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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
«Figli con handicap» L'Algeria-miracolo ha l'incubo doping Denuncia dei calciatori dei Mondiali '82 e '86 «Un medico russo ci dava strane pillole» di ALESSANDRO GRANDESSO (GaSport 18-11-2011) Faceva il difensore, Mohamed Chaib, nell'Algeria dei miracoli che andò al Mondiale '86 ed era figlia di quella dell'82. Periodo fasto per il calcio magrebino che in Spagna batté la Germania di Rummenigge e il Cile (venendo però eliminata grazie a un «accordo» Austria-Germania), ma oggi forse paga segreti inconfessabili con vite innocenti spezzate da malattie incurabili. Come quella che ha colpito le tre figlie di Chaib: distrofia muscolare che ha ucciso una delle tre sorelle, all'età di 18 anni, nel 2005. Ma Chaib, che era vice c.t. della nazionale algerina fino a giugno, non è l'unico ex calciatore a fare i conti con un passato oscuro, da cui emerge lo spettro del doping, di pillole ingurgitate senza farsi troppe domande su ordine di medici russi e jugoslavi. Come lui, altri sei ex nazionali dei primi Anni 80 — su una sessantina in tutto — hanno avuto figli malformati, falciati da handicap gravi. In tre hanno deciso di parlare, per denunciare coincidenze inquietanti e chiedere un'inchiesta. Casi Come Chaib, anche Mohamed Kaci Said, ex centrocampista dell'Algeria, ha avuto una figlia, Medina, 26 anni, handicappata mentale: «La mia vita è un inferno. Io e mia moglie ci siamo sottoposti ad esami che hanno escluso incompatibilità genetiche». L'ex attaccante Djamel Menad ha una figlia, oggi 18enne, nata con un handicap grave. L'ex stella del JS Kabylie, citato dal quotidiano Dernieres Nouvelle d'Algérie, punta il dito contro lo staff medico della sua nazionale in Messico: «Ci chiediamo se i medici sovietici dell'epoca non ci dessero prodotti dopanti pericolosi per la nostra salute. In molti abbiamo avuto figli handicappati. Non può essere una coincidenza, è tempo di fare luce». Gli altri, che finora non hanno raccontato apertamente le loro storie sono Tej Bensaloua, Mehdi Cerbah, Abdelkader Tlemçani e Salah Larbès. Ha pochi dubbi comunque Said: «C'era un medico russo che ci dava pillole gialle, dalla forma strana, ma ci diceva che erano semplici vitamine, ci fidavamo». Soviet Scene che rievocano il doping di massa dei paesi dell'est Europa almeno fino alla caduta del muro di Berlino e che avrebbe coinvolto migliaia di atleti grazie a medici senza scrupoli. Un personale specializzato in doping che avrebbe insegnato nell'Istituto di scienze e tecnologie dello sport e collaborato con la nazionale algerina negli Anni 80, portati anche da due c. t. stranieri, ormai deceduti, il russo Guenadi Rogov e lo yugoslavo Zdravko Rajkov, che si alternarono a tecnici locali. Ma il capitano dell'Algeria in Spagna, Ali Fergani, non ci crede: «Non ci sono prove concrete». Rabah Saâdane, c.t. nell'86, condivide: «Tutto improbabile, con me niente russi». Ma loro forse non hanno avuto figli malati. ___ Il dramma dei calciatori algerini «Nostri figli malati: ci doparono» La denuncia di Chaib, protagonista della Nazionale che fece meraviglie ai Mondiali ’82 e ’86 «Ho tre bambine handicappate». E sarebbe così anche per altri sette compagni di squadra di PIPPO RUSSO (l'Unità 19-11-2011) È stata un mito calcistico, ma adesso rischia di veder svanire la gloria nel disonore e nella tragedia. Stiamo parlando della nazionale algerina di calcio degli anni Ottanta, quella che partecipò ai mondiali di Spagna 1982 e Messico 1986, e che soprattutto nella prima occasione raggiunse risultati inattesi. Adesso su quella squadra aleggia un sospetto terribile. Relativo a un doping sistematico, operato all’insaputa dei giocatori e con conseguenze terribili: gli handicap di cui sono portatori i figli di almeno sette fra i giocatori che parteciparono a quelle due spedizioni mondiali. È quanto ha denunciato lo scorso mercoledì da Mohamed Chaib, 53 anni, ex difensore dello RC Kouba e della nazionale algerina che partecipò a Mexico ‘86, nonché allenatore in seconda della nazionale bianco verde fino a qualche mese fa. Chaib ha deciso di prendere la parola a nome dei suoi compagni, ma soprattutto delle proprie tre figlie. Tutte quante colpite da handicap alla nascita, così come accaduto ai figli di altri calciatori (almeno sette) che presero parte alle due spedizioni mondiali. Per rendere avvertita l’opinione pubblica algerina, Chaib non ha risparmiato a se stesso l’esibizione di un dolore che certo avrebbe preferito mantenere privato. La sua prima figlia, nata nel 1987, morì nel 2005 di miopatia, una malattia che colpisce le cellule muscolari. Nel 1999 l’ex calciatore e la moglie decisero di sottoporsi a esami per scoprire se la causa dell’handicap che aveva colpito la loro figlia dipendesse da loro, e l’esito fu negativo. Ma quando negli anni successivi la coppia generò due gemelle, queste ultime si trovarono anch’esse affette da miopatia. Fu a quel punto che Chaib si lasciò sfiorare dall’ipotesi che tutto quanto dipendesse dal suo passato da calciatore professionista. Inoltre, a supportare i suoi sospetti giunse la condivisione dell’esperienza con un altro ex compagno di nazionale: l’ex centrocampista Mohamed Kaci Said, la cui figlia 26enne è portatrice di un handicap mentale. Intervistato ancora ieri dal quotidiano algerino Al Watan, Chaib ha rilasciato dichiarazioni pesanti: «Ci davano regolarmente delle compresse che sembravano gallette di zucchero. E non potevamo chiedere spiegazioni. Intraprendemmo la carriera da calciatori all’epoca in cui, per via della riforma nazionale dello sport, il calcio venne preso in carico dai poteri pubblici. Sul piano sanitario venivamo seguiti sia dagli staff dei nostri club che da quello della nazionale. Fra il 1977 e il 1990 abbiamo avuto molti medici stranieri a occuparsi di noi». Ancor più preoccupante è il fatto che le prove di un eventuale doping sistematico potrebbero essere state distrutte: «In una federazione ben organizzata – continua Chaib – i dossier medici sono accuratamente conservati. Ma presso la FAF (la federcalcio algerina, ndr), nessuno sa della loro esistenza né dove possano trovarsi». Amara la conclusione dell’ex nazionale: «All’inizio ho pensato che questo fosse il mio mektoub, il destino voluto per me da Dio. Ma poi ho scoperto che altri miei ex colleghi affrontavano la stessa tragedia». VITAMINE O COS’ALTRO? Che la socializzazione della sventura e del dolore sia stata determinante per far scoprire il caso e portarlo a conoscenza del pubblico è confermato da Djamel Menad, anch’egli nazionale al Mondiale del 1986. La figlia è affetta da agenesia del corpo calloso, una malformazione dell’encefalo, e lui adesso dichiara che: «Dopo aver scoperto di non essere il solo ho cominciato a pormi delle domande». Le stesse domande che adesso si pongono altri giocatori ritrovatisi nelle stesse condizioni, ma che vengono sdegnosamente respinte da Ali Fergani, capitano della nazionale algerina protagonista dei memorabili giorni di Spagna ‘82: con l’inattesa vittoria a Gijon contro la Germania Ovest (2-1), che poi sarebbe andata in finale anche a causa dell’indecorosa pastetta nella partita contro l’Austria di cui fu vittima proprio l’Algeria. A suo giudizio non ci fu doping, e è inutile parlare di «stregoni russi» della farmacologia al seguito della nazionale bianco verde: «Non prendevamo medicine, a parte della vitamina C». Una smentita che ha quasi l’effetto di una conferma, perché lo stesso Chaib ha detto che quelle famigerate pasticche venivano presentate a lui e ai compagni come vitamine. -
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Se le mafie vanno al nord (anche in curva) di SEBASTIANO VERNAZZA dalla rubrica "NON CI POSSO CREDERE" (SPORT WEEK 19-11-2011) Le mani sulla città è uno degli ultimi libri sulla ’ndrangheta. Lo hanno scritto i giornalisti Gianni Barbacetto e Davide Milosa (editore Chiarelettere). Sottotitolo: “I boss vivono tra noi e controllano milano”. Un reportage sugli intrecci tra malavita organizzata e imprenditoria lombarda. Ci ha colpito un passaggio dove si racconta di intercettazioni tra il padrone di un locale milanese e Loris Grancini, capo ultrà dei Viking della Juve e asso del poker. Grancini – scrivono gli autori basandosi su un’inchiesta condotta da Ilda Boccassini – nel novembre 2008 tentava “di far ottenere benefici carcerari a Giovanni Lamarmore, il padre del capo della ‘locale’ ’ndrangheta di limbiate, nell’hinterland milanese”. Grancini e il suo interlocutore “dicono che, sfruttando conoscenze di personaggi politici dell’area di alleanza Nazionale, hanno fatto recapitare una lettera al direttore del carcere di San Gimignano”. Che le curve degli stadi del Sud siano infiltrate, se non dominate, dalle varie mafie è assodato. Diverso è apprendere che un capo ultrà juventino coltivi contatti simili. Leonardo Sciascia aveva capito tutto: “Gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso il Nord, di 500 metri, mi pare, ogni anno. Sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già oltre Roma”. -
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L'Inter all'attacco «Beretta vada via» Paolillo a Lotito: «Si sospenda». In Lega cresce la voglia di un nuovo presidente: sale Cardinaletti di MARCO IARIA (GaSport 19-11-2011) Un colpo a Lotito e un altro a Beretta. L'Inter rompe un lungo silenzio «politico» e appicca l'incendio in Lega. La miccia è la richiesta fatta dalla Serie A di modificare l'articolo 22 delle Noif, e quindi di revocare la sospensione ai dirigenti condannati in primo grado di Calciopoli Andrea Della Valle, Sandro Mencucci e soprattutto Claudio Lotito. La complicità tra il presidente della Lazio e quello della Lega risulta indigesta a diverse società. Ecco allora che l'Inter, unica astenuta nella votazione dell'altro ieri, sputa fuori il malcontento. Parole L'a.d. Ernesto Paolillo dice: «Lotito non può rappresentare la Lega di A e sarebbe stato di buon gusto da parte sua autosospendersi in attesa dell'esame della riforma delle norme. Ho contestato a Beretta di aver convocato d'urgenza un consiglio per affrontare una materia di competenza dell'assemblea solo per ottenere più facilmente la maggioranza. Così diventa un provvedimento ad hoc». Altri consiglieri di Lega si erano lamentati con Beretta per aver riesumato in tutta fretta, dopo la sentenza di Napoli, un organismo il consiglio, appunto che nel 2011 si era riunito solo una volta e il cui letargo è la fotografia dell'immobilismo di via Rosellini, dove tutto passa dalle assemblee, concitate e inconcludenti quanto le riunioni di condominio. Moratti, peraltro, ha voluto marcare una differenza: l'Inter non è disposta a seguire gli altri club di A nello scontro istituzionale con Figc e Coni, in una fase particolarmente avvelenata per via di Calciopoli. Paolillo ha pure chiesto il passo indietro a Beretta: «Sono necessarie le sue dimissioni per affrontare un tavolo di riforma del calcio con un presidente rappresentativo e meno schierato. C'è una sempre più diffusa richiesta da parte delle società di cambiare il presidente per averne uno focalizzato solo sulla Lega. Nella prossima assemblea vedremo cosa pensano anche gli altri, ma è urgente che la Lega cominci a discutere di problemi seri». Beretta non replica: aveva già rassegnato il mandato a marzo, una volta accettato un incarico manageriale in UniCredit. Il problema non è tanto la sua ostinazione a restare attaccato alla poltrona quanto gli egoismi dei dirigenti di A e la loro incapacità di fare sistema: così la Lega non funziona, c'è bisogno di una nuova governance. Lo sanno pure Abete e Petrucci. Scenario Ora la Lega è una polveriera. A difesa di Beretta e Lotito si sono subito schierati Genoa e Catania. Negli ultimi tempi, attorno a Milan e Juve si è saldato un fronte che coinvolge tutti questi club oltre al Parma. La paura delle due big è che le medio-piccole eleggano un nuovo presidente a maggioranza. L'Inter è la mina vagante. Napoli e Roma guidano la «rivoluzione», assieme a Fiorentina, Udinese, Palermo, Cagliari. «La Lega fattura un miliardo di euro, serve un presidente a tempo pieno, coadiuvato da un commissioner che abbia potere operativo», è il convincimento dei frondisti. Cellino ha inviato una lettera ai colleghi chiedendo le dimissioni di Beretta e la contestuale convocazione di un'assemblea elettiva. Ma come ci si mette d'accordo sul successore? Si fa sempre più largo il nome di Andrea Cardinaletti, commissario dell'Istituto per il Credito sportivo. === Palazzo di vetro DI RUGGIERO PALOMBO Tra Petrucci e Lotito non mettere il dito Paolillo attacca Beretta e spacca la Lega di A. Un caso? Forse no. Tutto è cominciato mercoledì sera, pochi minuti dopo che si erano esauriti i fuochi d'artificio sull'asse Petrucci-Agnelli-Moratti e che il tavolo della pace, grazie alla proposta del presidente della Juventus, aveva preso forma. Beretta telefona al presidente del Coni: le sue preoccupazioni sono tutte per l'articolo 22 delle Noif, quello azzoppa-Lotito per intendersi, e niente altro. La cosa irrita Petrucci, che nel suo j'accuse mattutino ha appena mosso non poche critiche alla Lega di Serie A, imputata numero due, seconda solo ai troppi avvocati che «dopano» il calcio di vertice. La telefonata va avanti, Petrucci coinvolge Beretta nell'importanza che riveste l'«altro» fin lì ignorato la Fondazione sulla mutualità è solo un piccolo esempio e ne scaturisce un epilogo cordiale e costruttivo. L'appuntamento è alla mattina dopo, per interposto consiglio di Lega: è lì che Petrucci, dopo le assicurazioni di Beretta, conta di incassare consensi, se non il plauso unanime. E invece, solo e soltanto articolo 22. Sul resto caro a Petrucci, niente. Petrucci a questo punto s'incazza ed ecco la durissima dichiarazione di giovedì sera: «Nel giorno in cui tanti esponenti del calcio italiano cercano di trovare soluzioni per chiudere col passato e costruire un futuro migliore, per la Lega di Serie A l'unico problema urgente è rappresentato dalla modifica dell'articolo 22. Ne prendo atto e, quando l'argomento arriverà alla Giunta del Coni per la definitiva approvazione, faremo le nostre opportune valutazioni». Parole che contengono una nemmeno troppo velata minaccia. Le Noif rivedute e corrette, cosa che in qualche misura, come abbiamo già scritto no all'«ergastolo» sportivo, andrà fatta, alla fine del loro percorso vanno approvate proprio dal Coni. Che può dire di «no», anche se Petrucci è lecito ritenere non farebbe mai uno sgarbo ad Abete, qualora quello si fosse nel frattempo convinto per qualche modifica. In proposito, parte lunedì la lettera coi «quesiti» richiesti alla Corte di giustizia federale sul cosa fare coi dirigenti condannati in primo grado in sede penale. Una risposta arriverà prima del prossimo Consiglio 10 dicembre o dintorni perché sulla legittimità o meno d'una presenza di Lotito non si vogliono commettere errori. Al Coni, dove sanno di avere ancora da farsi perdonare una normativa troppo generosa da cui il caso Morzenti, i sei supersaggi sono nel frattempo diventati sette con l'ingresso dell'ex presidente Consob Lamberto Cardia: a due di essi nelle loro funzioni di costituzionalisti è capitato di valutare legittima la sospensione anche dopo un solo giudizio di primo grado. Un indizio o una prova? ___ IL COLPO L’amministratore delegato nerazzurro non risparmia nessuno L’Inter attacca Beretta e Lotito Paolillo: La modifica all’art. 22? Ad hoc per il presidente della Lazio di ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 19-11-2011) MILANO - L’Inter attacca in maniera frontale Maurizio Beretta e Claudio Lotito, chiedendo senza mezzi termini le dimissioni del presidente della Lega e l’autosospensione del patron della Lazio dall’incarico di consigliere federale dopo la condanna di Napoli. Il clima si è incendiato ieri sera quando l’amministratore delegato nerazzurro Ernesto Paolillo è intervenuto ad una lezione nella facoltà di economia dell’università Cattolica di Milano, un incontro con gli studenti nel quale si è parlato di business legato al calcio e durante il quale ha annunciato una tournée dell’Inter in Indonesia a fine campionato. Il dirigente interista non ha usato mezzi termini: «Le dimissioni di Beretta dalla Lega sono necessarie per affrontare un tavolo di riforma del calcio con un presidente rappresentativo e meno schierato. C’è una sempre più diffusa richiesta da parte delle società di cambiare il presidente per averne uno focalizzato solo sulla Lega: nella prossima assemblea vedremo cosa pensano anche le altre società, ma è urgente che la Lega cominci a discutere dei problemi seri del calcio e non, come ha fatto per un anno in maniera confusa e deprimente, di diritti tv e adesso delle Noif. Ieri ho contestato a Beretta di aver convocato d'urgenza un consiglio per affrontare una materia di competenza dell'assemblea al solo fine di ottenere più facilmente la maggioranza e di avere cambiato l'ordine del giorno per parlare solo del caso Lotito» . Ecco introdotto il nome del secondo “bersaglio” di Paolillo e dell’Inter. VIA LOTITO - L’ad interista già nel corso del consiglio di giovedì era stato abbastanza chiaro nel chiedere «l’autosospensione dalla carica di consigliere federale» del patron della Lazio. «Solo in un secondo momento - ha aggiunto - è giusto chiedere la revisione dell’articolo 22 delle Noif» . E non a caso era stata proprio di Paolillo l’unica astensione nella votazione (tutti favorevoli gli altri 7) con la quale la Lega aveva approvato la richiesta di revisione dell’articolo avanzata al Coni. E così ieri, mentre la Figc ha chiesto lumi sulla vicenda Lotito alla Corte di Giustizia Federale, il dirigente interista è andato oltre: «La riforma dell'articolo 22 delle Noif è un gesto ad hoc per Claudio Lotito. Lui non può rappresentare la Lega di Serie A e sarebbe stato di buon gusto da parte sua autosospendersi in attesa dell'esame della riforma dell'articolo 22 delle Noif. All'improvviso quello che è accaduto a Lotito ha reso urgente l'intervento della Lega per affrontare la riforma dell'articolo 22, mentre questo tema avrebbe dovuto essere oggetto di una discussione più ampia. Sarebbe stato molto più di buon gusto non affrontare ora e con questa urgenza la riforma che così rischia di perdere peso e diventare un provvedimento ad hoc» . REAZIONI - Beretta, informato dell’attacco di Paolillo, ha preferito non replicare: «Non voglio commentare quello che ha detto e non intendo alimentare polemiche» . Di certo però il numero uno della Lega è rimasto spiazzato. Duro il presidente del Genoa Preziosi: «Mi sembra ci sia una congiura verso Beretta, già dimissionario. Forse Paolillo ha ambizioni di fare il presidente della Lega. In consiglio nessuno ha avuto nulla da dire al riguardo e poi fuori con i giornalisti vengono fuori delle cavolate. Forse quelli dell'Inter si sentono in debito di dire certe cose. Paolillo ha detto cose fuori luogo» . D’Accordo con Paolillo, invece, il presidente Mezzaroma, presidente del Siena: «Sono convinto anche io che la Lega si debba dotare di organi rappresentativi forti. Bisogna ridare forza e voce agli elettori» . === A FINE NOVEMBRE PRIMA RIUNIONE OPERATIVA E i “saggi” anti-arroganza del Coni diventano sette di EDMONDO PINNA (CorSport 19-11-2011) ROMA - Ci saranno anche l’ex presidente della Consob, e attuale numero uno di Ferrovie dello Stato, Lamberto Cardia, e l’ex vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura (dal 1998 al 2002), Giovanni Verde, nel gruppo di esperti di diritto che il Coni interpellerà per fare delle «regole che metteranno fine a questa arroganza. Il punto essenziale è come difendersi da questi perenni ricorsi ai tribunali» per dirla con le parole di Gianni Petrucci, numero uno del Palazzo a Cinque cerchi. Petrucci, mercoledì scorso, era stato durissimo e aveva annunciato come il Coni avesse interpellato cinque “saggi” per studiare le soluzioni per il futuro. Cinque giuristi d’eccezione, da Pasquale De Lise, ex presidente del Tar del Lazio e Consiglio di Stato, a Giulio Napolitano, professore di diritto pubblico e figlio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Passando per Paolo Salvatore, ex presidente del Consiglio di Stato, Piero Alberto Capotosti, ex presidente della Corte Costituzionale (2005) ed ex vicepresidente del Csm (dal 1994 al 1996), Riccardo Chieppa, ex presidente della Corte Costituzionale (2002-2004). La questione è seria e al Foro Italico vigilano su quello che succede e succederà. Petrucci, davanti alla possibilità di una revisione dell’art. 22 bis (proposta dalla Lega, o da una parte di essa) è stato molto chiaro e il suo commento non ha bisogno di molte interpretazioni: «Quando l’argomento arriverà alla Giunta del Coni per la definitiva approvazione, faremo le nostro opportune valutazioni». Praticamente, un avviso ai naviganti. __ CALCIOPOLI Lotte di potere: altro che tavolo di pace Ieri Paolillo ha attaccato duramente Lotito e Beretta, difeso questa volta da Preziosi. Il Coni inserisce 2 saggi in più nel comitato anti cause di MARCO BO (Tuttosport 19-11-2011) TORINO. La quiete dopo la tempesta? Macchè! E dire che il calcio, dopo lo tsunami verbale delle ultime giornate, avrebbe veramente bisogno di qualche giorno di sciopero della parola. Giusto per riordinare i pensieri e far decantare rabbie e passioni. Invece niente. Perchè, in realtà, si tratta di una guerra di potere, altro che tavolo della pace in grado di ospitare una verità condivisibile. Di questo passo, le verità rischiano di non trovare posto nemmeno in piedi. L’ULTIMA USCITA Anche ieri una nuova puntata, targata Inter, per bocca del suo a.d. Ernesto Paolillo . Un’entrata durissima, altezza ginocchio, sul presidente della Lega, Maurizio Beretta e una altrettanto violenta su Claudio Lotito . «Sono necessarie le dimissioni di Beretta dalla Lega per affrontare un tavolo di riforma del calcio con un presidente rappresentativo e meno schierato. Chiedere la riforma dell’articolo 22 delle Noif è un gesto ad hoc per il presidente della Lazio Claudio Lotito. C’è una sempre più diffusa richiesta da parte delle società di cambiare il presidente per averne uno focalizzato solo sulla Lega. L’altro giorno ho contestato a Beretta di aver convocato d’urgenza un consiglio per affrontare una materia di competenza dell’assemblea al solo fine di ottenere più facilmente la maggioranza, e di avere cambiato l’ordine del giorno per parlare solo del caso Lotito che non può rappresentare la Lega di A e sarebbe stato di buon gusto da parte sua autosospendersi». Perché il dirigente nerazzurro, sempre l’altro giorno, in sede di consiglio di Lega, invece di votare contro la proposta di far diventare esecutive le sospensioni dalle cariche solo dopo i verdetti definitivi della giustizia ordinaria, abbia preferito esprimersi con una demoscristiana astensione, non è chiaro. Più chiaro il suo tecnico Claudio Ranieri : «Sono molto scettico, per il momento c’è solo il nome: tavolo della pace. Spero che si metta la parola fine a una macchia bruttissima per il calcio. Più ne parliamo, più fuori dall’Italia ridono di noi». LOTTA MULTILEVEL La verità è che soprattutto in Lega si sta consumando una lotta intestina tra falchi e colombe. Inevitabile, poi, che la Figc e i suoi vertici vengano giudicati in modo differente a prescindere dalle decisioni che la stessa assume e assumerà. Poche ore dopo le parole di Paolillo ecco la replica di Enrico Preziosi : «Le sue parole sembrano una congiura contro Beretta che è già dimissionario. Forse ha ambizioni di fare il presidente di Lega». Insomma il clima rimane bello caldo a tutti i livelli: Lega, Figc e lo stesso Coni. Il suo presidente Gianni Petrucci è in partenza per la Russia dove è atteso da importanti impegni olimpici che lo terranno via dall’Italia per la prossima settimana. Al suo ritorno dovrà sbrigare appuntamenti istituzionali per cui l’attesa convocazione del tavolo della pace proposto da Andrea Agnelli e condivisa da Petrucci scollinerà in dicembre. Probabile invece che entro il mese il comitato dei 5 saggi, che il Coni ha deciso di costituire per fronteggiare i numerosi ricorsi alla giustizia ordinaria, si doterà di 2 nuovi elementi: l’ex presidente della Consob, Lamberto Cardia e l’ex vice presidente del Csm, Giovanni Verde . === «La Juve potrebbe rivolgersi pure al Tas» Riceviamo e pubblichiamo questa lettera inviataci dal professore Paolo Bertinetti, preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Torino e grande tifoso juventino. Tuttosport 19-11-2011 Il processo di Napoli almeno per un aspetto è stato utile alla causa della verità: Facchetti telefonava e parlava ai designatori arbitrali e quindi Palazzi già da tempo non aveva potuto fare a meno di riconoscere che l’Inter aveva violato il codice sportivo in modo molto più grave (art. 1 e art. 6) di quanto, secondo la FIGC commissariata da Guido Rossi, l’avrebbe violato Luciano Moggi. Le due cose insieme, la sentenza di Napoli e la relazione di Palazzi, dimostrano che la Juventus ha perfettamente ragione a promuovere una causa per danni. Petrucci e Abete lo sanno benissimo ed è per questo che recitano la parte degli indignati. La Juventus ha proposto un “tavolo” per valutare da persone civili la vicenda di Farsopoli. Moratti, sapendo benissimo di avere torto, fa resistenza passiva. Se la farsa continua, la Juventus ha quindi tutto il diritto di andare avanti, al TAR e all’Alta Corte. Soprattutto, poiché, come vediamo in questi giorni, ci vuole l’Europa per far capire che certe istituzioni e personaggi nostrani sono privi di credibilità, la Juventus ha tutto il diritto di andare anche al TAS, il Tribunale sportivo di Losanna, che per l’appunto è un tribunale dello sport (avrebbe dovuto farlo già cinque anni fa). Ma farebbe benissimo ad andare avanti anche in sede amministrativa europea: se il mondo del calcio è cambiato totalmente, ciò non è dipeso dalle autorità calcistiche, ma dal fatto che quell’ignoto calciatore belga si rivolse alla giustizia amministrativa. Paolo Bertinetti, Assoc. Nazionale Amici della Juventus -
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TUTTA PAGINA 20 GASPORT 19 NOVEMBRE 2011 TUTTA PAGINA 56 SPORTWEEK 19 NOVEMBRE 2011 -
Il Tribunale Vodese Dà Ragione Al Sion
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IL CASO C'E' ANCHE IL RISCHIO DI UNA PENALIZZAZIONE IN CAMPIONATO Il Tribunale dà ragione alla Fifa Fuorilegge sei giocatori del Sion di FABIO LICARI (GaSport 19-11-2011) Ribaltone Sion. Un tribunale cantonale svizzero ha accolto ieri il ricorso Fifa, stravolgendo il provvedimento del giudice di Martigny: i sei giocatori acquistati dal club sono «fuorilegge» nel senso che il trasferimento si è svolto in un periodo vietato. Adesso per il Sion c'è addirittura il rischio di una penalizzazione in campionato. La Fifa e l'Uefa esultano aspettando che il Tas di Losanna, il 24 novembre, dia loro ragione dal punto di vista sportivo. Ma la storia non è finita: conoscendo il presidente Christian Constantin c'è da aspettarsi di tutto. Intanto c'è sempre la decisione del tribunale di Vaud che obbliga l'Uefa al reintegro del Sion nelle coppe provvedimento che però perde potere dopo l'ultima decisione. E non è da escludere il ricorso estremo alla Corte europea. Protezione speciale Ieri il tribunale cantonale vallese ha annullato le misure temporanee che consentivano ai 6 giocatori - Glarner, Goncalves, Mutsch, Feindouno, Gabri e Ketkeophomphone di andare in campo. Una decisione così forte, probabilmente, non era attesa neanche a Nyon e Zurigo. Su Platini, convocato dal pm per spiegare l'esclusione del Sion dalle coppe, pende ancora il rischio di un procedimento penale per non aver reso esecutivo l'ordine del giudice di Vaud di reintegro oltre a una multa per ogni giorno di esclusione. Il presidente Uefa aveva chiesto al presidente della Commissione Ue, Manuel Barroso, una sorta di «protezione» speciale contro i ricorsi ai giudici ordinari. Calcio a rischio La clausola compromissoria obbligherebbe infatti i tesserati a rivolgersi soltanto ai giudici sportivi. Nei casi in cui però siano messi a rischio diritti inviolabili – in questo caso il diritto a lavorare, quindi a giocare – il ricorso a giudici ordinari è frequente. L'accoglimento della richiesta del Sion renderebbe in futuro quasi impossibile l'organizzazione di un torneo: basterebbe opporsi a un'espulsione ingiusta, che magari impedisce di giocare la partita successiva, per bloccare un campionato. Penalizzazione? Costantin non teme di perdere punti in campionato il Sion è terzo: «Saremmo stati in difficoltà se la decisione fosse stata retroattiva, ma il Tribunale non si esprime in tal senso nel suo giudicato, quindi questa sconfitta non influenza il nostro campionato». Non così sicuro il vice presidente della Lega svizzera, Giancarlo Dazio: «Ora tocca alla Disciplinare esprimersi sui ricorsi presentati dai vari club che hanno affrontato il Sion quando schierava i sei squalificati». E il presidente della Lega Thomas Grimm: «Una vittoria». Prossima puntata? -
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ll tavolo si fa Petrucci telefona ad Agnelli e Moratti Sono tutti d'accordo In cima all'agenda Coni: bisogna chiudere i conti col passato e parlare di riforme di MAURIZIO GALDI (GaSport 17-11-2011) Il clima si è davvero rasserenato, ieri il presidente del Coni Gianni Petrucci e quello della Juventus Andrea Agnelli hanno avuto un «cordiale» scambio di idee al telefono. La sera prima Petrucci aveva già sentito il numero uno dell'Inter Massimo Moratti dopo le dichiarazioni di apertura fatte dal presidente nerazzurro a un tavolo politico «della conciliazione». Un tavolo che dovrà per forza vedere oltre a Juventus, Inter e Figc, la Fiorentina (Della Valle per primo lo aveva proposto) e il Milan. L'appuntamento La prossima settimana Petrucci sarà per impegni internazionali a Sochi e Mosca, ma al rientro dalla Russia si concentrerà esclusivamente sulla messa a punto dell'agenda e degli inviti per il tavolo che dovrà sì guardare indietro, ma soprattutto avanti. Il cruccio di Andrea Agnelli resta l'esposto presentato a maggio 2010 e al quale la risposta è stata dato solo «quattordici mesi dopo», a fine luglio 2011. A questo Petrucci vuole e darà una risposta chiara e spera anche definitiva. Poi, però, si deve fare un passo avanti e guardare al futuro del calcio che — e nel suo appello Petrucci lo ha ribadito — «rischia di essere commissariato dalla pubblica opinione». Lo scudetto 2006 sarà sicuramente l'argomento principale. Agnelli vuole che si faccia chiarezza, ma non può diventare una condizione determinante. La Juventus vuole che si faccia definitiva chiarezza su come si è arrivati alla decisione di «non competenza» da parte della Federcalcio sulla revoca dello scudetto, ma questa volta non dovrà essere una «battaglia» di pareri, ma dovrà esserci quello politico del Coni. Poi, però, si dovrà guardare avanti. Petrucci su questo è categorico: «Dobbiamo parlare del calcio del futuro» e Agnelli lo appoggia. Legge 91 (quella del professionismo), legge sugli stadi, legge Melandri per i diritti televisivi i temi da affrontare e su questo dovrà intervenire anche il neoministro allo Sport Gnudi. Abete e il tavolo E anche il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete avrà avuto modo di parlare con Petrucci, ma il loro è un rapporto costante soprattutto in questi giorni, per cui anche da parte sua viene la piena disponibilità a sedersi intorno a un tavolo: «È un momento importante — ha detto a margine del convegno "Cosa significa gestire una società di calcio" organizzato dal Novara —. Spero naturalmente che la disponibilità sia confermata anche nel momento in cui bisognerà fare ulteriore chiarezza e approfondire i contenuti. Sono d'accordo con il presidente Petrucci quando dice che c'è il tentativo di molti di portare il calcio fuori dalla dimensione sportiva». Favorevoli al tavolo politico anche alla Lega di A, il presidente Beretta spiega: «Mi sembra che ci sia una grande interesse a raccogliere l'idea di un percorso che getti le basi per una ritrovata serenità». Galliani: «Un tavolo serve certamente per abbassare i toni. Chi andrà, dovrà essere dotato di buona volontà». === IL CASO IL PRESIDENTE DELLA LAZIO E I DIRIGENTI VIOLA ANDREA DELLA VALLE E MENCUCCI SOSPESI DOPO I VERDETTI DI COLPEVOLEZZA PER FRODE SPORTIVA Lifting alla norma per salvare Lotito & C. La Lega chiede di cambiare l'articolo 22 delle Noif: revoche solo con sentenze definitive, non punire due volte per lo stesso reato di MARCO IARIA (GaSport 18-11-2011) «Le nostre società di calcio sono spa con fatturati milionari, non si possono sospendere i dirigenti che non siano stati condannati in via definitiva, e per di più dopo aver già pagato con una sanzione sportiva per lo stesso fatto». La Lega di A erige un muro a difesa dei suoi associati, e nella fattispecie il presidente della Lazio Claudio Lotito, Andrea Della Valle e Sandro Mencucci, rispettivamente consigliere d'amministrazione (oltre che presidente onorario) e a.d. della Fiorentina, condannati per frode sportiva nel processo di primo grado di Calciopoli e per questo immediatamente sospesi dai loro incarichi societari dalla Federcalcio. Il consiglio di Lega riunitosi ieri in via straordinaria chiede, quindi, la revisione del famigerato articolo 22 bis delle Noif, le norme organizzative interne della Figc, da mettere sul tavolo nel prossimo consiglio federale, «che va convocato con la massima urgenza». La delibera è passata con sette voti a favore (Beretta, Agnelli, Galliani, De Laurentiis, Zamparini, Ghirardi e Lo Monaco) e un'astensione, quella dell'Inter rappresentata dall'a.d. Paolillo. Che spiega: «La modifica è giusta, ma sarebbe meglio arrivarci da sospesi per restare nelle norme». Reazioni Se Abete aveva già offerto la disponibilità a eventuali modifiche normative in una lettera inviata a Beretta («l'ho apprezzata», ha detto il presidente di Lega), precisando che la competenza spetta al consiglio federale e quindi a tutte le componenti, il numero uno del Coni Petrucci liquida la delibera con una battuta: «Nel giorno in cui tanti esponenti del calcio italiano cercano di trovare soluzioni per chiudere col passato e costruire un futuro migliore, per la Lega di Serie A l'unico problema urgente è rappresentato dalla modifica dell'articolo 22 delle Noif. Comunque, ne prendo atto e, quando l'argomento arriverà alla Giunta del Coni per la definitiva approvazione, faremo le nostre opportune valutazioni». Nel frattempo, la Figc ha chiesto un parere interpretativo alla Corte di giustizia federale perché il quadro di riferimento non è chiaro, compreso il ruolo di Lotito quale consigliere federale: può partecipare o no alla prossima riunione? Dettagli La Lega chiede la revisione del comma 1 del 22 bis, perché «non conforme all'ordinamento generale». Poi la soppressione del comma 3, che fa riferimento a condanne non definitive: in questo modo — è l'obiettivo della Serie A — sarebbero automaticamente revocate le sospensioni dei tre dirigenti. Infine, la modifica del comma 2, per evitare che chi sia stato già sanzionato dagli organi disciplinari per lo stesso fatto (Lotito, Della Valle e Mencucci furono squalificati nel 2006 per Calciopoli) paghi una seconda volta, anche in presenza di una condanna passata in giudicato. «Vogliamo che i dirigenti di club siano trattati come gli amministratori di una qualsiasi azienda», chiosa Beretta. === GALLIANI A PETRUCCI SULLE «DIMISSIONI» «Beretta è e resta il nostro presidente» di ANTONELLO CAPONE (GaSport 18-11-2011) «Un presidente c'è ed è Maurizio Beretta. E resta. Dopo essere diventato top manager di UniCredit ci ha detto di essere pronto a dare le dimissioni, ma non gliel'abbiamo chieste. Lui ha dato disponibilità a dimettersi quando glielo avremmo chiesto, ma noi non lo abbiamo fatto e quindi non è dimissionario. La Lega funziona. Bene»: detto ad alta voce prima del Direttivo da Galliani, vicepresidente del Milan, dirigente con maggiore esperienza del calcio. Risponde a Petrucci che aveva detto: «Beretta si è dimesso a marzo, possibile che i presidenti non siano riusciti ad eleggerne un altro? Non possiamo andare avanti così, facciano qualcosa di costruttivo ed eleggano il nuovo presidente. Lega A a rischio commissariamento? Questo non lo so, ma loro lo sanno visto che hanno fatto tanti studi per vedere se potevano essere commissariati». Subito con Gnudi Beretta incassa la fiducia di chi non è stato tenero a volte con lui al pari di Cellino del Cagliari che ieri lo abbracciava e il consiglio esprime «forza a uno con il quale stiamo ottenendo grandi risultati. Dà fastidio?». Può cercare a pieno titolo il ministro Piero Gnudi «per proseguire su riforma della '91 e stadi». La «A malata di doping legale»? Agnelli viene con Briamonte, Lotito con Gentile «perché ci piace stare con chi sa». Poi Galliani, per una volta senza Cantamessa, fa: «Dubbi su qualcosa? Chiedete a Briamonte». Sull'accordo collettivo con l'Aic, Beretta chiosa: «Forse Petrucci dimentica che è stato firmato a settembre con una cerimonia. Fece pure i complimenti. E' operativo in tutto e per tutto. Stiamo solo perfezionando d'intesa con l'Aic i collegi arbitrali». ___ Sì alla pace per Calciopoli ma i presidenti pensano ad altro La Lega parla solo di salvare Lotito & C. Petrucci furioso di STEFANO SCACCHI (la Repubblica 18-11-2011) I dirigenti della Serie A si accodano alla proposta di Andrea Agnelli, accolta da Gianni Petrucci, per tentare una pacificazione su Calciopoli: un tavolo aperto a tutti i protagonisti della vicenda. «E´ un´idea da accogliere», dice il numero uno della Lega Calcio, Maurizio Beretta. «Sono assolutamente favorevole ad abbassare i toni», aggiunge Adriano Galliani. Scettica la Fiorentina che, con Diego Della Valle, aveva già pensato tempo fa a una soluzione simile: «E´ un´iniziativa piuttosto datata», osserva il presidente viola, Mario Cognigni. Anche Giancarlo Abete è favorevole, ma con qualche distinguo: «Mi sembra che ci sia la disponibilità a sedersi a questo tavolo politico. Ma fare collegamenti tra i procedimenti penali e l´ordinamento sportivo è una violenza nei confronti del mondo sportivo». Le due dimensioni si sono sovrapposte anche nel Consiglio di Lega di ieri che ha approvato una delibera di modifica dell´articolo 22 bis delle Norme organizzative interne della Figc (sette voti favorevoli, l´Inter si è astenuta) da sottoporre all´attenzione del prossimo Consiglio federale: i club chiedono di rimandare la decadenza dei dirigenti alla sentenza definitiva (adesso basta il primo grado) e di non tenere conto del periodo di sospensione già scontato in seguito ai provvedimenti della giustizia sportiva. «E´ una semplice equiparazione alla disciplina applicata ai manager di ogni altra azienda», spiega Beretta. I beneficiati sarebbero soprattutto Claudio Lotito (Lazio), Andrea Della Valle e Sandro Mencucci (Fiorentina), condannati in primo grado dal Tribunale di Napoli per Calciopoli. La Figc non fa salti di gioia. La richiesta viene considerata legittima, ma sconveniente per la sua tempistica, così vicina alla decisione dei magistrati napoletani. E non piace nemmeno la fretta dei club per un´immediata convocazione del Consiglio federale. La Figc, infatti, sta ancora aspettando il responso della Corte di giustizia federale sulla legittimità della presenza di Lotito alle riunioni di Via Allegri. Molto dura la reazione di Petrucci: «Nel giorno in cui tanti esponenti del calcio italiano cercano soluzioni per chiudere col passato, per la Lega l´unico problema urgente è rappresentato dalla modifica dell´articolo 22. Ne prendo atto e, quando l´argomento arriverà alla Giunta del Coni per la definitiva approvazione, faremo le nostre opportune valutazioni». E il tavolo su Calciopoli non è stato l´unico argomento accantonato per parlare di norme ad personam: il Consiglio di Lega ha glissato sulla questione "ranking Uefa", all´ordine del giorno per trovare rimedi a un´ulteriore discesa in classifica dell´Italia nella graduatoria delle coppe europee. ___ IL CONI CERCA UNA SOLUZIONE GIURIDICA: «PERÒ NON DISTRIBUIAMO SCUDETTI» Le gambe corte La Juve rinuncerà al Tar solo se sarà revocato il titolo 2006 L’Inter è contraria. E il tavolo della pace parte traballante di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 18-11-2011) Al tavolo su Calciopoli ci si siederebbe per far la pace, o almeno trattare accettabili rese, ma se le parole restano di guerra, tanto vale lasciar perdere. Perché i tavoli, come le bugie, si ritrovano poi con le gambe corte. Se il dialogo a distanza tra il presidente del Coni, Gianni Petrucci, e quello della Juve, Andrea Agnelli, era approdato a promesse di armistizio, ieri Giancarlo Abete ha di nuovo impugnato l’ascia: «Chi va al di là dei regolamenti sportivi commette un vero e proprio atto di violenza - ha detto il numero uno della Federcalcio - e la Figc non è un fortino da espugnare, ma un insieme di regole. Da bambino, mi hanno insegnato che chi giudica va rispettato, evidentemente qualcun altro non ha ricevuto lo stesso insegnamento». Il riferimento a molti presidenti e società era quasi universale. Perciò al tavolo si lavorerà, ben conoscendo le difficoltà. L’accordo potrebbe finire con un pragmatico baratto: ritiro del ricorso al Tar da parte della Juve, davanti al riconoscimento della parità di trattamento e conseguente confisca dello scudetto 2006 all’Inter. Ma è una strada decisamente accidentata. Il tempo della pace Il Coni dovrà pianificare le tappe della trattativa, ma Petrucci, prudentemente, ha intenzione di aspettare il parere dei saggi, prima di iniziare. Per qualcuno, si è già in ritardo: «Mi pare che il tavolo della pace sia un’iniziativa un po’ datata - ha chiosato il presidente della Fiorentina Mario Cognini - perché il nostro patron, Diego Della Valle, aveva lanciato una proposta identica. Non è stata accolta in maniera ottimale». La Juve non vorrebbe invece attendere troppo, dopo aver atteso oltre un anno la risposta della Federcalcio all’esposto sulla revoca dello scudetto 2006: un’altra lunga attesa, somiglierebbe a una presa in giro. Do ut des Per potersi sedere, bisognerà essere disposti a rinunciare a qualcosa, come in tutti gli accordi. E qui l’ostacolo pare essere soprattutto il titolo 2006. La Juve lo mette in menù, visto che Agnelli ha fatto riferimento a tutti i fatti emersi dal 2006 a oggi. E se Moratti a riconsegnarlo non ci pensa neanche, testuale, della stessa idea sembra essere il Coni: al tavolo non si distribuiscono scudetti, è la linea di Petrucci. Ha già fiutato il pericolo anche Abete: «Spero che la disponibilità al tavolo sia confermata anche nel momento in cui bisognerà fare ulteriore chiarezza e approfondire i contenuti». I commensali Non resta che compilare l’elenco degli invitati. Il club ristretto sarebbe composto da Coni, Figc, Juve e Inter. Ma un siffatto privé taglierebbe fuori altri protagonisti di Calciopoli, come Milan, Fiorentina e Lazio. Per tacere delle attuali incompatibilità personali: al momento, diciamo che Claudio Lotito non è proprio in ottimi rapporti con i governi di calcio e sport italiano. Così come resta in bilico l’affinità con il presidente di Lega Maurizio Beretta, in rotta con il Coni. I ricorsi dei bianconeri Se la Juve vorrebbe mettere sul tavolo lo scudetto 2006, le altre parti desiderano sapere a cosa Agnelli è disposto a rinunciare: soprattutto al ricorso al Tar per risarcimento danni alla Figc. Seppur lontana, una fattura da 443 milioni è una robusta minaccia. Per la Federcalcio, una rischiosa partita a poker, specie se l’avversario non ha intenzione di ritirarsi: cioè di farla finita con le carte bollate. Questione strategica, anche: il prezzo sarebbe quella parità di trattamento invocata da Agnelli, e nelle carte degli avvocati Briamonte e Chiappero, oltre al tricolore 2006. Il guaio è che la Juve miscela sentenze penali e pronunce sportive, pozione più velenosa per la Figc. «Fare collegamenti tra i procedimenti penali e l’ordinamento sportivo ha sottolineato Abete - è una violenza nei confronti del mondo sportivo. Sono due ordinamenti diversi. Per questo avevo detto che qualunque sarebbe stata la sentenza di Napoli era un grave errore e una forzatura andare a vedere faziosamente gli effetti che poteva dare». Dove la Federcalcio vede faziosità, la Juve ci ha trovato un pezzo di assoluzione, società liberata da responsabilità civile. «Come dice Petrucci - ha chiuso Abete - c’è il tentativo di molti di portare il calcio fuori dalla dimensione sportiva». ___ NEL RISIKO DEL CALCIO IL VERO OBIETTIVO È LA FEDERAZIONE Guerra di potere Agnelli vuol tornare apesare, la Lega è «vuota» di potere e attacca la Figc. Moratti accetta il tavolo: «Al Coni non posso dire no...» di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 18-11-2011) All’origine fu Calciopoli, un meteorite piovuto sul calcio italiano dal nulla apparente. Da quel cratere i padroni del calcio italiano ne uscirono meno ricchi, e per questo più accorti alle moderne voci di fatturato, con due principi al di sopra del bene e del male: il tifoso e il marchio. In loro difesa sono disposti a tutto, anche a passare dalle partite di calcio alle aule dei tribunali. Manca solo l’album figurine con la foto degli avvocati dei club: Briamonte, Gentile, Cantamessa, sono loro i nuovi protagonisti del calcio. Dal «doping economico», dunque al «doping legale», come denunciato mercoledì da Gianni Petrucci. Non a caso, nel suo triplo «non ci sto» lanciato contro l’attuale pallone («drogato di avvocati e arroganza »), il presidente del Coni finisce col citare il più illustre tra i suoi predecessori, Giulio Onesti (32 anni alla guida del Coni). Quasi preconizzando quanto accade oggi allo sport più popolare d’Italia, nel parlare di crisi del calcio, Onesti denunciava anche «la leggerezza di certi dirigenti di società che si fanno guidare dal tifo, cioè da un impulso irrazionale ». Era il 1958 ma sembra sia passato un minuto, allora era lo spettro del boom economico e dei nuovi ricchi, oggi le toghe e i continui ricorsi, innomedella tutela del tifoso. L’attacco epocale di Petrucci al calcio parte dalla stessa Calciopoli, e dalle difficoltà che trovano Juventus e Inter nel trovare una via di mezzo sullo scudetto della discordia. Il suo richiamo ha fatto presa dove Diego e Andrea Della Valle non erano riusciti: il tavolo di confronto, o di pace, ora lanciato da Andrea Agnelli e accettato senza remore da Massimo Moratti («Se mi invita Petrucci non posso rifiutare»). Difficile prevedere quale sarà l’effetto, in un perimetro delimitato (oltre ai Della Valle e alla Figc, si ipotizza anche la presenza di Galliani, unico presidente condannato al processo sportivo ma non a quello penale), anche perché la Juve chiede di «chiarire i lati oscuri di Calciopoli », ergo la revisione di cinque anni di nuovi elementi di indagine trascurati dalla Federazione. Ma l’Inter replica: «Niente da giustificare». Altro che disgelo, certo un passo avanti, di dialogo e non di articoli e commi, ma di solito i tavoli nascono per non cambiare nulla. La minaccia della Juve è però seria e rischia esiti simili al caso Sion-Uefa, con il pericolo di portare il calcio italiano fino alla Corte Europea. Elemento da non trascurare, la richiesta danni fatta alla Figc (443milioni), che manderebbe in bancarotta chiunque. Inevitabile l’intervento del Coni in sua difesa, anche se per ora modalità, tempi, luoghi di questo tavolo restano da valutare. LA GUERRA POLITICA Nel sottobosco prolifera da tempo una guerra politica tra una Lega spaccatissima anche in questo e Figc, in cui si situano due differenti schieramenti come una partita a Risiko. Le milanesi più vicine alla federazione, Juventus, Lazio (e più defilata la Fiorentina) che guidano invece il treno degli scontenti di Calciopoli , chiedendo a gran voce la testa del presidente federale Giancarlo Abete, bersagliato anche per i recenti fallimenti del calcio italiano (dalle sconfitte della Nazionale alla quota extracomunitari, alla mancanza di risultati in Europa da parte dei nostri club) , e per un Consiglio ormai immobile su tutto (e qui gli attacchi arrivano anche dalle altre Leghe). In questo senso andrebbe letta allora la recente autoriforma del Coni, che con la scusa dei tagli economici, punta anche a dimezzare le cariche federali, spostando la bilancia delle decisioni dai tanti ai pochi. «L’arroganza », ripete più volte Petrucci, irritato dall’attacco diretto nei confronti del Coni (mai era successo prima), da parte del presidente della Lazio, Claudio Lotito per l’affitto dello stadio Olimpico. Lotito che è il braccio destro di un presidente di Lega, Maurizio Beretta, dimissionario da marzo e ormai sfiduciato, ma ancora sul trono. Eccolo l’altro attacco al calcio di vertice, quello più incalzante di Petrucci: «Possibile che in 60 milioni di italiani, non si riesca a trovare un nuovo presidente di Lega?». Ma un re senza trono fa i signorotti più ricchi, così un golpe a Beretta lo invocano in molti ma sembra non interessi a nessuno. In Lega il blocco sui punti cardine regna sovrano, sui diritti tv è guerra aperta con fronti mobili (le grandi da una parte, Roma e Napoli aghi della bilancia, la Lazio tra le piccole a dettare l’agenda). L’ultimo scontro tra club e Figc è arrivato ieri riguardo l’articolo 22 bis delle Noif (norme organizzative interne federali), che prevede il decadimento delle cariche ai condannati per frode sportiva (anche se non passata in giudicato). Ieri il Consiglio di Lega ha approvato una delibera (7 favorevoli e un astenuto), in cui si chiede alla Federcalcio di affrontare, nel primo Consiglio federale («che auspichiamo sia convocato con la massima urgenza », ha detto Beretta) la revisione dell’articolo 22. «Nel giorno in cui tanti esponenti del calcio italiano cercano di trovare soluzioni per chiudere col passato e costruire un futuro migliore,- ha appurato ieri Petrucci - per la Lega di Serie A l’unico problema urgente è rappresentato dallam odifica dell’articolo 22 delle Noif». C’era anche Lotito, il deus ex machina di Beretta, suo grande amico e sceneggiatore (con la Juve) dell’eterna diatriba con i calciatori sul contratto collettivo, culminata con lo sciopero, voluto di prepotenza dagli stessi presidenti. «Siamo a novembre e ancora non c’è uno straccio di accordo per il rinnovo del contratto...», ha tuonato Petrucci, ma così a giugno si rischia una nuova serrata, anche perché nelle nuove bozze di modifica alla Legge 91, tornano di moda i trasferimenti coatti: Tommasi è avvertito, ma anche la Lega, a perenne rischio commissariamento. Petrucci la vede anche peggio: «Altro che dal Coni, il calcio rischia di essere commissariato dalla pubblica opinione». ___ CALCIOPOLI JUVE NEL MIRINO «Basta assalti al fortino» ABETE «Facciamo rispettare le regole pure a chi ha milioni di tifosi» di VITTORIO OREGGIA (Tuttosport 18-11-2011) NOVARA. L’ennesima bastonata alla Juventus, terza in ordine cronologico da martedì a ieri, l’ha ri-assestata Giancarlo Abete , il presidente federale, intorno all’ora di pranzo nell’auditurium di Novarello, dove in teoria avrebbe dovuto parlare della «condizione del calcio in Italia in confronto a quello europeo», ultimo relatore del convegno «cosa significa allestire una società di calcio», ma in pratica ha chiacchierato di tutt’altro. Senza mai nominare la società bianconera, con un eloquio ficcante, a tratti abrasivo, il capo della federazione è stato, per certi versi, persino più puntuto di Gianni Petrucci , il presidente del Coni. Perché già solo la reiterazione di certi concetti dopo la proposta di aprire un tavolo di confronto porta con sé molti significati, e non tutti nascosti. Abete non ha mai usato la vanga, però è stato lesto, lestissimo con la sciabola: una, due, tre stoccate, fino a concludere con una frase fortissima, questa: «La Federazione non ha figli e figliastri, è un soggetto che - pur sbagliando - rispetta e fa rispettare le regole. Soprattutto, non è un fortino da espugnare, qualunque siano le società con milioni e milioni di tifosi». FERRO Il problema, come ha sottolineato il presidente federale, non è di «rapporti personali», è assai più ampio. Così ampio da diventare un caso nazionale: «E’ giusto tenere distinti i ruoli e il rispetto degli stessi può portare anche ad atti che sottintendono una valenza politica: la richiesta di commissariamento è un atto e ha una valenza politica. Io non commetterò mai l’errore di personalizzare». E’ ovvio, comunque, che la Juventus viene vista come un soggetto/oggetto da maneggiare con cura: «La proposta di Agnelli è interessante ed è stata subito recepita dal presidente Petrucci. Agnelli ha anche consegnato a Petrucci l’agenda: dunque aspettiamo, malgrado il ferro vada battuto finché è caldo. La considero un’occasione da cogliere». Però esiste un però e non di poco conto: quali saranno i temi della discussione? L’idea che Calciopoli e lo scudetto del 2006 possa non essere materia di dibattito è predominante. In qualche modo, Abete lo ha lasciato trapelare tra le pieghe delle sue considerazioni: «Bisognerà fare chiarezza e approfondire i contenuti...». Tra il presidente federale e il presidente del Coni «c’è condivisione totale di pensiero» e contatti telefonici «ripetuti e quotidiani»: insomma, un fronte compatto, non un’armata brancaleone allo sbaraglio. FOLKLORISTICO Abete ha cominciato il suo intervento togliendosi qualche sassolino dalla scarpa, anzi una pietraia. «Per parlare di sport bisogna avere ben presenti quali sono i valori etici di riferimento. Se no parliamo di business. Io dico che prima di modificare le regole bisogna rispettarle. Mi rifaccio al filosofo tedesco Immanuel Kant che aveva due riferimenti: il cielo stellato sopra di noi e la legge morale dentro di noi». Concetti “alti”, mica bruscolini. Poi, però, dall’albero sono precipitate pesantissime noci: «E’ singolare e anche folkloristico l’atteggiamento di chi vuole estrapolare la posizione di una società dal contesto globale. Perché questo genere di iniziativa viene rispedita al mittente», salvo precisare che il riferimento non era rivolto esclusivamente alla Juventus «visto che c’è ricchezza di possibilità per fare altri esempi». Eppure il nodo è sempre il medesimo: «Bisogna non avere la presunzione di pensare di poter modificare delle norme automaticamente». Boom. Ma il numero uno di via Allegri ha avuto la forza per andare oltre: «Non è ammissibile che ciascuno voglia farsi la sua etica a livello personale. Si è perso il riferimento delle regole e dell’ordinamento sportivo. Creare un collegamento strutturale tra il processo penale e l’ordinamento sportivo è una violenza che determina un vulnus». Altro giro, altro regalo: «Nella giustizia penale non esiste l’articolo 1 o l’articolo 6...». Chi vuole intendere... FORTINO E siamo ai gesuiti. Abete ha ricordato di essere cresciuto con i princìpi della Compagnia di Gesù. E ha imparato molto. Cosa? Uh, c’è l’imbarazzo della scelta. Ha imparato «che i risultati si conquistano sul campo e che la giustizia sportiva può dare luogo, con torto o ragione, a delle sanzioni»; che «nella vita ci va rispetto delle diversità e ci va tolleranza, atteggiamenti che non sempre si riscontrano nel mondo del calcio»; che «bisogna portare rispetto per chi giudica»; che «il Consiglio Federale non può modificare atti amministrativi collegati alle decisioni di soggetti autorizzati a decidere». Amen. Non dai gesuiti ma dal proprio buonsenso, Abete ha imparato pure un’altra cosa: «E’ indispensabile trovare un punto di equilibrio tra ciò che fa fare la passione sportiva e il ruolo che si ricopre»: e qui il riferimento a chi è? Già, a chi è se non ad Agnelli? Passaggio rapido sulla sentenza di Napoli: «Occorre avere una serena attenzione perché siamo al primo grado di giudizio». Poi i figli e i figliastri e il fortino da espugnare... === Intanto la Figc consente a De Santis di chiedere maxi risarcimento all’Inter di ALVARO MORETTI (Tuttosport 18-11-2011) ROMA. Ebbene sì, non è doping legale quello di Massimo De Santis che chiama in giudizio per un risarcimento da 21 milioni di euro l’Inter. Proprio ieri il fax firmato da segretario Figc, Antonio Di Sebastiano, che all’ex arbitro - super-spiato dalla security Telecom per conto del club milanese stando a quanto emerge nel procedimento Telecom a Milano - può confermare l’appuntamento in aula il 13 marzo prossimo. «Tenuto conto che la fattispecie di cui all’istanza esula dall’ambito sportivo, l’azione dinanzi al Tribunale Civile di Milano non necessitava di autorizzazione ex articolo 30 dello Statuto Figc». Esula dall’ambito sportivo? Ma secondo via Allegri non lo pedinavano - il De Santis - per come arbitrava, e se lo faceva favorendo la Juve? === La delibera pro Lotito-Della Valle irrita Petrucci La Lega vuole che la decadenza dalle cariche scatti dopo il verdetto definitivo. «Il Coni valuterà...» di STEFANO SCACCHI (Tuttosport 18-11-2011) MILANO. La giornata, che si era aperta con una serie di adesioni alla proposta del “tavolo della pace” su Calciopoli lanciata mercoledì da Andrea Agnelli ed accolta da Gianni Petrucci, si chiude con nuove tensioni tra le istituzioni dello sport italiano: Lega Calcio di A, Figc e Coni. La scintilla scocca da una delibera approvata ieri dal Consiglio di Lega con 7 “sì” e 1 astenuto: l’ad dell’Inter, Ernesto Paolillo. A verbale il parere favorevole di Massimo Cellino che ha partecipato alla riunione come uditore non essendo consigliere («E’ una norma idiota», avrebbe detto). MODIFICHE ANTI-SOSPENSIONE I club chiedono al prossimo Consiglio federale di modificare l’articolo 22 delle Norme organizzative interne della Figc, diventato improvvisamente attuale dopo le condanne penali subite da Claudio Lotito, Andrea Della Valle e Sandro Mencucci al termine del processo di primo grado su Calciopoli a Napoli. Provvedimenti che determinano la sospensione dei dirigenti dai rispettivi organigrammi sociali. Per questo motivo la Lega, segnalando anche alcune contraddizioni con altre norme delle Noif (in particolare l’articolo 10), chiede di rimandare la decadenza alla sentenza definitiva e di non tenere conto del periodo di squalifica già scontato in seguito ai pronunciamenti della giustizia sportiva, come successo a Lotito, Della Valle e Mencucci nel 2006. «E’ una semplice equiparazione alla disciplina applicata ai manager di ogni altra azienda», spiega Beretta. FIGC SCETTICA Ma in Figc la richiesta della Lega non suscita grandi entusiasmi. In linea di principio la proposta viene ritenuta corretta, anche se si ricorda che l’articolo 22 si colloca in un sistema di regole associative dello sport, ispirate da una forte carica etica: il titolo è “disposizioni per l’onorabilità”. Ciò che non piace, poi, alla Figc è la tempistica, troppo vicina alle condanne di Napoli per non destare sospetti di “personalismo”. E viene ritenuta incongrua la sollecitazione a convocare velocemente il Consiglio federale. La Federazione è in attesa del parere della Corte di giustizia federale sulla legittimità della presenza di Lotito alle riunioni di Via Allegri. L’AVVISO DI PETRUCCI Ancora più dura la reazione del presidente del Coni, Petrucci, che a fine pomeriggio, commenta: «Nel giorno in cui tanti esponenti del calcio italiano cercano soluzioni per chiudere col passato, per la Lega l’unico problema urgente è rappresentato dalla modifica dell’articolo 22. Ne prendo atto e, quando l’argomento arriverà alla Giunta del Coni per la definitiva approvazione, faremo le nostre opportune valutazioni». Passano così in secondo piano le dichiarazioni favorevoli al “tavolo della pace” arrivate poche ore prima. «E’ un’idea da accogliere», dice Beretta. «Sono favorevole ad abbassare i toni», aggiunge Adriano Galliani. Scettica solo la Fiorentina che, con Diego Della Valle, aveva già pensato tempo fa a una soluzione simile. RANKING DIMENTICATO Alla fine, in Via Rosellini, ha prevalso l’urgenza sull’articolo 22 che ha costretto ad accantonare anche la discussione sul “ranking Uefa”. All’ordine del giorno c’era anche la necessità di trovare qualche incentivo utile a stimolare risultati più convincenti delle nostre squadre soprattutto in Europa League per evitare ulteriore declassamenti internazionali. Se il rendimento delle nostre squadre non migliorasse nei prossimi 3 anni, il rischio è una discesa dell’Italia al 6° posto della graduatoria europea con diminuzione in Champions delle italiane, alcune delle quali sarebbero costrette a partire dai preliminari già a luglio. === CALCIOPOLI PARTITA DOPPIA Juve tra tavolo e Tar L’agenda di Petrucci condizionerà le strategie societarie di GUIDO VACIAGO (Tuttosport 18-11-2011) Di che cosa stanno parlando? Quanto dell'infuocato dibattito di questi giorni riguarda veramente l'etica o il rispetto delle regole? E quanto, invece, si sta trasformando in una lotta di potere e poteri, dai contorni meramente politici? L'idea del tavolo, lanciata da Agnelli mercoledì pomeriggio, va avanti, ma il nodo dell'agenda resta ingarbugliato. Gli argomenti, insieme agli interessi, si accavallano e si intrecciano. E così il rischio di perdere di vista il nocciolo della questione è altissimo, perché ci sarà pure l'invasione degli avvocati (che in un ambiente che tollera certi procuratori, in fondo, non ci sembrano personaggi da demonizzare), ma gli azzeccagarbugli finora sono altri: quelli che non hanno ancora spiegato come si conciliano le violazioni dell'articolo 1 e 6 da parte dell'Inter (certificate dalla procura Figc) con la non decisione sullo scudetto 2006. Che poi è quello che vorrebbe sapere Andrea Agnelli (e non solo lui!), che se da una parte porta avanti l'idea del tavolo, dall'altra non fa un passo indietro sul fronte del Tar. SONO questi i due binari su cui viaggia la Juventus, immersa nel dibattito politico, pronta a essere protagonista del tavolo, ma pure decisa ad andare fino in fondo con i suoi ricorsi presso la giustizia ordinaria. Nella convulsa giornata di ieri, con la Lega che si stringeva intorno a Lotito e ai presunti squalificati del processo di Napoli mentre a Novara partivano altri siluri dalla portaerei federale dell’ammiraglio Abete , c’è stato un contatto fra Agnelli e Petrucci . Il presidente della Juventus e quello del Coni si sono sentiti per telefono hanno portato ulteriormente avanti il discorso del tavolo. E altre chiamate sono intercorse fra lo stesso Petrucci e Abete. Una sottile trama diplomatica è in corso di tessitura ad opera di tutti i protagonisti per realizzare un’idea lanciata in estate da Della Valle e rilanciata, con altre intenzioni e in un altro contesto, da Agnelli mercoledì. Ma il problema, dopo le parole di Abete ieri, così come quelle di Agnelli e dello stesso Moratti mercoledì, resta capire quale sarà il menù del suddetto tavolo. Fosse per il presidente della Figc e quello dell’Inter, ad esempio, l’argomento Calciopoli 2 non dovrebbe entrare in nessuna delle sue possibili vesti, a partire dall’irrisolta questione dello scudetto 2006. Argomento che ovviamente si aspetta di trovare Agnelli, che per altro si farebbe volentieri una chiacchierata anche sulla disparità di trattamento che fra il 2006 e il 2011 è stata oggettivamente riscontrata. Petrucci, che in definitiva è colui che dovrà stilare l’ordine del giorno di questa che rischia di trasformarsi nell’assemblea di un condominio particolarmente litigioso, finora non si è espresso, ma è probabile che tenda più dalla parte di Moratti e Abete piuttosto che da quella di Agnelli (con il quale, tuttavia, si mantiene in stretto contatto). Insomma, se il popolo bianconero (o una parte di questo) si aspetta che il tavolo possa rappresentare un luogo dove trovare risposte, soluzioni ed eventualmente risoluzioni, non si illuda. Più probabile che tutto sfoci in una commissione per riscrivere un codice di giustizia sportiva (che effettivamente necessiterebbe di una bella rinfrescata), tema fondamentale e di per sé interessante, ma che non ha nulla a che fare con la sete di giustizia e verità che ancora anima la Juventus e i suoi tifosi. E così, la società continuerà a percorrere le strade rimaste a disposizione perché Calciopoli 2 non venga seppellita dalle sabbie dell’improcedibilità e dell’incompetenza. Tar, Corte dei Conti, Prefetto di Roma: l’avvocato Briamonte va avanti su tutto il fronte, pronto ad ampliarlo in altre sedi. Nessun passo indietro e nessuna interferenza con il “tavolo”: si procede parallelamente, da una parte politica e diplomazia, dall’altra tribunali. E tutti ordinari, perché un rientro nella giustizia sportiva attraverso la porta dell’Alta Corte del Coni (in teoria ancora socchiusa) è da escludere a priori: non fa parte dell’agenda dei bianconeri, ormai convintisi che in quella sede non ci siano i presupposti per discutere della questione, dopo essersi visti respingere sempre in via preventiva, senza riuscire mai ad avere la soddisfazione di entrare nel merito dei loro argomenti. Come aveva detto lo stesso Agnelli davanti al presidente del Tnas, De Roberto, quando per la prima volta si discusse la competenza del Tribunale Nazionale per l’Arbitrato dello Sport: «Sto cercando qualcuno che giudichi. Sono anche pronto ad accettare una sentenza contraria, ma vorrei avere una sentenza. Vorrei che qualcuno si prendesse la briga di dirci se è giusto che lo scudetto 2006 sia andato a una squadra che, secondo la Figc, si è macchiata degli stessi comportamenti per i quali la Juventus se n’è vista togliere due e retrocedere in serie B». Perché è in definitiva questa la domanda che terrà viva Calciopoli potenzialmente in eterno, se non trova risposta. Il resto è politica. Con tutto ciò che, di buono e di cattivo, questo comporta. === IL PARERE Lubrano: «La Juve vada all’Alta Corte» «Il ricorso alle azioni giudiziarie è un diritto costituzionalmente garantito» di ALVARO MORETTI (Tuttosport 18-11-2011) ROMA. Enrico Lubrano , professore di diritto dello sport alla Luiss e di diritto amministrativo alla Link Campus University di Roma, contesta la definizione di “doping legale” lanciata da Petrucci . «Infondata in diritto, Costituzione e legge 280 garantiscono la possibilità di azione giudiziaria anche nello sport; infondata in fatto visto che sono solo un centinaio i casi che arrivano a Tnas e Coni e meno di dieci quelli che finiscono ai giudici ordinari: numeri fisiologici per un fenomeno come quello sportivo». Lubrano è da sempre assertore della possibilità di proporre, anche ora che il Tnas s’è detto incompetente, la questione scudetto 2006 all’Alta Corte. «Nel caso della Juventus l’esigenza di adire le sedi giurisdizionali è stata determinata esclusivamente dalla assenza di ogni risposta da parte della Figc sulla richiesta di revoca dello scudetto 2006 all’Inter, richiesta, a mio modo di vedere, giuridicamente fondata: la Figc avrebbe dovuto revocare il titolo in autotutela per illegittimità originaria del provvedimento di assegnazione, come risultato dai fatti emersi successivamente nel provvedimento della Procura Federale dello scorso 1 luglio per i comportamenti dei dirigenti dell’Inter - afferma Lubrano -. In ogni caso, a mio modo di vedere, la declaratoria di incompetenza formulata dal Tnas non preclude la possibilità per la Juventus di riassumere il giudizio innanzi alla Alta Corte presso il Coni - pur essendo scaduti i relativi termini - in applicazione del principio della “ perpetuatio iurisdictionis ”, sancito da Corte Costituzionale (n. 77/2007) e Cassazione come principio generale dell’ordinamento. L’eventuale ricorso alla Alta Corte da parte della Juventus potrebbe contenere la richiesta di pronunciarsi non soltanto sull’illegittimità della declaratoria di incompetenza manifestata dalla Figc sullo scudetto 2006- conclude -, ma anche direttamente sulla fondatezza dell’istanza presentata dalla Juventus di revocare lo scudetto all’Inter (come previsto dall’art. 31. 3 del codice del processo amministrativo) in ragione del fatto che la Figc non aveva alcun margine di discrezionalità sull’istanza presentata dalla Juventus dopo la relazione di Palazzi ». -
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Botta e risposta Prima gli attacchi, poi le prove di disgelo tra il presidente del Coni e il numero 1 bianconero Ma la tensione resta sempre alta Intorno a un tavolo === Petrucci: -
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CONI.it 15/11/2011 TNAS: Juventus F.C. SpA/FIGC e F.C. Internazionale Milano SpA, il Tribunale dichiara la propria incompetenza Il Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport, in riferimento alla controversia Juventus F.C. SpA / Federazione Italiana Giuoco Calcio e F. C. Internazionale Milano SpA, avente a oggetto l'atto del Consiglio Federale del 18 luglio 2011 di rigetto dell'istanza di revoca dell'assegnazione dello scudetto stagione sportiva 2005/2006, comunica che il Collegio arbitrale, composto dal Presidente, Dott. Angelo Grieco, e dagli Arbitri, Avv. Dario Buzzelli e Avv. Enrico De Giovanni, dichiara la propria incompetenza. Il lodo integrale Roma, 15 novembre 2011 ___ Il caso Con il Tnas chiuso il discorso sportivo, -
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Dossier Juve: i veri conti del ricorso al Tar di GIOVANNI CAPUANO dal blog "Calcinfaccia" 15-11-2011 La richiesta danni da 443 milioni di euro merita uno studio approfondito perch -
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Agnelli non si ferma, contro la federazione azione senza precedenti, nel giorno dedicato a Facchetti... Duro Moratti: " -
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15 11 2011 AGNELLI CHIEDE I DANNI AL TAR JUVE COLPEVOLE
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Il Tribunale Vodese Dà Ragione Al Sion
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La storia Il 24 novembre il Tas decider -
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INCHIESTA Saras, dopo cinque anni piccoli azionisti ancora al buio Alla vigilia dei conti relativi ai primi nove mesi del 2011, le azioni Saras valgono il 16% del prezzo con cui sbarcarono in Piazza Affari sei anni fa. A febbraio il Tribunale di Milano ha archiviato il procedimento nei confronti delle banche d
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Play-back LE SOCIETA̛ ROMANE E LA RIFORMA di ANTONIO GHIRELLI (CorSport 12-11-2011) Stavo per dedicare l'odierna puntata di questa rubrica all'entusiasmante rilancio delle due squadre romane dopo l'avvio stentato di queta confusissima stagione, quando sono stato raggiunto dalle notizie delle condanne inflitte a conclusione dell'inchiesta su Calciopoli. Il rilancio della Roma resta all'ordine del giorno come un'enneisma prova del peso che, in una vicenda sportiva inizialmente impostata male, frettolosamente, senza conoscenza adeguata dell'ambiente e dei procedimenti, pu -
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8 novembre 2011 di IVANA ZAZZARONI dal blog "Il calcio -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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IL GRUPPO PREVEDE RISULTATI IN CRESCITA. NEI NOVE MESI L -
In effetti su questo topic copincollo gli articoli della rubrica di Beha su "Il Fatto Quotidiano" del martedi'. Quell'articolo di Beha da te ripreso meriterebbe, anzitutto, un topic a parte e poi l'archiviazione nel topic K A L C I O M A R C I O. Assolutamente in buona fede.
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*LeRoiMichel* sul topic KALCIOMARCIO.
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CARTA CANTA Ferri non parli di toghe sporche Troppi magistrati risultano coinvolti negli scandali. E le denunce del malcostume si sprecano. Solo che talvolta non vengono dai pulpiti pi -
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CALCIO Trattative segrete Roma e Liga parlano cinese di GIANFRANCESCO TURANO (l'Espresso n.46 | 17 Novembre 2011) Ci sono voluti mesi di accurate indagini demoscopiche per definire i bacini di utenza del calcio italiano e per dividere una quota di diritti tv in base a quanti tifosi ha ogni club. Per qualche migliaio di spettatori in pi -
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L'INTERVISTA SPORT, AFFARI E POLITICA Modello DE LAURENTIIS L'amore per il calcio. La rinascita della squadra. I nuovi business. Il patron del Napoli spiega la sua ricetta. Buona anche per la citt -
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Mi pare che... Piaccia o no, io ero la Juve e la Juve era me di LUCIANO MOGGI (Libero 11-11-2011) La cosa che oltre la sentenza mi ha colpito particolarmente e mi ha fatto restar male,