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crazy1897

Vendita della Juventus

Vendita Juventus, favorevoli o contrari?  

78 voti

  1. 1. Vendita Juventus, favorevoli o contrari?

    • Favorevole, voglio un'altra proprietà
    • Contrario, bisogna trovare solo dei bravi dirigenti


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Joined: 05-Jun-2006
2179 messaggi
8 minuti fa, gianky99 ha scritto:

 

Nessuno con loro fra le palle... magna tranquillo... 

 

:sventola::sventola::sventola::sventola:

di questo new sono sicuro .asd sono 20 anni|

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Joined: 03-Jun-2005
53413 messaggi
16 minuti fa, gianky99 ha scritto:

 

Malafede... fixed... 

 

:sventola::sventola::sventola::sventola:

Io sono per la infermità mentale, vostro onore

 

sefz

 

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Joined: 09-Feb-2007
18300 messaggi

Tether, dove investe la stablecoin da 35 miliardi di utili: Juventus, oro e podcast. Il «segreto» delle riserve.

La società del mondo cripto capitanata da due italiani dichiara di fare più profitti di BlackRock, realizzare un margine del 99%. Ora diversificare gli investimenti è il mantra. La mossa con il calcio e le mire politiche negli Usa

 

Può un’azienda con 200 dipendenti dichiarare 35 miliardi di dollari di utili in tre anni, operando con un margine di profitto del 99%? Sì, se si opera nel magico mondo delle criptovalute, dove Tether, un’azienda capitanata da due italiani — Giancarlo Devasini, azionista di controllo, e Paolo Ardoino, ceo — sembra aver trovato la formula per tramutare i bit in oro. Per poi riversarlo in una miriade di attività: dal calcio con la Juventus ai media con Chora, passando per i campi argentini di Adecoagro e il finanziamento delle miniere.

Cosa fa Tether

La società in questione si chiama Tether, ha sede a El Salvador, Paese del cripto-presidente Najib Bukele e stampa la più diffusa stablecoin, una valuta digitale dal valore appunto stabile perché ancorato all’andamento di una moneta sovrana. Nel caso di Tether è il dollaro, scelto come riferimento per la stablecoin UsdT, il gettone preferito da chi voglia comprare e vendere Bitcoin & co senza passare dai canali — e dai controlli — bancari tradizionali. Nel tempo, la stablecoin è diventata un metodo rapido ed efficiente per spostare soldi da una parte all’altra del mondo senza intermediari e con costi minimi. Facilita le rimesse degli emigrati e, secondo i detrattori, anche il riciclaggio. Oggi sono in circolazione UsdT per 183 miliardi di dollari e la società assicura che ogni UsdT emesso è garantito dal deposito di un dollaro in attività finanziarie sicure e facilmente liquidabili in caso di riscatti da parte dei 500 milioni di utenti.

Il segreto delle riserve

Proprio queste riserve sono il segreto di Tether. Per circa due terzi sono custodite in titoli di Stato statunitensi, di cui la società vanta di essere il 17esimo detentore al mondo, prima di Germania e Corea del Sud. Ma nel caveau della società si trovano anche metalli preziosi e bitcoin del valore di circa 9 miliardi, più altre attività finanziarie. Tether si comporta insomma come un fondo di investimento, con la differenza che non distribuisce i rendimenti ai sottoscrittori (chi cambia dollari in UsdT) ma li incamera, realizzando profitti stellari.

Gli utili in tre anni

Le attività custodite nelle riserve fruttano, e bene, specialmente dopo il rialzo dei tassi seguito alla fiammata inflattiva del 2022. Tether ha così dichiarato utili per 7 miliardi nel 2023, per 13 miliardi nel 2024 e, secondo le anticipazioni di Ardoino, arriverà quest’anno a 15 miliardi. Fanno 35 miliardi in tre anni, il doppio di BlackRock, il più grande asset manager al mondo che di miliardi ne gestisce 12.500. Una profittabilità mai vista — pari a quasi 100 milioni per dipendente — che, come spesso accade nel mondo delle cripto, richiede un esercizio di fede. Tether non ha mai sottoposto i suoi bilanci e la consistenza delle sue riserve a una revisione completa e indipendente, ma solo a un’attestazione periodica di Bdo Italia su documenti forniti dal management.

La campagna acquisti

Ci sono però prove del fatto che l’attività di Tether è molto redditizia. Secondo indiscrezioni, anzitutto, colossi del calibro della giapponese Softbank e Ark stanno valutando di comprare il 3% della società per 20 miliardi, assegnandole una valutazione di 500 miliardi. Soprattutto, la profittabilità di Tether è comprovata dalla campagna acquisti che ha impegnato la società negli ultimi anni. Stando ai calcoli de L’Economia, Tether ha speso almeno 4,3 miliardi di dollari per acquisire quote, di maggioranza e minoranza, in 28 aziende sparse per il mondo. Si tratta di una stima per difetto perché tiene conto soltanto delle operazioni di ammontare dichiarato e non include gli investimenti di Tether su iniziative proprie.

L’investimento nella Juventus 

Si tratta in ogni caso di una cifra ragguardevole che ha consentito al gruppo di costruire un ampio portafoglio di partecipazioni, riunite sotto il braccio Tether Ventures. La più nota, sicuramente in Italia, è la quota nella Juventus, club di cui Devasini e Ardoino sono tifosi. Entrata a febbraio con il 5%, Tether è salita fino all’11,5%, diventando il secondo azionista del club dietro alla Exor degli Agnelli-Elkann con cui ha ingaggiato una battaglia azionaria. Il gruppo salvadoregno ha chiesto di entrare nel cda e di poter sottoscrivere l’aumento di capitale fino a 110 milioni deliberato dal club. 

Lo scontro con Exor

Nell’ultima assemblea degli azionisti della Juventus, Tether è riuscita nel primo intento, eleggendo nel board un suo candidato, Francesco Garino, «esperto di ortodonzia di fama internazionale». Tutte le sue altre proposte sono state bocciate dall’assemblea degli azionisti, controllata da Exor con il 65,3% del capitale e il 79% dei voti. E Tether non l’ha presa bene. «Questo risultato evidenzia le problematiche esistenti all’interno dell'attuale struttura di governance del club e la sua riluttanza a interagire in modo trasparente con i tifosi e gli azionisti di minoranza», ha commentato in una nota la cripto-società che non nasconde le sue ambizioni di Make Juventus Great Again. «Mi piacerebbe comprarla», ha detto più volte Ardoino, chiarendo che al momento non c’è alcuna trattativa, se non altro perché al tavolo manca il venditore (Exor). Il numero uno di Exor, John Elkann, ha infatti ribadito che la holding non ha intenzione di cedere quote.

Bitcoin e podcast

D’altra parte, al gruppo salvadoregno i soldi non mancano e alle porte della società c’è la fila di banchieri pronti a proporre investimenti. Sinora Tether ha puntato soprattutto su progetti legati alla sua attività principale, spendendo 150 milioni per diventare azionista del minatore di cripto Bitdeer, sostenendo la società di cripto-intelligence Crystal e trasferendo bitcoin per due miliardi a Twenty One, società che promette di diffondere «il verbo del Bitcoin» nella finanza e fra il pubblico. La stessa volontà divulgativa sta probabilmente alla base degli investimenti nei media di Tether che ha messo 775 milioni a sostegno della piattaforma video-social Rumble — riferimento per l’estrema destra americana — ed è diventata socia al 30,4% dell’italiana Be Water, holding di Chora e Will Media.

I lingotti d’oro

Mentre esalta quello digitale, intanto, Tether sta puntando forte anche sull’oro fisico. La società sostiene di possedere lingotti del peso di 80 tonnellate e del valore di circa 8 miliardi in un caveau svizzero. Di certo, è diventata azionista di tre aziende canadesi che finanziano lo sviluppo di miniere d’oro in cambio di royalty sulla futura produzione: Elemental Altus, Gold Royalty Corp e Metalla Royalty. Nel portafoglio figurano poi aziende tradizionali — come il produttore sudamericano di zucchero, etanolo e latticini Adecoagro per il cui controllo Tether ha pagato 616 milioni — e progetti avveniristici quali costellazioni di satelliti e chip da impiantare nel cervello.

Cosa motiva questa strategia di diversificazione? Indubbiamente, la società ha l’esigenza di trovare impieghi per i suoi enormi profitti: Ardoino si è detto pronto a investirne il 90% in progetti che si allineino con la visione del mondo, economico e non, di Tether. E, perché no, che gli consentano di esercitare influenza su autorità e governi da cui, in fondo, dipende la possibilità di Tether di operare e prosperare. Il gruppo sta così valutando di procedere a donazioni a sostegno dei candidati alle elezioni di mid-term negli Stati Uniti, dove di recente il fenomeno delle stablecoin è stato disciplinato dal Genius Act. Proprio l’avvento della regolamentazione, secondo alcuni addetti ai lavori, sarebbe un altro fattore dietro la campagna acquisti di Tether. 

La regolamentazione

L’istituzionalizzazione delle stablecoin sta infatti rendendo il mercato più competitivo: diverse banche e fintech hanno lanciato valute digitali stabili in Usa ed è probabile che altre iniziative seguiranno anche in Europa, dove Tether non opera perché non rispetta i requisiti riguardo alla custodia delle riserve presso istituti bancari. Questi progetti potrebbero insidiare il predominio di UsdT, per esempio proponendo meccanismi di condivisione con gli utenti del rendimento delle riserve. Un domani, allora, la diversificazione potrebbe rivelarsi la nuova pietra filosofale di Tether che non intende rinunciare al titolo di «società più profittevole al mondo».

Corriere.it

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