professionismo un certo Fabio Capello.

IL COMUNICATO UFFICIALE DELLA SPAL - Successivamente anche la società ha fatto sapere la propria posizione in un comunicato ufficiale: "La società prende atto con sorpresa e profonda amarezza della sentenza emessa dalla commissione disciplinare della Federcalcio in merito all'operazione fotovoltaico. In sostanza il dispositivo della sentenza afferma che ciò che fa Spal è giusto ma illegittimo. Faremo ricorso e proseguiremo la nostra battaglia su due fronti. Da un lato per affermare, a vantaggio e tutela generale, il principio che ciò che è giusto deve diventare anche lecito: questo significherà impegnarsi per la modifica di una normativa ormai obsoleta (come riconosce la stessa commissione disciplinare della Figc) che impedisce alle società sportive professionistiche di sviluppare attività collaterali che ne garantirebbero una sussistenza oggi assai incerta e tribolata per tutte quelle di Prima e Seconda Divisione. Il secondo invece è per rivendicare il nostro diritto soggettivo e ribadire che Spal è già oggi - pur in presenza della vigente normativa - titolata per ottenere legittimamente il ristorno di quote derivanti dalla produzione di energia fotovoltaica, avendo la società alienato il possesso degli impianti e ricevendo di fatto solo una sorta di sponsorizzazione a compenso del progetto a suo tempo promosso e sviluppato".

(29 novembre 2011)

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VERGOGNOSA SCRITTA ESPOSTA AL SAN PAOLO NEL SETTORE DEGLI JUVENTINI

Terribile striscione contro Facchetti

di GABRIELLA MANCINI (GaSport 01-12-2011)

Uno striscione nerazzurro abominevole è apparso martedì sera al San Paolo

durante Napoli-Juventus: «Facchetti 48», c'era scritto, e nella smorfia

napoletana il numero 48 significa «morto che parla».

Pessimo gusto Una scritta di pessimo gusto di alcuni tifosi juventini rivolta

al grande ex presidente dell'Inter Giacinto Facchetti e ripresa dal sito

ReSport.it. Ma chiamarli tifosi sarebbe troppo. Scrivere una frase del genere

è ripugnante ed è anche sintomo di profonda ignoranza. Ci sono state delle

sentenze dopo Calciopoli, ed è stato provato, come ha confermato l'ex pm

Giuseppe Narducci, che le telefonate di Facchetti non avevano valore penale,

non c'entravano con la struttura di potere che governava il calcio.

Pubblico Detto ciò per gli smemorati, lo stadio è bello anche per il pubblico,

come insegna proprio la Juventus, che ha nei suoi tifosi il dodicesimo uomo

in campo, una cornice fantastica. E' divertente quando dagli spalti si

lanciano sfottò, alcune frasi sono esilaranti e geniali, fanno parte dello

spettacolo tanto che Striscia la notizia ci ha costruito una rubrica. Ma uno

striscione così becero, fotografato per caso da Franco Romano e finito su

Facebook, non può far parte del mondo dei tifosi autentici. Noi pensiamo che i

veri fan bianconeri prendano le distanze da un comportamento così ignobile.

Non ha nulla a che vedere con la Vecchia Signora.

___

Aggiorno con il trafiletto trovato su la Repubblica odierna

___

Lo striscione

“Facchetti 48”

la macabra ironia

degli ultrà juventini

art.non firmato (la Repubblica 01-12-2011)

MILANO — C’è ironia e ironia, quella

accettabile e quella che proprio non si può.

In Napoli-Juve i tifosi del Napoli hanno

esposto una maglia di Quagliarella con il n°71

(nella smorfia il 71 rappresenta ll’omme ‘e

mmεrda... ) , mentre nella curva juventina si

è decisamente esagerato: lo stendardo

nerazzurro con scritto “Facchetti 48” [. . . ]

evoca il «morto che parla». Alla faccia dei

tavoli della pace.

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VERGOGNOSA SCRITTA ESPOSTA AL SAN PAOLO NEL SETTORE DEGLI JUVENTINI

Terribile striscione contro Facchetti

di GABRIELLA MANCINI (GaSport 01-12-2011)

Che dire...

Incontestabile e condannabile la blasfemia dello striscione.

Altrettanto incontestabile la grettezza ed inutilità del commento di

quell'organo di partito noto come Pravda rosa-nerazzurra a memorie alterne.

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Le mani del clan sul Bari: 4 partite sotto inchiesta

La procura antimafia sospetta che tre giocatori ricattati alterassero i risultati

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica 01-12-2011)

La mafia ha alterato l´esito di tre partite di serie A dello scorso campionato

e una di coppa Italia. E´ il sospetto del procuratore capo di Bari, Antonio

Laudati, che da mesi insieme con i Carabinieri del reparto operativo, conduce

un´indagine sui rapporti tra il clan Parisi, il più influente della città, e

alcuni calciatori che lo scorso anno giocavano nella squadra biancorossa.

Quattro le partite finite nell´indagine: Bari-Livorno 4-1 di coppa Italia,

Bari-Chievo 1-2, Parma-Bari 1-2 e Bologna-Bari 0-4. Tre i calciatori

sospettati (ma non indagati) di essere stati in contatti con il clan. Due gli

intermediari individuati.

L´inchiesta nasce da una denuncia presentata da un bookmakers austriaco, Sky

Sport 365, dopo la partita di coppa Italia del dicembre 2010 tra Bari e

Livorno. A insospettire un flusso importante (si parla di decine e decine di

migliaia di euro) registrati alla fine del primo tempo. Al 45´ la partita è

1-0 per il Bari. Gli scommettitori puntano tutto sull´over (più di tre gol) e

sul fatto che anche il Livorno segnerà almeno una rete. Nella ripresa succede

di tutto. Segnano Masiello, Rivas e D´Alessandro per il Bari mentre è di

Dionisi la rete della bandiera per il Livorno. La partita finisce 4-1. Gli

scommettitori fanno saltare il banco. Fin qui la cronaca sportiva. Poi

comincia quella giudiziaria: i carabinieri hanno registrato un flusso di

telefonate dall´area dello stadio San Nicola a una serie di città del nord

Italia. Le stesse città dove sono state giocate puntate vincenti da migliaia

di euro proprio su quelle partite. Le matrici delle schedine sono state già

acquisite. Alcuni vincitori individuati. Ma la mafia che c´entra?

Dai flussi telefonici è emerso che tre giocatori (difensori che quest´anno

non giocano più nel Bari) avevano contatti con alcuni personaggi vicini -

secondo le indagine dell´Antimafia - al clan Parisi. Uno di essi, Nicola de

Tullio, è stato nei mesi scorsi arrestato (ora è libero) dalla procura di

Napoli con l´accusa di aver fatto scommettere in agenzie che lui gestiva

uomini vicini ai clan napoletani. L´altro invece è Antonio Bellavista, ex

capitano biancorosso, coinvolto nell´inchiesta sul calcioscommesse condotta

dalla procura di Cremona.

Tornando a Bari, secondo il procuratore Laudati, il gruppo non si muove per

semplici illeciti sportivi. Si tratta di veri riciclatori della malavita. Il

clan dei Parisi aveva deciso di reinvestire nel calcio i proventi del traffico

di sostanze stupefacenti, avendone intuito da un lato il facile guadagno

dall´altro i controlli assai blandi. Avevano così deciso di acquistare

direttamente un bookmakers con sede in Inghilterra (Paradise bet) e

contemporaneamente avevano avvicinato alcuni calciatori, tra l´altro assai

carismatici nello spogliatoio biancorosso: in questa maniera potevano

orientare le gare del Bari e ricevere informazioni utili su altre gare sempre

della massima serie. Ai giocatori davano la possibilità di scommettere

(tramite dei siti Internet) con i dati di alcuni prestanome. Una struttura

organizzata - sospetta il procuratore Laudati - che ha lavorato almeno su

altre tre partite di campionato.

La prima è Bari-Chievo, del marzo del 2011: gli ospiti vincono per 2-1, il

Bari abbandona ogni sogno salvezza e Nicola Belmonte, terzino del Bari

(denunciano i tifosi sui forum Internet) pare esultare al secondo gol dei

veneti. La seconda è Parma-Bari 1-2, del 3 aprile, vittoria a sorpresa dei

biancorossi ormai retrocessi. Segna Alvarez verso il finale e accade qualcosa

di strano dopo il novantesimo con il centrocampista emiliano Morrone che

aggredisce il difensore barese Rossi che nel tunnel urlerà: «Mi accusate di

aver fatto soltanto il professionista». Infine finisce nel mirino l´ultima

gara del campionato, Bologna-Bari 0-4. In tanti, troppi, scommettono sul 2 con

handicap del Bari azzeccando così il risultato.

L´inchiesta di Bari è al momento ancora nelle fase dell´indagine preliminare

e non è ancora chiaro quali sviluppo possa avere. Certo è che la società è

estranea, anzi è parte lesa nel procedimento. E´ possibile però che gli

investigatori nelle prossime settimane decidano un coordinamento con Cremona e

Napoli dove lavorano a indagini simili.

___

Poker di partite per la mafia barese

RICICLAGGIO E SCOMMESSE: SOTTO INDAGINE 4 INCONTRI DEL BARI

di ANTONIO MASSARI (Il Fatto Quotidiano 02-12-2011)

Le mani della mafia barese sul campionato della Serie A 2010/2011 e sulla

Coppa Italia: dopo la Procura di Napoli e quella di Cremona, anche la

magistratura barese indaga sul calcio e sulle scommesse, per verificare se il

clan Parisi abbia riciclato i guadagni del traffico di stupefacenti. Il

sospetto è che li abbia riciclati scommettendo sui risultati del Bari. Nel

mirino della Procura – che indaga solo per mafia e non per illeciti sportivi –

ci sono quattro partite: Bari-Livorno 4-1 di Coppa Italia, Bari-Chievo 1-2,

Parma-Bari 1-2 e Bologna-Bari 0-4. Quest’ultimo incontro si aggancia

all’inchiesta della Procura di Cremona, che sta indagando sugli ultimi

risultati del Bologna, nello scorso campionato. In particolare, sulle ultime

cinque partite del calendario. Il Bari – la società, secondo la procura

pugliese, non ha avuto alcun ruolo nelle partite incriminate per il

riciclaggio – compare anche nell’inchiesta cremonese e in parecchie

intercettazioni. Una conversazione viene registrata nella domenica di

Lecce-Inter, quella del “bagno di sangue”, quando gli scommettitori legati a

Beppe Signori investono e perdono cifre astronomiche, dirottate sui siti

asiatici.

AFFIDANDOSI alla soffiata di Marco Paoloni, ex portiere del Benevento, i

bolognesi avevano puntato sulla goleada dell’Inter, che invece vinse con un

risicato 1-0. Ci fu però una piccola consolazione: gli scommettitori avevano

puntato anche sul “2” e sull'over di Bari-Chievo. E l’imbroccano. “Per fortuna

è andato bene il Bari. . . ”, commenta l’ex capitano biancorosso Antonio

Bellavista che, pochi giorni prima, si lamentava con l’ex difensore Gianfranco

Parlato, delle difficoltà per contattare i calciatori del Bari. “E poi la

settimana prossima vengono da te (... ) Ma quelli come sono messi?”, dice

Parlato, “sono dei rincoglioniti quelli giù, i tuoi”. “Credimi, sto perdendo

le forze”, risponde Bellavista, “questi se facevano con il Milan l'ove r

gli... 60 mila euro a testa (...) magari prima o poi una la fanno”. Poco prima

della partita con il Parma, in effetti, Bellavista prova a contattare i

calciatori del Bari, attraverso un ex compagno di squadra, Marco Esposito.

L’annotazione della polizia giudiziaria, nell’inchiesta cremonese, è

esplicita: “Bellavista Marco se ha parlato con Andrea. Marco dice che Andrea

(Masiello, ndr) ha paura e che sarebbe meglio contattare Nicola (Belmonte,

ndr). Bellavista insiste in quanto questi vanno a Parma. Marco dice di aver

provato a contattare anche Parigi (probabilmente il riferimento è al difensore

Parisi, ndr)”. E proprio Nicola Belmonte, Alessandro Parisi e Andrea Masiello

– tre difensori del Bari nella passata stagione – sono sospettati, sebbene non

indagati, dalla Procura di Bari per il contatto con i clan.

LA PROCURA guidata da Antonio Laudati ha anche individuato due intermediari,

che si sarebbero mossi per condizionare le partite sospette. Incontri anomali,

secondo il bookmaker austriaco Sky Sport 365, che con la sua denuncia ha fatto

partire l’indagine. Bari e Livorno, dicembre 2010, Coppa Italia: il primo

tempo si conclude con il Bari in vantaggio per 1-0, ma il flusso delle puntate

si concentra sull’over, che prevede più tre reti, e su almeno un gol segnato

dal Livorno. Il risultato finale è di 4-1 per il Bari. Gli inquirenti baresi,

però, hanno indagato e lavorato sui tabulati telefonici: dalla zona dello

stadio barese, in quelle ore, partivano telefonate in città del nord, le

stesse dove si sono registrate ingenti vincite e puntate sugli stessi

incontri. E proprio l’analisi dei tabulati ha consentito di scoprire che i tre

ex difensori del Bari erano in contatto con uomini vicini al clan Parisi.

Secondo l’accusa, il clan ha provato a riciclare nel calcio e ha acquistato il

bookmaker inglese “Paradise bet”. Lo schema del clan prevedeva poi il

collegamento con i calciatori, per ricevere informazioni e orientare le

partite, ricambiando con la possibilità di scommettere in maniera occulta,

attraverso dei prestanome. Per ora, le partite sospette, nello scorso

campionato, sono quattro. Oltre a Bari-Livorno, c’è Bari-Chievo (2-1),

Parma-Bari (1-2) e Bologna-Bari (0-4). E se quest’ultima partita è un punto di

connessione con l’indagine di Cremona, nelle prossime ore, potrebbe essere

vagliato un coordinamento con la Procura di Napoli, dove i pm Pierpaolo

Filippelli, Claudio Siragusa e il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, con

l’ausilio del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Torre Annunziata,

guidati da Alessandro Amadei, hanno scoperto le infiltrazioni del clan

D’Alessandro, nel mondo del calcio internazionale e delle scommesse.

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