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CRAZEOLOGY

Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"

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Vabbè, in questo topic c'entra poco, ma in questi giorni c'è stata un'asta di opere d'arte a New York. Hanno venduto cagate pazzesche e invece sono rimasti invenduti un Caravaggio e un Canaletto.  .oddio

Ecco, a naso, se ci fosse stato in vita l'Avvocato, credo che dai fondi esteri sarebbero usciti alcuni soldini e li avrebbe presi entrambi poco dopo l'asta, con una trattativa privata, se li sarebbe goduti per un po', e quando gli fossero venuti a noia poi li avrebbe messi nella pinacoteca-cassaforte del Lingotto. 

Tra le altre cose mi sembra che un paio di meravigliosi Canaletto ci siano già in quella sua collezione...  

Un Caravaggio poi, che io sappia gli mancava, e penso che se lo sarebbe preso senza indugi. 

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26 FEB 2015 11:24

IL TESORONE DEGLI AGNELLI – CON LA VENDITA DELL’IMMOBILIARE, EXOR PUÒ AUMENTARE IL SUO GRUZZOLO CASH A 3 MILIARDI E MEZZO (CI PUÒ COMPRARE 6 RCS, MA ANCHE FARE QUALCOSA DI PIÙ FURBO)


Con la vendita dell’americana Cushman&Wakefield per 2 miliardi, la finanziaria degli Agnelli andrebbe a ingrossare la liquidità già aumentata con la cessione della quota in Sgs. Il mercato già si interroga su quale sia il “colpo grosso” che hanno in mente a Torino... -

Paolo Griseri per “la Repubblica”

Exor vuole fare cassa e si torna a parlare di future alleanze. Nonostante gli oltre due miliardi di liquidità che già possiede, la finanziaria degli Agnelli intende cedere la partecipazione in Cushman&Wakefield, una delle principali società mondiali nei servizi immobiliari.

Secondo le indiscrezioni raccolte a New York dal Wall Street Journal la valutazione complessiva di C&W sarebbe di 2 miliardi di dollari. Morgan Stanley e Goldman Sachs sarebbero state incaricate di trovare il compratore. Exor fa sapere di non essere intenzionata a cedere a concorrenti di C&W nell’immobiliare. Il pacchetto dell’81 per cento oggi in mano alla finanziaria degli Agnelli dovrebbe dunque essere ceduto a fondi di investimento.

Non è difficile calcolare quanto Exor guadagnerebbe dall’operazione. Se davvero la società venisse valutata 2 miliardi di dollari, la cessione del pacchetto dell’81 per cento porterebbe nelle casse di Torino 1,6 miliardi di dollari. Una quantità di cassa molto significativa. Nel 2007, quando Exor entrò in C&W, pagò il 71,5 per cento della società 625 dollari.

Oggi quel 71,5 per cento varrebbe 1,4 miliardi di dollari. La plusvalenza sul pacchetto originario sarebbe dunque di 800 milioni, più del 100 per cento di incremento in otto anni. Tutto questo, va sottolineato, nel caso in cui Morgan Stanley e Goldman Sachs riuscissero davvero a trovare il compratore disposto a pagare due miliardi di dollari la società.

Con gli oltre due miliardi di euro incassati dalla cessione della quota in Sgs e il miliardo e mezzo di euro che arriverebbe dalla vendita di C&W, la liquidità della finanziaria torinese supererebbe i 3,5 miliardi. Una cifra molto importante. Nel comunicato ufficiale diffuso ieri non si fa alcun riferimento a possibili investimenti da sostenere con la liquidità guadagnata dalla cessione di C&W. Ufficialmente anzi Exor parla di «normale attività » di ricerca di acquirenti, tipica di una società di investimento e si aggiunge che «al momento non ci sono transazioni da comunicare, né vi è alcuna garanzia che l’analisi in corso si concluda con una vendita».

Eppure fonti autorevoli a Torino scommettono sul fatto che Exor abbia già individuato il possibile affare in cui impiegare il consistente gruzzolo accumulato. Tiene banco, naturalmente, l’ipotesi più volte avanzata senza esito di una futura alleanza tra Fca e altri costruttori, ipotesi che Marchionne non ha mai escluso. Scenario rilanciato ieri dal Ft ma che in questo momento non trova conferma.

Anche perché, si fa notare, nell’ultima intervista rilasciata a Bloomberg John Elkann ha parlato di possibili alleanze in termini opposti, immaginando, al contrario una diluizione dell’attuale quota degli Agnelli in Fca, grazie ai diritti di voto doppi garantiti dalla legge olandese.

Il bersaglio grosso di Exor rimane dunque ancora misterioso. Il power fire di Torino continua però ad aumentare e con un proiettile di grandi dimensioni c’è da immaginare che la preda sia consistente.

Ieri Borsa italiana ha comunicato che Sergio Marchionne ha esercitato i diritti maturati con le stock grant. L’ad del Lingotto ha venduto azioni Cnh incassando 4,5 milioni di euro e con una parte dei proventi di quella vendita ha pagato le tasse. Marchionne detiene ora lo 0,8 per cento del capitale di Cnh e l’1,1 del capitale di Fca.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/tesorone-agnelli-vendita-dell-immobiliare-exor-pu-95305.htm

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26 FEB 2015 16:05

CIUFF CIUFF! - NTV, IL TRENO COL CIUFF DI MONTEZEMOLO-DELLA VALLE, NOMINA FLAVIO CATTANEO AMMINISTRATORE DELEGATO - PERRICONE RESTA PRESIDENTE, MA IL TEMA RESTA IL DEBITO -


Il consiglio d'amministrazione di Ntv approva il nuovo piano strategico con il relativo business plan, e ha nominato Flavio Cattaneo amministratore delegato, conferendogli tutte le deleghe alla gestione...

(ANSA) - Il consiglio d'amministrazione di Ntv, riunitosi oggi, ha approvato il nuovo piano strategico con il relativo business plan, e ha nominato Flavio Cattaneo amministratore delegato, conferendogli tutte le deleghe necessarie alla gestione della società. Lo si legge in una nota. Antonello Perricone mantiene la carica di Presidente.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/ciuff-ciuff-ntv-treno-col-ciuff-montezemolo-valle-nomina-95338.htm

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26 FEB 2015 16:08

BANCHE & POLTRONE - GUZZETTI & BAZOLI, I VECCHIETTI TERRIBILI DELLA FINANZA BIANCA, VORREBBERO COME EREDI FABRIZIO SACCO-DANNI E PAOLO COLOMBO – GLI ARABI DI UNICREDIT, PRIMI AZIONISTI, CONTRARI ALLA RICONFERMA DI VITA E MONTEZEMOLO


Con l’effetto abbastanza curioso che le principali banche del Paese sarebbero tutte in mano alla finanza bianca (visto che anche l’ad Federico Ghizzoni è cattolicissimo) e con tanti saluti ai cappucci e alla ridotta laica di Mediobanca….

DAGOREPORT

Abramo Bazoli, che va per gli 83 anni, a questo punto vuole semplicemente il lusso di scegliersi lui il successore e in questa fase lo avrebbe individuato nel cattolicissimo Fabrizio Saccomanni, ex ministro del Tesoro nello sfortunato governo dell’amico (di Bazoli) Enrico Letta.

Lo stesso vuol fare l’amico e sodale Giuseppe Guzzetti, 80 anni suonati, che lascerebbe la Fondazione Cariplo solo nelle mani del commercialista bocconiano Paolo Andrea Colombo, ex presidente dell’Enel e con un passato in vari cda, dalla Saipem alla Pirelli, passando per Telecom e Publitalia.

E già che siamo in tema di banche, occhio alle poltrone anche in casa Unicredit. La presidenza di Giuseppe Vita è in scadenza e i rumors meneghini dicono che proprio uno tra Saccomanni e Colombo potrebbe andare in piazza Cordusio.

Con l’effetto abbastanza curioso che le principali banche del Paese sarebbero tutte in mano alla finanza bianca (visto che anche l’ad Federico Ghizzoni è cattolicissimo) e con tanti saluti ai cappucci e alla ridotta laica di Mediobanca.

Ghizzoni comunque tifa per una conferma di Vita, che ha il grande pregio di non fargli alcuna ombra. Mentre la conferma del tandem con Ghizzoni irrita il fondo arabo Aabar (primo socio con il 5%) che vorrebbe contare di più e però è diviso in due fazioni: coloro che vogliono liberarsi di Luca Cordero di Montezemolo, vicepresidente di Alitalia in possibile conflitto d’interessi visti i debiti della compagnia con la banca, e coloro che invece vogliono una sua conferma in piazza Cordusio.

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26 FEB 2015 18:50

MEDIABANCA, ADDIO AL PATTO - IL SALOTTO DELLA FINANZA LAICA CHE HA DOMINATO E CONDIZIONATO L'ITALIA, VA IN SOFFITTA - ALCUNI SOCI ITALIANI (PESENTI IN TESTA) VOGLIONO MANO LIBERA SULLE PROPRIE QUOTE


A settembre potrebbero arrivare disdette da soci italiani che porterebbero dal 31,4% fin sotto il 25% le quote sindacate. Ma il 25% è la soglia minima stabilita perchè il patto resti in vigore. Se si scenderà sotto quel livello l'accordo si scioglierà automaticamente - Nagel e Pagliaro preparano la riforma della governance...

1.MEDIOBANCA: POSSIBILE SCIOGLIMENTO PATTO A SETTEMBRE
Radiocor - Il patto di Mediobanca potrebbe sciogliersi gia' a settembre dal momento che alcuni soci italiani potrebbero chiedere di avere mano libera sulle proprie quote facendo calare le partecipazioni vincolate sotto la soglia del 25%. E' quanto si apprende da fonti vicine ai soci del gruppo bancario. 'A settembre - e' il ragionamento che viene fatto- avremo la finestra per la disdetta del patto.

Oggi lo zoccolo forte e' pari al 25% del capitale, ma sotto questa soglia il patto si scioglie'. Tra i candidati a chiedere maggiore liberta' di azione sulle proprie quote sono soprattutto i soci italiani: 'Tra gli azionisti esteri e' praticamente rimasto il solo Bollore' che ha gia' fatto intendere di voler restare - viene osservato - piuttosto bisogna guardare ad alcuni soci italiani'.

Pesenti, in passato, era sembrato scettico sull'opportunita' di proseguire nel patto anche se all'ultimo rinnovo ave va comunque apportato una quota che consenti' di mantenere oltre il 30% la partecipazione vincolata del patto. Ora pero' si sottolinea in che misura possa essere utile per la famiglia lombarda restare in un sindacato di blocco ma non di voto. 'Vedremo cosa decidera'', spiega la fonte.

2.MEDIOBANCA: AVVIA CANTIERE GOVERNANCE, IPOTESI CDA A 15 MEMBRI
Radiocor - Mediobanca ha avviato il cantiere sulla governance, anche per recepire le indicazioni di Bankitalia, con una riunione informale dei consiglieri e dei manager durata poco piu' di due ore e terminata verso le 13. 'L'ipotesi - spiega una fonte - e' quella di ridurre il numero dei consiglieri a 15' dagli attuali 18.

A scendere sara' soprattutto il numero dei manager: 'La soluzione piu' logica e' quella di ridurli a tre, l'a.d. Alberto Nagel, il presidente Renato Pagliaro e il dg Francesco Saverio Vinci'. Pagliaro resterebbe presidente, 'ma non potra' presiedere il comitato esecutivo perche' lo chiede Bankitalia'. Le prossime tappe prevedono una possibile nuova riunione informale prima del prossimo cda anche se non e' stata ancora fissata una data. Il progetto per la nuova governance potrebbe essere pronto 'entro giugno per poi arrivare con una proposta alla prossima assemblea di ottobre'.


3.SALTA ANCHE IL SALOTTO DEI SALOTTI
Giovanni Pons per “la Repubblica”


La notizia era nell'aria ma fa comunque scalpore: anche Mediobanca non avrà più il suo patto di sindacato. A settembre potrebbero arrivare disdette da soci italiani che potrebbero portare dal 31,4% fin sotto il 25% le quote sindacate. Ma il 25% è la soglia minima stabilita perchè lo stesso resti in vigore. Dunque se si scenderà sotto quel livello l'accordo si scioglierà automaticamente. Ma chi sono i soci italiani intenzionati a non restare nel sindacato di blocco?

Per ora non sono usciti allo scoperto ma tra questi dovrebbe esserci sicuramente il gruppo Pesenti che aveva già limato la propria quota in occasione dell'ultimo rinnovo. "In che misura ha senso restare in un sindacato di blocco e non di voto?", filtra da una fonte anomina vicina a Mediobanca. In effetti non ha molto senso. Meglio avere le mani libere e poter vendere le azioni Mediobanca qualora si rendesse necessario per motivi di portafoglio, visto che ormai anche a piazzetta Cuccia conta il consiglio di amministrazione più che l'accordo tra i soci.

Il management sotto la spinta decisiva di Alberto Nagel e Renato Pagliaro si sta sempre più orientando agli standard di governance internazionale. Il prossimo cda dovrebbe ridurre il numero dei consiglieri a 15 con una riduzione da cinque a tre dei manager presenti. Inoltre il presidente, Pagliaro, non dovrebbe più avere cariche esecutive e dunque non potrà più presiedere il comitato esecutivo.

Uno snellimento non da poco che va di pari passo con la rifocalizzazione dell'attività della merchant bank al di fuori dell'attività di detenere partecipazioni in società strategiche. Un cambio di pelle sostanziale rispetto alla storia di Mediobanca e del suo fondatore Enrico Cuccia ma che continua da due anni a questa parte, un passo alla volta, ma inesorabile. Dopo Rcs, Pirelli, Telecom, Gemina ora anche il salotto dei salotti non sarà più tale ma assomiglierà a una normale società finanziaria.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/mediabanca-addio-patto-salotto-finanza-laica-che-ha-dominato-95365.htm

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27 FEB 2015 12:30

1. COSA C’ENTRA IL “CORRIERE DELLA SERA” CON LA (S)VENDITA DI RCS-LIBRI ALLA MONDADORI? - 2. NELLA “BOZZA” D’INTESA PER L’ACQUISIZIONE DI RCS-LIBRI DA PARTE DEL CONCORRENTE STORICO MONDADORI CI SAREBBE UNA CLAUSOLA CHE IMPEDIREBBE AL “CORRIERE DELLA SERA” DI EDITARE IN FUTURO LIBRI DA MANDARE IN EDICOLA O NEI BOOK STORE


DAGOREPORT

Cosa c’entra il “Corriere della Sera” con la (s)vendita della Rizzoli libri al concorrente storico Mondadori?
C’entra eccome, come vedremo.

E non soltanto perché il quotidiano di via Solferino non trarrà alcun effetto vataggioso dalla cessione della vecchia e gloriosa “R” verde per un piatto di lenticchie (120-150 milioni a fronte di un fatturato annuo di oltre duecento).
Più o meno, la vendita (o l’acquisto) di un paio di giocatori del Milan o della Juventus, ma senza costi aggiuntivi per il loro ingaggi milionari.
Anzi.
A quanto risulta a Dagospia nella “bozza” d’intesa tra i manager Fininvest, guidati da Fedele Confalonieri ed Ernesto Mauri, e l’ad dell’Rcs Rotolone Scott(ex) ci sarebbe una clausola - fin qui rimasta segreta -, che in futuro impedirebbe al Corrierone di editare libri da mandare in edicola o nei Bookstore.

Compresi, a quanto sembra, quelli curati dalla “Fondazione Corriere” presieduta dal notaio Piergaetano Marchetti, contrarissimo alla sciagurata incorporazione della Rizzoli nel gruppo di proprietà di Silvio Berlusconi.

E questo sì che sarebbe un vero e proprio attacco alla liberta di stampa. Libertà di stampa(re) intesa alla lettera. Nel senso che si vieterebbe a un possibile concorrente-editore di produrre le proprie opere.
E chissà se di fronte a un simile diktat bulgaro vorranno aggiungere il proprio grido di dolore anche gli autori, primo firmatario Umberto Eco, che si batte contro l’annunciato progetto di concentrazione (quasi il 40% del mercato editoriale). 

Nell’ultimo anno i volumi prodotti, a costo zero, dalla redazione tra l’altro hanno portato nelle casse (vuote) del gruppo oltre 9 milioni di euro.
Quindi, a ben vedere, sarebbero pesantissimi anche sul piano economico gli effetti collaterali sul Corriere dalla ventilata alienazione della Rizzoli libri.
Progetto avanzatissimo che sarà al centro del prossimo consiglio d’amministrazione dell’Rcs convocato per il 2 marzo.
Intanto, vanno avanti in Mediobanca - sotto la regia di Renato Pagliaro, ma senza risultati concreti - le trattative tra gli ex soci pattisti del gruppo.
Venerdì scorso il presidente di Fca, John Elkann, è stato a lungo in piazzetta Cuccia per spiegare ancora una volta ai suoi interlocutori che i torinesi sono pronti a mettere i soldi nell’impresa salvataggio Corriere, ma intendono entrare “da padroni” nella gestione dell’Rcs (o di quel che resterà). 

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/cosa-entra-corriere-sera-vendita-rcs-libri-95400.htm

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6 MAR 2015 11:17

OPERAZIONE MONDAZZOLI – OGGI IL CDA DI RCS POTREBBE DARE UN PRIMO VIA LIBERA ALLA CESSIONE DEI LIBRI, CON BENEDIZIONE SUPREMA DI RENZI (AVRA' UN DIRETTORE AMICO AL CORRIERE) – LO STIPENDIUCCIO DI PAOLINO MIELI: 600 MILA EURO IN BILICO


Renzi: “Il problema di Rcs, vogliamo dirlo?, è che un’azienda straordinaria è stata fortemente indebolita. Non mi preoccupo di Mondadori, mi preoccupo di Rizzoli-Corriere della Sera il cui valore è stato distrutto da scelte discutibili». State sereni.... -

1. DAGONEWS
Pare che non sia elegante parlare di soldi, a certi livelli, ma qualcuno lo deve pur fare. Nella partita Mondazzoli c’è anche la poltrona in bilico di Paolino Mieli, presidente di Rcs Libri. In caso di vendita, per Rotolone Scott Jovane, affamato di tagli, sarebbe un risparmio aggiuntivo di 600 mila euro l’anno (la cifra comprende anche la collaborazione al Corriere)

2. RCS LIBRI, RESTA APERTO DIALOGO CON MONDADORI MA DECIDERÀ IL NUOVO CDA
Giovanni Pons per “la Repubblica”


Secondo consiglio di amministrazione di Rcs Mediagroup nell’arco di una settimana nel tentativo di prendere una decisione sulla vendita di Rcs alla Mondadori. La casa editrice di Segrate guidata da Ernesto Mauri ha fatto pervenire da qualche settimana un’offerta non vincolante per l’intera controllata dei libri a un valore compreso tra 120 e 150 milioni. Ma qualche consigliere (come l’ex presidente Piergaetano Marchetti e Attilio Guarneri, indicato dalla famiglia Rotelli) e diversi azionisti non sono d’accordo sulla vendita in quanto la considerano una scelta affrettata e dettata dalla contingenza finanziaria.
La Rcs gestita da Pietro Scott Jovane, infatti, ha bisogno di un incasso di una certa entità per abbassare l’indebitamento a un livello compatibile con il margine operativo lordo, che è ancora piuttosto basso. La società, secondo alcuni consiglieri, brucia cassa e non potrà rispettare i covenant con le banche che per settembre 2015 prevedono un indebitamento di 4,5 volte l’Ebitda.
Poiché quest’ultimo naviga intorno ai 40 milioni, l’indebitamento non dovrebbe essere superiore a 180 milioni mentre al momento è ancora attestato a 480 milioni. Vista questa situazione, e constatata la reticenza dei soci a sottoscrivere un secondo aumento di capitale già deliberato per altri 200 milioni, l’amministratore delegato ha sollecitato la vendita della Rcs Libri, non riuscendo a ottenere sufficienti introiti con le altre dismissioni in programma (radio e mux spagnoli).
La Rcs Libri, secondo le indicazioni degli analisti, dovrebbe aver prodotto nel 2014 circa 15 milioni di Ebitda, dunque venderla a 130 milioni vorrebbe dire spuntare un multiplo di 8,6 volte. Un prezzo che alcuni azionisti giudicano troppo basso viste le potenziali sinergie e il risparmio di costi che la Mondadori potrebbe realizzare. Dunque il compromesso trovato dal presidente Angelo Provasoli nelle ultime ore sarebbe quello di procedere nella trattativa con la casa editrice del gruppo Fininvest ma senza esclusiva e stabilendo una conclusione dell’operazione solo dopo una due diligence che prenderà da uno a due mesi.
In questo modo sarà comunque il prossimo cda, cioè quello che verrà eletto dall’assemblea di aprile, a prendere la decisione finale sulla vendita di Rcs Libri. Sgravando gli attuali consiglieri da eventuali profili di responsabilità che potrebbero sorgere.
È infatti molto probabile che il nuovo organo di governo sia completamente diverso dall’attuale. Diversi consiglieri incluso il presidente non sono disposti a continuare in un clima di conflittualità perenne tra gli azionisti mentre l’ad è sostenuto soltanto da John Elkann che attraverso la Fiat è comunque il primo socio con il 16,7%. Tuttavia è ancora buio fitto sul numero e sulla composizione delle liste che dovranno essere presentate entro fine marzo e che secondo la nuova governance recepita dallo statuto nel giugno 2014 si divideranno il consiglio nella proporzione due terzi (alla lista di maggioranza) e un terzo (alla lista/e di minoranza).
Appare a tutti abbastanza ovvio che la Fiat debba presentare una lista ma non è ancora chiaro chi siano gli altri azionisti disposti a seguirla. Non di sicuro Diego Della Valle, secondo azionista con il 7,3%, forse Mediobanca scesa però al 6,2%, difficilmente la Pirelli, il cui presidente Marco Tronchetti Provera, molto attivo in questa fase, si è più volte espresso con toni critici nei confronti della gestione di Scott Jovane. Più defilato appare al momento Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, presente nell’azionariato con oltre il 4% ma anche principale creditore del gruppo insieme a Unicredit e Ubi Banca.
E poi c’è l’outsider Urbano Cairo con il 3%. Mercoledì 11 il cda di Rcs dovrà approvare i conti relativi all’esercizio 2014 e poi si apriranno le due settimane di fuoco per la stesura delle liste. I colloqui sono già in corso da tempo ma la “quadra” sembra ancora difficile da trovare.


3. PER MONDAZZOLI IL GIORNO DEL SÌ
Mario Baudino per “la Stampa”


Mondadori-Rizzoli, un giorno decisivo: secondo Milano Finanza, il cda della Rcs convocato per oggi dirà sì alla proposta di acquisizione dei libri arrivata da Segrate. Comincerebbe così la trattativa vera e propria, e in tempi stretti, per il supergruppo che non piace a molti scrittori e a quasi tutti gli altri editori, oltre che al ministro Franceschini. Il titolare della Cultura si era dichiarato, a caldo, assai preoccupato. Matteo Renzi, invece, non lo è. Intervistato dall’Espresso, taglia corto: «Capisco Dario. Ma non sono preoccupato. Il problema di Rcs, vogliamo dirlo?, è che un’azienda straordinaria è stata fortemente indebolita. Non mi preoccupo di Mondadori, mi preoccupo di Rizzoli-Corriere della Sera il cui valore è stato distrutto da scelte discutibili». State sereni....

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/operazione-mondazzoli-oggi-cda-rcs-potrebbe-dare-primo-via-libera-95884.htm

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6 MAR 2015 13:34

VIA SOLFERINO LIQUIDA TUTTO - RCS DÀ UN'ESCLUSIVA ALLA MONDADORI PER TRATTARE LA CESSIONE DEI LIBRI. E DOPO IGPDECAUX, VENDE PURE LA SUA QUOTA DEL 44% NELLE RADIO FINELCO (VIRGIN, 105, MONTE CARLO), FORSE A CLESSIDRA


Avanza il progetto Mondazzoli: con la trattativa in esclusiva fino al 29 maggio, Segrate fa un altro passo avanti nella conquista di Rcs Libri - Clessidra di Sposito tratta invece per prendersi la quota nelle radio del gruppo Finelco, controllate dalla famiglia Hazan...

1.RCS: ESCLUSIVA A MONDADORI SU ACQUISIZIONE LIBRI
(ANSA) - Il Cda Rcs ha deciso a maggioranza di proporre a Mondadori la concessione di un periodo di esclusiva sino al 29 maggio 2015 per l'acquisizione della quota in Rcs Libri per approfondire termini e condizioni dell'eventuale operazione. Lo annuncia una nota.

2.RCS: NEGOZIATO IN ESCLUSIVA PER VENDITA RADIO
(ANSA) - Rcs ha avviato una negoziazione in via esclusiva ''con un primario operatore finanziario'' per la possibile cessione della quota di partecipazione del 44,45% detenuta nelle radio Finelco. Lo annuncia una nota.

3.RCS: TRATTATIVA SU RADIO È CON CLESSIDRA
(ANSA) - Da quanto si è appreso da fonti finanziarie la trattativa di Rcs per la vendita delle radio del gruppo Finelco è stata avviata con il fondo Clessidra di Claudio Sposito. Le tre radio della holding sono nel dettaglio Radio 105, Virgin Radio e Radio Monte Carlo. La maggioranza della società fa capo alla famiglia Hazan.

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/via-solferino-liquida-tutto-rcs-esclusiva-mondadori-95908.htm

 

.penso

 

Molto interessante. 

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9 MAR 2015 11:20

MARPIONI E MARPIONNE - "LA FERRARI CONTINUERÀ A PAGARE LE TASSE IN ITALIA". IL TRIBUTARISTA DI TANNO: "NON CREDO PROPRIO. SE TRASFERISCE LA SOCIETÀ IN OLANDA, È PER SFRUTTARE IL PARADISO FISCALE DELLE ANTILLE"


Il boss della Ferrari ha detto che "può essere" che la società avrà sede fiscale in Olanda. "Dove probabilmente andranno marchi e brevetti", dice Di Tanno. "Lì il fisco prevede delle scappatoie grazie agli accordi con le Antille olandesi". E il marchio (che vale 4 miliardi) è stato già scorporato... -

1. FERRARI: MARCHIONNE, CONTINUERÀ PAGARE TASSE IN ITALIA
ANSA del 3 marzo 2015


"La Ferrari continuerà a fare tutte le sue vetture in Italia, a fare profitti e a pagare le tasse in Italia". Così il presidente del Cavallino Sergio Marchionne al Salone dell'Auto di Ginevra. "Cerchiamo di non confondere - aggiunge - l'azienda che poi viene quotata e le azioni che vengono scambiate sul mercato con la sede dell'azienda".

"La Ferrari - ribadisce - continuerà a fare tutte le sue vetture in Italia, a fare profitti e a pagare tasse in Italia. Poi può darsi che ci sarà una società non operativa, che sta sopra la Ferrari, e che raggruppa le attività per dare possibilità all'azienda di essere quotata. Ma la Ferrari è e resterà italiana". "Può essere" che la Ferrari avrà una sede legale in Olanda, come già per Fca, "ma è un'azienda che è e resterà italiana" ha assicurato Marchionne.


2. “SE LA FERRARI VA IN OLANDA È PER PAGARE MENO TASSE” - IL TRIBUTARISTA DI TANNO: «IL VOTO MAGGIORATO? UNA SCUSA. È PROBABILE CHE TRASFERISCANO I MARCHI»
Intervista a Tommaso Di Tanno di Fabrizio Patti per www.linkiesta.it

Se sarà creata una holding in Olanda per la Ferrari, non sarà semplicemente perché i Paesi Bassi hanno una burocrazia efficiente. Né per permettere alla Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, di avvalersi del voto maggiorato. Se spostamento ci sarà – e per Sergio Marchionne, Ceo di Fca, “può essere”, come ha detto ai cronisti al Salone di Ginevra – sarà per il motivo più semplice: pagare meno tasse. Ne è convinto Tommaso Di Tanno, socio fondatore dello Studio legale e tributario Di Tanno e associati, uno dei tributaristi più noti d’Italia.

È vero che “Fiat continuerà a pagare le tasse in Italia”, come ha detto Marchionne, ma è ipotizzabile che in Italia rimangano quelle legate alla produzione, non quelle legate alle attività immateriali, come i marchi e i brevetti. Sarebbe, d’altra parte, in buona compagnia, dato che le maggiori multinazionali mondiali fanno ricorso alle scappatoie che (finora) il fisco olandese prevede, grazie agli accordi stretti con il fisco delle Antille.

Cominciamo dalla questione più semplice: se Ferrari sposta solo la sede legale in Olanda, cambia qualcosa dal punto di vista fiscale?
Non cambia nulla. Il solo trasferimento della sede legale non implica alcuna modifica dal punto di vista della tassazione. Non credo però che si attui un mero trasferimento della sede legale senza attaccarci qualcos’altro. Il sistema olandese è meno rigido e più efficiente di quello italiano, ma non penso che si sposti la sede legale per una questione di maggiore duttilità della burocrazia. È evidente che si pensi a qualcos’altro.

A che cosa starebbe pensando la Ferrari?
Un’ipotesi è che oltre alla sede legale si trasferiscano anche dei beni immateriali, cioè marchi, brevetti, know how. In Italia resterebbero le attività materiali, cioè industriali, e in Olanda andrebbero quelle immateriali. È opinabile quale sia il concorso ai profitti delle due attività, cioè quale parte deli utili sia prodotta dalle attività materiali e quale da quelle immateriali. In tutti i casi, quando si vende un prodotto Ferrari, una quota va a retribuire i marchi.

Ferrari, come è stato riportato dalla stampa, un anno fa, ha scorporato una società a parte solo per i marchi. Il brand della Ferrari vale circa 4 miliardi di euro, nel 2013 ha generato ricavi per 100 milioni di euro e un utile di 50 milioni di euro. È stato detto che questa mossa sia il preludio a un trasferimento all’estero delle attività immateriali.
La cosa da sottolineare è che se i marchi vanno sotto una società olandese, smettono di contribuire alla base imponibile italiana e contribuiscono a quella olandese. Anche se gli utili fossero tassati allo stesso modo di quanto avviene in Italia ci sarebbero tasse pagate in più in Olanda e in meno in Italia.

La Ferrari potrebbe creare una “letterbox company”, cioè una società praticamente senza personale che è possibile in Olanda e che permette di pagare le tasse alle Antille?
Certamente. C’è un accordo tra il fisco olandese e il fisco delle Antille, riguardo ai beni immateriali. La proprietà giuridica del bene rimane alla società olandese, ma la proprietà economica è attribuita alla società antillana.

Nella pratica cosa accade in questi casi?
Supponiamo che ci sia una holding olandese, sotto la quale ci sono due società, Ferrari spa, che produce le auto, e un’altra società, chiamiamola per dire Ferrari Antille. La holding olandese è proprietaria dei marchi. La società italiana, che produce e vende prodotti marchiati Ferrari, paga una royalty , diciamo 100, a Ferrari Olanda per l’uso del marchio. Quei 100 sono costo per la società italiana e ricavo per la società olandese. Se si percepissero in Italia, su quei 100 bisognerebbe pagare il 27,5% di Ires. In Olanda no. 

A quel punto che succede?
La società olandese può trasferire fino al 95% di questi profitti alla società antillana, che ha la proprietà economica dei marchi. Quindi in Olanda si pagano le tasse su 5. Ponendo che l’Ires sia al 27,5% (è al 25%, ndr), in Olanda si pagherebbe 1,3. Sui restanti 95 tassati alle Antille, si paga una tassa di circa il 3,5%. Quindi si pagherebbe in totale 3,2 alle Antille e 1,3 in Olanda, per un totale di 4,5. Rispetto a pagare 27,4, c’è un risparmio di 23.

Questo viene fatto spesso?
È un giochetto diffusissimo. Sono tutti giochi possibili se la società ha residenza fiscale in Olanda. Attenzione: questa è la sostanza. Ma nella realtà le cose non si vedono in modo così limpido come le ho appena spiegato. Nel realizzare queste operazioni si mettono dei “fiorellini”, degli abbellimenti. Non ci sarà un contratto di cessione del marchio, ma una cessione di ramo d’azienda e il ramo ceduto guarda caso conterrà anche il marchio.

Le Antille non sono sulla blacklist del fisco italiano?
Il punto è dividere la proprietà giuridica dei marchi dalla proprietà economica. Se la società italiana pagasse a una società in un paradiso fiscale, non potrebbe dedurre i costi (i 100 versati dalla società italiana a quella olandese menzionati prima, ndr). Se l’Italia paga l’Olanda, che è nella white list, i costi sono perfettamente deducibili.

È stato detto che la Ferrari si sposterebbe in Olanda per poter usufruire del voto maggiorato, che permette agli azionisti storici di avere un voto più pesante rispetto agli altri azionisti. Ma questa possibilità non è prevista ora anche in Italia, dallo scorso giugno?
Certo. Sono palesemente delle scuse.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/marpioni-marpionne-ferrari-continuer-pagare-tasse-italia-96032.htm

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9 MAR 2015 11:41

RCS, LARDO A JOVANE - TRONCHETTI CERCA UN ASSE "CENTRISTA" CON BAZOLI E PALENZONA PER CAMBIARE AD E PRESIDENTE DI RCS, E DECIDERE IL NUOVO DIRETTORE DEL 'CORRIERE'. SCOTT JOVANE ORMAI È DIFESO SOLO DA ELKANN


Nella lotta per la gestione di Rcs, il capo di Pirelli vuole unire l'azionista Bazoli e i creditori Palenzona/Montezemolo (Unicredit) per proporre nomi 'moderati' che facciano convergere i 'talebani' Elkann e Della Valle (più Cairo), che al momento se le danno di santa ragione. Se non ci riesce, al cda sarà scontro sulle nomine... -

Giovanni Pons per "la Repubblica"

Si aprono due settimane decisive per il futuro di Rcs Mediagroup. I numerosi soci devono cercare di mettersi d’accordo sulla presentazione delle liste per rinnovare il cda il quale a sua volta dovrà nominare il nuovo direttore del Corriere della Sera. La Fiat è il maggiore azionista con il 16,7% e dovrebbe fungere da catalizzatore di tutte queste scelte ma il presidente John Elkann è l’unico che vorrebbe confermare alla guida della società Pietro Scott Jovane, che secondo lui ha quasi risanato la casa editrice presa in una situazione prefallimentare.
Dunque per evitare l’ennesima contrapposizione si è venuta a creare una formazione “centrista” le cui redini sono state prese in mano da Marco Tronchetti Provera e che agirebbe in stretto contatto con Giovanni Bazoli e Paolo Rotelli.
Questa formazione, che può contare su un pacchetto azionario poco superiore al 12% dovrebbe cercare di individuare i tre nomi — presidente, ad e direttore del Corriere — su cui poi cercare di far convogliare anche le ali, rappresentate da Fiat e Diego Della Valle. Ma anche due azionisti di peso come Mediobanca, che ha il 6,2% e Unipol con il 4,6%. I nomi che girano per le tre posizioni sono diversi e disparati e nei prossimi giorni potranno variare a seconda dei colloqui in corso. 
Per esempio i due vicepresidenti di Unicredit, Fabrizio Palenzona e Luca Montezemolo, cercano di avere voce in capitolo in quanto la banca milanese è tra i principali creditori di Rcs e azionista indiretto con l’8,6% in Mediobanca. Se Tronchetti riuscirà a far convergere almeno una delle due ali sulla triade centrista allora è possibile che il rebus delle liste venga sciolto in fretta.
Altrimenti tutto torna in alto mare e qualsiasi soluzione sarebbe possibile, anche la presentazione di più liste. Sullo sfondo l’unico editore della compagine, cioè Urbano Cairo, con il 3%, fortemente critico sulla gestione Jovane. Prima o poi, se troverà il coraggio, potrebbe lanciare con la sua Cairo Communications un’Opas sulla Rcs. E cercare di gestire in prima persona tutto il gruppo.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/rcs-lardo-jovane-tronchetti-cerca-asse-centrista-bazoli-96039.htm

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le cui redini sono state prese in mano da Marco Tronchetti Provera e che agirebbe in stretto contatto con Giovanni Bazoli e Paolo Rotelli.

 

tronchetti prende le redini

è una barzelletta

non aveva neanche una lira per aumento di capitale per pirelli

sono intervenuti i compari mafiosi milanesi

( lo chiamano salotto buono ma è ....... )

 

liquidato malacalza e lasciato lui a mettere i francobolli

 

è un morto che cammina

 

preso le redini sefz sefz sefz sefz

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11 MAR 2015 13:02
LAPO, "BICIO" E COCA - IL PAPARAZZO FINITO IN GALERA PER L'ESTORSIONE AL GIOVANE ELKANN: "IO LO DISTRUGGO NEL MONDO. QUEL VIDEO VALE UN MILIONE". MA IL FILMATO CON LAPO STRAFATTO E MEZZO NUDO GLI È VALSO SOLO LA GALERA


I due fratelli che trovarono Lapo in difficoltà e lo filmarono avevano coinvolto Fabrizio "Bicio" Pensa per avere di più. Ma partito da 350 mila, siccome la trattativa non decollava (Elkann aveva presentato denuncia), aveva ripiegato su 90 mila. Fino quasi a elemosinare. "Senti... prendiamo ’sti soldi... se me li vuoi dare... io spero che me li dai"...

Michele Focarete e Andrea Galli per il “Corriere della Sera”

«Io lo distruggo nel mondo... tu non hai capito, io non sono Fabrizio... questa finisce male». A questo giro è finita male per lui, il «Bicio», nomignolo di Fabrizio Pensa, 42 anni, già primo collaboratore dell’altro Fabrizio del gossip (Corona), una vita a campare sulle cadute altrui, come amava bullarsi con gli amici: «Quando i famosi escono dalle discoteche, sono talmente ubriachi che non si accorgono che gli sono accanto e li fotografo».

I carabinieri l’hanno arrestato per l’estorsione ai danni di Lapo Elkann, protagonista di video compromettenti dopo una stramba giornata milanese di periferia, in stato confusionale, raccolto per strada da due camerieri che l’avevano portato a casa e filmato, che avevano steso su un tavolino della cocaina e avevano filmato di nuovo, il corpo mezzo nudo e il corpo avvolto in coperte e tute, corse notturne di taxi, vie di palazzi popolari.

I due balordi, per «cancellare» le immagini, avevano chiesto e ottenuto 30 mila euro. Poi, introdotto da conoscenti comuni, ecco il «Bicio». Il gran burattinaio. Eccitato dalla preda e dal bottino, aveva alzato il prezzo del riscatto (350 mila euro) e progettato il piano B (vendere il «servizio» al direttore di «Chi» Signorini).

Dall’entourage del «Bicio» dicono che il vero «Bicio» è un altro, per esempio quello che aveva inseguito uno scippatore, l’aveva bloccato e consegnato alle forze dell’ordine, quello che si era rimesso a lavorare onestamente come freelance per un’agenzia fotografica, quello innamorato perso della figlioletta nella casa popolare sui Navigli.

Dopodiché di Pensa, leggendo le intercettazioni dell’inchiesta guidata dal tenente colonnello Alessio Carparelli e coordinata dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal pm Giancarla Serafini, al di là delle promesse di violenze («Io lo distruggo nel mondo...», riferito a Elkann), dopodiché di Pensa rimane il suo catalogo di insegnamenti: «Questi ragazzi non sono dei farabutti che stanno cercando di fare un’estorsione. Sono persone che si sono sentite prese in giro. Hanno preteso pochi soldi, il materiale vale più di un milione».

Adesso al «Bicio», rinchiuso ai domiciliari, mancherà il bar-tabacchi di piazzale Loreto, che frequentava per aperitivi con anonimi personaggi noti, un Costantino Vitagliano, un Daniele Interrante, gente del giro di Lele Mora. Gli piace fare il leader, il capogruppo. Pensa invitava i complici all’arte dell’attesa, senza giri di parole: «Così non andiamo proprio, dobbiamo aspettare, sennò andiamo a finire tutti nella m... e non prendiamo un c..., stai realmente partendo con l’embolo, tu».

Ma sempre si riallineava con la sua squadra, il «Bicio», che in testa aveva soltanto il denaro da guadagnare e i guai da evitare: «Ho vissuto l’esperienza e ti dico che il mio timore è per me, per la vostra famiglia... questa gente ha il potere Enrico!». Enrico, già arrestato, è uno dei Bellavista, quelli che raccolsero Lapo in stato confusionale; i carabinieri hanno ammanettato il fratello Giovanni e denunciato il papà. Una famiglia intera aveva sognato il gran colpo.

Avevano visto Lapo in difficoltà e si erano ingolositi, convinti che il «Bicio» fosse il gancio giusto. Non avevano fatto i conti col tempo che passa. Anche per Pensa, l’«altro» Fabrizio. Partito da 350 mila, siccome la «trattativa» non decollava (Elkann aveva presentato denuncia), il «Bicio» aveva ripiegato su 90 mila euro di riscatto. Da gran burattinaio s’era ridotto a comprimario. Fino quasi a elemosinare. «Senti... prendiamo ’sti soldi... se me li vuoi dare... io spero che me li dai».

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/lapo-bicio-coca-paparazzo-finito-galera-estorsione-96227.htm

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12 MAR 2015 15:54
IL SEGRETO PER RESTARE JOVANE - IL CAPO DI RCS SPINGE SULLA CESSIONE DEI LIBRI: "LA REDDITIVITÀ SAREBBE OTTIMA". I SOCI FINGONO DI FRIGNARE, MA È L'UNICO MODO PER EVITARE IL DEFAULT SUI DEBITI E L'AUMENTO DI CAPITALE (CHE NESSUNO VUOLE FARE)


I conti presentati ieri sono in chiaroscuro: migliori di quelli del 2013 ma peggiori delle aspettative. I debiti crescono da 473 a 482 milioni, se non saranno abbattuti, a settembre gli azionisti saranno obbligati a iniettare altri 200 milioni di capitale - Le liste per il cda vanno presentate entro il 29 marzo...

Marcello Zacché per “il Giornale”

Chi ha ragione: il presidente di Fca John Elkann quando dice che l'ad Pietro Scott Jovane ha risanato la Rcs? O l'editore e socio Urbano Cairo, che ritiene fallimentare la sua gestione in questo triennio?
Ieri sono arrivati i numeri del bilancio 2014, molto attesi perché sono gli ultimi prima del rinnovo del cda del gruppo. E dunque decisivi per la conferma o meno di Jovane. Ma anche per il consolidamento o meno di Fca come dominus dell'editrice del Corriere della Sera, anche al di là della quota del 16,7% che ne fa il primo azionista. Ebbene i conti 2014 appaiono tipici di un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Per Jovane rappresentano un passo avanti perché ben migliori del 2013. Ma chi non crede in lui, può sottolineare come alcuni numeri siano peggiori del previsto e dei piani dello stesso Jovane.

I ricavi sono calati del 2,6%, ma solo per effetto delle cessioni; le perdite sono rimaste elevate, a 110,8 milioni, benché dimezzate sui 218 del 2013. Ma il focus è tutto sul margine operativo lordo, il cosiddetto ebitda, preso al netto di oneri e proventi straordinari: 70 milioni nel 2014, contro i 27 del 2013. Quindi molto migliori. Ma 20 milioni di meno rispetto ai 90 previsti dall'originale piano industriale del 2012 e 10 circa in meno rispetto alle attese di qualche analista.

Che, per questo, mette ora in dubbio l'obiettivo ribadito da Jovane di arrivare a 150 milioni nel 2015. Per quanto riguarda i debiti, essi si sono fermati a 482 milioni contro i 473 dell'anno scorso, ma meglio degli analisti che se li aspettavano sopra quota 500. Comunque l'indebitamento resta elevato e in grado di mettere a rischio le garanzie bancarie e gli impegni che fanno scattare, già da settembre, l'aumento di capitale da 200 milioni che nessuno dei grandi soci ha voglia di fare.
Per questo la cessione di Rcs libri, al di là degli accordi tra azionisti in vista del prossimo cda, sembra sempre più sicura: con queste cessioni il rapporto ebitda/debito e gli importi previsti per le cessioni rientreranno senz'altro nei parametri che fanno evitare sia il default, sia la ricapitalizzazione. E non è forse un caso che, sempre secondo gli analisti sentiti dal Giornale, la redditività dei libri del 2014 risulti proprio bassina: 4% contro il 12% dei media Italia o l'8% dei media Spagna. Come a dire che con la cessione dei libri il gruppo non farebbe che migliorare la propria marginalità.
Questo è senz'altro lo Jovane-pensiero. Messo nero su bianco, dopo il cda di ieri là dove si è sottolineato che lo sviluppo dei «due core business», identificati nel «settore News» e nel «settore Sport» punta a «un diverso mix di ricavi» per arrivare a una «profittabilità in linea con quella dei migliori operatori internazionali del settore (oggi al 15%)». In altri termini, una spinta forte sui due mondi del «Corriere» e della «giornalaccio rosa». Ora la parola passa ai grandi soci per il rush finale: le liste del cda vanno presentate entro il 29 marzo.

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/segreto-restare-jovane-capo-rcs-spinge-cessione-96329.htm

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12 MAR 2015 17:30
C’ERAVAMO TANTO ODIATI – LA GUERRA IN RCS AI DETESTATI TORINESI RICOMPATTA DELLA VALLE E BAZOLI, CHE SI SONO INCONTRATI PER UNIRE LE FORZE CONTRO ELKANN – PER LA DIREZIONE DEL “CORRIERE”, “O SPUNTA UN FUORICLASSE O TANTO VALE TENERSI DE BORTOLI”


I due ex duellanti hanno concordato di rivedersi nelle prossime settimane, ma intanto va registrata la strepitosa battuta di Della Valle al vecchio banchiere: “Vede, anche io sono odiato da Marchionne, ma mai quanto Marchionne odia gli Agnelli”...

Dagonews

"Se Giovanni Bazoli avesse un briciolo di dignità, dovrebbe chiedere scusa agli italiani e dimettersi immediatamente da ogni incarico pubblico". Così parlò Diego Della Valle il 21 giugno scorso, riferendosi all’inchiesta giudiziaria su Ubi Banca nella quale il presidente di Intesa è indagato. Due giorni dopo l’ottantaduenne Abramo annunciò che l’avrebbe trascinato in tribunale perché “da troppo tempo si rivolge con ingiurie”. Per esattezza, dai tempi di Cesare Geronzi e dei “due arzilli vecchietti” che il patron della Tod’s voleva mandare ai giardinetti.

Ma il tempo passa e le ingiurie anche. E i comuni nemici aiutano a dimenticare gli sgarbi reciproci. Così nei giorni scorsi c’è stato un incontro tra Della Valle e Bazoli per parlare di Rcs e di come compattare un fronte che resista all’avanzata di John Elkann e della Fiat. Un incontro al quale hanno lavorato, nelle vesti di accorti mediatori, l’ad di Intesa Carlo Messina e Marco Tronchetti Provera, che con Pirelli controlla il 5% di via Solferino.

Sulla scelta del prossimo direttore del “Corriere della Sera”, lo Scarparo e Nonno Abramo hanno concordato che o si trova un autentico fuoriclasse oppure tanto vale tenersi l’affidabilissimo (per loro) Ferruccio De Bortoli. E par di capire che per loro Mario Calabresi non figuri alla voce “fenomeni”.

I due ex duellanti hanno concordato di rivedersi nelle prossime settimane, ma intanto va registrata la strepitosa battuta di Della Valle al vecchio banchiere: “Vede, anche io sono odiato da Marchionne, ma mai quanto Marchionne odia gli Agnelli”. 

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/eravamo-tanto-odiati-guerra-rcs-detestati-torinesi-ricompatta-96349.htm

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14 MAR 2015 15:36
IL SALOTTO IN SOFFITTA - L'ULTIMA PARTITA DI MEDIOBANCA NELL'EX SALOTTO BUONO È IL VERTICE RCS. MA SE NAGEL NON TROVA UNA LISTA CONDIVISA, VINCERÀ LA LINEA ELKANN (CON DELLA VALLE-CAIRO IN MINORANZA)


Nagel cerca di convincere gli azionisti contrari, da Tronchetti a Bazoli, da Cairo a Della Valle, a trovare un accordo sull'ad, piazzando Maurizio Costa alla presidenza - Se Mediobanca non voterà in assemblea, il peso di Fiat più gli americani di Invesco porterà alla conferma di Scott Jovane...

Giovanni Pons per "la Repubblica"

È probabilmente l’ultima grande trattativa tra poteri forti, quella che si sta consumando sul rinnovo del cda di Rcs Mediagroup. E come nella migliore tradizione degli ex salotti buoni, gli ingredienti ci sono tutti. Al centro, come sempre, c’è Mediobanca, che l’ad Alberto Nagel sta faticosamente traghettando al di fuori del mondo delle partecipazioni incrociate, causa di tante battaglie e tante perdite procurate nel decennio passato.

Nagel non vuole essere l’ago della bilancia della partita in corso, il 6,2% di Mediobanca si presenterà e voterà in assemblea solo se vi sarà una lista di nomi di qualità, condivisa e unitaria. Altrimenti resterà alla finestra in attesa di dismettere la partecipazione quando i prezzi saranno favorevoli. Ma per arrivare al risultato condiviso, a parole auspicato da tutti, bisogna sudare non poco poiché occorre mettere d’accordo due personaggi taglienti come John Elkann, presidente della Fiat, e Diego Della Valle, che in un passato non lontano hanno riempito le cronache a suon di invettive incrociate.

Nagel ci sta provando, da buon banchiere che non vuole perdere clienti importanti, anche se il risultato tarda ad arrivare. C’è tempo ancora una settimana per tirare le fila e un timido tentativo di convergenza è stato provato sul nome di Maurizio Costa alla futura presidenza Rcs. Costa è presente nel cda Mediobanca in quota Fininvest ed è una persona stimata da Della Valle che alle persone a lui vicine ripete di non avere preclusioni per una lista di gente preparata, dal curriculum impeccabile e in grado di gestire bene l’azienda.

Ma il nodo verrà presto al pettine, quando si arriverà a parlare del futuro amministratore delegato Rcs: per Torino si dovrebbe sicuramente confermare Pietro Scott Jovane, che sta portando la casa editrice fuori dalle secche in cui era finita in seguito alla disastrosa operazione Recoletos.
La posizione della Fiat, però, pare al momento condivisa soltanto dal presidente di Mediobanca, Renato Pagliaro. Gli altri azionisti di peso, da Marco Tronchetti Provera a Giovanni Bazoli, da Paolo Rotelli a Urbano Cairo, fino allo stesso Della Valle, ritengono fallimentare la gestione Jovane e vorrebbero una sterzata forte sulla posizione di comando. Riuscirà Nagel a far digerire il nome di Jovane a questa platea così variegata?
Ci sta provando ma non può nascondersi che anche i due vicepresidenti di Unicredit (primo azionista di Mediobanca), Fabrizio Palenzona e Luca di Montezemolo sono, per ragioni diverse, schierati un cambio di gestione. Tutto ciò prima di aver cominciato a parlare del nuovo direttore del Corriere della Sera .
Cosa succederà se il “lodo Nagel” non andasse in porto? Elkann ostenta sicurezza poichè può contare almeno sul 26% del capitale, composto dal 18% della Fiat (arrotondato con azioni acquistate dalla famiglia Pesenti) e da un 8% che il fondo americano Invesco sarebbe disposto a schierare grazie ai buoni uffici di Sergio Marchionne. Se Mediobanca, in assenza di lista condivisa, non si presentasse in assemblea, nessuno avrebbe la forza di opporsi all’asse Fiat-Invesco.
A quel punto potrebbe scattare un’alleanza Della Valle-Cairo per una lista di minoranza in grado di portare in consiglio tre consiglieri su nove. Ma nessuna delle due liste potrebbe contare su Intesa Sanpaolo, pronta a vendere le sue azioni e restare solo creditrice. Ovvio concludere che la situazione è ancora molto fluida: l’unica cosa certa è che la Mondadori sta per avviare la due diligence per l’acquisto di Rcs Libri.
Un’operazione non condivisa da tutti gli azionisti e che sta creando polemiche anche in ambito politico. «Della fusione tra Rcs e Mondadori si occuperà l’Antitrust - ha dichiarato ieri il ministro della Cultura Dario Franceschini a Libri come- . Un unico editore controllerebbe il 40% del mercato, una fetta che può far gola ad acquirenti stranieri », ha aggiunto stimolato dagli interventi di Sandro Ferri di E/O, Elido Fazi, Antonio Sellerio, Stefano Mauri (Gems).

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/salotto-soffitta-ultima-partita-mediobanca-nell-ex-salotto-96459.htm

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ho capito

c'è chi fa i casini e chi cerca di correggerli

c'è chi vede solo utili  e cerca di farli e chi clientelarismo e potere

 

ma noi italiani per chi teniamo ?

a parole per i liberali a fatti per i mafiosi

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17 MAR 2015 12:24
CORRIERE DELLE MIE TRAME – I FONDI USA PRESENTI NEL CAPITALE DI RCS NON VANNO DIETRO A JOHN ELKANN – SMENTITO L’APPOGGIO DEI FONDI INVESCO ALLA LISTA DELLA FIAT PER IL RINNOVO DEL CDA -


Invesco rappresenta il 5% e raccoglie una serie di fondi esteri tutti gestiti in modo autonomo. Al momento non è neppure sicuro che parteciperanno all’assemblea, ma non si esclude che presentino una lista di minoranza patrocinata da Assogestioni… -

Da “il Giornale”

Invesco, socio di Rcs con il 5%, non fa parte a oggi di alcuno schieramento per la definizione delle liste del nuovo cda del gruppo editoriale e non è neanche detto che partecipi all'assemblea del 23 aprile, almeno con l'intera partecipazione. È possibile, invece, che venga presentata una lista di minoranza da parte del comitato dei gestori che fa riferimento ad Assogestioni. È quanto dicono diverse fonti citate dall'agenzia Reuters, smentendo l'esistenza di un asse tra Fiat, Invesco e forse Mediobanca a sostegno di una lista di maggioranza: «Non risulta al momento nessuna alleanza di Invesco con Fiat» in vista del 29 marzo, termine per la presentazione delle liste.
«La quota Invesco è suddivisa tra molti fondi esteri, gestiti ciascuno in modo autonomo e senza logiche comuni» e «non risulta neanche che ci sarà qualcuno di Invesco in assemblea». Appare quindi poco verosimile uno sbilanciamento della società di gestione internazionale indipendente verso questo o quel socio, anche perché gli investitori istituzionali solitamente appoggiano liste di minoranza.
Mentre fervono i lavori sulla lista di maggioranza, che sancirà anche la conferma o meno dei vertici del gruppo, il comitato dei gestori è intanto al lavoro per presentare una propria lista di minoranza, per la quale è necessario avere, secondo lo statuto, il 2,5% del capitale. «Ci sono buone possibilità che venga presentata una lista dei gestori», dice una fonte vicina alla situazione. Secondo l'azionariato registrato sul sito Consob non ci sono altri fondi con una quota superiore al 2% oltre a Invesco.

Lo statuto di Rcs prevede che alle minoranze vada un terzo dei 9 o 11 consiglieri. Fiat, che secondo Consob ha il 16,7% del capitale, punta alla conferma dell'ad Pietro Scott Jovane, mentre Mediobanca (6,2%) ha messo in chiaro di essere disposta a votare solo una lista condivisa e di qualità. Anche Urbano Cairo, che ha il 3%, potrebbe presentare una lista di minoranza.

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/corriere-mie-trame-fondi-usa-presenti-capitale-rcs-non-96616.htm

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Inviato (modificato)

20 MAR 2015 16:05
1. FERMI TUTTI! DELLA VALLE HA INTENZIONE DI VENDERE IL PROPRIO PACCHETTO DEL 7% IN RCS - 2. “L’INVESTIMENTO IN RCS È TUTTO SBAGLIATO. NON SONO RIUSCITO QUASI A TOCCARE PALLA”, AVEVA SBUFFATO A NOVEMBRE. ORA LO SCARPARO CORRE AI RIPARI VENDENDO (IN PERDITA) - 3. MISTER TOD’S VENDE PERCHE' SI SENTE LE MANI LEGATE PER COLPA DEI TRENI DI NTV


DAGOREPORT

Lo sfogo gli era sfuggito di bocca in una delle sue ultime esibizioni pubbliche, prima di chiudersi in un lungo silenzio. A un convegno organizzato da Pambianco-Deutsche Bank, intervistato dall’amico del cuore Chicco Mentana, Diego Della Valle aveva detto che “l’investimento in Rcs è tutto sbagliato. Non sono riuscito quasi a toccare palla”. Poi, quando il direttore del tg de La7 gli aveva chiesto se quindi avrebbe venduto la sua quota in via Solferino, lo Scarparo a pallini si era rifugiato in un prudente “no comment”.
Era il 13 novembre scorso e da allora Della Valle è sparito dai radar. Stop agli insulti al rampollo Fiat e a Marpionne, bocca chiusa su Renzi dopo averlo liquidato come un tipo “pericoloso”, patta chiusa sui ministri “inadeguati”. Più che il ben dell’intelletto, potè l’opportunità economica. Attraverso Urbanetto Cairo, ciccio Della Valle si è in qualche modo riavvicinato agli odiati azionisti torinesi di Fiat, anche grazie alla mediazione di Mediobanca di Nagel. Per parlare di cosa? Del prossimo direttore del Corriere e della composizione del nuovo cda di Rcs? Beh sì, forse. Ma secondo quanto risulta a Dagospia in ballo c’è molto di più.
Mister Tod’s è davvero pentito dell’investimento “sterile” fatto in Rcs e ha deciso di mettere in vendita il suo pacchetto del 7,3%. Una quota che ai valori di Borsa odierni vale una quarantina di milioni di euro, mentre va ricordato che Della Valle ha investito su Rcs, compreso l’ultimo aumento di capitale, la bellezza di 200 milioni. Insomma, rischia di perderci parecchi denari. Ma del resto l’ha detto lui che è stato “un cattivo investimento”.
La motivazione di un simile, clamoroso, passo, è molto semplice: Della Valle si sente in un vicolo cieco. Vorrebbe fare fuoco e fiamme anche con l’Intesa di Abramo Bazoli, azionista e grande creditore di Rcs, ma non può permetterselo perché di Ca’ de Sass ha bisogno come il pane per i suoi pericolanti treni di Ntv.
E vorrebbe tuonare contro i progetti di Matteo Renzi, che vuole un direttore se non amico almeno non-nemico in via Solferino (Antonio Polito), ma anche qui ha bisogno di non inimicarsi il governo, sempre per quei maledetti treni che viaggiano sulla rete pubblica. Questo duplice imbarazzo spiega anche l’assordante silenzio dello scarparo su Rcs. Non sa letteralmente che pesci prendere.
John Elkann, che ha già in mano il 16% della Rizzoli, spera di fare il colpo e di portarsi a casa la quota di Della Valle, con la quale sostanzialmente chiuderebbe la partita del controllo. Ma prima deve chiedere il permesso, cioè i soldi, a Marchionne. Un incontro tra i due per parlare di questo affare è già in calendario per i prossimi giorni. Marchionne, com’è noto, non è particolarmente interessato a che Fiat-Chrysler butti soldi in Rcs e gli interessa soltanto che il prossimo direttore del Corriere vada a bene a Renzi.
Se non dovesse andare in porto l’operazione Della Valle-Elkann, Bazoli riuscirà ancora a orientare in qualche modo la scelta del successore di Ferruccio De Bortoli. Il patròn di Intesa per la direzione vedrebbe bene l’attuale condirettore e uomo-macchina dek quotidiano Luciano Fontana, benedetto anche dallo stesso De Bortoli.
Fontana, è chiaro, risponderebbe totalmente a Bazoli. Per la presidenza, invece, registrato che è in campo la candidatura “istituzionale” di Maurizio Costa (è presidente Fieg), salgono le quotazioni dell’ex gran capo di Enel Fulvio Conti. Ma l’uscita di scena di Della Valle, specie se a comprare sarà la Fiat, rischia di sparigliare tutti i giochi.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/fermi-tutti-valle-ha-intenzione-vendere-proprio-pacchetto-96916.htm
 

.penso

 

Vero è che se proprio devi/vuoi vendere, i primi a poter essere interessati sono i torinesi. Ma mi sembra una ricostruzione poco credibile, che vede una via poco praticabile. Comunque, se così fosse, se andasse così, sarebbe una clamorosa vittoria di JE. 

Comprerebbe le azioni proprio da colui che lo definì un imbecille.  

Dubito che andrà così. Ma continuiamo a tenerli d'occhio e vediamo che succede. 

Modificato da CRAZEOLOGY

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La cosa assurda è che la proprietà debba chiedere il permesso al manager su come investire i propri quattrini

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Il rapporto di sponsorizzazione tra Lingotto e

la Nazionale è in crisi. Nonostante ciò non è da

escludere un rinnovo che ora appare improbabile

Fca e il bivio Figc

di LUCIANO MONDELLINI (MF 03-04-2015)

Il vecchio motto dell’avvocato Agnelli, «ciò che va bene alla Fiat va bene all’Italia», non sembra adattarsi molto bene al contratto di sponsorizzazione che lega l’attuale Fca alla nazionale di calcio italiana. Lo scontro esploso in  settimana tra la Juventus e la federazione, sulla scia del caso Marchisio oltre che sulle mille questioni aperte nel dopo Calciopoli tra il club torinese e la Figc, ha infatti avuto un risvolto commerciale importante tra la stessa federazione guidata da Carlo Tavecchio e l’industria principale dell’impero degli Agnelli, ovvero Fca.

Marco Bogarelli, numero uno di Infront Italia, società che con Il Sole 24 Ore è subentrata nel ruolo di advisor pubblicitario della Figc a Rcs (azienda in cui Fca è il primo socio con il 16,7%) ha infatti spiegato che il contratto di sponsorizzazione tra Fiat e  la nazionale di calcio (scaduto il 31 dicembre) potrebbe non essere rinnovato. Bogarelli in particolare ha fatto sapere che per il ruolo di top sponsor della Nazionale il Lingotto avrebbe inoltrato un’offerta decisamente al ribasso. Ha sottolineato inoltre l’interesse a una partnership con il team azzurro da parte dei colossi Toyota e Volkswagen, «marchi più globali di Fiat», visto che con General Motors sono due dei tre maggiori costruttori automobilistici  nel mondo. Insomma, il dissidio tra il mondo Fiat e i vertici federali, se possibile, si è allargato ulteriormente. Lasciando il campo strettamente calcistico e andando a incocciare, consapevolmente o no, anche da vicino l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne che, per sua natura poco dentro alle cose calcistiche, negli anni scorsi ha però mostrato in più di un’occasione una certa idiosincrasia industriale verso Volkswagen e la sua potenza.

In questo senso a nulla sono valse le dichiarazioni di facciata seguite al match tra Italia e Inghilterra giocato martedì 31 marzo al Juventus Stadium. Secondo quanto raccolto  da MF-Milano Finanza da fonti finanziarie, il Lingotto non avrebbe  intenzione di incrementare la propria offerta che è inferiore ai 3 milioni all’anno che Fca versava nelle casse della federazione sino il 31 dicembre 2014. Nello stesso tempo le indiscrezioni dei banker indicano che a Torino non si nasconde un certo fastidio per le dichiarazioni a mezzo stampa di Bogarelli, considerate strumentali a incrementare il prezzo, soprattutto perché la trattativa non viene per niente considerata conclusa. Qualora la Figc dovesse accettare il ribasso, il Lingotto rinnoverebbe la sponsorizzazione nonostante quelle che sono state considerate provocazioni di Bogarelli.

Il problema è insomma capire quanto vale in questo momento il brand Nazionale. La questione non è semplicissima. Da un lato infatti non si può negare che i risultati non certo esaltanti della squadra italiana (nelle ultime tre grandi manifestazioni internazionali si sono registrate due eliminazioni nella prima fase dei Mondiali 2010 e 2014 inframezzate dall’exploit inatteso della finale a Euro 2012) non abbiano aumentato l’interesse dei tifosi verso la Nazionale. E neppure ne hanno impreziosito l’immagine. Inoltre la scarsa frequenza dei match in cui la squadra è coinvolta (se si escludono Europei o Mondiali la cadenza è di una partita al mese o addirittura inferiore) e il crescente spostamento dell’affetto dei tifosi verso i rispettivi club (la Nazionale è spesso costretta ad andare in provincia per registrare buoni afflussi di pubblico) non sembrano giustificare ritocchi verso l’alto nel contratto. Nel contempo però non si può negare il valore di rappresentanza della squadra nazionale, in particolare durante le grandi kermesse internazionali in cui la squadra è impegnata. Ciò considerato, una perdita dello status di sponsor dell’Italia non sarebbe graditissima a Torino nel momento in cui il Lingotto (che ha recentemente trasferito la sede legale nei Paesi Bassi e quella fiscale nel Regno Unito) è accusato in numerosi contesti di avere abbandonato il Paese.

Bogarelli, che è amico di Berlusconi, conosce benissimo questa debolezza in quanto è al corrente dell’irritazione che il leader di Forza Italia suscitava al Lingotto quando, in veste di capo del governo, utilizzava vetture Audi (quindi Volkswagen) come veicoli di rappresentanza in luogo dei tradizionali modelli Lancia che Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi hanno immediatamente ripristinato una volta arrivati a Palazzo. Insomma, sono queste le basi sulle quali la negoziazione è ancora in corso ben sapendo che la strada è impervia ma percorribile.

Nel contempo invece sarebbe più semplice il rinnovo della Figc con Compass, la società di credito al consumo di Mediobanca, a sua volta negli scorsi anni uno dei top sponsor della Nazionale. Bogarelli, d’altronde, si è detto ottimista per il risultato di garanzia di 57 milioni per il quadriennio con il quale la joint venture tra Infront e Il Sole 24 Ore si è aggiudicata l’asta della Figc. «Noi abbiamo preso i diritti a dicembre, poi sviluppato un piano marketing di concerto con la federazione. In così poco tempo era impossibile fare di più», ha spiegato il manager, che per il quadriennio 2015/2018 ha fissato in 70 milioni l’obiettivo di incasso.

 

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IL FATTO QUOTIDIANO.it 03-04-2015

Fiat Chrysler, giuria Usa: “Deve risarcire 150 milioni per la morte di un bimbo”

Nel 2012 un bambino di 4 anni è morto a seguito di un incendio scoppiato nella Jeep sulla quale viaggiava, dopo un tamponamento.

Secondo i giurati della Georgia la colpa è dei serbatoi posteriori vulnerabili costruiti in modo "incauto o con noncuranza" per la vita umana. Il colosso ora valuta l'appello

 

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LA STAMPA 11-04-2015

Processo a Milano

Maddalena ritira la querela contro Romiti

Il procuratore generale di Torino Marcello Maddalena ha ritirato una querela contro l’ex presidente ed ex ad di Fiat Cesare Romiti, imputato a Milano insieme a un giornalista per diffamazione. L’ex dirigente era accusato di aver riferito in un libro di un colloquio in cui Maddalena avrebbe detto che le indagini per le tangenti della casa automobilistica a metà degli anni ’90 ricevevano «soffiate» anonime dall’interno del Gruppo.

 

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Inviato (modificato)

LA PIÙ GROSSA OPERAZIONE FINANZIARIA NELLA STORIA DELLA FAMIGLIA AGNELLI

 

continua...

Modificato da Ghost Dog

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continua...

e della valle gli rompe i co*****i

a prescindere dal  torto o  ragione ..................

 

è come quando io critico un politico al potere

sai quanto se ne doglie.............

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Inviato (modificato)

Io sono tra quell che invece si sono ricreduti, non mi era mai piaciuto perchè non mi ero mai soffermato a studiarne le eventuali capacità. Ora mi sembra molto competente a livello tattico.

 

Il suo problema è che è un livornese .the

 

.penso

dehhhhh bellllino lui..........

 

 

o questo da dove è uscito

scusate ma oramai lo lascio

Modificato da wmontero

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Joined: 20-Apr-2009
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continua...

 

 

e della valle gli rompe i C******I

a prescindere dal  torto o  ragione ..................

 

è come quando io critico un politico al potere

sai quanto se ne doglie.............

Intendi questa (non e' che ti voglia rubare il mestiero pero'...;) )

Exor offre 6,4 miliardi di dollari per l’americana PartnerRe
La holding del gruppo Agnelli verso la conquista del colosso Usa delle riassicurazioni

Exor, la holding del gruppo Agnelli, punta a conquistare la società americana di riassicurazione PartnerRe per 6,4 miliardi di dollari. 

La finanziaria, presieduta da John Elkann, ha inviato oggi al consiglio di amministrazione di PartnerRe una proposta scritta per acquistare in contanti il 100% delle azioni ordinarie al prezzo di 130 dollari per azione. Un’offerta che assegna nel complesso a PartnerRe un valore di 6,4 miliardi di dollari. La proposta di Exor comporta un premio del 16% rispetto al valore implicito delle azioni di PartnerRe di 112,53 dollari, riconosciuto dall’accordo di fusione tra PartnerRe ed Axis Capital Holdings. L’operazione tra PartnerRe e Axis era prevista carta contro carta. 

 

Operazione amichevole

L’operazione proposta da Exor, scrive in una nota la holding della famiglia Agnelli, «è concepita su base amichevole e può essere conclusa in tempi rapidi». Rispetto all’operazione di fusione con Axis (che prevede esclusivamente un corrispettivo in azioni) - continua la nota di Exor - «riconoscerà agli azionisti di PartnerRe un valore superiore e maggiore certezza poiché è realizzata totalmente in denaro; inoltre dispone di tutte le risorse finanziarie necessarie, non richiede alcun aumento di capitale da parte di Exor né l’approvazione dei suoi azionisti». 

 

Il messaggio di Elkann

«Abbiamo profonda stima per PartnerRe e le persone che vi lavorano - ha detto John Elkann - la nostra proposta offre agli azionisti di PartnerRe una valorizzazione superiore, ed ha la certezza di un’offerta in denaro. Inoltre offre al management ed ai dipendenti della società una grande opportunità per continuare a sviluppare le straordinarie potenzialità di una primaria società riassicurativa di livello globale come PartnerRe, grazie al nostro impegno di azionisti stabili. Siamo molto fiduciosi che il consiglio di amministrazione, i dipendenti e gli azionisti di PartnerRe sosterranno la nostra proposta, creando le condizioni affinché essa si concluda con successo e in tempi rapidi».  

 

Gli investimenti

Exor ha realizzato investimenti nei settori assicurativo e riassicurativo per oltre due decenni, partecipando peraltro anche alla fondazione di PartnerRe nel 1993 in qualità di socio di minoranza.

 

http://www.lastampa.it/2015/04/14/economia/exor-compra-lamericana-partnerre-per-miliardi-di-dollari-kmcBHa7Zio4IO2DyZqkQlJ/pagina.html

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Joined: 08-Jul-2006
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si

questi investono miliardi

e noi giochiamo a rimpiattino con i tesoretti

c'è non c'è

lo do a te no a lui

ma serve a loro

tu a chi lo daresti

poveri noi italiani

forse ce lo meritiamo

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Joined: 20-Apr-2009
40693 messaggi

si

questi investono miliardi

e noi giochiamo a rimpiattino con i tesoretti

c'è non c'è

lo do a te no a lui

ma serve a loro

tu a chi lo daresti

poveri noi italiani

forse ce lo meritiamo

Ormai fanno cosi' con noi da un po' di tempo, anche perche' JE non e' impegnato "direttamente" nella gestione della Juve. Vogliono che camminiamo da soli con le nostre gambe, pero' come societa' quotata in borsa ed appartenente ad Exor sono la' nel caso avessimo bisogno di un ombrello finanziario...

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Joined: 18-Dec-2006
117 messaggi

Non trovo più quel topic mitico sul tenente colonnello Giovanni Arcangioli e sul maggiore Auricchio, se non ricordo male aperto molti anni fa dall'utente "La Triade" e, grazie al contributo di molti, divenuto negli anni un po' un piccolo specchio delle dinamiche del potere, di certi meccanismi insomma.

 

Intrecci tra rami dei servizi di sicurezza protetti dallo Stato, un certo mondo finanziario, mafie varie ...

 

Credo il miglior topic in assoluto su un forum i cui contenuti generali sono calcistici.

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Joined: 24-Oct-2006
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Al corriere il direttore sarà Fontana, poi si è aggiunto anche un altro scoglio nell'affare Partner Re:

 

4 MAG 2015 17:35
DOPO IL "CORRIERE", ELKANN FA UN'ALTRA CILECCA – PARTNER RE RESPINGE L’OFFERTA DA 6,4 MILIARDI DI EXOR – PREFERITA LA FUSIONE CON AXIS CAPITAL, IL CUI CAPO E' STATO PER OLTRE 10 ANNI IL DIRETTORE FINANZIARIO DI PARTNER RE...


Ma con lo stuolo di advisor finanziari e legali di cui s'è circondato John Elkann per lanciare l'Opa miliardaria (fallita) su Partner Re, qualcuno lo ha avvisato che Axis Capital - che conquisterà Partner Re - è guidata da Albert Benchimol che (guarda caso) è stato executive vice president e chief financial officer della stessa Partner Re dal 2000 al 2010?....

PARTNER RE RIFIUTA OFFERTA DI EXOR
(ANSA) - PartnerRe rifiuta l'offerta d'acquisto da 6,4 miliardi di dollari arrivata da Exor. Lo si legge in una nota del gruppo di riassicurazioni con base nelle Bermuda che preferisce andare avanti nella programmata fusione con Axis Capital. 
Per gli azionisti della società americana è in arrivo un dividendo straordinario di 11,5 euro per azione, ora che conferma le nozze con Axis. PartnerRe nelle ultime tre settimane ''ha negoziato in modo ampio con Exor e ha fatto una valutazione molto attenta e approfondita dei diversi aspetti della proposta, incluso il prezzo'', sottolinea il presidente del gruppo Jean-Paul Montupet che poi spiega il motivo ultimo del no all'offerta italiana a 130 dollari per azione. ''Nel corso delle discussioni Exor ha chiarito abbondantemente che non intendeva aggiustare il prezzo'', afferma il manager.

EXOR, CONFERMIAMO IMPEGNO PER PARTNERRE
(ANSA) - Exor conferma il suo impegno per rilevare PartnerRe per 6,4 miliardi di dollari. "L'operazione con Axis è il risultato di un processo difettoso. La nostra proposta è finanziariamente superiore, il dividendo proposto da PartnerRe con Axis è fuorviante", dice in una nota.

EXOR, SARANNO AZIONISTI A DECIDERE MIGLIORE OPERAZIONE
(ANSA) - "Nonostante il consiglio di amministrazione di PartnerRe continui a sostenere l'offerta Axis, tuttora inferiore, saranno gli azionisti di PartnerRe a decidere su quale sia la migliore operazione". Lo afferma Exor che "esprime quindi il proprio impegno a proseguire nella sua operazione, alle condizioni proposte, ed è fortemente determinata a raggiungere una rapida conclusione".

LETTERA A DAGOSPIA
Caro Dago, ma con lo stuolo di advisor finanziari e legali di cui s'è circondato John Elkann per lanciare l'Opa miliardaria (fallita) su Partner Re, qualcuno lo ha avvisato che Axis Capital - che conquisterà Partner Re - è guidata da Albert Benchimol che (guarda caso) è stato executive vice president e chief financial officer della stessa Partner Re dal 2000 al 2010?

Axis aveva già progettato a gennaio la fusione con Partner Re. Elkann ha voluto mettersi in mezzo, dimenticando il ruolo giocato dal manager-pontiere dell'operazione.
Con simpatia.
Andrea

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/dopo-corriere-elkann-fa-altra-cilecca-partner-re-respinge-99775.htm

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Joined: 08-Jul-2006
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Al corriere il direttore sarà Fontana, poi si è aggiunto anche un altro scoglio nell'affare Partner Re:

 

4 MAG 2015 17:35

DOPO IL "CORRIERE", ELKANN FA UN'ALTRA CILECCA – PARTNER RE RESPINGE L’OFFERTA DA 6,4 MILIARDI DI EXOR – PREFERITA LA FUSIONE CON AXIS CAPITAL, IL CUI CAPO E' STATO PER OLTRE 10 ANNI IL DIRETTORE FINANZIARIO DI PARTNER RE...

Ma con lo stuolo di advisor finanziari e legali di cui s'è circondato John Elkann per lanciare l'Opa miliardaria (fallita) su Partner Re, qualcuno lo ha avvisato che Axis Capital - che conquisterà Partner Re - è guidata da Albert Benchimol che (guarda caso) è stato executive vice president e chief financial officer della stessa Partner Re dal 2000 al 2010?....

PARTNER RE RIFIUTA OFFERTA DI EXOR

(ANSA) - PartnerRe rifiuta l'offerta d'acquisto da 6,4 miliardi di dollari arrivata da Exor. Lo si legge in una nota del gruppo di riassicurazioni con base nelle Bermuda che preferisce andare avanti nella programmata fusione con Axis Capital. 

Per gli azionisti della società americana è in arrivo un dividendo straordinario di 11,5 euro per azione, ora che conferma le nozze con Axis. PartnerRe nelle ultime tre settimane ''ha negoziato in modo ampio con Exor e ha fatto una valutazione molto attenta e approfondita dei diversi aspetti della proposta, incluso il prezzo'', sottolinea il presidente del gruppo Jean-Paul Montupet che poi spiega il motivo ultimo del no all'offerta italiana a 130 dollari per azione. ''Nel corso delle discussioni Exor ha chiarito abbondantemente che non intendeva aggiustare il prezzo'', afferma il manager.

EXOR, CONFERMIAMO IMPEGNO PER PARTNERRE

(ANSA) - Exor conferma il suo impegno per rilevare PartnerRe per 6,4 miliardi di dollari. "L'operazione con Axis è il risultato di un processo difettoso. La nostra proposta è finanziariamente superiore, il dividendo proposto da PartnerRe con Axis è fuorviante", dice in una nota.

EXOR, SARANNO AZIONISTI A DECIDERE MIGLIORE OPERAZIONE

(ANSA) - "Nonostante il consiglio di amministrazione di PartnerRe continui a sostenere l'offerta Axis, tuttora inferiore, saranno gli azionisti di PartnerRe a decidere su quale sia la migliore operazione". Lo afferma Exor che "esprime quindi il proprio impegno a proseguire nella sua operazione, alle condizioni proposte, ed è fortemente determinata a raggiungere una rapida conclusione".

LETTERA A DAGOSPIA

Caro Dago, ma con lo stuolo di advisor finanziari e legali di cui s'è circondato John Elkann per lanciare l'Opa miliardaria (fallita) su Partner Re, qualcuno lo ha avvisato che Axis Capital - che conquisterà Partner Re - è guidata da Albert Benchimol che (guarda caso) è stato executive vice president e chief financial officer della stessa Partner Re dal 2000 al 2010?

Axis aveva già progettato a gennaio la fusione con Partner Re. Elkann ha voluto mettersi in mezzo, dimenticando il ruolo giocato dal manager-pontiere dell'operazione.

Con simpatia.

Andrea

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/dopo-corriere-elkann-fa-altra-cilecca-partner-re-respinge-99775.htm

ma veramente ci sono persone che scrivono a dago per questioni finanziarie di cosi alto bordo ?

 

è come chiedere a me come battere il real questa sera

due s********e sul forum è arcigiusto scriverle ci mancherebbe

442 433 555 a fafalla

 

poi tutto rimane li

come al bar

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Joined: 24-Oct-2006
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Beh, Dago va preso sempre con le molle, questo si sa. Sia per i temi trattati, (spesso trash, spesso gossippari, e cagate varie), sia per il modo in cui li tratta (sullo stesso tema nel giro di poche settimane/giorni si può leggere tutto e il contrario di tutto). E tutto viene realizzato sempre con quell'atteggiamento da sussurri di corridoio, foto di nudità, grida allo scandalo, voglia di provocazione, aria da complotto, io lo so ma non lo dico, e semplicismo disincantato un po' banalotto. Da bar, in effetti, come giustamente dici tu. 

Ma va detto che la maggior parte degli articoli sono COPIATI PARI PARI dalle fonti giornalistiche principali del paese e del mondo, e loro si limitano a dargli un titolo nuovo e provocatorio. Poche cose sono scritte da e per Dago. Quindi non è affatto un sito inaffidabile. Basta solo aver voglia di decodificare un pò... Inoltre i lettori, esattamente come succede qui nel forum, possono saperne anche più di chi scrive i pezzi. Per motivi culturali, o di lavoro, o che ne so....

Quindi è interessante che un lettore gli abbia scritto: "Axis Capital - che conquisterà Partner Re - è guidata da Albert Benchimol che (guarda caso) è stato executive vice president e chief financial officer della stessa Partner Re dal 2000 al 2010".

Evidentemente il lettore è uno dell'ambiente che ha notato subito la cosa e gli puzzava.

Non ci trovo niente di strano. In fondo anche la Juve legge il forum tutti i giorni. Sanno benissimo che in una quantità enorme di persone possono esserci qua e là delle intuizioni notevoli, o delle idee interessanti, o delle notizie di cui loro non sono a conoscenza....

A dir la verità io non solo non ci vedo nulla di strano, ma addirittura penso che, il tuo "poi tutto rimane lì" è decisamente errato. 

Periodicamente, o su singoli temi, penso addirittura che la Juve, nel nostro caso, attraverso alcuni utenti venga a cercare idee e notizie. E se serve lanciano anche dei topic, pur di ottenere delle risposte specifiche a tema. E poi vengono relazionate le idee principali ai piani alti.  

Altroché. 

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Joined: 08-Jul-2006
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Non ci trovo niente di strano. In fondo anche la Juve legge il forum tutti i giorni. Sanno benissimo che in una quantità enorme di persone possono esserci qua e là delle intuizioni notevoli, o delle idee interessanti, o delle notizie di cui loro non sono a conoscenza....

A dir la verità io non solo non ci vedo nulla di strano, ma addirittura penso che, il tuo "poi tutto rimane lì" è decisamente errato. 

Periodicamente, o su singoli temi, penso addirittura che la Juve, nel nostro caso, attraverso alcuni utenti venga a cercare idee e notizie. E se serve lanciano anche dei topic, pur di ottenere delle risposte specifiche a tema. E poi vengono relazionate le idee principali ai piani alti.  

Altroché. 

 

questo passaggio mi trova ultrasuper  in accordo

noi tutti non ci rendiamo conto di quante tracce lasciamo

scritte e non

gps a volte inserito in cellulare

scatole nere su auto

tessere fedelta

carte credito

e poi social & c

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