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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Joined: 10-Sep-2006
5139 messaggi

Bene così forse potremo scoprire chi ha raccontato bugie tra Rossi e Lepore.

Però questo risveglio mi sembra un poco tardivo, non trovi?

A meno che non abbia qualche prova che ancora non si conosce.

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Joined: 07-May-2009
2700 messaggi

Però questo risveglio mi sembra un poco tardivo, non trovi?

A meno che non abbia qualche prova che ancora non si conosce.

Tardivo si, forse ha aspettato il tavolo prima di agire...poi visto come è andata....... e probabilmente avrà qualche carta nascosta.

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Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

LA PACIATA D’ITALIA

L’Inter, la Juve, il giallo scudetto e il tentativo di pace tra Moratti

e Agnelli. Storia di un grande duello impossibile da eliminare

di BEPPE DI CORRADO (Il Foglio 17-12-2011)

Via i buonisti dal pallone. Tavolo della pace: ma che cos’è? Inter-Juventus si detestano e

continueranno. Giusto, ovvio, scontato. Non ci sono pareggi nel tifo: si vince o si perde e

lo stesso vale per l’avversario. Qualcuno ha mai visto un tifoso pregare per uno zero a zero?

Il risultato è la metafora perfetta di tutto lo sport: io voglio vincere e voglio che gli

altri perdano. Punto. Vale quando giochi, vale quando sei seduto a un tavolo delle trattative,

di qualunque tipo sia. Dal calciomercato agli affari per i diritti televisivi. Il tifo non

accetta compromessi, ne è l’opposto. Inter e Juventus erano rivali e sono nemiche. Non basta

apparecchiare la retorica per ottenere qualcosa. Che poi, nessuno ha mai capito che cosa

fosse la pace: dovrebbero stringersi una mano, dovrebbero sorridere, dovrebbero trovare

qualche forma di collaborazione? Spiegate, prego. L’illusione di ottenere qualcosa da un

incontro che avrebbe dovuto mettere fine a cinque anni di bagarre, di accuse reciproche, di

furti subiti in campo e ricambiati poi grazie alla giustizia sportiva, era degna

dell’incompetenza. Appuntatevelo il termine, servirà. Inter e Juventus sono distanti come

mai: hanno annientato le rivalità con le altre squadre per concentrarsi su questa. Non

pensate ai club e alle loro scaramucce. Pensate ai tifosi, dagli ultrà in poi.

E’ l’Italia, questa. La questione dello scudetto 2006 è lo sfondo che finora ha trasformato

uno degli appuntamenti popolari più sentiti dell’anno, di ogni anno, in una palude

giuridico-amministrativa da azzeccagarbugli. Una vergogna che rischia di far sembrare

signorile e divertente lo sfottò più triviale delle curve. I gol di Boninsegna, Rossi,

Platini, Ronaldo, Ibrahimovic sono stati per troppo tempo una questione da burocrati del

pallone. Il campionato del 2006 conteso non più sul terreno, ma in ogni aula di ogni grado di

tribunale. Prescritto l’ipotetico reato dell’Inter che avrebbe potuto o dovuto lasciare non

assegnato quello scudetto: questo dice la cronaca, quella di quest’estate. Le telefonate di

Facchetti che secondo la Juventus coinvolgevano anche l’Inter nel sistema delle pressioni su

arbitri e Federazione sono state scoperte tardi. La legge è legge, perfetto. Prescrizione è

prescrizione, ottimo. Il problema qui non sono le sentenze o i capisaldi dell’ordinamento

giuridico. Tutto a tavolino: ricorsi, contro ricorsi, decisioni, carte, documenti. Il

pasticcio vero è che così tutti hanno ragione e tutti torto: l’Inter che si tiene quel trofeo,

la Juve che può dire che la prescrizione non è un’assoluzione. Sembra la politica. E’, molto

più semplicemente, l’Italia. Gli Agnelli contro i Moratti, i Moratti contro gli Agnelli come

Guelfi contro Ghibellini: battute, frecciate, accuse. Buoni contro cattivi, dove non gli uni

e gli altri si scambiano i ruoli a seconda del tifo, non della cronaca né tantomeno della

storia. Non c’è una verità: c’è una versione per ognuno che diventa verità di parte.

Ogni volta che si parla di Juventus-Inter o di Inter-Juventus, da cinque anni viene tirata

fuori questa storia: Moggi e il post Moggi, lo scudetto degli onesti o lo scudetto di

cartone. Il calcio è un dettaglio: dov’è? Cos’è? Qualcuno si ricorda quant’è finita l’ultima

sfida tra queste due squadre? La partita è il pretesto per parlare di questa grande storia

molto italiana: una commedia dell’arte che non fa ridere, semmai fa venire un senso di noia

da chiacchiera da bar. Tanto non se ne esce e non se ne uscirà: per i tifosi della Juventus

gli scudetti saranno sempre 29 e non 27. Moggi o non Moggi, Calciopoli o non Calciopoli,

sentenze o non sentenze, sono convinti che i campionati siano stati vinti sul campo. I tifosi

dell’Inter, invece, considerano roba loro i trofei vinti a fine estate, con la penalizzazione

di Juve e Milan. La gente non cambierà certo idea per una decisione del Consiglio federale.

La Figc avrebbe dovuto pensarci prima, invece di chiudere in fretta quella stagione convinta

che così si sarebbe risolto tutto. La velocità ha prodotto un mostro giuridico-burocratico

che ha distrutto molte più cose di quanto abbia fatto lo scandalo di Calciopoli. Perché

alimenta rivendicazioni di chiunque, perché banalizza a dato statistico qualcosa che di

statistico ha poco: il pallone non è un conto preciso. Due più due nel pallone può fare tre o

cinque, perché i sentimenti e il tifo sono in grado di rendere un risultato diverso da quello

considerato reale per convenzione.

Il tifoso parla di se, di ma, di pali, di traverse, di rigori dati e fuorigioco fischiati a

vanvera: il punteggio per lui tiene conto anche di questo. Allora uno zero a zero si

trasforma in un due a zero virtuale che resta nella memoria collettiva e non negli archivi.

E’ il brutto e anche il bello del calcio: è tutto quello che le carte bollate che dal 2006

viaggiano tra Milano, Torino e Roma non comprendono. Così come è ora, Juventus-Inter non

durerà mai più 90 minuti. Per ridarle umanità da calcio, ci vuole un arbitro che commetta un

errore. Uno grave, uno da veleno. Perché è più bello il sospetto di una burocratica e inutile

certezza.

Pensare di mettersi lì a decidere che tutto questo deve finire è da presuntuosi e da ché la

chiave di una parte di questa storia è in quella parola. Pronunciata e scritta quest’estate,

quando si attendeva l’esito del ricorso presentato dalla Juventus per la cancellazione dello

scudetto 2006 assegnato d’ufficio all’Inter. Ecco: la Figc decise di non decidere. E disse:

la federazione è incompetente in materia. Eccola qui, l’idiozia del secolo. Per un motivo: se

così è, allora non avrebbe dovuto neanche assegnare la vittoria del campionato. Qui non si

tratta di dare ragione all’Inter o alla Juventus. Qui hanno torto entrambe e ragione

entrambe. Il problema adesso è di altri: loro vivono tranquillamente la loro rivalità.

Patisce chi ha pensato di poter aggiustare i cocci di una situazione irrimediabile. Patisce

chi non ha avuto il coraggio di fare una scelta. Sarebbe stato meglio scontentare qualcuno.

Meglio della buffonata combinata a luglio scorso, quando il calcio si è coperto di ridicolo,

quando il calcio ha pensato di nascondersi dietro la più sottile delle scuse: “Lo scudetto

del 2006 non può essere revocato in quanto non c’è mai stato un atto amministrativo che lo

assegnasse all’Inter”. Ha detto così la Figc, ieri. Proprio così. La più folle delle frasi e

la più insensata delle “sentenze” rende il calcio meno serio che mai, meno credibile di

sempre. Perché se quelle parole hanno un significato è questo: quello scudetto nessuno lo ha

assegnato. E se è così, allora non c’è. E se non c’è, toglietelo all’Inter, ma non per

l’Inter, ma per la coscienziosità di un movimento che non perde occasione per calpestare la

sua dignità. Perché qui bisogna essere semplici: la Figc non può lasciare nel vago la gente,

né sottintendere il cavillo da azzeccagarbugli che ingrippa il meccanismo. Il gioco è questo,

d’altronde: tecnicamente l’Inter ha vinto quel campionato perché le due squadre che l’hanno

preceduta sono state penalizzate. Quindi non c’è qualcuno che ha detto: “Lo scudetto è suo”.

C’è che la classifica è stata rivoluzionata ed è finita con l’Inter in testa. Revocarlo,

quindi, dicono i Ponzio Pilato della Federazione, non si può, perché non c’è un atto formale

che lo ha consegnato ai Nerazzurri. Roba da non credere: pensano che la gente, interisti

compresi, viva sulla Luna. Pensavano di poter chiudere così una questione che non si chiuderà

mai. Non si può, non è giusto: la Federazione ha creato questo caos e la Federazione avrebbe

dovuto risolverlo. Non c’entra essere interisti, juventini, milanisti o di qualunque altra

squadra. Qui c’è da essere onesti: lo scudetto non doveva essere assegnato, come accaduto già

in passato. La classifica di quel campionato non era corretta? Allora non esisteva il torneo.

L’Inter sarebbe andata in Champions comunque. Decidere a tavolino che lo scudetto scivolava

alla terza in classifica per sentenza della giustizia sportiva è stata una forzatura che ha

un nome e un cognome, è stata una scelta di politica pallonara precisa: dare il senso della

pulizia dello sport dopo “l’inquinamento” di Calciopoli. Bene, se forzatura è stata fatta

allora, forzatura avrebbe potuto essere fatta adesso. Invece no. Invece adesso si inventano

clamorose arrampicate sugli specchi delle norme e dei commi. Il miglior modo per essere dei

politici pallonari senza credibilità è non sapersi assumere le responsabilità: per quanto

impopolari, le scelte vanno fatte e le decisioni vanno prese. O sì o no, punto. Giusto o

sbagliato. Semplice: lavarsi le mani, scaricare la responsabilità, cercare un appiglio per

scansarsi può soltanto dare alla gente la conferma che “mondo è stato, mondo è e mondo sarà”.

Cioè che esiste un Palazzo distante dalla strada e dagli stadi che gestisce come un

burattinaio il nostro destino, compreso quando decide di non prendere una decisione. E’ come

dire che Calciopoli c’è ancora: una Spectre che al di sopra di tutti fa e disfa, sceglie o

non sceglie. Fregandosene di tutto e di tutti, e pensando evidentemente che il potere non

comprenda delle fregature come quella di prendere la decisione al momento giusto. Giusta o

sbagliata che sia, non importa. Si decide. Altrimenti si certifica di essere inutili.

Se ne sono accorti, alla fine. E si sono inventati il tavolo della pace. Bella idea. Hanno

coinvolto il Coni, per dare un po’ di autorevolezza in più alla parata. Hanno chiamato anche

chi non c’entrava nulla: perché De Laurentiis, per esempio? Poi si sono stupiti: “Le distanze

tra Inter e Juventus sono troppo ampie”. Hanno scoperto quello che la gente sa da sempre e

comunque dal 2006. Quello che hanno scritto tutti I giornali per anni e anche – continuamente

– negli ultimi giorni. Per tutti vale qualche concetto di Mario Sconcerti: “Calciopoli, nella

sua vastità, toglieva a tutti per prendere lei sola, è chiaramente una favola che il

danneggiato sia stato solo l’Inter. Non potrebbe essere. Negli undici anni di Moggi e Giraudo

alla Juve, l’Inter è arrivata solo tre volte seconda, cioè a distanza di lotta. Le altre è

stata persa per strada. Una volta è arrivata ottava, una settima, una sesta, una quinta, due

volte quarta, cioè molto lontano. In totale, in undici campionati, non è mai arrivata davanti

alla Juve. Sono stati 132 i punti complessivi di distacco. La Juve certamente brigava,

probabilmente truffava sportivamente, ma la distanza tecnica era comunque evidente. Ma se la

Juve, come dicono i processi, ha commesso frode sportiva attraverso un illecito strutturale,

sono stati molti i campionati indecifrabili e molti i coinvolti che non hanno potuto mettere

bocca. Se agisco su una partita, i danneggiati collaterali sono molti più di uno. Alcuni per

la frode si salvano, altri retrocedono, altri perdono qualificazioni, almeno l’Inter ha avuto

uno scudetto. Perché allora chiamare solo pochissime società, le più importanti? Si cerca la

realtà o un’operazione d’immagine? Petrucci sta facendo qualcosa di profondamente audace, ai

limiti del legale. Ha il dovere di dire perché lo fa. E’ un esperimento? Un errore? Un

tentativo ingenuo di fare propaganda? Io credo che il capo dello sport italiano avrebbe fatto

meglio a chiedere prima al calcio come abbia potuto definirsi incompetente sulla rilettura di

una sentenza emessa dal calcio stesso. Come può accadere? Era il pubblico ministero del

governo del calcio che aveva avanzato proposte e conclusioni. E su richiesta della

federcalcio. Come si può farlo lavorare fino ai limiti della prescrizione e poi dichiararsi

incompetenti? E’ questo che causa la guerra attuale”.

Poi c’è il resto. Questa guerra piace alla gente. Sì, è così. I tifosi l’accettano e la

riaccendono. Perché detestare l’altro fa parte del pacchetto del pallone. Holly e Benji erano

il massimo del politicamente corretto, però c’era una frase che si rincorreva spesso: “Il

calcio non è uno sport per signorine”. Un po’ sessista, però spiega perfettamente. Il fair

play appartiene ad altri emisferi sportivi. Nel calcio il contatto fisico diretto e spesso

tosto prevede una dose di rivalità che altre discipline non hanno. Dentro c’è anche l’aspetto

parasportivo: siccome c’è un arbitro che sovente sbaglia, è scontato che l’irrazionalità del

tifo porti a pensare che l’avversario l’abbia corrotto, comprato, pilotato. Tutto banale e

tutto splendido. Senza il sospetto non ci sarebbe il tifo da malati e senza tifo da malati

gli stadi sarebbero dei teatri con prezzi a volte più popolari. Juventus-Inter oggi è meglio

di prima. Ribaltate il tavolo della pace, giocate a carte scoperte: la rivalità trasferita

sui banchi della giustizia ha aggiunto sapore ulteriore al godimento da sballo che offre

quella sportiva. Quando Gianni Brera lo definì il derby d’Italia, non era ancora successo

quasi nulla. Nel 1967 voleva descrivere una rivalità acerrima, come quella tra due squadre

della stessa città. Ma non aveva visto Calciopoli, gli scudetti revocati, il fallo di Iuliano

su Ronaldo, quello degli interisti su Buffon, i cori contro Balotelli e tutto il resto,

compreso l’ultimo capitolo delle carte bollate e dei ricorsi contro l’assegnazione dello

scudetto di cinque anni fa. La cronologia però c’è. Ci sono le origini dell’odio, c’è lo

sviluppo, ci sono gli aneddoti, c’è il sapore. C’è quello che un professore di storia

popolare riassumerebbe così: “Capo e coda della lunga vicenda hanno una cosa in comune: la

Juve che vince 5 scudetti fra il 1931 e il 1935, i Nerazzurri che fanno lo stesso tra il 2006

e il 2010 (con il primo titolo a tavolino). In mezzo c’è Meazza mito dell’Inter che a fine

carriera passa in bianconero, e il 9-1 del ’61 con 6 gol di Sivori (record): l’unico gol

nerazzurro fu di Sandro Mazzola, talento della Primavera schierata da Angelo Moratti per

protesta contro la Federcalcio di Umberto Agnelli e la sua revoca di uno 0-2 a tavolino per i

Nerazzurri. Poi tutti gli anni Sessanta, la Grande Inter di Moratti padre e di Herrera, che

incarna il potere con il manager Allodi, moderno in tutti i sensi. Arrivano i Settanta,

domina la Juventus, i Nerazzurri vincono uno scudetto ogni dieci anni, più o meno. Ci sono

due 4- 0 a San Siro per la Beneamata, nel ‘79, stagione del tricolore, e nell’85, ma i

successi juventini non si contano. Il presidente dell’Inter Pellegrini, imprenditore dei cibi

precotti, viene irriso come ‘il cuoco degli Agnelli’ perché rifornisce anche il nemico. Lo

zenit della rivalità si raggiunge però negli anni ’90. Nel ‘98 l’Inter di Ronaldo rimonta 8

punti alla Juve nel girone di ritorno, nonostante una serie di decisioni arbitrali molto

discusse a favore dei bianconeri. Nel big match di Torino Ceccarini non dà un rigore

clamoroso agli ospiti per fallo di Iuliano sul Fenomeno, la Juventus vince 1-0 e si va a

prendere l’ennesimo titolo. Niente sarà più uguale”. Da allora è guerra, strisciante o

dichiarata. Calciopoli è la Gettysburg del pallone. Inter-Juventus oggi vale più di ogni

altra, più di Milan- Inter, più di Juventus-Milan, più di Roma- Lazio. E’ una specie di

questione identitaria, una sfida infinita che puoi portare ovunque: nelle città,

nell’economia, nella finanza, nella società, nella musica, nel cinema. Hanno cercato di

violentarla per illudersi che il pallone potrebbe essere più buono. Ma perché, poi? A chi

piace così? A chi serve così? Pensavano che l’Inter dicesse: “Sì è vero, quello scudetto non

è nostro, lo abbandoniamo”? Matti, sono matti. L’Inter se lo tiene. Pensavano che la Juve

dicesse: “Ritiriamo la richiesta di risarcimento multimilionaria che abbiamo inoltrato alla

magistratura amministrativa”? Non ci pensa proprio. Il tavolo della pace lo tengano per

qualcos’altro: Juventus-Inter è una battaglia. Adesso è tornata anche una partita di pallone.

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Joined: 14-Jun-2008
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Senza pace Il proprietario della Fiorentina contro l'ex commissario straordinario

Il rilancio di Della Valle

Denunciato Guido Rossi

Nel mirino c'è la gestione del processo sportivo

di ALESSANDRO BOCCI (CorSera 17-12-2011)

FIRENZE — «Ho conferito mandato ai miei legali di agire, nelle sedi competenti,

nei confronti dell'allora commissario straordinario della Federcalcio, Guido

Rossi e di altri per la gestione assunta dagli stessi durante il processo

sportivo di Calciopoli». La firma sul comunicato è quella di Diego Della Valle

e apre una nuova fase di Calciopoli.

Non è il momento della pace. Due giorni dopo il tavolo con Petrucci,

l'azionista della Fiorentina rilancia la sfida. Qualcosa però è cambiato.

Adesso l'obiettivo è chiaro. Nel mirino non ci sono né Moratti, né l'Inter, ma

il professor Rossi che, al tempo dello scandalo, Diego con ironia aveva

soprannominato «l'argonauta». Ora l'ironia è sparita. Si va per tribunali.

Muro contro muro. Della Valle ci ha pensato tutto il giorno. Una mossa

studiata e meditata, dopo la sua richiesta di uscire allo scoperto e la

risposta dura del professore.

Nel mirino la gestione del processo sportivo nell'estate 2006 tra un Mondiale

da vincere e il calcio che cadeva a pezzi. Ma forse sotto la lente di

ingrandimento di Della Valle, che in questo momento agisce per conto proprio,

senza coinvolgere né il fratello Andrea, né la Fiorentina, finirà anche

l'indagine della magistratura. Soprattutto Attilio Auricchio, ex colonnello

dei carabinieri durante l'inchiesta e ora capo gabinetto nell'amministrazione

De Magistris a Napoli. Due sono i passaggi sui quali ruota l'azione legale di

Della Valle: sapere quali carte i magistrati di Napoli hanno inviato alla

Federcalcio e quali la Federcalcio ha messo a disposizione di chi ha condotto

l'inchiesta sportiva.

Della Valle sospetta che, sotto sotto, ci sia qualcosa di poco chiaro.

Omissioni, superficialità, dimenticanze. È un tarlo che gli rode, ma non è

sotto la lente di osservazione il lavoro degli organi giudicanti, nemmeno

quello del giudice Cesare Ruperto, all'epoca presidente della commissione

d'appello federale della Figc, l'uomo che ha dato lettura della sentenza di

primo grado. Nella denuncia compare soltanto il nome di Rossi perché, secondo

Della Valle, il professore è al centro di tutta la questione. Anche della

rabbia dell'imprenditore. Che ha apprezzato lo sforzo di Petrucci di trovare

un punto di intesa e ha ricominciato a dialogare con Moratti. Meglio di niente.

Calciopoli però resta un mostro cattivo. «Più che Calciopoli fu arbitropoli»,

dice sconsolato Franco Carraro, ex presidente della Federcalcio (fino all'8

maggio 2006) e adesso commissario della Fisi. Alla «Signora in Giallorosso»

Carraro ammette sconsolato un errore di politica sportiva commesso nel 2004:

«Volevo sostituire Bergamo e Pairetto con Collina, il quale invece rimandò il

passaggio a designatore. Se avessi insistito, avrei evitato lo scandalo, però

mi dimostrai pigro». Il resto è storia.

Il
documento

L'impegno del tavolo

«Non ci sarà mai più un'altra Calciopoli»

«Giovanni Petrucci, Giancarlo Abete, Andrea Agnelli, Aurelio De

Laurentiis, Diego Della Valle, Adriano Galliani, Massimo Moratti,

Raffaele Pagnozzi e Antonello Valentini»

Riaffermato che la missione principale del Comitato Olimpico

Nazionale Italiano è quella di presiedere, curare e coordinare

l'organizzazione delle attività sportive sul territorio nazionale,

intese come elemento essenziale della formazione fisica e morale

dell'individuo e parte integrante dell'educazione e della cultura

nazionale;

Ricordato che la Figc è autorità di disciplina, regolazione e

gestione delle attività calcistica in Italia;

Tenuto conto del desiderio e della volontà di tutti i presenti di

salvaguardare il futuro del calcio, superando i conflitti basati

esclusivamente sugli strascichi di Calciopoli e di garantire agli

appassionati e alle nuove generazioni di tifosi uno spettacolo

fondato sullo sport e sui valori che esso racchiude;

Convinti che, il fenomeno chiamato Calciopoli, — contraddistinto da

comportamenti, deliberati o solo indotti dal clima di quel periodo e

a prescindere dalle sentenze e dalle decisioni fin qui assunte dagli

organi competenti — rappresenti nel suo insieme il periodo più oscuro

nella storia del calcio italiano, considerato anche che gli stessi

organi federali di allora seguirono le logiche condizionate dal

momento, adottando in qualche caso provvedimenti che, in circostanze

diverse e con analisi più complete ed approfondite, avrebbero potuto

avere forme e contenuti differenti;

Consapevoli del fatto che, in questo momento di estrema difficoltà

dell'intero Paese, far prevalere le ragioni di una serena e durevole

convivenza rappresenti una condizione essenziale per preservare il

bene primario al di là di ogni rispettabile posizione individuale;

Riconosciuto che ognuno ha il diritto di perseguire i suoi interessi

tenendo sempre però ben presente l'interesse generale nonché

l'insieme e lo spirito delle norme sportive;

Concordano sull'esigenza di aprire per il calcio italiano — a ogni

livello e con il contributo di tutte le componenti interne — una

nuova e decisa fase riformatrice che nel rispetto dei ruoli

garantisca un equilibrato sviluppo dell'intero sistema;

Lanciano, nello stesso tempo, un appello a tutte le componenti del

mondo del calcio di adoperarsi affinché diffondano in ogni

circostanza un monito condiviso da tutti: «Mai più un'altra

Calciopoli»;

SI IMPEGNANO

Insieme a tutte le altre componenti sportive e calcistiche, nelle

diverse forme organizzative rappresentate, a presentare quale primo

risultato di un ritrovato clima di armonia e nel più breve tempo

possibile, un documento articolato che, anche sulla base di

iniziative già in corso, indichi al Parlamento e al Governo le misure

di maggiore urgenza per lo sport professionistico nonché i

provvedimenti che nelle norme fondamentali del Coni e in particolare

in ambito Figc, possono affrontare e risolvere problemi fin qui

evidenziati.

A questo fine il Coni incontrerà nel prossimi giorni il Ministro per

lo Sport, cui verranno illustrate le proposte della Figc e delle

altre Federazioni interessate.

Il presidente nerazzurro

L'ironia di Moratti

«Il tavolo? Comodissimo

Sapevo che finiva così»

di ALESSANDRO BOCCI (CorSera 17-12-2011)

FIRENZE — Ha pranzato con Matteo Renzi e cenato nel ricordo di

Giacinto Facchetti. Il venerdì fiorentino di Massimo Moratti scorre

via leggero. L'incontro all'enoteca Pinchiorri con il sindaco, il

secondo in pochi mesi, alla presenza del vicedirettore generale

s. f., lo battezza «cortesissimo e simpaticissimo». La sera,

davanti a 130 commensali, perlopiù avvocati e magistrati, inaugura

l'Inter club Firenze dedicato al presidente che non c'è più. E nella

hall del Four Season, lo stesso albergo scelto da Diego Della Valle

per presentare il progetto relativo alla famosa cittadella, Moratti

parla a cuore aperto. Del tavolo della pace, di Calciopoli, degli

amici diventati nemici, della riforma del calcio, anche del mercato

che tiene in ansia i tifosi. Dieci minuti intensi, senza pause. Sereno

e divertito. Esordisce con una battuta, tanto per rompere il ghiaccio:

«Il tavolo? Era comodissimo». Subito, però, si fa serio, come merita

un argomento tanto delicato: «Apprezzo la buona volontà di Petrucci,

ma sapevo che sarebbe finita così. Non poteva che finire così. A meno

di qualche sorpresa che non c'è stata. Perché in ballo ci sono fatti

collegati a cose più importanti di noi, come i tribunali, questioni

che vanno al di là dei rapporti personali. Ci siamo resi conto, con

maturità, che non possiamo venirne fuori». Ma forse lo sforzo

diplomatico del presidente del Coni qualche risultato lo ha prodotto.

Basta ascoltare Moratti per rendersene conto: «Con Andrea Agnelli il

rapporto non è terribile. Abbiamo tesi opposte, ma è un bravo signore,

che rispetto. E ritengo di poter dire che lui rispetta me. E con Diego

Della Valle ci siamo spesso punzecchiati, stavolta invece non è

successo. Non si può cantare nello stesso coro, ma tra noi non c'è

stata aggressività, né episodi antipatici». Chissà se ora che

l'azionista di riferimento della Fiorentina ha denunciato Guido Rossi,

Moratti tornerà sulle barricate. Ma nella giornata fiorentina ha

voluto abbassare i toni e guardare al futuro in vista del fair play

finanziario: «Il calcio non è più un angolo fortunato del mondo e non

sfugge alla crisi. È bene pensare a come affrontare il domani: servono

nuovi stadi e una serie A più snella, tanto per cominciare. Così, come

siamo strutturati, è necessario avere 40 giocatori in rosa per

affrontare 40 partite, dieci delle quali inutili. Spero che tutte

queste cose vengano messe sul piano pratico e affrontate da Coni,

Federazione, Lega. Al tavolo ne abbiamo parlato e almeno su questo

eravamo tutti d'accordo. Se le cose si vogliono fare, si possono fare»,

il messaggio di Moratti. Che, sul mercato, non vorrebbe spendere, ma

spenderà «perché a volte ci costringe a fare cose che non sembrano

logiche in tempi di crisi». Sul campionato non si illude: «Lo scudetto

è lontanissimo e non lo dico per scaramanzia. Dipende da noi, ma non

solo. Mi sembra che nell'ultimo periodo il rendimento della squadra

sia migliorato e adesso andiamo avanti con la speranza di chiudere

l'anno nel migliore dei modi. Dai giocatori mi aspetto il massimo: mi

sembra che l'Inter abbia un'identità e tutto il necessario per fare

bene».

Modificato da Ghost Dog

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Joined: 14-Jun-2008
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Clamorosa svolta. Dopo la sentenza di Napoli e il fallimento del tavolo della pace, il patron viola passa all’attacco

Della Valle denuncia Guido Rossi

«Per i comportamenti dell’allora commissario nella gestione del processo di Calciopoli»

di ALESSANDRO RIALTI (CorSport 17-12-2011)

FIRENZE - Lo aveva promesso: ci tuteleremo in ogni sede competente. Dopo la

sentenza di Napoli e dopo la sostanziale rottura del tavolo della conciliazione

e dopo il suo comunicato di giovedì sera con la risposta di Guido Rossi, ieri

Diego Della Valle ha deciso di adire le vie legali nei confronti dell’allora

Commissario Federale e per chi, con lui, gestì la trasmissione degli atti del

processo stesso intentato a vari soggetti e società sportive fra i quali i

fratelli Della Valle, il loro amministratore delegato e ovviamente la

Fiorentina. Processo, quello sportivo, che si concluse per i viola, oltre con i

provvedimenti ad personam, con una pesante penalizzazione, prima di diciannove

punti poi ridotti a quindici.

BOTTA E RISPOSTA - Giovedì sera Diego Della Valle aveva commentato con

amarezza il fallimento del tavolo della conciliazione, aveva negato di essere

stato l’elemento principale di rottura e aveva chiesto a Guido Rossi di

spiegare pubblicamente che cosa era esattamente accaduto nella vicenda di

Calciopoli, assumendosi le proprie responsabilità. «E’ lui, - sosteneva Della

Valle -, che ha il dovere di ricostruire i fatti e di darne spiegazione

pubblica a tutti quelli che vogliono conoscere la verità» . La risposta di

Guido Rossi era arrivata dopo pochi minuti: «Adempio volentieri all’invito di

Della Valle. . . » Ribattendo poi che «c’erano state sulla vicenda gli

accertamenti da parte della giustizia federale, del Coni fino ai pronunciamenti

da parte della giustizia penale e amministrativa...» . Il tutto, chiudeva Rossi,

poi illustrato già in parlamento e al presidente del Coni, Gianni Petrucci.

Una vera partita di ping pong che pare non avere fine. Già nel 2006 i due

avevano iniziato a duellare, un fendente dopo l’altro. Rossi soprannominato l’

Argonauta era stato accusato di essersi calato in una vicenda che non conosceva

e senza un’esperienza specifica di cose calcistiche, Rossi aveva parlato delle

proteste come: raglii. Firenze si era schierata con il patron della Fiorentina

e il clima si fece torrido. Poi le sentenze accesero ancora di più gli animi.

La penalizzazione, manifestazioni, anche un blocco sui binari della stazione di

Campo di Marte. Qualche anno di silenzio fino alla sentenza di Napoli ma anche

la determinazione dei Della Valle non voler ottenere una ricostruzione diversa

della storia di Calciopoli. Obiettivo non ottenuto.

LA DENUNCIA - Infatti ieri sera è tornato a parlare di nuovo Diego Della Valle

con poche righe firmate in prima persona, senza chiamare in causa il fratello

Andrea o lo stesso club viola: «Ho conferito mandato ai miei legali di agire,

nelle sedi competenti, nei confronti dell’allora Commissario Federale Guido

Rossi e di altri per la gestione assunta dagli stessi durante il processo

sportivo di Calciopoli celebrato nell’estate 2006. Le azioni legali verranno

avviate per censurare i comportamenti assunti dagli stessi nella gestione del

processo sportivo» . Lo scontro è diretto verso la persona di Guido Rossi ma

nel comunicato si fa riferimento anche a. . . di altri . Ma chi sono gli

eventuali corresponsabili di quanto sarebbe accaduto in quella vicenda? Pare

che Diego Della Valle faccia riferimento a chi in quella fase del processo

sportivo non non avrebbe trasmesso tutti gli atti relativi a una corretta

lettura della vicenda.

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CALCIOPOLI

Scontro infinito

Ora Della Valle

denuncia Rossi

«L'obiettivo è censurare la gestione dello scandalo»

L'ex commissario non commenta. «E' tranquillo»

di MAURIZIO GALDI & VALERIO PICCIONI (GaSport 17-12-2011)

Non è piaciuta a Diego Della Valle la risposta «istituzionale» dell'ex

commissario della Federcalcio Guido Rossi. Ha meditato a lungo su quelle parole

che «rimandavano» alle sentenze (sportive, penali e amministrative) ogni

«spiegazione» richiesta da Della Valle su quanto accaduto nel 2006 e alla fine

è arrivata la decisione: «Ho conferito mandato ai miei legali di agire, nelle

sedi competenti, nei confronti dell'allora Commissario Federale Guido Rossi e

di altri per la gestione assunta dagli stessi durante il processo sportivo di

Calciopoli celebrato nell'estate 2006», scrive il patron della Fiorentina in

una nota. «Le azioni legali - spiega Della Valle - verranno avviate per

censurare i comportamenti assunti dagli stessi nella gestione del processo

sportivo».

Nessuna risposta Questa volta Guido Rossi sceglie il silenzio. Il telefono è

staccato e non replica neanche attraverso le agenzie. Chi lo conosce bene dice

che è «rientrato nel riserbo» che da sempre ha accompagnato la sua posizione su

calciopoli. Negli anni c'è stato solo il fax ad Abete in luglio, «noi di quelle

telefonate (le intercettazioni bis) non ne sapevamo niente», il colorito

intervento all'Ambrogino d'oro, e il «parlano le sentenze sportive, penali e

amministrative» di giovedì sera. Sempre i più stretti collaboratori affermano

che «il professore è sereno e se dovesse essere chiamato in Tribunale non avrà

problemi a rispondere ai giudici».

Non è facile Insomma come aveva avuto modo di verificare di persona il

presidente del Coni Gianni Petrucci, mercoledì al tavolo della pace, calciopoli

non si dimentica: «Quando ci sono processi così, posso capire che non sia

facile riattaccare i quadratini, le tessere, che ognuno di noi ha nella sua

testa», aveva detto al termine delle quasi cinque ore di conclave di mercoledì

scorso. Ed è difficile dargli torto.

___

L'EX CAPO DELLA FIGC

Carraro: «Chiamiamola Arbitropoli»

art.non firmato (GaSport 17-12-2011)

Franco Carraro ha scelto una tv locale romana, T9, ne «La signora in

giallorosso», per dire la sua sul «giorno dopo» il tavolo della pace. «Non fu

Calciopoli, ma arbitropoli, almeno stando alle "sentenze" attuali» il suo primo

malizioso commento riservato al documento che il Coni ha proposto invano ai

contendenti e che avrebbe lasciato Carraro (ma questo in tv non l'ha detto)

letteralmente stupefatto. Poi, dopo un po' di autocritica sul passato («Mi

dimostrai pigro») e aver ribadito che «gli scudetti della Juve sono 27 e non 29,

allo stesso modo allora l'Inter potrebbe chiedere lo scudetto del rigore su

Ronaldo e la Roma quello del fuorigioco di Turone», una dirompente proposta

anti nuovi scandali: «Indagini cicliche a campione su dirigenti, calciatori e

arbitri, in modo da farli sentire costantemente sotto controllo». Infine, su

Guido Rossi: «Ammetto di non avere un rapporto idilliaco, però devo riconoscere

che è stato in grado di far partire i campionati e ha portato fortuna al

Mondiale. Dico fortuna, perché quel torneo lo preparammo noi, anche attraverso

rapporti internazionali che non erano finalizzati ad avvantaggiarci ma a non

danneggiarci. Dopotutto Lippi, come Bearzot, lo scelsi io». Vero.

___

Moratti rasserena

«Agnelli un signore

niente di terribile»

Il presidente dell'Inter abbassa i toni dopo il tavolo

«Della Valle? Non canto in coro, ma nessuna antipatia»

di ALESSANDRA GOZZINI (GaSport 17-12-2011)

Dal tavolo della cena dell'Inter Club al tavolo, comunque «comodissimo», che

doveva segnare la pace dopo la furia Calciopoli. Tre giorni fa, alla fine

dell'incontro, Moratti aveva evitato commenti; si è invece pronunciato ieri

sera, ospite d'onore all'Inter club fiorentino dedicato a Facchetti. Ecco il

pensiero del presidente interista: «C'è stata la buona volontà da parte del

presidente del Coni Petrucci, ma c'era la coscienza che non poteva venirne

fuori niente, a meno di qualche sorpresa che non c'è stata». Motivo? «Ci sono

fatti collegati a cose più importanti di noi, come le sentenze dei tribunali,

questioni che vanno al di là dei rapporti personali».

Toni morbidi Eppure i toni sono più bassi, Moratti parla del tavolo della

mancata-pace come di «un'occasione per incontrarci e parlare serenamente, pur

rendendoci conto con maturità che non se ne sarebbe venuti fuori». Poi una

rassegna sugli altri partecipanti: «Agnelli? E' un bravissimo signore, con lui

non c'è un rapporto terribile, ma solo situazioni che ci portano a sostenere

tesi opposte. Lo rispetto e ritengo che lui sia altrettanto carino con me».

Stesso tenore quando si parla di Diego Della Valle: «Durante il tavolo a Roma

non c' è stata alcuna punzecchiatura. Le diverse esperienze ci portano a non

poter serenamente cantare in coro, ma ugualmente non c'è stata aggressività o

atteggiamenti antipatici».

Futuro C'è stato anzi tempo e modo perché Moratti avanzasse proposte per il

bene futuro del pallone italiano: «E' un momento di preoccupazione, il calcio

non è un angolo fortunato, anzi è un mondo più difficile degli altri,

nonostante la crisi economica stia sostenendo gli stessi costi di prima. Se le

cose si vogliono fare, si riesce: ho parlato di stadi, numero ridotto di

squadre, rose meno ampie, anche per un campionato più interessante». A Inter

Channel aveva già avanzato queste idee, con l'augurio «che certe proposte

vengano appoggiate anche da Coni, Lega e Federazione».

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La polemica

Processo Calciopoli, Diego attacca l´ex commissario della Federcalcio

Della Valle non s´arrende

"Guerra legale contro Rossi"

di MATTEO MAGRINI (la Repubblica - Firenze 17-12-2011)

Non lascia, raddoppia. Diego Della Valle aveva annunciato denunce e ha

mantenuto la promessa. Calciopoli, non gli va giù. Si ritiene vittima, non

colpevole, e non arretra di un centimetro. «Ho conferito mandato ai miei legali

di agire, nelle sedi competenti, nei confronti dell´allora commissario federale

Guido Rossi e di altri per la gestione assunta dagli stessi durante il processo

sportivo di Calciopoli nell´estate 2006».

Impossibile essere più chiari. Diego ce l´ha soprattutto con chi cinque anni fa

ebbe in mano le sorti del calcio. Guido Rossi, che giusto un paio di giorni fa

aveva risposto affidandosi alle «sentenze sportive e penali». Ma non solo.

Perché nel comunicato diramato ieri sera Della Valle tira in ballo anche

«altri». Già, ma chi? Sicuramente non gli organi giudicanti. Del resto, loro

hanno agito in base agli atti ricevuti. Va da sé, quindi, che il dito sia

puntato su chi ha portato avanti o gestito le indagini. Guido Rossi, appunto,

ma anche la procura federale e i pm della giustizia ordinaria. Quelli della

procura di Napoli, per intendersi. Diego Della Valle insomma vuol capire,

attraverso l´azione legale, perché nel 2006 certe carte dell´inchiesta non

furono prese in considerazione. Un vecchio cavallo di battaglia, che riporta

agli attacchi della scorsa estate nei confronti del Colonnello Auricchio. Un

altro ritenuto responsabile di un processo sommario e (soprattutto) poco

limpido. Una guerra aperta, quella dell´ex patron della Fiorentina. Perché non

avrà più cariche ufficiali ma resta, e lo ribadisce spesso, il primo dei

tifosi. E poi c´è un´immagine da difendere. In ogni modo, in ogni sede. Un po´

come ha fatto la Juventus con Agnelli. Anche lui però, ultimamente, ha

(leggermente) mollato la presa. Merito di Petrucci, e di un clima ormai

insostenibile. Pure Moratti, ieri a Firenze per l´inaugurazione del primo Inter

club in città, ha teso la mano. «È normale avere scambi di vedute, anche duri,

ma al tavolo di mercoledì, con Diego e Agnelli, ho avuto un confronto

assolutamente sereno, civile». Possibile, ma la guerra di Della Valle non pare

fermarsi.

___

Calciopoli

Ora è il tavolo della guerra

Della Valle denuncia Rossi

art.non firmato (la Repubblica 17-12-2011)

ROMA - Se l´intento doveva essere quello di calmare finalmente l´ingovernabile

calcio italiano, Petrucci da ieri ha una ragione in più per dolersi del

fallimento: dal suo tavolo della pace per ora è scaturita una vera e propria

guerra, quella scatenata - cinque anni dopo le sentenze sportive su Calciopoli,

ribattezzata ieri "arbitropoli" da Franco Carraro - da Diego Della Valle contro

l´allora commissario della Federcalcio, il professor Guido Rossi. Dopo aver

contribuito a far saltare il tavolo del Coni recitando il ruolo del falco

intransigente, Della Valle ieri è passato al piano B: denunciare il professore

e imprecisati "altri" «per la gestione assunta dagli stessi durante il processo

sportivo di Calciopoli celebrato nell´estate 2006». Le ipotesi di reato

sarebbero abuso d´ufficio, omissione di atti d´ufficio e occultamento di prove.

La tesi del n.1 della Fiorentina, peraltro non nuova: una dolosa disparità di

trattamento da parte degli inquirenti (su tutti l´allora maresciallo Vincenzo

Auricchio) tra il suo club ed altri (leggi l´Inter) coinvolti nella vicenda, le

cui telefonate sarebbero state omesse dai dossier poi inviati alla Federcalcio

guidata da Rossi.

In realtà la strategia aggressiva di Della Valle, che già giovedì aveva

chiesto a Guido Rossi di ammettere le distorsioni di Calciopoli ricevendone in

risposta il richiamo alle sentenze già emesse, sembra soprattutto una reazione

proprio alla condanna in primo grado subita a Napoli nel processo penale. Della

Valle non tollera il marchio di colpevole. Altro che pace, quindi: guerra

aperta, fino a ottenere giustizia, almeno dal suo punto di vista. Petrucci è

avvisato: lui che chiedeva meno tribunali nel calcio, per ora assiste alla loro

moltiplicazione.

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CALCIOPOLI

Primi effetti del tavolo della pace

Della Valle denuncia Guido Rossi

Patron della Fiorentina all’attacco: «Azione per censurare i comportamenti

assunti durante il processo sportivo». Moratti: «Agnelli è una brava persona»

di FEDERICO DANESI (Libero 17-12-2011)

Se le parole sono pietre, allora questa è una lapidazione. Perché a poco più

di 48 (ore)da un tavolo che doveva sancire la pace e si è trasformato

nell’ennesima occasione mancata, arriva l’affondo pesante di Diego Della Valle

che nelle sue vesti di maggior azionista della Fiorentina ha deciso di passare

all’attacco. Mentre Moratti, presente proprio a Firenze per l’inaugurazione in

un Inter Club dedicato a Facchetti, raccontava alcuni retroscena del “tavolo

della pace”(«Agnelli è un bravo ragazzo, un vero signore che si è comportato

in modo carino con me. Con DiegoDella Valle non cisonostate stavolta

punzecchiature né atteggiamenti antipatici»), sul sito della Viola usciva

questo comunicato, a firma DDV:«Ho conferito mandato ai miei legali di agire,

nelle sedi competenti, nei confronti dell’allora Commissario Federale Guido

Rossi e di altri per la gestione assunta dagli stessi durante il processo

sportivo di Calciopoli celebrato nell’estate 2006. Le azioni legali verranno

avviate per censurare i comportamenti assunti dagli stessi nella gestione del

processo sportivo».

Quel che in soldoni voglia significare “censurare” lo scopriremo presto. Di

certo è la pietra tombale a quella voglia di toni soffusi invocata da più

parti ma per nulla raccolta dai diretti interessati. Chi, come Della Valle e

Moratti ne sono stati protagonisti in prima persona. E chi, come Andrea

Agnelli, li ha vissuti di riflesso ma da quando è in sella ha ripreso a batter

cassa, di risonanza e monetaria.

In fondo Della Valle, quasi che a quel tavolo romano avesse mandato un suo

avatar, già giovedì aveva annunciato battaglia chiedendo a Guido Rossi di

spiegare veramente quello che era successo e assumersi tutte le responsabilità,

passaggio senza il quale non sarebbe possibile nemmeno accendere il calumet

della pace. E Rossi, di rimando, si era limitato a ribadire la correttezza

dell’operato suo e di chi con lui aveva lavorato alla matassa Calciopoli. Ed

ecco che magari sul carro Della Valle potrebbero salire altri, in primis la

Juve per un gemellaggio giudiziario che farebbe inorridire persino i tifosi

più accesi. Però lo dice la storia: Calciopoli è altro rispetto al campionato,

rispetto a tutto.

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VOGLIA DI VERITA'

di PAOLO DE PAOLA (Tuttosport 17-12-2011)

Diego Della Valle rompe gli indugi e passa all'attacco avviando

un'azione legale contro Guido Rossi. Le parole che hanno fatto

traboccare il vaso sono state espresse giovedì sera dall'ex

commissario straordinario della Federcalcio il quale, rispondendo

all'invito dello stesso Della Valle a dire la verità sul'oscuro

periodo di Calciopoli, affermava con distacco: «Parlano le sentenze».

Già, ma quelle sentenze non tenevano conto delle telefonate emerse al

processo di Napoli e che sarebbero state rilevantissime per la

giustizia sportiva come certificato dal procuratore federale (notare

le minuscole in capo alle qualifiche di G. Rossi e S. Palazzi - ndt)

Stefano Palazzi con il suo pronunciamento nel quale - stante la

prescrizione - riscontrava per l'Inter «una responsabilità diretta ad

assicurare un vantaggio in classifica mediante il condizionamento del

regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi

di alterità, terzietà, imparzialità e indipendenza in violazione del

pre vigente articolo 6 del codice di giustizia sportiva in vigore

all’epoca e oggi sostituito dall’articolo 9». E contestava a Moratti

la violazione dell’articolo 1. L’indagine portata avanti dal

Carabinieri guidati dal colonnello Auricchio non tenne conto di quelle

telefonate come di altre che avrebbero avuto un peso fondamentale per

il processo sportivo. E’ questo il buco nero da chiarire agli occhi di

Della Valle che vuole delle risposte non solo da Guido Rossi, ma

probabilmente da Attilio Auricchio come da Francesco Saverio Borrelli

che fu posto dallo stesso Rossi alla guida dell’ufficio Indagini.

Qualcuno dovrà spiegare perché non si tenne conto delle parole di

Paolo Bergamo che nell’interrogatorio dell’8 giugno 2006 da parte

dell’ufficio indagini dichiarò: «Parlavo con tutti» e perché non

vennero prese in considerazione le interviste di Tavaroli (che ammise

l’opera di dossieraggio sul calcio), di Nucini (che disse di avere

rapporti con l’Inter) e di Cipriani (che ammise di aver spiato per

conto dell’Inter). Per non parlare delle telefonate segnalate come

“rilevanti” (i famosi tre baffi) e scartate perché non riguardanti la

cupola individuata dall’indagine. Su questo Diego Della Valle chiede

risposte limpide e non battute da parte di chi intima «a far tacere»

(come, di grazia?) chi parla di certi argomenti.

CALCIOPOLI IL FATTO

Della Valle denuncia Rossi

Nel mirino anche Auricchio e chi indagò su Calciopoli: «Gestione da censurare»

L’azione legale è per chiarire i punti oscuri dell’inchiesta sportiva e penale. Le conseguenze possono pesare in entrambe le sedi

di GUIDO VACIAGO (Tuttosport 17-12-2011)

TORINO. Perché furono omesse se non addirittura occultate alcune fondamentale

intercettazioni? Chi lo fece? Perché i Carabinieri di Auricchio non indagarono

in tutte le direzioni? Perché le indagini della Figc, coordinate da Francesco

Saverio Borrelli non tennero conto delle piste che si erano aperte attraverso

gli interrogatori (tipo quello di Bergamo dell’8 giugno 2006 in cui ammise di

parlare anche con Facchetti , Capello , Sacchi e altri dirigenti) o

dichiarazioni a mezzo stampa (interviste a Tavaroli o Nucini , illuminanti sul

lavoro di intelligence ispirato dall’Inter)? Le domande sono sempre le stesse,

ma questa volta potrebbe farle un giudice e Guido Rossi non potrebbe limitarsi

a rispondere: «Parlano le sentenze», dovrà spiegare lui. Perché Diego Della

Valle ha annunciato di volerlo denunciare insieme ad «altri», così si legge

nel comunicato di ieri, dove quel riferimento è a tutti gli inquirenti di

Calciopoli, quelli che hanno lavorato per il processo penale (quindi viene da

pensare al tenente colonnello Attilio Auricchio, ora nella giunta del sindaco

di Napoli De Magistris ), così come quelli che hanno allestito in tempi

brevissimi quelli sportivi (quindi Borrelli , ma anche Stefano Palazzi , che

oltretutto ha omesso di continuare le indagini dopo il 2007, nonostante un

invito scritto dallo stesso Borelli). Tutti possono rientrare nella denuncia

di Della Valle che avvierà le azioni legali nei prossimi giorni.

ATTO DI FORZA Ieri, dopo una lunga giornata di consultazioni con i suoi

legali, Della Valle ha dato inizio al suo atto di forza con un comunicato di

poche righe diffuso dal sito Internet della Fiorentina, a 24 ore di distanza

dal messaggio di pace post-tavolo che l’imprenditore marchigiano aveva voluto

mandare per distendere i toni, dopo le dichiarazioni a caldo di mercoledì.

Dopo aver ringraziato Petrucci per l’occasione e la buona volontà del Coni,

Della Valle aveva però sparato un primo colpo contro Rossi: «Per quanto mi

riguarda è Rossi primo tra tutti che deve pubblicamente spiegare che cosa è

accaduto allora assumendosi le proprie responsabilità. E’ lui che ha il dovere

di ricostruire i fatti e darne spiegazione pubblica a tutti quelli che

vogliono conoscere la verità». Il «parlano le sentenze sportive, penali e

amministrative» con cui l’avvocato Rossi, commissario straordinario della Figc

all’epoca di Calciopoli, ha risposto non deve essere piaciuto a Della Valle

che è arrivato a prendere una decisione sulla quale ragionava da mesi.

CENSURA E così alle 20:08 è partito il colpo: «Ho conferito mandato ai miei

legali di agire, nelle sedi competenti, nei confronti dell’allora Commissario

Federale Guido Rossi e di altri per la gestione assunta dagli stessi durante

il processo sportivo di Calciopoli celebrato nell’estate 2006. Le azioni

legali verranno avviate per censurare i comportamenti assunti dagli stessi

nella gestione del processo sportivo». Poche righe che aprono una nuova

stagione di Calciopoli, che con un gioco di parole si potrebbe definire

“l’indagine sull’indagine”. Perché se le azioni legale di Della Valle avranno

un seguito, verrà avviato un iter istruttorio che avrà il compito di appurare

i lati oscuri dell’inchiesta “Offside” dei pm Beatrice e Narducci . Aspetti

evidenziati dai legali di Moggi durante il processo di Napoli, nel quale sono

emerse intercettazioni clamorosamente trascurate (nonostante segnalazione,

mediante i famosi baffi colorati, effettuata dai carabinieri in ascolto delle

utenze intercettate), ma anche notevoli incongruenze nella fase della raccolta

dei dati e delle stesse prove.

RISCRIVERE Qualcuno dovrà spiegare ed eventualmente essere messo sotto

accusa. Qualche mistero potrebbe essere risolto e Calciopoli potrebbe assumere

contorni più chiari agli occhi della storia, che in definitiva potrebbe essere

riscritta, correggendo il tiro come ha iniziato a fare, seppure in modo cauto

e assai politico, anche il Coni. Il documento proposto da Petrucci al tavolo,

mai firmato, ma comunque discusso (e il cui punto saliente è stato svelato

ieri da Tuttosport e ripubblicato in questa pagina) è un segnale lampante che

anche la più importante istituzione sportiva è pronta se non a rivedere

Calciopoli, quanto meno a guardarla da un altro punto di vista, meno

condizionato e più completo. E se qualcuno nota qualche analogia, fra le righe

che Petrucci aveva proposto come trattato di pace e il comunicato-denuncia di

Della Valle, potrebbe non essere puramente casuale . Per altro, se questa

azione legale potrebbe essere un ostacolo al processo di intesa avviato da

Petrucci, maggiore chiarezza potrà servire a facilitare il percorso di

pacificazione. Perché non c’è pace senza giustizia.

___

E ora da Moratti elogi ad Agnelli «Bravo ragazzo»

Il presidente dell’Inter: «Tra noi nessun rapporto terribile, con me si è comportato in modo carino».

Sul tavolo: «Era comodissimo... Scontato finisse così. Ci sono fatti più importanti come le sentenze»

di BRUNELLA CIULLINI (Tuttosport 17-12-2011)

FIRENZE. «Andrea Agnelli ? Un bravo ragazzo, un vero signore, con lui non c’è

un rapporto terribile». Sarà l’aria di Natale, sta di fatto che Massimo

Moratti depone l’ascia: il tavolo della pace non ha partorito nulla, però

sembra essere servito a smussare qualche angolo. «Se ci siamo salutati con

Agnelli? Certo, fra noi non c’è un rapporto terribile» ha detto il presidente

dell’Inter ieri a Firenze dove ha pranzato col sindaco Renzi e poi ha

partecipato all’inaugurazione dell’Inter Club Firenze dedicato a Facchetti .

«Esistono situazioni che ci portano ad avere tesi opposte ma Agnelli è un

bravo ragazzo, con me si è comportato in modo molto carino». Il patron

interista è apparso buonista anche nei confronti di chi solo pochi anni fa gli

era amico e ora non lo è più: Diego Della Valle fresco di azione legale verso

Guido Rossi . «Esperienze e posizioni diverse non ci permettono di cantare

nello stesso coro però l’altro giorno non ci sono state punzecchiature» ha

sottolineato memore dei feroci scambi in estate. E sul tavolo della pace ha

pure scherzato Moratti: «Era comodissimo... C’era la buona volontà di Petrucci

ma era evidente che sarebbe finita così. Ci sono fatti legati a cose più

importanti come le sentenze e i tribunali». Risposta scontata, ammorbidita

dalla disponibilità a provare insieme a riformare il calcio «che non è più un

angolo di paradiso. Se vogliamo migliorarlo facciamo qualcosa, dagli stadi di

proprietà alla riduzione delle rose. Ne abbiamo parlato mercoledì». Il che non

avrà portato pace ma almeno qualche buon proposito.

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Bergamini, non fu suicidio per amore

"Il calciatore ucciso dalla ‘ndrangheta"

Cosenza, dopo 22 anni la procura riapre il caso. Si affaccia la pista della droga

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 17-12-2011)

ROMA - Questa è la storia di un suicidio assistito. Dalla ‘ndrangheta. La

storia è quella di Denis Bergamini, centrocampista del Cosenza Calcio, buona

tecnica e grandi polmoni, morto a 27 anni il 18 novembre 1989. Ufficialmente

Denis si è suicidato, lanciandosi sotto un camion al chilometro 401 della

statale 106 jonica dopo essere scappato dal ritiro e aver litigato con la

fidanzata. Ventidue anni dopo la procura di Castrovillari - su richiesta della

famiglia - ha però riaperto il caso. Ipotizzando che Bergamini sia stato

ammazzato, forse perché coinvolto (a sua insaputa) in un traffico di sostanze

stupefacenti.

«Troppe le incongruenze e le coincidenze attorno alla vicenda» ammette il

procuratore capo Franco Giacomantonio. Che da luglio a oggi ha messo in fila

una serie di fatti e punti interrogativi. Eccoli.

Il giorno della scomparsa Bergamini è in ritiro con la squadra. Sono al

cinema. Michele Padovano, l´ex attaccante della Juventus appena condannato a

otto anni per traffico di sostanze stupefacenti, è il suo compagno di stanza.

Racconta che quel giorno, verso le 15 e 30, Bergamini ricevette una telefonata

che lo «turbò moltissimo». Mezz´ora dopo, prima dell´inizio del film andò via.

Prese la sua Maserati e si fermò sotto casa della fidanzata, Isabella Internò,

che tre giorni fa è stata nuovamente interrogata dai magistrati che si

occupano della vicenda. La ragazza racconta che salita in auto Denis le chiese

di accompagnarla a Taranto perché doveva imbarcarsi. «Voleva lasciare l´Italia

per le Hawaii o le Azzorre». Perché dovesse partire dal porto di Taranto per

andare in posti esotici è un mistero. Ma è uno dei più piccoli in questa

storia.

«Alle 17 e 30 - racconta a verbale un carabiniere, Francesco Barbuscio,

all´epoca in servizio alla stazione di Roseto Capo Spulico - l´auto di

Bergamini veniva fermata al posto di blocco, capeggiato dallo scrivente, per

poi proseguire e fermarsi a circa 4 chilometri da Roseto, esattamente al Km

401, in uno spiazzo posto sulla destra. Qui hanno conversato (.. . ) e secondo

la fidanzata Internò Isabella, aveva come oggetto la sua partenza dall´Italia,

tanto che ebbe a dirle di tornarsene a Cosenza con la sua auto, mentre egli

avrebbe chiesto l´autostop fino a Taranto. La ragazza gli raccomandava di

desistere ma Bergamini usciva dall´auto (...) In quel momento la statale 106,

con direzione Taranto, veniva percorsa dall´autocarro Fiat 180 condotto da

Pisano Raffaele, il quale aveva visto l´auto parcheggiata fuori strada e una

persona che vi stava davanti. Appena il pesante autocarro era giunto in

corrispondenza della Maserati, Bergamini repentinamente si è lanciato

buttandosi sotto la ruota anteriore del mezzo trascinandolo in avanti». Morto.

Suicidato.

Venti anni dopo però cominciano ad arrivare i buchi. Il primo: il corpo di

Bergamini è praticamente intatto. Ha solo un livido alla tempia, come se fosse

stato stordito. Ma per la ricostruzione è stato trascinato per almeno

cinquanta metri. Tanto è intatto, che l´orologio che Bergamini portava al

polso funziona ancora. Il padre non se ne separa mai. Quel giorno pioveva a

dirotto. E invece i vestiti sembrano puliti di tintoria. L´autopsia dirà che è

morto per uno schiacciamento. Ma sul corpo non ci sono escoriazioni di nessun

tipo. Il camionista viene ascoltato solo una volta. Poi quando il caso viene

riaperto è dato per morto. E invece è ancora vivo. La Maserati allora non

venne sequestrata. Oggi è stata ritrovata ed è arrivata la scoperta: aveva il

doppio fondo. E secondo alcuni era utilizzato per il trasporto di droga a

insaputa di Bergamini. Una risposta definitiva arriverà dai Ris di Messina che

la stanno analizzando. Due annotazioni sull´auto: Denis non voleva acquistarla,

lo aveva convinto un dirigente del Cosenza prospettandogli un affare. Quella

Maserati seguiva sempre il Cosenza in trasferta. «Chi avrebbe mai cercato

droga al seguito di una squadra in trasferta?» si chiedono ora gli

investigatori. Ancora: i tabulati dei telefoni di Bergamini sono spariti. Due

magazzinieri del Cosenza avevano detto al papà di Denis che avrebbero voluto

parlargli. Ma dopo qualche giorno morirono in un altro incidente stradale,

proprio sulla 106. Infine gli orari: servono novanta minuti per percorrere la

strada. Se si sommano le due ore di discussione, si arriva alle 19 e 30 della

morte verbalizzate dal carabinieri. Ma il barista dove la fidanzata di Denis

(accompagnata da un uomo mai identificato) va a telefonare all´allenatore del

Cosenza per raccontare dell´incidente non ha dubbi: «Non era buio, fuori si

vedeva bene. Non erano le 19 e 30». Non era buio. Effettivamente sembra

giallo.

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Inter.it (Sito ufficiale)

Tavolo Coni: nessun accordo su testo del comunicato

Sabato, 17 Dicembre 2011 10:36

comunicato scoperto grazie a Davide Terruzzi (Tutto.Juve.com 17-12-2011)

MILANO - In merito al comunicato proposto dal Coni durante l'incontro

di mercoledì a Roma e alle tante e diverse interpretazioni fornite in

questi giorni da alcuni organi d'informazione, F. C. Internazionale

precisa che non è mai stato raggiunto un accordo sul comunicato stesso

durante la riunione né, più specificatamente, il documento è stato

approvato dal Dottor Massimo Moratti.

Modificato da Ghost Dog

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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 17-12-2011)

Calciopoli, altro che la pace

Moratti e quell'accordo fallito...

Altro che tavolo della pace: la "guerra" di Calciopoli continua ancora più

violenta di prima. Oggi è intervenuta l'Inter per spiegare la sua versione su

quello che è successo al Coni. "In merito al comunicato proposto dal Coni

durante l'incontro di mercoledì a Roma e alle tante e diverse interpretazioni

fornite in questi giorni da alcuni organi di informazione, F. C.

Internazionale precisa che non è stato mai raggiunto un accordo sul comunicato

stesso durante la riunione, nè, più specificatamente, il documento è stato

approvato dal dottor Massimo Moratti''. E' quello che avevamo scritto nei

giorni scorsi: Diego Della Valle si era opposto al testo studiato da Petrucci

e Pagnozzi. La frase che certi provvedimenti (del 2006) "avrebbero potuto

avere forme e contenuti differenti..." era stata giudicata troppo morbida e

generica dal patron viola che pretendeva una presa di posizione netta sulle

sentenze-farsa (subito contrastata dallo stesso Moratti). E così il testo che

garantiva "non ci sarà mai più un'altra Calciopoli" non è stato firmato da

nessuno dei nove protagonisti, non si è trovato l'accordo. Anche se Moratti e

Andrea Agnelli hanno tenuto posizioni più concilianti: il presidente

dell'Inter non accettava comunque di essere messo sotto processo, visto che

lui ha evitato le aule dei tribunali (sportivi ed ordinari). E così è finito

tutto in un flop totale. Petrucci temeva il "doping legale" e ora questo

doping aumenta anziché diminuire, visto che Della Valle vuole portare in

tribunale Guido Rossi e chi fece le indagini a Napoli (Auricchio), oltre ai pm

Narducci e Beatrice. Il capo della procura di Napoli, Lepore, comunque disse

che le intercettazioni "che riguardavano l'Inter non avevano rilevanza penale",

mentre Guido Rossi ha spiegato come "non c'era niente, è stato tutto messo

benissimo in chiaro dalla documentazione". E ha aggiunto: "Noi non avevamo le

intercettazioni dell'Inter ma non sarebbe cambiato nulla (Palazzi non la pensa

così, ndr). E ora basta dire s********e...". Gli avvocati di Della Valle pare

vogliano denunciare l'ex commissario Figc per abuso e omissioni d'ufficio e

occultamento di prove. La Juve, poi, come noto, si è rivolta al Tar del Lazio,

chiedendo 443 milioni di euro di danni alla Figc, e alla Corte dei Conti con

l'ipotesi di danno erariale. Ora non sono più i tribunali sportivi a

intervenire ma quelli ordinari: Diego Della Valle, condannato a Napoli, dà

battaglia su tutti i fronti. E la chiamavano pace... Petrucci e Pagnozzi la

loro parte l'hanno fatta sino in fondo: ma i tempi non sono ancora maturi, e

chissà quando lo saranno. Franco Carraro, ex presidente Figc di quei tempi,

teme il ritorno di Calciopoli, anzi di "arbitro poli" come la chiama lui, e

suggerisce controlli continui, su tutti. "Dirigenti, calciatori, arbitri: in

modo da farli sentire sempre sorto controllo". Carraro ammette di essere stato

"pigro" a quei tempi e, secondo me, anche poco attento. Per questo è sempre

meglio tenere gli occhi bene aperti.

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Toccata e fuga?

Com'e' che avevo gia' letto qualcosa di mooolto simile su StadioGoal?

Alla prossima!

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Il motivo è palese. .wow

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Vediamo cosa scriveva Beccantini prima dello svolgimento della bi-vaccata...

___

Tutta colpa di Moggi

di ROBERTO BECCANTINI dalla rubrica "il mitico Beck" (Guerin Sportivo - Gennaio 2012)

Con la sentenza di Napoli, Calciopoli è tornata Moggiopoli. In attesa delle

motivazioni - novanta giorni a partire dall'8 novembre - e dell'appello, tutto

si può dire, tranne che il processo di primo grado sia stato uno show

mediatico. Se le televisioni e i giornali avevano invaso l'estate del 2006

trasformandola in una rutilante place de Grève, zeppa di ghigliottine

orientate verso un collo e una testa soli, le udienze di Napoli sono scivolate

via nell'indifferenza (quasi) generale, tanto che, questa volta, sono stati i

siti e i blog juventini a censurare il silenzio e invocare il rumore. Mi

aspettavo la frode sportiva, non l'associazione a delinquere. L'analisi

configurava la trama di una guerra per bande così radicata e radicale da aver

intossicato il calcio del periodo fine Novanta-inizio Duemila, con la Triade e

il Milan al centro della scena e gli altri in platea, non solo spettatori. Il

verdetto ha sbriciolato la tesi, accentuando il distacco fra Moggi e il resto

d'Italia.

Giustizia sportiva, rito abbreviato di Giraudo, primo grado di Napoli: siamo

al terzo indizio. E di solito tre indizi fanno una prova, non uno scandalo, e

neppure "una sentenza già scritta" (al massimo, discutibile). Rimangono i

dubbi, i misteri, i paradossi. Tanti: il Carraro vergine e semplice teste, lui

che avrebbe dovuto vigilare e non piegare all'ordine pubblico la salvezza di

qualche società non lontana dal suo ufficio; il Fabiani assolto (ma non era il

mantello del diavolo?); l'Inter sportivamente prescritta e sfuggita alle

forche partenopee; lo spionaggio Telecom scartato dagli inquirenti; i rapporti

carbonari tra Nucini e Facchetti; lo scudo dell'incompetenza usato, dal

Consiglio federale al Tnas, per proteggere lo scudetto che il professor Guido

Rossi aveva spedito a casa Moratti; un colloquio Della Valle-Moggi cucito da

sarti troppo attratti o troppo distratti; i fratelli Della Valle in versione

Cappuccetto Rosso, loro che non fiatarono quando il medesimo regime, poi

messosi di traverso, aveva offerto alla Fiorentina il passaggio gratis in

Serie B.

Se c'è una cosa che mi manda in bestia è la tiritera "così facevan tutti". Le

squadre del campionato 2004-05 erano venti e non risulta che tutte dessero

schede svizzere, grigliassero con i designatori, usassero cavalli di T***A o

invitassero gli assistenti a sbandierare in un senso o nell'altro a seconda

delle esigenze aziendali. Aspettando di conoscere le ragionì che hanno indotto

la "Triade" di Teresa Casoria a stilare sanzioni così severe, fatico a

comprendere la condanna penale di Moggi e l'assoluzione civile della Juventus.

La contraddizione, cruciale e palese, ha prodotto lo smarcamento immediato del

club. E così il 14 novembre, giorno della consegna del premio Facchetti a

Michel Platini, casualmente o no Andrea Agnelli ha spinto i suoi avvocati

all'assalto della Bastiglia federale. In · parole povere: dal momento che

Moggi agiva da solo (buona, questa), cara Figc - e, per conoscenza, carissima

Inter - noi si va al Tar del Lazio a esigere qualcosa come 443.725.200 euro di

risarcimento, perché "le evidenze probatorie di Napoli hanno escluso la parità

di trattamento" (sportivo) fra le travi del 2006 e le pagliuzze del 2011. Voce

dal fondo: scusate, ma il Direttore generale del club che ha armato tutto 'sto

putiferio non è stato condannato, in primo grado, a cinque anni e quattro mesi

per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva? Certo. Già che

c'era, la Juve ha presentato un esposto anche al prefetto di Roma con la

richiesta di commissariare la Figc.

Apriti cielo. È sceso in campo niente meno che Gianni Petrucci, presidente del

Coni. Mai così duro, a leggere la tenera giornalaccio rosa. Ha parlato di "doping

legale", un ossimoro, e scacciato i mercanti dal tempio, dimenticando la resa

del sistema al decreto libera-extracomunitari del maggio 2001 (Andrea

Manzella: professore di diritto costituzionale, non avvocato) e al Tar west di

Luciano Gaucci, estate 2003. Agnelli, da parte sua, ha proposto un tavolo,

Moratti ha controproposto un tavolino (satira politica), Petrucci ha opposto

un fiero e sdegnato sì: sedete, sediamoci. Una vecchia idea di Diego Della

Valle, quella del cessate il fuoco, che Moratti aveva fumato, buttato e

pestato come una cicca. Diffido di queste rimpatriate ruffiane, dalle cui

mense esce sempre la parodia dell'arrosto. Moratti ha paura dei coltelli sotto

la tovaglia; Agnelli, dei falsi rosari sopra. Sono per decisioni che siano

tali e portino chiarezza. Quali potrebbero essere gli argomenti all'ordine del

giorno: la revisione di Calciopoli, una pace armata, un nuovo compromesso

storico? Suvvia, non prendiamoci in giro. Nel frattempo, il popolo si

interroga: perché la Juventus chiede i danni alla Figc e non a Moggi? Perché

gli organi della Figc hanno seppellito lo scudetto 2006 senza prendere

posizione? Brutto segno, quando le domande superano le risposte. Alla guerra

come alla guerra. Contro Giancarlo Abete che incarna il sistema e contro

l'Inter, «danno collaterale »: le telefonate di Facchetti e Moratti scomparse

cinque anni fa e riesumate dalla difesa di Moggi, la spietata relazione del

procuratore Stefano Palazzi nei confronti dei dirigenti nerazzurri, tenuti a

debita distanza dal cuore del postribolo ma coinvolti, la prescrizione

salva-Inter. La giustizia sportiva è fondata sulla responsabilità oggettiva,

il peggiore dei sistemi esclusi tutti gli altri, tanto per parafrasare Winston

Churchill sulla democrazia. Non si scappa, non si passa. E così sarà, o

dovrebbe essere, sul fronte dei titoli confiscati o regalati. Diverso il caso

dell'attività risarcitoria, accesa dal verdetto di Napoli, secondo il quale la

Juventus sarebbe stata all'oscuro del cannibalismo di Moggi: di buona parte,

almeno. Di qui la volontà di pretendere una somma che sa di sciabole sguainate

e pugni fumanti, alla Joe Frazier. Personalmente, ho trovato bizzarro il modo

in cui Andrea Agnelli ha tagliato il nodo: non già per affrancarsi dall'opera

omnia dell'ex dipendente, ma per battere cassa. Un'acrobazia tattica, dicono

gli juventini, per i quali, dopo il dossier Palazzi, ogni mezzo giustifica il

fine. Se nel 1994 fu Umberto Agnelli a reclutare Luciano, nel 2011 è stato il

figlio ad allontanarlo dalle strategie della famiglia.

A marzo ci sarà l'appello del Giraudo "abbreviato" e già condannato a tre anni

e, tempo al tempo, arriveremo un giorno anche all'appello dello stesso Moggi.

L'associazione a delinquere, se ribadita, renderebbe patetico l'intero blocco

di istanze; se cancellata o declassata a frode, viceversa, ricondurrebbe

Moggiopoli a Calciopoli e in questo contesto la prescrizione interista

contribuirebbe a rendere ancora più esplosivo l'arsenale. Ricapitolando: se la

"sparata dei quattrocento" sa di muscolosa propaganda, la cesura tra il lupo e

l'Agnelli e il quadro delle sentenze sportive sono fatti. Non è in ballo la

responsabilità di Moggi. Semmai, ci si arrovella attorno alle incompetenze

degli sceriffi federali e alla difendibilità di altri soggetti, trattati con i

guanti o nemmeno presi in considerazione. Al di là dell'obiettivo manifesto -

money, money, money - il divorzio Juventus-Moggi è stato troppo improvviso,

troppo plateale per non infiammare le piazze. Mentre in Lega Maurizio Beretta

fa il dimissionario, Claudio Lotito l'incendiario ed Enrico Preziosi il

missionario, le arringhe del rampollo Agnelli eccitano i falchi e disturbano

le colombe. Il maxi-rimborso esposto al pubblico non ha placato la nostalgia

degli ultrà. Curve tempestose.

"Piaccia non piaccia", come chioserebbe il pm Narducci, la responsabilità

oggettiva, da me sopportata e supportata con tutte le forze, è sotto assedio.

Il caso Sion, qualora culminasse nel reintegro della società svizzera in

Europa League, segnerebbe una svolta assai più epocale e traumatica di quella

marcata, il 15 dicembre 1995, dalla sentenza Bosman. In assenza di dirigenti

all'altezza, capaci di governare l'adrenalina di pochi e l'oppio di molti,

cresce la necessità di quegli azzeccagarbugli contro i quali si è scagliato

Petrucci: in questo caso, non in altri.

Non so se, come e quando finirà Calciopoli. Ogni rigore pro o contro,

Paolillo docet, verrà tradotto in base alla tessera del tifoso (ma non quella

di Maroni). Parlare di zuffa esclusiva fra juventini e interisti è riduttivo e

sbagliato: siamo di fronte a brogli, incongruenze, omissioni e lasciti che

tengono in ostaggio, come minimo, dodici anni del calcio italiano, gli anni

della Triade (1994-2006). Associazione a delinquere: si ricomincia da qui, si

continua così. Abete confonde spesso gli attributi con gli aggettivi. Da

quando pronunciò la fatidica frase «L'etica non va in prescrizione» riferita

al tavolino interista, il girotondo ha sostituito il finimondo. «Non ci sono

piccoli popoli; ci sono piccoli uomini» scriveva Victor Hugo. Parole sante.

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Il pallone di Luciano

Con Zlatan è tutto più facile

Ma la Signora oggi risponderà

di LUCIANO MOGGI (Libero 18-12-2011)

Il Siena c’ha provato, ma fermare il Milan a San Siro di questi tempi è

impresa epica. I rossoneri sono una macchina quasi perfetta (troppo facile con

Ibra) e Nocerino un acquisto micidiale.

Oggi la Juve prova a rispondere. Tocca al Novara sfidare oggi la Signora in

un derby piemontese disperso da più di 50 anni. Gara importante per Conte, non

meno per Tesser, in situazioni del tutto antitetiche. Agli azzurri anche un

punticino può servire, per questo ripresentano il piano tattico riuscito

contro Mazzarri, una linea Maginot a cinque, a protezione della difesa.

Conte è costretto a cambiamenti, ma in casa Juve la vittoria è importante

perché in contemporanea c’è lo scontro diretto Lazio-Udinese. Dura è stata la

qualificazione in Europa League per entrambe e la fatica potrebbe incidere.

Nel caso di vittoria della Lazio sarebbe una bella rivincita per Reja,

bistrattato da una parte della tifoseria per questioni più umorali che di

sostanza. Un bel duello comunque tra Klose da una parte e Di Natale dall’altra.

Delicata partita per la Roma a Napoli. Il punto raccolto con la Juve lascia

ancora insoddisfatti i giallorossi e più ancora Totti, sotto tiro da parte dei

tifosi: se ci sarà, come sembra, avrà modo di rifarsi.

Il Cesena collauda la sua voglia di risalita ospitando l’Inter, a sua volta

determinata a dare sostanza alla rimonta, ma la squadra nerazzurra non fa però

paura come prima. Il Genoa si gioca oggi la faccia e forse anche la panchina

di Malesani contro un Bologna ancora arrabbiatissimo per gli errori di Rocchi

nel 2-2 con il Milan. In pericolo la panca di Mangia (nonostante la gag del

panettone), viste le abitudini di Zamparini, impegnato a Catania, derby sui

generis. Il Lecce ha già cambiato con Cosmi, la prima è andata storta, ora

tenta al Tardini l’assalto al Parma.

Zero tempismo

Carraro parlava di rado da presidente della Federcalcio, ma per telefono molto,

e ne diceva tante e di più, passate tutte, non si sa perché, impunite.

Ricordate quando disse «non si favorisca la Juve per carità!»? Ora fa sermoni

in continuazione, tutti per dire verità fasulle e attribuirsi meriti che gli

appartengono poco (come la scelta di Lippi, che gli fu ampiamente suggerita) o

che non gli appartengono affatto (come la vittoria di quel mondiale, che

avrebbe condiviso con Rossi nella veste di porta fortuna). Povera Italia, se

quel trionfo è dipeso solo da una sorta di buona gobba di qualcuno, e non come

nella realtà è avvenuto, perché in campo c’era una squadra forte, ampiamente

targata Juve, con altri quattro bianconeri anche sul campo opposto. Siccome

una delle posizioni a lui cara resta ancora la difesa dell’Inter (ricordate

come Bergamo interpretò i suoi suggerimenti, «l’arbitro doveva pensare a chi

stava dietro, e quindi all’Inter»).

Carraro insiste sui 29 scudetti che la Juve dovrebbe smettere di contare,

perché diversamente, udite udite, «l’Inter potrebbe chiedere lo scudetto del

rigore su Ronaldo » (dimentica come l’Inter doveva essere penalizzata per il

tesseramento fasullo di Recoba), «la Roma quello del fuorigioco di Turone».

Graffiante la risposta di Ju29ro che faccio mia: Carraro facesse allora

restituire alla Juve lo scudetto vinto dalla Roma con i cambiamenti in corsa

delle regole sugli extracomunitari (proprio alla vigilia di Juve-Roma decisiva

per il campionato) e quello vinto dalla Lazio nella piscina di Perugia. Ma si

sa, un altro credo del “nostro” è che con Collina a dirigere ci si poteva

permettere tutto, perché «nessuno avrebbe detto un c... » . Così successe a

Perugia.

Altra verità

Invece di far sermoni, Carraro dovrebbe sentire il bisogno impellente ed etico

di stare zitto. Gli è andato bene tutto, ma chi ha sentito le intercettazioni

si è fatto un’altra verità, quella vera, e le colpe non erano degli arbitri,

come adesso dice a mo’ di grande rivelazione, ma di chi comandava allora il

circo del pallone. In quanto a Guido Rossi, che cambia dichiarazioni, a

seconda di quello che più gli aggrada, mi compiaccio per la decisione di Della

Valle di denunciare lui ed altri (attenzione all’aggiunta “altri”) per la

gestione e i comportamenti da loro assunti durante il processo sportivo di

Calciopoli. Grazie. Non mi sento più solo a combattere.

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Il Napoli nel mirino, un´altra rapina shock

Colpo ai danni dell´agente di Cavani, la pistola puntata contro la compagna incinta

di IRENE DE ARCANGELIS (la Repubblica 18-12-2011)

NAPOLI - «Ha puntato la pistola verso la mia compagna incinta di sette mesi e

ha detto: "Le sparo nella pancia se non mi dai subito l´orologio. È stato

terribile. Potevano ucciderci". Tutto è successo alle sette di sera, nel

traffico, con i negozi aperti e lo shopping natalizio. . . Sì, credo che i

banditi mi abbiano riconosciuto, ma solo durante la rapina. Tutti sanno che

sono il procuratore di Edinson Cavani, ma non credo che le diverse aggressioni

subite dai calciatori azzurri e ora da me e dalla mia compagna facciano parte

di un piano organizzato della criminalità contro il Napoli Calcio».

Claudio Anellucci, manager dell´attaccante uruguayano, ha vissuto un brutto

venerdì sera. Ha visto la morte in faccia in corso Garibaldi, dove si trovava

fermo nel traffico con la sua compagna ventottenne. Si avvicina un malvivente,

con il calcio della pistola manda in frantumi il finestrino lato guidatore

della Bmw X5, punta la pistola verso l´interno dell´abitacolo. È evidente lo

stato di gravidanza della giovane donna, e il bandito senza scrupoli si

rivolge ad Anellucci: «Le sparo nella pancia». Il procuratore del matador

immediatamente si sfila l´orologio Rolex Explorer dal polso (valore settemila

euro) e lo consegna al rapinatore che quindi si allontana in sella a uno

scooter guidato da un complice.

Una rapina come tante, ma la vittima, ancora una volta, è del Napoli Calcio.

Cavani, Hamsik, Lavezzi. I tre "tenori" bersagli illustri con le loro

compagne. E poi l´auto della moglie di Fideleff danneggiata, il furto della

Fiat 500 della consorte di Aronica. Sei episodi negli ultimi due mesi. Un

disegno criminale contro il Napoli? La società non lo crede, fa sapere -

sebbene in via ufficiosa - che non si tratta di aggressioni collegate tra

loro. Lo ribadisce lo stesso Anellucci: «Sono concatenazioni casuali», dice.

Anche se, proprio dopo l´ultima rapina subita dalla compagna di Ezequiel

Lavezzi, Yanina, rapinata del Rolex e due bracciali tennis, la Procura della

Repubblica ha raccolto i diversi episodi in un unico fascicolo. Nessun

colpevole per ora.

Si aggiunge ora il caso del manager. Quest´ultimo vuole però precisare:

«Napoli è e resta una città fantastica con gente eccezionale. Non è una città

di m... «. L´allusione è allo sfogo di Yanina Screpante, la compagna di

Lavezzi, subito dopo la rapina del Rolex. La giovane non chiamò la polizia.

Tornò invece a casa e subito "postò" su Twitter: «Napoli, città di m***a»,

scatenando le ire di migliaia di tifosi azzurri. Duramente criticata fu

costretta a inviare un secondo tweet di scuse. Mentre per Lavezzi non c´è

stata nessuna restituzione anonima dell´orologio Rolex come invece spesso è

avvenuto in passato per altri calciatori. Intanto proprio il caso di Yanina e

della rapina a Posillipo ha scatenato l´allarme di un piano di aggressioni ai

danni dei protagonisti del Napoli. Con la successiva riunione urgente

convocata in Procura per cercare il filo conduttore di tutti gli episodi.

Senza però sviluppi investigativi. Venerdì il nuovo episodio ai danni del

procuratore di Cavani e della sua compagna.

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LA CONTROVERSIA ENTRO IL 13 GENNAIO LA FEDERAZIONE DEVE MULTARE IL CLUB

Caso Sion: minaccia Fifa di blocco alla Svizzera

A rischio tutte le gare delle società e della nazionale

di PIER LUIGI GIGANTI (GaSport 18-12-2011)

Il Basilea rischia di non poter giocare l'ottavo di finale della Champions

contro il Bayern. E la nazionale svizzera potrebbe addirittura essere

estromessa d'ufficio dalle qualificazioni al Mondiale 2014.

Ultimatum Tutto ciò a causa del caso Sion e dell'ultimatum emanato dalla

Fifa. L'organismo presieduto da Blatter è andato infatti giù pesante. Alla

Federazione Calcistica Svizzera Asf è stato imposto di punire, entro il 13

gennaio, il Sion per aver schierato in campionato 6 giocatori non eleggibili,

in quanto acquistati in una sessione di mercato nella quale la squadra

svizzera non poteva operare a seguito di una precedente interdizione Fifa. Se

l'Asf non si atterrà a questa direttiva, squadre e nazionali rossocrociate

verranno sospese da tutti i tornei internazionali. L'Asf, da parte sua, ha

intenzione di contestare la decisione Fifa davanti al Tas. Il Sion, intanto,

se la sta vedendo brutta. È stata buttata fuori dall'Europa League e ora

potrebbe essere retrocessa al penultimo posto della Super League elvetica,

perdendo i 16 punti conquistati nei match in cui sono stati schierati i

giocatori al centro del contenzioso.

Riforme La Fifa, intanto, porta avanti la «road map» per le riforme. È stata

istituita la Commissione indipendente per la Governance Igc con la nomina dei

membri: a presiederla sarà Mark Pieth e ne faranno parte, fra gli altri,

Leonardo Grosso, massimo dirigente del sindacato internazionale dei calciatori

FifPro, e Sunil Gulati, presidente della Federcalcio statunitense.

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Calciopoli La precisazione nerazzurra

Moratti chiarisce il no

al documento Coni

Della Valle: Rossi scappa

di FABIO MONTI (CorSera 18-12-2011)

MILANO — L'ultima novità legata al tavolo della pace (mancata) è la nota

apparsa ieri mattina sul sito dell'Inter: «In merito al comunicato proposto

dal Coni durante l'incontro di mercoledì a Roma e alle tante e diverse

interpretazioni fornite in questi giorni da alcuni organi d'informazione,

l'Inter precisa che non è mai stato raggiunto un accordo sul comunicato stesso

durante la riunione né, più specificatamente, il documento è stato approvato

dal dottor Massimo Moratti».

Che cosa significa questa precisazione? Punto primo: l'incontro di Roma ha

migliorato i rapporto interpersonali, ma non ha cancellato i differenti

giudizi su Calciopoli. Secondo punto: il documento del Coni va letto in forma

completa e non isolando singole frasi. Terzo punto: il documento non poteva

essere firmato da Moratti, in quanto su Calciopoli era presente questo

passaggio: «...Considerato anche che gli stessi organi federali di allora

seguirono le logiche condizionate dal momento, adottando in qualche caso

provvedimenti che, in circostanze diverse e con analisi più complete ed

approfondite, avrebbero potuto avere forme e contenuti differenti...». Moratti,

che si è sentito truffato per anni e lo ha detto anche mercoledì, ritiene che

non possano essere rivisitate le sentenze. Né quelle sportive (tre gradi), né

quella penale (per ora primo grado). Il presidente dell'Inter non intende

evocare ogni giorno Calciopoli, ma la considera un fatto entrato nella storia

del calcio italiano, da studiare e non da negare o riconsiderare. Il suo è un

no ad ogni forma di revisionismo.

Per capire la diversità di giudizio fra chi ha partecipato al vertice di

mercoledì, oggi alle 11.35 su Sky Tg24 si può ascoltare l'intervista di Maria

Latella a Diego Della Valle, azionista di riferimento della Fiorentina. In

sintesi: «Noi vogliamo sapere che cosa è accaduto in quel periodo; quali sono

le cose viste e quali le cose non viste; vogliamo capire se il processo è

stato istruito nella correttezza e nelle regole. Perché fu tenuto quel

comportamento contro la Fiorentina? Faremo di tutto per arrivare alla verità».

E ha spiegato il senso del suo attacco a Guido Rossi, che gli aveva risposto

con un «parlano le sentenze». La controreplica: «Non ha risposto, come sempre;

si nasconde sotto al letto». Ed è per questo che ha deciso di denunciare il

prof. Rossi per la gestione del processo sportivo. Però ha ricordato che «il

tavolo al Coni è servito per far parlare persone che si erano allontanate. Dal

punto di vista umano è stato utile».

Curioso che, nonostante il tentativo di pacificazione finito male, i vertici

del Coni stanno ricevendo, per via indiretta, più di una richiesta informale

di riaprire il tavolo. Come se il vertice di mercoledì fosse soltanto il primo

atto di una lenta marcia verso la riconciliazione fra parti che sono sempre

distanti.

___

IL CASO

Moratti batte i pugni sul tavolo

«Mai detto sì al documento»

E Della Valle attacca ancora Guido Rossi:

«Continua a nascondersi sotto il letto»

di MAURIZIO GALDI & VALERIO PICCIONI (GaSport 18-12-2011)

Mancava un passo, si è arrivati a un passo, un passo e ce l'avremmo fatta.

Frasi pubbliche e private ascoltate in questi giorni dopo l'esito deludente

del tavolo della pace post Calciopoli. Il passo era il sì al documento che il

Coni aveva preparato e che non è riuscito a scavalcare l'asticella. Il

problema è che un passo può essere piccolo, grande, a destra, a sinistra. E

così in queste ore, in mezzo al riconoscimento di un clima nuovo, non mancano

però le puntualizzazioni. E mentre Diego Della Valle insiste nel picchiare

duro sull'ex commissario Guido Rossi - «Continua a nascondersi sotto al letto»,

ha detto in un'intervista in programma oggi su Sky Tg24 alle 11. 35 - pure

Massimo Moratti vuole mettere le virgole nel posto per lui più opportuno. E

chiarisce che il dado non era tratto, almeno alle condizioni di quel testo.

No a «differenti» Moratti si affida a un comunicato che appare in mattinata

sul sito dell'Inter e prende di petto le «tante e diverse interpretazioni

fornite in questi giorni da alcuni organi di informazione», precisando che

«non è stato mai raggiunto un accordo sul comunicato stesso durante la

riunione, né, più specificatamente, il documento è stato approvato dal dottor

Massimo Moratti». Poche parole che vogliono smentire l'idea di una «resa»

dell'Inter pronta a ingoiare la frase sui provvedimenti, cioè sentenze, che

«avrebbero potuto avere forme e contenuti differenti». In realtà quel

«differenti», Moratti lo aveva contestato subito e ora lo ribadisce. Il tutto

senza negare però il clima «nuovo» tanto che dai palazzi interisti filtra

l'invito a non considerare il comunicato come un inasprimento della polemica o

un passo indietro rispetto alle parole distensive pronunciate verso Andrea

Agnelli e Diego Della Valle.

«Cose non viste» Della Valle, invece, ha ormai aperto un altro fronte. Quello

dell'attacco, anche legale, a Guido Rossi. «Noi vogliamo sapere cosa è

accaduto in quel periodo, quali sono le cose viste e quali le cose non viste,

vogliamo capire se il processo è stato istruito nella correttezza e nelle

regole». Un rincarare la polemica dopo il lapidario «parlano le sentenze»

della risposta dell'ex commissario Figc. Della Valle, però, ci tiene a non

buttare a mare la giornata di mercoledì perché il tavolo «è servito per far

parlare delle persone che si erano allontanate, che erano magari amiche e che,

pure rimanendo sulle proprie posizioni, si sono chiarite sugli atteggiamenti

del momento. Dal punto di vista umano è stato utile». Si riparte da qui: di

nuovo amici o quasi, ma sempre distanti.

===

IL N° 1 DEL CAGLIARI

Cellino polemico

«Guido Rossi chi? L'allenatore?»

art.non firmato (GaSport 18-12-2011)

«La Fiorentina ha attaccato Guido Rossi? Chi è Guido

Rossi? L'allenatore?». Prima che il Cagliari perdesse a

Verona, il presidente Massimo Cellino ha espresso il suo

parere su Calciopoli. «Meno parliamo di quella vicenda,

meglio è. E' una parentesi che vorrei chiudere, ce l'ho

ancora viva sulla pelle. Parlarne ancora con tavoli della

pace è di cattivo gusto. So che la Procura di Napoli è

riuscita a lavorare con i carabinieri fino a un certo

punto, poi ha dovuto accontentarsi della documentazione

che aveva, non perché non l'ha voluta recuperare, ma

perché non è stata supportata per continuare a fare

un'indagine definita».

===

IL TESTO DEL DOCUMENTO

«Contenuti differenti»

Ecco la frase che divide

esegesi non firmata (GaSport 18-12-2011)

Eccolo qui il documento che non fu. Quello che il Coni ha presentato mercoledì

e che ha sbattuto sul muro di diversi mal di pancia. Riconosciuto alla Figc,

l'«autorità di disciplina, regolazione e gestione dell'attività calcistica in

Italia», la carta della pace che avrebbe dovuto essere approvata dal vertice

dei nove si proponeva, ora si deve usare l'imperfetto di superare «i conflitti

basati esclusivamente sugli strascichi di Calciopoli e di garantire agli

appassionati e alle nuove generazioni di tifosi uno spettacolo fondato sullo

sport e sui valori che esso racchiude». Ma è il capitolo centrale quello che

ha provocato la frenata. Se non di tutti, di alcuni degli invitati del Foro

Italico.

«Mai più Calciopoli» Ecco il «quasi compromesso» trovato: «Convinti che il

fenomeno Calciopoli - contraddistinto da comportamenti, deliberati o solo

indotti dal clima di quel periodo e a prescindere dalle sentenze e dalle

decisioni fin qui assunte dagli organi competenti - rappresenti nel suo

insieme il periodo più oscuro nella storia del calcio italiano». Stiamo

arrivando al punto cruciale, «. . . considerato anche che gli stessi organi

federali di allora seguirono le logiche condizionate dal momento, adottando in

qualche caso provvedimenti che, in circostanze diverse e con analisi più

complete e approfondite, avrebbero potuto avere forme e contenuti differenti».

Differenti, la parola che non è piaciuta a Moratti, la più «pesante» di tutto

il testo. Che poi parla della «fase riformatrice» che il calcio italiano deve

aprire e si appella «a tutte le componenti del mondo del calcio affinché

diffondano in ogni circostanza un monito condiviso da tutti: «Mai più un'altra

Calciopoli».

Dal Ministro L'ultimo capitolo è quello in cui il «primo risultato di un

ritrovato clima di armonia» produce lo spostamento da un tavolo all'altro

delle questioni con l'impegno del Coni per un incontro con il Ministro per lo

Sport, «cui verranno illustrate le proposte della Figc e delle altre

Federazioni interessate».

___

CALCIOPOLI I NUOVI SCENARI

Rossi: ecco cosa va chiarito

Diego Della Valle: «Faremo di tutto per arrivare alla verità»

Il tavolo è stato un primo passo importante. Ma la figura al centro del mirino resta quella dell’ex commissario Figc

di ELVIRA ERBI’ ft.BRUNELLA CIULLINI (Tuttosport 18-12-2011)

[notevole l'accoppiata femminile per un quotidiano sportivo su un tema così specifico: complimenti alle giornaliste ed al giornale - ndt]

TORINO. La tavolata al Coni ha effetti collaterali. Produce una certa

soddisfazione, produce comunicati, produce commenti. Di tutto e di più: così

non si archivia Calciopoli, ma si avanza. Tra polemiche e denunce, tra

puntualizzazioni e riflessioni. Con Guido Rossi , all’epoca dei fatti - il

2006 dei processi e delle condanne a tempo di record - commissario della

Federcalcio, sempre più nell’occhio del ciclone. Intanto, incassa l’azione

legale annunciata da Diego Della Valle , patron della Fiorentina. Ma nel

mirino, alla ricerca della verità, c’è tutta la sua attività di quel periodo

nero del calcio italiano, soprattutto il suo atto di forza: ovvero, la

consegna dello scudetto all’Inter.

NERO SU BIANCO Si va per gradi, per appunti, per assiomi. Magari fra il

signor Rossi e Della Valle ci sarà del pregresso, però tanta forza nel

controbattere è sintomatica. Come è sintomatico il comunicato dell’Inter che

ieri specificava, sul tavolo e sugli accordi non accordi. Intanto, il patron

viola prende nota e si prende una rivincita immediata: non è stato lui a far

saltare il tavolo, semplicemente chiedeva che il documento fosse scritto non

in politichese (i tifosi, ma non solo, non l’avrebbero capito). Per la prima

volta, comunque, si è messo nero su bianco - alla presenza dell’Inter - che

qualcosa nei processi sportivi non ha funzionato, che l’ambiente è stato

condizionato. Chiaro che così Agnelli e lo stesso Della Valle siano tutt’altro

che delusi. E’ un primo passo avanti. La ruggine, d’altronde, non si toglie

alla prima passata. «Il tavolo della pace non è servito dal punto di vista

formale, è servito però a riallacciare rapporti fra persone che si erano

allontanate dai fatti di Calciopoli e che erano magari anche amiche - dice

Della Valle in un’intervista a Maria Latella su Sky in onda in versione

integrale oggi -. Non so adesso che succederà, ma il tavolo della pace non ha

portato e prodotto novità: noi comunque continuiamo a voler sapere determinate

cose da Guido Rossi: perché fu tenuto quel comportamento contro la Fiorentina?

Faremo di tutto per arrivare alla verità». Insomma, c’è da voler chiarire una

volta per tutte.

DOPPIO RUOLO Chiarire, tanto per tornare a bomba, il ruolo di Guido Rossi,

non proprio un signor Rossi qualsiasi. Lui che per due volte è presidente

della Telecom. La seconda volta questo incarico gli viene affidato mentre è

commissario Figc: parte qui il battage mediatico che lo convince a lasciare la

Federcalcio. Ma per 4 giorni, dal 15 settembre al 19 settembre, c’è

sovrapposizione. Quantomeno inopportuna. Quantomeno indicativa. Lo stesso

signor Rossi, tifosissimo dell’Inter, è consigliere d’amministrazione

nerazzurro dal 1995 al 1999. Milly Moratti il giorno della sua nomina in Figc:

«È un uomo passionale, tutt’altro che compassato. Ricordo un gol importante

dell’Inter e ho in mente la sua reazione: si alzò e baciò e abbracciò mio

marito Massimo. Rimasi colpita da quella reazione istintiva». Quindi, non

super partes. Eppure, è lui che comanda e che assegna lo scudetto 2006

all’Inter. L’Uefa non pretendeva tale atto, bastava una classifica e gli

stessi saggi ( Coccia , Aigner e Pardolesi ) ribadiscono che non c’è obbligo.

Non solo, nel punto 20 affermano che l’assegnazione deve comunque avvenire a

una squadra sulla quale non sussistano dubbi riguardo a etica e moralità.

C’era tutta questa certezza sull’Inter? Per non dire poi della documentazione

mancante: si assegna lo scudetto senza un atto amministrativo ufficiale, ma

solo con un comunicato stampa (che non ha alcun valore) del 26 luglio.

Dettaglio al quale si è aggrappato, tra l’altro, il consiglio federale (nel

2011) per non revocare il titolo, quel titolo.

LEGAMI INOPPORTUNI E poi la squadra, intesa come staff di Rossi durante il

periodo orribile del pallone tricolore. Il vice è Paolo Nicoletti , figlio

dell’avvocato Francesco Nicoletti , stretto collaboratore e legale di fiducia

di Angelo Moratti. Nicoletti, dunque, è legato da rapporti professionali con

la Saras della famiglia Moratti. Conflitto di interessi? Di sicuro, con

sospetto di non essere soggetto completamente super partes. E come vice di

Borrelli alla procura federale viene scelto Marco Stefanini , a capo

dell’ufficio legale dello Spezia Calcio all’epoca della presidenza di Ernesto

Paolillo , dai primi di ottobre 2006 dg nerazzurro. Non bastasse, nell’estate

del 2005, nella Covisoc che riammette l’Inter al campionato (2005-06, sempre

quello) c’è Rossi, sempre Rossi. C’è così clamore che la Covisoc precisa: non

si è occupato direttamente del caso. Ma gira a rigira si torna sempre a monte.

A Rossi non proprio super partes.

===

PERIODO NERO

Tutti i lati oscuri dal 2004 in avanti

art.non firmato (Tuttosport 18-12-2011)

LE INDAGINI DEI CARABINIERI

Condotte tra il 2004 e il 2005 dall’allora maggiore Auricchio e coordinate dai

pm Narducci e Beatrice

La sparizione delle intercettazioni Delle 170mila telefonate registrate dai

Carabinieri di via Inselci a Roma è stata fatta una selezione che, di fatto,

ha escluso l’Inter e altri 7 club che - è stato poi certificato dalla stessa

procura Figc - avevano a loro carico violazioni, anche gravi, del codice di

giustizia sportiva. Al processo penale - e di fatto a quello sportivo -

arrivano solo telefonate che possono provare le violazioni di alcuni dirigenti,

soprattutto Moggi. Vengono censurate anche le telefonate che possono

alleggerire o scagionare Moggi. Queste telefonate emergono nel dibattimento

perché “scovate” nei cd dai legali di Moggi.

Il giallo dei baffi I marescialli che ascoltavano tecnicamente le telefonate,

in realtà, avevano segnalato le chiamate degli altri club e quelle scagionanti

per Moggi, attraverso un meccanismo di catalogazione per “rilevanza”

nell’indagine. Le più rilevanti avevano un triplo baffo rosso sul registro,

accanto alla data e ai numeri di telefono. Moltissime telefonate considerate

rilevantissime vengono poi depennate dalle informative, che formano la base

dell’accusa in sede penale e di tutti i processi in sede sportiva.

Coppola respinto Scoppiato lo scandalo, l’assistente Coppola andò dai

Carabinieri per contribuire alle indagini e denunciare, fra l’altro, le

pressioni ricevute dall’Inter. Si sentì rispondere: «Noi dell’Inter non

vogliamo sentire nulla»

Le schede svizzere non intercettate Una delle prove più importanti per

l’accusa era l’esistenza di schede sim con cui Moggi e il mondo arbitrale

potevano entrare in contatto senza essere intercettati. Ma è stato provato in

aula che le schede di qualunque nazione possono essere intercettate sul

territorio nazionale. Nessuno ha spiegato perché Auricchio non dispose

l’intercettazione di queste utenze che potevano fornire prove certe. Inoltre,

l’attribuzione delle schede avviene attraverso i tabulati di collegamento alle

varie cellule radio: se una scheda si collegava da Arezzo viene associata

all’arbitro Bertini. Un meccanismo, è stato dimostrato in aula, né scientifico,

né esatto.

LE INDAGINI SPORTIVE

Condotte dal maggio al luglio 2006 da Francesco Saverio Borrelli, nominato

“superprocuratore” da Guido Rossi

Bergamo inascoltato L’8 giugno 2006 gli inquirenti sportivi della procura

federale interrogano l’ex designatore Paolo Bergamo, teorico complice di

Moggi. In una lunghissima audizione (verbalizzata), lui afferma che sentiva al

telefono praticamente tutti i presidenti, dirigenti o allenatori della Serie A

e nomina in modo specifico Giacinto Facchetti (Inter), Arrigo Sacchi (Parma) e

Leonardo Meani (Milan). La rivelazione però non viene approfondita: su altri

dirigenti non si indaga e non si cercano altre intercettazioni.

Nucini ignorato Nel periodo delle indagini, Borrelli ignora interviste che

potrebbero essere importanti per le indagini o per chiarire la responsabilità

di soggetti non indagati. Nella fattispecie Danilo Nucini, l’arbitro che

contatta Facchetti e denuncia (già nel 2003) il meccanismo che due anni dopo

prende corpo in quello che ora chiamiamo Calciopoli, nel giugno del 2006 parla

con Repubblica e racconta i suoi rapporti con l’allora presidente dell’Inter

(di per sé già una violazione) e di come le sue parole avevano fatto partire

un esposto alla Procura di Milano e delle indagini private. Nucini non viene

ascoltato.

Tavaroli trascurato Anche Tavaroli racconta ai giornali di aver commissionato

per conto dell’Inter indagini private (illegali) sull’arbitro De Santis (oltre

che sul giocatore Vieri, slegate da Calciopoli). Durante le indagini gli

inquirenti ignorano la questione. Più avanti, dalle deposizioni del processo

Telecom si apprende che sotto controllo erano stati messi anche i telefoni

della sede della Juventus e di alcuni suoi dirigenti. Tavaroli, all’epoca

responsabile della security Telecom, era stato messo in contatto con Moratti e

Facchetti da Marco Tronchetti Provera.

Le indagini interrotte Quando Borrelli lascia il ruolo di procuratore Figc a

Stefano Palazzi invita a proseguire un lavoro di indagine su Calciopoli,

perché ha la sensazione che non tutto sia emerso. Sensazione confermata dai

fatti. Palazzi però non apre (o non riapre) nessun fascicolo e quando

finalmente prende in mano le intercettazioni dimenticate nel 2006 è troppo

tardi. La sua durissima relazione del 1° luglio (nella quale contesta

all’Inter l’illecito sportivo) è in realtà virtuale, perché tutto è

prescritto. Se avesse aperto un fascicolo dopo l’invito di Borrelli, l’Inter

sarebbe stata processata.

===

Moratti, precisazione sul comunicato

di STEFANO PASQUINO (Tuttosport 18-12-2011)

MILANO. Stavolta tocca a Massimo Moratti partire all’attacco. Obiettivo quello

di puntualizzare nuovamente alcuni concetti già espressi nel corso del tavolo

della pace, ovvero che le sentenze su Calciopoli - da quella di Ruperto in

avanti - non vanno discusse in quanto sono un dato di fatto da cui non si può

prescindere. Una linea politica spiegata già nel rendez-vous del Coni e

ribadita pure a microfoni unificati nell’ultima esternazione presidenziale,

datata venerdì: «Ci sono fatti collegati a cose più importanti di noi, come le

sentenze dei tribunali, questioni che vanno al di là dei rapporti personali».

Perché Andrea Agnelli sarà pure «un signore» con cui magari è anche piacevole

discutere, ma le sentenze (quelle sportive e quella del processo di Napoli)

per Moratti non possono essere oggetto di dibattito.

IL COMUNICATO Per questo mai, fanno sapere all’Inter, il presidente avrebbe

firmato il comunicato-documento abbozzato dal Coni, come peraltro sottolineato

in una nota ufficiale pubblicata ieri sul sito del club per rendere ancor più

forte la posizione di Palazzo Saras: “In merito al comunicato proposto dal

Coni durante l’incontro di mercoledì a Roma e alle tante e diverse

interpretazioni fornite in questi giorni da alcuni organi d’informazione, F. C.

Internazionale precisa che non è mai stato raggiunto un accordo sul comunicato

stesso durante la riunione né, più specificatamente, il documento è stato

approvato dal dottor Massimo Moratti”.

«STIAMOCI ZITTI» Polemiche a cui non vuole unirsi Claudio Ranieri che -

peraltro - aveva accolto con grande scetticismo la notizia dell’istituzione di

un tavolo della pace per chiudere i conti con Calciopoli. Ciò nonostante,

Ranieri ha preferito evitare di commentare ulteriormente quanto accaduto a

Roma: «Meno se ne parla, meglio è - l’epitaffio del tecnico - Già abbiamo dato

scandalo in tutto il mondo, quindi stiamoci zitti». Anche perché, il primo

problema dell’allenatore è quello di risollevare la squadra in classifica,

visto che la zona Champions continua a essere un puntino lontano all’orizzonte.

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ZELIG

___

La crociata Inter: cambiare faccia anche alla serie A

di RICCARDO SIGNORI (Il Giornale.it 18-12-2011)

In attesa di cambiar faccia al suo campionato, l'Inter vorrebbe cambiare

faccia al campionato. Proposta rilanciata da Moratti («Rose più strette, meno

partite, si spende meno»), sposata da un entusiasta Ranieri, anche per

dimenticare Calcipoli e il tavolo dellapace. «Meno ne parliamo, meglio è.

Abbiamo già dato scandalo in tutto il mondo, meglio stare zitti».

Se avessimo una lega e una federcalcio col famoso sale in zucca, l'idea

sarebbe già agli atti e forse avviata. La serie A sta perdendo fascino, fino a

marzo tutto conta poco. L'Inter lo dimostra: tre settimane fa era sull'orlo

della zona retrocessione. Oggi è già dietro le squadre che contano. Le

basterebbe vincere le due partite prima della sosta per sistemarsi ancora

meglio, contando su qualche passo falso altrui.

Troppo facile questo andar su e giù, senza dare credibilità ai risultati di

un intero girone d'andata. Il campionato corto servirebbe a creare più

suspence, i giocatori avrebbero più recupero, forse ci sarebbe qualche

infortunio in meno. E Ranieri conferma: «Se dite che nel nostro campionato ci

sono troppe squadre, io accompagno l'idea. Se c'è da far battaglia, sono

pronto. Giochiamo sempre, senza un attimo di sosta. A gennaio arriverà anche

la coppa Italia. In un campionato con meno squadre si lavorerebbe meglio, il

campionato ne avrebbe vantaggio e ci sarebbero vantaggi anche in Europa. E non

stiamo a guardare Spagna o Inghilterra. Ci sono mentalità diverse, ognuno

rispecchia la sua cultura. Il nostro deve rispettare la sua, fatta anche di

tradizione difensiva. Qui se una partita finisce 3-2 siamo i primi a

sottolineare che le difese non hanno lavorato bene. In Spagna invece pensano

solo a segnare, in Inghilterra curano l'agonismo».

Ranieri parla di tradizione difensiva confortato dal fatto che l'Inter ha

ricominciato a prendere quota quando la difesa ha subito meno gol (2 nelle

ultime 5 sfide di campionato). Anche se il karma, come direbbe il tecnico, non

cambia: «L'Inter cercherà sempre di vincere. Moratti è l'uomo più innamorato

di questa squadra: garantirà qualità e prospettiva». E dopo un anno, l'Inter

giocherà da squadra ex campione del mondo: la coppa Intercontinentale è finita

stamane in altra bacheca. L' inizio di campionato non ha valorizzato quel

successo, il girone di Champions ha medicato qualche ferita. Ora tocca tornare

Inter, il campionato dei lumaconi concede un'altra chance. A Cesena, sulle

insidie (per muscoli delicati) di un campo artificiale, riecco Maicon, Pazzini

e Milito riproveranno insieme, poi toccherà a Forlan, saggiato più volte in

allenamento. Manca qualche gol: stavolta in attacco.

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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 18-12-2011)

"Rossi? Si nasconde sotto il letto"

Della Valle attacca, Petrucci non molla

Giovanni Petrucci non lo considera un fallimento anche se il famoso tavolo

della pace su Calciopoli non ha prodotto i risultati sperati. Il documento da

presentare al governo non ha avuto le firme dei nove protagonisti, sempre che

il governo possa interessarsi adesso ai problemi dello sport (pare che il

ministro Piero Gnudi sia stato molto freddo ed evasivo con il Comitato

paralimpico che rischia di chiudere i battenti....). Ma Petrucci adesso sta

raccogliendo consensi e inviti a non mollare: chissà che fra un po' di tempo

non voglia e non possa fare un altro tentativo per riportare un po' di

serenità nel mondo del calcio. D'altronde ha il grosso merito di averci

provato: Abete non c'era riuscito, la Lega di A non si interessa assolutamente

di questo problema ma solo dell'articolo 22 delle Noif (e domani festeggia il

Natale con canti e balli....). Diego Della Valle invece picchia duro contro

l'ex commissario Figc, Guido Rossi. ''No, non ha risposto nulla: si nasconde

sotto il letto'': così, intervistato da Sky, il patron della Fiorentina.

''Vogliamo saper cosa è successo in quel periodo'', ha spiegato Della Valle,

''se il processo è stato istituito correttamente''. Da parte nostra - ha

aggiunto - ''siamo certi che quelle cose andavano rilette, anche se non tutte,

anche in altro modo''. Insomma ''ci sono tutti gli elementi per chiedere

chiarezza'', la Fiorentina vuole ''solo sapere la verità'''. Per questo, dopo

essere stato condannato anche a Napoli, ora il patron viola vuole portare in

tribunale non solo Guido Rossi ma anche i pm Narducci e Beatrice e

l'investigatore Auricchio. Sul cosiddetto tavolo della pace Della Valle ha

affermato che non è vero che non è servito a niente. ''E' servito - ha detto -

per far riparlare delle persone. Che si sono chiarite pur rimanendo, nelle

parti sostanziali, sulle loro posizioni''. Petrucci, insomma, ''ha avuto un

mezzo risultato''. Sulla richiesta di risarcimento da parte della Juventus nei

confronti della Figc, il patron dei viola ha sottolineato che ''queste cose

hanno tempi lunghi e percorsi tortuosi'', ma che comunque ''Andrea Agnelli ha

idee molto chiare'' e ''vuole che ci sia chiarezza''.

Arbitri, che succede? Errori a Milano e Firenze

Arbitri, che succede? Dopo i gravi errori di Rocchi (vedi Bologna-Milan),

ecco Bergonzi che in Milan-Siena dà un rigore generoso a Boateng, mentre

Peruzzo fa ancora peggio in Fiorentina-Atalanta (il gol di Jovetic è viziato

da un fallo di mano di De Silvestri mentre nella ripresa viene negato un

chiaro rigore ai nerazzurri). Pochi problemi invece per Giancola in

Chievo-Cagliari. Sinora la stagione degli arbitri era andata benino: qualche

errori degli assistenti, soprattutto, ma nel complesso poche proteste. Ora

questi sbagli tutti insieme: sarà necessario che durante la sosta il

designatore Stefano Braschi richiami i suoi ad una maggiore attenzione e

concentrazione. Come abbiamo detto, venti arbitri della Can di A sono pochi, e

il ricambio con la B è modesto. Bisognerà correre ai ripari. Inoltre uno bravo

(ma sfortunato) come Rocchi in futuro dovrà essere tenuto lontano soprattutto

dall'Inter (vedi gli sbagli nella gara col Napoli) e forse anche dal Milan. Un

problema in più per Braschi. In gennaio intanto si terrà il consueto incontro

fra arbitri, allenatori e capitani: quanto mai utile di questi tempi.

Appuntamento a Fiumicino, quasi sicuramente lunedì 16. Speriamo che non ci

siano assenze come è capitato in passato, soprattutto di chi parla molto coi

giornali e poi sfugge al confronto.

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CALCIOPOLI OGGI L’ALTA CORTE

Un Palazzi, 2 velocità

Altro caso di disparità: nel 2007 sprint per Calciopoli bis, nel 2010...

Nel frattempo il Brescia ricorre contro la relazione del procuratore

federale. E sono in arrivo sorprese sul caso radiazioni

di ALVARO MORETTI (Tuttosport 19-12-2011)

LA SCENA, oggi, sulle vicende attorno a Calciopoli la potrebbe rubare l’Alta

Corte presso il Coni. Per due ordini di motivi: si stanno per chiudere i tempi

delle memorie che i radiati Moggi , Giraudo e Mazzini e la Figc devono

presentare al presidente Chieppa e al suo collegio per arrivare ad un giudizio

definitivo in sede sugli ergastoli sportivi e le sorprese sono sempre

all’ordine del giorno; ma oggi è in programma, dopo un rinvio tecnico,

l’udienza per il ricorso che il Brescia Calcio e il suo avvocato Catalanotti ,

parte civile al processo di Napoli contro Fiorentina e Lazio (la Juve, come

sappiamo se l’è cavata), hanno presentato contro la Figc per vedere cancellata

la relazione Palazzi .

NIENTE MACERO Eccola una cosa che dovrebbe interessare Della Valle : proprio

lui che - grazie alla relazione Palazzi e le udienze di Napoli - ha scoperto

disparità di trattamento e motivi per denunciare in ogni sede chi poteva e non

fece, oggi vedrà i giudici pronunciarsi su chi non voleva neanche vedesse la

luce quella relazione di 70 pagine che ha messo a soqquadro. La controparte è

la Figc, ma si sono inseriti come parte resistente (per una volta al fianco

della Figc) i legali di Moggi: loro hanno straordinario interesse che - per

quanto prescritti o improcedibili - i comportamenti di cui alla relazione non

vengano mandati al macero, anche ufficialmente. Moralmente quei fatti stanno

lì, punto e basta.

ILLEGITTIMO Il Brescia, in realtà, non sarebbe legittimato a quel ricorso:

Palazzi, infatti, sulla posizione di Governato indaga come direttore sportivo

e non come uomo-Brescia (è Pairetto in una telefonata a dirlo). E se non è

citato, il Brescia non ha interesse al ricorso, secondo i più. Vedremo: Moggi

resiste perché la relazione Palazzi dimostra, secondo l’avvocato Prioreschi e

i suoi colleghi, che non c’era affatto l’esclusiva per i rapporti a base di

griglie, cene e amicizia coi designatori. Tema forte per la richiesta di

annullamento della radiazione.

IL BIS Proprio su quel fronte, però, ecco un’altra chicca per chi - al tavolo

e fuori - ha molto da eccepire sulla par condicio investigativa della Figc.

Non solo Guido Rossi : sulle vicende di Preziosi molto abbiamo detto, però

dallo studio delle memorie federali, i legali di Moggi hanno riscoperto la

vicenda della Calciopoli Bis del Natale 2007. L’ultima informativa del 10

dicembre 2007, concessa a Palazzi dai pm di Napoli il 21 dicembre: Moggi viene

intercettato a lungo anche dopo la storia del 2006 e vengono messi sotto

indagine e taluni sanzionati dirigenti di club e federali (ricorderete le

dimissioni di Punghellini , gli interrogatori a tappeto durante il Natale).

Fece presto, allora, Palazzi: sentenze o archiviazioni per tutti entro il

settembre 2008. Usando e citando solo le informative dei carabinieri, non

telefonate trascritte e periziate. Ma non doveva essere quella la prassi da

bollino blu, sciorinata da Palazzi come giustificazione per i 15 mesi di tempo

utilizzati per la Calciopoli 2 sulle telefonate di Inter et alia? Palazzi, tra

fine 2007 e il 2008 usa il sistema antico, modello Borrelli 2006: le

informative (senza trascrizioni periziate) vanno bene. Nel 2010, con tanto di

audio a disposizione, no... Interessante, no? Come interessante la solerzia

con cui i pm di Napoli forniscano le informative su fatti davvero minori (era

vietato parlare con lo squalificato Moggi), ma sulle telefonate dell’Inter -

rilevantissime a livello sportivo -, sui baffi niente. Niente di rilevante

penalmente, si autocertificano alla Procura di Napoli. E quanto erano

“rilevanti” le telefonate con Spinelli , Cairo , Foschi , Punghellini, Secco ,

Gravina etc. parlando di calcio e basta finite al vaglio di Palazzi sotto

Natale, nel 2007? Allora la prescrizione sportiva non era scattata per i

tesserati messi sotto indagine nel 2010...

===

Della Valle: «Rossi? Nascosto sotto il letto»

di ELVIRA ERBI' (Tuttosport 19-12-2011)

IL TAVOLO della discordia sta diventando della concordia. Poco per volta, con

pazienza. E l’ex commissario della Federcalcio ai tempi di calciopoli, Guido

Rossi, resta una costante: sì, bersaglio assoluto. Diego Della Valle, patron

della Fiorentina, ha ribadito nell’intervista a Maria Latella - andata in onda

ieri su Sky - che vuole «sapere cosa è successo in quel periodo e se è stato

istruito correttamente il processo: siamo certi che quelle cose andavano

rilette, anche se non tutte, in altro modo. Vogliamo solo sapere la verità». E,

invece, il signor Rossi «non ha risposto nulla e si nasconde sotto il letto».

Mentre le altre parti in causa, lentamente, provano un avvicinamento. Nel

tavolo «le cose scritte dal Coni sono di importanza rilevantissima, è stata

un’opera meritoria di chiarezza», senza tralasciare il fatto che l’incontro «è

servito per far parlare delle persone che si erano allontanate, che erano

magari amiche e che, pur rimanendo sulle proprie posizioni, si sono chiarite

sugli atteggiamenti del momento. Dal punto di vista umano è stato utile».

Della Valle dice pure che la Juve - il cui ricorso al Tar è per richiesta

danni di quasi 444 milioni - ha «ottenuto un mezzo risultato e credo che lo

possa ottenere tutto». Mentre per quanto riguarda l’esposto sullo scudetto

2006 ammette che ci sono «tempi lunghi e percorsi tortuosi, ma Andrea Agnelli

ha le idee molto chiare, vuole chiarezza e fa bene a ricercarla. È una persona

perbene».

AVANTI Gianni Petrucci, presidente del Coni, ammette pure lui che sì, il

tavolo «anche se non ha raggiunto il risultato finale, è servito a creare dei

presupposti importanti. Un buon percorso, dunque è stato fatto, e quindi non è

stato un fallimento». E va oltre: «Dalle telefonate che ricevo, tutti mi

dicono di andare avanti, ma adesso io, ovviamente, mi fermo. Diciamo che il

rapporto è stato molto utile, anche perché abbiamo sfiorato il problema delle

riforme del calcio». Alla prossima...

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IL ROMPI PALLONE di GENE GNOCCHI (GaSport 19-12-2011)

Venerdì è nato il figlio di Andrea Agnelli: si chiama Giacomo Dai.

Ieri è nato il figlio di Moggi: si chiama Già Accomodai.

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grande alvaro morettil.

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