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Tifoso Juventus
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  1. Alla fine la mia fonte aveva avuto ragione, due giorni fa... Io speravo davvero in qualche depistaggio Va beh, comunque chi dice che Guardiola non è mai stato trattato, oppure che non sapevano chi prendere sino ad oggi semplicemente SBAGLIA. I retroscena, secondo il mio amico, sono questi: 1) Guardiola era seguito sin da Marzo, c'erano accordi sia sulle cifre, sia sullo staff che si sarebbe dovuto portare dietro, sia su altre questioni; 2) secondo me, e ripeto secondo me, volevano puntare sulla clausola (esistente) per la quale Guardiola si sarebbe potuto svincolare il 15 giugno in caso di mancata partecipazione alle Coppe: questa situazione, negli ambienti, si sapeva già; 3) il City ha fatto ricorso alla sentenza della UEFA prima che questa sentenza fosse emessa: ciò rappresenta un unicum a quanto so io, dal momento che non ricordo fosse mai successo che una società di calcio facesse una roba simile; 4) la mossa del City è stata la classica "desperate move", tipo Marotta il 31/08 di ogni anno: ha sortito l'effetto di rinviare l'emissione della sentenza stessa, che però resterà la stessa; 5) in questo modo, il City ha costretto Guardiola a restare lì dentro, coppe europee o meno. Questo è quanto mi hanno riferito e, per quanto assurdo, sembra essere reale (e tendo a fidarmi viste le notizie sul mercato, praticamente le stesse di altri insider, sia sul mister annunciato due giorni fa). Mia opinione personale: il City con questa mossa si è tirato la zappa sui piedi, sia per quanto riguarda Guardiola, sia per quanto riguarda i futuri rapporti con la nostra società. A meno che non ci sia un accordo di "liberatoria" fra uno o due anni. Sarri è sempre stato il piano B.
  2. Lo trovi fresco al bancone pescheria, con olio e prezzemolo è la fine del mondo.
  3. Semplicemente quelli del Chelsea sono più forti e giocano meglio. Fine.
  4. Mah oddio non impazzisco per il personaggio ma secondo me non gioca come dici tu...
  5. Mi mancherà tantissimo. Per distacco l’allenatore migliore degli ultimi 15 anni, per me. Spero che un giorno le nostre strade possa incrociarsi di nuovo.
  6. Zero personalità per verticalizzare. E quando lo si faceva, sbagliavamo i tempi.
  7. Squadra lunga e con pochissimo movimento senza palla. Sempre spalle alla porta, sempre retropassaggi, poca personalità.
  8. Ma credo che Bonucci lì c’entri poco. Secondo me è stato fortemente richiesto da Allegri.
  9. Difensivamente non è che De Sciglio sia il massimo comunque... Il fatto di stare più bloccato dietro e salire giusto per andare a ritirare al bancomat non ne fa un terzino più difensivo. Semplicemente non è molto bravo a fare nulla.
  10. Scusate, forse è già stato chiesto ed avete già risposto: come mai gioca De Sciglio e non Cancelo?
  11. ...Eppure forse sopravalutiamo i nostri. Perché aggiungerei anche Alisson (mi piace Tek ma il brasiliano imho è molto più forte), tutto il loro centrocampo in blocco, oltre agli assenti Salah e Firmino.
  12. Ovvio parlo di caratteristiche tecniche, non caratteriali. Ballack al di fuori della Germania (cioè di un calcio allora molto più povero e limitato della Bundesliga attuale) ha mostrato tutti i suoi limiti, per me.
  13. No ma non era una risposta diretta a quello che hai scritto volevo solo agganciarmi al discorso
  14. Allora anche il fatto che ‘giochi scazzato’ la dice lunga sulla sua professionalità: viene pagato per quello, per tirare calci ad un pallone, è ancora giovane e sotto contratto con una squadra di medio-alta classifica... Io uno così nella mia squadra non lo vorrei mai, al di là del fatto che come calciatore non mi fa impazzire al momento.
  15. Vi riporto l'ultimo articolo di Ultimo Uomo, per chi ha voglia di parlare un po' di calcio... La Juventus ha perso il controllo L’Ajax ha giocato a un livello che forse in pochi avrebbero immaginato ed ha guadato meritatamente la qualificazione. Condividi:198 Uno dei cavalli di battaglia di Massimiliano Allegri, nel corso della sua lunga esperienza sulla panchina della Juventus, è stato il mantra della “matrioska”: si giocano diverse partite all’interno della stessa, e dunque l’abilità complessiva di una squadra si misura anche dal modo in cui sa adattarsi ai diversi momenti, attraverso la gestione dei ritmi e delle scelte, più o meno offensive, se non addirittura dalla capacità di prevedere le tendenze tattiche, tecniche e fisiche. La Juventus di Allegri in questi anni ha sublimato questo concetto attraverso rimonte insperate, basate su una tenuta mentale fuori dal comune, ma anche attraverso una gestione dei momenti che è stata spesso cruciale in una competizione che si gioca sui dettagli come la Champions League. Un altro esempio di questa concezione del calcio di Allegri è la gestione dei cambi: giocatori che normalmente sarebbero partiti dal primo minuto vengono tenuti freschi per gli ultimi 30 minuti. Sembra dunque uno strano scherzo del destino, o per i più maliziosi forse una punizione del karma, che l’eliminazione della Juventus più forte del ciclo Agnelli sia arrivata proprio nella partita in cui è venuta a mancare proprio la capacità di gestire i cambiamenti interni alla partita. L’Ajax era una squadra meno esperta ma si è rivelata paradossalmente più smaliziata, e nella partita di ritorno ha fatto perdere il controllo alla Juve dopo i primi 45 minuti. Rispetto alla gara di andata, Emre Can ha preso il posto di Bentancur come mezzala di destra, De Sciglio quello di Cancelo e Dybala quello dell’infortunato Mandzukic. Bonucci e Rugani si sono invertiti le zone di competenza, con il più giovane spostato sul centro-sinistra della difesa per lasciare a Bonucci la possibilità di impostare dal suo lato naturale – nella gara d’andata la posizione dei due era stato un fattore negativo. L’Ajax invece ha confermato interamente il blocco titolare, sostituendo lo squalificato Tagliafico con il rientrante Mazraoui sulla sinistra e inserendo ancora una volta Veltman sulla destra. Il primo tempo in mano alla Juve Fin dai primi minuti la Juventus ha subito assunto un atteggiamento abbastanza aggressivo: per molti aspetti sembrava la squadra proattiva e ambiziosa della partita di ritorno contro l’Atletico, con un’enfasi nel pressing nella metà campo avversaria capace di soffocare le possibili ripartenze dell’Ajax. Anche in questo caso, come nel ritorno dei quarti di finale, è stata centrale la prestazione di Emre Can: con il suo dinamismo, in moto perpetuo, ha consentito a Pjanic di sganciarsi in avanti già dalle prime fasi della manovra, successivamente è stato anche efficace quando ha insistito nelle pressioni individuali sulla trequarti, coprendo larghi tratti di campo con grande intensità. Sulla stessa catena di destra, De Sciglio e Bernardeschi hanno faticato di più, con qualche imperfezione di troppo col pallone tra i piedi ma anche senza. Il gol del pareggio dell’Ajax, ad esempio, segnato da Van de Beek, è arrivato poi a causa di un fuorigioco saltato proprio per il disallineamento di entrambi, con Bernardeschi che era anche in ritardo nella risalita. Come si vede dal passmatrix dei primi 51 minuti, la Juve ha sfruttato principalmente la catena di sinistra per sviluppare il possesso. Questo uso più prudente della fascia destra ha portato la Juventus a spingere sulla sinistra, sfruttando la densità data da Alex Sandro, Matuidi, Ronaldo e talvolta Dybala, abile come al solito nel connettere il gioco a tutto campo. L’argentino ha giocato un primo tempo di grande applicazione, abbassandosi sotto la linea del pallone in fase di non possesso per poter controllare de Jong – con un’attenzione difensiva degna di un mediano – e costringerlo a ricezioni più defilate. Oltre a questo, Dybala ha eseguito anche ripiegamenti profondi preziosi per raddoppiare sulle catene laterali. Va sottolineata la strategia difensiva della Juventus perché nella prima fase di partita l’intensità dei bianconeri ha messo in difficoltà l’Ajax, che faticava a risalire il campo, finendo spesso per rinviare lungo dal portiere Onana e senza riuscire a consolidare il possesso. Il portiere camerunense, forse turbato da un errore su pressione di Emre Can a inizio partita, non è stato precisissimo, e spesso ha rinviato lateralmente per rischiare il meno possibile. Le poche volte che l’Ajax ha cercato di risalire il campo attraverso i movimenti incontro di Tadic, Rugani è stato bravo a rompere la linea e seguirlo in maniera aggressiva, anche a costo di fare fallo. Due situazioni di pressing alto della Juventus a inizio partita. Nella prima, Ronaldo scivola blandamente su de Ligt in possesso, mentre Pjanic e Dybala seguono a uomo rispettivamente Schone e de Jong. Matuidi attende lo scarico su Veltman prima di attivare la pressione e fargli controllare male il pallone, riconquistato poi da Alex Sandro in seguito a una verticalizzazione forzata dell’Ajax. Nella seconda, invece, sugli sviluppi di una rimessa laterale, l’Ajax non riesce a trovare una superiorità numerica pulita nonostante la grande densità di suoi uomini. La Juventus accetta di spostare tutti i suoi effettivi simultaneamente sul lato forte. Da notare le posizioni inusuali di Pjanic e Matuidi. Il contesto, cioè, era ideale, e permetteva alla Juventus di controllare i novanta minuti di una partita in cui, oltretutto, non era lei la squadra a dover fare qualcosa “in più” – ma, come detto, i 90 minuti di una partita non sono tutti uguali. Anche sulle fasce il sistema di marcature della Juventus ha inizialmente funzionato, con Neres e Ziyech che sono stati costretti a scambiarsi più volte di posizione per provare a far perdere i riferimenti ai bianconeri. La fase difensiva della Juventus era aiutata anche dai ripiegamenti profondi di Bernardeschi e Dybala, ma anche Alex Sandro è stato solidissimo, chiudendo la partita con 4 palloni recuperati e 4 contrasti vinti, senza perdere lucidità sulle proiezioni offensive, in cui era spesso chiamato a controllare cambi campo o lanci lunghi dall’alto coefficiente di difficoltà – Sandro è stato anche il giocatore con più palloni toccati della partita (90; seguito da Pjanic con 76 e Veltman con 75). Anche l’infortunio di Mazraoui, terzino sinistro dell’Ajax che ha sostituito lo squalificato Tagliafico, arrivato nel primo tempo, ha complicato il gioco col pallone dell’Ajax. Al suo posto è entrato Sinkgraven, tornato a dicembre dopo un anno e mezzo di stop e mai impiegato dal primo minuto, e con due terzini poco propositivi a dare ampiezza il possesso degli olandesi ha faticato. Eppure, nonostante il contesto favorevole, la Juventus non ha creato occasioni pulite, e il suo approccio ha portato benefici soprattutto dal punto di vista difensivo. Ma neanche l’Ajax, che ha avuto una superiorità nel possesso palla (53,2% nel primo tempo) è riuscito a ricavare grandi occasioni. I primi due gol della partita sono arrivati in situazioni abbastanza fortuite: quello di Ronaldo (1-0) grazie a una spinta casuale di De Ligt su Veltman, che impedisce al compagno quantomeno di disturbare la conclusione al portoghese; mentre quello di Van de Beek (1-1) che pareggia momentaneamente il conto tra andata e ritorno è dovuto, oltre alla errata lettura del fuorigioco di cui sopra, a un tiro poco pretenzioso di Ziyech, finito proprio sui piedi del numero 6. Il primo tempo si è chiuso con la nota dolente dell’infortunio di Dybala, preziosissimo fino a quel momento per compattare la squadra in entrambe le fasi, anche se poco attivo col pallone tra i piedi, soprattutto nell’ultima porzione di campo, dove ci aspetta sempre che dia qualcosa in più. La ripresa eccezionale dell’Ajax Tocca a Kean, in grande stato di forma, rimpiazzare Dybala, e inevitabilmente la natura della Juventus cambia: con i movimenti a cercare la profondità del nuovo centravanti la squadra si allunga di più. Contestualmente, il palleggio dell’Ajax inizia pian piano a respirare – la precisione nei passaggi passa dal 72,3% del primo tempo a 76,1% nel secondo – e il pressing sistematico dei bianconeri perde mordente, si disunisce. Emre Can continua a fare il “cannibale” con le sue uscite in tutte le direzioni, ma la sensazione è che sia rimasto l’unico sintonizzato sulle frequenze del primo tempo. I compagni di reparto, Pjanic e Matuidi, iniziano a venire sopraffatti dai ritmi, specie con la palla. Se non sorprende che Matuidi vada in difficoltà quando c’è poco tempo, è emblematico invece vedere il bosniaco sbagliare un passaggio orizzontale al cinquantunesimo, generando una ripartenza sventata poi solo da una prodigiosa parata di Szczesny (anche questa sera tra i migliori). Nel secondo tempo aumenta anche la convinzione dell’Ajax nel pressing (che a fine partita recupererà 65 palloni, contro i 58 della Juve) e se non si può parlare di un cambio radicale di contesto di sicuro il momento della partita non è lo stesso della prima frazione di gara. Pjanic, sotto pressione, tenta un cambio di lato sulla fascia per aggirare la densità dell’Ajax, ma il lancio è mal calibrato e viene intercettato da Neres, che darà il via a una ripartenza pericolosa, sventata dalla super parata di Szczesny. Emergono i limiti della Juventus nell’assorbimento del pressing, sia relativamente alle scelte del portatore, sia per i movimenti a supporto dei compagni. L’Ajax ha ritrovato la fiducia e la lucidità della gara di andata, mentre la Juventus ha abbassato il proprio raggio di azione, trovandosi schiacciata sulla propria metà campo per gran parte del secondo tempo. Così, la partita è scivolata nel contesto ideale per l’esplosione delle qualità della squadra di Ten Hag: riducendo le distanze tra i suoi giocatori offensivi, finalmente l’Ajax può sfruttare la loro capacità di associarsi: una volta abbassato il blocco difensivo della Juventus, hanno mosso da un lato all’altro con grande velocità e tantissimi tocchi corti e rapidi, per poi infilarlo in profondità. L’Ajax ha ritrovato anche efficacia sulle transizioni positive, mettendo in crisi le certezze juventine nella propria circolazione bassa, grazie al solito pressing asfissiante. Gli scambi di prima dei giocatori ajacidi, oltre ad essere un piacere per gli occhi degli spettatori, sembravano avere anche un effetto propulsore sulla qualità delle giocate e delle azioni, autoalimentando il livello di confidenza generale. Una delle azioni più belle della partita e forse dell’intera Champions League 2019. Con palla a Veltman, de Ligt rimane vicino a fornire uno scarico sicuro, attirando la pressione di Kean, mentre Blind si alza in posizione di mediano centrale. De Jong si sposta lateralmente e Schone fa da vertice alto al “rombo” venutosi a creare. Matuidi accorcia immediatamente su de Jong, che però può sfruttare la vicinanza di Schone per trovare lo spazio alle sue spalle, grazie a un elegante tocco di esterno. A questo punto, Schone la ripassa a de Jong, che verrà attaccato da Pjanic, e la restituirà di prima allo stesso Schone. L’Ajax ha aggirato velocemente il pressing dei centrocampisti bianconeri, e alle spalle di Emre Can, nello spazio tra difesa e centrocampo, sono presenti ben 4 uomini: tutto il tridente offensivo verso il lato forte, con van de Beek che si preoccupa di spostarsi in ampiezza per occupare meglio il fronte. Dopo aver ricevuto in fascia, Ziyech fraseggia di prima con de Jong, nel frattempo avanzato quasi da terzino, e si accentra col pallone dopo averlo ricevuto da Schone (che a sua volta lo aveva ricevuto da de Jong, sempre di prima), attirando a sé il pressing di Rugani. Tadic si sgancia prontamente all’indietro per fornire lo scarico e Neres attacca lo spazio alle sue spalle. Il brasiliano riceverà il pallone e lo giocherà con un tacco di prima su Tadic, che pescherà subito Ziyech come “terzo uomo” in verticale. In pochi secondi l’Ajax si ritrova a ridosso dell’area di rigore. Ziyech forse pecca di frenesia tentando un tiro difficile, e viene schermato da una semplice uscita di Bonucci, ma questa azione è indicativa dei principi del gioco di posizione dell’Ajax, che è la ragione principale della facilità con cui gli olandesi riescono ad attaccare l’area avversaria. Col passare dei minuti, per la Juventus diventa sempre più difficile limitare l’accesso alla propria trequarti, e la difesa è chiamata a un lavoro asfissiante di copertura orizzontale e verticale, spesso bypassata proprio dalla fludità del gioco degli olandesi. Dopo qualche azione sventata grazie a delle letture individuali di Emre Can e Matuidi, oltre ad una seconda bella parata di Szczesny, Allegri decide di correre ai ripari modificando l’assetto della squadra, inserendo Cancelo e passando al 5-3-2, con Emre Can di fianco a Bonucci e Rugani. Nelle intenzioni del tecnico la Juventus dovrebbe coprire meglio l’ampiezza e cercare di controllare con più tranquillità gli spazi intermedi, per poi liberare Sandro e Cancelo in maniera simile a quanto visto con l’Atletico. Ma la confusione ha regnato sovrana per qualche minuto e gli stessi giocatori non sembravano aver recepito le nuove indicazioni, finendo per adottare un sistema ibrido che lascia ulteriormente tempo e spazio, ai giocatori dell’Ajax, di convincersi che l’impresa sia possibile. Dopo l’entrata di Cancelo, nonostante le indicazioni di Allegri, la squadra è ancora disposta con una difesa a 4, e con Can sulla linea di centrocampo. Van de Beek legge lo spazio alle spalle di Bonucci, che aveva rotto la linea per seguire Tadic (probabilmente sarebbe stato meglio se fosse uscito Rugani), e attira a sé Cancelo, che è costretto a seguirlo. A questo punto il serbo pesca con un passaggio in diagonale Ziyech, questa volta sulla sinistra, che poi la metterà in mezzo per Van de Beek, rinunciando al tiro. Il vantaggio di de Ligt su corner è arrivato come il coronamento più naturale a un periodo prolungato di predominio della squadra di ten Hag, e l’accennata reazione di orgoglio della Juventus non è stata sufficiente a creare pericoli concreti. Anzi, l’Ajax ha continuato a controllare il gioco fino all’ultimo istante e solo Szcezsny, particolarmente reattivo, e forse una mancanza di cinismo da parte degli ospiti negli ultimi metri, hanno consentito alla Juve di uscire dalla partita con un risultato meno pesante. Visualizza altri Tweet di Alfredo Giacobbe L’impressionante progressione della produzione offensiva dell’Ajax. Contro l’Ajax, tra andata e ritorno, sono emerse tutte le difficoltà strutturali della Juventus di Allegri, in particolare i problemi nell’uscire dal pressing avversario. A conti fatti, su 180 minuti, la Juventus è riuscita a dare l’idea di essere in totale controllo solo per la prima metà della gara di ritorno. Senza giocatori offensivi in grado di cambiare “passo” a metà partita (senza Douglas Costa, cioè), Allegri ha scelto di sacrificare Cancelo dal primo minuto per poterlo utilizzare più avanti, magari riflettendo anche sull’eventualità supplementari. Tuttavia, la Juventus non è riuscita a capitalizzare la prima parte di gare aggressiva e intensa, ad eccezione del gol su calcio piazzato. A posteriori possiamo riflettere su quanto sarebbe stato prezioso il lavoro di cucitura e rifinitura che il portoghese sa fare, nonostante il suo ingresso non sia stato particolarmente incisivo (oltre a un bel cross per Kean). De Sciglio ha giocato una buona partita difensiva, ma come prevedibile è stato meno presente in fase propositiva, su una fascia che oltretutto per l’Ajax era stata amputata delle proiezioni offensive di Mazraoui, con un Sinkgraven mai realmente messo in difficoltà. A questo punto della competizione è chiaro come il sole che l’Ajax è – e sarà – un cliente scomodo per chiunque: arrivare in semifinale senza aver mai perso una trasferta, in un torneo in cui si è affrontato Bayern Monaco, Real Madrid e Juventus è il giusto premio per una squadra dalla forte identità tattica e dotata di una personalità sorprendente nell’imporla. La squadra di Ten Hag ha rimontato la Juventus avvelenandola con il suo stesso veleno: resistendo strenuamente all’impatto aggressivo iniziale e attendendo il momento propizio per venire fuori, col gioco, sfruttando le migliori doti a disposizione. Il gioco posizionale dell’Ajax, fatto di rotazioni e riaggressioni da manuale, è la confezione perfetta per i cioccolatini tecnici a disposizione, che sembrano nati per questo tipo di filosofia (sicuramente alcuni sono stati scelti per questo, almeno Neres, Ziyech e Tadic, tutti pagati poco più di una decina di milioni quando il loro talento non era più un segreto per nessuno), e riescono a portarla a livelli interpretativi offensivi toccati da pochissime altre squadre negli ultimi anni. Insomma, Allegri ha perso la gara sul suo terreno preferito, la gestione dei momenti, e con le sostituzioni non è riuscito a raddrizzare la situazione. Forse è simbolico che una sconfitta del genere sia arrivata contro una squadra che rappresenta, ideologicamente, l’antitesi di molte posizioni a tema tattico prese dallo stesso allenatore della Juventus nel corso degli ultimi anni, proprio quando ha potuto contare su una rosa più competitiva che mai e su Cristiano Ronaldo (che ha trovato comunque il modo di segnare due gol tra andata e ritorno, timbrando il cartellino) che non giocherà la semifinale di Champions League per la prima volta negli ultimi 9 anni. Con il campionato in chiusura e di fatto già vinto è arrivato il momento di riflessioni in casa Juventus, per programmare il futuro e correggere quelle piccole grandi imperfezioni emerse quest’anno. Soprattutto se, come garantito dallo stesso Allegri, non è previsto un cambio in panchina. Dall’altra parte, dobbiamo ormai inserire l’Ajax tra i favoriti per la vittoria finale. Nessuno poteva prevederlo, e il bello della Champions League è proprio questo.
  16. Su questo concordo pienamente, la vediamo allo stesso modo
  17. Secondo me invece la può fare, vedi anche quando arrivammo in finale contro il Real ed i due gol al Barcellona. Bada bene: uso quella partita come esempio per dire che - se ben usato - riesce tranquillamente a bucare difese forti. Quel che non vedo e che mi piacerebbe osservare è un Dybala messo in una squadra più marcatamente offensiva. So che non è un fuoriclasse e non lo sarà mai, ma lo reputo un grande attaccante che col suo sinistro può farti la differenza al limite dell'area, se ben sfruttato. Hai citato Messi e Neymar: il primo - un alieno - sta in una squadra che gioca a memoria, a due tocchi, sempre tutti stretti e mai lunghi. Il secondo (che non reputo affatto un alieno) ci giocava, ma dopo essersene andato è calato, e per me non è un caso Concordo che il problema possa stare in un equivoco tattico: ho scritto giusto poco fa un post dentro al topic degli insiders, in risposta ad un altro fratello gobbo. Però secondo me, come detto sopra, su Paulo pesano e non poco un potenziamento muscolare non adatto ad un fisico come il suo, lo spostamento in una zona di gioco dove non ha reso pur avendoci provato strenuamente, e l'appannamento mentale generato da questi fattori: diciamo che alle volte fare bene aiuta stare bene, se non accade rischi di cadere in un tunnel dal quale è difficile uscire. Ma io ricordo Dybala quando arrivò da noi e lo ricordo fino all'anno scorso: era un'altra cosa rispetto all'obbrobrio che è oggi.
  18. Io sono convinto che sia una seconda punta fatta e finita, e che debba giocare a ridosso dell'area perché ha un gran tiro ed un primo dribbling notevole ma pecca in progressione. Sa difendere palla e trovare lo scarico facile. Io credo che caratterialmente sia scarico e sfiduciato, non ne faccio una questione di pulcino bagnato. D'altronde lo ricordi anche tu quante cose belle ha saputo fare in passato, e quanti assist. Ma era un altro Dybala, più leggero e meno pompato: ovvio che a livello strutturale se gli fai mettere 10 kg di massa lo disinneschi, ma questo è un problema che in Italia abbiamo tutti, sono convinzioni arcaiche dei nostri preparatori. Concordo sull'attitudine al sacrificio, sulla quale però Dybala non ha mai lesinato, anzi... Si è prestato finché ha potuto ad un ruolo di centrocampista di raccordo, che però puoi fare quando i compagni attorno ti seguono e ti stanno accanto per permettere a tutti di avere uno scarico facile e salire in maniera armonica. Giocando come gli ultimi mesi, ovvero con una squadra che diventa lunga dopo 30 minuti e con reparti lunghissimi, uno come lui in quel ruolo non riesce nemmeno sbocciare. Questo secondo me.
  19. Ok Zino, ma te lo ricordi Paulo fino a due anni fa? Era molto più dinamico di adesso. Non ha mai avuto un allungo eccezionale, questo lo so, ma in accelerazione e nel primo controllo ti fregava sempre. Riusciva a girarsi anche sul destro in un fazzoletto, ed andare al tiro. Adesso non riesce più a fare nemmeno questo, sbaglia anche controlli semplici che non gli ho mai visto sbagliare... Cioè, Allegri avrà anche ragione nelle sue definizioni, ma noi questo abbiamo ed è comunque ottimo: perché non valorizzarlo al meglio? Il mister ha le sue idee di calcio, e ci mancherebbe: ha puntato sulla coppia Mandzukic - Ronaldo perché quest'ultimo non può giocare senza un attaccante che riempia l'area, ma anche col croato salvo un mese abbiamo giocato davvero davvero senza un'idea ben precisa, che non fosse andare sul fondo e crossare o lanciare su Mario che la spizza dove può. Sbaglio a dire che Dybala andava sfruttato meglio? Perché se fino all'anno scorso ti stampa 20 gol stagionali e poi quest'anno, da tuttocampista, te ne mette si e no 8... Qualcosa deve essere cambiato, aerobico e non esplosivo che sia.
  20. Sono del parere che, con un'altra guida tecnica che prova ad utilizzarlo in un contesto più offensivo (come due anni fa) possa tornare a fare bene. Perché Allegri due anni fa era pure più "spregiudicato", passatemi il termine... Quello dello scorso anno e di oggi fa giocare la Juve in un modo strano, né carne né pesce. Detto ciò, Dybala dovrebbe fare una preparazione ad hoc, togliendo massa muscolare e tornando a sfruttare la sua agilità e leggerezza, perché risulta piantato. Poi ovvio se il corpo non fa ciò che la testa vuole tendi a rabbuiarti ed a scazzarti... Io credo in lui. Ma bisogna per forza cambiare guida (non ce l'ho col mister, penso solo che il suo ciclo da noi sia finito).
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