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Ghost Dog

Tifoso Juventus
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  1. Scrive ancora per Il Sole 24ORE, però. Vedi prima con chi l'hanno sostituito in radio, non si sa mai che sia ancora più antijuventino... Per la cronaca Giancarlo Padovan ha confermato che sarà con L.Telese a "Pubblico": il Fatto Q. ha già assoldato un certo Paolo Ziliani in sua vece.
  2. Dal blog "Lo zingaro e lo scarafaggio" ho riportato alcuni articoli: @giannipinoli l'ho seguito su twitter e non mi sembra affatto un farabutto, al massimo un "pungolatore" informatissimo. Su twitter ho scoperto che spesso MM (specialmente) & GF tendono a "provocare" con commenti amabilmente faziosi. Stanno promuovendo il loro romanzo con le buone e con le cattive, imho.
  3. 28 08 2012 Gol e polemiche, l’anticiclone Juventus Risultati, arbitraggi e veleni, tutto si muove nella “penombra” dei bianconeri, vincenti e discussi È ricominciato tutto all’insegna della Juventus e della sua epifenomenologia: risultati, arbitri, polemiche, scandali fuori campo, esattamente come avevamo lasciato il campionato in maggio. Vediamo perché, dopo aver gettato l’occhio sulle maggiori sorprese della prima giornata e sulla novità planetaria dei due “giudici d’area di rigore”, che si aggiungono alla terna solita per comporre una cinquina che promette una tombola. Nel senso di caduta... È sotto i riflettori la liquefazione milanista, non tanto per il risultato negativo quanto per l’inconsistenza tecnico-tattica-agonistica della squadra di Berlusconi, di cui per inciso facevano lieve orrore anche le maglie, a strisce bolognesi con il nero al posto del blu... Ho scritto “squadra di Berlusconi” perché è difficile parlare di una formazione allenata da Allegri sottoposta a una sorta di spending review ultramontiana, dove si è venduto senza impostare una politica differente, di giovani talenti, di vivaio interno, di recupero di prestiti ecc. COME è possibile che negli ultimi tre mesi oltre a vendere (e hanno fatto benissimo, anche i campioni hanno un prezzo), il club non abbia pianificato un percorso diverso, assai meno oneroso economicamente e più di prospettiva? È vero, il calcio si gioca con i calciatori e il loro livello fa (farebbe) la differenza: ma ho usato il condizionale perché i giocatori non sono macchine e possono rendere di più o di meno secondo la linearità di un progetto tattico e societario. Esattamente quello che manca al Berlusca della spending review pallonara (e temo non solo nel calcio...). Esattamente il contrario di quello che stanno tirando fuori i Della Valle bros. a Firenze, con investimenti mirati, poche frottole, meno foulard e un progetto che non si bei della sua onomatopeia. Giocare bene a calcio per riprendersi la tifoseria, un piano banalissimo e vincente, che possa riportare il glorioso club in alto a competere con... l’Udinese. Non è una presa per i fondelli, giacché l’Udinese è da anni prima societariamente e poi come squadra a livelli invidiabili, vendendo come e più del Milan di oggi. E la nuova cinquina “giudiziaria”? Pare che a Torino l’uomo deputato abbia visto bene nel caso della punizione di Pirlo, entrata il giusto per la convalida. Chapeau. Pare che invece abbia visto male l’assistente di linea sul fuorigioco propedeutico al rigore (così come è accaduto su vari campi, in primis a Roma, ma anche a Pescara, Palermo, Bergamo... Solo che a Roma è andato tutto sotto la voce “legittima (in)difesa di Zeman” mentre altrove si sono favoriti al solito i club più “pesanti”), poi sbagliato da Vidal. Non sono sicuro che si risolvano dubbi e polemiche con quattro occhi in più. Perché, così facendo, spargendo la responsabilità della cinquina, si favorisce una minore responsabilità del singolo, cioè dell’arbitro. E non mi convince. Una classe arbitrale che non goda della fiducia di (quasi) nessuno, o ne goda solo stagionalmente quando le cose vanno bene a chi comanda in campo e fuori, resta una categoria costruita come “target”, come bersaglio di tutto il mondo pallonaro, indotto mediatico compreso. Sarebbe molto più seria una revisione globale di tutta la giustizia sportiva, di cui i fischietti schierati a cinquina sono i terminali. Vorrei essere certo che sbagliano e basta, come può accadere a chiunque, ma non su commissione, non sempre a favore dei club più potenti/ricchi/influenti, non perché non abbastanza preparati, non perché confezionati “a casta” dalla Federcalcio per potere essere comunque controllati avendo la carriera pilotata come contropartita. E questo ci rimanda all’epifenomenologia della Juventus. CERTO che sembra tutto svolgersi all’ombra o ancor meglio alla penombra di quel bianco/nero, in una tinta diffusa ormai grigia per tutto e tutti. La Juventus incarna da sempre il potere, ha il record di vittorie, è avvezza agnellisticamente al Paradiso Rotondolatrico, ma è affondata anche nell’Inferno del Dio Pallone (citazione d’obbligo per il defunto Villon con gli scarpini, Carlo Petrini...). È un fenomenale contenitore di potere, emozioni, accadimenti: si ritiene in credito per il pasticcio di Calciopoli perché già da allora la stessa giustizia sportiva di ora ne ha fatto strame (secondo la sentenza penale di primo grado i campionati in questione sono stati tutti regolari, secondo l’accusatore “interno” Palazzi l’Inter prescritta non era poi meglio...), si ritiene vittima sacrificale di Scommettopoli per la squalifica di Conte, che la condiziona ma senza colpe: giacché fosse andato al Milan il tecnico sospeso sarebbe stata la stessa cosa. Ebbene: la epifenomenologia della Juventus regge così bene il proscenio perché contiene simbolicamente l’intiero movimento calcistico nazionale, con gioie e dolori, orgoglio e nequizie, e non è invece contenuta in esso. Un calcio ingiusto, mal guidato, con la giustizia sportiva (dall’alto ai terminali, leggi gli arbitri) che fa mappa con tutto il potere pallonaro, politico sportivo e non, di cui solitamente non si parla per non gettare ombre sul giocattolo che emotivamente ci cattura lo stesso, malgrado gli scandali e gli scempi “giudiziari”. Un calcio “colpevole” sul piano della lealtà sportiva, sia nei giudicati che nei giudici che non godono di alcuna autonomia e dipendono direttamente o indirettamente dall’esecutivo calcistico. A sua volta sensibile all’esecutivo del Coni che lo sovrintende. La Juve era abituata bene, troppo bene. Dopo la retrocessione continua a bere amari calici, ma si guarda bene dal chiedere con tutta la forza di cui dispone una rigenerazione complessiva. Quella no, per carità, sarebbe troppo anche per loro...
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