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CRAZEOLOGY

Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"

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con il nostro/mio cervello mentalità non riusciremo mai e dico mai a capire certi intrighi

in certi luoghi non esiste nulla che assomigli lontanamente ad etica sia personale che professionale

sembrano frasi frasi fatte basnali nazional populiste

forse lo sono

ma io rinuncio a capirci

non ci arrivo

il mio metro non è uguale al loro

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ITALIA OGGI 18-07-2014

fdgDNLyV.jpg

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Articolo inquietante...

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ognuno vede il bicchiere mezzo vuoto oppure mezzo pieno

il risultato è il solito

tutti abbiamo sbagliato

anche noi che gli abbiamo perdonato tutto in campo e fuori

mi spiace che se ne sia andato

però cerchiamo di non buttare nel cesso il lavoro fatto in questi anni

che non può andare a suo solo merito

la dirigenza dovrà dimostrare di essere all'altezza

vedremo veramente di che pasta sono fatti

cobolli non c'è più e sono fiducioso

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Bel pezzo, complimenti, l'ho letto stanotte. Gliene ho dette di tutti i colori in questi giorni, ma Antonio era tutto per me. Forse proprio per questa ragione covo tanto rancore nei suoi confronti. Non doveva finire così...

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Inviato (modificato)
il Giornale 19-07-2014

hOvPglZ6.jpg

Libero 19-07-2014

dLsAnJn4.jpg

Modificato da Ghost Dog

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non lo credo tanto inverosimile

io lo farei

troppa concorrenza troppo in vista troppe critiche poco margine

che la camusso parli con i tedeschi

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Ci sono anche voci di fusione tra Fiat e Peugeot.

Mi sa che c'è gente che con 'sti alti e bassi delle azioni sta facendo dei bei soldini.

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cobolli non c'è più e sono fiducioso

Io non ne sono più così sicuro. .look

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Io non ne sono più così sicuro. .look

la fiducia non è una legge fisica dimostrabile cui tutti debbono sottostare sefz

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Da Volkswagen a Peugeot

valzer di corteggiatori per Fiat

ma gli Agnelli resistono

A dispetto delle smentite, e in qualche

caso della logica, i rumors si susseguono

di PAOLO GRISERI (la Repubblica 26-07-2014)

Più delle star sotto l’ombrellone è la Fiat, anzi la nuova Fiat Chrysler, ad alimentare il gossip estivo. A leggere la stampa internazionale l’interesse per la Fca è spasmodico. Tutti la vogliono, come Figaro nel “Barbiere” rossiniano. A dispetto delle smentite, e in qualche caso della logica, i rumors si susseguono come se il nuovo gruppo globale da 4 milioni di auto che nascerà il 1 agosto dovesse immediatamente trovare un altro alleato con cui fondersi: «La terza gamba? Non ne abbiamo bisogno. Credo che Fca abbia le potenzialità per espandersi fino ad arrivare a 6-7 milioni di auto vendute. Certo, se arriveranno delle opportunità le prenderemo in considerazione». Così ha parlato Sergio Marchionne mercoledì, giornata a cavallo tra il penultimo gossip, una pretesa fusione con Volkswagen ipotizzata dai media tedeschi, e l’ultimo grido, una fusione con Peugeot lanciata dal Financial Time e smentita in poche ore sia da Torino che da Parigi.

Tutti i rumors ruotano intorno a un’idea di fondo: chiusa l’alleanza con Detroit, gli Agnelli sarebbero intenzionati a uscire più o meno gradualmente dalla plancia di comando per lasciare ad altri il ruolo di azionista di riferimento, intascando la plusvalenza e dedicandosi ad altro. E per farlo starebbero cercando di vendere la loro quota di Fca a un nuovo socio forte o, in alternativa, di fondersi con un altro gruppo in modo da diluire ulteriormente la loro partecipazione. Ipotesi che vengono sorrette, in privato, dalle valutazioni di qualche transfuga dal gruppo di Torino. Uno scenario che, ancora nelle ultime ore, ai vertici di Exor si smentiva con questo ragionamento: «Abbiamo accettato di puntare sull’auto nei momenti difficili, quando Fiat rischiava il fallimento all’inizio degli anni Duemila e quando il mercato è stato travolto dalla crisi. Abbiamo scommesso su una fusione con Chrysler che veniva guardata con sospetto da gran parte gli analisti. Ora che il merger con Detroit ha avuto il via libera dalla Sec e il mercato americano ci garantisce utili, perché dovremmo lasciare il business?». «Diluire la quota azionaria di Exor? Se la torta è buona, perché ridurre la propria fetta?», aveva sintetizzato nei mesi scorsi John Elkann.

A credere a queste affermazioni c’è da prevedere che «a meno di offerte oggi non immaginabili», come si ripete a Torino, gli Agnelli rimarranno saldamente al comando di Fca fino al 2018 quando il piano presentato da Marchionne e John Elkann due mesi fa prevede il rilancio dell’Alfa e 6-7 milioni di vendite annue, quasi un raddoppio rispetto ai 4 milioni di oggi. Ma ci sono anche segnali che vanno in direzione contraria. La scelta di portare la sede legale di Fca in Olanda è stata spiegata con il fatto che la legge olandese consente di assegnare un peso doppio alle azioni dei soci stabili. Questo significa che la soglia di controllo di Fca scenderà al 25 per cento mentre quella di Fiat oggi è al 30, la soglia al di sopra della quale la legge italiana prevede l’obbligo di Opa. Così, con il semplice trasloco legale, sempreché rimangano immutati i rapporti di forza tra gli attuali soci, Exor potrebbe ridurre dal 30 al 25 per cento la sua partecipazione senza perdere il ruolo di azionista di controllo. Nessuno sa oggi se davvero gli Agnelli vorranno sfruttare questa opportunità e, nel caso, a chi decideranno di vendere il pacchetto del 5 per cento che si libererebbe.

Oltre alle tesi sulla progressiva uscita di scena degli Agnelli, ad alimentare i gossip c’è un dato di fatto: dopo la fusione con Chrysler Fca non è ancora abbastanza grande da potersi ritenere al sicuro. E, soprattutto, manca di una forte presenza in Asia. Finora le partenrship con i gruppi asiatici non sono andate oltre la collaborazione industriale su specifici modelli. E’ accaduto con Suzuky per il Sedici, il piccolo fuoristrada che sopperiva a un evidentemente buco nella gamma della vecchia Fiat. Accade oggi con la Mazda per un coupé che originariamente avrebbe dovuto essere l’erede del Duetto prima che il piano di rilancio dell’Alfa escludesse questa ipotesi. Il piano di Marchionne prevede di aggredire l’Asia con le Jeep prodotte in Cina e punta sul tradizionale marchio americano per recuperare il tempo perduto. Ma certo un’alleanza con Peugeot, che in Cina vende circa 700 mila auto all’anno, consentirebbe di allargare di colpo la base operativa nell’area. A suggerire, nel corso dei decenni, il matrimonio tra gli Agnelli e la casa francese c’è il fatto che fino a poco tempo fa Peugeot era guidata da una dinastia familiare, esattamene come il gruppo torinese. Ma le sovrapposizioni tra le gamme di prodotto e il protezionismo del governo di Parigi rischierebbero di rendere molto complicata l’operazione. Assai più complessa l’ipotesi che sia Volkswagen ad assorbire Fca. Il nuovo gruppo nato dall’alleanza tra Torino e Detroit sarebbe troppo grande da assorbire anche per il gruppo tedesco L’ipotesi, suggerita dalla stampa di Berlino, di uno scorporo di Chrysler per cederla a Wolksburg andrebbe contro tutto il lavoro di integrazione fatto negli ultimi cinque anni dal Lingotto. Rimane l’ultima suggestione, quella che forse Marchionne continua a sognare in segreto perché capita che i fidanzamenti mancati siano quelli più appetiti. E’ ancora possibile la riapertura del dossier Opel, quello finito in nulla nel 2009 per l’opposizione dei politici e dei sindacati tedeschi? Periodicamente Gm mette la sua costola europea sul mercato e poi ci ripensa. La questione potrebbe essere comodamente discussa in un ristorante di Detroit tra i vertici di Chrysler e Gm. Poi però sarebbe inevitabile alzare il telefono e avvertire Angela Merkel.

AGNELLI a tutto cash

Mentre la Fiat saluta Torino, la famiglia si gode 2,5

miliardi di liquidità. Nel frattempo, però, se ne va

il secondo direttore degli investimenti in pochi mesi

IN BORSA SI PARLA DI UN AUMENTO DI CAPITALE DELLA NUOVA

FCA. L’IPOTESI DI UN’ALLEANZA NEI MEDIA CON MURDOCH

di VITTORIO MALAGUTTI (l'Espresso 31-07-2014)

La nuova Fiat, quella col cuore in America, la sede in Olanda e il portafoglio, cioè le tasse, a Londra verrà inaugurata ufficialmente venerdì prossimo, primo agosto, al Lingotto di Torino. Quel giorno l’assemblea dei soci, l’ultima in terra italiana, varerà la fusione con Chrysler. Una rivoluzione targata Sergio Marchionne, raccontano i media di mezzo mondo esaltando l’opera del manager che ha scongiurato il tracollo dell’antica Fabbrica Italiana Automobili Torino. La storia dirà se davvero la rotta disegnata da Marchionne garantirà un futuro alla neonata Fca (Fiat Chrysler Automobiles) nel mondo sempre più competitivo dei costruttori globali. Fatto sta che, per adesso, i veri vincitori della partita sono gli Agnelli.

Nel 2004, gli eredi della dinastia torinese si erano giocati il tutto per tutto consegnando le chiavi del gruppo sull’orlo del fallimento a un dirigente cresciuto Oltreoceano, dallo stile molto personale (maglioncino nero, approccio informale) e pressoché sconosciuto dalle nostre parti. A un decennio di distanza dall’investitura di Marchionne, la famiglia ora capitanata da John Elkann si trova seduta su una montagna di liquidità, oltre 2,5 miliardi di euro. Ed è anche riuscita a blindare il controllo sul gruppo automobilistico. La scelta del trasloco all’estero, con la sede sociale ad Amsterdam, serve proprio a moltiplicare per due il peso della quota di Exor, la holding degli Agnelli, nel capitale di Fiat.

Nessun trucco, tutto legale. La legislazione olandese, disegnata apposta per attirare i capitali delle multinazionali, prevede il voto multiplo nell’assemblea dei soci. Come dire, paghi uno e prendi due. Sono i miracoli della finanza senza frontiere. Si può discutere all’infinito se la legge dei Paesi Bassi, che è un Paese dell’Unione Europea, non rappresenti una forma di concorrenza sleale verso gli altri Paesi Ue. Al momento però, per restare ai fatti, il punto essenziale sembra piuttosto un altro.

La nascita di Fca segna uno stacco netto con il passato, un ribaltamento di prospettiva. Se una decina di anni fa la Fiat sembrava una zavorra destinata a trascinare a fondo quel che restava dell’impero di Torino, adesso gli Agnelli possono permettersi di guardare da lontano l’Italia per disegnare strategie di crescita globali. Facile a dirsi. Da più di un anno ormai gli analisti si chiedono come verrà impiegato il tesoretto in cassa a Exor: quasi 2 miliardi in contanti più qualche centinaio di milioni in titoli prontamente liquidabili. Tutti quei soldi sono il frutto della vendita della quota del 15 per cento nell’azienda svizzera Sgs, per alcuni anni gestita (e rilanciata) proprio da Marchionne, prima di approdare alla guida di Fiat.

L’affare Sgs risale ai primi di giugno del 2013. Da allora nulla, o quasi. Tanto che sul mercato qualcuno è arrivato a ipotizzare un disimpegno totale anche dall’auto, con la vendita di Fca a Volkswagen. La voce, finita si giornali a metà luglio, è stata immediatamente smentita a Torino così come in Germania, ma il solo fatto che molti investitori sul mercato l’abbiano considerata attendibile è un segnale chiaro dell’incertezza diffusa sulle prossime mosse di Exor.

Un’altra ipotesi da tempo vagliata negli ambienti delle banche d’affari riguarda un possibile investimento degli Agnelli nel nuovo colosso globale che Rupert Murdoch sta cercando di creare unendo la sua Fox Corporation, compresi i canali satellitari di Sky, con l’americana Time Warner. È noto lo stretto rapporto tra Elkann e il tycoon di origine australiana. Non per niente, dall’anno scorso, il capo di Exor siede nel consiglio di amministrazione della News Corporation, una delle holding più importanti del sistema Murdoch. Già dodici mesi fa, quando erano circolate le prime voci su una possibile intesa, Elkann aveva smentito negoziati o contatti.

Adesso però, con l’offerta per Time Warner e la riorganizzazione delle tv europee con il marchio Sky, lo scenario sta velocemente cambiando. A tal punto che, secondo molti osservatori, non è escluso che anche gli Agnelli possano giocare un ruolo in questa grande partita su scala mondiale. In Borsa c’è anche chi arriva a ipotizzare che nel gioco potrebbero rientrare anche le attività editoriali di Fiat in Italia, “La Stampa” di Torino e la quota del 16,7 per cento in Rcs media, l’editore del “Corriere della Sera”. Solo voci, ovviamente, perché i fatti concreti, per ora stanno a zero. Anzi, è difficile non notare che negli ultimi tre anni si sono avvicendati ben due manager chiamati a Torino per affiancare Elkann nel compito di selezionare le migliori opportunità di investimento. Ai primi di luglio ha fatto le valigie il Chief operating officer (Coo) Shahriar Tadjbakhsh, statunitense di origini iraniane, ex Goldman Sachs, ingaggiato a maggio del 2012. Il suo predecessore, l’inglese Tobias Brown, era rimasto al suo posto poco più di un anno.

Si muovono i manager, ma la holding resta ferma alla casella di partenza, con i 2 miliardi in cassa. Nel frattempo, in mancanza di meglio, gli Agnelli hanno continuato a investire su se stessi, comprando titoli Exor in Borsa. Tanto che adesso la holding controlla il 9,6 per cento del proprio capitale, molto vicino alla quota del 10 per cento che è il massimo consentito dalla legge. Ai prezzi correnti di Borsa il pacchetto di azioni proprie vale quasi 700 milioni. Spiccioli, comunque, se confrontati con l’enorme arsenale di liquidità, eventualmente rafforzato con il ricorso al credito bancario, che gli Agnelli sarebbero in grado di mettere in campo se si presentasse l’occasione buona.

Niente da fare, almeno per ora. Anche i tifosi della Juventus sono costretti ad accontentarsi di quel che passa il convento. La squadra bianconera deve far quadrare i conti senza nuove iniezioni di capitale da parte della holding degli Agnelli, che possiede il 64 per cento del club quotato in Borsa. I fuochi d’artificio del calciomercato, quelli che dovrebbero servire per fare il balzo di qualità in Europa, sembrano quindi rinviati a data da destinarsi. Si spiegano anche così le dimissioni dell’allenatore Antonio Conte, che ha preferito cambiare aria lasciando il posto a Massimiliano Allegri. Da casa Agnelli il messaggio è arrivato forte e chiaro, nessuna follia per il pallone, gran passione di famiglia da quasi un secolo. E allora si torna alla casella di partenza, cioè al business dell’auto, che sommato a trattori e veicoli industriali col marchio Cnh ancora rappresenta oltre i due terzi del portafoglio investimenti, liquidità esclusa, di Exor.

Su un punto almeno gli analisti si trovano d’accordo: la neonata Fca potrebbe aver presto bisogno di capitali per finanziare il lancio di nuovi modelli e aggredire mercati promettenti, come l’Asia, fin qui rimasti ai margini delle strategie di Fiat-Chrysler. Il debito è da tempo ai livelli di guardia. Pare difficile, quindi, che Marchionne possa fare ancora ricorso a finanziamenti bancari. E allora non resta che una strada: chiedere denaro fresco al mercato, magari ricorrendo un convertendo, cioè, fuori dal gergo tecnico, un prestito obbligazionario che a scadenza dev’essere obbligatoriamente trasformato in azioni. In questo caso, gli Agnelli sarebbero chiamati a fare la loro parte, attingendo al tesoretto di Exor. I tempi? Difficile che qualcosa si muova entro fine anno. Prima c’è da chiudere l’iter burocratico della fusione con Chrysler, che culminerà con la quotazione del gruppo a New York. A quel punto la nuova Fiat a stelle e strisce sarà pronta a sfilare sul mercato alla ricerca di capitali. Sperando nella benedizione di Wall Street.

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però cerchiamo di non buttare nel cesso il lavoro fatto in questi anni

che non può andare a suo solo merito

la dirigenza dovrà dimostrare di essere all'altezza

vedremo veramente di che pasta sono fatti

Come ho già detto questo sarà l'anno delle RISPOSTE (inutile nascondersi dietro Allegri)

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Come ho già detto questo sarà l'anno delle RISPOSTE (inutile nascondersi dietro Allegri)

Conte non c'è più....in compenso c'è John Elkann!Siamo a cavallo...

Lui poi è maestro nel NON rispondere...

(chiedetegli quanti Scudetti ha vinto la Juve e vedrete)

Dunque...potrebbero anche non arrivare delle risposte....ma invece ulteriori DOMANDE!

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1 ) juve .....avremo risposte ........... positive negative ............. aspettiamo e vediamo

2 ) fiat ....... questi articoli sono simili a quelli sul calciomercato .............. dicono tutto di tutti perchè non sanno nulla di nessuno o solamente ciò che altri vogliono che si sappia per proprio tornaconto

quindi spazzatura

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5137 messaggi

Addio Fiat: oggi nasce Fca, lontano dall'Italia

Fiat non esiste più: nasce Fca, lontano dall'Italia

L'assemblea del Lingotto, riunita per l'ultima volta a Torino, ha approvato la fusione con Chrysler: nasce Fca. Sede legale in Olanda, domicilio fiscale nel Regno Unito. Ma, giura Elkann, "non abbandoniamo l'Italia"

Addio Fiat: oggi nasce Fca, lontano dall'Italia

ROMA - L'ultima volta a Torino. L'ultima volta in Italia. Mancava un anno al nuovo secolo - era l'11 luglio 1899 - quando Giovanni Agnelli metteva la firma sul primo documento ufficiale marchiato Fiat, fabbrica italiana automobili Torino. Oggi, 1 agosto 2014 - 115 anni e qualche giorno dopo - quel marchio non c'è più. Il nome della città della Mole non c'è più.

L'assemblea degli azionisti del Lingotto oggi ha approvato a maggioranza, con oltre l'80% del capitale, la fusione con Chrysler. Con 501 milioni di azioni che hanno votato a favore, 100 milioni contrarie e 3 milioni di astenuti, è passata l'operazione che porta la Fiat al di fuori dai confini italiani. Nasce così Fca, Fiat Chrysler automobiles, la nuova società da 4,7 milioni di auto nata dall'integrazione tra Torino e Detroit. Svelati anche i nomi dei consiglieri: toccherà a John Elkann, Sergio Marchionne, Andrea Agnelli, Tiberto Brandolino D'Adda, Glenn Earle, Valerie A. Mars, Ruth J. Simmons, Ronald L. Thompson, Patience Wheatcroft, Stephen M. Wolf, Ermenegildo Zegna.

Fiat, fa notare "La Repubblica" centra così l'ultima data utile per poter giungere in ottobre alla quotazione a Wall Street, vero obiettivo del trasferimento della sede legale in Olanda e del domicilio fiscale nel Regno Unito. Di Italia, insomma, resta ben poco.

Ma il presidente John Elkann, in apertura dell'assemblea straordinaria, ha chiarito che il cuore della Fiat - gli stabilimenti produttivi già esistenti in primis - non lascerà mai il Belpaese. "Abbiamo dato la possibilità a due società, Fiat e Chrysler, ognuna con un grande passato - ha spiegato Elkann - di unirsi per sempre, per dare vita a un protagonista mondiale come Fca. Ma essere nel mondo - ha sottolineato il numero uno del Lingotto - non significa diventare indifferenti ai contesti locali, cioè ai diversi luoghi dove Fca opera. In Italia, dove la nostra storia è iniziata e dove vogliamo continuare ad essere protagonisti attivi, e anche nel mondo".

"Ho letto in questi giorni su alcuni giornali che la mia famiglia sarebbe stanca e che vedrebbe di buon occhio un disimpegno per dedicarsi ad altre attività meno faticose o meno rischiose. Voglio confermare qui oggi l'impegno mio personale e della mia famiglia per continuare a sostenere Fca, a maggior ragione ora che si profilano all'orizzonte grandi opportunità", ha aggiunto.

Più "sincero" Sergio Marchionne, ad del gruppo, che ha spiegato i perché della "fuga". "Di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato non possiamo - ha confessato il conclusione dell'assemblea - permetterci il lusso di guardare alle nostre attività riducendo la prospettiva ai confini storici o ai domicili legali".

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Inviato (modificato)

Addio Fiat: oggi nasce Fca, lontano dall'Italia

Fiat non esiste più: nasce Fca, lontano dall'Italia

L'assemblea del Lingotto, riunita per l'ultima volta a Torino, ha approvato la fusione con Chrysler: nasce Fca. Sede legale in Olanda, domicilio fiscale nel Regno Unito. Ma, giura Elkann, "non abbandoniamo l'Italia"

Addio Fiat: oggi nasce Fca, lontano dall'Italia

ROMA - L'ultima volta a Torino. L'ultima volta in Italia. Mancava un anno al nuovo secolo - era l'11 luglio 1899 - quando Giovanni Agnelli metteva la firma sul primo documento ufficiale marchiato Fiat, fabbrica italiana automobili Torino. Oggi, 1 agosto 2014 - 115 anni e qualche giorno dopo - quel marchio non c'è più. Il nome della città della Mole non c'è più.

L'assemblea degli azionisti del Lingotto oggi ha approvato a maggioranza, con oltre l'80% del capitale, la fusione con Chrysler. Con 501 milioni di azioni che hanno votato a favore, 100 milioni contrarie e 3 milioni di astenuti, è passata l'operazione che porta la Fiat al di fuori dai confini italiani. Nasce così Fca, Fiat Chrysler automobiles, la nuova società da 4,7 milioni di auto nata dall'integrazione tra Torino e Detroit. Svelati anche i nomi dei consiglieri: toccherà a John Elkann, Sergio Marchionne, Andrea Agnelli, Tiberto Brandolino D'Adda, Glenn Earle, Valerie A. Mars, Ruth J. Simmons, Ronald L. Thompson, Patience Wheatcroft, Stephen M. Wolf, Ermenegildo Zegna.

Fiat, fa notare "La Repubblica" centra così l'ultima data utile per poter giungere in ottobre alla quotazione a Wall Street, vero obiettivo del trasferimento della sede legale in Olanda e del domicilio fiscale nel Regno Unito. Di Italia, insomma, resta ben poco.

Ma il presidente John Elkann, in apertura dell'assemblea straordinaria, ha chiarito che il cuore della Fiat - gli stabilimenti produttivi già esistenti in primis - non lascerà mai il Belpaese. "Abbiamo dato la possibilità a due società, Fiat e Chrysler, ognuna con un grande passato - ha spiegato Elkann - di unirsi per sempre, per dare vita a un protagonista mondiale come Fca. Ma essere nel mondo - ha sottolineato il numero uno del Lingotto - non significa diventare indifferenti ai contesti locali, cioè ai diversi luoghi dove Fca opera. In Italia, dove la nostra storia è iniziata e dove vogliamo continuare ad essere protagonisti attivi, e anche nel mondo".

"Ho letto in questi giorni su alcuni giornali che la mia famiglia sarebbe stanca e che vedrebbe di buon occhio un disimpegno per dedicarsi ad altre attività meno faticose o meno rischiose. Voglio confermare qui oggi l'impegno mio personale e della mia famiglia per continuare a sostenere Fca, a maggior ragione ora che si profilano all'orizzonte grandi opportunità", ha aggiunto.

Più "sincero" Sergio Marchionne, ad del gruppo, che ha spiegato i perché della "fuga". "Di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato non possiamo - ha confessato il conclusione dell'assemblea - permetterci il lusso di guardare alle nostre attività riducendo la prospettiva ai confini storici o ai domicili legali".

Perche' posti i commenti di Repubblica? Sono disfattisti, a favore della CGIL, di Landini e la FIOM in particolare, antiFiat ed antiJuve. Qua a New York la Fiat 500 sta andando molto bene, io personalmente ne vedo un sacco in mezzo alla strada. Qualche mese fa a Ballaro', Massimo Giannini, un editore del La Repubblica, ebbe il coraggio di dire che lui era stato 10 giorni a New York e non ne aveva visto neanche una. Bugia grande quanto una casa. Cosi' tanto per darti un esempio di quanto sono faziosi ;)

Leggi questo commento qua sotto (tanto per fare un paragone con cio' che scrive la Repubblica):

Economia
01/08/2014 - intervista
“Fiat-Chrysler positiva per l’industria italiana”
Oggi l’assemblea per la fusione. Berta: solo così si cresce

Francesco manacorda

milano

«E’ un cambiamento, che va interpretato in modo positivo. L’operazione Fiat-Chrysler delinea una prospettiva non solo per il gruppo, ma per tutta l’industria italiana». Giuseppe Berta, storico dell’Economia alla Bocconi e autore di numerosi libri sullo sviluppo e le prospettive dell’industria, commenta così l’operazione di fusione di Fiat e Chrysler nella holding Fca che oggi passerà al vaglio dell’assemblea straordinaria del Lingotto.

In che senso la vicenda Fiat può essere un’indicazione per il resto dell’industria italiana?

«L’Italia non è un Paese favorevole allo sviluppo delle grandi imprese. Per far sopravvivere il nostro apparato manifatturiero, almeno nelle sue componenti maggiori, dobbiamo per forza prevedere la sua proiezione internazionale, in concentrazioni industriali più grandi e con respiro globale. Del resto quello che avviene oggi con Fiat-Chrysler è il completamento di una tendenza che lo stesso amministratore delegato del gruppo Sergio Marchionne aveva già da alcuni anni indicato all’Italia: se vogliamo avere una grande industria dobbiamo fare i conti con il contesto internazionale e le sue condizioni».

Come potrà funzionare un gruppo che oltre alla sede legale in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna avrà un’identità italiana ma anche americana?

«C’è una carta globale importante, che verrà certamente giocata. Ma vedo anche qui un’indicazione di tendenza più generale per il futuro della manifattura italiana: il futuro, se si vuole averlo, dovrà per forza essere nei settori di alta gamma, nelle fasce alte di mercato a maggior valore aggiunto. Non a caso l’operazione più ambiziosa che Marchionne ha lanciato a maggio, presentando il nuovo gruppo a Detroit, è il rilancio del marchio Alfa Romeo. Se il marchio Jeep viene prodotto anche in Italia ed ha una prospettiva di esportazioni soprattutto sul mercato europeo, l’operazione Alfa Romeo è ancora più globale e più ambiziosa perché va a sfidare segmenti di mercato alti molto ben presidiati da grandi costruttori mondiali».

Quella dell’alta qualità, insomma, è la strada obbligata per la manifattura italiana?

«È una tendenza generale: noi possiamo e dobbiamo presidiare bene i segmenti alti del mercato perché nel contesto attuale è là che dobbiamo stare. Siamo condannati all’export, perchè il nostro mercato interno non ha certo le dimensioni adatte a sostenere grandi gruppi, e per esportare bisogna puntare proprio sulla qualità. Ma vedo dei movimenti incoraggianti in questo senso. Se prendiamo proprio la realtà torinese l’investimento di Maserati a Grugliasco e quello in arrivo su Mirafiori, si accompagnano - non a caso - a un esempio come quello dello stabilimento Pirelli di Settimo Torinese dove si producono gli pneumatici di alta gamma per le auto di lusso».

Fiat sottolinea che anche dopo la fusione non lascerà certo l’Italia, visto che solo la holding sarà olandese e le attività italiane e l’impegno nei confronti del Paese resteranno immutati. Quali conseguenze per il sistema produttivo nazionale?

«Il punto su cui non si riflette abbastanza è che l’Italia, per mantenere la sua industria, deve creare le condizioni per cui sia conveniente mantenere le produzioni qui. E non parlo tanto dei costi, quanto della capacità del Paese e in particolare dei singoli territori di generare e utilizzare competenze. Ad esempio per mantenere una presenza significativa del sistema dell’auto a Torino bisogna avere grande attenzione alla qualità del Politecnico e al settore della fornitura. Se se queste piattaforme produttive locali funzionano gli investimenti arrivano anche dall’estero: non a caso la Gm Powertrain ha da tempo una presenza a Torino che ha accresciuto. Ma per l’appunto sono sistemi territoriali che hanno bisogno di presidio e investimenti».

Berta: fusione positiva per l’industria

Modificato da ClaudioGentile

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non sono in grado di dare un giudizio economico su questa operazione

ma la differenza tra il lingotto ed il senato è debilitante

e noi poveri mortali veniamo governati da questi ultimi

mannaggia mannaggia

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Festeggiate gobbi.

Dopo la presidenza della Fiat, dopo Confindustria, dopo la timida esperienza esterna filo-Montiana...

Signore e Signori....

L'interista amicone di Tronchetti e Della Valle, ossia Luchino di Monprezzemolo, si è dimesso dalla Ferrari e dal Corriere. (in bradigaaaaaaaa, lo hanno licenziato sefz )

Grande Sergioooooooo!

:sventola2::sventola2::sventola2::sventola2::sventola2::sventola2::sventola2:

Il prossimo passo potrebbe essere quello di soffiargli NTV (in fondo coi debiti che ci sono, basta che Intesa SanPaolo faccia qualche stoccata di fioretto ben fatta).

E poi...

E poi...

E poi non ci resta che aspettare di sentire suonare le campane... .asd

.dance

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:forza::forza::forza:

.isterico

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Sei un grande, Craze .asd Ti stavo aspettando .asd

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Dal blog di Ju29ro.com:

http://blog.ju29ro.com/2014/09/non-ci-mancherai.html

Non ci mancherai

E così, dopo Sisport, Itedi, Publikompass, Cinzano, Azzurra, Italia '90, Juventus, Rcs Video, Bologna, Maserati, Fieg, Fiat, Confindustria, etc... Luca Cordero di Montezemolo lascia anche, più o meno spontaneamente, la presidenza di Ferrari.
Occupandoci di Juventus e non di Ferrari, non siamo (se non come italiani) particolarmente interessati delle sorti del Cavallino. Ma registriamo con piacere il fatto che i destini di questo signore appaiano sempre più lontani da tutto ciò che riguarda il gruppo del quale fa parte anche la nostra Juve.

Dato che della ricerca della verità su calciopoli ci occupiamo da sempre, non possiamo dimenticare il contenuto delle brevi telefonate sopra riportate nel video:
1) tra Alessandro e Luciano Moggi;
2) tra lo stesso Moggi e Giraudo;
3) tra Zavaglia e Sandreani;
4) tra Baldini e Mazzini.
Così come è utile, secondo noi, ricordare le dichiarazioni rese dal presidente della Fifa il 22 dicembre 2007:
"Credo sia ora passato abbastanza tempo per poterne parlare. Quando scoppiò lo scandalo, nel 2006, Luca di Montezemolo svolse un importantissimo ruolo di moderatore. E' in gran parte merito suo se la Juventus non si rivolse ai tribunali ordinari dopo le sanzioni conseguenti allo scandalo" (Joseph Blatter).

Modificato da - Domenico -

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Joined: 20-Apr-2009
40693 messaggi

Festeggiate gobbi.

Dopo la presidenza della Fiat, dopo Confindustria, dopo la timida esperienza esterna filo-Montiana...

Signore e Signori....

L'interista amicone di Tronchetti e Della Valle, ossia Luchino di Monprezzemolo, si è dimesso dalla Ferrari e dal Corriere. (in bradigaaaaaaaa, lo hanno licenziato sefz )

Grande Sergioooooooo!

:sventola2::sventola2::sventola2::sventola2::sventola2::sventola2::sventola2:

Il prossimo passo potrebbe essere quello di soffiargli NTV (in fondo coi debiti che ci sono, basta che Intesa SanPaolo faccia qualche stoccata di fioretto ben fatta).

E poi...

E poi...

E poi non ci resta che aspettare di sentire suonare le campane... .asd

.dance

Era ora che sto stronso se ne andasse dalla Ferrari e dal "nostro" mondo. Grande Marchionne, questo si che c'ha le pal.l.e quadrate. Come si e' risentito nei giorni scorsi il signor tods dopo che gli hanno fatto fuori il suo amichetto luchino :haha: :haha: :haha:

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Joined: 07-Jul-2006
4111 messaggi

Non ne ero a conoscenza...ma la cosa mi fa felice!Lui fa parte dei quattro Tristi Siri che decisero la distruzione della Juve!

(e per inciso, da quando lo so...ho sempre gufato la ferrari, godendo per ogni sconfitta!)

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Joined: 08-Jul-2006
21012 messaggi

festa grande in casa juve

ora vediamo luchino cosa inventa senza il paracadute della famiglia

io purtroppo lo so

intasca i soldi ed........... esce vede gente

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