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*Vegeta*

Tifoso Juventus
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  1. quante di queste hanno preso soldi pubblici nelle stesse quantità di quelle di elkann?????
  2. io è da mò che lo dico. se al proprietario non gliene fotte na beata, cosa volete che gliene freghi di sbattersi a dei pischelli di 24 anni che girano in ferrari, mangiano ostriche annaffiate con champagne e si scopano puttanoni da penthouse tutti i giorni? rifondare tutto. a partire dal proprietario.
  3. che OVVIAMENTE non verrà mai a s.p.u.t.t.a.n.a.r.si qui da noi in sta gabbia di matti
  4. Poi quando arriva quello che vuole appoggiare le palanche per davvero lo tratta a pesci in faccia "Cerca investitori" Ma andate a farvelo mettere nel c.u.l.o...
  5. prima di sti qua serve un PROPRIETARIO che cacci IL GRANO e LE PALLE.
  6. le sassate sono IL PRIMO PROBLEMA. ma di che minch.ia stiamo a parlà???
  7. giusto per la cronaca..... "cambiare il pm" è una cosa che è tranquillamente prevista dal nostro ordinamento giuridico. e indovinate in quali casi è legittimo farlo... La ricusazione del PM (Pubblico Ministero) è un istituto processuale che permette alle parti (imputato, parte civile, ecc.) o allo stesso PM di chiederne la sostituzione quando, per motivi specifici previsti dalla legge (es. legami familiari, interesse personale, grave inimicizia, aver manifestato indebitamente il proprio convincimento sui fatti), non appare imparziale e idoneo a svolgere le proprie funzioni. Si presenta con un atto scritto, indicando motivi e prove, e viene decisa da un altro magistrato, con effetti che sospendono l'attività del PM ricusato finché non si pronuncia una decisione. Cause di ricusazione (Art. 36 c.p.p. e correlati) Incompatibilità: Legami familiari o rapporti di debito/credito con le parti. Interesse proprio: Il magistrato ha un interesse personale nella causa. Anticipazione di giudizio: Il PM ha espresso indebitamente il proprio convincimento sui fatti prima della sentenza. Grave inimicizia: Ostilità personale nei confronti delle parti. OOOOPPPSSSS qui, a occhio, direi che ne abbiamo 2 su 4. ma indovinate un po' chi è che doveva decidere se ricusarlo o no...
  8. abbiamo cambiato valanghe di giocatori e di allenatori e si continua a far s.t.r.o.n.z.a.r.e i maiali. forse che forse che il problema stia nel manico?
  9. Evito SCIENTIFICAMENTE di dare anche mezzo euro al canide.
  10. Trollallero Trollallà Guardali come si agitano i difensori del canide
  11. e infatti la condanna fu per abuso di farmaci
  12. Siamo tornati al povero elcanino che non può nulla, vedo. Avanti Savoia!
  13. https://www.corriere.it/economia/16_febbraio_12/tempesta-deutsche-bank-timori-schauble-ora-mercati-esagerano-cc575080-d161-11e5-9819-2c2b53be318b.shtml Per chiunque altro sarebbe stata un’affermazione normale. Per quest’uomo no. Pochi come Wolfgang Schäuble (nella foto) in questi anni si sono dimostrati disposti a credere nella razionalità dei mercati: secondo il ministro delle Finanze tedesco, il controllo sui governi e sulle imprese deve venire in primo luogo da lì. Schäuble pensa sia giusto lasciare che i mercati svolgano fino in fondo il loro lavoro, imponendo perdite ai creditori o ai correntisti delle banche in crisi; e magari anche agli investitori in titoli degli Stati più indebitati. Solo così, sostiene, tornerà la «disciplina». A maggior ragione quella che per altri sarebbe stata una frase normale, da lui è un’affermazione straordinaria. Ieri l’ha formulata: i mercati «esagerano», ha detto. Il crollo di Deutsche Bank Dato che non parla spesso così, si può forse essere perdonati nel sospettare che Schäuble avesse in testa un caso specifico. Dall’inizio dell’anno Deutsche Bank, la prima banca della prima economia dell’area euro, ha perso il 39,8% alla Borsa di Francoforte. I derivati che garantiscono contro la sua insolvenza — il meccanismo è simile a una polizza assicurativa — iniziano ad avere premi esorbitanti. Ieri il costo per garantire le obbligazioni subordinate di Deutsche Bank, le più a rischio, implicava il 30% di probabilità di insolvenza della banca entro cinque anni (con poi un recupero di appena 20% del capitale investito). I prezzi sulle obbligazioni più sicure sottintendono invece una probabilità di default del 20%, e un recupero non oltre il 40%. Stavolta però forse Schäuble sbaglia. Non è ovvio che i mercati esagerino, non è escluso che si comportino in modo perfettamente razionale. Impongono la loro «disciplina». Deutsche Bank è così esposta sui mercati finanziari globali, ai dati di bilancio dell’autunno scorso, che le basta una perdita del 7,2% sui suoi investimenti per azzerare l’intero patrimonio totale di 68,8 miliardi di euro. Perché, nel bene e nel male, questa non è un’azienda simile alle sue concorrenti italiane, francesi o spagnole. Funziona in modo diverso. Non ha un prevalente portafoglio di prestiti a imprese fatte di macchine e mattoni, o a famiglie che comprano casa. Ha in bilancio quasi mille miliardi (952) di attivi puramente finanziari, di cui solo 71 «disponibili per la vendita» immediata; il resto, incluso un pacchetto da 570 miliardi di derivati, è valutato in tutto o in parte dalla banca stessa. Non ci sono prezzi pubblici sul mercato per quelle posizioni di rischio, solo complessi «modelli interni» dell’istituto. La battaglia sulle riforme La Banca centrale europea per due volte ha esaminato Deutsche Bank e ha deciso che anche nei peggiori scenari aveva zero deficit di capitale; oggi il mercato dice che a quei «modelli» di Deutsche crede poco. Chiedersi perché il primo istituto di un Paese così prudente somigli a uno hedge fund, significa entrare in ciò che non funziona dell’unione bancaria in Europa. La Germania chiede riforme agli altri Paesi, ma sulle banche è indietro di decenni rispetto a Francia, Spagna o Italia, di anni sulla Grecia. Circa il 65% del mondo del credito tedesco è in mano pubblica, fra Volksbanken (popolari), Genossenschaften (cooperative) e Landesbanken (regionali). Questa foresta pietrificata è intrecciata alla politica locale e coperta da garanzie pubbliche per 492 miliardi di euro, a dati Eurostat. Competere contro di essa nei territori è dunque impossibile, al punto che Deutsche Bank ha appena 500 sportelli in Germania e cerca di guadagnare esponendosi a forti rischi finanziari sui mercati globali. Di qui i problemi quando questi ultimi crollano. Restano solo alcune domande. Non è chiaro perché la «foresta pietrificata» tedesca, due terzi del settore nazionale del credito, sia riuscita a sottrarsi alla vigilanza della Bce quando in Francia, Grecia o Italia l’80% delle attività vi sono sottoposte. Né perché Bruxelles non prema per eliminare quelle (vecchie) garanzie, quando in altri Paesi un solo euro di nuovo aiuto pubblico fa scattare il colpo di falce sui risparmiatori. Soprattutto, non è chiaro cosa succede ora. Deutsche Bank è troppo grande per fallire senza innescare una catastrofe, le sue passività sono pari al 54% del Pil tedesco. Gli investitori iniziano a pensare che il governo di Berlino interverrà per salvare la banca e infatti assicurare il debito pubblico tedesco oggi costa un po’ più di ieri, perché si sospetta che questo salirà. È possibile che le dure regole volute da Schäuble sui salvataggi ora siano sospese. Si vedrà presto se in Europa c’è un sistema bancario più uguale degli altri. EEEEHHHH MA LE RISERVEEEHHH DI TEZZEEEERRRRRRR!11!11!!1!!1
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