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Ghost Dog

Tifoso Juventus
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  1. Grazie per la benedizione. Allora qualche articolo in mattinata, zibaldone nel pomeriggio.
  2. Gazza connection ___ Pepe e Bonucci salvi, 10 mesi a Conte Anticipiamo i verdetti La Disciplinare non ritiene credibile Andrea Masiello Anche Belmonte e Salvatore Masiello saranno prosciolti Carobbio e Gervasoni sono attendibili e per questo paga il tecnico della Juve di MAURIZIO GALDI (GaSport 08-08-2012) Domani sarà una giornata in chiaroscuro per la Juve: perderà Conte per dieci mesi (almeno in primo grado), ma ritroverà Bonucci e Pepe già per la Supercoppa di sabato. L'attacco degli avvocati di Bonucci e Pepe, la fragilità dell'impianto accusatorio palesata dal Procuratore federale Stefano Palazzi (interrompe le difese per proporre lui patteggiamenti sempre più convenienti per le parti) avrebbero infatti convinto la Disciplinare che su Udinese-Bari non ci sono elementi sufficienti per accettare le richiesta della Procura. In parole povere si arriverebbe al proscioglimento per Leonardo Bonucci, Simone Pepe, Salvatore Masiello e Nicola Belmonte. Eppure le richieste erano pesanti: quattro anni per Belmonte, tre anni e sei mesi per Bonucci e Salvatore Masiello, un anno per Pepe, 50 mila euro per l'Udinese. I pentiti Tutto si gioca sulla credibilità che la Disciplinare ha dato alle ammissioni dei diversi pentiti. Sicuramente le dichiarazioni di Filippo Carobbio e Carlo Gervasoni sono attendibilissime (lo hanno già detto Disciplinare e Corte di giustizia federale), quella di Andrea Masiello sono ancora «sotto esame». E anche la magistratura ordinaria non si è fidata tantissimo delle sue dichiarazioni, tanto che è stato arrestato e pure dopo aver fatto dichiarazioni sia a Cremona che a Bari. Le contraddizioni mostrate nelle sue diverse audizioni sono state messe in evidenza dai difensori di Bonucci e Pepe (ma anche da Luciano Malagnini per Salvatore Masiello). La posizione di Conte Proprio per questo la posizione dell'allenatore della Juventus, Antonio Conte, per i fatti di quando sedeva sulla panchina del Siena, è diversa. Questa volta le dichiarazioni di Carobbio hanno fatto da spartiacque. La Procura federale aveva ritenuto le tesi addotte dal tecnico bianconero poco credibili, anche se alla fine aveva accettato la proposta della difesa di Conte per un patteggiamento a tre mesi e 200 mila euro di ammenda. «Incongrua» aveva ritenuta la squalifica la Disciplinare. E qui è arrivata alla saga degli errori. Alla Juventus sarebbe bastato alzare di poco l'asticella subito (quattro mesi), un po' di più dopo le violente polemiche (cinque mesi), ma alla fine è stato scontro. Palazzi è tornato nei panni del grande inquisitore e ha chiesto 15 mesi, la Disciplinare, con saggezza e misura, avrebbe ricalibrato a dieci mesi. Partendo dalle stesse richieste di Palazzi (sei mesi per l'omessa denuncia e non si capiva perché fosse diventato un anno) aggravati dalla continuazione e dal ruolo di allenatore. Per questo forse Angelo Alessio dovrebbe fermarsi a nove mesi. Appello Domattina si avranno le conferme ufficiali, le difese avranno tempo cinque giorni (due per le memorie, due per le repliche, uno per le controdeduzioni) per prepararsi. Poi il 17 la Corte di giustizia federale a sezioni unite (presidente Gerardo Mastrandrea) esaminerà le carte e da lunedì 20 si tornerà in aula per gli appelli. I dispositivi dovrebbero arrivare entro il 23. Più avanti (almeno 15-20 giorni) per le motivazioni anche se tutti potranno comunque appellarsi al Tnas del Coni. La Juve: «Dimissioni? Antonio non si tocca» Ma c'è chi rema contro Frizioni all'interno del club e un «corvo» che mette in giro voci di addio del tecnico. Poi l'intervento di Andrea Agnelli di FRANCESCO CENITI (GaSport 08-08-2012) E poi ci sarebbe la Supercoppa. Tutto quello che sta accadendo intorno e soprattutto dentro alla Juve ha dell'autolesionismo: fra tre giorni a Pechino i bianconeri si giocano il primo trofeo della stagione, ma non aiuta il tam tam sul futuro incerto di Conte, ipotesi dimissioni comprese. C'è questo rischio? La bussola è il presidente Agnelli che ha ri-ri-riconfermato la fiducia del condottiero che ha guidato la Juve allo scudetto. Fiducia espressa a chiare lettere con un comunicato diffuso all'indomani dello «schiaffo» patito dalla Disciplinare (patteggiamento rifiutato). Eppure non è bastato a calmare i «mercati»: lo spread di Conte è sempre nella bufera. Ecco perché al termine dell'ennesima giornata ricca di contraddizioni e dopo la nuova smentita ufficiale del club sull'abbandono dei legali bianconeri dalla difesa di Conte, la dirigenza si è posta una domanda «E se le notizie destabilizzanti partissero da dentro?». Ci sarebbe una sorta di scheggia impazzita che punterebbe a minare la credibilità dell'allenatore. Basta e avanza per far scattare l'allarme in casa Juve. Cerchiamo di capire il perché. Le frizioni La vicenda scommesse irrompe in casa bianconera nella scorsa primavera. Conte rivendica con forza la sua innocenza e la società lo appoggia. Eppure qualche «velina» arriva ai giornali: «in caso di stop lungo, il tecnico salta». E circolano i nomi di Prandelli e Capello. La società sceglie un profilo basso e il tecnico decide di affiancare l'avvocato Antonio De Rensis allo staff legale societario. Tutto bene fino a quando si arriva al possibile deferimento: si parla d'illecito e le voci di uno scaricabarile ritornano puntuali. Battaglia finale L'omessa denuncia placa gli animi. Ma non il «corvo»: arriva subito l'imbeccata sul patteggiamento, nonostante Conte sia contrario. Poi, quando il tecnico si convince, altra soffiata ai giornali. Peccato che le rassicurazioni sull'esito positivo del compromesso si rivelino una bufala. A quel punto le frizioni esplodono in un faccia a faccia molto teso nella sede della Juve (presente Agnelli). Conte rifiuta qualsiasi altra mediazione, la società gli garantisce la panchina in ogni caso. Si ritorna al processo, ma in aula si presentano solo De Rensis e Chiappero. L'altro avvocato del club (Briamonte, anche membro del Cda) resta a Torino. La crepa diventa voragine quando Conte decide d'ingaggiare la Bongiorno. Arrivano altre «veline» che parlano d'uscita dei legali Juve dalla difesa del tecnico. Sembra una presa di distanza, quasi il primo passo verso la destituzione di Conte. La Juve sul sito ufficiale è costretta all'ennesima smentita. Non solo, seguono le parole di Briamonte (ricomparso per l'occasione) a Sky: «Ma no, nessuna uscita: dopo il verdetto saranno fatte delle valutazioni». Tutto questo dopo le dimissioni di Stellini (collaboratore di Conte) che qualcuno aveva fatto passare come l'antipasto di quelle del tecnico, perché travolto dalla nuova inchiesta di Bari (ma i pm negano che ci siano documenti compromettenti sull'allenatore). Il «corvo» alza il tiro: «Conte va via. Lo fa dopo Pechino. La condanna sarà il colpo di grazia». Sono «fonti» qualificate, dicono i giornalisti al club che chiede spiegazioni. Fonti interne alla Juve, forse. A Torino farò molto caldo nei prossimi giorni. E non certo per colpa di Caligola. ------- DUE CITTÀ TREMANO IL PRESIDENTE DELLA FEDERCALCIO ABETE: «LE GARE DELLA PRIMA GIORNATA DI B POTREBBERO SLITTARE» Lecce e Grosseto destinati alla retrocessione di MAURIZIO GALDI (GaSport 08-08-2012) «Slittamento delle gare di Serie B? È una valutazione che faremo in concerto con la Lega di B, che parte prima, mentre la Lega Pro parte una settimana dopo, quindi il problema è spostato nel tempo». Il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, a margine del Consiglio federale di ieri, ha così spiegato la situazione che si verrà a creare dopo le sentenze della Disciplinare sulla retrocessione del Grosseto e del Lecce. Intanto il Consiglio ha già delegato Abete, Tavecchio (vicepresidente vicario), Albertini (vicepresidente) Macalli (vicepresidente e presidente Lega Pro) e Abodi (presidente Lega di B) «a prendere le decisioni del caso». Le retrocessioni La Disciplinare dovrebbe decidere per l'applicazione del comma I dell'articolo 18 del Codice di giustizia sportivo nei confronti di Grosseto e Lecce. In poche parole sarebbe stata accettata la richiesta del Procuratore federale Stefano Palazzi di «non consentire a Grosseto e Lecce di disputare il campionato di competenza» e di inviare la pratica al Consiglio federale per l'assegnazione a nuovo campionato. «Noi ovviamente cj siamo già coordinati con il presidente Abodi per garantire una tutela della regolarità ma anche dei tempi di difesa», ha concluso Abete. I fatti Le decisioni della Disciplinare sono scaturite dai due diversi procedimenti partiti dalle carte di Cremona (per il Grosseto) e di Bari (per il Lecce). Nel primo caso sono stati ritenuti credibili sia i calciatori che erano stati arrestati (Turati e Joelson) e che al gip hanno raccontato le loro verità, sia le dichiarazioni dell'ex d.s. Iaconi davanti alla Procura federale. Nel caso del Lecce, partendo dalle ammissioni di Andrea Masiello, Carella e Giacobbe, la Procura della Repubblica ha effettuato delle indagini patrimoniali a carico dell'allora presidente Pierandrea Semeraro e alla fine proprio le indagini dei carabinieri di Bari potrebbero aver fatto pendere la decisione verso l'accoglimento della richiesta di Palazzi. Per la definizione della questione, la Federcalcio comunque aspetterà la sentenza della Corte di giustizia federale, anche se le società potranno proseguire con i loro appelli sia al Tnas che eventualmente al Tar del Lazio. ------- La scelta di Stellini: collabora con il pm Oggi altri interrogati Dall'ex difensore parziali ammissioni. A Bari sentito pure Micolucci: scagiona Conte, ma fa altre rivelazioni di FRANCESCO CENITI (GaSport 08-08-2012) Piatto ricco nella nuova giornata d'inchiesta sul calcioscommesse condotta dalla Procura di Bari. Ieri i magistrati hanno incassato le primi, utili, ammissioni da Cristian Stellini (ex collaboratore di Conte); aggiunto alle rivelazioni di Andrea Masiello anche quelle piene di nomi e particolari fatte da Vittorio Micolucci (sentito come persona informata sui fatti); mandato un messaggio ai calciatori-naviganti. Così il pm Ciro Angelillis al termine degli interrogatori: «l'inchiesta è ancora lunga, fortunati voi (rivolto ai giornalisti, ndr) che potete andate al mare». Nei prossimi giorni molti altri ex del Bari saranno ascoltati da indagati per frode sportiva. Oggi tocca a Barreto, Lanzafame e Caputo. Domani a Guberti, Parisi e Marco Esposito. Ma torniamo a quello che è accaduto ieri. Stellini parla L'indagine mira a scoperchiare il «sistema Bari»: gare vendute e combinate, soldi divisi negli spogliatoi, giocatori «veterani» che instradano i giovani compagni. Tutto questo all'ombra di un gruppo esterno di finanziatori senza scrupoli con possibili ricadute anche nella criminalità, ben lieta di riciclare i soldi attraverso il calcio. Insomma, un quadro indiziario grave. Le partite sospette sono almeno sei, ma potrebbero essere molte di più. Quelle nel mirino sono Salernitana-Bari (3-2) e Piacenza-Bari del 2009 (2-2), Bari-Treviso del 2008. Stellini è stato sentito per circa due ore dagli inquirenti e ha lasciato la caserma intorno alle 13,15 senza rilasciare dichiarazioni. L'ex difensore del Bari si era dimesso lunedì dalla Juve (era collaboratore di Conte) proprio per «dedicarsi con forza al chiarimento delle vicende che mi riguardano». A Stellini, indagato anche a Cremona, sono stati chiesti alcuni passaggi delicati riguardo alcune partite dei biancorossi della stagione 2008-2009 (il Bari fu promosso in A, l'allenatore era proprio Conte). L'ex difensore avrebbe fatto delle parziali ammissioni, soprattutto sui soldi circolati per la sfida contro la Salernitana. Avrebbe però ribadito che il sistema ruotava intorno ai giocatori, con lo staff tecnico ignaro di tutto. È probabile sia ascoltato di nuovo. Micolucci e Conte Molto più loquace Vittorio Micolucci. L'ex difensore dell'Ascoli, ma anche del Bari, ha ribadito le cose scritte in una memoria affidata alla Procura federale. Accuse precise su fatti appresi da amici baresi (compresi i ristoratori sotto inchiesta) e colleghi. L'avvocato Pigotti al termine dell'interrogatorio ha sottolineato: «Micolucci ha dato chiarimenti e spiegazioni. Sapete che il mio assistito è un collaboratore: è stato il primo che ha svelato tutto del calcioscommesse e ha detto quello che sapeva alle varie Procure. Per la sua condotta e per aver detto quello che ha fatto e che sapeva direttamente è stato anche squalificato. Lui ha giocato nel Bari, conosce l'ambiente e le sue storture. Ai magistrati ha dato delle informazioni precise. Conte? La sua frase è stata fraintesa dalla stampa: aveva fatto solo un riferimento cronologico. Ma non sa nulla di un coinvolgimento del tecnico». Conte sarà sentito entro agosto come persona informata sui fatti, mentre i pm puntano a mettere sotto torchio i giocatori.
  3. IL CASO SI DISCUTE DELLA LEGA PRO A 60 SQUADRE Riforma campionati Oggi altra battaglia in Consiglio federale di MAURIZIO GALDI (GaSport 07-08-2012) Un ordine del giorno molto ricco quello del Consiglio federale di oggi, ma gli argomenti più scottanti sono riforma di campionati e statuto federale. Nonostante il periodo estivo anche la Lega di A ha confermato la sua presenza: di sicuro ci sarà il presidente del Cagliari, Massimo Cellino. Riforma dei campionati La Federcalcio oggi proporrà un campionato di Lega Pro a 60 squadre ma dalla stagione 2014-2015 dopo un anno sabbatico che consenta di modulare promozioni e retrocessioni senza traumi. L'1 agosto c'è stata un'altra riunione per arrivare a sintesi, ma sarebbero confermate le perplessità già mostrate dall'Assocalciatori sulla totale scomparsa della Seconda divisione. Invece la Lega Pro, oggi ferma a 69 unità, ritiene che si possa arrivare ai tre gironi da 20 squadre già dal 2013-2014. Si continuerà a trattare fino a due giorni dal via dei campionati. Intanto in Prima divisione oggi sarà ammessa l'Entella. Statuto federale Per adeguarsi alle richieste del Coni, la Federcalcio deve ridurre il suo Consiglio federale che dovrà scendere da 27 a 19 membri più il presidente: le tre Leghe professionistiche dovranno dividersi i sei posti rimasti, sei vanno alle componenti tecniche (4 calciatori e 2 allenatori), sei ai Dilettanti, uno agli arbitri. Proprio sulla rappresentanza e sul peso di ogni singola componente si sta ancora discutendo e sono ancora lontani gli accordi. Ma la riforma dello statuto riguarderà anche l'abolizione del famoso «diritto di veto», che oggi impone di avere sempre una maggioranza ripartita tra le componenti per modificare lo statuto. Serve anche arrivare alla riforma della giustizia sportiva: sempre il Coni ha dato indicazioni precise sui gradi e sulla rapidità del giudizio. Difficile che si trovi un accordo e Abete oggi annuncerà che se l'intesa non dovesse arrivare all'interno si dovrà fare spazio al commissario ad acta (e il Coni da tempo ha già nominato Giulio Napolitano per tutte le federazioni). A questo punto sarebbe inutile arrivare all'assemblea del 17 settembre, che potrebbe essere cancellata. ___ SPY CALCIO di F.BIANCHI (Repubblica.it 07-08-2012) Governo Figc, ecco come cambierà il potere Cambia la mappa del potere nel governo del calcio: in base a quanto stabilito dal Coni, il consiglio federale dovrà scendere da 27 a 19 membri, più il presidente: le tre Leghe professionistiche dovranno dividersi i sei posti rimasti, sei vanno alla componenti tecniche (4 calciatori e 2 allenatori), sei ai Dilettanti, 1 agli arbitri. Non sarà per niente semplice trovare un accordo. "Entro il 5 settembre le Leghe professionistiche dovranno decidere in che modo ripartire i sei posti spettanti all'interno del Consiglio federale": ecco l'ultimatum lanciato dal presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, a Lega di serie A, Lega di serie B e Lega Pro, ancora in disaccordo (e non è certo una novità) sul numero dei rappresentanti nel nuovo Consiglio federale. "Non ha senso organizzare un'assemblea statutaria il prossimo 17 settembre se le Leghe professionistiche non troveranno un accordo - ha spiegato Abete al termine del Consiglio federale- Qualora la decisione non arrivasse entro il 5 settembre, data del prossimo Consiglio se non interverranno fatti nuovi, rimetteremo la questione in mano al Commissario ad acta (già deciso dal Coni: Giulio Napolitano, figlio del presidente della Repubblica, ndr). Il diritto di veto? Ne parleremo il 17 settembre se ci sarà l'assemblea statutaria, ma per ora mi sembra che la gran parte dei componenti del Consiglio non voglia rinunciarvi". Si vedrà. La Lega di A voleva più potere, ora che deciderà? Così rischia di essere messa in minoranza in consiglio: Carlo Tavecchio, ad esempio, ha sei voti e la Lega Dilettanti conta più di tutti. Inoltre in autunno vanno rinnovate le presidenze delle Leghe, perché a dicembre si vota per il n.1 della Figc. Che succederà a Milano? Potrebbe essere confermato Beretta? Possibile tutto con la Lega di A...
  4. Holding di famiglia. Le svalutazioni del calcio La Sampdoria dimezza gli utili della San Quirico dei Garrone IL PESO DEI BLUCERCHIATI Il bilancio 2011 si chiude con un risultato netto di 5,2 milioni di euro dopo rettifiche di valore per 25,7 milioni di ANDREA GIACOBINO (Il Sole 24ORE 07-08-2012) La passione calcistica per la Sampdoria costa cara alla famiglia Garrone, proprietaria del gruppo quotato Erg, con 25,7 milioni di euro di svalutazione sulla squadra blucerchiata che colpiscono il bilancio 2011 della cassaforte San Quirico che ha finanziato il team nello stesso anno per 21,4 milioni, ha rilasciato a suo nome fideiussioni e garanzie per 49,8 milioni e qualche settimana fa ha erogato un altro prestito di 25,7 milioni. Questo spiega perché il rendiconto civilistico ha visto l'utile dimezzarsi a 5,2 milioni dagli 11,3 milioni dell'esercizio precedente, anche se a fine dello scorso anno i Garrone si sono distribuiti un dividendo di 9,6 milioni. Le cose sono andate decisamente meglio a livello consolidato perché i ricavi della gestione caratteristica sono saliti da 5,3 a 6,7 miliardi, il margine operativo lordo da 145,8 a 182,4 milioni e il risultato netto è passato da una perdita di 14,5 milioni ad un utile di 2,3 milioni. Migliora anche la struttura patrimoniale di San Quirico visto che il rapporto di indebitamento (totale attivo/capitale proprio) si riduce da 2,9 a 2,72. Nello specifico, a fronte di un patrimonio netto di gruppo stabile a circa 1 miliardo, l'indebitamento finanziario a lungo termine si contrae da 1,2 a 1,1 miliardi e la posizione finanziaria netta si riduce da -501 a -25 milioni. I versamenti a Sampdoria Holding nel corso dell'anno sono stati molteplici, sia a favore di Sampdoria Holding sia di Uc Sampdoria e ad essi vanno aggiunti i rilasci di fideiussioni per la squadra a diverse banche, tra cui Banca Popolare di Lodi, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Sondrio, Monte dei Paschi di Siena, Ubi Banco di San Giorgio e Unicredit. E tuttavia il conto economico ha accusato un writeoff di 25,7 milione proprio sul team blucerchiato «per adeguare - dice la nota integrativa - il valore di carico alla corrispondente frazione di patrimonio netto della partecipata». San Quirico, a monte di Erg assieme alla controllata lussemburghese Polcevera .- che hanno permesso l'incasso di dividendi rispettivamente per 33,6 e 11 milioni - ha poi sostenuto con 9 milioni anche la collegata QF Immobiliare, mentre nell'ambito di razionalizzare la tipologia di investimenti ha ceduto a Sq Invest quote del fondo Trilantic Capital Partners IV Europa per 3,3 milioni. Infine il capitolo della liquidità della holding dei Garrone affidata a terzi registra l'uscita di 20 milioni da Azimut sgr e la svalutazione di 4 milioni su alcuni attivi di una gestione targata Ubi Banca.
  5. Maddeche? Ho bisogno di ferie e credo che salteranno quelle agostane previste nella Tuscia bonucciana.
  6. Sport I DOLORI DEL CALCIO ITALIANO di LUCIANO CANOVA (LAVOCE 03-08-2012) Secondo uno studio di Deloitte, il calcio internazionale non sembra risentire particolarmente della crisi economica. Si tratta di un'industria che produce 4,4 miliardi di euro l'anno, con ricavi in crescita. Si conferma lo strapotere di Spagna, Inghilterra e Germania, mentre le squadre italiane appaiono in declino. Perché si affidano a una concezione del calcio padronale e antiquata. Tanto che i loro ricavi derivano principalmente dalla vendita dei diritti tv, mentre per lo più snobbano gli accordi commerciali. La questione dello stadio di proprietà. Da qualche anno la Deloitte pubblica uno studio estremamente interessante, che s’intitola Football Money League. (1) È un documento che concerne un aspetto sicuramente molto discusso, la situazione finanziaria dei più importanti club di calcio, eppure trattato spesso con informazioni sommarie o addirittura fuorvianti. I PIÙ RICCHI D'EUROPA Lo studio del 2012, uscito lo scorso febbraio, fotografa la situazione economica delle venti squadre più ricche d’Europa, basandosi sui bilanci della stagione 2010/2011. Un primo dato da evidenziare è che il business “calcio” non sembra essere particolarmente intaccato dalla crisi economica internazionale: si tratta di un’industria che produce, infatti, 4,4 miliardi di euro, con una crescita dei ricavi del 3,3 per cento rispetto all’anno precedente. La classifica evidenza una certa stabilità, da qualche anno a questa parte, nelle prime sei posizioni: accanto al dominio incontrastato delle due big spagnole (Real Madrid e Barcellona), ci sono Manchester United, Bayern Monaco, Chelsea e Arsenal. Insomma, trova conferma l’evidenza empirica dello strapotere di Spagna, Inghilterra e Germania (in forte ascesa), in concomitanza con un declino delle compagini nostrane. Milan e Inter, infatti, seguono immediatamente questo sestetto, mentre Juventus, Roma e Napoli sono staccate, rispettivamente, al tredicesimo, quindicesimo e ventesimo posto. Nella classifica, rispetto agli ultimi anni, è aumentata la presenza delle squadre tedesche, che si prevede scaleranno posizioni su posizioni nel futuro immediato: la cosa non sorprende, se si pensa ai brillanti risultati calcistici e all’oculata gestione di molti team della Bundesliga. Spicca, tra questi, lo Shalke 04 che, pur non avendo ottenuto risultati particolarmente brillanti sul campo, ha operato una strategia commerciale estremamente efficace. Per l’Italia, invece, si conferma un declino che sembra inarrestabile nel medio termine, e figlio di una concezione del calcio padronale e antiquata. Spicca anche la distanza siderale negli introiti: il duetto Real Madrid–Barcellona viaggia su incassi vicini ai 500 milioni di euro, quasi doppi rispetto alle due squadre di Milano. Inoltre, mentre i team iberici mostrano un trend positivo (incremento di 41 milioni per il Real Madrid, con un +9 per cento, e di addirittura 52,6 milioni per i blaugrana, con un + 13 per cento), Inter e Milan sono in una situazione declino. (2) I PROBLEMI DELLE SQUADRE ITALIANE Un elemento importante riguarda il metodo scelto dalla Deloitte: lo studio si basa su un’analisi economica, che tenga dunque conto delle attività produttive delle squadre di calcio. E non di mera rendita o di operazioni inevitabilmente straordinarie. Essenzialmente, le tre voci principali riguardano: biglietti/stadio; entrate commerciali (contratti di sponsorship e merchandising); diritti tv. Non vengono volutamente presi in considerazioni i dati relativi alle transazioni dei giocatori, considerati giustamente non come operazioni economiche, ma come boccate di ossigeno una tantum che non producono un costante flusso di reddito. Già da questo punto si evince la situazione non rosea di Inter e Milan, che mostrano invece un’attenzione smodata per le operazioni di mercato, dettata dalla necessità di ridurre un folle monte ingaggi, e non colgono, o lo fanno molto in ritardo, le opportunità degli accordi commerciali. Sembra quasi di assistere alle polemiche sul rigore fine a se stesso delle politiche dei paesi indebitati in Europa. Un rigore inevitabilmente nocivo nei confronti della crescita. Un altro dato che salta all’occhio è la natura dei bilanci delle squadre italiane. E la loro conseguente vulnerabilità. Per Inter, Milan, Juventus, Napoli e Roma, le entrate derivanti dagli accordi per la trasmissione tv delle partite vanno dal 46 al 63 per cento dei ricavi totali. I diritti tv rappresentano un ricavo piuttosto passivo, fortemente legato alla natura del mercato delle telecomunicazioni del paese di riferimento e, soprattutto, molto dipendente dai risultati sul campo. È chiaro, per esempio, che l’Inter possa aspettarsi un futuro a breve piuttosto fosco, a causa dell’uscita dalla Champions League. Inutile nascondersi dietro il paravento dell’importanza dell’Europa League (la vecchia coppa Uefa): pur rappresentando un mercato in forte crescita e con prospettive interessanti, il confronto con la Champions è impietoso: 754 milioni di euro divisi tra 32 squadre contro 150 milioni distribuiti tra 56 squadre. Insomma, il rischio è quello di un serpente che si morde la coda: prestazioni deludenti, introiti da diritti tv più bassi e prestazioni ancora più deludenti. LO STADIO DI PROPRIETÀ Tra le squadre italiane, quella più moderna, almeno in prospettiva, è la Juventus. Sicuramente lo stadio di proprietà, se adeguatamente supportato con campagne tese a stabilizzare negli anni il numero di abbonati e spettatori paganti, può essere un valido contributo all’incremento dei ricavi. (3) Tuttavia, rispetto a questa soluzione, bisogna porre dei caveat importanti. Innanzitutto, è necessario per l’appunto un numero di spettatori adeguato. Barcellona, Real Madrid, Manchester United e Bayern Monaco, viaggiano su medie tra i 60 e i 70mila spettatori a partita. Milan e Inter si fermano a poco più di 50mila, segno di una politica di prezzi poco incentivante. Inoltre, uno stadio di proprietà non solo è un investimento redditizio esclusivamente nel lungo periodo, ma è fortemente legato anche alle prestazioni della squadra: i ricavi sono chiaramente crescenti in funzione di quante partite si giocano durante una stagione. Uscire dalla Champions League o dalla vecchia coppa Uefa ai primi turni potrebbe vanificare lo sforzo ingente della costruzione di un impianto. È lecito dunque guardare con un po’ di scetticismo alle dichiarazioni programmatiche, per esempio, della dirigenza interista, proprio in un momento di rifondazione in cui è verosimile che la squadra, per qualche anno, non possa che andare incontro a risultati calcistici modesti. Come mostrano i bilanci delle prime classificate della Money League, un investimento veramente produttivo è piuttosto quello degli accordi commerciali. Sia per il Real Madrid, sia per il Barcellona, i ricavi derivanti dalla questa voce ammontano a un terzo del bilancio, con cifre di 172 milioni e di 156 milioni, rispettivamente, e incrementi annui del 15 per cento. Milan e Inter traggono, dalla stessa componente di bilancio, 91 milioni e 54,1 milioni di euro (25 per cento delle entrate). Dalla sola sponsorship della Qatar Foundation, il Barcellona riceve 30 milioni di euro annui, contro i 12 di Emirates per il Milan e di Pirelli per Inter. Aggredire i mercati emergenti (cinese, indonesiano) potrebbe rappresentare una buona strategia per recuperare un gap strutturale di qualche centinaio di milioni. In questo, l’Inter è la squadra italiana che, finalmente, sta muovendo qualche passo nella direzione giusta. All’orizzonte, comunque, si prospetta un periodo assai difficile per il nostro calcio: vecchio nelle sue strutture, poco attraente in quanto a competitività dei mercati. Se gli sceicchi acquistano squadre inglesi o il Paris Saint Germain, non è tutto dovuto ai capricci di un emiro, ma a precise motivazioni di carattere economico. Spiace chiosare con le parole del discusso procuratore di calciatori Mino Raiola, ma non si può in parte non condividere, o quanto meno cogliere il campanello d’allarme, di affermazioni come la seguente: “Sono finiti i tempi in cui vedevamo arrivare in Italia Maradona e Platini. Non siete stati capaci di investire in nulla: gli altri campionati sono delle industrie che funzionano, dei marchi importanti. Se oggi dovessi chiedere a un giocatore di andare in Italia, soprattutto al Sud, scapperebbe”. (4) (1) link Deloitte (2) I ricavi del Milan si sono ridotti da 244 milioni di euro a 235,1; l’Inter è passata da 224,8 milioni a 211,4 (e la situazione è destinata a peggiorare sensibilmente, a causa dei brutti risultati in Europa con l’esclusione dalla prossima Cl). (3) Soprattutto se rafforzato dalla creazione di musei e visite guidate ai trofei della squadra, come avviene per il Barcellona Fc. (4) link Corriere.it
  7. [Mesi di squalifica per Carobbio Filippo] Più altri due mesi pattuiti ieri per il filone barese. Tot.: 26 mesi finora.
  8. Solo A.Di Rosa, solo lui. Perché ha imparato a conoscere A.Conte (già qualche settimana fa era intervenuto sulla pravda rosa spiegando il suo punto di vista privilegiato: sta scrivendo un libro con e su A.Conte). Un articolo di commento a favore ogni centinaio
  9. 04 agosto 2012 CORRIERE DELLA SERA ___ il Fatto Quotidiano ___ il Giornale ___ IL MATTINO ___ Il Messaggero ___ Il Sole 24ORE ___ IL TEMPO ___ La Ġazzetta dello Sport ___ la Repubblica ___ LA STAMPA ___ l'Unità ___ Libero
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