Vai al contenuto

Ghost Dog

Tifoso Juventus
  • Numero contenuti

    11014
  • Iscritto

Tutti i contenuti di Ghost Dog

  1. ___ Scommesse, oggi secondo round: la difesa del tecnico contro il pentito Carobbio Conte, un appello tutto all’attacco obiettivo minimo: stop di sei mesi La Bongiorno punta all’inattendibilità del teste almeno per una delle due partite incriminate di MATTEO PINCI (la Repubblica 20-08-2012) Quando oggi alle 14 il presidente della Corte di Giustizia Federale, Gerardo Mastrandrea aprirà il secondo round del processo al calcio scommesse, mancheranno cento ore appena al fischio d’inizio dei campionati. Il 24 agosto parte la serie B, senza sapere ancora se Grosseto e Lecce, a giudizio oggi la prima e domani l’altra, potranno farne parte. Un processo ispirato quasi esclusivamente dalla necessità di “fare giustizia” in tempi più che rapidi, per garantire il regolare svolgimento della stagione calcistica: forse non il presupposto migliore per garantire anche sentenze equilibrate. Ma il circo ha fretta. E più che la posizione dei due club ancora in bilico, a tenere con il fiato sospeso i tifosi di mezza Italia sono le sorti di Antonio Conte. Lui, protagonista indiscusso del processo di appello che prenderà il via nel primo pomeriggio (domani tocca a Pepe e Bonucci, dopo l’impugnazione della loro assoluzione) assisterà all’udienza – ma senza intervenire – per assistere al lavoro dei difensori De Rensis e Bongiorno. Che hanno prodotto anche documenti scientifici per perorare la causa del risentimento, anche dal punto di vista economico (la necessità di un’ostetrica), da parte del pentito Carobbio, presente anche alla lite tra le mogli. Ma la sua credibilità sarebbe minata soprattutto, secondo la difesa, anche da una ricostruzione contraddittoria degli orari: se l’accordo per combinare Novara-Siena viene concretizzato da lui e Bertani allo stadio, come faceva Conte a esserne a conoscenza prima, nella riunione tecnica? Il giudice Artico ha inoltre riconosciuto i contatti intercorsi tra Carobbio e il gruppo degli zingari nelle ore precedenti la gara, e che lui sosteneva di non aver avuto nell’intero periodo in Toscana. «Se ha mentito su questo punto, come si fa a escludere che possa aver mentito riguardo l’intero episodio? », la riflessione che i legali di Conte potranno esporre ai giudici. Più complicato confrontarsi con la seconda omissione di denuncia contestata, quella per Albinoleffe- Siena, dopo la confessione del suo collaboratore Stellini: «Poco credibile che Conte non sapesse», per la commissione. Per questo, l’obiettivo reale è sperare in una riduzione di pena che porti la squalifica a sei mesi circa. Sperando poi che il Tnas possa ridurla a quei 3-4 mesi che il tecnico sarebbe stato disposto a patteggiare. E che consolerebbero Palazzi con la “colpevolezza” dell’uomo simbolo della sua inchiesta sportiva. A presentarsi davanti ai giudici saranno oggi in tutto diciassette tra tesserati e club. Spera in uno sconto anche Pesoli, incatenato fino a Ferragosto al cancello della Figc per chiedere un confronto con i suoi accusatori: l’avvocato Rodella tornerà a chiederlo in aula, istanza destinata a essere respinta. La giustizia ha troppa fretta. ___ Conte, sfida in aula Così il tecnico cerca il ribaltone Scommesse, appello al via: nuove carte per smontare le accuse di Carobbio DAVANTI ALLA CORTE Anche l’allenatore a Roma, la difesa punta all’assoluzione BONUCCI E PEPE Domani tocca ai due giocatori assolti in primo grado e alBologna di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 20-08-2012) Il volo che porterà Antonio Conte a Roma atterrerà a Fiumicino, da Linate, poco dopo le otto. Poi un nuovo summit con i legali e, nel primo pomeriggio, il tecnico campione d’Italia con la Juve prenderà posto nell’aula al piano meno uno dell’ex Ostello della Gioventù. Conte ha deciso di vivere il processo d’appello sullo scandalo scommesse che lo riguarda seduto a pochi metri dalla Corte Federale della Federcalcio, che già giovedì potrebbe emettere i verdetti. Una scelta di rispetto per la giustizia sportiva che in primo grado lo ha condannato a dieci mesi di squalifica: Conte ritiene di aver subito un’ingiustizia ed è convinto di riuscire a ribaltare già in appello il verdetto di due settimane fa, ma non per questo ha assunto un atteggiamento diverso da quello di chi vuole capire il perché di certe accuse che lo hanno strattonato sotto i riflettori. Il processo d’appello sarà breve, brevissimo. L’appuntamento in aula è per le 14, poi spazio alle difese chiamate a parlare non più di cinque minuti per ogni incolpato: una sola sarà l’udienza dedicata ai ricorsi per il filone di Cremona, così come una, quella di domani, sarà dedicata al filone d’inchiesta di Bari. Gli interventi dei legali di Conte saranno due: prima prenderà la parola l’avvocato Antonio De Renzis, poi Giulia Bongiorno. Così come in primo grado, anche stavolta non verrà messa in dubbio la credibilità del grande accusatore Filippo Carobbio, ma come quest’ultimo non sia stato attendibile sempre e comunque. A sostegno della difesa numerosissime contraddizioni o ricostruzioni prima negate e poi ammesse o viceversa: verrà fatto notare, ad esempio, come Carobbio non abbia mai raccontato di esser stato presente il giorno della lite fra le mogli dell’ex difensore del Siena e di Conte, all’epoca dei fatti contestati sulla panchina dei toscani, mentre da nuove rivelazioni lo stesso Carobbio sarebbe stato al fianco della consorte mentre rinfacciava alla signora Conte il fatto che l’allenatore non avesse accordato il permesso perché il marito assistesse al parto della figlia, episodio che avrebbe portato Carobbio a nutrire rancore nei confronti del tecnico (gli avvocati di quest’ultimo produrranno un documento sul perché la moglie spese 1500 euro in quell’occasione). Oggi Conte sarà in aula. Domani potrebbero scegliere la stessa strada anche Bonucci e Pepe, prosciolti in primo grado, ma di nuovo a processo dopo l’impugnazione della loro assoluzione da parte del procuratore federale Stefano Palazzi. Il pm del pallone, nel suo ricorso, ha chiesto per Bonucci almeno la squalifica di un anno per omessa denuncia. Stessa cosa per Pepe. Il processo d’appello riguarderà, domani, anche il Bologna: il tabulato di una telefonata fra Portanova e Di Vaio potrebbe inguaiare la posizione dei giocatori e della stessa società dopo che, in primo grado, per il club la pena è stata un’ammenda e per Di Vaio si è arrivati al proscioglimento. Subito dopo le sentenze d’appello, per le parti condannate ci sarà la possibilità di ricorrere al Tnas, ultimo grado della giustizia sportiva: i giudici presso il Coni potrebbero esprimersi entro metà settembre. ___ CONTE, TUTTO IN 10 MINUTI Il tecnico in aula per l’appello. Difese lampo per arrivare al verdetto entro giovedì art.non firmato (Quotidiano Sportivo 20-08-2012) La sentenza è attesa al massimo per giovedì: a due giorni dal via della serie A. La fretta sarà quindi la parola chiave dell’appello del secondo processo sul calcio scomesse che si apre stamattina e che concederà — per capire i ritmi — al massimo cinque-dieci minuti di tempo a ciascuno dei legali per tentare di ribaltare o almeno ammorbidire la sentenza di primo grado. Oggi si inizia con il filone di Cremona, quello basato sulle dichiarazioni di Carobbio e Gervasoni che vede coinvolti, tra gli altri, Antonio Conte e il suo vice Angelo Alessio, nonchè Novara e Grosseto. Poi si proseguirà con il filone barese che riguarda tra gli altri Pepe e Bonucci. Come si ricorderà, oltre ai ricorsi di tesserati e società, anche la Procura federale si è appellata contro i proscioglimenti in primo grado, fatta eccezione per quello del solo Padelli. Da oggi in pratica tornano in aula tutti i protagonisti della vicenda fatta eccezione per chi ha chiuso i conti con i patteggiamenti. Proprio l’allenatore della Juve sarà presente in aula stamattina: un segnale chiaro da parte del tecnico tornato protagonista della sua vicenda processuale dopo aver accettato in prima istanza la strategia della società orientata al patteggiamento. Conte — stando ai bene informati — era stato sempre contrario al patteggiamento, ritenendolo una ammissione di colpa a fronte della sua dichisrata innocenza, mentre la società riteneva i tre mesi il male minore per chiudere la vicenda e non compromettere la parte più importante della stagione, da dicembre in poi. Fallito il tentativo di accordo con procura e giudice, Conte ha accelerato nella strategia di ricerca del proscioglimento, rafforzando il pool degli avvocati con Giulia Bongiorno e, appunto, decidendo di essere presente stamattina direttamente in aula. La strategia della difesa e dell’accusa è chiara: la prima punta a sottolineare le contraddizioni di Carobbio, che solo al terzo interrogatorio ha riportato la vicenda di Conte; punta inoltre sulle testimonianze degli altri presenti alla riunione tecnica, che non sono state credute in primo grado ma per le quali non sono neppure scattati i deferimenti per omessa denuncia. Infine, la difesa punta sulla vicenda dei dissapori personali tra Conte e Carobbio. L’accusa ritiene credibile il giocatore e irrilevanti le tesi difensive: ma entrambi — accusa e difesa — promettono nuovi elementi a sostegno della propria posizione. ___ SCOMMESSOPOLI: L’APPELLO Conte, oggi gli avvocati giocano l’asso Battaglia sulla credibilità di Carobbio: mancano i riscontri esterni alle dichiarazioni di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 20-08-2012) ROMA. Dove si erano lasciati? Patteggiamento saltato e 10 mesi di squalifica per Antonio Conte. E quella certezza di Palazzi sulla credibilità di Carobbio, richiamata dalla «validità di riscontri di carattere logico alle dichiarazioni di un dichiarante in correità per fondare l’affermazione di responsabilità di altri». Oggi alle 14 parte il processo di appello del filone cremonese e proprio su questo punto Palazzi sembra scivolare e gli avvocati del tecnico, Giulia Bongiorno e Antonio De Rensis, promettono battaglia. Vediamo. CASSATO Nel caso della chiamata in correità di Carobbio su Conte, in assenza di una prova esterna (altri pentiti, telefonate, documenti, ecc.), Palazzi ritiene credibili le parole del pentito per il semplice fatto che in altri casi è stato riscontrato. Esempio: le conferme di Joelson, Conteh, Iaconi e Acerbis in Ancona-Grosseto. Ma nel caso di Conte non c’è nessun altro a supportare Carobbio (anzi ci sarebbero 23 testimonianze contrarie), manca quindi “individualizzazione” del soggetto. La segnalazione arriva da una serie di interessanti articoli apparsi sul sito Ju29ro.com curati dall’avvocato Attilio Dibari. Il pm federale - ha notato l’esperto di diritto sportivo - nel suo deferimento motiva la credibilità di Carobbio citando una sentenza della Corte di Cassazione (VI Sezione Penale n. 41352 del 23.11.2010), in cui secondo Palazzi i riscontri a Carobbio sarebbero le stesse dichiarazioni di Carobbio verificate in altri casi. Siamo al «l’ha detto Carobbio, una garanzia», ma il nodo giurisprudenziale è errato e vediamo perché. ERRORE DOPPIO Il punto su cui cade la citazione di Palazzi è quello relativo ai «riscontri esterni alla dichiarazione». Perché, stando alla stessa Cassazione, per un Carobbio qualsiasi (considerato un indagato e non un teste), occorre che la sua dichiarazione (per due fatti, come le gare AlbinoLeffe e Siena) sia supportata da elementi esterni alla sua dichiarazione stessa. Per capirci: il «Conte sapeva» di Carobbio non può essere confermato neanche se in Ancona-Grosseto Carobbio dice la verità. Serve, appunto, l’individualizzazione di un terzo su Conte, che qui non c’è. È anche quanto allude il pm Di Martino, quando dice: «Carobbio è credibile perché la maggior parte delle persone che ha accusato hanno ammesso. Dopo di che bisognerà vedere caso per caso». Lo stesso errore di valutazione, Palazzi lo sta commettendo sul filone barese (domani il dibattimento), con le conferme di Lanzafame su alcune gare citate da Andrea Masiello del 2008/09, utilizzate come riscontri sulla credibilità di Masiello in tutti i casi prosciolti e appellati, compresi Bonucci e Pepe. GLI ALTRI Con il tecnico bianconero (e il suo vice Alessio), saranno in tutto 13 i tesserati in appello e due società. Il Novara (-2) e il Grosseto, condannato alla retrocessione in Lega Pro. Grande attenzione anche per gli altri squalificati del caso-Siena, tra cui Emanuele Pesoli, finalmente vis-a-vis con Palazzi dopo lo sciopero della fame durato 4 giorni.
  2. E ora la football review Un governo tecnico del calcio non basta. Bisogna cancellare la Lega pro e rendere la Figc l’unica autorità che detta le regole. Coinvolgendo anche i tifosi VANNO PREMIATI I SUPPORTER NON ORGANIZZATI. CON QUOTE AZIONARIE DEI CLUB E RUOLO NELLA FEDERAZIONE di TITO BOERI (l'Espresso | 23 agosto 2012) A giudicare dal debito astronomico delle squadre di serie A e B, dal calo delle presenze negli stadi e dal sempre minor numero di star internazionali che giocano nel nostro campionato, il calcio è oggi in una crisi ancora più profonda di quella che da tempo affligge l’economia italiana. Necessiterebbe forse di un esecutivo tecnico che faccia quelle cose che gli organi di governo del calcio non sono riuscite a fare in tutti questi anni: ridurre il numero di squadre professionistiche, imporre davvero il risanamento dei loro bilanci come condizione per l’iscrizione ai tornei e reprimere duramente l’illecito sportivo, tuttora dilagante. Sono tutte misure fondamentali per ridare credibilità al calcio ed evitarne il fallimento. Ma c’è già stata una breve stagione di commissariamento del nostro sport più popolare, dopo lo scandalo di Calciopoli. E a parte per il fatto di essere stata quella in cui l’Italia ha vinto i mondiali di Germania, questa stagione difficilmente verrà ricordata come un momento di svolta. Tutto è rimasto come prima. Inoltre c’è sempre il problema che si incontra ogniqualvolta si ricorre a soluzioni di governance transitorie, giustificate dall’emergenza: cosa accadrà dopo? È, dopotutto, lo stesso interrogativo che ostacola gli sforzi del governo Monti di ridare credibilità al nostro Paese. Per il calcio allora è bene pensare, più che a esecutivi tecnici, a cambiamenti permanenti nelle strutture di governo, aprendole maggiormente a ciò che oggi rappresenta forse l’elemento più vitale della nostra industria del calcio: il fortissimo interesse che continua a raccogliere tra gli italiani e la realtà vitale del calcio dilettantistico. Tre italiani su quattro si dichiarano interessati o molto interessati al calcio, 32 milioni di nostri connazionali seguono la nazionale, 28 milioni la serie A, 26 milioni la Champions League, mentre si giocano nella penisola la bellezza di 600 mila partite regolamentari ogni anno, più che nel Regno Unito, la culla del football moderno. Oggi ai vertici del calcio italiano c’è una struttura duale. Da una parte, c’è la Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc) che rappresenta, almeno in linea di principio, gli interessi più generali e che, almeno sulla carta, dovrebbe regolamentare lo sport e vigilare sul rispetto delle regole. Dall’altra parte, c’è la Lega Nazionale Professionisti nelle sue varie articolazioni, che dovrebbe sulla carta occuparsi di migliorare il clima competitivo e creare maggiore interesse attorno al nostro Campionato. La Lega, in realtà, è una struttura di autogoverno la cui funzione principale è divenuta quella di gestire, per conto delle squadre iscritte al Campionato, le aste per la cessione dei diritti tv. Di fronte al calo vistoso delle risorse pubbliche per le attività sportive e alla crescente importanza dei diritti tv nelle entrate delle squadre, la Lega è diventata oggi l’organo di governo più importante per il calcio professionistico. Questo è un problema perchè la Lega rappresenta solo una componente del calcio e certo non tiene conto degli interessi generali e delle ricadute che il pallone ha sulla società e l’economia italiana. La Lega, ad esempio, è stata sempre molto timida nel condannare gli illeciti sportivi di cui si sono rese protagoniste diverse squadre, a partire dai loro vertici. Inoltre la Lega ha dimostrato in tutti questi anni di non essere in grado di prendere decisioni, a partire dal rinnovo delle sue cariche direttive. Il suo presidente è ancora Maurizio Beretta nonostante sia da tempo dirigente Unicredit. Bisogna dunque superare questa struttura duale rendendo la Figc l’unica autorità di regolamentazione del calcio. Bene in questa riforma, prevedere come in altri paesi il coinvolgimento nella governance del calcio anche di quegli stakeholder che sin qui sono stati tenuti rigorosamente fuori dagli organi decisionali, vale a dire gli appassionati di calcio, premiando coloro che vanno allo stadio, pur non facendo parte di alcun gruppo di tifoseria organizzata. Questi sostenitori non organizzati dovrebbero essere dotati di una tessera del «bravo tifoso». Non mi riferisco alla tessera del tifoso introdotta dall’ex-ministro Maroni, che si è presto rivelata una sorta di card dei gruppi organizzati; ma di una tessera per i singoli tifosi che vanno pacificamente allo stadio, come la fidelity card proposta dal ministro Cancellieri. La tessera dovrebbe attribuire il diritto di eleggere dei propri rappresentanti ai vertici della Figc. Perché è vero che gli individui possono sempre votare con i piedi, in questo caso cessando di andare allo stadio, ma nella realtà attuale del calcio in Italia, si tratterebbe di un’arma spuntata. Dopo Calciopoli le presenze allo stadio delle squadre coinvolte sono fortemente diminuite, ma la delusione degli spettatori che cessano di andare allo stadio rischia di passare inosservata, perché i redditi da stadio occupano una piccola fetta nei fatturati delle squadre italiane. Se imponessimo alle società di calcio di avere dei bilanci più trasparenti, spingendole ad aumentare i ricavi da stadio, anche le reazioni degli spettatori alla corruzione servirebbero come «disciplining device», imponendo alle società comportamenti diversi. Un altro modo di coinvolgere gli appassionati di calcio consiste nell’aprire la struttura proprietaria ai sostenitori, come nella Bundesliga dove il 50,1 per cento della proprietà deve essere nelle mani di un’associazione sportiva fortemente radicata sul territorio, il cui voto è fondamentale per la nomina degli organi sociali. In Italia solo la Fiorentina ha aperto in modo permanente le riunioni dei propri organi sociali alle istituzioni locali. Un altro modello da cui si potrebbe trarre spunto è quello di alcune squadre della Liga spagnola (tra cui Real e Barcellona) che permettono ai tifosi di diventare soci e di votare. Quale che sia il modello adottato, è fondamentale che nelle scelte delle società pesino di più le esigenze degli appassionati, troppo spesso del tutto ignorati nelle scelte sui calendari e presi in giro nelle campagna di abbonamento con promesse mai realizzate. Dare più peso agli appassionati non organizzati significa anche isolare le tifoserie organizzate che sono oggi l’unico referente delle società e che troppo spesso hanno tenuto sotto scacco i presidenti delle squadre minacciandoli di organizzare disordini allo stadio, inevitabilmente sanzionati con multe a carico delle società.
×
×
  • Crea Nuovo...